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From: G. CIFANI, Larchitettura romana arcaica.

Edilizia e societ tra Monarchia e Repubblica, Roma: LErma di Bretschneider, 2008, pages 80 109.

30. TEMPIO DI GIOVE CAPITOLINO Il tempio di Giove Capitolino ledificio pi importante del periodo arcaico e, insieme alle mura urbane, lopera di maggior impegno dellet dei Tarquini; la sua memoria si trasmessa inalterata dallantichit allepoca moderna182. Di seguito vengono riportate separatamente le fonti letterarie da quelle archeologiche su cui vengono basati i modelli ricostruttivi.

- Le fonti letterarie Il voto della costruzione del tempio viene attribuito in maniera pressoch concorde dalla tradizione letteraria a Tarquinio Prisco allepoca della guerra contro i Sabini (Cic. rep. II.20.36; Liv. I.38.7; I.55.2; Dion. Hal. III.69.1; IV.59.1; Plut. Publ. XIV.1; Tac. hist. III.72). Nellarea capitolina destinata al cantiere insistevano gi: templa (Serv. Aen. 9.446), arae (Varro ling. V.74), fana sacellaque deorum (Liv. I.55.2; Fest. 160 L; Lact. inst. I.20.38) relative a culti pi antichi, alcuni dei quali risalenti a Tito Tazio e a Numa (Varr. Ling. V.74; Aug. civ. 4.23). La loro exauguratio sarebbe stata effettuata dallaugure Attus Navius (Dion. Hal. III. 70.1); solo i culti di Terminus, Iuventas e Mars avrebbero rifiutato di cedere loco (Aug. civ. 4.23) e furono quindi inglobati nel tempio della triade capitolina (Dion. Hal. III.69.5; Aug. Civ. 4.23). Tarquinio Prisco avrebbe quindi dato inizio ai lavori che si sarebbero svolti negli ultimi quattro anni del suo regno (583-579) e avrebbero comportato la realizzazione di un terrapieno cinto da un grande muro di sostruzione, su cui si sarebbero impostate le fondamenta (Dion. Hal. III.69.1-2; IV.53.1; Liv. I.38.7; Tac., hist. III.72; Eutr. I, 6); lo stesso monarca avrebbe commissionato la statua di culto al coroplasta veiente Vulca (Varro in Plin. N.H. XXXV.45.157). La costruzione del tempio venne ripresa per solo da Tarquinio il Superbo che, per finanziare il cantiere, utilizz il bottino frutto del saccheggio delle citt latine di Suessa Pometia, e Apiolae, mentre la manodopera sarebbe stata reclutata in parte a Roma (Liv. I.56.1) e verosimilmente nel Lazio, come rivela una fonte tarda sullimpiego di un contingente di fabri coacti dalla citt di Cora (Gloss. ps. Plac. f f5)183, nonch dallEtruria, per gli artisti e gli artigiani specializzati nella decorazione coroplastica (Liv. I.56.1; Plut. Publ. XIII.1; Fest 342 L; Serv. Aen. VII. 188). Il costo delloperazione, finanziata ex manubiis, viene quantificato dallo storico L. Calpurnio Pisone (fr. 16 P) in 40.000 talenti di argento e, pi verosimilmente da Fabio Pittore (fr. 10 J ) in 400 talenti equivalenti a 40.000 libbre, secondo una stima preferita anche da Livio (I.55.88-89) e poi ripresa da Dionisio di Alicarnasso (Dion. Hal. IV.50.4-5) e da Plutarco (Plut. Publ, XV.3). Linaugurazione del tempio sarebbe avvenuta nel 509 a.C. ad opera del primo console della repubblica: M. Horatius Pulvillus (Polyb. III.22.1; Cic. dom. XLIV. 139; Liv. II.8.6; VII.3.8; Dion. Hal. V.35.3; Plut., Publ. XIV.2 ; Cass.Dio III, fr. 13.3-4; Tac. Hist. III.72) Secondo una preziosa testimonianza di Dionsio di Alicarnasso (Dion. Hal. IV. 61.3-4) il tempio aveva un perimetro di 800 piedi, con ogni lato di quasi 200 piedi, una differenza tra lunghezza e larghezza di soli 15 piedi, un triplo ordine di colonne sulla facciata, tre celle di cui quella centrale era dedicata a Giove (Dion. Hal. IV.61.4), quella destra a Minerva (Liv. VII.3.5), quella sinistra a Giunone (C.I.L. VI, 32329.9). Vitruvio (III.3.5) inquadra il tempio tra quelli in aerostylis, ovvero tra i templi tuscanici con intercolumni ampi e colonne dal diametro di un ottavo della loro altezza e ne ricorda la ricca decorazione coroplastica.

182 Sintesi schematica sul monumento, con riferimenti alle fonti letterarie, epigrafiche e numismatiche: TAGLIAMONTE 1996 e DE ANGELI 1996 con bibl.; per una rassegna completa delle fonti letterarie: (L. Da Riva) FONTES VI.2, pp. 274-344. 183 Sullargomento vedi: PALOMBI 1997 b.

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Una grandiosa quadriga fittile con Iuppiter, opera di artisti veienti, era posta sul tetto delledificio come acroterio centrale (Plut., Publ. XIII.2-4; Plin. N.H. XXVIII.2.16; Fest. 342 L) e fu sostituita con una di bronzo solo nel 296 a.C. (Liv. X.23.12); sempre sul tetto era posta la statua acroteriale di Summanus, colpita da un fulmine nel 275 a.C. (Cic. div. I.10.6). Il tempio comprendeva anche dei sotterranei dove, entro un contenitore di marmo, erano custoditi i libri Sibyllini (Dion. Hal. IV.62.5), mentre in ulteriori ambienti ipogei sottostanti larea capitolina erano le favisae contenenti ex voto e statue di culto da edifici religiosi in disuso (Gell. II.10; Fest. 78 L; Plac. Gloss. V. 22.1.). Il tempio arcaico sembra sopravvivere pressoch inalterato fino allet tardo-repubblicana, se si eccettua la notizia di parziali modifiche, quali la pavimentazione delle celle in opus scutulatum nel 149 a.C. (Plin. N.H. XXXVI.61.185) o il rivestimento del tetto con tegole di bronzo dorato (Plin. N.H. XXXIII.18.57) Nell83 a.C. un esteso incendio distrusse completamente il tempio, la cui ricostruzione iniziata da Silla (Val. Max. IX.3.8; Tac. hist. III.72.3) fu terminata da Q. Lutatius Catulus che ridedic il tempio nel 69 a.C. (Cic. Verr. II.4.69; Liv. perioch. 98). Il tempio tardo repubblicano, per motivi di conservatorismo religioso, fu ricostruito delle stesse dimensioni, pianta e ordine di quello precedente (Dion. Hal. IV.61.4; Tac. hist. III.72.3) e finanche il progetto di Q. Lutatius Catulus di abbassare larea capitolina circostante il podio, in modo da rendere pi slanciato lintero edificio e allungare la scalinata di accesso, fu impedito dalla presenza delle favisae (Gell. II.10). Nella seconda met del I secolo a.C. ulteriori restauri furono promossi da Cesare (Cass. Dio. XXXVII.44.1-2) e da Augusto (R.Gest. d.Aug. 20.1). ( Nel 69 d.C. il tempio fu distrutto per la seconda volta da un incendio, durante gli scontri tra Vitelliani e seguaci di Vespasiano (Stat. silv. V.3.195-200; Plin. N.H. XXXIV.38; Fl. Ios. bell. Iud. IV.11.4; Tac. hist. III.71-72; IV.54.1-2)184; la ricostruzione successiva fu curata da L. Iulius Vestinus e ripristin la struttura nella forma originaria, fatta eccezione per laltezza delle colonne che venne aumentata (Tac. hist. IV.53.1-4). Nell80 d.C. il tempio venne distrutto da un ulteriore incendio (Cass. Dio. LXVI.24.1-2; Plut. Publ. 15.3) e la ricostruzione, iniziata sotto Tito, venne ultimata da Domiziano che impieg colonne di marmo pentelico per lalzato (Plut. Publ. 15.4.) e rivestimenti doro per un valore di 12.000 talenti (Plut. Pobl. XV.3). La struttura, ancora ammirata per il suo splendore nel IV secolo d.C. (Amm. XVI.10.14; Auson. XI.19, 14-17), cominci ad essere spoliata sul finire dello stesso secolo da Stilicone, il quale asport le lamine auree che ricoprivano le porte del tempio (Zos. V.38.5); poco dopo ne viene ricordato lo stato di abbandono (Hier, epist. 107.1). Lultima dedica doro al tempio risale al 425 d.C. (Cod. Theod. XI.1.34) e nel VI secolo d.C. ledificio ancora descritto come una delle pi grandi opere del mondo (Cassiod. var. VII.6.1), nonostante le asportazioni registrate anche ad opera di Genserico nel 455 (Procop. bell. Vand. I.5.4) e quindi di Narsete nel 571 d.C. (MGH, AA IX, 336, 714).

- Gli scavi e gli studi Una storia degli scavi del tempio di Giove Capitolino ancora lungi dallesser scritta e nulla sappiamo inoltre sulle variazioni avvenute al monumento nel corso del Medio Evo185.

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Sullepisodio, inquadramento delle fonti in: BARZAN 1984 con bibl. Per un primo tentativo di sintesi: MAES 1900; ulteriori dati in: DE ANGELI 1996, pp. 152-153 con bibl.

