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1. G. Bruno, Cena de le Ceneri (Proemiale Epistola e Dialoghi I, III e IV) in Id., Dialoghi filosofici italiani, a cura e con
un saggio introduttivo di M. Ciliberto, Milano, Mondadori, 2000, pp. 9-39 e 61-107 (N.B.: La lettura del Dialogo II è
facoltativa);
G. Bruno, Spaccio de la bestia trionfante (il solo Dialogo III), in Id, Dialoghi filosofici italiani, sopra cit., pp. 595-668;
G. Galilei, Scienza e religione. Scritti copernicani, a cura di M. Bucciantini e M. Camerota, Roma, Donzelli, 2009, pp.
XI-XLVI, 3-84, 249-262 (corrispondenti a: Introduzione; Lettere a Benedetto Castelli, Piero Dini, Cristina di Lorena;
Dossier sulle vicende 1615-16);
B. Spinoza, Trattato teologico-politico, in Id., Opere, a cura di F. Mignini e O. Proietti, Milano, Mondadori, 2007
[paperback 2015], pp. 427-569, 622-659 [Prefazione, capp. I-VII e XII-XV].
2. Oltre alla conoscenza approfondita dei testi indicati al punto 1, è richiesta la lettura di due saggi a scelta fra i
seguenti:
- M. Bucciantini, Galileo e Keplero. Filosofia, cosmologia e teologia nell’età della Controriforma, Torino, Einaudi,
2003;
- M. Bucciantini, M. Camerota, F. Giudice, Il telescopio di Galileo. Una storia europea, Torino, Einaudi, 2012;
- Il caso Galileo. Una rilettura storica, filosofica, teologica, a cura di M. Bucciantini, M. Camerota e F. Giudice,
Firenze, Olschki, 2011;
- M. Ciliberto, La ruota del tempo. Interpretazione di Giordano Bruno, Roma, Editori Riuniti, 2000;
- Thomas Kuhn, La rivoluzione copernicana. L’astronomia planetaria nello sviluppo del pensiero occidentale, Torino,
Einaudi, 2000;
- S. Landucci, La doppia verità. Conflitti di ragione e fede tra Medioevo e prima modernità, Milano, Feltrinelli, 2006;
- S. Nadler, Un libro forgiato all’Inferno. Lo scandaloso Trattato di Spinoza e la nascita del secolarismo, Torino,
Einaudi, 2013;
- S. Ricci, Davanti al S. Uffizio. Filosofi sotto processo, Viterbo, Sette città, 2011;
- S. Ricci, Inquisitori, censori, filosofi sullo scenario della Controriforma, Roma, Salerno, 2008;
- P. Secchi, «Del mar più che del ciel amante». Bruno e Cusano, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2006;
- L. Strauss, La critica della religione in Spinoza. I presupposti della sua esegesi biblica, a cura di R. Caporali, Roma-
Bari, Laterza, 2003;
- L. Strauss, Scrittura e persecuzione, Venezia, Marsilio, 1990;
- L. Vinciguerra, Spinoza, Roma, Carocci, 2015.
3. Per una conoscenza generale della storia della filosofia tra ‘400 e ‘600 si consiglia poi la consultazione selettiva di
uno dei seguenti manuali:
G. Belgioioso, Storia della filosofia moderna, Milano, Mondadori-Le Monnier, 2018;
F. Cioffi et al., Il testo filosofico. Storia della filosofia: autori, opere, problemi, vol. 2: L’età moderna, B. Mondadori,
Milano, 1992 (e successive edizioni);
L. Fonnesu, M. Vegetti et al., Le ragioni della filosofia, 2: Filosofia moderna, Firenze, Le Monnier, 2008 (e successive
edizioni);
Storia della filosofia occidentale, a cura di G. Cambiano, L. Fonnesu e M. Mori, vol. 2: Medioevo e Rinascimento; vol.
3: Dalla rivoluzione scientifica all’Illuminismo, Bologna, Il Mulino, 2014.
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Il tema del corso è il confronto tra “Verità e legge”, che si articola anche tra la coppia “parola e natura”.
Giordano bruno da Nola (1548 - 1600). Galileo Galilei da Pisa (1564 - 1642). Baruch Spinoza da Amsterdam (1632 -
1677) sono i nostri autori. Tutti e tre sono portatori di novità teoriche che cozzano con quella che apparteneva, invece,
alla rocciosa verità delle istituzioni, come appunto quella della autorità ecclesiastica, in parte cattolica, ma anche
calvinista, come nel caso di Spinoza.
Il contrasto con l’ortodossia e il rapporto con la verità sono due aspetti che accumunano questi tre filosofi e scienziati,
che si posero questa domanda: Qual è il rapporto tra la verità e la filosofia? Qual è il compito del filosofo? La verità è
influenzata dal tempo?
Perché prenderemo in esame questi tre autori?
Bruno si forma a Napoli in un ordine domenicano, in San Domenico maggiore, è figlio di un uomo d’arme e di una
donna di condizione media. Frequenta luoghi intellettualmente vivaci e dal pensiero eterodosso, accessibili anche ai
meno ricchi. San Domenico maggiora rappresentava un luogo in cui poteva laurearsi in teologia, ma anche innovare.
Il conflitto con l’ortodossia si presenta sin dalla giovinezza. Bruno è un pensatore ribelle, dal carattere particolare.
rse peregrinazioni e vaggi in europea caratetre paricoalre. nuovi testi e idee posiiblità i leggere. fiss sanni del covento gli
daranno un blocco fisso e ancherato tra cui san tommano, uan fonte fondamenatale, il cardien della filosofia cristiana.
anrittele e paltone, anceh se ne rovasia le colonne portanti anni in cui cerva di allontanarsi dall’ortodossi, 2 probelmi e
inceidenti disciplinari: 1566 e 1567 vev ricevuto uan lettera di richiamo. testi che rcconerà per il inquisizio di vnezia. un
atibiografia. il dicrò la berito, non ho paur, vi espongoo la mia filosofia e le mie idee. massima fedeltà posisibile. una
rcconto tra verit. fedelta. necessità di salvarsi.
tutti qiesti sono ricordi di breuno che in certi casi non ne parla parcamente ora fa finta di averli diemnsticati, in realtà
qisti aritci dimencitcati richiamvno difituo di santi e della trintà- per mettermi terrore
lo straccioù aveva allonanto le figure dei santi e si santìcateria e sent’antonia in più ave aletto un libro di edificaione alla
sette allegzze della maodonna, aveva detto di leggere invece le vite degli erie piuttosto che le opere dei santi. ci sembra
poco ma è una priam frantumazione dell’ortodossia !0 anni dopo il 1576, incodno sisto da luccca, copao di tutti i
domincani erchè a napoli era stato proessato due volte. l prima già detta assime a un solo crocifisso, accusato di
disprezzare il cristocentrismo e in santi. poi neure dubb sulal trnità. abbaiamo il secoeno amminimaeot. accusa che cl
ocosingono a uniscere dalla relgiione, e poi andare in francia a fare il maestro di grammatica e il professore
all’università di tolosa. tutti qieste sono indizzi che ci portano adun areligiosià di carattere ersmiano, si carattere
ssenzialei e non tollerate dall’autorità di napoli. richiamo alla purezza a ella sproutali, siboleggaiti dal centro del cstito,
e immagini dei santi simili alla superstizione. erasmo già nel 1559verrà all’indice dei libri proibiyi. bruno li legge e li
snaonti, ma di rvano “elogio della follia assime al enchiridion, il pugna letto del coldato cristina, in cui sotiene che per
arirvare a do attarerso pratiche e rimi rimangono solo eseriori, non sono suffcenti, ma si deve isperire la provia vita al
cristianesimi, anche col lo spirito. la preghiera nnon basta ci lascia nelal cerne delle leggge. “confidare in cosa che non
vagono nulla”, che dio detesta- esiempio: culto dei santi. è meglio imitare il loo esempio visrtusos. meno formailimso
più relgisone con morale severa con cstiano al cnetr. la vera reliquia è la parola di cristo, perché la paroal del figlio
sriamnda aquila del padre. testimoni, compgani di cella dellinquisizione di bruno che li tratta male. “si vatva che sin da
giovane cominciò a essere nemico della ffede cattolia, che si dovessero adorare meno i santi e più cristo, da cui poi si
allontanò”. rigifuto puro della figura del custo per motivi relgiiosi, tolgici e filosoifco. a difffernza di spinoza che
amnitee un psoto per cristo.
prima di andare a Roma nel 1576 anccusano per discolparsi o per richiamo
ii incidente: un’inchiesta affidata al padre che si ccuova di ettti i coventi per erseia. cerca di eliminare, smussare i nodi
po abbandona l’anto e si dedica a una nuova ivta-
un yanto troviamo i libbri nel convent e così va per l’europa, tolosa, praigi londara, di novo in franca e germian, prga,
italia denuncia e poi subisce il processo.
matura unidologia antritriniatria meo roesso dice di non credere più alla figura di gesù da quando ha 18° nni,, svelerà
dpoi che condivvera con le porisoni di peudera e con ario, eseria che rifirano la diemsione di dioe del figlio. prima
eresia di rimi dottinra secolo della. il ligio non ne della sonatza del padre divineo, per riconsciemento non per natura.
sarellino ve re figure delal trinità sno modelità della appartizioe dell’uncio dio infino sul finitoò berrà interrrocidio
sull’deologia tramintaroa la nstura di di, a la sua produzione-
bruno ritirnr che uan natura semplicissima ma priam di attrabuti infini densissimi, pensarla signfica ridurla a meno cdi
ciò che è, il che una bestemmia per bruno. di conte alla natura divina.
rifiguto del linguaggio del dogam trinitario anno parlato in mdod corrietti i veri eretici anche che i novi formali
soclstici. un esnesgmaneto dato da uno dei suoi maestri antecedenti al collgio teofilo da avairano agostiniano. e
affasinste in quieto quende val des 1541 maestro di spsirtulaità che prota in italia della spagna un criolo a lumbros
eterodossa vittoria colonna reginald poe, un ambinete di confine. un unsgemaneto fecondo che si incrcia con altri sottine
di cui abbaiamo più risocontri. non abbauamo documenti sul fatt che bruno conscensse qiesti ambineti.
antibattisti ariani negli inquisitori trovan i nomi di che cercavano di far muovere ciasuno alla propia strada verso dio-
rifiguto del pur, dei snanti, immgini, comnione, cristo è uomo, c’era un solo doo, che delle critso suo figlio prediletto
compenzo tizziano.. gsù ha un’unica natura: qualla uamna. antoni d’laessio ctstio non è concepito se snon in modo
comunce con gli altri uomini, e dio alcueni doni che lo anno reso tale. posizoe dario.
frncesco renato di calabria, per cui cristi era concepito da giuseppe e maria ma riccon degli attributi di diio, arrivao a
napoli simise di credere alla consenzioralià con il padre. uno e trno èbetemmia per bruno il nucoe che meyte a fuoco nel
convento è filosofico, il prbelam dell’impossiiblità di cristo di essere ilgio dell’uomo e ilgio di dio, inzia da cusano (una
grande fonte), per ui quale finito e infinto sono due cose diverse, non è posiible moltiplicare l’into, tra cui il cerchio, il
poligono sta lal sfarea, un salto senza infinto in un abisso. tra soatnza dina e una anon cè porporzione, non colmerà mai
neahce con gli eorici furori. dio sarà una figura diversa che solo l’universo ne può essere di azioen apo soto al posto del
cristo che ha porato luomo cieco ireso necessia a una figura per la liberazione.
la priam è una menzogna, che deve essere combattito, perché encozna, per aver ingannato gli uomini, capcice di
accecare gli uomini errante per aver adulterato una verità che per bruno è la vera verità, che è compito dell’uomo
cercare, prendere irma del messia, che allontana gli uomini dal divino.
tematiche che toccano il problema della verità e del suo possibile relativismo.
