Sei sulla pagina 1di 4

Nonostante lassenza di un pensiero evoluzionista nellepoca in cui egli scrive, David Hume si propone, con il Trattato sulla natura

umana pubblicato nel 1739, di introdurre il razionalismo proprio del metodo sperimentale anche in campo morale, di trasformare letica in una scienza rigorosa, approdando, cos, a soluzioni teoriche per certi versi affini a quelle poi introdotte da Darwin oltre un secolo pi tardi. In particolar modo, la possibilit che lesperienza, anzich limitarsi a introdurre i materiali che saranno poi adoperati da facolt gi formate, contribuisca essa stessa a plasmare le capacit morali, modellando le strutture mentali che costituiscono la base per lazione nel mondo, rintracciabile nellopera scientifico-filosofica di entrambi i pensatori. Cade, cos, la barriera posta dalla filosofia precedente tra conoscenza a priori e a posteriori, innata e acquisita, attraverso la formulazione di un modello che prevede linterazione tra il piano dellesperienza storica speciespecifica e dellesperienza individuale. Ulteriore conseguenza del discorso di Hume , peraltro, leliminazione dello iato tra mente umana e mente animale, le cui capacit sono ritenute inferiori di grado, ma non di genere. Hume considera, innanzitutto, i giudizi morali alla stregua di sensazioni, percezioni del mondo. Ogni giudizio morale per esser tale necessita dellinterazione di un agente, un destinatario e uno spettatore che emetta il giudizio. In particolare, un atto compiuto dallagente nei confronti del destinatario provoca una reazione sia in questultimo che nello spettatore. Questi si rende indirettamente compartecipe dello stato sentimentale generato nel destinatario attraverso la simpatia, definita quale attitudine allimmedesimazione nellaltro capace di favorire laltruismo e evitare la violenza. Il sentimento provato dallo spettatore convertito, a seconda che sia positivo o negativo, in una valutazione delloperato dellagente che lo assegna alla categoria di virt nel caso dellapprovazione, di vizio nel caso della disapprovazione. Luomo, secondo Hume, dotato di un innato senso morale che gli fornisce gli strumenti per effettuare giudizi ragionati, impliciti e immediati, senza un ragionamento consapevole, la ragione e deve solo essere schiava delle passioni, e non pu rivendicare in nessun caso una funzione diversa da quella di obbedire loro e servirle. Gli scienziati, in effetti, hanno di recente riconosciuto la scarsa importanza del ragionamento morale conscio nella formulazione di un giudizio, il quale il pi delle volte riflette una giustificazione post hoc o una razionalizzazione di pregiudizi o convinzioni preesistenti. Come per Hume, sarebbero le nostre emozioni a fornirci il codice per decidere ci che giusto o sbagliato, il vizio e la virt non sono qualit insite nelle persone a cui il linguaggio le ascrive, ma sentimenti dello spettatore [] Quando definite malvagia unazione o un carattere, non intendete dire nientaltro che, data la costituzione della vostra natura, voi provate un senso o un sentimento di biasimo nel contemplarli. Sorge, a questo punto, il problema della definizione del meccanismo che determina la

natura propria di un individuo da cui dipendono i sentimenti morali e del passaggio da giudizi individuali a leggi generali dellagire morale. Le scelte morali, infatti, non sono lesito di un calcolo logico sulle propriet morali del mondo esterno, n il risultato dellimposizione dallalto di principi di una ragione astratta, ma il frutto di costumi acquisiti, da un lato, dalla specie e, dallaltro, dagli individui. La complessa esposizione della causalit fornisce spiegazione alla formazione dei principi regolativi dellazione costituiti dai costumi sociali, che andando a depositarsi nel senso morale degli individui costituiscono la base del loro operare. Linferenza da una causa ad un effetto, innanzitutto, non deriva dallesperienza empirica, n dalla ragione, non propriet degli oggetti osservati, ma proviene da certi principi che associano tra loro le idee di questi oggetti e le uniscono nellimmaginazione, dalla determinazione della mente a passare spontaneamente da un oggetto ad un altro. Tali principi in grado di fissare uno dei possibili modi associativi, facendo riposare la mente in una determinata credenza, sono detti costumi. Le credenze, invece, costituiscono dei criteri di carattere implicito e immediato per lazione e la valutazione, per lo sviluppo di un sistema morale. Ogni credenza segue immediatamente, senza nuovi ragionamenti, unimpressione presente ed conseguenza della sedimentazione di un costume attraverso la ripetizione nel passato di una determinata associazione. Il principio di causalit (costume) deriva, perci, dallabitudine, dal compimento ripetuto delle inferenze causali (associazioni) che rende gli individui capaci di compiere anticipazioni utili per la sopravvivenza (credenze), in quello che pu essere descritto come un vero e proprio processo di adattamento. La causalit la sola relazione che pu informare la mente dellesistenza di ci che non presente ai sensi, ed , perci, maggiormente in grado di muovere la credenza o lazione, di generare, quindi, un bagaglio implicito di conoscenze che consenta di orientarsi nel proprio mondo biologico e sociale. Tramite la maggiore forza che la credenza imprime alle idee, infatti, gli oggetti esterni con cui un individuo si trova a interagire tenderanno in maggior misura a suscitare le passioni e le motivazioni che vi sono abitualmente connesse. Il principio del costume non concerne soltanto lambito strettamente conoscitivo, ma presenta, appunto, come effetto ulteriore la costituzione di inclinazioni verso certi oggetti che facilitano il compimento di certe azioni. Le credenze, infatti, sono in grado di sollecitare le motivazioni usualmente collegate a certi oggetti, producendo negli individui degli impulsi ad agire. Alla base del senso morale umano vi sono il piacere e il dolore suscitati da certi oggetti, che grazie alle ripetute interazioni in societ giungono a costituire la fonte di distinzione tra bene e male morale, dunque motivazioni in grado di influenzare gli individui. Il piacere deriva non soltanto da una determinata