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Recuperi di importante materiale architettonico sono segnalati sulla sommit del Capitolium fin dalla met del XV secolo, ma tra il 1544 e il 1546, con la costruzione del Palazzo Caffarelli che prende avvio la demolizione sistematica delle strutture del tempio e di quanto rimaneva dellapparato decorativo marmoreo, proseguito ulteriormente nel XVII secolo quando vennero asportati ben 14 filari del podio186. Disegni delle fondazioni del tempio furono effettuati gi dal XVII secolo187, ma solo nel 1865, in seguito allacquisto da parte dello stato prussiano dellex Palazzo Caffarelli, vengono avviati i primi lavori edilizi su larga scala in tutto il complesso, che riportarono alla luce unestesa porzione del podio; per disposizione dellambasciatore di Prussia, il Barone dArmin, la documentazione e valorizzazione degli scavi fu affidata a Pietro Rosa, mentre il rilievo fu eseguito dallarchitetto viennese Hauser188. Negli anni successivi al 1870, con la proclamazione di Roma capitale dItalia ed il moltiplicarsi di scoperte archeologiche legate al rinnovamento urbanistico della citt, cresce linteresse per il tempio di Giove Capitolino, i cui resti, per la loro particolare ubicazione in una sede extraterritoriale quale lambasciata Prussiana, ricevono lattenzione congiunta di studiosi tedeschi e italiani. Del 1875 il primo articolo sul tempio di Giove da parte di Rodolfo Lanciani che, dopo aver correttamente localizzato ledificio sulla sommit del Capitolium anzich sullArx, presenta anche la scoperta di un

Per un breve elenco dei ritrovamenti: -1447: Poggio Bracciolini nel De varietate fortunae ricorda sulla sommit del Capitolium ...plurimas confractas colonnas (LANCIANI 1989, p. 69). -1461: notizie generiche relative allattivit di spoliazione di edifici antichi sul mons Capitolinus da parte di manauali e marmorari, allepoca del pontificato di Pio II. -1469: Francesco di Giorgio Martini, autore di una pianta fantastica del Capitolium (Torino, Bibl. Reale, Cod. Saluzziano 148, fol. 82) accenna allesistenza di propilei nella fronte ovest del tempio con la seguente postilla: poticho del chapitolio rinctro a chasa Savelli che in tpo di Paulo (II) la pta et ptico ruinato et dispogliato fu (LANCIANI po 1989, pp. 91-92). -1520: attivit di spoliazione sul mons Capitolinus della banda di devastatori capitanata da Franceschino da Monferrato (LANCIANI 1989, pp. 253-254). -1524: Marliano (Topogr. 11, 5, a 1544), descrive le fundamenta (Capitolii) in ea parte (montis) quae ad theatrum Marcelli vergit (LANCIANI 1989, p. 276). - Inizi XVI secolo: disegno attribuito ad Antonio da Sangallo il Vecchio di un frammento di cornice rinvenuto nella vigna di janpietro chaferelglj (HLSEN 1888, pp. 152-155). - 1534-1549 (pontificato di Paolo III): descrizione del Marliano alla pagina 36 delledizione in volgare del Barbarasa: Erano le mura (del Capitolium) di pietre quadre, come chiaramente si conosce per gli avanzamenti delle rovine, che vi si veggono, e per le pietre, che d nostri, si son cavate d suoi fondamenti, le quali sono di tanta grdezza, chegli d d non gran fatto che glantichi di quel tempo si meravigliassero de la smisurata grandezza de le mura del Campidoglio (LANCIANI 1990 a, p. 99). -1534-1539 (pontificato di Paolo III): Pirro Ligorio, Torin. XV, 167 riguardo larea del tempio di Giove testimonia che le colonne erano di marmo Pentellesio, ma come havemo veduti alcuni suoi fragmenti erano nove piedi grosse di diametro, portate per lopera del santissimo tempio di S. Pietro (LANCIANI 1990 a, p. 99). -1544: licenza di scavo e recupero materiali rilasciata per larea compresa ... a scalis Ecclesie sancte marie de aracelis usque
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ad plateam Capitolij (LANCIANI 1990 a, pp. 99-100). -Gennaio 1545: recupero di un frammento di colonna da parte di Ms. Giovanni Pietro Caffarelli nel giardino del palazzo dei Conservatori, poi documentato da Antonio da Sangallo il Giovane (Firenze, Uffizi, scheda 1215; HLSEN 1888, pp. 151-152; LANCIANI 1990 a, p. 99). -1544-1546: i Caffarelli vendono alla fabbrica di S. Pietro, come materiale edilizio, grandi rocchi di colonne marmoree e 24 carrettate di marmi dalle propriet sul Campidoglio (CASCIOLI 1921, pp. 372-373). -1550-1555 (pontificato di Giulio III): testimonianza di Flaminio Vacca: Me ricordo sopra il monte Tarpeo al pallazzo dei Conservatori, verso le carceri Tulliane, esservisi cavati molti pilastri di marmo statuale, con alcuni capitelli tanto grandi, che in uno dessi io vi feci il leone che mi fece fare Ferdinando Granduca di Toscana nel suo giardino alla Trinit del Monte Pincio; e delli suddetti pilastri il cardinale Federico Cesis ne fece fare da Vincenzo de Rossi tutte le statue et profeti che al presente si trovano in Santa Maria della Pace alla sua cappella (VACCA 1594, n. 65; HLSEN 1888; LANCIANI 1990 a, p. 99; 1990 b, pp. 76-77; 1992, p. 114). -1630: i Caffarelli demoliscono quattordici filari del tempio di Giove (cfr. Bartoli, mem. 111 in: LANCIANI 1994, p. 146). 187 Si vedano in particolare: FABBRETTI 1683; NOLLI 1748, n. 979; PIRANESI 1756, tav. XLIIII; 1762, tav.XXVI. 188 ROSA 1865 b; rilievo edito in: Monumenti dellInstituto di Corrispondenza Archeologica, vol. VIII, tav. XXIII.2.

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frammento di colonna scanalata riferito alla ristrutturazione domizianea ed inquadra i resti del podio riferendoli alle fortificazioni urbane arcaiche scoperte in quel periodo; gi in questo studio viene avanzata la tesi che le dimensioni del tempio non abbiano subto variazioni nelle dimensioni a partire dallet arcaica fino a quella imperiale, ad eccezione forse per laltezza189. Segue lanno successivo uno studio del Jordan che presenta la relazione tecnica dellarchitetto Ludwig Schupmann sui resti e le dimensioni del tempio e precisa le misure del frammento di colonna domizianea rinvenuta lanno precedente ipotizzando un diametro non superiore a due metri allimoscapo190. Il dibattito sulle dimensioni del tempio e sul sistema metrico adottato proseguir negli anni successivi, alimentando un filone di ricerca pressoch autonomo191. Nel Dicembre 1882, durante lavori per la posa in opera di cavi, viene individuato ad est del tempio un cospicuo tratto di muratura in opera quadrata, forse relativa alle sostruzioni dellarea capitolina192. Nel 1888 la pubblicazione, da parte di C. Hlsen, del disegno di Sangallo il Vecchio di un frammento architettonico puntualizza alcuni aspetti tecnici dellalzato, in particolare: luso di trabeazioni lignee sopravvissuto fino allet imperiale e la possibilit di cornici architettoniche marmoree quali decorazioni interne della cella; ulteriori ipotesi sullalzato furono avanzate negli anni seguenti da A. Marquand che propose la ricostruzione di un capitello corinzio del tempio193. Nel 1919, dopo la restituzione di Palazzo Caffarelli allo Stato Italiano, conseguenza degli esiti della Prima Guerra Mondiale, vennero avviati una serie di lavori di ristrutturazione di tutto lisolato e furono individuati altri resti del tempio editi brevemente dal Paribeni194; quindi, tra il 1922 ed il 1923, successivi lavori di sistemazione del colle portarono alla scoperta di tratti delle sostruzioni allarea del tempio, purtroppo editi solo sommariamente195. Ulteriori dati venivano recuperati duranti i lavori di isolamento del colle, eseguiti in quegli stessi anni: tra questi va ricordato un frammento di lesena in marmo pentelico riferito alla decorazione del tempio196. Negli anni Trenta il Nuovo Museo Capitolino, poi ribattezzato Museo Mussolini197, venne ampliato negli attigui ambienti dellex ambasciata germanica; in quelloccasione vennero identificati nuovi resti del podio del tempio che, per la prima volta, furono resi fruibili al pubblico mediante linserimento in un percorso museale. Tale progresso nel campo della valorizzazione e tutela non fu accompagnato da particolari sviluppi nelle indagini di scavo; la maggior parte dei nuovi rinvenimenti rimasero infatti inediti198 e per quegli anni si segnala solo un prospetto tecnico di un tratto del muro romano da parte dellarchitetto Johannes Prip Mller199. Saggi di documentazione furono eseguiti anche da E. Gjerstad nel 1959 presso langolo nord orientale del tempio200 e poco dopo veniva edito anche un articolo di T. Hackens che risollevava il problema dellidentificazione dei resti dei terrazzamenti allarea capitolina, distinti dal podio, in base al riesame di documenti darchivio201.