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“verità e legge. “linguaggi di parole” e “storia della natura” in bruno, galilei, Spinoza” la verità si può interpretare come
assoluta e unica oppure come plurale, fluida e molteplice. a noi interessa parlare di tre autori che diedero
un’interpretazione della verità diversa da quella istituzionale del tempo, ossia l’autorità ecclesiastica:
dopo la crisi aperta dalla riforma, nel Seicento la chiesa cattolica riesce a recuperare una forte identità istituzionale,
sulla base della quale, da un lato, si confronta con il mondo protestante; dall’altro, punta a riaffermare sulla cultura laica
un’egemonia esercitata fin dal medioevo. nel suo esercizio di tutela e verifica dell’ortodossia, la chiesa affronta anche
questioni di natura filosofica e scientifica, apparentemente aliene dal suo magistero spirituale, ma nei fatti considerate
pericolosamente eversive in quanto affidate a formulazioni non consone al dettato scritturale, alla norma teologica o al
precetto scolastico. gli strumenti nati sul terreno della lotta all’eresia religiosa e dottrinale - l’indice dei libri proibiti e il
tribunale dell’inquisizione - vengono così indirizzati a un controllo capillare e a un severo intento di normalizzazione
delle forme di dissenso culturale, come documentano esemplarmente le condanne inflitte a giordano bruno e a galileo
galilei. entrambi i filosofi concordano sul fatto che la nuova filosofia naturale post-aristotelica e copernicana possa
nascere solo dal rifiuto della tutela degli auctores del passato e delle ingerenze dei teologi: ma ognuno di loro argomenta
in forme diverse, originali (e, nel caso di bruno, aperte anche a mutamenti di prospettiva e a progressive
radicalizzazioni) la propria posizione circa il rapporto tra ’campo della legge’ (ossia l’insieme dei precetti biblico-
teologici) e ‘campo della verità’, fondata sul puro esercizio della ragione naturale. ancora differente, poi, la
prospettiva di spinoza, nel suo confronto articolato e sottile con l’ortodossia calvinista e con le diverse anime della
riforma. e differenti sono pure le ragioni teoriche che animano il suo poderoso tentativo di sciogliere il nodo secolare
che univa prospettiva dell’obbedienza e conclusioni della ragione, fede e filosofia, teorizzando l’autonomia e la libertà
di entrambe, nei rispettivi domini. l’originalità e il rilievo del suo trattato teologico-politico, tuttavia, non
riposano soltanto nel suo obiettivo ultimo, quanto nella via percorsa per conseguire tale fine: quella di un esercizio non
più circoscritto (come in bruno e galilei) ma capillare di ermeneutica biblica, in una prospettiva di ‘naturalizzazione’
dello stesso testo sacro, della sua genesi, delle sue strategie di lettura, del suo contenuto di verità.
i punti di convergenza tra questi autori sono: il conflitto con l’autorità ecclesiastica e il rapporto con la dimensione della
verità filosofica.
possiamo parlare di teologia in bruno? spinoza continua a chiamare quell’unica sostanza dio, spogliato da tutti gli
attributi che gli aveva dato la tradizione. quindi, dio non è solo quel dio inteso dalla religione, dalla tradizione e dalla
cristianità. bruno stesso cerca una risposta a questa domanda, ma le sue risposte non sono sempre coerenti tra di loro.
anche nella stessa cena delle ceneri e nello spaccio della bestia trionfante ci sono elementi contrastanti.
a 18 anni entra in una università domenicana di napoli, detta san domenico maggiore, un centro di cultura
importantissimo, di libera formazione, mirata non solo a far prendere i voti per diventare sacerdote, ma incentrata anche
verso altre professioni e compiti. anche campanella frequentò questa scuola.
e non solo per chi voleva prendere i voti). lì si confronta con vari testi ma gli autori per lui centrali sono tommaso
d’aquino e i commentatori aristotelici.
tuttavia sin dai primi anni si scontra con ortodossia: in particolare ha due incidenti disciplinari:
riceve lettera di richiamo per:
aver tolto immagini di santi da cella e tenuto solo crocifisso
aver suggerito ad altro novizio di leggere imprese eroiche dei santi, anziché rosari
dieci anni dopo viene indagato per accuse di eresia di cui agli inquisitori all’inizio non parla (dice di non sapere quali
siano le sue idee attaccate) , ma si tratta delle sue teorie antitrinitarie si reca a roma non si sa se chiamato lì o per
discolparsi intanto nella sua cella vengono ritrovati testi commentati da erasmo da rotterdam (quindi eretici) lo viene a
sapere da lettere dei confratelli, abbandona la tonaca e parte per lunghe peregrinazioni (francia inghilterra francia
germania torna a roma, processato e condannato)
erasmoda rotterdam era ritenuto eretico e i suoi libri e commenti messi all’indice.
infatti sosteneva una religione spogliata da tutto ciò che fosse superfluo e basata sull’adesione interiore alla fede
piuttosto che sui rituali esteriori, che sono inutili se manca l’interiorità. pertanto disprezzava il culto dei santi in quanto
simile alla superstizione, così come molte pratiche religiose affermate al concilio di trento. inoltre era sostenitore del
cristocentrismo: cristo è l’unico che va onorato e venerato perché portatore del verbo divino.
tuttavia bruno si distacca anche dalla figura di cristo uno dei suoi compagni di cella dice che si vantava di disprezzare i
santi sin dalla nascita ma poi di aver rifiutato anche cristo.
infatti nel primo processo per eresia a naposli era stato attaccato per le sue tesi anti trinitarie, e al secondo interrogatorio
dell’inquisizione lo ammette. a questo punto l’inquisizione cerca di indagare meglio sul suo anti trinitarismo
antitrinitarismo di bruno:
in realtà gb era sostenitore di queste tesi già da prima del convento, ma in convento entra in contatto con testi che fanno
maturare la sua posizione:
rifiuta la consustanzazione mescolando le teorie di due autori eretici: ario (cristo è divino non per natura, ma per il suo
riconoscimento da parte di dio) + sabellio (le tre figure della trinità sono solo modi di essere di dio)
sostiene che dio, pur essendo ricco di ogni attributo e fertile, ha natura semplice la sua natura è unica non trinitaria
pertanto rifiuta anche il linguaggio scolastico con le sue formalizzazioni, sostenendo che di dio hanno parlato addirittura
meglio gli eretici
per arrivare a questo pensiero bruno unisce gli influssi di:
erasmo da rotterdam
eretici antichi (ario e sabellio)
riforma protestante (antidogmatica e antitrinitaria)
teofilo di avairano, agostiniano, che fu suo maestro prima di entrare in convento
fu probabilmente in contatto con i valdesiani, seguaci del circolo che juan de valdez fondò a napoli, che diffusero le
idee di ario e sabellio. anche loro furono anti trinitari e rifiutarono la divinità di cristo, ma tra i valdesiani e bruno ci
sono differenze:
valdesiani bruno
rifiutano purgatorio, santi, confession, eucarestia.. dio è semplice no trinità
cristo = uomo che fu abitato da dio il rapporto tra uomo è dio equivale el rapporto tra finito e
infinito tra i due c’è un divario incolmabile. quindi finito
e infinito, cioè uomo e dio, non possono essere uniti
nella figura di cristo.
l’uomo è spinto verso dio e verso l’infinito da eroico
furore, ma non ci arriverà mai
cristo si può ritenere divino non in virtù della sua cristo è un impostore e va combattuto perché:
sostanza, ma solo delle grazie conferitegli dal signore è falso
ha ingannato gli uomini
ha distolto gli uomini dall’unica verità, ossia che il
rapporto tra l’uomo e dio deve passare per la natura.
cristo e il suo culto hanno reso l’uomo cieco davanti alla
verità compito del filosofo è liberare l’uomo dalla cecità,
ma per farlo bisogna prima smascherare l’impostore.
per pico c’è una gerarchia nell’essere, e l’uomo può vedere tutta la gerarchia e scegliere dove collocarsi è superiore
perché libero. per bruno no: l’uomo è una configurazione della sostanza al pari di tutte le altre. tuttavia non tutti sono
uguali perché ogni vita ha un suo destino diverso dagli altri.
infatti ogni uomo è un momento a scadenza nel tempo la sostanza non muore mai ma l’individuo sì. gli individui non si
ripetono, e dopo la morte ritornano alla sostanza universale ognuno deve dare un senso alla propria vita, che è una
vicenda unica.
dopo la morte l’individuo svanisce ma la sostanza torna alla sostanza universale, luogo di permanenza:
non c’è una morte assoluta nella sostanza, ma mutamento e vicissitudine
no sopravvivenza dell’anima individuale eresia
sostanza non muore mai, ne muore l’espressione individuale liberazione dalla paura della morte
per spiegarlo meglio bruno usa due metafore:
specchio: sostanza universale= specchio. sostanza individuale= frammento di specchio, che però ha lo stesso potere
riflettente. così la sostanza individuale contiene in sé l’infinito della sostanza universale. dopo la morte il frammento di
specchio torna a comporre il grande specchio, ma viene perso tutto ciò che era l’individuo: memorie, esperienze ecc…
voce (ripresa da plotino) la usa nel “de la voce”, dove viene richiesto come si può rappresentare l’immensità dell’anima
come un immenso crocifisso?
no: teofilo usa metafora non materiale: una voce pervade lo spazio nella stessa misura in ogni punto e ognuno la sente
allo stesso modo. idem per l’anima che è interamente in ogni individuo. il crocifisso invece occupa ogni punto dello
spazio in modo diverso
rapporto finito-infinito (cioè dio-ente) è il cuore dell’ontologia e della metafisica di bruno. ne parla nel terzo
interrogatorio davanti all’inquisizione (prime due ripercorre le sue vicende biografiche)
dio ha infiniti attributi tra loro identici e coestensivi. nessuno è maggiore degli altri. i tre principali sono:
potenza corrisponde alla mente divina ed è ciò che trae le cose all’essere
sapienza corrisponde all’intelletto e fa sì che tutto sia ordinato
volonta’ corrisponde all’amore ed è ciò che dà al mondo armonia, concordi e simmetria
la presenza di dio nel mondo è duplice:
dio pervade tutte le cose completamente (come la voce, e come l’anima del mondo)
tuttavia rimane sopra ogni cosa, perché la potenza infinita di dio non si esaurisce nei suoi prodotti eccedenza metafisica
alcuni interpretano i tre attributi come persone. in realtà sono solo tre facce dello stesso dio. si può dire che la
tripartizione sia una questione linguistica, il mezzo con cui l’uomo capisce dio, ma non sono tre persone. dio è
semplicissimo, e per questo attribuirgli tre persone è la peggior bestemmia. quindi le “tre persone” sono solo tre
articolazioni della stessa azione divina, non disuguali tra loro.
lo spirito santo viene inteso da bruno come l’anima del mondo, la sostanza universale, che è prova della presenza divina
dell’universo. (cfr pitagora e vi libro eneide)
per quanto riguarda cristo, davanti all’inquisizione bruno cerca di edulcorare la propria posizione:
in quanto filosofo non ha mai creduto in cristo, ma non ha mai scritto a riguardo
cristo è un uomo, e se vogliamo attribuirgli qualcosa di divino allora possiamo parlare non di unione con il divino, ma
di assistenza del divino (dio lo ha prediletto)
cita “agostino”: la parola “persona” è inadatta alla teologia (i realtà agostino non lo dice mai, dice solo che linguaggio
umano è inadatto a descrivere dio)
riprende gli eretici (ario e sabellio), sostenendo che il loro linguaggio sia migliore a quello scolastico per descrivere dio,
purchè venga ben compreso cristo è il primogenito di dio, non nel senso che è il suo primo figlio, ma che è il mediatore
tra dio è il mondo. né creatore né creatura, non eterno ma generato. se teniamo conto di questo significato possiamo
anche chiamarlo “figlio”
in realta’ per bruno cristo e’: un impostore e un seduttore:
nelle sue ultime opere inedite bruno parla di magia, intesa come comprensione della natura e dei suoi rapporti e capacità
di modulare i rapporti tra uomini nella dimensione pubblica. il filosofo può essere un mago politico. anche cristo è stato
un mago, ma un mago di seconda categoria, che ha usato non poteri divini ma un sapere antico, per ingannare
l’umanità. cristo è uomo, e perdipiù “un tristo”
spaccio della bestia trionfante: fa parte dei dialoghi metafisici scritto nel 1584-5 periodo in cui gli anglicani si
scontravano coi puritani in uk ed emergevano tematiche apocalittiche. per gli anglicani la “bestia trionfante” è il papa.
per bruno invece si tratta di alcuni vizi e virtù, e “spaccio” vuol dire “scacciata”.
nel dialogo le divinità vengono chiamate a un cocilio (parodia di quello di trento) da giove che sente di star per
decadere. devono decidere quali costellazioni eliminare dal cielo (ogni costellazione è un vizio o una virtù). due delle
costellazioni eliminate rappresentano cristo:
orione: orione ha cercato di convincere di essere lui il dio, non giove. rappresenta l’inganno di cristo. è un ingannatore
subdolo, mascherato
chirone: è un centauro, e rappresenta l’ibrido tra finito e infinito, uomo e dio, che si ha in cristo.
cosmologia di bruno:
l’universo è l’altra faccia di dio. fa parte della pienezza di dio il doversi manifestare nel mondo dio sarebbe niente senza
il mondo (!!). differenza con teologia tradizionale, per cui l’infinitezza di dio si manifesta dentro dio, nella trinità. per
bruno si manifesta fuori da dio, nel mondo.
visto che dio è infinito, non può produrre un mondo finito produce infiniti mondi.
