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Principi di

BIOETICA
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Alfredo Anzani docente di Etica Clinica Universit Universit Vita Salute San Raffaele, Milano

Nel 1970 appare per la prima volta il termine bioetica. Scritto in lingua inglese compare nel titolo del libro pubblicato negli Stati Uniti dall'oncologo Van Resselaer Potter, Bioethics:The science of Survival: Perspective in Biology and Medicine. Segu la pubblicazione del suo celebre Bioethics. Bridge of the future.

Per Van Potter la bioetica costituisce una nuova disciplina che combina la conoscenza biologica (biological facts) con la conoscenza del sistema dei valori umani (ethical values). La radice bio rappresenta la conoscenza biologica e quella ethics indica il riferimento ai valori umani. Lunione dei due diversi saperi (ponte, bridge) costituisce la garanzia migliore che lumanit simpegner per la sopravvivenza dellintero ecosistema, minacciato dal progresso tecnico.

Alla bioetica, intesa come disciplina scientificafilosofica, si giunge dopo un lungo percorso segnato inizialmente dalla reazione delle coscienze alle atrocit ed alle rovine della seconda guerra mondiale ed alle gravi offese alla dignit umana nel corso del conflitto, direttamente collegate agli eventi bellici o in relazione alle vicende politiche.

L'integrit psico-fisica dell'essere umano era stata pi volte sacrificata in nome di interessi militari o politici o, anche, col pretesto di ricerche pseudoscientifiche, il senso morale ed il diritto naturale erano stati pi volte oscurati. Diventava urgente stabilire delle frontiere detica e di comportamento che avessero valore per tutti e in ogni caso, compresi i periodi di guerra.

Di qui il fenomeno, in campo internazionale, di una codificazione dei diritti delluomo, a cominciare dalla Dichiarazione universale dei diritti delluomo, (ONU, 1948), la Convenzione di salvaguardia dei diritti delluomo e delle libert fondamentali (Trattati di Roma, 1950) alle quali seguiranno altri importanti documenti.

Il dato giuridico fa emergere sempre di pi il bisogno di una riflessione filosofica ed etica che indica quesiti precisi: dove si fondano i diritti delluomo? fin dove si estendono? Non basta enunciarli per volont di maggioranza. E necessario giustificarli con unanalisi razionale mediante linterrogazione filosofica ed etica. Non basta, allora, il diritto; occorre la filosofia del diritto.

Non basta, allora, il diritto; occorre la filosofia del diritto. Non basta il diritto alla vita; occorre la filosofia del diritto alla vita. A sua volta la riflessione filosofica ed etica rimanda allindagine sulluomo, sui suoi valori, sulle sue esigenze, in ogni ambito del vivere umano, specie nellambito della biologia e della medicina.

Ecco lo scenario entro il quale sorge la bioetica, intesa come filosofia morale della ricerca e della prassi medica. Filosofi, teologi, moralisti, giuristi, biologi, genetisti, medici, specialisti di varie branche sono chiamati a dialogare insieme, studiando e riflettendo su tutti i valori (scientifici ed etici) che sono in gioco per giungere a conciliare la libert e gli obiettivi della ricerca con la dignit e i diritti della persona.

Loggetto della bioetica E lintervento delluomo sulla vita umana dal momento del suo sorgere sino allistante del suo tramonto. Questi interventi, resi possibili dalle scoperte delle scienze mediche e biologiche, possono condurre ad un dominio e ad una manipolazione della vita umana pressoch totali.

Sopra tutti questi, campeggia laspetto etico perch riguarda luomo in quanto essere intelligente e libero chiamato allautorealizzazione mediante la scelta del bene. Laspetto etico riguarda luomo nella sua totalit e radicalit. Questi due termini sono essenziali per definire la specificit delletica rispetto alle altre prospettive.

La considerazione etica non superficiale: scende alle radici dei valori e delle esigenze che rimandano al valore supremo e allesigenza ultima, ossia al significato delluomo in quanto uomo. Si comprende, allora, come loggetto delletica sia non solo il valore delluomo, ma il valore che luomo come tale.

Occorre unulteriore precisazione: letica non si limita a descrivere una situazione ma si caratterizza per la sua proposizione di valori normativi e obbliganti. In parole semplici: letica non dice ci che la gente fa, ma dice ci che la gente dovrebbe fare, anche se non lo fa o potrebbe non farlo.