HOLZAPFEL 1888. DRESSEL 1882; FIORELLI 1882. 193 Rispettivamente: HLSEN 1888 e MARQUAND 1898. Dello stesso perido sono una serie di lavori di rinforzo del colle capitolino: SETTMJ 1888 194 PARIBENI 1921; il giornale di scavo con resoconto dettagliato delle ricerche, a firma del sovrastante Vincenzo Leoni per il periodo dal 21 Aprile al 4 Ottobre 1920 si conserva allArchivio Storico SAR (Palazzo Altemps), 168/18 Roma. Scavi al Campidoglio.
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LANCIANI 1875 a. 190 JORDAN 1876. 191 Es. RICHTER 1887;


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DU JARDIN 1925; in quegli stessi anni veniva pubblicato lo studio sulla decorazione frontonale delledificio: COLINI 1925. MUOZ, COLINI 1930, p. 62, fig. 42. U 197 MUSTILLI 1939. 198 COLINI 1939; cenni ulteriori ad un saggio nellarea del tempio di Giove in: LUGLI 1959. 199 PRIP MLLER 1936. LLER 200 GJERSTAD 1960, p. 168, nota 2. 201 HACKENS 1962.
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Limitati e occasionali sondaggi furono in seguito effettuati nellarea di Palazzo Caffarelli: in particolare nel 1974 presso il setto noto come muro romano, in occasione del rifacimento di impianti, e nel 1984, per un saggio ACEA, lungo la Salita delle tre Pile, questultimo con documentazione grafica a cura dellarchitetto G. Ioppolo202. Nel 1996 venne eseguita da chi scrive una campagna di studio e rilevamento del tempio, su autorizzazione della Soprintendenza Archeologica del Comune di Roma. Infine, tra gli inizi del 1998 e lestate del 2000 sono riprese gli scavi nellarea del tempio, a cura della soprintendenza archeologica del Comune di Roma, in occasione dei lavori di ristrutturazione dei Musei Capitolini. Tali indagini, condotte per la prima volta con metodo stratigrafico, hanno consentito lacquisizione di importanti dati sulle fasi pre-templari in precedenza sconosciute nellarea del cortile di Palazzo dei Conservatori e perfezionato la planimetria del tempio con sondaggi nel giardino interno di Palazzo Caffarelli, identificando, inoltre, elementi cronologici che confermano la datazione ad et arcaica del tempio203.

- Il contesto geo-morfologico Il tempio di Giove Capitolino posto sulla sommit del Capitolium che presenta una complessa stratificazione geologica recentemente oggetto di specifiche analisi204. Tra 0 e 12 metri s.l.m. documentato un giacimento di ghiaie, originato da un letto fluviale, verosimilmente lantico corso del Tevere precedente gli episodi vulcanici laziali. E probabilmente a questo contesto che va riferita lorigine della falda freatica del Campidoglio, rilevata in pi occasioni intorno a 12,78 metri, con oscillazioni di circa 50 cm205. Segue quindi tra i 10 e i 20 metri s.l.m. un deposito di sedimenti clastici, composto di limi, argille e sabbie, documentato sul versante occidentale del colle. Tra i 20 e i 25 metri s.l.m. ben nota alla letteratura scientifica unestesa stratificazione di tufo granulare grigio (c.d. cappellaccio); tale deposito visibile sul lato orientale del Capitolium, verso lattuale via della Consolazione. Tra i 25 e i 35-38 metri s.l.m. rilevabile un potente deposito di tufo rosso litoide (tufo lionato), conseguenza della colata piroclastica dei Colli Albani. Si tratta della formazione pi facilmente individuabile sul Campidoglio, in particolare sul versante occidentale del colle, dove tale deposito arriva a spessori di oltre 20 metri. E su questo strato che risulta fondato il tempio di Giove Capitolino. Tra i 35 e i 43 metri circa s.l.m. sono presenti depositi fluvio lacustri, ricoperti da uno strato di riporto artificiale formatisi dalla protostoria fino ai nostri giorni; tale accumulo si evidenzia particolarmente nellavvallamento dellAsylum, dove arriva ad uno spessore di oltre 5 metri206. Questi strati geologici sono tagliati dalle fondazioni del tempio e riutilizzati come componenti principali dei riempimenti interni al podio.

Informazioni cortesemente fornitemi dalla dott.ssa Anna Sommella Mura nel 1996. Presentazioni preliminari degli scavi: MURA SOMMELLA 1998; 2000; MURA SOMMELLA et al. 2001; le nuove relazioni comprendono anche i dati, precedentemente inediti dei sondaggi effettuati nellarea di Palazzo Caffarelli: nel 1974 e nel 1984,. 204 Per la geologia dellarea: FUNICIELLO 1995, pp. 49-118 con bibl.; osservazioni geologiche con riferimento allevidenza archeologica in: AMMERMAN, TERRENATO 1996; sulle cavit artificiali scavate nel colle fondamentali i rilievi editi in: SETTIMJ 1888. 205 VENTRIGLIA 1971, p. 48 con bibl. 206 Vedi anche le osservazioni riportate in COLINI 1939 p. 200.
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Fig. 69. Capitolium, Giardino Romano, particolare delle sepolture e delle strutture abitative della fase pre-templare (da MURA SOMMELLA et al. 2001).

- Levidenza archeologica Sulla sommit del Capitolium, gi sede di un abitato fin dalla media et del Bronzo, proseguito come quartiere abitativo fino ad et orientalizzante ed alto arcaica (fig. 69), viene costruito, nella seconda met del VI secolo a.C. un esteso edificio templare le cui fondazioni occupano un quadrilatero di circa 3300 mq con orientamento nord-ovest / sud-est. Le fondazioni del podio sono parzialmente incassate nello strato di tufo rosso litoide precedentemente descritto, intorno ad una quota di m 37 s.l.m., come ha rivelato lo scavo della fossa di fondazione (larga circa m 3,8) lungo il lato nord del tempio, presso il Giardino Romano (fig. 70 n. 17); la quota di sistemazione dellarea circostante il tempio doveva essere intorno ai m 45,5 s.l.m., mentre la quota di calpesto di et arcaica, osservabile nel primo setto longitudinale interno da nord (il c.d. muro romano interno al Museo Nuovo Capitolino) pu essere calcolata intorno ai m 50 s.l.m.; ne consegue quindi che lelevato del podio di et arcaica era di circa m 4,5 (15 piedi romani)207, aumentato tra il I a.C. e il I d.C. a circa 5,4 metri, mediante uno strato di calcestruzzo dello spessore di 3 piedi posto sulla sommit del podio e tuttora riscontrabile presso il muro romano (fig. 70, n. 4). I due setti trasversali interni al podio ben documentati allinterno del Museo (fig. 70, n. 10) e nel giardino interno di Palazzo Caffarelli (fig. 70, nn. 21 e 6a) avevano forse unaltezza limitata al livello delle

207 ROSA 1865 b, pp. 382-386; LANCIANI 1875 a, p. 182; 1876, pp. 32-33; (L. Schupmann) in JORDAN 1876, p. 148, quindi (A. Danti), in MURA SOMMELLA et al. 2001, pp. 339-342 anche con bibl. precedente.

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Fig. 70. Tempio di Giove Capitolino, pianta generale dei rinvenimenti presso Palazzo Caffarelli (rielaborazione con modifiche da SOMMELLA MURA et al. 2001).

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fondazioni, come sembrerebbe emergere dalla quota di rinvenimento del tratto di muro trasversale nel giardino interno di palazzo Caffarelli208 e dallassenza di uneventuale sua prosecuzione ad una quota superiore a m. 45,5 s.l.m. sul lato est del c.d. muro romano209. Lo spazio intermedio tra i setti era riempito da strati di terra a matrice argillosa, proveniente dalle gi ricordate formazioni fluvio lacustri presenti sulla sommit del colle. La tecnica edilizia lopera quadrata di tufo granulare grigio, con blocchi posti a strati alterni, di testa e di taglio, con frequenti riseghe per lallineamento in facciata. I blocchi risultano tagliati con uno strumento a punta (upupa ?) che ha lasciato solchi paralleli inclinati a 45, analoghi a quelli riscontrabili sulle mura serviane presso la Stazione Termini. I conci sono tagliati sul piede di cm 29,7 e mostrano le seguenti dimensioni medie: lunghezza: 89 cm; larghezza: 60 cm; altezza: 30 cm (fig. 70 n. 3; fig. 72). Lungo il c.d. muro romano sono riscontrabili i cinque filari pi alti, posti in posizione leggermente arretrata rispetto ai sottostanti, sono tagliati con unaltezza di 40 cm anzich di 30-32 cm. Einar Gjerstad ipotizza che siano riferibili ad una rialzamento del podio avvenuto in una fase postarcaica, forse in et tardo repubblicana210. Tuttavia blocchi da 40 cm risultano attestati anche in strutture riferibili ad et arcaica (cfr. ad esempio i blocchi del podio del tempio di Saturno) e la loro presenza non pu da sola giustificare una datazione ad una fase cos recente. La posa in opera dei blocchi, come aveva gi osservato G. Colonna, sullesempio dei templi di Pyrgi e S. Omobono, deve essere avvenuta alternando progressivamente uno strato di terra per ogni filare, utilizzando in questo modo il riempimento interno come piano di cantiere211; tale ipotesi risulta corroborata anche dal rinvenimento di strati di schegge di tufo nel riempimento interno addossato ai filari di blocchi presso il settore nordorientale del tempio212; lallineamento era ottenuto mediante spostamenti con leve (fig. 70, n. 4), di cui alcuni fori presenti sulle superfici superiori di taluni blocchi potrebbero costituirne testimonianza (fig. 74); insieme a linee guida per lesatto allineamento verticale dei conci, riscontrabili nel prospetto delle fondazioni (fig. 73). La fronte del tempio stata da tempo indagata e documentata, in particolare per langolo sud est (fig. 70, n. 1), analogamente allangolo nord orientale (fig. 70, n. 15), parzialmente crollato per il cedimento di alcune cavit sottostanti, come documentato da un saggio del Gjerstad nel 1959; ad esso si affianca un pozzo in lastre di tufo granulare grigio (fig. 70, n. 16). Presso il lato orientale del tempio invece documentato un pozzo circolare scavato nel terreno argilloso e foderato da semi ghiere di terracotta fissate con tufi e frammenti di tegole (fig. 70, n. 18)213. Tra lepoca tardo repubblicana e la prima et imperiale si inquadrano una serie di rinforzi in opera cementizia con scapoli di tufo litoide grigio e pi raramente basalto, paralleli ai setti di fondazione documentati in particolare nellarea nord occidentale del podio, nonch una gettata di calcestruzzo con scapoli di tufo litoide grigio dello spessore di circa 90 cm (3 piedi romani) rilevabile sulla sommit del c.d. muro romano, insieme ad un frammento di opera cementizia rinvenuto nel Giardino Romano tra gli strati di riporto dellattivit di spoliazione post-medievale214. Questi rinforzi del podio possono