dio ha dunque due facce:
in se’ è assoluto e infinito in modo unico per quanto ci sforziamo non lo possiamo conoscere
nella produzione, cioè negli effetti della natura, è infinito e molteplice, onniforme. è il fondamento esistenziale di ogni
cosa, quindi l’anima dell’anima del mondo. quindi dio va ricercato nella natura non in cristo qui sta l’inganno di cristo.
in questo modo l’eroico furioso, che cerca dio in ogni forma, non diventerà infinito, ma potrà in un attimo di
illuminazione, comprendere l’origine unitaria della natura (nota però che è un privilegio di pochi, elitario)
è chiaro che il ritrovamento dello “spaccio” da parte dell’inquisizione è determinante per la condanna di bruno.
azione di dio
“eroici furori” viene riportato l’episodio del giudizio di paride tra le tre dee. tutte e tre partecipano di tre attributi:
bellezza, sapienza, maestà. ma in ognuna un attributo è predominante rispetto agli altri, è la sua proprietà tipica. ciò
avviene in ogni individuo finito, perché non c’è individuo finito che possa avere in sé tutta la bellezza in tutte le sue
accezioni (né sapienza o maestà). questo perché gli individui partecipano degli attributi possono partecipare per vari
gradi.
ma in dio le cose stanno diversamente: non partecipa degli attributi, ma gli attributi sono tutti totalmente in lui, senza
grado o misura perché sono infiniti (al loro confronto l’uomo è stella e formica vien meno confronto e misura).
l’uomo differenzia gli attributi attraverso uno sforzo della ragione, ma questa differenza non è reale. per parlare di dio
dobbiamo rinunciare al modo conoscitivo umano, evitare ogni antropomorfizzazione. paragonare dio all’uomo è offesa
a dio
infinito sfera (ripreso da cusano, da ermetici e parmenide). nella sfera non c’è una misura più grande dell’altra perché
sono tutte ugualmente infinite: potenza, volontà, sapienza e bontà sono identiche in dio.
paragone con spinoza: come si può pensare che dio sia “dio” se non gli attribuiamo facoltà umane al massimo livello?
come può rimanere dio? non è ateismo? stiamo togliendo ogni caratteristica che lo rende dio. spinoza risponde citando
senofone di colofone. per lui dio è causa libera cioè non ha una volontà ma agisce per la necessità imposta dalla sua
stessa natura.
“de l’infinito” bruno spiega l’azione di dio: dio è onfinito non può produrre un universo finito perché:
legge dei rapporti reciproci: in lui sapienza= potenza= volontà. ciò che vuole fare è ciò che può fare e viceversa. visto
che è onnipotente e può creare all’infinito, lo fa. per i cristiani invece la volontà ha il primato sulla potenza dio ha scelto
il mondo da creare. per bruno ciò “azzoppa” la natura divina.
non si può applicare un effetto finito a una causa infinita. l’universo rispecchia dio. se dio è infinito anche l’universo
deve esserlo. se poniamo un universo finito neghiamo l’infinitezza di dio bestemmia
nell’universo dio crea infiniti mondi: infatti la sua potenza = sua bontà (e la bontà infinita è diffusiva). dio crea tutti i
mondi, perché non è né ozioso né invidioso
dio non compie azioni contingenti (qui abbiamo germi di spinoza): non può essere diverso da ciò che è né creare nulla
di diverso da ciò che può, ovvero l’infinito. la distinzione tra potenza ed atto conviene solo alle cose finite
i teologi stessi sanno che dio è infinito. allora perché postulano un mondo finito, e l’infinitezza solo interna a dio? è una
questione morale: i teologi sono anche legislatori, dettano una prassi religiosa. sanno che i popoli rozzi e ignoranti, a
partire dalla spiegazione dell’infinitezza del mondo, potrebbero ricavare che, se dio non ha libera scelta, non c’è posto
in lui per il riconoscimento dei meriti, non decide chi salvare e chi dannare è tutto già stabilito (frecciatina al
luteranesimo) non importa più seguire leggi morali uomini disperati e scellerati.
emerge la distinzione tra la filosofia e l’applicazione. la verità filosofica qua mette a repentaglio la legge civile è giusto
che sia mascherata da una favola morale per indirizzare i popoli rozzi, ed evitare che la verità porti alla licenza assoluta
dei costumi. i filosofi invece hanno la verità, ma non la rivelano al volgo, solo agli uomini contemplativi che possono
capirla.
la via della filosofia è diversa da quella della religione/legge, ma le due dovrebbero favorirsi a vicenda.
processo:
3 denunce da parte di mocenigo, nobile veneziano:
237/05/1593: riferisce cose dette da bruno durante dialoghi
25/05/1593: mocenigo racconta anche la storia del loro rapporto: lui legge un’opera di mnemonica di bruno e chiede al
libraio che gliel’ha venduta (ciotti, che viene interrogato) se sappia qualcosa di bruno. ciotti ha visto bruno a
francoforte, e sa che aveva fama di non essere troppo bravo a insegnare mnemonica a livello pratico, e si dice anche che
non abbia religione. comunque mocenigo invita bruno a venezia e lo ospita a patto che gli insegni. bruno accetta, anche
se l’italia era per lui pericolosa, per vari motivi:
a francoforte era in una situazione difficile
vuole insegnare matematica a padova infatti passa molto tempo a padova, cosa che irrita mocenigo
spera ingenuamente di poter ricominciare a fare il filosofo perché il nuovo papa è amico dei filosofi
spera di poter incidere sulla storia, in una riforma culturale guidata dal re di francia enrico iv e la regina elisabetta
d’inghilterra bisogna fermare le guerre di religione
venezia è centrale per la cultura.
mocenigo è insoddisfatto dalla scarsità di insegnamenti di bruno. quando bruno vuole tornare a francoforte lo fa
rinchiudere in casa e lo minaccia di denunciarlo all’inquisizione se lui non gli insegnerà, rivelando tutto ciò che dice di
blasfemo.
bruno risponde di non temere l’inquisizione, non ha detto nulla e comunque mocenigo non ha altri testimoni. gli chiede
di lasciarlo libero: non gli indegna perché lo trova troppo assillante, ma se lo lascerà libero gli lascerò tutti i suoi scritti,
tranne un libretto. mocenigo non glielo concede il libretto viene poi trovato dall’inquisizione che accede a tutte le sue
carte.
mocenigo lo denuncia sa di aver sbagliato a farlo così tardi, ma aveva bisogno di tempo per rendersi conto della portata
blasfema delle affermazioni di bruno, che tra l’altro era sempre a padova. inoltre sperava di fargli cambiare idea ed
evitare di denunciarlo non ci è riuscito.
29/05/1953: mocenigo riporta tutte le affermazioni eretiche di bruno:
la chiesa non segue il modello degli apostoli, ma usa la forza e la violenza anzichè l’amore
nessuna religione del tempo è davvero buona (anche se tra tutte quella cattolica è la meno peggio): sono corrotte presto
il mondo subirà una rivoluzione con riforma politica e culturale bruno punta su enrico iv e elisabetta + spera di essere
anche lui un leader culturale e filosofico
non c’è vita ultraterrena schernisce il cattolico mocenigo
nel giorno del giudizio saranno tutti salvati, anche i malvagi, perché dio è troppo buono per punire qualcuno in eterno
(ripresa di origene)
venezia è la città più saggia non dovrebbe dare ricchezze ai frati, perché in quel tempo i frati sono tutti asini
è sbagliato condannare la dimensione sessuale che rappresenta la vitalità della natura nello spaccio bruno esalta la
poligamia e si oppone all’aborto bisogna promulgare la vita!
( umbras idearum opera che suscita interesse del re di francia. opera di mnemotecnica. bruno recupera facoltà
conoscitive di ari (sensi senso comune senso interno) e ne mantiene la struttura pur ammettendo che siano un’unica
facoltà, che si configura in modo diverso in ogni individuo. questa conoscenza si può rivolgere verso l’interno
dell’uomo (concetto ripreso da ficino) contrazioni con cui ania può avere risultati eccezionali conoscitivi e fisici. ci
sono due tipi i contrazioni religiose, legate al temperamento malinconico entrambe deleterie)
denuncie la più grave di tutte e determinante per la condanna è la questione dell’anima. lui cerca comunque di
difendersi, perché sa che la sua vita è irripetibile, ma non di abiurare.
processo:
fase veneziana: breve: 1592-93
denuncia di mocenigo
deposizione di testimoni
7 costituti (interrogatori)
atti
poi roma richiede l’estradizione: a roma c’era la sede del santo uffizio, quindi poteva chiedere che i processi per le
sentenze più gravi fossero spostati lì. bruno a venezia se la poteva anche cavare, con un atto di sottomissione e abiura
che era disposto a compiere, ricevendo una condanna lieve.
tuttavia viene chiamato a roma. all’inizio venezia è restia, anche perché vuole la sua indipendenza da roma. tuttavia
roma e venezia avevano alcune questioni su cui si scontravano da un po’ (tra cui una di politica estera sullo status di
venezia, un’altra sull’indice dei libri proibiti: venezia voleva che la censura fosse allentata per poter stampare più libri e
arricchirsi di più). dunque quando roma insiste, argomentato che bruno ha dei precedenti anche fuori venezia, venezia
decide di accettare per tentare una riconciliazione con roma estradizione bruno a roma.
fase romana: 1593-1600
i documenti sono molti meno, anche perché in parte sono stati spostati in francia durante l’età napoleonica, e così sono
andati perduti nel viaggio. abbiamo:
alcune deposizioni dei testimoni
alcune testimonianze di bruno
il registro delle decisioni e delle riunioni degli inquisitori
la copia parziale della sentenza.
a bruno in questa fase viene chiesto di censurare alcune sue proposizioni riguardo:
eternità dell’anima del mondo
anima individuale
cosmologia: astri come esseri animati e razionali che orbitano cercando tra loro la relazione che li faccia stare meglio
(bruno non segue il paradigma cosmologico matematizzato)
rifiuto dell’anima come forma del corpo (teoria aristotelica)
possibilità che altri mondi siano abitati da esseri animati
questi punti sono centrali per la filosofia di bruno non accetta di abiurarli condannato
sentenza:
la sentenza viene mandata al governatore, perché la chiesa non può sporcarsi le mani con una condanna a morte.
in essa si dice dimostrato che bruno è “eretico ostinato e pertinace” (formula standard per eretico che non abiura), pur
negando egli che le sue tesi siano eretiche. deve dunque essere censurato in maniera ecclesiastica, testuale e di legge
cioè viene:
spogliato dell’abito e ruolo di monaco
scomunicato
i suoi testi messi all’indice (proibiti integralmente)
consegnato alla corte secolare (al governatore) affinché esegua la pena (“pregandolo di non ucciderlo o mutilarlo”
questa è solo una formula standard di cortesia: la condanna è la pena capitale)
17/02/1600: i confortatori erano uomini di chiesa incaricati di accompagnare gli eretici al patibolo cercando di portarli
al pentimento e alla preghiera. ad essi viene consegnato bruno: lo esortano in molti modi a convincersi dei propri errori,
ma lui non si pente fino alla fine, ripetendo le proprie posizioni bruciato in campo dei fiori.
alcune cronache riportano che si riteneva un martire
testimonianza diretta di kaspar schoppe ( filosofo ex luterano, convertito a cattolicesimo e molto zelante) scrive una
lettera al suo maestro di norimberga, che è luterano: probabilmente lui ha sentito dire della condanna di bruno, ma non è
stato giustiziato perché luterano (i cattolici non giustiziano chiunque) bensì per le sue eresie orrende e assurdissime, tra
cui elenca:
infiniti mondi
trasmigrazione anime anche negli altri mondi
anima che può essere forma di più corpi
magia buona e lecita
spirito santo come anima del mondo
mondo eterno
mosè mago + leggi finte, profeti e apostoli maghi
bibbia finta
salvezza anche ai malvagi
solo gli ebrei discendono da adamo ed eva, cristiani da altra coppia venuta prima (c’è solo in questa testimonianza)
cristo mago e imbroglione non crocifisso (la croce è simbolo sacro egizio “trafugato” da cristiani) ma impiccato
come ogni comune delinquente
per quanto riguarda la questione dei progenitori, bruno ne tratta nel “de monade”, dove fa un’analisi simbolica delle
cifre. giunto al 3 spiega che 3 furono i grandi patriarchi, opponendosi al modello cristiano che vede solo abramo.
nel “de immenso” spiega, parlando della potenza della materia, che dio mescola tutti gli elementi, li pone nella natura e
natura genera le possibilità sono infinite (infinito attuale). ciò può avvenire anche nella rigenerazione (cfr spaccio
acquario e diluvio universale).
inoltre la varietà delle forme (che è cosa positiva), in particolare tra gli uomini, rende impossibile pensare a un’unica
discendenza. il problema si pone anche data la scoperta del nuovo mondo come possono gli indigeni di cui non si
sapeva nemmeno l’esistenza essere discendenti di abramo? o non si ammettono patriarchi (la generazione dipende dalla
natura) oppure bisogna negare agli indigeni le caratteristiche di esseri umani.