Tutto ci suppone che si accetti lesistenza di valori oggettivi, universali e immutabili; di valori fondati sulla realt della persona umana come tale e pertanto estesi nello spazio e nel tempo esattamente com estesa la realt. Proprio perch oggettivi, universali e perenni, i valori vanno al di l delle singole persone, dei vari luoghi e dei diversi tempi.

Quanto affermato destrema importanza per le conseguenze che ne possono derivare: il soggettivismo e il relativismo possono offrire interpretazioni etiche che fanno dipendere i valori dal sentimento del soggetto, dalla posizione assunta dalla maggioranza, dalla cultura di quel determinato momento storico.

Il metodo della bioetica Il metodo che caratterizza la bioetica quello morale. E lecito o illecito? E bene o male? E valore o non valore? Queste sono le domande cui si deve offrire una risposta, possibilmente chiara ed inequivocabile.

La risposta si muove e si sviluppa alla luce della ragione umana, mediante quella disciplina destinata alla ricerca del vero umano che la filosofia. La bioetica, infatti, parte della filosofia morale.

Il credente interpreta la realt grazie ad una ragione illuminata dalla fede, in ascolto -quindi- della Parola rivelante di Dio. Per tale via, mentre da un lato trova confermati i risultati raggiunti con la luce della ragione umana, dallaltro lato egli pu giungere a scoprire verit e valori che soltanto la Parola di Dio rivela e comunica.

Questa la teologia morale: essa prende in considerazione anche il campo specifico della bioetica con il suo metodo proprio, quello non di una pura e semplice riflessione razionale o filosofica ma di una riflessione critica sviluppata da una ragione illuminata dalla fede.

Non si deve temere che la riflessione teologica possa attentare allautonomia della riflessione filosofica della bioetica: scienza e fede, fede e scienza non si oppongono tra loro, bens si possono e si devono armonizzare.

Non si dimentichi che la stessa fede, contro il fideismo, sollecita la ragione ad essere se stessa, ad avere fiducia nelle sue possibilit conoscitive, ad assumere le sue responsabilit nel campo della ricerca. Nello stesso tempo la ragione, poich facolt del reale, aperta a tutto il reale, sicch lAssoluto stesso rientra nel suo ambito di conoscenza.

Questo concetto stato ben espresso nellEnciclica Fides et ratio (14 settembre 1998)di Giovanni Paolo II: una lettura completa delluomo in quanto uomo conduce la ragione a ritrovarne il fondamento primo e la significazione ultima nel suo rapporto con lAssoluto: quanto avviene con la riflessione metafisica.

In altre parole, si pu concludere che la dimensione etica, elemento essenziale e qualificante della bioetica, non pu prescindere da un riferimento allAssoluto: solo cos pu trovare adeguato fondamento lassolutezza (derivata dallAssoluto) del valore etico, ossia del valore-persona e del valorenorma. La teologia morale diventa benefica quando richiama alla bioetica il fondamento stesso delletica.

Anche per il non credente rimane doverosa la riflessione e la ricerca in campo bioetico. Scrive il filosofo Massimo Cacciari: Nulla contrassegna la volgarit del pensiero pi della concezione che oppone laicit ed atto di fede.[] Laico ogni credente non superstizioso.[] E cos laico ogni non credente che sviluppi la propria ricerca senza mai assolutizzare o idolatrare il proprio relativo punto di vista, e insieme sappia ascoltare la profonda analogia che lo lega alla domanda del credente (Repubblica, 29 ottobre 2003).

Campi di applicazione La bioetica include l'etica ambientale, l'etica animale e l'etica medica . Questampia nozione corrisponde all'intenzione iniziale di Van Potter, che sottolineava la necessit di un nuovo e duraturo equilibrio dell'uomo con gli altri esseri viventi e con l'ambiente.

L'etica ambientale studia, dal punto di vista morale, le ripercussioni sull'ambiente delle scoperte scientifiche e delle tecnologie a esse applicate, mentre l'etica animale sinterroga sulla liceit morale dell'uso degli animali nella ricerca.

Letica medica una branca dell'etica applicata: * l'etica professionale. Essa si occupa dei doveri professionali e dei valori che devono essere seguiti nell'affrontare questioni di natura sociale, politica, e nelle relazioni con colleghi e pazienti;

* l'etica clinica. Quest'ultima affronta i problemi relativi al prendere decisioni in medicina e individua la gerarchia di valori cui riferirsi in questo caso. una forma di casistica che opera attraverso paradigmi e analogie, fondendo metodologie induttive (si parte dai casi per risalire ai principi) e deduttive (dai principi si derivano le risposte ai casi).