(A. Danti) in SOMMELLA MURA et al. 2001, p. 327, fig. 5 la giusta osservazione di TUCCI 2006, p. 390, bench di per se non sufficiente ad ipotizzare che il tempio fosse limitato alle quattro fondazioni longitudinale; ad esempio si veda il confronto offerto dal tempio B di Pyrgi, dove il ricorso a muri trasversali fu orginariamente previsto solo in corrispondenza dei muri delle celle e degli avancorpi per le ante; i lavori per i muri trasversali inoltre rimasero limitati alla parte pi bassa delle fondazioni o addirittura, in un caso, non vennero neanche ultimati: COLONNA 1966, pp. 277-278; sulla tecnica costruttiva del podio del tempio B di Pyrgi, inoltre: (G. Colonna) in AA.VV. 1989, pp. 171-183. 210 GJERSTAD 1960, p. 176. 211 COLONNA 1981 a, p. 46. 212 (A. Danti) in MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 341. 213 MURA SOMMELLA 2000, pp. 19-20, fig. 28. 214 (A. Danti) in MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 326, fig. 4; nota 8.
208 209 A riguardo

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essersi resi necessari sia per le variazioni statiche a carico del podio apportate nella prima et imperiale, con il passaggio a colonne di marmo in luogo delle precedenti in tufo, sia per restaurare possibili lesioni da assestamento createsi, nei secoli, presso i punti di maggior carico. In almeno due casi, inoltre, i rinforzi in cementizio sembrano posti in corrispondenza dellincrocio tra i setti murari, e quindi ricollegabili al piano di posa dei plinti delle colonne del tempio (fig. 70, nn. 14 a; fig. 72). Analogamente, la gettata di calcestruzzo rilevabile presso il muro romano, senza dubbio funzionale ad una nuova pavimentazione, deve aver agito anche come rinforzo generale allintera struttura del podio. Sono riconducibili con ogni probabilit alla ristrutturazione domizianea almeno tre elementi architettonici: parte di un rocco di colonna scanalata215, una frammento di base di tipo attico con diametro ricostruito di m. 2,26216 e un frammento di lesena scanalata217, riferibili ad un ordine corinzio ed entrambi in marmo pentelico, materiale ricordato nella ristrutturazione del tempio effettuata dopo lincendio dell80 d.C. (Plut. Publ. 15.4.)218.

- Catalogo dei resti 1 Angolo sud orientale del podio del tempio, in opera quadrata di tufo granulare grigio parzialmente visibile su via del Tempio di Giove ed in parte allinterno del Museo del Palazzo dei Conservatori (Braccio Nuovo); (NOLLI 1748, n. 679; LANCIANI 1875, p. 181; JORDAN 1876, p. 152, l; PARIBENI 1921, pp. 38-39, fig.1; GJERSTAD 1960, pp. 168; 172, fig. 111) (fig. 71) 2 Tratto del muro perimetrale meridionale in opera quadrata di tufo granulare grigio con orientamento nord est / sud ovest pertinente il setto trasversale esterno lungo la fronte del tempio (JORDAN 1876, tav. XXX, fig. 2, l; MURA SOMMELLA 2000, p. 64, fig. 5) 2 a. Tratto interno del muro perimetrale meridionale con orientamento nord est / sud ovest (segnalato nella pianta di Heinrich Matzat del 1881 Forum Romanun nebst Capitol und Sacra Via, edita in: JORDAN 1885). 3 Struttura in travertino, verosimilmente di et imperiale, vista negli anni 1875-1876 durante gli scavi allinterno dellambasciata dellImpero Germanico, in un punto identificabile, grazie alla pianta dell architetto L. Schupmann. La struttura era posta in corrispondenza dellinnesto dei muri perimetrali orientale e meridionale e di un setto interno del podio ed nota con la seguente descrizione: << m. 2,30 sotto il pavimento della rimessa, un quadrato col lato di m. 3,20 composto di massi di travertino, grossi almeno, come si constatato col trapano, m. 1,20; non si pot sapere se sotto ad essi vi si trovassero altri massi. Distavano da tre lati dalle mura ugualmente m. 0,40 ed erano una volta congiunte fra di loro con spranghe di metallo. Nella superficie dei travertini si trovano dei buchi quadrati incavati m. 0,05 e larghi 0,08 incirca, collegati collorlo del masso con canaletti stretti destinati forse

1876; MUSTILLI 1939, p. 174, n. 43 a (n. inv. 2226), tav. CXVII, 448: frammento di rocchio di colonna forse pertinente al summoscapo, con diametro di m. 1,80. 216 JORDAN 1885, pp. 72-73, nota 69, n. 2 cos localizza il rinvenimento: Gefunden im Schutt vor der Front des Palasts (...), im Frhjahr dieses Jahres im Vorgarten des neuen Arch. Instituts befindlich, quindi: MUSTILLI 1939, p. 174, n. 43 c (n. inv. 2226), tav. CXVII, 448. 217 MUOZ, COLINI 1930, p. 62, fig. 42. U 218 Per una ricostruzione dellarea capitolina in et imperiale: REUSSER 1993, pp. 32-51 con bibl; sintesi degli studi: HUBER 2006, pp. 18-23.

215 JORDAN

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Fig. 71. Tempio di Giove Capitolino, planimetria e sezioni dellangolo sud-orientale (rilievo dellautore, 1996).

allimpiombazione di qualche verga da fissarsi nei buchi. Negli spazi fra il travertino e le mura di tufa non si trov altro che la creta vergine >> (JORDAN 1876, pp. 152-153). 4 Segmento di setto longitudinale in opera quadrata di tufo granulare grigio, con restauri in opera cementizia, dello spessore di tre piedi romani (circa 90 cm) sulla sommit e con rinforzi del medesimo conglomerato su alcuni tratti laterali; noto nella letteratura come muro romano documentato graficamente fin dal XVII secolo I cinque filari pi in alto, posti in posizione leggermente arretrata rispetto ai sottostanti, mostrano unaltezza di 40 cm, mentre i rimanenti rivelano laltezza canonica di 29,7 cm. Lungo tutto il segmento sono ben visibili riseghe per lallineamento dei blocchi. (FABRETTI 1683; NOLLI 1748, n. 679; PIRANESI 1756, tav. XLIIII; JORDAN 1876, tav. XXX, fig. 2, k; PRIP MLLER 1936; GJERSTAD LLER 1960; 1966; SOMMELLA MURA et al. 2001, p. 324, fig. 1) (figg. 72-73). 5. Tratto di setto trasversale documentato negli scavi 1998-2000 allinterno del Giardino di Palazzo Caffarelli (SOMMELLA MURA et al. 2001, p. 327, fig. 5). 6. Tratto di muro in opera quadrata di tufo granulare grigio ubicato nel giardino interno di Palazzo Caffarelli. Il tratto, attualmente non pi visibile, rilevato nelle piante edite nel 1876 e nella documentazione darchivio della X Ripartizione (PIETRANGELI 1979, p. 125).

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Fig. 72. Tempio di Giove Capitolino, prospetto orientale del muro romano (rilievo dellautore, 1996).

Fig. 73. Tempio di Giove Capitolino, particolare del prospetto orientale del muro romano (da PRIP MLLER 1936). LLER

6.a. Resti murari in opera quadrata, non facilmente localizzabili, ma certamente posti ad ovest del segmento precedente. Dalla pianta edita nel 1876 risultano almeno due segmenti collegati fra loro tramite un passaggio sotterraneo (JORDAN 1876). Se nella pianta edita dal Paribeni nel 1921 non vi alcuna segnalazione, nella pianta 1: 200 della X Ripartizione (PIETRANGELI 1979, p. 125) sono riportati dei resti immediatamente ad ovest del muro n. 5, collegati attraverso un passaggio sotterraneo. 7. Ampio tratto del muro perimetrale del podio templare, in opera quadrata di tufo granulare grigio (lungh. 40), gi pazialmente rilevato da G. Nolli (NOLLI 1748, n. 679) e quindi riportato da P. Rosa nel 1865, presso il giardino interno di Palazzo Caffarelli, grazie alla documentazione dallarchitetto austriaco Hauser (ROSA 1865 b, p. 382; Monumenti dellInstituto, vol. VIII, tav. XXIII.2) e ritrovato in seguito dal Paribeni che conferm la presenza dellangolo sud occidentale del podio (PARIBENI 1921, p. 38). 8. Tratto di muro in opera quadrata di tufo granulare grigio pertinente un setto longitudinale esterno; gi segnalato parzialmente nel XVIII secolo (NOLLI 1748, n. 679), poi reindividuato nelle ristrutturazioni e, nel corso degli anni Trenta, inserito nel piano di calpestio del percorso museale (PARIBENI 1921, p.45), lintero settore stato quindi nuovamente portato alla luce negli scavi 1998-2000 (MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 324, fig. 1). 8 a Tratto di muro segnalato dal Jordan e riferibile al setto trasversale del podio (JORDAN 1876, tav. XXX, fig. 2, a). 9. Tratto di muro in opera quadrata di tufo granulare grigio con andamento nord-ovest / sud-est visibile per cinque filari in altezza, con una quota superiore di m 43,24 s.l.m. A questo segmento si addossa nel suo lato orientale un rinforzo di calcestruzzo composto di malta e scapoli di tufo litoide grigio. 10. Il Gjerstad che ricorda la scoperta, avvenuta nel Febbraio 1959 durante la posa in opera di alcuni impianti per gli uffici, di un segmento di muro nellarea tra la cella centrale e quella orientale ma senza riportarla in pianta, nellincertezza interpretativa dei resti (GJERSTAD 1960, pp. 171, 184); di questa segnalazione hanno dato conferma gli scavi 1997-2000 che hanno individuato un tratto di setto longitudinale (MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 324, fig. 1).

