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”
perché a Napoli ero stato processato due volte.
”
quattro o cinque mesi a insegnar la grammatica a putti.
”
heresia, nel quale si trattava di questa cosa del novitiato et
altro.
”
L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno,
a cura di D. Quaglioni, Roma 1993, p. 191
(Primo costituto di Bruno, Venezia, 26 maggio 1592)
“ Et fuggì di Roma, perché [...] hebbi lettere da Napoli et fui
avisato che, doppo la partita mia da Napoli, erano stati trovati
certi libri delle opere di san Grisostomo et di san Hieronimo
con li scholii di Erasmo scancellati, delli quali mi servivo
”
occultamente; et li gettai nel necessario quando mi partì da
Napoli, acciò non si trovassero, perché erano libri suspesi per
rispetto de detti scholii […].
”
mostrato segno in scritto né in ditto, eccetto, sì come nelle altre cose,
indirettamente alcuno ne potesse raccogliere, come da ingegno et professione che
riguarda a quello che si può provar per raggion et conchiudere per lume
naturale.
”
Salomonis: «Spiritus Domini replevit orbem terrarum, et hoc quod
continet omnia», che tutto conforme pare alla dottrina […] esplicata da
Vergilio nel sesto dell’Eneida.
”
capir, et ho dubitato, che queste tre possino sortir nome di persone; poiché non
mi pareva che questo nome di persona convenisse alla divinità […].
”
Figliuolo et l’amore per il Spirito santo, senza conoscer questo nome
persona, che appresso sant’Agustino è dechiarato nome non antico, ma
novo et di suo tempo; questa opinione l’ho tenuta da disdotto anni della
mia età sino adesso […].
”
convengono al Padre convengono anco al Figliuol et Spirito santo; solo ho
dubitato come questa seconda persona se sia incarnata […] et habbi patito.
”
medio intra il creatore et la creatura, come il verbo è mezzo intra il
dicente et il detto, et però essere primogenito avanti tutte le creature […]
per il quale si rifferisce et ritorna ogni cosa all’ultimo fine, che è il Padre,
essagerandomi sopra questo.
Per Bruno c’è un unico principio che si pone all’inizio, nel grado intermedio
come Verbo o Intelletto primo – «principio efficiente rispetto agli enti
esplicati» –, nella realtà esplicata e poi «all’ultimo fine»: e questo fine non è
altro che il ritorno a sé stesso di quel principio, di quell’origine, nel
ricondurre e comprendere tutti gli enti nella propria unità.
Orione Chirone
La denuncia all’Inquisizione e
i temi del processo
La prima
denuncia
(23 maggio 1593)
“
Io Zuane Mocenigo […] dinuntio a Vostra Paternità […] haver sentito dire a
Giordano Bruno nolano, alcune volte che ha ragionato meco in casa mia: che
è biastemia grande quella de’ cattolici il dire che il pane si transustantii in
carne; che lui è nemico della messa; che niuna religione gli piace; che Christo
fu un tristo et che, se faceva opere triste di sedur populi, poteva molto ben
predire di dover essere impicato; che non vi è distintione in Dio di persone, et
che questo sarebbe imperfetion in Dio; che il mondo è eterno, et che sono
infiniti mondi, et che Dio ne fa infiniti continuamente, perché dice che vuole
quanto che può.
”
L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno,
a cura di D. Quaglioni, Roma 1993, pp. 143-144
(Denuncia di Giovanni Mocenigo all’Inquisitore di Venezia,
23 maggio 1592)
“
[…] che Christo faceva miracoli apparenti et che era un mago,
et così gl’appostoli, et che a lui daria l’animo di far tanto, et più
di loro; […] che non vi è punitione de’ peccati, et che le anime
create per opera della natura passano d’un animal in un altro; et
che come nascono gl’animali brutti di corrutione, così nascono
anco gl’huomini, quando doppo i diluvii tornano a nasser.