interazione con loggetto, ma anche dalla facilit della ripetizione indotta dal costume, il quale rafforza e stabilizza le passioni, le motivazioni ad agire in un certo modo, legate ad un oggetto. Tra le inclinazioni abitudinarie verso gli oggetti, si formano veri e propri valori e criteri di preferenze descrivibili come sentimenti morali, ovvero costumi rafforzati e regolati dalle continue esperienze in societ. Nel caso in cui unesperienza legata ad un oggetto abbia provocato piacere o dolore, labitudine fa s che si formi un costume in grado di generare nei confronti di quelloggetto una determinata credenza con le relative passioni; se al piacere o al dolore sono associati lutilit o il danno sociale nellambito di una convivenza, la comunit intera deriva da essa, con la ripetizione, un sentimento morale, ovvero una struttura costante del pensiero acquisita dalla specie attraverso un processo graduale di selezione. Questi istinti vengono cos a costituire la capacit di distinguere tra vizio e virt e formulare giudizi morali corrispondenti di approvazione e disapprovazione. La differenza tra piacere e virt o tra dolore e vizio sta nella dipendenza di questi ultimi dalla trama delle relazioni sociali. Se piacere e dolore sono tali solo in relazione allindividuo che ne fa esperienza, vizio e virt si determinano a partire da uno spettatore esterno allazione in cui producono sentimenti di odio o amore nei confronti dellagente, il quale a sua volta prova umilt o orgoglio. Esiste, perci, un ulteriore meccanismo in grado di rendere ciascun essere individuo sensibile al giudizio altrui: la simpatia. Il principio in base al quale sono certi costumi morali e non altri a divenire oggetto di sedimentazione, quindi generatori di credenze, , come abbiamo visto, quello dellutilit sociale, analogo alla capacit di adattamento darwiniana. Come per Darwin, infatti, la nascita di sistemi morali implica necessariamente la presenza di un assetto sociale in cui le interazioni fra individui siano frequenti. Le regole della giustizia, ad esempio, dipendono dalla condizione particolare in cui luomo si trova e devono la loro origine allutilit che presentano per la vita di una societ umana. La necessit della giustizia per mantenere in vita la societ il solo fondamento di questa e cos vale per ogni altra virt. Hume, dichiaratamente, spoglia la morale dell abito malinconico del quale lhanno rivestita molti teologi ed alcuni filosofi; e non viene alla luce se non gentilezza, umanit, beneficenza e affabilit [] Essa dichiara che il suo unico scopo di rendere i suoi seguaci e tutti gli uomini, in ciascun istante, della loro esistenza, per quanto possibile felici e contenti. I sentimenti morali, non spingono alla ricerca del proprio piacere, ma poich sociali, sono essi stessi fonte di piacere: la sussistenza della societ conseguenza di istinti sociali connaturati alla specie e come tali favorevoli alla societ. Quello dellutile non , per, un criterio esplicito di preferenza, ma un criterio a sua volta sedimentatosi. Il senso morale si configura, infatti, come il frutto di una storia passata di preferenze e di una selezione di abiti benefici poi stabilizzatisi in istinti. Nessun calcolo di tipo utilitaristico

prospettato da questo modello, poich i criteri di giudizio morale sono sedimentati nel bagaglio della specie e vengono dunque attuati assolutamente senza bisogno di alcun ragionamento: la condotta rivolta al bene della societ istintiva in me (come conseguenza e non come causa che mi d piacere). Oltre allesperienza storica di una societ, contribuiscono, comunque, alla definizione dei sistemi morali in primo luogo, ma anche alla modificazione del senso morale, le esperienze individuali dei membri della comunit. In primo luogo, infatti, la capacit morale non mai necessitata a declinarsi in specifici sistemi morali, che al contrario saranno definiti nellinterazione, sempre contingente, fra la struttura biologica che sostiene le nostre abilit, e le contingenze presenti di volta in volta mutevoli. La diversit dei sistemi etici pu essere, perci, spiegata attraverso il concorso di tali contingenze e di istinti impiantati nella natura umana. Il senso morale, consolidatosi storicamente, ha bisogno per esplicarsi di un contesto di interazioni sociali in atto, in cui individui unici possano compiere le proprie scelte. E proprio questultimo tratto, definibile come presenza di un insieme di comportamenti inediti che caratterizzano in particolare luomo suscettibili a loro volta di consolidarsi in costumi, che permette di descrivere la relazione fra esperienza individuale ed esperienza storica come un incessante flusso dinformazione che dal livello individuale pu essere trasferito al livello della specie mediante un processo di carattere selettivo, e da questultimo poi adoperato per realizzare nuove esperienze e permettere nuove acquisizioni.

Potrebbero piacerti anche