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Fig. 74. Tempio di Giove Capitolino, particolare dei blocchi (foto dellautore, 2006).

10 bis: area di Palazzo Caffarelli dove la presenza di strutture di et moderna non ha consentito ancora di individuare contesti di fasi precedenti (A. Danti in MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 328, fig. 6). 11. Tratto di setto longitudinale rinvenuto negli scavi 1997-2000 (MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 324, fig. 6). 13. Tratto di setto longitudinale rinvenuto negli scavi 1997-2000 (MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 324, fig. 1) 13 a. Tratto di muro in opera quadrata di tufo granulare grigio, con orientamento nord ovest/sud est (lungh. 3; largh. 2,5; alt. 3 m circa; quota superiore del muro compresa tra 43,5 e 44 metri s.l.m.) documentato nel 1974, in occasione di lavori condotti per la ristrutturazione di impianti elettrici, allinterno di Palazzo Caffarelli, negli uffici dellamministrazione dei Musei Capitolini. I blocchi erano posti a filari alterni, di testa e di taglio, e mostravano dimensioni regolari (cm 30 x 60 x 90); la documentazione fotografica disponibile mostra visibili, al momento della scoperta, almeno dieci filari in altezza ed alcuni blocchi sporgenti in facciata con linee guida scolpite. Alla parete orientale del muro si appoggiava un deposito argilloso con frequenti ricorsi di schegge di tufo granulare grigio, testimonianza dei piani di cantiere per la messa in opera dei blocchi. Il muro attualmente ricoperto dalla nuova pavimentazione. 13 b. Tratto di muro in opera quadrata di tufo granulare grigio, con orientamento nord-ovest / sud-est (lungh. 2,5; largh. 2 m; quota superiore calcolabile a 43,6 m s.l.m.) documentato nel 1974, in occasione di lavori condotti per la ristrutturazione di impianti elettrici e dei rivestimenti pavimentali allinterno di Palazzo Caffarelli, negli uffici dellamministrazione dei Musei Capitolini. 92

Fig. 75. A Tempio di Giove Capitolino, angolo nord orientale (foto dellautore, 1993).

Fig. 75. B Tempio di Giove Capitolino, angolo nord orientale (foto dellautore, 1993).

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Fig. 76. Tempio di Giove Capitolino, planimetria dellangolo nord orientale e del pozzo (rilievo dellautore, 1996).

Fig. 77. Tempio di Giove Capitolino, sezione di scavo del sondaggio effettuato presso langolo nord orientale da E. Gjerstad e A.M. Colini. (Rilievo di G. Ioppolo, circa 1959. Comune di Roma. Archivio Musei Capitolini, VI. 53).

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Fig. 78. Tempio di Giove Capitolino. Angolo NE puntellato dopo il saggio di scavo del 1959 (da NASH 1968).

Fig. 79. Tempio di Giove Capitolino. Pozzo con lastre di tufo granulare grigio (da HACKENS 1962).

14. Tratto perimetrale del podio in opera quadrata di tufo granulare grigio documentato in pi occasioni a partire almeno dal XVIII secolo (NOLLI 1748, n. 979; LANCIANI 1875, tav. XVI; JORDAN 1876, tav. XXX, fig. 2, h; i, t,y; PARIBENI 1921, p. 45; PIETRANGELI 1979) e recentemente inserito nel percorso espositivo dei Musei Capitolini (SOMMELLA MURA et al. 2001, p. 324, fig. 1; pp. 341-343, fig. 23) (fig. 74) 14 a. Rinforzo in opera cementizia addossato al podio in opera quadrata (MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 324, fig. 1) quale parte di un pi ampio intervento strutturale del podio arcaico avvenuto in epoca imperiale (SOMMELLA MURA et al. 2001, p. 324, fig. 1; pp. 341-343, fig. 23). 15. Angolo nord orientale del podio, in opera quadrata di tufo granulare grigio. Il tratto superstite, rilevato nella sua altezza in occasione di un saggio di scavo eseguito dal Gjerstad nel 1959, parzialmente crollato nella parte settentrionale, forse a causa di uno smottamento del terreno da cui derivata anche uninclinazione di circa 8 gradi e numerose lesioni alla struttura superstite; questa si presenta tagliata a sud dalle fondazioni del Palazzo Caffarelli; nel lato orientale del muro sono visibili blocchi con linee guida. La struttura rimasta visibile dagli anni Venti fino al 2000 (PARIBENI 1921, p. 45; GJERSTAD 1960) (figg. 75-76-77-78). 16. Pozzo rivestito da lastre di tufo granulare grigio, con diametro di metri 1,5, fornito di pedarole. La struttura venne individuata negli scavi del 1919 e scavata fino ad una profondit di 11 metri, dove si vide interrotta da una serie di ambienti sotterranei verosimilmente di et moderna (PARIBENI 1921, p. 44; HACKENS 1962, p. 23). Il pozzo attualmente chiuso al livello dellimboccatura superstite, rasata ad una quota di circa metri 40 s.l.m., ed restaurato con pezzame di tufo e cemento. Dal riempimento interno si rinvennero, oltre a numerosi frammenti di tufo, anche parte di una statuetta fittile ed un frammento 95

Fig. 80. Capitolium, pozzo tardo arcaico con ghiere di terracotta (da MURA SOMMELLA 2000).

Fig. 81. Tempio di Giove Capitolino, localizzazione dei sondaggi a nord del podio (da HACKENS 1962).v

di terracotta di rivestimento con strigilature verticali, dipinte alternativamente in rosso e nero (GJERSTAD 1960, pp. 202 - 203, fig. 17, n. 3; ALBERTONI 1990, pp. 72-73, n. 13, fig. 3.6.13) (fig. 79) 17. Tratto della fossa di fondazione del podio del tempio, documentata dagli scavi 1997-2000; larga fino a m 3,8 e profonda fino a m 4,5, presenta uninclinazione di circa 45 gradi ed un profilo rifinito a gradoni (MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 324, fig. 1). 18. Pozzo circolare scavato nel terreno argilloso e foderato da semi ghiere di terracotta fissate con tufi e frammenti di tegole (MURA SOMMELLA 2000, pp. 19-20, fig. 28). Dal riempimento del pozzo, solo parzialmente scavato, proviene un frammento di lastra di I fase, con processione di carri del tipo VeioRoma-Velletri (MURA SOMMELLA 1998, figg. 9-10) (fig. 80). 19. Tratti di mura in opera quadrata, riferibili a sostruzioni del tempio (JORDAN 1876, tav. XXX, fig. 2, g; DU JARDIN 1925; HACKENS 1962). Saggi di scavo riportati dal Jordan e quindi ripresi dal Paribeni del 1919 e dallarchitetto G. Vinaccia nel 1922-1923, hanno documentato ampie strutture in opera quadrata appoggiate sul banco di tufo rosso litoide, opportunamente regolarizzato a gradoni, ad una quota compresa tra m 38 e 36 s.l.m., parallele al lato nord occidentale del podio del tempio di Giove, dal quale distano m. 12,73. 20. Tratto di mura in opera quadrata documentato dallarchitetto G. Vinaccia (DU JARDIN 1925, p. 324; HACKENS 1962). Si tratta di un setto murario in opera quadrata di tufo granulare grigio dello spessore di m 4,85, posto in 96

Fig. 82. Tempio di Giove Capitolino, prospetto del setto murario tra il podio e la pendice visto da nord ovest (da HACKENS 1962).

Fig. 83. Tempio di Giove Capitolino, prospetto del setto murario tra il podio del tempio di Giove e la pendice capitolina, visto da nord est (da HACKENS 1962).

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Fig. 84. Tempio di Giove Capitolino, saggio su Piazza Caffarelli (Rilievo di G. Ioppolo, Comune di Roma, Archivio Musei Capitolini).

una posizione mediana rispetto al lato corto del podio e contrapposto rispetto allorganizzazione dei setti interni al podio (figg. 81-82-83). 21. Tratto del muro perimetrale nord del podio rinvenuto nel 1919 (PARIBENI 1921, p. 42, figg. 3-4; p. 45). P 22. Tratto di muro in opera quadrata di tufo granulare grigio (lungh. 11,3; largh. 4; alt. 1,92 metri; quota superiore: m 42,30 s.l.m.) con blocchi di dimensioni regolari (30 x 60 x 90 cm), posti a strati alterni, di testa e di taglio. La struttura stata documentata graficamente da G. Ioppolo nel 1984 su via della Salita delle Tre Pile, durante un sondaggio per la posa in opera di servizi dellACEA (MURA SOMMELLA 2000, p. 64, fig.5) (fig. 84). 22 a. Tratto di muro segnalato da H. Jordan come rinvenuto nel 1878 (JORDAN 1885, p. 66 ss.). 23. Tratto di muro in opera quadrata di tufo granulare grigio sulla pendice nord occidentale del colle capitolino nellarea sottostante di P.le di Villa Caffarelli (misure approssimative: m. 4,5 x 5). La struttura da interpretarsi come parte di opere di terrazzamento al colle Capitolino create in concomitanza con la costruzione del tempio (JORDAN 1876, tav. XXX, fig. 2, b; f GJERSTAD 1960, pp. 27-30, figg. 3-5 con bibl.). 23 a: Tratto di muro segnalato da H. Jordan come rinvenuto nel 1876 (JORDAN 1885, p. 66 ss.).