aaaaaaaaaaa ”
L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno,
a cura di D. Quaglioni, Roma 1993, pp. 143-144
(Denuncia di Giovanni Mocenigo all’Inquisitore di Venezia,
23 maggio 1592)
“ Ha mostrato dissegnar di voler farsi autore di nuova setta sotto nome
di nuova filosofia; ha detto […] che la nostra fede cattholica è piena
tutta di bestemie contra la maestà di Dio; […] che non habbiamo
prova che la nostra fede meriti con Dio; et che il non far ad altri
quello che non voressimo che fosse fatto a noi basta per ben vivere;
et che se n’aride di tutti gl’altri peccati; et che si meraviglia come
Dio supporti tante
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.
heresie di cattolici. ”
L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno,
a cura di D. Quaglioni, Roma 1993, pp. 143-144
(Denuncia di Giovanni Mocenigo all’Inquisitore di Venezia,
23 maggio 1592)
“ Dice di voler attender all’arte divinatoria, et che si
vuole far correr dietro tutto il mondo; che […] tutti li
dottori non hanno saputo niente a par di lui, et che
chiariria tutti i primi theologhi del mondo, che non
sapriano rispondere.
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.
aaaaaaaaaaaaaaa ”
L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno,
a cura di D. Quaglioni, Roma 1993, pp. 143-144
(Denuncia di Giovanni Mocenigo all’Inquisitore di Venezia,
23 maggio 1592)
La seconda
denuncia
(25 maggio 1593)
La terza
denuncia
(29 maggio 1593)
“ Poiché la Paternità Vostra molto reverenda m’ha imposto ch’io vada
molto ben pensando a tutto quello che io havessi udito da Giordano
Bruno, che facesse contro la nostra fede catholica, mi son riccordato
d’havergli sentito dire […] che il proceder che usa adesso la Chiesa non è
quello che usavano gl’apostoli, perché quelli con le predicationi et con
gl’esempi di buona vita convertivano la gente, ma che hora chi non vuol
esser catholico, bisogna che provi il castigo et la pena, perché si usa la
forza et non l’amore. aaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.
”
L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno,
a cura di D. Quaglioni, Roma 1993, pp. 143-144
(Terza denuncia di Giovanni Mocenigo all’Inquisitore di Venezia,
29 maggio 1592)
“
Che questo mondo non poteva durar così, perché non v’era se non ignoranza,
et niuna religione che fosse buona; che la cattolica gli piaceva ben più de
l’altre, ma che questa ancora havea bisogno di gran regole; et che non stava
bene così, ma che presto presto il mondo haverebbe veduto una riforma
generale di se stesso, perché era impossibile che durassero tante corruttele; et
che sperava gran cose su ’l re di Navarra, et che però voleva afrettarsi a
mettere in luce le sue opere et farsi credito per questa via perché, quando
fosse stato tempo, voleva esser capitano; et che non sarebbe stato sempre
povero, perché haveria goduto i thesori degl’altri.
”
aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno,
. a cura di D. Quaglioni, Roma 1993, pp. 143-144
(Terza denuncia di Giovanni Mocenigo all’Inquisitore di Venezia,
29 maggio 1592)
“ Et dicendogli io che tacesse, et che di gratia si espedisse di
quello che egli havea da far per me, perché essendo io catholico
et lui pegio che luterano, non lo potevo sopportare, mi dise:
«Oh, vederete quello che ne avanciarete del vostro credere!». Et
ridendo mi diceva: «Aspettate il giuditio, quando tutti
resussiteranno, che vederete all’hora il premio del vostro
merito!». aaaaaaaaaaaaaaaa
”
. L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno,
a cura di D. Quaglioni, Roma 1993, pp. 143-144
(Terza denuncia di Giovanni Mocenigo all’Inquisitore di Venezia,
29 maggio 1592)
“ Et in altro proposito mi disse che, sicome riputava per altro
saviissima questa Republica, così come non poteva fare che
non la dannasse a lasciar così richi i fratti; et che doveriano fare
come hanno fatto in Francia, che le entrate dei monasterii se le
godano i nobili, et li fratti mangiano un pocco di prodo; et che
cossì sta bene, perché quelli che entrono frati il dì d’oggi sono
tutti asini, a’ quali il lasciar goder tanto bene è grandissimo ”
peccato..