il nostro è solo uno degli infiniti mondi, non è superiore agli altri (ogni terra è luna rispetto a qualcos’altro) e non è
diverso dagli altri in termini di materia, e visto che l’anima è in tutti i mondi, allora si può supporre che anche lì vi sia la
vita, anzi forse quei pianeti sono pure più felici del nostro.
durante il processo viene interrogato in merito: gli si chiede se quei mondi che contengono stessi elementi del nostro
ospitino anche creature razionali probabilmente si e come sono fatti? forse simili ad angeli, immortali come
vivono? in modo conforme alla loro natura, senza generazione e riproduzione perché immortali.
questo bruno come lo sa? come sa che loro sono immortali e noi no? risposta di bruno è strana: dalle scritture. anche
sulla terra un tempo era così, poi peccato originale. (obv qui è dissimulazione)
galileo: conflitto con l’ortodossia in ambito scientifico
galileo nasce a pisa studia a firenze va ad insegnare prima di nuovo a pisa poi a padova, dove nel 1610 scrive il
“siderius nuncius”, in cui spiega cosa ha osservato al cannocchiale conferma teoria copernicana. viene dunque
accusato di sovvertire sia aristotele che le sacre scritture. scrive per difendersi una lettera all’amico benedetto castelli,
ma nel 1615 viene denunciato dai domenicani proprio sulle basi di quella lettera le sue teorie vengono comunque
censurate + viene ammonito dal cardinale bellarmino (papa)di non continuare a diffondere o approfondire quelle teorie.
il siderius è messo all’indice.
nel 1623 viene eletto papa urbano viii. era il protettore di galileo lui si sente tranquillo nel 1632 pubblica il
“dialogo sui due massimi sistemi del mondo” dove presenta la teoria copernicana (nel mezzo c’era la teoria di brahe
eliogeocentrica).
la reazione allo scritto è ostile, ma galileo nel proemio cerca di dissimulare: spiega che la sua è un’interpretazione
ipotetica di copernico fa riferimento alla prefazione di osiander a copernico, in cui osiander ammette che le teorie
copernicane potrebbero causare scandali, ma in realtà vanno lette come pure ipotesi matematiche e geometriche: on
sono vere, né verosimili. infatti l’astronomo cerca le spiegazioni più semplici ed eleganti per le osservazioni che fa, e
copernico ci è riuscito bene. il filosofo al contrario cerca le spiegazioni verosimili. ma nessuno dei due troverà mai la
verità, perché solo dio la sa e la può rivelare a chi sceglie. dunque l’ipotesi di copernico si mantenga non in quanto vera,
ma elegante e plausibile.
bruno nella “cena delle ceneri” insulta osiander per questa prefazione. copernico diceva la verita’, il suo unico limite è
di aver pensato solo da matematico e non anche da filosofo naturale. a questo però ci penserà bruno. quella di copernico
non è un’ipotesi matematica (“passatempo per pazzi ingegnosi”) ma una verità, e osiander (di cui bruno fa un uomo di
paglia) ha fatto a copernico un pessimo servizio. lo stesso copernico, nella dedica al papa, presenta come vera la sua
teoria.
nel 1632 l’inquisizione censura l’opera di galileo e lo convoca a roma, davanti all’inquisizione 1633 atto di abiura
pubblica (a differenza di bruno, che a venezia era disposto ad essere punito, ma non ad abiura pubblica), di cui abbiamo
il testo: galileo giura di aderire alla verità della chiesa, ammette il proprio errore (sostenendo stavolta che però il testo
porta ragioni convincenti cade dissimulazione). dice che è giustamente sospettato di eresia, abiura le sue eresie e
promette di non parlarne più + fare penitenza.
il conflitto di spinoza con l’ortodossia
baruch de spinoza nasce ad amsterdam nel 1632 da una famiglia di mercanti ebrei di orgini portoghesi. l’antisemitismo
spagnolo aveva portato nel 1492 alla conversione forzata degli ebrei (per molti solo di facciata) o alla loro espulsione,
con conseguente migrazione in portogallo, poi con lo sviluppo di antisemitismo anche lì, in nord europa, in particolare
olanda che era molto tollerante.
tuttavia ciò portava a scontri interni nella comunità ebraica, dovuti a:
rapporto col potere politico, tollerante, ma che imponeva autodisciplina agli ebre per evitare scandali
abitudine a mascherare la fede aveva eliminato la vera ortodossia, creando 3 diverse comunità ebraiche in disaccordo
sulla fede (per cui si dovevano rivolgere alla comunità ebraica di venezia)
questioni dottrinali, in cui si inserisce spinoza.
spinoza è estremamente portato per lo studio sin da bambino, e si pensa diventerà un grande rabbino. tuttavia la sua
intelligenza lo porta ben presto ad essere insoddisfatto dagli studi della sua comunità e a porre ai maestri domande
scomode, a cui loro non sanno rispondere e dunque si limitano a dire che spinoza tende all’eresia. spinoza sta zitto zitto,
ma intanto elabora una sua dottrina.
nel 1652 smette di frequentare la scuola ebraica e in seguito alla morte del padre ne porta avanti l’attività entra in
contatto con cristiani liberali, con cui resterà legato a vita. si confronta anche coi filosofi del tempo: hobbes, bacone e
soprattutto descartes e segue lezioni di letteratura di van eyden
nel 1656 viene denunciato ai capi della comunità ebraica per eterodossia e per le sue frequentazioni. si rifiuta di scusarsi
e subisce un allontanamento dalla comunità (una “scomunica”) durissimo e defnitivo, con tanto di maledizioni.
nel testo dell “scomunica” ci si riferisce a sue azioni malvagie ed eresie abominevoli. quali? lui non ne parlerà mai e
non aveva ancora scritto nulla, ma possiamo ricavarle dalle due “vite” scritte su di lui. sono 3:
dio ritenuto corporeo
anima ritenuta mortale
mosè come capo politico, non fondatore o capo religioso di comunità ebraica
abbiamo inoltre una testimonianza (trovata negli anni 50 del 900 negli archivi di madrid) di un uomo che lo conobbe:
tomas solano y rojas, che dice di averlo conosciuto in olanda insieme ad un altro ebreo scomunicato (prado). dice che fu
allontanato per ateismo, pur essendo circonciso, perché si era allontanato dall’ortodossia, dando una visione di dio
filosofica.
anche lo scienziato olandese olaus borch parla di spinoza come ateo cartesiano. dice che lui “si è fatto cristiano, ma
quasi ateo” perché non ha considerazione dell’antico testamento, mentre considera il nuovo solo come favola. tuttavia
sottolinea che spinoza vive in modo onesto.
ateismo di spinoza:
ateismo non significa non avere un’idea di dio, ma avere un’idea non conforme alla tradizione e ai dogmi nel caso di
spinoza vengono negate la trascendenza di dio e il suo agire secondo un piano razionale.
pierre bayle (1647-1706)
è un maestro della scrittura dissimulata, motivo per cui oggi non è troppo conosciuto, ma per la sua epoca era
importantissimo tologo, filosofo ecc. a lui si ispira l’illuminismo, inventa genere di gazzetta culturale e anticipa
enciclopedia. scrive:
dizionario storico critico (a cui si ispira enciclopedia) dedica un lemma lunghissimo a spinoza, tra l’altro mettendolo in
relazione con bruno (non si sa per certo se spinoza avesse letto bruno). spinoza viene definito ebreo di nascita
disertore dell’ebraismo ateo. il suo è un ateismo sistematico nel senso che è la base di un suo sistema filosofico
perfetto costruito secondo regole nuove matematiche e geometriche, ma con fondamenti presi dalla storia della filosofia
occidentale e orientale, antico e moderno, in ogni secolo si trovano riferimenti alla sua filosofia. anticipatori di spinoza
sono: parmenide, stoici, dinant, abelardo, filosofi orientali e bruno. spinoza si confronta con un problema di origine
parmenidea: la teoria dell’essere, che comprende tutta la realtà (e che è dio)
presupposti e questioni centrali nella filosofia di spinoza:
unica sostanza
che comprende dio + universo. sostanza è dio e universo è una sua modalità d’espressione
dio è principio immanente di causalità
relazione tra sostanza ed enti
bruno è anticipatore di spinoza, soprattutto per quanto riguarda l’anima del mondo.
bayle attacca il sistema di spinoza, in quanto mostruoso ed assurdo. poi dà una confutazione (poco convinvente): ci
sono molti argomenti filosofici pro e contro il sistema, ma se anche si bilanciassero è determinante l’argomento morale:
il dio canonico ci lascia speranza nel futuro e consolazione dal male (male è un tema centrale in bayle) è più giusto e
utile.
tuttavia anche se la filosofia di spinoza è mostruosa, egli segue una vita virtuosa (iato!). non bisogna stupirsene: la
religione non modella un’etica perfetta
pensieri sulla cometa: contrappone ateismo a paganesimo-cristianesimo nello spiegare le interpretazioni (o non
interpretazioni) della cometa come presagio.
è strano che uomo senza religione si comporti bene visto che non ha idea di paradiso e inferno. ma in realtà un uomo
non agisce per i principi in cui crede l’ateismo e religione possono entrambi portare a corruzione se si è predisposti.
inoltre i cristiani più devoti sono legati a dio per un premio, la loro morale è interessata, mercenaria, e se ”lo spirito
santo” gli impone di uccidere qualcuno lo farebbero irrazionalità, violenza, fanatismo.
invece l’ateo agisce secondo precetti dettati dalla ragione, non in vista di un premio condivisibile, universale,
disinteressata.
diversi atei virtuosi: epicuro, vanini, spinoza usato come esempio di comportamento: fu il più grande ateo di sempre,
ma visse isolato per dedicarsi allo studio e morì da solo per non smentire la sua filosofia (non sappiamo se andò davvero
così riferimento solo in una vita)
commentaire philosophique: l’ateismo è la forma più pura di morale (rovesciamento della tradizione per cui ateismo
sovverte morale). l’ateo è “nudo di fronte alla legge” senza filtri, mentre il credente è filtrato da legge religiosa. inoltre
l’ateo se viola la legge lo fa consapevolmente, senza giustificazioni religiose, e accetta la punizione. un ateo non
contrapporrà mai alla legge civile un dogma divino, mentre un credente anteporrà le leggi divine a quelle civili gli
atei sono cittadini migliori.
nel descrivere spinoza bayle critica sempre la sua filosofia, ma elogia la sua morale iato.
distinzione tra:
moralità bella: religiosa. passionale ed interessata
moralità razionale: atea. rimanda alla ragione ed è disinteressata
la ragione conduce l’uomo all’onestà anche senza dio.
se la religione porta a fanatismo e intolleranza meglio un re spinozista che cristiano (cattolico o protestante). un re
fedele non può essere imparziale
meglio i sudditi atei che credenti, perché sudditi credenti potrebbero essere aizzati da sacerdoti contro il potere
paradosso di bayle: la fede è ciò che muove e tiene uniti i popoli, ma allo stesso tempo non cambia l’indole umana se
non potenziandola in peggio ( fanatismo)
reponse aux questions d’un provincial:
l’uomo di fede non ha freni perché i precetti divini gli permettono di violare morale in nome di dio, mentre l’ateo
“spinozista” segue con la ragione virtù morali come: rispetto, onore pubblico, bruttezza dell’ingiustizia non nuoce
agli altri, mentre il credente ad esempio può sterminare “eretici” in nome di dio senza rimorsi (fanatismo)
bayle vuole una società atea? no, perché c’è una distinzione tra ateismo negativo (non conoscere dio) e positiva
(respingere dio dopo averlo conosciuto). l’ateismo positivo è prerogativa di pochi, perché è faticoso: bisogna conoscere
e saper usare argomentazioni pro e contro ateismo. l’ateo positivo non va alla ricerca di piaceri carnali, ma è disposto a
rompersi il capo sulle “cosiddette” (disprezzo!) questioni di spinoza. gli spiriti forti che sono in grado di fare ciò non
sono persone viziose perché passano il tempo a studiare, non in osteria (mentre l’immagine tradizionale dell’ateo
dissoluto corrisponde ad “ateismo negativo”). chi si accontenta della fede in modo acritico attende la salvezza e nel
frattempo si diverte!
esempio di cesare e cicerone: cicero sottovaluta cesare pensando che non possa rovesciare il senato perché passa il
tempo a pettinarsi. invece non ci si sbaglia mai nel dire che chi vive da dissoluto non sarà mai un eretico (inteso come
ateo positivo).