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- Contesti e cronologia Gli scavi stratigrafici condotti nellarea dellex Giardino Romano, immediatamente ad est del tempio, hanno evidenziato una frequentazione insediativa a partire dal Bronzo Recente, proseguita ininterrotta fino alla prima met del VI secolo a.C. in concomitanza con lavvio del cantiere del tempio di Giove219. Indizi cronologici circa labbandono dellarea sono offerti dalla datazione delle pi recenti sepolture del tipo suggrundaria, in particolare la tomba n. 2, a fossa di forma rettangolare, rivestita di tegole, di cui una realizzata in impasto chiaro inquadrabile nella prima met del VI secolo220, nonch da una serie di stratigrafie forse connesse ad un momento di abbandono dellarea (o di livellamento legato al cantiere) contenenti diversi materiali di abitato, tra i quali come pi recenti vengono segnalati: due orli di olla e tre orli di bacino in impasto, inquadrabili nella seconda met del VI secolo a.C.221. Importanti indizi cronologici offre inoltre il riempimento della fossa di fondazione, dove, tra i materiali rinvenuti sono descritti: un frammento di piede ad anello pertinente ad una coppa di bucchero grigio, databile tra la fine del VI e la prima met del V secolo a.C. e un frammento di orlo di olla cilindro-ovoide, inquadrabile tra la seconda met del VI e gli inizi del V secolo a.C.222. In fase con il cantiere del tempio era anche unarea destinata allattivit metallurgica rinvenuta limitrofa al tratto di fossa di fondazione indagato presso il Giardino Romano. In particolare sono stati rinvenuti due allestimenti distinti di focolari di forgia insieme a numerosi residui di attivit siderurgica, entrambi databili tra la fase laziale IV A avanzata e la seconda met del VI inizi V secolo a.C.223. Tale attivit metallurgica risalente gi alla II fase laziale, sembra trovare la massima attestazione durante il periodo di costruzione del tempio e significativamente risulta abbandonata con gli allestimenti della fine del VI secolo. Bench la presenza di strutture per la lavorazione dei metalli sia attestata in diversi contesti sacri sia in Grecia che in Etruria224, nel caso specifico ipotizzabile, almeno per il periodo tardo arcaico, un impiego nellambito del cantiere del tempio di Giove, in particolare per quanto concerne la lavorazione e il restauro degli arnesi in ferro per il taglio dei conci (es. scalpelli, upupe), nonch per la produzione di ferramenta da carpenteria per le trabeazioni del tetto. Se la chiusura della fossa di fondazione del podio e lallestimento del piano circostante possono datarsi senza dubbio tra la fine del VI e gli inizi del V, pi problematico, ma assai importante sul piano storico risulta la definizione dellavvio del cantiere che deve aver previsto un programma unitario e coerente fin dalla sua progettazione. Le testimonianze pi sicure dellabitato capitolino precedente la fase templare sembrano infatti estinguersi nel corso della prima met del VI secolo a.C., lasciando aperta lipotesi di una datazione alto arcaica dellinizio del cantiere e del progetto originario del tempio di Giove Capitolino, in particolare per le opere di sostruzione che presuppongono un progetto organico e definito di tutto limpianto.

MURA SOMMELLA et al. 2001. (A. Danti) in MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 336. 221 (A. Danti e A. Iannaccone) in MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 338, nn. 2-3,5,7-8 con bibl. di confronto. 222 (A. Danti e A. Savelli) in MURA SOMMELLA et al. 2001, pp. 342-343, nn. 4 e 8; p. 345, fig. 27. 223 (F. Lugli) in MURA SOMMELLA et al. 2001, pp. 314-317. 224 Si veda ad esempio il caso di Gravisca: FIORINI 2001; (E. Franceschi, G. Lucano) in FIORINI 2005, pp. 499-503 con bibl. Caere: BELELLI 2005 con bibl; per lambito greco: RISBERG 1992.
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- Il rapporto tra tempio e sostruzioni Problematican per la mancanza di dati di scavo precisi, rimane la conoscenza sullorganizzazione dellarea circostante il tempio. E da ritenere che il podio del tempio fosse correlato ad una serie di sostruzioni a partire dallepoca arcaica. Due segmenti in opera quadrata di tufo segnalati a nord est del tempio, nellarea tra via delle Tre Pile e il Portico del Vignola225, sono stati riferiti a lavori di delimitazione e sostruzione nellarea digradante verso lAsylum. Diversamente, nella parte posteriore del podio, il tempio era collegato tramite pi setti murari perpendicolari alle sostruzioni in opera quadrata di tufo granulare grigio rilevate in pi occasioni sul ciglio nord-occidentale del colle (fig.70, nn. 19-23). A riguardo, alcune perplessit suscita la ricostruzione planimetrica del tempio formulata di recente da Anna Sommella Mura che, riconsiderando tali strutture poste a nord est del tempio226, ha sostenuto un ampliamento in senso longitudinale che porterebbe a m 74 circa la misura del lato maggiore del tempio, con una forma allungata simile a quella di un periptero greco227, riproponendo di fatto ipotesi dimensionali gi avanzate sul finire del XIX secolo228. Per questo settore, posteriore alle celle, viene proposta inoltre unarticolazione in due ampi ambienti contrapposti229. Tale ipotesi, che ha il merito di riconsiderare una parte delle strutture del Capitolium certamente collegate al tempio e che propone, senza pregiudizi, una ricostruzione stimolante per il dibattito sullarchitettura romana arcaica, non appare tuttavia convincente sul piano planimetrico e funzionale. Per inquadrare il problema occore ripartire dalla definizione del perimetro del podio. Come noto, la misura delle dimensioni del tempio si deve al posizionamento dei resti noti ed in parte tuttora visibili rispetto alla planimetria di palazzo Caffarelli230. La ricostruzione corrente delle dimensioni del podio proposta da Einar Gjerstad, sulla base anche delle precedenti osservazioni di Lanciani, Jordan e Paribeni, risulta basata su osservazioni dirette del tempio e, solo secondariamente, sul raffronto con la testimonianza fornitaci da Dioniso dAlicarnasso che, come gi ricordato, afferma che il tempio aveva un perimetro di 800 piedi (Dion. Hal. IV. 61.3). Gi il Paribeni, in particolare, sottolineando la parziale approssimazione delle misure fornite dallo storico greco, in base agli scavi effettuati nel 1919, che avevano identificato almeno tre dei quattro angoli della struttura templare, propose le misure di m 63,29 x 59,29231.

HACKENS 1962, fig. 1; (M. Albertoni) in MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 357 con bibl. In particolare: JORDAN 1876; DU JARDIN 1925 (su rilievo dellarchitetto G. Vinaccia); HACKENS 1962. 227 MURA SOMMELLA 2000, pp. 20-21; figg. 25-26. 228 JORDAN 1876, p. 147 (in base al rilievo dellarchitetto L. Schupmann). 229 MURA SOMMELLA1998, p. 62. 230 Non condivisibili le riserve espresse in un recente articolo (RIDLEY 2005) circa limpossibilit di risalire alle dimensioni del tempio e quindi alla sua planimetria. Tale scritto propone una dettagliata rassegna di studi sulle dimensioni del tempio, senza tuttavia distinguere tra quelli fondati su riscontri e rilievi oggettivi delledificio rispetto a quelli basati su semplici ipotesi filologiche o ripresi da autori precedenti e senza delineare il processo dialettico che ha portato alla progressiva definizione delle misure del podio. Anche la presunta datazione del modello templare del peripteros sine postico esclusivamente a partire dal IV secolo a.C., basata sugli scritti di CASTAGNOLI 1955 e 1967, va ora rivista alla luce di circa un quarantennio di ricerche sullarchitettura etrusco-italica e sulla presenza di un tempio peripteros sine postico sullacropoli di Satricum gi nella seconda met del VI secolo a.C.: COLONNA 1984, p. 404; 2005 b, p. 113 con bibl.; per una storia delle ricerche sul sito vedi anche: WAARSENBURG 1997 con bibl. 231 PARIBENI 1921, p. 40.
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Il Gjerstad perfezion il calcolo identificando le misure del podio in m 62,25 x 53,5, equivalenti, come abbiamo gi visto ad una misura precisa di 210 x 180 piedi232 e quindi ad un rapporto di 7:6 tra lunghezza e larghezza, con muri perimetrali larghi m 6,9. Tale misura appare condivisibile anche alla luce dei rilievi effettuati da chi scrive nel 1996 e dal rilievo planimetrico dellarchitetto G. Foglia edito nel 2001233. La misura del perimetro del podio appare infatti assicurata non solo dallubicazione di almeno tre dei quattro angoli del tempio, posizionati in base alla distanza dal Palazzo Caffarelli, ma confermata anche indirettamente, su un piano geometrico, dallincrocio del prolungamento dei lati del podio stesso. Per quanto riguarda il limite verso il lato nord occidentale, numersi indizi segnalano una soluzione di continuit tra la struttura del podio e i muri retrostanti. 1) la zona dell angolo nord orientale, bench crollata per lattivit di espoliazione medievale mediante cunicoli, non ha finora mai rivelato una prosecuzione verso nord ovest, ovvero verso il ciglio della collina. 2) La posizione del muro n. 20, si rivela del tutto incongruente con la planimetria del podio, di fatto contrapposta alla disposizione dei setti murari interni. 3) Un ulteriore dato potrebbe confermare il limite del podio nella misura tradizionale: si tratta del pozzo rivestito in lastre di tufo granulare grigio presente presso langolo nord orientale del tempio. La struttura che stata descritta dal Paribeni, non mai stata considerata da coloro che si sono occupati delle dimensioni tempio, ma risulta legata alledifico sacro, poich certamente scavata nel riempimento della fossa di fondazione del podio e ad esso quasi addossata234. E verosimile pensare che un pozzo del genere fosse funzionale al tempio, probabilmente per il drenaggio delle acque meteoriche provenienti dallampia falda del tetto, il cui mancato smaltimento, se non opportunamente gestito, avrebbe creato problemi a breve termine alle opere di terrazzamento presenti sul Capitolium. La posizione di questo pozzo, che probabilmente conduceva ad una cisterna sotterranea, o ad un canale di smaltimento, appare dunque legata allangolo del tetto e conferma ulteriormente il limite del podio235. Per quanto concerne la parte posteriore al tempio, connessa direttamente alle sostruzioni del Capitolium, non escluso che vi fosse unarea strettamente correlata al podio, anche se distinta da esso; in tal senso Giovanni Colonna ha ipotizzato una sorta di opistodomo236. La stessa ipotesi era stata espressa in precedenza dal Jordan nel 1876, il quale oltre a considerare le misure del podio in rapporto alle mura di sostruzione, si era basato su di una preziosa testimonianza epigrafica della prima et imperiale, ovvero un diploma militare del 64 d.C. che ricordava esplicitamente unarea retrostante il tempio di Giove: descript(um) et ricognit(um) ex tabula aenea quae fixa est / Romae in Capitolio post aedem Iovis O(ptimi) M(aximi) in / basi Q(uinti) Marci Regis pr(aetoris)237.