L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno,
a cura di D. Quaglioni, Roma 1993, pp. 143-144
(Terza denuncia di Giovanni Mocenigo all’Inquisitore di Venezia,
29 maggio 1592)
“ Oltre di questo, mi disse che gli piacevano assai le
donne, et che non havea arivato ancora al numero di
quelle de Salamone; et che la Chiesa faceva un gran
peccato nel far peccato quello con che si serve così
bene alla natura, et che lui lo havea per grandissimo
merito. aaaaaaaaaaaaaaaa
”
L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno,
a cura di D. Quaglioni, Roma 1993, pp. 143-144
(Terza denuncia di Giovanni Mocenigo all’Inquisitore di Venezia,
29 maggio 1592)
“ Ivi si ristorarà quella legge naturale, per la quale è lecito a
ciascun maschio di aver tante moglie quante ne può nutrire ed
impregnare; perché è cosa superflua ed ingiusta, ed a fatto
contrario alla regola naturale, che in una già impregnata e
gravida donna, o in altri soggetti peggiori […] che per tema di
vituperio provocano l'aborso, vegna ad esser sparso
quell'omifico seme che potrebbe suscitar eroi e colmar le vacue
”
sedie de l'empireo.
”
di proposito, da sé, et alle volte di rabbia.
”
sottoposto né al generale, né al priore, se non a questa Signoria.
”
che è che Dio sia uno et trino, et che queste sono impossibilità,
ignoranze et bestemie grandissime contra la maestà di Dio.
”
che era una pazzia a dirlo.
Definizione della
dissimulazione: «Dar riposo al
vero, per dimostrarlo a tempo».
Scrittura, persecuzione, dissimulazione
Secondo Leo Strauss, nella storia,
la «scrittura tra le righe» di molti
filosofi è un effetto della
soppressione della libertà di
«Reading between parola verso il pensiero eterodosso
the lines» e la ricerca della verità.
Il sigillo di Spinoza
Le fasi del processo a Bruno
“ […] Essendo stato visto e considerato il processo contra di te formato et le
confessioni delli tuoi errori et heresie con pertinacia et ostinatione, benché
tu neghi essere tali, et tutte le altre cose da vedersi et considerarsi […],
dicemo, pronuntiamo, sententiamo et dichiariamo te, fra Giordano Bruno
predetto, essere heretico impenitente, pertinace [et ostinato], et perciò
essere incorso in tutte le censure ecclesiastiche et pene [dalli sacri]
Canoni, leggi et constitutioni […] imposte. ”
L. Firpo, Il processo di Giordano Bruno,
a cura di D. Quaglioni, Roma 1993, pp. 341-343
(Sentenza del processo, nella copia destinata
al governatore di Roma)
“ Et come tale te degradiamo verbalmente et dechiariamo dover
esser degradato, sì come ordiniamo et comandiamo che sii
attualmente degradato da tutti gl’ordini ecclesiastici maggiori et
minori nelli quali sei constituito […]; et dover essere scacciato,
”
sì come ti scacciamo, dal foro nostro ecclesiastico e dalla nostra
santa et immaculata Chiesa, della cui misericordia ti sei reso
indegno.
”
pena della tua persona, che sia senza pericolo di morte o
mutilatione di membro.
”
et forma che di ragione potemo et dovemo.