lettera a boxel:
spinoza: la natura di dio è diversa da quella umana. non è la natura umana al massimo della perfezione dio
depersonalizzato, non ha volontà, intelletto, sensi come produce universo? non per scelta, ma per effetto della sua
stessa natura. dire che ha creato il mondo volutamente equivale a dire che il mondo è contingente. per il dio di spinoza il
mondo è necessario.
concetto di liberta’:
libero è ciò che esiste per necessità della sua stessa natura e agisce solo per se stesso (concetto opposto a quello
comune) è perfetta aderenza alla propria natura solo dio è libero
necessario è ciò che è determinato dall’esterno tutte le altre cose. l’uomo si può “liberare” solo aderendo al sistema
del mondo/dio
dio non prova affetti e passioni, perché esse implicano passività e mutazione, mentre dio è immutabile. nell’ etica
spinoza definisce due passioni principali che sono gioia e tristezza. ogni ente è spinto da “cupiditas” cioè desiderio di
autoconservazione e miglioramento della propria condizione. esso è ostacolato da tristezza e favorito da gioia. la
cupiditas è una spinta inerziale a cui gli enti sarebbero sottoposti all’infinito se non entrassero in relazione tra loro,
spesso ostacolandosi.
come si interpretano le passioni di dio nell’antico testamento? oggetto del trattato teologico politico
risposta di boxel:
il dio di spinoza non coincide per niente con dio tradizionale (grado massimo delle prerogative umane) non si può
chiamare dio ma è un “mostro” per quanto è diverso. assenza di volontà assenza di perfezione
perfezione di dio è grado massimo di quella umana.
ma spinoza cita senofane: ognuno crea il suo dio a propria immagine.
per spinoza la potenza di dio non si mostra all’uomo nell’atto che sovverte la natura, ma nella regolarità stessa della
natura, nel suo ordine e nelle sue leggi. gli stravolgimenti di queste leggi sarebbero mostruosi credere nel miracolo
stravolgerebbe dio, portando all’ateismo. la natura è tutta regolare, non ci sono anomalie, al massimo cose che non
possiamo spiegare. i profeti che narrano miracoli sono uomini immaginativi livello più basso di capacità conoscitive.
sempre nella lettera parla della genesi di ttp, che è un trattato di esegesi biblica. le esigenza che spingono spinoza a
scrivarlo sono:
combattere i pregiudizi teologici (calvinisti), che sono il massimo ostacolo che impedisce all’uomo di fare filo. i teologi
hanno istituzionalizzato i pregiudizi. spinoza da filosofo vuole denunciarli e rimuoverli
eliminare o riconfigurare l’opinione che il volgo ha di lui come ateo
stabilire ambito della filosofia e la sua libertà, ostacolata da: vedi punto 1
critiche e condanne:
in olanda ttp viene condannato nel 1674 e op nel 1678. i cattolici le mettono all’indice nel 1679-90.
in seguito viene conosciuto da filosofi come leibniz.
fino al ‘700 essere “spinozisti” è un’etichetta che indica ateismo, materialismo, radicalità ed edonismo diventa anche
un modello negativo nella letteratura, denigrato ed accusato.
tuttavia si diffonde seguendo percorsi sotterranei:
edizioni anonime, con titolo e prime pagine di altri testi per non farsi beccare da inquisizione
tradizione manoscritta: testi ricopiati a mano
“trattato dei 3 impostori” è esemplare: ha un nucleo originario di sei capitoli con la vita di spinoza di lucas + aggiunta di
levier di esposizione filo di spinoza, mescolata a influenze hobbesiane
alla fine del ‘700 però spinoza smette di essere demonizzato. un punto di svolta è il 1785, quando jacobi scrive (?) è
il periodo in cui dalla germania si diffonde idealismo e romanticismo, e spinoza è un modello per la sua enfasi sulla
conoscenza naturale.
hegel: fare filosofia significa doversi confrontare con spinoza: egli è il punto di partenza, la base di ogni veduta (ma non
come fondamento, come “start”). bisogna confrontarsi con il suo orizzonte e il suo concetto di sostanza unica, ma per
superarlo nel progresso della filosofia verso la conoscenza di se stessa. il problema di spinoza è l’acosmismo: non dà
abbastanza rilievo all’universo, riducendolo semplicemente a dio.
rapporto con la verita’:
bruno:
davanti al s. uffizio bruno annuncia di esser pronto a dire la verità. essa per bruno è legata al tempo e alla sua ciclicità.
epistola esplicatoria dello spaccio:
bruno dice di volersi confrontare con verità (pur usando una scrittura dissimulata non bisogna fermarsi alla superficie
dei suoi scritti, ma cercare verità nascosta). i valori centrali per bruno sono:
sincerita’ vs falsita’
semplicita’ vs manipolazione
verita’ vs menzogna
c’è da tenere a mente che bruno ritiene di avere un ruolo attivo nel cambiamento della società: si ritiene un “mercurio” e
la sua missione è riportare il mondo all’antico volto: tema dell’antichità e della sua visione corretta della natura.
antichita’ e verita’:
bruno prende a modello l’antichità, ma non in senso strettamente cronologico, bensì contenutistico il suo valore di
verità. non intende dunque tutta l’antichità, bensì i pensatori precedenti ad aristotele (di cui ha visione negativa).
l’umanesimo invece aveva sì rivalutato i classici, svalutando il medioevo, ma aveva preso la classicità in blocco, come
un intero orizzonte positivo.
l’antichità non è una sola filosofia, ma varie non tutte sono buone. aristotele è colpevole di aver distrutto l’orizzonte
positivo. non fu un grande metafisico, ma distrusse i filosofi precedenti, facendo una “storia della filosofia” in cui
descriveva delle caricature delle altre filosofie, confutandole, al solo scopo di affermarsi come più grande filosofo. la
sua filosofia è autoreferenziale e incapace di confrontarsi con dio e natura, ma estremamente apprezzata.
è chiaro dunque che il cambiamento deve ispirarsi a una antichità.
cena delle ceneri:
prudenzio: portavoce di umanesimo, sostiene che antichi non vadano smentiti, che siano saggi
teofilo: portavoce di verità: spiega che noi siamo più vecchi, abbiamo pi+ conoscenze e strumento (es: copernico può
osservare molto di più di quanto potesse fare tolomeo). inoltre una teoria che per noi è antica, al suo tempo era nuova,
quindi ritenuta falsa. non c’è identita tra vero e antico: bisogna guardare ai contenuti.
al passato non ci si può richiamare in modo indistinto, ci fu una stagione ben precisa, un’età della luminosità per
l’uomo. bruno usa molto la metafora della luce: dopo la notte dell’aristotelismo, copernico è stato un’aurora, e bruno
sarà il sole, porterà a compimento il giorno declinando copernico sul piano filosofico
copernico è stato un grande: ha liberato dalle caverne dell’ignoranza aristotelica la verità, riportando alla luce un sapere
astronomico vero, irrobustito da calcoli astronomici. anche lui ha una dimensione di mercurio
ma allora che dire del nolano (bruno) che ha liberato uomo da carcere dell’aristotelismo, da cui non riusciva ad evadere
o vedere le stelle. ha scacciato i falsi mercuri (tra cui cristo) e le loro imposture multiformi, falsità, vizi, per portare
sofismi e falsa verità. bruna ha fatto dei veri miracoli non cristo.
de infinito:
tuttavia gli “antichi” non sono solo i pre aristotelici, ma anche alcuni contemporanei di bruno l’antica verità sta
tornando, come se le radici mozzate dell’antica sapienza fiorissero di nuovo. copernico è un anticipatore di questo
ritorno bruno a partire da lui riporterà l’idea di natura infinita.
de la causa:
parmenide: svetta tra gli antichi. infatti è vicino a bruno per l’idea dell’unità dell’essere, luogo di permanenza
dell’infinito. bruno ne parla nel v dialogo di “de la causa”:
parmenide ha detto, in modo conveniente, che la sostanza è infinita; una; immutabile (aristotele non gli a reso onore) le
differenze negli enti non rimandano a diverse sostanze ma a diverse facce di un’unica sostanza. in questa sostanza le
forme sono tutte presenti e agglomerate nell’unità senza distinzione metafora del seme o dell’embrione che ha in
un’unità tutte le parti del bambino, poi per sglomeramento, come un gomitolo che si dipana, si sviluppa nel bambino.
non si crea dal nulla nessuna sostanza. la sostanza è multiforma, multimodo, multifigurata, ma una ente eterno= dio.
ciò che crea la differenza tra gli enti è una mutazione di superficie della sostanza le categorie aristoteliche sono solo
caratteristiche di essa, ma non sono sostanza sono nulla.
chi capisce ciò ritrova la vera sofia, distrutta da aristotele che non ha capito che il principio vitale non sta nell’individuo
ma nella sostanza.
bisogna superare la tenebra aristotelica tuttavia aristotele è popolare uomini hanno bisogno di guide: i buoni mercuri,
cioè figure guida che divulghino la verità. tuttavia ci sono anche mercuri impostori.
mercuri:
de umbris idearum: nel dialogo iniziale si dice che gli dei degli egizi, nei tempi stabiliti, inviavano agli umini dei
mercuri che portassero la verità. tuttavia il portatore di verità non ha un destino semplice: gli uomini di solito non lo
accolgono bene. la verità in realtà non si allontana o avvicina, sono gli uomini che in certi tempi non riescono a vederla,
come un sole che viene coperto da nuvole. i mercuri devono aiutarci a vederla di nuovo (bruno è uno di questi sa che
non avrà vita facile).
i mercuri si dividono in:
impostori (aristotele, commentatori aristotelici, cristo…) che spesso hanno successo e seguaci
buoni (bruno) insuccesso, solitudine, persecuzione.
concetto di verita’: va inserito nella vicissitudine, non perché essa sparisca, ma uomini a volte la vedono a volte no.
2 verita’: (cabala del cavallo pegaseo saulino)
assoluta: è la più alta e degna e riempie tutti i gradi di realtà. il suo campo è quello dell’ente, quindi è onnicomprensiva.
essa è dentro al principio divino. non la possiamo conoscere: è ineffabile ed inesplicabile, se non nella natura, cioè
come:
comunicata : più bassa, partecipa della assoluta. è l’anima presente in ogni cosa, che dà vita a tutto.
questa teoria è ispirata a
parmenide (verità tonda)
platone (episteme e doxa)
mentre nella bibbia:
at: dio = verità di fede non di intelletto
nt: attraverso cristo si rivela quella verità
l’uomo aspira alla verità, ma è nell’orizzonte del comunicato la può cercare lì, pur sapendo che non perverrà a quella
assoluta. la metafora usata è quella della caccia: atteone negli eroici furori è un cacciatore, e il filosofo in generale è un
cacciatore che però si muove in un orizzonte umbratile, perché è un ente tra gli enti, non superiore agli altri, neanche
per l’abilità delle mani.
orizzonte umbratile: (frontespizio di “umbris idearum” recita “siamo ombre profonde”). l’uomo non arriverà mai alla
luce piena, ma può avvicinarsi alla luce o alla tenebra.
cusano:
ciò è ripreso da cusano: metafora della caccia “de venatione sapientiae”: la verità è permanente ma non potremmo mai
raggiungerla appieno. i nostri occhi davanti alla verità sono come quelli di un pipistrello davanti alla luce.
la nostra conoscenza procede per paragoni tra ignoto e noto, in modo discorsivo. ma davanti all’infinito si ferma, perché
esso si sottrae a proporzioni e paragoni. in esso la nostra logica non vale perché i contrari sono uniti dio nascosto.
l’uomo può avvicinarsi (come poligono a sfera) non con intelletto, ma intuizione. deve avere consapevolezza del
proprio limite: dotta ignoranza con essa ci si può avvicinare, ma solo per congettura (che è valutata positivamente)
ogni religione o scienza dunque possiede una verità parziale nessuna è migliore diverso da bruno
ruota del tempo fa sì che non sempre vediamo la verità cdc: dobbiamo capire a che punto siamo: se all’alba della verità
o al suo tramonto.
che rapporto c’è tra assoluto e comunicato?
non c’è un abisso, ma i due comunicano, in entrambe le direzioni: verita’ superiore si comunica in vari modi e fonda
verita’ inferiore suddivisa in:
delle cose: ordine delle cose che partecipa di verita’ superiore, e che riscostruiamo da:
dopo le cose: colta da uomo, che comprende la partecipazione alla verita’ delle cose superiore.
attraverso un uso corretto delle facoltà conoscitive arriviamo a tutte le verità comunicate. questa conoscenza non è
disordinata perché c’è simmetria tra l’ordine delle idee e delle cose.
inoltre:
verita’ e tempo: la verità è eterna, non soggetta a vicissitudine, non sottratta con violenza, non invecchia, non
diminuisce per occultazione (come la sostanza). non si disperde se diffusa (come fiamma di una candela), non viene
nascosta o interrotta e più viene combattuta più acquista forza anche se uomini la dimenticano o combattono essa si
difende da sola
verita’ elitaria: essa ama la compagnia dei pochi sapienti, odia la moltitudine
ricerca verita’: va cercata per se stessa, non si mostra se non a chi la cerca umilmente e con fatica doloroso. non si
mostra ai fraudolenti
3. spinoza
lettera a oldenburg “gli altri facciano come vogliono, la mia vita è una vita per la verità”
filosofia e verita’:
la filosofia è vista come un progresso di liberazione, meditazione non sulla morte ma sulla vita. la facoltà conoscitiva è
l’intelletto (naturale, non soprannaturale), che non inganna (e se anche ingannasse, comunque la ricerca porta piacere,
consolazione e godimento vita serena, lieta, ilare). l’esercizio dell’intelletto naturale porta alla tranquillità d’animo,
grazie alla corretta conoscenza di dio e della sua natura.
trattato sull’emendazione dell’intelletto: è un’opera giovanile, incompiuta e non condivisa dal circolo di spinoza
pubblicata postuma.