GJERSTAD 1960, pp. 177-180. MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 324, fig. 1 234 Durante il rilievo effettuato nel 1996 si potuta constatare una distanza inferiore a 50 cm tra il pozzo e il podio del tempio. 235 Si veda in proposito anche lubicazione dei due pozzi antistanti il tempio A di Pyrgi: AA.VV. 1989, pp. 13-20. 236 Intervento nel dibattito alla Giornata di studio presso lIstituto Archeologico Germanico di Roma Primi risultati delle indagini archeologiche in Campidoglio nellarea del Giardino Romano e del Palazzo Caffarelli, 3 maggio 2001. Per una definizione del termine nel mondo greco: HOLLINSHEAD 1999, pp. 210-213. 237 C.I.L. III, 2, p. 846, su cui: JORDAN 1876, p. 166.
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Possiamo aggiungere, infine, che lesistenza di unarea distinta dietro il podio risulti probabile anche per ragioni pratiche legate, ad esempio, ad esigenze tecniche costruttive, oltre che di manutenzione, come richiesto per lerezione dei muri di fondo delle celle, che difficilmente avrebbero potuto essere realizzati senza un adeguato piano di appoggio per il cantiere, da localizzare necessariamente tra il podio e la pendice capitolina. Inoltre appare difficile pensare a due soli estesi ambienti, considerando anche il setto del saggio rilevato da Giovanni Ioppolo nel 1984 (fig.70, n. 22) che lascia intuire unarticolazione pi serrata, con setti di collegamento disposti forse in maniera alternata rispetto a quelli longitudinali del podio238. Le strutture su cui ha opportunamente richiamato lattenzione Anna Sommella Mura vanno pertanto considerate esterne al podio templare e raccordate a quelle opere di sostruzione della pendici del Capitolium, note anche alla tradizione letteraria come delimitanti unampia zona circostante il tempio (Plin. N.H. XXXVI.15, 24; Liv. VI.4; Dion. Hal. III.69.1-2; IV.53.1).

- I dati sulla planimetria e sullalzato Negli anni Cinquanta nellambito di un vivace dibattito sullordine tuscanico e sul tempio etrusco-italico239, venne elaborato, da parte di E. Gjerstad insieme allarchitetto B. Blom, il modello ricostruttivo del tempio di Giove Capitolino, edito nel terzo dei volumi dedicati alla Early Rome240. La ricostruzione venne criticata per alcune dimensioni; in particolare Axel Bothius sostenne che laltezza ipotizzata per le colonne fosse inverosimile per la fase arcaica e pi idonea per quella tardo-repubblicana, ma il Gjerstad replic ribadendo da una parte la necessaria approssimazione dei calcoli, dallaltra la validit della propria ricostruzione in base ai canoni vitruviani e ai confronti con larchitettura templare greca241. Nel 1969 il Riemann e poi il Castagnoli esposero i dubbi sulla ricostruzione del Gjerstad a causa delle dimensioni del tempio, ritenute eccessive; inoltre per la prima volta veniva avanza lipotesi che i resti noti del tempio fossero da riferirsi ad una platea su cui doveva essere edificato un tempio di minori dimensioni; tale ipotesi traeva spunto anche dalla ricostruzione del complesso tardo arcaico di S. Omobono242. Nel 1982 queste obiezioni furono riprese in due contributi distinti di R. Mambella e F. C. Giuliani. Questultimo ha esposto alcune difficolt tecniche insite nella ricostruzione del Gjerstad; in particolare viene giustamente sottolineata come inverosimile la presenza di colonne lignee e sono messe in risalto le difficolt, a livello statico, della realizzazione di un tale edificio, soprattutto nella ristrutturazione, con impiego di colonne marmoree in et tardo repubblicana e poi imperiale, che avrebbero reso necessari rinforzi alla struttura di cui sarebbe mancata la levidenza243.

238 Un ulteriore setto tra il podio e le sostruzioni riportato nella pianta edita da JORDAN 1885, t. I (descritta a p. 66) dove viene localizzato un possibile setto murario, rinvenuto nel 1876, ma al momento non verificabile, presso langolo nord occidentale, perpendicolare tra la facciata nord di Palazzo Caffarelli e larea delle Scuderie Vecchie, prospicienti lattuale via del Teatro Marcello. 239 Es. POLACCO 1952; MINTO 1953; JEPPESEN 1954; BOTHIUS 1956. 240 GJERSTAD 1960, pp. 178-185. 241 BOTHIUS 1962; GJERSTAD 1962. 242 RIEMANN 1969; CASTAGNOLI 1974 e 1984, pp. 7-9. 243 MAMBELLA 1982; GIULIANI 1982, p.31; si veda a riguardo anche le pagine introduttive di: GIULIANI 1990 e 2006, p. 18, ripreso poi da TUCCI 2006. Sulla stessa linea: STAMPER 1999; 2005, pp. 19-33 e RIDLEY 2005.

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Tuttavia la tesi della platea, sebbene alimentata suggestivamente dai dubbi sulle notevoli dimensioni del modello ricostruttivo delledificio, non ha mai portato i suoi sostenitori a confrontarsi nel concreto con i problemi di statica, n tantomeno a considerare il patrimonio documentativo offerto dalla coeva edilizia templare etrusca, latina e greca. Anche per questa ragione una rivalutazione del modello di E. Gjerstad venne avanzata da pi studiosi: dapprima in un breve articolo del Drerup, quindi da una serie di studi di G. Colonna che, oltre a ribadire le dimensioni estese del tempio, ha proposto una fase di progettazione in epoca alto arcaica244. Sulla base dellevidenza dei pi recenti scavi nel Giardino Romano245, lipotesi di Riemann e Castagnoli appare ormai del tutto superata. Infatti tale ricostruzione era stata formulata sulla base di osservazioni e dati disponibili negli anni Sessanta; si basava in particolare sul presupposto dellassenza di un vero e proprio reticolo di muri allinterno del podio, ma bens di soli muri longitudinali paralleli, adatti, secondo uninterpretazione gi di per s discutibile, pi a fondazioni di celle che non ad un podio templare. Tuttavia i nuovi scavi hanno individuato due setti murari trasversali che determinano un reticolato di muri, ovvero esattamente quel tipo di struttura che lo stesso Ferdinando Castagnoli aveva ritenuto essenziale per la definizione di podio templare anzich di platea246. Abbiamo visto inoltre come, i nuovi scavi abbiano ulteriormente documentato per il podio arcaico una serie di estesi rinforzi e restauri in opera cementizia, ascrivibili ad epoca tardo repubblicana e imperiale, da collegare a modifiche strutturali, quali, verosimilmente, il passaggio dal tufo al marmo nelle colonne, la cui presunta assenza, in passato, era stata ritenuta un elemento determinante a favore dellipotesi della platea247. A questo punto, su coloro che volessero ancora sostenere lipotesi di una platea, grava lonere, oltre che di fornire adeguate prove, insieme a confronti puntuali sul piano edilizio e cronologico, anche di dimostrare le ragioni della costruzione di una struttura monumentale di circa 3300 mq., allinterno di unarea gi terrazzata, con un reticolato di muri in opera quadrata larghi fino 6,9 metri e profondi fino a 12 metri, per poi edificare al di sopra di essa un tempio dalle dimensioni ridotte o quantomeno ordinarie, di cui, comunque, non vi sarebbe la bench minima evidenza archeologica. Appare quindi ormai al di fuori di ogni ragionevole dubbio che i resti visibili allinterno di Palazzo Caffarelli appartengono al podio del tempio, la cui pianta fornisce preziosi elementi indiretti per comprendere gli aspetti principali dellelevato, che non possono in alcun modo essere ignorati nel dibattito complessivo sul tempio di Giove Capitolino. La struttura appare pertanto composta da quattro setti longitudinali (della larghezza di circa m 3,85) e due setti trasversali (larghi circa m 4,5), collegati ad una fascia perimetrale larga circa m 6,9 (fig. 85)248,a formare una griglia di muri di fondazione che trova strette analogie tecniche nel tempio dei Dioscuri a Roma e nel tempio A di Pyrgi, entrambi della prima met del V secolo a.C.

Rispettivamente: DRERUP 1973; COLONNA 1981 a; 1987; critiche alla datazione allet di Tarquinio Prisco in: MARTIN 1983. MURA SOMMELLA et al. 2001. 246 CASTAGNOLI 1974, p. 230: si aggiunga losservazione dello Ioppolo che i muri longitudinali che oggi conosciamo non si adattano a sottofondazioni di colonne (a questo scopo sarebbe stato pi idoneo un reticolato di muri incrociantisi) e sarebbero (a incrociantisi) perci meglio da interpretarsi come fondazioni delle celle... 247 GIULIANI 1982, p. 31. 248 Da ultimo: (A. Danti), in MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 323.
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Fig. 85. Tempio di Giove Capitolino. Planimetria ricostruttiva.