L'etica clinica si occupa dell'etica della pratica clinica e delle questioni etiche che emergono nella cura dei pazienti. Il suo scopo migliorare la qualit della cura dei pazienti attraverso l'identificazione, l'analisi e il tentativo di risolvere i problemi etici che si presentano nella pratica clinica.

Assunto implicito, ma fondamentale, dell'etica clinica che l'etica, in quanto tale, sia un tratto interno e necessario alla professione medica. Il rapporto medico-paziente si caratterizza per una sua fondamentale componente etica e in questo spazio nascono adeguatamente le diverse domande morali, cui vanno fornite risposte adeguate e pertinenti

All'interno del rapporto medico-paziente occupa un posto di rilievo la consulenza etica; essa una parte intrinseca della consulenza medica poich l'etica clinica una branca della pratica medica.

Quale etica per la bioetica? Occorre affrontare la questione fondamentale: in base a che cosa viene affermato che un intervento lecito o meno? Certamente, alla luce dei valori morali. Tuttavia, questi non costituiscono ancora il fondamento ultimo, perch possono essere diversamente interpretati e motivati.

Il fondamento ultimo e il riferimento assoluto deve essere dato dall'antropologia, cio dal valore unico della persona umana. Al centro deve stare l'uomo in quanto tale: il valore, e pertanto il criterio di misura e di giudizio dei problemi della bioetica.

Ma chi l'uomo? Dalla risposta deriva l'identit stessa della bioetica. Proprio su tale punto l'attuale situazione si presenta come paradossale: da un lato, l'elaborazione della bioetica dipende direttamente dalla concezione di uomo; dall'altro lato ci si muove in un esasperato pluralismo antropologico.

Ne deriva che ci sono tante bioetiche quante sono le etiche professate, cos come queste derivano dalle diverse antropologie seguite. Per rispondere al grande ed ineliminabile interrogativo del Chi luomo? tutti siamo chiamati ad essere degli autentici "filosofi", ossia amanti e ricercatori della verit, della verit sulluomo.

Qual il criterio che viene scelto dall'uomo d'oggi per definire la verit? soprattutto il criterio del proprio desiderio e della propria volont. In tal modo vero ci che io ritengo essere vero, ci che piace a me, ci che io desidero e voglio. il vero "per me", non il vero "per s", e dunque per tutti, in ogni tempo e in ogni luogo.

Possiamo cos comprendere una linea culturale oggi assai diffusa e radicata: quella che tende a far coincidere il "diritto", ossia ci che vero e giusto, con il proprio desiderio e con la propria volont. Non la ratio la facolt del vero, bens il desiderium, la voluntas.

Di qui il diffondersi di "bisogni" non affatto "reali", ma generati dal capriccio o da quell'interpretazione cos dilatata di "salute" che porta non pochi a rivendicare, ad esempio, un inesistente diritto a divenire geneticamente genitori non potendolo o a rifiutare di divenirlo quando gi il dono della vita in via di compiersi.

E ancora sono i poteri che in qualche modo si ammantano di scientificit, come il cosiddetto "scientismo tecnologico". Si tratta di un vero e proprio sistema filosofico che, partendo dal presupposto che luomo essenzialmente un "manipolatore" di tutto, giunge a concludere che "ci che tecnicamente fattibile per ci stesso moralmente ammissibile".

E' questo il grande principio dell'autodeterminazione, applicato per in modo distorto, egoistico, strumentale, irresponsabile!

La cultura dominante la cultura che impone istanze, rivendicazioni, bisogni o pseudodiritti grazie all'azione di alcuni poteri forti. Sono i poteri pi immediati o popolari, come lopinione e il costume diffusi e accettati da tutti: il "dicono tutti cos" o il "fanno tutti cos".

Sono i poteri pi capillari e pervasivi, come quelli dovuti allinflusso dei mezzi della comunicazione sociale. Sono i poteri economici che comandano la direzione, in un senso o nell'altro, della ricerca scientifica e dell'applicazione tecnologica.

La considerazione oggettiva sulla centralit delluomo richiama alle sue


tre dimensioni fondamentali : 1) La prima dimensione delluomo la totalit unificata.