Lettera a Konrad
Rittershausen sulla
morte di Bruno
(17 febbraio 1600)
[Bruno ha sostenuto]
«che solo gli Ebrei
hanno avuto origine da
Adamo ed Eva, mentre
tutti gli altri popoli da
quei due progenitori
che Dio aveva creato il
giorno precedente»
Allorché la Terra generò gli esseri animati,
”
altrettanti individui (dicono tutti) Sem, Cam e
Japet, la generazione umana venne rinnovata
dal progenitore Noè (dopo che il mondo fu
sommerso dalle acque).
G. Bruno, De monade,
Capitolo IV
“ L’efficiente è il padre, gli elementi sono i semi, il cielo è lo
spazio, il seno della madre di tutte le cose.
Innumerevoli sono le generazioni, ovunque appaiono i corpi
dei mondi, le Terre, i Soli e le orbite; ovunque puoi vedere
”
che c’è addensamento di materia nella massa corporea dei
mondi che l’etere abbraccia, offrendo ovunque lo stesso volto.
G. Bruno, De immenso,
Libro VII, Cap. 18
“ Quando, in estate, cadono dall’aria gocce di pioggia sulla Terra
infuocata […], dalla polvere non cotta nasce repentinamente la
rana e uguaglia il numero delle gocce, tanto che tu potresti
credere, guardando al suolo, che tante rane siano cadute dal
cielo; così nell’immenso spazio ed etere che tutto comprendono,
c’è una potenza grazie alla quale i mondi si riproducono per il
grande vuoto, poiché da ogni parte è la vita e da ogni parte si
manifesta l’atto dell’anima.
”
G. Bruno, De immenso,
Libro VII, Cap. 18
“
Tale è l’origine del serpente, del pesce, del topo, della
rana gracidante, tale quella del cervo, della volpe,
dellorso, del leone, del mulo e dell’uomo.
”
G. Bruno, De immenso,
Libro VII, Cap. 18
“ Inoltre: se un caraclisma distruggesse ogni cosa, la natura genitrice
creerebbe ancora animali perfettui, senza bisogno dell’unione.
Multicolori sono le specie degli uomini: la nera stirpe degli Etiopi,
quella che genera la rossa America, quella abituata a vivere nell’acqua,
nascosta negli antri di Nettuno, i pigmei che trascorrono la vita in chiusi
gioghi, cittadini delle vene della Terra, custodi delle miniere e i Giganti
[…] non presentano origini simili e non si riconducono alle forze
generatrici di un unico progenitore di tutti gli uomini.
”
G. Bruno, De immenso,
Libro VII, Cap. 18
“ Qualsiasi isola potrà generare ogni cosa, ma non ogni cosa
generata può conservarsi ovunque; la vittoria permette la
conservazione di alcune specie in un luogo, quella di altre in
”
un altro. Ad ogni natura simile corrispondono forze simili; da
indole diversa scaturiscono vicende diverse.
G. Bruno, De immenso,
Libro VII, Cap. 18
“ Tutto ciò che vedi prodotto e conservato in vita nel nostro
mondo, solo stoltamente dirai che non è della medesima
specie di quello degli altri mondi, che non constano di una
mole minore, né di un volto, di un moto, di un’origine e
disposizione diversi; anzi lo stesso beneficio li rende luminosi
e la medesima natura li conserva, affinché non sia abitato solo
questo mondo e gli altri non siano dotati invano di questa ”
forma.
G. Bruno, De immenso,
Libro VII, Cap. 18
“
Così tante stelle godono di tanto grande corpo per
poter apparire nel loro splendore a questo mondo.
”
G. Bruno, De immenso,
Libro VII, Cap. 18
“ Ovunque è un’unica anima, un unico spirito del
mondo, tutto nel tutto ed in qualsiasi sua parte […],
anche in un piccolo mondo. In rapporto alla
condizione della presente materia e della idea
soprastante (se la qualità del luogo […] non lo
impedisce), questo mondo produce tutte le cose […].