“emendazione” = liberazione (medicina dell’anima!), intelletto ha ruolo centrale.
nell’introduzione racconta della sua conversione alla filosofia:
abbandona i valori diffusi e comuni (piacere, onore ricchezza), ma futili e falsi: infatti il bene e il male non stanno nelle
cose, non sono oggettivi come pensano tutti. l’unica oggettivazione è che l’animo ne è toccato: essi riguardano solo
turbamenti dell’animo.
vuole ricercare un bene che sia legato alla verità e condivisibile immediatamente. esso sarà l’unico bene stabile e
incorruttibile e imperdibile. la via per raggiungerlo è la filosofia. questo bene è il dio di spinoza. tutti gli altri beni sono
temporanei, e spingono l’uomo ad oscillare tra speranza e paura spiniti alla superstizione.
comunque vede i vantaggi immediati dei beni comuni, e gli è difficile abbandonarli, ma sente che c’è qualcosa in più
prova a conservare beni comuni pur cercando quelli superiori, ma poi si accorge che i beni comuni sono ostacolo e
zavorra: disorientano la mente
abbandona ciò che è certo, ma incerto per la sua natura fragile cerca ciò che è incerto solo per il metodo di ricerca.
i beni fragili portano sì una felicità, ma essa genera timore, gelosia, odio e invidia. serve un bene stabile amando
qualcosa che non viene meno, in quanto eterno infinito e stabile, l’animo è potenziato dalla gioia duratura.
la perfezione umana sta nel conseguire questo bene vero e condividerlo. tutto ciò che è zavorra va eliminato
cupiditas= essenza dell’uomo sono gli affetti umani di cui uomo è consapevole (a differenza degli altri animali che
hanno conatus: affetti non consapevoli). cupiditas è appetito consapevole ad autoconservazione e accrescimento di sé. è
una spinta inerziale ma si scontra con cupiditas altrui. ma gli uomini guidati da ragione sono liberi e si giovano a
vicenda non “homo homini lupus” ma “homo homini deus”.
ci sono riferimenti a ciò anche nella lettera di de vries su come si lavora nel circolo di spinoza: è un circolo per la
ricerca della verità e la sua difesa dalla superstizione
breve trattato su dio, sull’uomo e sul suo bene conclusione dedicata agli “amici a cui scrive il trattato”: dice che una
cosa non cessa di essere vera anche se molti la respingono. comunque per sicurezza meglio fare attenzione a parlare
dell’opera in giro: bisogna farla circolare per la salvezza del prossimo, ma solo se si sa che questo è ben disposto.
inoltre il testo necessita di meditazione.
tei spesso associato a discorso sul metodo e meditazioni metafisiche, ma mentre descartes si focalizza sulle scienze,
spinoza sulla dimensione morale:
dsm tei
ricerca verità ricerca verità
approda a vera scienza approda a vero bene
meditazioni metafisiche
ricerca verità
metodo: esperimento mentale di analisi dei dubbi diffusi metodo: attraverso dubbi, pensieri e crisi umane
climax genio maligno
semel: sapere fondato una volta per tutte la ricerca del sommo bene è un percorso di vita
la ricerca non passa per i pensieri in spinoza, ma attraverso la vita che deve essere buona e etica.
conoscenza va riformata: l’intelletto è naturalmente collegato alla verità e al sommo bene, dobbiamo usarlo al modo
giusto. la filosofia vera ha il compito di purificare l’intelletto e riportarlo alla sua facoltà di conoscenza vera ciò che è
vero è autoevidente: l’idea vera ci appare subito tale.
“etica” chi ha un’idea vera sa di averla e non ne dubita. infatti la verità è criterio per se stessa e per il suo contrario (la
falsità) così come la luce è norma di luce e tenebra
lettera a burgh spinoza non ha la presunzione che la sua filosofia sia la migliore, ma è la più vera, e lo sa
immediatamente, allo stesso modo in cui si conoscono le verità matematiche. esse sono autoevidenti e noi le
riconosciamo tali le conosciamo come le conoscerebbe dio
nessuno nega l’autoevidenza, a meno che non usi ipotesi false e inquietanti, come il genio maligno.
cio’ che e’ incerto non ha a che fare con la verità, ma con altro. infatti l’uomo non ha solo idee vere ma anche idee false,
confuse o contaminate è necessario isolare la verità da queste.
descartes ha commesso un errore di metodo: non bisogna usare metodo analitico e induttivo (a partire dal cogito), ma
sintetico e deduttivo a partire dall’ente perfettissimo. esso è l’unica cosa stabile, mentre gli enti generati e particolari
sono instabili o per la loro causa o non per la causa. dio si identifica con la verità: è autoevidente, causa di sé e
conosciuto solo mediante se stesso.
3 generi di conoscenza nell’ “etica” (in tei sono 4, ma due vengono accorpati)
immaginazione: acritica, passiva segue abitudini e opinioni altrui
ragione: discorsiva. anch’essa se usata bene conduce a idee adeguate logiche e matematiche
intelletto: intuitiva, sintetica e deduttiva conduce dalla causa all’effetto, partendo dalla causa prima: dio. ci porta alla
verità idea adeguata di dio. un esempio di chi l’ha praticata è cristo.
adeguatezza: si ha con ragione e intelletto, non immaginazione. un’idea adeguata è vera, ma è anche in grado di dedurre
le proprietà dell’oggetto e la sua essenza ciò ha a che fare con l’orizzonte delle cause. non si può avere con
immaginazione perché essa è passiva, mentre bisogna essere attivi nelle passioni (conoscendone le cause, ma non
evitandole) e nell’intelletto.
per contro le idee inadeguate non comprendono né essenza né cause dell’oggetto.
dio non pensa ma in lui tutte le idee sono adeguate.
metodo per la ricerca della verità non è quello di descartes, ma parte da un’organizzazione delle idee in base alla
quantità di conoscenza che offrono. l’idea somma è quella di dio che offre tutta la conoscenza, da essa dipendono le
altre, così come dio è causa prima da cui discende catena di cause, ordine e relazione tra gli enti è chiaro il parallelo
tra l’ordine della natura e della conoscenza.
il metodo sintetico:
riproduce l’ordine della realtà a partire da dio, mediante deduzione
parte da assiomi e teoremi (detti “proposizioni”) dà dimostrazioni
ogni proposizione rimanda alle precedenti
questa catena deduttiva a partire da dio è immagine della catena causale che parte dalla causa prima (dio)
partendo da definizioni vere ed adeguate si arriva ad oggettività. per l’intelletto è naturale percepire secondo verità. allo
stesso tempo però l’uomo sta anche nella dimensione di una conoscenza non vera e non adeguata. la conoscenza vera ed
adeguata è quindi per l’uomo una conquista, la cui difficoltà sta nella comprensione dell’orizzonte delle cause.
rapporti tra corpo e mente: è molto diverso dal rapporto individuato dall’aristotelismo o dalla filosofia cartesiana.
corpo e pensiero non sono cose separate, sono punti diversi si un’unica sostanza, due attributi secondo cui l’uomo è
pensabile.
il corpo umano è un equilibrio di corpi minori (mignini riconosce questa posizione come non tradizionale). l’uomo è
quindi un cupiditas, né corpo né pensiero (spinoza è consapevole di affermare una dottrina difficilmente condivisibile,
ma sa che questo non significa che non sia vera). cupiditas = conatus + consapevolezza. l’uomo, come ogni altra cosa,
è una determinazione della sostanza che tende all’autoconservazione, una forza in sé neutra posta in una continua
relazione ineliminabile con gli altri enti. dalla cupiditas derivano tutti gli affetti. il nesso con la conoscenza sta nel fatto
che la conoscenza adeguata porta ad un maggiore controllo delle passioni.
secondo genere: è già una conoscenza adeguata. conoscenza attraverso ragione. si conosce in modo discorsivo le leggi
naturali, idee universali. si coglie quel che è comune per tutti, le proprietà comuni tra corpo singolo e l’esterno.
dimensione fisica, di relazioni di moto e quiete (es ogni corpo o si muove o è fermo). da qui si costruiscono leggi
universali e valide. in particolare questo genere ha il compito di costruire sia un albero del sapere che una società. (pace
politica e governo degli affetti). non penetra però l’essenza delle singole cose. via intermedia fondamentale che rende
l’uomo desideroso di conoscere di più e meglio, spinge al terzo genere. è induttiva.
dimensione: necessità
terzo genere: conoscenza intuitiva, dell’intelletto. parte dagli attributi ed essenza di dio e arriva alla conoscenza delle
cose. (es dei tre numeri). è il vertice della conoscenza e va in direzione inversa rispetto a quella della ragione. deduttiva.
è la suprema pulsione della mente e la sua suprema virtu’. procede da dio alle cose e più conosco le cose più conosco
dio. è nella natura della mente conoscere in questo modo! da qui nasce un supremo acquietamento possibile della
mente. porta alla più alta perfezione umana e alla gioia.
pur essendo forma più importante non viene tematizzata molto da spinoza. fa l’esempio della mente che è trasparente a
sé stessa (molto discusso). avviene nel rapporto con l’eternità: le cose accolte nella loro dimensione eterna. il corpo non
è conosciuto qui nella sua percezione presente ma nella sua eternità. in dio l’essenza è espressa necessariamente nella
dimensione dell’eternità perché dio ne possiede la caratteristica strutturale eterna.
dimensione: necessità
spinoza supera ogni espressione confessionale. se l’adorazione di dio è in carità e giustizia, si possiede lo spirito di
cristo e si è salvi, al di là del testo sacro di riferimento. in ogni religione del libro c’è ignoranza e superstizione, ma c’è
la possibilità di andare oltre. nessuno è fuori dalla prospettiva della salvezza.
l’etica cristiana è per spinoza simile alla sua in quanto basata su correttezza morale e giustizia dal singolo alla società e
risponde all’odio con amore e generosità.
ripensare rapporto tra teologia e politica: giustizia e umanità vanno alla base del dispositivo teologico e di quello
politico per arrivare all’uguaglianza tra gli uomini. la religione guidata da questi precetti, non coercitiva e non
gerarchica è specchio della repubblica popolare, la migliore forma di governo, il cui scopo è la libertà.
modo in cui va pensato dio: dio e’ infinito attuale (no distinzioni interne poste d teologia tradizionale) e causa sui!
da e1: tutto è in un orizzonte di cause interne o esterne che giustificano esistenza e non esistenza (es del cerchio
quadrato) di ogni cosa.
→ la sostanza divina esiste per causa della sua stessa natura.
forte nesso tra essenza ed esistenza. poter esistere = potenza / poter non esistere = impotenza.
se gli enti finiti esistono (=potenza) e ente infinito no (=impotenza), dovremmo dire che l’infinito è impotente, questo
non ha senso.
def 1 da etica : causa sui è ciò la cui essenza implica l’esistenza, ossia la cui natura non può esistere senza esistenza.
def 3 da etica: sostanza è ciò che è in sé ed è concepito per sé, ciò il cui concetto non esige il concetto di un’altra cosa a
partire da cui debba essere formato (cfr aristotele e descrtes)
l’idea di sostanza creata sarebbe quindi una contraddizione / la sostanza è conoscibile per sé, non presuppone nessun
altro concetto → ontologicamente e gnoseologicamente indipendente.