Luomo un essere pluridimensionale. insieme corpo, psiche e spirito. Ogni approccio dualistico, che nelluomo separa e contrappone gli aspetti corporei, psichici e spirituali, contro la verit delluomo e quindi contro il rispetto che si deve alla sua integrale e unitaria realt.

Si pensi, per esemplificare, ad una concezione meramente fisicista e vitalistica della persona che ne dimentica gli aspetti psicologici, relazionali, affettivi, spirituali. Si pensi alla cosiddetta qualit della vita. evidente l'essenziale legame di questo problema con l'antropologia che ne ispira la soluzione:. Se qualit della vita interpretata come efficienza economica, consumismo disordinato, bellezza e godibilit della vita fisica, dimenticando le dimensioni pi profonde - relazionali, spirituali e religiose - dellesistenza, in un simile contesto la sofferenza, viene censurata, respinta come inutile.

2) La seconda dimensione delluomo la relazionalit. Luomo un "io" aperto al "tu", un essere cio che ritrova se stesso nella misura in cui vive con gli altri e per gli altri. La dignit personale delluomo si scopre e si afferma proprio nel rapporto con gli altri e nel dono di s agli altri.

3) La terza fondamentale dimensione delluomo la razionalit. Luomo non pu accontentarsi di vivere, ma avverte in profondit il bisogno di sapere il perch vive, e quindi il perch soffre, il perch muore.

Luomo un essere che cerca la verit, e la prima verit riguarda il senso del suo vivere, soffrire e morire. Se il momento culturale attuale segnato da una grave crisi di senso, proprio questa stessa crisi esige un supplemento di razionalit, di coraggio e di audacia da parte di una ragione che non pu rinunciare a pensare, a interrogarsi, ad affrontare la domanda sul senso della vita.

Il medico, posto cos frequentemente e duramente di fronte alla realt umana del soffrire e del morire, non pu non essere il primo a lasciarsi provocare lui stesso - da questa domanda di senso; cos come non pu abdicare al suo compito di servire il malato e il sofferente anche e soprattutto su questo aspetto particolare.

Com possibile al medico, non solo "guarire" (che peraltro non di sempre e in modo definitivo), ma anche "curare" il malato, il sofferente, il morente se, con umile delicatezza ed insieme con amore coraggioso, non si fa "compagno" nel cammino della vita, in tutte le sue condizioni e in tutte le sue fasi? Proprio questa "compagnia" decide della maturit e della perfezione umana, morale e spirituale, della professione del medico.

PUNTO CRITICO Molti giudicano inopportuno linteresse del Magistero della Chiesa nei riguardi dei problemi bioetici perch temono che la visione religiosa, proposta dalla Chiesa, costituisca un intralcio allodierno dibattito su questioni centrali.

La cosiddetta bioetica laica continua a guardare con sospetto ogni intervento di natura religiosa in campo scientifico. Nel primo Manifesto (9 giugno 1996) auspicava che lodierna rivoluzione scientifica non debba essere accompagnata dallo stesso atteggiamento ideologico che ostacol la formazione della visione scientifica nel mondo dellet moderna.

Proprio perch la nuova rivoluzione scientifica tocca la natura delluomo ben pi profondamente di quanto non abbia fatto la prima, se essa dovesse venire a essere oggetto di disputa e opposizioni derivanti da pregiudizi ideologici le conseguenze sarebbero nefaste.

Dalla fede religiosa non derivano di per s prescrizioni e soluzioni precise alle questioni della bioetica. Vi pu essere una discussione e una giustificazione razionale dei principi morali anche senza la fede. Vi pu essere una discussione e una giustificazione razionale che parte da presupposti di fede. Ma non vi pu essere alcuna derivazione automatica di una giustificazione razionalmente accettabile a partire dalla sola fede.

Queste affermazioni, che non sono state cambiate nel corso di questi ultimi anni, rivelano una sfiducia evidente nei confronti dei principi religiosi, al punto di dichiararli inadatti ad affrontare le questioni bioetiche contemporanee. La Chiesa ha scelto di occuparsi delle questioni complesse relative alla vita umana perch appartiene alla sua missione curarsi delluomo in tutte le sue dimensioni spirituali e fisiche.