”
G. Bruno, De immenso,
Libro VII, Cap. 18
“ Frutto di profezia e tradizione tramandata da qualche popolo è
la credenza secondo cui tutte le stirpi degli uomini si
riferiscano ad un unico progenitore o a tre, come apprendiamo
dalle testimonianze degli Ebrei e fermamente crediamo; di
”
esse, solamente il genere eletto, vale a dire la stirpe giudaica,
riferiscono ad un unico progenitore, mentre riferiscono gli
altri popoli a due altri progenitori, creati due giorni prima.
G. Bruno, De immenso,
Libro VII, Cap. 18
“ Nessuno rettamente riferirebbe la stirpe degli Etiopi al nostro
progenitore. Ogni terra, infatti, produce tutti i generi animali,
come è chiaro nelle isole inaccessibili; non sono mai esistiti,
infatti, un primo lupo, un primo leone, un primo bue da cui
”
siano stati generati tutti i leoni, tutti i lupi e tutti i buoi,
diffusisi successivamente nelle isole, ma da qualsiasi parte la
Terra ha dato origine ad ogni essere.
G. Bruno, De immenso,
Libro VII, Cap. 18
“ Accadde poi che alcuni rimasero in determinati luoghi, altri
sono scomparsi, come in Inghilterra i lupi, le volpi e gli orsi,
per la diffusione della coltivazione della terra, mentre in altre
”
isole sono scomparsi gli uomini, per la violenza di animali più
potenti e per la mancanza di nutrimento.
G. Bruno, De immenso,
Libro VII, Cap. 18
E negli infiniti
mondi?
Il conflitto di Galileo
con l’ortodossia
Nel marzo 1610 Galileo pubblica a
Venezia il Sidereus Nuncius, nel quale
annuncia le scoperte fatte con il
cannocchiale e le conseguenze
(copernicane) che ne derivano per la
filosofia naturale e per l’intera
concezione del mondo.
Galileo: i tentativi di conciliazione,
la condanna, l’abiura
Andreas Osiander,
Al lettore sulle
ipotesi
di questa opera
Osiander secondo
Bruno:
«un asino ignorante
e presuntuoso»
Galileo: i tentativi di conciliazione,
la condanna, l’abiura
Nel luglio 1632 l’Inquisitore di Firenze ordina di sospendere la diffusione
del Dialogo e di confiscarne tutte le copie esistenti.
Il testo viene inviato al S. Uffizio romano, e in ottobre viene intimato a
Galileo di recarsi a Roma e mettersi a disposizione del Commissario
dell’Inquisizione.
Galileo: i tentativi di conciliazione,
la condanna, l’abiura
“
Io Galileo, fìglio del quondam Vincenzo Galileo di Fiorenza, dell'età mia
d'anni 70, constituto personalmente in giudizio, e inginocchiato avanti di
voi Eminentissimi e Reverendissimi Cardinali, in tutta la Republica
Cristiana contro l'eretica pravità generali Inquisitori; avendo davanti
gl'occhi miei li sacrosanti Vangeli, quali tocco con le proprie mani, giuro
che sempre ho creduto, credo adesso, e con l'aiuto di Dio crederò per
l'avvenire, tutto quello che tiene, predica e insegna la Santa Cattolica e
Apostolica Chiesa. ”
Il testo dell’abiura di Galileo
“
Ma perché da questo S. Offizio, per aver io, dopo d'essermi stato con
precetto dall'istesso giuridicamente intimato che omninamente dovessi
lasciar la falsa opinione che il sole sia centro del mondo e che non si
muova e che la terra non sia centro del mondo e che si muova, e che non
potessi tenere, difendere ne insegnare in qualsivoglia modo, ne in voce ne
in scritto, la detta falsa dottrina, e dopo d'essermi notificato che detta
dottrina è contraria alla Sacra Scrittura, scritto e dato alle stampe un libro
nel quale tratto l'istessa dottrina già dannata e apporto ragioni con molta
efficacia a favor di essa, senza apportar alcuna soluzione, sono stato
”
giudicato veementemente