è imperitura ed ingenerata. è infinita quindi unica, onnicomprensiva ed indivisibile.
la sostanza produce all’infinito una serie di modalità quindi tutti i modi esistono necessariamente nella sostanza.
dio immanente: tutto è in dio e deve essere concepito in lui. nulla è al di fuori di dio.
causa transitiva = i suoi effetti producono qualcosa di altro rispetto alla causa
≠
causa immanente = produce effetti che rimangono nell’orizzonte della causa
nella lettera ad oldernburg, spinoza spiega che tutte le cose sono e si muovono in dio. lo affermavano anche gli antichi
ma in modo diverso ed esiste tradizione simile anche nel mondo ebraico.
p. totaro: spinoza (come altri es bruno) usa il lessico della filosofia ma non sempre con lo stesso significato. è una
corrosione dall’interno. il valore tradizionale di immanenza/trascendenza è riduttivo per la complessità di spinoza. ciò è
segnalato dall’uso solo aggettivale che fa di “immanente”.
dal breve trattato: le cose che derivano da dio sono fragili perché in quanto modi non sono la sostanza divina. (è difficile
scindere l’identità del singolo dagli effetti della sostanza).
def 4 etica: l’attributo è ciò che l’intelletto percepisce di una sostanza come costituente della sua essenza.
attributi come qualità non sradicabili della sostanza, ne sono necessariamente parte da sempre, la sostanza si manifesta a
noi attraverso essi.
quanto più una sostanza ha determinazioni tanto più ha perfezione e realtà quindi sostanza divina deve avere attributi
infiniti. gli attributi esistono solo con la sostanza, non hanno autonomia ontologica. ma la sostanza non e’ una somma di
attributi. neutra rispetto ad essi.
l’infinità degli attributi è relativa, esprime la realtà e la perfezione della sostanza in una determinata categoria dei
pensiero.
noi conosciamo solo due attributi: pensiero ed estensione!
l’attribuzione dell’estensione alla sostanza divina è uno dei principali motivi di accusa di eterodossia a spinoza. chi dice
che attribuire estensione a dio è una cosa indegna ha un’idea sbagliata della materia. infatti materia ≠ divisibilità e
finitezza (proprie solo di individuo)
lettera a giuliano de medici: i pianeti ruotano intorno al sole come dicevano i pitagorici, copernico e keplero. ora ciò è
provato dall’esperienza sensibile. sa che i filosofi che si basano solo su libri e autorità li considereranno stolti. però
bisogna prestare attenzione agli antichi filosofi che la pensavano diversamente da aristotele. in realtà lo stesso aristotele
dava più importanza all’esperienza accetterebbe la verità di ciò che si osserva col telescopio. il problema sono i suoi
seguaci che si basano sull’auctoritas. galileo altera meno la dottrina aristotelica rispetto a questi seguaci (anche ari si
baserebbe più sull’esperienza). le teorie dei seguaci di aristotele sono “ripugnanti al senso” e “non fondate da verità”
sulla cometa: per rimuovere le ambiguità le virtù superiori ispirano allo scienziato i metodi necessari a osservare
generazione comete ma molti (prof universitari) restano indietro perché è esperienza passeggera osservazione delle
stelle, ma non è ancora sufficiente osservazione del sole dà dimostrazione perenne. però ciò richiede tempi prolungati,
che permettano osservazione, apprendimento e convinzione.
i peripatetici non fanno filosofia per la verità vanno trascurati.
reazioni: alcuni entusiasti, altri smarrimento (o rifiuto, o perdita di punti di riferimento cosmologici ma anche politico-
sociali)
donne: smarrito. “an anathomy of the world”: il nuovo paradigma porta un senso di piccolezza, fragilità, angoscia,
morte. il mondo sembra sgretolarsi uomo disorientato perde coordinate dubbio perdita di relazioni anche a livello
sociale e familiare. il mondo è reso storpio, malato in modo radicale, per non ammalarsi bisogna tirarsene fuori. senso di
vecchiaia, sproporzione nel firmamento di cui l’uomo si è appropriato viene meno anche ordine morale e religioso.
campanella: entusiasta elogia galileo che ha liberato uomo da cecità, mostrando un “nuovo cielo e nuova terra”
(citazione apocalisse)
bruno: cdc nolano ha superato l’idea di sfere celesti degli “scienziati vani” e “filosofi volgari”ù
brecht:
fa lunga riflessione su galileo l’uomo ha a lungo creduto nell’eliocentrismo: tutti gli ordini della realtà si ritenevano
centrali (anche in senso sociale). ora ne stiamo uscendo (metafora del viaggio in nave) d acopernico epoca nuova nuove
scoperte. la fine del geocentrismo non causa angoscia, ma dà idea di un universo più ampio in cui ognuno può avere
ruolo centrale.
galileo di brecht:
brecht inizia a riflettere su galileo dal 1933 (anno di avvento nazismo + esilio di brecht in danimarca). scrive 3 versioni
di “vita di galileo” (opera teatrale):
1939 portata a termine durante esilio danese , anno in cui viene a conoscenza dell’invenzione della bomba atomica.
nella conclusione parla di una notte imminente (nazismo)
anni ‘40 brecht è negli usa, traduce opera in inglese + seconda redazione molto diversa
edizione berlinese: poco dopo brecht muore messa in scena postuma
brecht inserisce elementi autobiografici, in riferimento in particolare al comportamento dell’uomo davanti al tiranno:
“farsi piccolo davanti alla tempesta”. altre tematiche sono l’oscurantismo della religione e la responsabilità dell’uomo di
scienza e delle conseguenze delle sue scoperte.
primo galileo: lotta dell’intellettuale contro l’oppressione resistenza abile che passa per una resa apparente, volta a
tutelare la verità (dissimulazione) questa è la prima lettura dell’abiura: galileo tradisce verità e soprattutto se stesso, ma
ciò ha un tratto positivo andrea sarti dice nell’opera che è il crollo di un edificio intellettuale, ma quando la polvere si
dirada si vede che le fondamenta sono rimaste
secondo galileo: cambia nelle ultime due scene: galileo parla con andrea della sua abiura la causa è la sua paura, non la
difesa della verità. ora la ricerca di galileo è un impulso vizioso fine a se stesso non nobile. lo scienziato è responsabile
verso la scienza e verso la società. galileo non ha applicato la scienza e non ha aiutato la lotta di classe non ne ha
dispiegato il potenziale pratico e in base a questo si giudica una scienza.
se non avesse abiurato la fisica (riferimento a bomba atomica) sarebbe come il giuramento di ippocrate, invece ha
sottomesso la scienza ai potenti. implicazione sociale: se non avesse abiurato ora anche nelle piazze si parlerebbe di
astronomia (istruzione anche per gli umili) la terra ruota intorno al sole e così tutte le classi sociali
galileo presentato come antieroe colpevole si autocondanna per essersi piegato al compromesso a differenza di bruno
terzo galileo: rapporto scienza-scienziato: galileo si preoccupa del giudizio del mondo della scienza. il proprio lavoro,
qualunque esso sia, va fatto in modo etico lo scienziato ha ancora più responsabilità perché si occupa di sapere, il quale
desta il dubbio (richiede coraggio!). diffondere il sapere porta a interrogarsi sulla capacità di tutti di sopportare questo
dubbio. i molti vengono tenuti dentro la superstizione dai potenti affinchè siano facilmente dominabili, e ciò sembra
immutabile ma la scienza e il suo dubbio sono rivoluzionari! possono sovvertire gerarchia, per questo i potenti si
avvalgono di repressione e minacce. fare un passo indietro (come galileo) equivale a impedire che la scienza liberi
l’uomo. il progresso scientifico resta, ma la società non cambia scienza fine a se stessa inutile: dovrebbe sollevare la
fatica dell’esistenza umana, altrimenti implode e porta il male dell’uomo. galileo ha solo contribuito a creare “gnomi
inventivi” . si autoesclude dai ranghi della scienza per il suo tradimento, ma incluso in quelli della fede.
andrea gli dice che si è giudicato in modo troppo duro + chiede se dunque si debba rinunciare alla nuova era galileo gli
consegna i “discorsi” che lui porta illegalmente in oanda. giunto in germania gli chiedono se sia possibile volare come
fanno le streghe opera si conclude con lui che risponde che la scienza è solo al suo inizio.
parentesi su spinoza:
spinoza nell’etica critica il “pregiudizio dei pregiudizi” ovvero il finalismo rivolto agli uomini: è presente in tutte le
teologie e i culti lo trasformano in superstizione ne derivano tutti i pregiudizi esistenti. gli uomini suppongono che
dio diriga tutto verso il loro fine e maggior parte degli uomini lo accettano, e tutti sono propensi a pensare così perché il
finalismo è una conseguenza della convinzione umana di essere liberi nelle proprie scelte (deriva da immaginazione).
uomini pensano che i propri desideri siano dati dalla volontà perché non ne conoscono la vera causa. in realtà gli uomini
desiderano e agiscono in vista di un fine, ma vedono la causa finale come unica cosa davvero rilevante sbagliato.
inoltre uomo individua nella natura i mezzi che lo conducono a realizzare il loro fine, quindi iniziano a vedere tutta la
natura come predisposta per loro per raggiungere il fine. attribuiscono finalismo a natura quindi a dio, lo onorano in
diversi modi e si genera superstizione che poi è stata usata come mezzo di potere nel tempo. c’è una logica interna alla
superstizione, ma parte dai presupposti sbagliati. è molto radicata in sistema teologico giudaico e cristiano.
finalismo rovescia verità della natura e rende dio imperfetto.
altra prova che usa per criticare il finalismo è che non sa giustificare presenza di ciò che nuoce all’uomo: ci si appella
ad ignoranza di fini effettivi di dio.
tornando a galileo
critica al principio di autorita’:
la ricerca non si può subordinare all’autorità perché essa allontana dalla verità, quindi consumarsi sugli scritti degli altri
non renderà mai l’uomo un filosofo. esiste però un limite numerico dei buoni filosofi. è sbagliato criticare/prendere per
falsa una teoria solo perché ha pochi seguaci (eliocentrismo) filosofi buoni sono aquile: rari, volano in alto, soli, si
vedono e sentono poco, mentre gli stormi volano in basso tutti insieme.
mondi di carta = autorità. mondo sensibile= natura. l’esperienza è sufficiente per eliminare mille prove scritte sulla
carta.
dsms:
simplicio chiede se non ci si può basare su ari chi deve guidare filo?
salviati: una guida serve solo nei posti sconosciuti, non dove c’è la verità. dove c’è la verità la guida serve solo a chi
non sa vedere, che comunque è meglio che eviti. non bisogna allontanare del tutto ari, ma non prenderlo per oro colato.
è vergognoso sentir disputare citando testi solo per chiudere la bocca agli avversari quando si potrebbe argomentare
razionalmente
parentesi su bruno:
de l’infinito: bruno scrive che bisogna guardare con gli occhi dell’intelletto, ragionare, aprirsi alle varie filosofie perché
i loro punti di partenza sono sempre diversi vanno comparate e non ci si può credere ciecamente, bisogna
abbandonare affezione che ci porta ad affidarci ad atteggiamento condiviso dai più. persino aristotele lo diceva che
seguiamo la consuetudine. bisogan anche confrontare con il momento storico averroè vedeva la luce in aristotele
perché il suo era momento molto critico e aristotele era il massimo a cui si potesse aspirare.
tornando a galileo
per fare i filosofi servono sia ragione che esperienza, se studiamo solo aristotele siamo storici o dottori di memoria.
questo atteggiamento non c’è solo nello studio dei cieli ma nell’esperienza in generale.
distinzione: universo di bruno è immaginato, quello di galilei è percepito e deriva da matematizzazione esperienza.
galilei è importante non solo per le scoperte scientifiche ma anche per il metodo.
metodo: partire da esperienza sensibile purificata da errori dei sensi esperienza sottoposta a esame razionale. così
valorizza proprietà sottratte a dimensione soggettiva.
processo galileo:
il domenicano lorini accusa galileo davanti all’inquisizione per la posizione copernicana + la svalutazione delle scritture
in favore della scienza. manda la “copia originale” della lettera a castelli al cardinale (la lettera circolava molto in molte
copie) e spiega che va contro aristotele, tommaso e la scolastica va censurato!
galileo scrive a dini dicendo che la lettera è stata rimaneggiata solo per accusarlo (e allega quella “originale) ma in
realta’ l’originale è stata ritrovata alla rs ed è effettivamente molto radicale:
le scritture non hanno proposizioni che “sembrano diverse dal vero”, ma sono false
non “adombrano” i dogmi, ma li pervertono
caccini depone davanti al santo uffizio contro galileo: sa della lettera, galileo è eretico per eliocentrismo, teoria che
ripugna alla fede bisogna credere per vero contenuto delle scritture. galileo ha fama di cattolico, ma non lo
convincono le sue frequentazioni padovane (sarpi). inoltre ha una setta galileista.
piero dini a galileo copernico probabilmente non sarà proibito ma solo postillato: la sua dottrina presentata come
ipotetica + va contro non tanto giosuè quanto il salmo 18.
lettera a dini:
galileo spiega salmo xviii in chiave copernicana, usando un linguaggio che è un unicum e in chiave neoplatonica (sole
come fonte di vita…) uso strumentale: linguaggio condiviso da interlocutori. usato anche da keplero e copernico
inoltre copernico non si può leggere in chiave ipotetica, non accetta di essere attenuato. l’eliocentrismo è la base della
sua dottrina, o si accetta o si rifiuta tutta la dottrina.