Ora, un fatto che la tecnica applicata alluomo ponga dei chiari e gravi interrogativi etici circa la liceit di tali interventi: questi non possono restare insoluti. Di fronte agli interventi tecnici in medicina chiaramente contro luomo, come laborto o le pratiche eutanasiche, pu la Chiesa restare indifferente? Certamente, no!

Lintrinseca dimensione etica della scienza e della tecnica Occorre rilevare che il rapporto tra etica e scienza, etica e tecnica sempre precario e non si d mai risolto una volta per tutte perch tanto la scienza quanto la tecnica registrano continui progressi e sono testimoni di interventi un tempo impensabili o ritenuti fantascientifici e oggi invece quasi di routine. Daltra parte il problema morale collegato con il comportamento libero delluomo.

Il conflitto fra etica e scienza nasce da un errato modo di concepire il rapporto che si istaura fra di esse: le si ritiene estrinseche luna dallaltra al punto tale che lo scienziato vede nel moralista una sorte di nemico che vorrebbe tenere in soggezione la sua attivit e limitarne la libert di ricerca o di sperimentazione o di applicazione.

In realt il rapporto fra etica e scienza intrinseco nel senso che

la dimensione etica interna alla scienza e alla tecnica al punto che proprio la dimensione etica a preservare luna e laltra dalla loro stessa corruzione.

Non la scienza sperimentale n lo scienziato o il tecnico in quanto tale che si pone dei fini, ma lo scienziato in quanto uomo ed implicitamente filosofo o soggetto etico che pone al suo lavoro scientifico o tecnico dei fini e dei confini.

Quando si assiste a scontri polemici tra scienziati e moralisti, a volte lo scontro non tra rappresentanti, per cos dire, di due discipline diverse (la scienza e la filosofia), ma tra gli esponenti di due visioni morali, perch concretamente lo scienziato portatore di una concezione antropologica ed etica

Allora non conduce a nessuna soluzione lequivoco di dire che la filosofia morale e la scienza sperimentale giocoforza che si oppongano ed entrino in collisione, n lapparentemente salomonica soluzione opposta, quella cio di tenere scienza/tecnica ed etica su piani diversi, dove certamente non si scontreranno, semplicemente perch non lo possono per definizione.

Si consideri, quale esempio, il caso in cui la sperimentazione dovesse comportare la manipolazione delloggetto che sottoposto ad indagine. La domanda etica che viene posta quella di verificare se tale operazione rispetti la dignit delloggetto manipolato, specie nel caso in cui questo sia un uomo.

Spesso in questo settore ci si trova di fronte a questa sorta di dilemma: da un lato si devono rispettare gli embrioni, dallaltro lato la scienza ha il diritto di sapere e non si possono mettere vincoli alla libert di ricerca. Ora, bisogna chiarire che un falso dilemma: la libert della ricerca si estende tanto quanto il rispetto per luomo.

Quando luomo viene strumentalizzato, quella libert libero arbitrio ed prevaricazione. Infatti, in questo caso, lo scienziato finisce di contraddirsi.

Fine della ricerca scientifica non il sapere, sapere, come comunemente si pensa e si dice, perch con questo presupposto evidentemente possibile arrivare a qualsiasi aberrazione.

Fine della ricerca scientifica , invece, luomo attraverso il sapere,


sapere che pertanto non pu volgersi contro luomo stesso.

Si badi bene: luomo come fine della ricerca scientifica non un confine che un nemico pone allo scienziato da fuori, ma una conseguenza da dentro, a partire dal concetto di scienza e di ricerca scientifica, prima esposto. Come in generale la libert la capacit di realizzare se stessi, cos la libert dello scienziato e del ricercatore la capacit di attuarsi come tale.

Il modello etico che pongo alla base della bioetica quello personalista, il solo che promuove lautentico bene delluomo, in quanto persona creata a immagine e somiglianza di Dio. Lincarnazione del Figlio di Dio costituisce, al riguardo, la testimonianza suprema della dignit e della grandezza delluomo. Per questo si parla di personalismo cristiano.

Al di l della fede, la stessa ragione umana in grado di individuare la dignit delluomo, in quanto persona. Ledere la persona significa ledere la societ nella sua radice e nel suo vertice. vertice La societ, infatti, nasce dalla persona ed al servizio della persona in quanto essere inscindibilmente corporalespirituale e in quanto relazione con gli altri uomini.

Se si desidera difendere e promuovere la societ, non si pu non difendere e promuovere la persona umana.

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