bruno:
brecht parla di lui nella “vita di galilei” in più punti:
scambio tra galilei e procuratore di venezia si lamenta di cosa è stato fatto a bruno
galilei dice che luna è simile alla terra sagredo: anche bruno lo diceva!
sagredo: dov’è dio nel tuo universo? gal: in noi o in nessun luogo sagredo: lo dice bruno! perché p stato bruciato?
perché non l’ha saputo dimostrare
in realtà galileo non ne parla mai, anche se si vede che l’ha letto e ne riprende teorie. preferisce essere cauto. comunque
la cena copernicana è simile a cdc.
cena delle ceneri:
bruno parla con dei professori di oxford (sileni rovesciati, simbolo della censura di bruno ad oxford). sono spocchiosi e
condannano copernico senza averlo neanche letto. usano argomenti tradizionali: differenza con aristotele e scritture
per bocca del “mediatore” smitho. bruno risponde:
distinzione scrittura/natura: se gli dei avessero voluto insegnarci verità naturali da scritture (e non solo precetti morali)
le crederei vere, ma non lo faccio perché non è così.
distingue verità naturali da pratiche morali. rivelazioni e precetti morali accettati per fede, mentre verità naturali con
certezza (nota che fede può avere accezione negativa di superstizione, ma anche positiva, ossia fede filosofica, ovvero
presupposti metafisici) ma bisogna fare attenzione a non credere a tutto senza dimostrazioni ci si fa ingannare
rispetto a galileo pone dimostrazioni metafisiche e non scientifiche
i libri divini non riguardano natura ma legge e moralita’. invece ciò che in esse non riguarda moralità non è per forza
vero. nelle scritture la verità sarebbe pericolosa, non è comprensibile per tutti ma solo per i sapienti, mentre le scritture
sono rivolte alla moltitudine a cui forniscono una legge
legge e storia parlano un linguaggio comune, semplice, letterale, rivolto a tutti, mentre filosofia consiste nel creare
nuove interpretazioni del linguaggio non accessibile al volgo. il volgo ha bisogno di legge per essere morale, il
saggio no.
cita al ghazali e averroè estendendo concetto di legge anche ad altre religioni
la legge non parla di etica in generale, ma di cose specifiche: convitto, profitto comune, pratica per la conversazione
umana, mantenimento pace, aumento repubbliche dimensione collettiva e civile
per i profeti sarebbe stolto parlare secondo verità e non comodità. per questo salomone parla di geocentrismo, e fa bene:
se avesse detto il contrario avrebbe creato confusione e in quel caso la verità era ininfluente. volere che il volgo capisca
la verità è come volere che una mano abbia la vista
tuttavia ci sono luoghi in cui non si parla di verità naturali, ma anche luoghi indifferenti (ossia che non mostrano una
legge), luoghi di confine in cui la scrittura non parla al volgo ma c’è un margine di verità (metaforica, come nei poeti),
che bisogna saper leggere si apre possibilità di incontro tra teologia e filosofia. cita come esempio il libro di giobbe
(quello in cui questi luoghi sono più numerosi) che ha ambito divino e teologico, ma anche filosofico, congeniale a
filosofia di bruno giustamente mosè lo collega alle leggi.
bruno lo usa per la sua filosofia nella cena e in “de l’infinito”:
“dio fa regnare dominio e terrore, pace nei luoghi altissimi” armonia del cosmo nella vicissitudine, dettata da
rapporti tra astri animati, o fuochi (soli) o acque (terre) che si avvicinano e allontanano per preservare la propria vita
“voglio mettere la mia vita sulle mie mani” e “l’ippopotamo si sdraia all’ombra del loto” l’ombra non è
inconsistente, ma è punto di passaggio tra luce e tenebra. può anche essere positiva: protegge e attenua la luce. gli
uomini sono “ombre profonde” e possono muoversi verso luce o buio. ma l’uomo ha la mano per costruire e
comunicare con dio
sapienza (trattate in orazione all’uni e “de immenso”) giobbe 28,12 “cos’è la sapienza, dove nasce, come la usa
uomo?” assoluta è nascosta agli uomini, ma uomo può vederne attraverso natura e gli astri. per giobbe la buona
teologia, moralità e naturalità permette all’uomo di avere rapporto con dio
vicissitudine “de magia naturalis”: spiriti trasmigrano da corpo a corpo, come sostengono pitagorici, platone, origene
anche uomini sono “demoni” e consapevoli di ciò i teologi chiamano la vita “passaggio” con “teologi” intende
giobbe che definisce vita come “milizia”. ogni trasmigrazione rientra in vicissitudine necessaria che può portare a
miglioramento o decadenza
scrittura si apre a più interpretazioni cdc: è in mano a sette diverse con diverse interpretazioni interne, ognuna la
interpreta a proprio favore arrivando a posizioni opposte rovesciano il messaggio (no al posto di si) esempio di
orione che usa il linguaggio luterano. cabala: es. dell’asino, per cristiani indica sottomissione ed è positivo, per bruno
negativo: ignoranza e passività.
è possibile forzatura della scrittura, ma anche interpretazione corretta da parte di filosofia non va temuta se capace di
civile conversazione. favorisce la religione dando un’immagine corretta di dio (non aristotele e tolomeo, che accecano
intelletto umano ed esercizio pratico)
de infinito i dialogo i teologi dotti non ostacolano la libertà di pensiero filosofico, perché filosofi civili favoriscono
religione. entrambi sanno che la fede serve ad educare popoli rozzi, mentre filo serve a sapienti che già si sanno
governare divario.
ma bruno si spinge oltre: anni di londra, è in contatto con elisabetta i + sa di tensioni dovute ai puritani (radicali ed
eversivi) vs anglicani. problematizza la distinzione tra ambito filo e teol. perché può essere pericolosa. la religione si
espande in tutti gli ambiti e alimenta la decadenza. scrittura smette di essere una legge. spaccio: obiettivo di
rinnovamento religioso e civile, rivolto a elisabetta.
religione dà leggi civili e morali x coesione e pace, qando viene meno perde il diritto di legiferare, e il filosofo deve dire
la sua in materia anche se non è sua materia.
recupera machiavelli: ok che ci sono dibattiti teologici, ma il primo obiettivo della religione è la moralità dottrina
luterana che si diffonde è nociva perché svaluta le buone opere con predestinazione, toglie ambito morale. inoltre toglie
sfera pubblica con interiorizzazione. rovesciamento! gli uomini della riforma in realtà deformano: portano discordia,
innalzano al cielo cose perverse, disprezzano leggi e relazioni, cancellano tutto ciò che cattolici avevano fatto di buono
(chirone).
nello spaccio gioca col lessico dei contrari. crea gerarchia di vizi (più gravi sono quelli pubblici).
pars construens: religione buona ha due archetipi:
religione romana secondo machiavelli (ripresa da tito livio). crea vincolo sociale e civile, esalta virtù civili, impegno,
attività. la legge civile è prodotta da uomini ma discende da quella divina. la religione deve promuovere azioni morali
reciproche tra uomini, attraverso virtù esemplari, non come quelle cristiane. non deve innalzare statue a chi non ha fatto
cose utili, ma a chi ha giovato alla comunità. sofia dice che il popolo romano fu amato dagli dei. i romani si sono
avvicinati agli dei con le loro virtù santità sta nell’agire politico ma comprende nelle virtù anche virtù cristiane
(magnanimità, giustizia, misericordia). bruno si spinge ad usare il termine felicita’ civile. legame orizzontale tra uomini
egitto: capaci di comprendere gli dei nella natura, erano religiosissimi elogio della religione “magica” ma non
idolatrica (mentre cristianesimo sì!). la divinità è impenetrabile ma si mostra nella natura usa lessico della luce
(lucrezio). si mostra in cose grandi e piccole, adattandosi a capacità di ricezione. egizi lo avevano capito, rendevano
sacri gli animali, adorando dei in essi, e facendo la spesa. dalla natura risalivano a dio. le cerimonie naturali non erano
fantasie, ma voci vive che si facevano ascoltare da dei, non per ottenere vantaggi, ma leggi. legame verticale cn gli dei.
ma quel modello è perso ora valorizzati i riti di una religione folle e idolatra. ma ci sarà una nuova apocalisse per
tornare all’antico volto
buona religione recupera:
modella romano/egizio adattato al tempo
rapporto corretto col divino
ritorno a una giustizia non “sola fide”
spaccio è dedicato a elisabetta i, che bruno incita a seguire i suoi consigli: assumere potere religioso liquidando gli
estremisti, e alleandosi con enrico iii. elisabetta non la prende bene.
dopo lo spaccio:
ricerca consenso altrui attraverso “magia” della parola
religione: semplificata e ridotta a “non fare all’altro…” perché tutti siamo uguali in virtù di sostanza
3. spinoza.
in lui a differenza degli altri autori il confronto con le scritture non è episodico, ma sistematico e legato sia al suo
pensiero che alle contingenze storiche.
per un ripasso del suo pensiero vedi sopra (oppure gli appunti sul quaderno)
l’immaginazione porta on sé passioni, profezia e superstizione religiosa ciò avviene non solo a livello individuale,
ma anche collettivo/di un popolo (che è composto da individui). alcune superstizioni collettive che riguardano il
rapporto dio-mondo-uomo:
dio ha caratteristiche umane
libera creazione del mondo da parte di dio
dio interviene in natura sospendendo le leggi miracoli
dio può comunicarsi all’uomo con segni e parole ma allora le scritture contengono una forma di verità? ttp cap 12:
comprendere la mente dei profeti (scritture) è diverso da comprendere quella di dio (verità)
dio finalistico come si sviluppa questo pregiudizio?
riguardo all’ultimo punto, spinoza fa una “ricostruzione genetica” (senza giudicare). l’immaginazione umana è una
forma di conoscenza erronea e limitata + l’uomo ha desideri di cui non conosce la causa. crede di essere libero dai
desideri, ma di muoversi verso di essi in quanto finalita’. poi proietta questa visione su dio, attribuendogli finalismo: dio
ha creato la natura per i fini dell’uomo, a misura d’uomo. errore: stabilisce un sistema di parti errate, ma coerenti tra
loro esempio principale è sistema giudaico-cristiano.
rapporto etica-ttp:
nell’etica spinoza usa filosofia per mostrare vera natura di dio, nel ttp cerca genesi, origine storica e senso di dio e
scritture nella storia.
presentazione ttp a oldenburg: spinoza lo ritiene un testo su esegesi biblica, spinto da:
ostacolo dei teologi all’etica
allontanare accuse di ateismo (spinoza ha la giusta concezione di dio)
affermare libertà di pensiero ed espressione
oldenburg lo aveva avvisato riguardo all’ etica di fare attenzione a non mettersi sotto i teologi, e di inviargliela “di
nascosto”. spinoza risponde che voleva pubblicarlo, ma si sparge la voce (la spargono i teologi) che vuole pubblicare un
testo ateo ha rimandato l’edizione (che poi sarà postuma). invece pubblica ttp.
intanto in olanda:
situazione complessa a livello:
di politica interna: scontri tra repubblicani (guidati da de witt) e monarchici (guidati da orange), e tra cattolici liberali e
calvinisti ortodossi. il problema è che mentre il potere politico spetta a “gran pensionario” degli stati generali, quello
militare spetta allo statholder. gran pensionario: eletto per 20 anni de witt. statholder è carica ereditaria degli orange dal
1631 (appoggiati da calvinisti) equilibrio instabile. orangisti: esercito, chiesa calvinista, masse popolari (ceti bassi).
repubblicani: sette religiose minoritarie, borghesia liberale. spinoza ha rapporto con de witt, che lo accoglie in olanda e
stipendia. quando gli orange sono appoggiati dai calvinisti predominio monarchia.
in quel periodo la repubblica è minacciata spinoza stava scrivendo l’etia, ma si interrompe per scrivere e pubblicare
ttp per difenderla. nel capitolo 20 c’è “l’elogio di amsterdam” in cui difende l’esperienza repubblicana: permette
tolleranza libertà d’espressione. essa non è pericolosa, censura sì usa amsterdam come esempio. le crisi religiose
invece nascono da libidine di potere, non da amore per verità legato anch’esso alla censura. denuncia i danni della
superstizione sulla politica. la democrazia invece non è solo una forma di governo, ma anche di razionalitàche si oppone
alla superstizione
politica estera: guerra contro l’inghilterra. nel 1672 olanda invasa dalla francia (alleata dell’inghilterra). de witt si
dimette dopo che il fratello viene imprigionato ed esiliato. mentre lo va a trovare viene linciato e ucciso. fine esperienza
repubblicana. spinoza parla di barbarie e parricidio + perde il suo mentore.
ttp viene pubblicato a gennaio, bandito in estate.