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Il lato maggiore risulta lungo circa m 62, quello minore, corrispondente alla fronte delledificio lungo circa m 53. Un minimo di approssimazione nellle misure, calcolabile allincirca sull1% dei valori legato alle irregolarit delle superfici offerte dai lati fondazioni, nonch alle inevitabili distorsioni e al margine di errore presente in qualunque riproduzione cartografica. A livello planimetrico queste misure sono state arrotondate m 62,25, pari a 210 piedi di lunghezza (1 piede romano = cm 29,7) e 53,5, equivalenti a 180 piedi di larghezza249, con un rapporto quindi di 7 x 6. Le dimensioni del solo podio sono pertanto cos approssimativamente ricostruibili (in difetto): lunghezza: 62 m; larghezza: 53 m; perimetro: 230 m; area complessiva: 3286 mq.; Altezza delle fondazioni: circa 7,5 m. (rilevata nel saggio presso il giardino romano); Altezza in elevato del podio (rilevabile presso il c.d. muro romano): 4,5 m; spessore del rinforzo in cementizio (rilevabile presso il c.d. muro romano): 0,9 m; altezza media del podio comprese le fondazioni: 12 m circa. La griglia delle fondazioni del podio, con un totale di sei muri longitudinali obbliga infatti a ricostruire una fronte esastila e areostila con ampi interassi (m 8,40 8,80 quelli laterali; m 12,68 quello centrale) raccordati ovviamente da trabeazioni lignee (fig. 86). In base allo spessore delle fondazioni e possibile immaginare le colonne, del diametro di circa m 2,10 allimoscapo, realizzate in materiale lapideo anzich in legno, come proponeva il Gjerstad; il confronto con altri templi tardo arcaici (templi: B e A di Pyrgi, Veio-Portonaccio, Orvieto-Belvedere) lascia ipotizzare colonne in un tufo litoide eventualmente stuccato250. Le travi coprenti lintercolumnio centrale potevano essere realizzate interamente con fusti di abete, castagno, faggio o pino, ben presenti nel patrimonio forestale dellItalia centrale tirrenica251. Senza pretesa di completezza, a livello tecnico va ricordato come lArtemision di Efeso disponesse di una fronte di m 55,10 e colonne del diametro di circa 2 metri allimoscapo e m 1,50 al summoscapo che sostenevano trabeazioni lignee coprenti interassi di m 8,5252, ma il confronto con una delle sette

GJERSTAD 1960, pp. 177-180. Lipotesi di una realizzazione in tufo delle colonne del tempio di Giove, era gi stata avanzata sulla base delle fonti letterarie da vari autori, tra cui CANINA 1848, p. 115, quindi sulla base di confronti archeologici: COLONNA 1987, p. 64; per un esame specifico delle colonne lapidee del tempio A di Pyrgi (in peperino stuccato, con imoscapo di m 1,184: COLONNA 1966, p. 272); da notare, per il tempio capitolino, la presenza di scapoli di peperino nellopera cementizia della fase tardo repubblicana di rinforzo al podio in opera quadrata, di cui ipotizzabile una provenienza dalle colonne della fase arcaica. 251 COLONNA 1987, p. 64, nota 65 con bibl.; sulle specie arboree per gli usi di carpenteria presenti nei dintorni di Roma e loro caratteristiche, da ultimo: ULRICH 2007, pp. 263-268 con bibl e fonti. Plinio (N.H., XVI, 200) ricorda un trave di larice lungo (N.H., N.H 120 piedi con uno spessore uniforme di 2 piedi che venne trasferito a Roma allepoca di Tiberio e lasciato in vista, per le sue eccezionali dimensioni, nella Naumachia in Campo Marzio fino a quando Nerone non lo impieg per costruire il suo anfiteatro ligneo (Suet., Nero, 12). Ancora Plinio (N.H., XXXVI, 102) ricorda un altro trave lungo 100 piedi e alto 1 piede e mezzo, , ( avanzato dalla costruzione del tetto del Diribitorium di Agrippa ed esposto alla pubblica ammirazione nei portici dei Saepta; su entrambi i passi: GIULIANI 2006, p. 243. Come semplice raffronto tecnico, possiamo ricordare che travi di quercia lunghe fino a 12 metri, bench considerate superiori alla media, sono ben attestate nella manualistica delledilizia pre-industriale: es. RONDELET 1831, (lib. I), p. 255. 252 REUTHER 1957, tavv. 1-2. Da considerare anche il tempio G di Selinunte, con una distanza di 12 metri tra i muri della cella e la peristasi: MERTENS 2006, p. 232.
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Fig. 86. Tempio di Giove Capitolino. Sezione ipotetica e schematica dellalzato in rapporto alle fondazioni (rielaborazione con integrazioni da GJERSTAD 1960 e MURA SOMMELLA et al. 2001).

eraviglie del mondo non deve stupire, se si considera che finanche il tempio tardo arcaico di Tinia a Marzabotto, periptero tetrastilo, presenta un interasse centrale di m 8,62 e fondazioni di colonne del diametro di m 1,75253. Nel caso del tempio di Giove Capitolino, una colonna con imoscapo di m 2,1 sarebbe in grado di offrire una superficie di appoggio pressoch analoga sulla sommit del capitello, ed in grado quindi di alloggiare anche pi travi affiancate e/o sovrapposte, dello spessore di 1-2 piedi. Per il tempio di Giove Capitolino, larticolazione della fronte del tempio suggerisce anche la presenza di un triplice colonnato con interassi sempre di m 6,75 in direzione delle celle. La presenza di tre celle affiancate nella pars postica appare un fatto pienamente acquisito in base alla planimetria del podio e comporta a sua volta anche la presenza di un colonnato su ciascuno dei due setti peimetrali laterali. Il muro anteriore delle celle ricostruibile dalla presenza di un setto trasversale (fig. 70, n. 10), mentre il confronto con templi etruschi e latini di epoca arcaica suggerisce la presenza di ante a prolungamento dei muri con la definizione di un pronao per ciascuna cella, di una lunghezza complessiva non superiore alla met del podio templare254.

SASSATELLI, GOVI 2005 b, pp. 24-25. Per un inquadramento storico e culturale del tempio di Giove in rapporto alla coeva architettura greca ed etrusca, si rimanda alla sezione IV di questo volume. 254 Per la cella di Giove, il presunto mancato rinvenimento di un analogo setto murario potrebbe indicare, secondo A. Sommella Mura, una diversa lunghezza dellambiente centrale, ritenuta di dimensioni maggiori rispetto alle laterali (MURA
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I nuovi dati di scavo che hanno precisato laltezza del podio di et arcaica di circa m 4,5 (15 piedi) grazie allidentificazione del livello di chiusura della fossa di fondazione, nonch per il confronto con la quota dellimboccatura dei due pozzi (fig. 70, nn. 16; 18), consentono di ricostruire, sia pure approssimativamente, lo sviluppo della gradinata di accesso al tempio, posta sul lato sud-orientale e nota dalle fonti (Liv. VIII.6; Dion. Hal. XLIII, 21; L, 23); per superare un tale dislivello erano infatti sufficienti 15 o 16 gradini da 1 piede ciascuno da immaginare verosimilmente quale corpo aggiunto alla struttura, come attestato ad esempio a S. Omobono o per il tempio dei Dioscuri, anzich ricavati allinterno del podio.

- Le ipotesi sullalzato in epoca arcaica Scarsi sono i dati sulla decorazione del tempio di et arcaica; dallarea del podio sono state recuperate in pi occasioni alcune terrecotte architettoniche, ma provenienti da contesti difficilmente riferibili alle fasi di vita del tempio255. A riguardo occorre specificare come non sia da riferire al tempio di Giove Capitolino neanche la grande tegola di gronda con fascia dipinta a meandro conservata presso lAntiquarium Comunale256; come risulta da recenti indagini di archivio; loggetto stato infatti rinvenuto a copertura di una tomba infantile nel 1883 sullEsquilino in un lotto a sud est di Piazza Vittorio e confuso nella prima pubblicazione (GATTI 1896, tav. XII-XIII) con altre terrecotte riferibili ad apparati decorativi di minori dimensioni, effettivamente rinvenuti in via di Monte Tarpeo257. Per ragioni stilistiche, oltre che dimensionali, non possono essere condivise neanche le ipotesi decorative del Gjerstad che vedevano lastre con fregi fittili sulle trabeazioni del tempio258. Aperto rimane il dibattito sul tipo di copertura del tetto, se a due falde o di tipo testudinato, come hanno proposto Arvid Andrn e G. Colonna259; i dati di scavo non hanno potuto aggiungere informazioni a riguardo. A livello di confronti tecnici, va menzionato tuttavia il recupero dalla casa tardo arcaica ad impluvio di Roselle, nonch da Acqua Acetosa Laurentina e da Gonfienti di tegulae conciliares260 che permette di corroborare lipotesi circa la diffusione gi nel VI secolo a.C. di tetti a pi falde come quello immaginato per il tempio di Ardea e per quello di Giove Capitolino a Roma. Inoltre occorre ricordare lattestazione in Grecia di almeno due templi alto arcaici con tetto a tre

SOMMELLA 1998, pp. 62-63). Tale ipotesi appare, al momento, una semplice congettura. Non esiste infatti alcuna evidenza di un setto trasversale avanzato della cella di Giove ed inoltre il mancato rinvenimento del setto trasversale, corrispondente al limite interno della cella di Giove, coincide con unarea dello scavo di Palazzo Caffarelli dove i saggi verso i livelli di et arcaica non sono potuti proseguire, causa la presenza di strutture post medievali e ottocentesche (A. Danti in MURA SOMMELLA et al. 2001, p. 328, fig. 6: la zona corrispondente al muro interno della cella di Giove ricade allinterno della Sala III del Museo Nuovo). E necessario infine notare come, anche nella pi recente classe dei Capitolia di et repubblicana ed imperiale, le celle appaiano, grosso modo, tutte della medesima lunghezza (CAGIANO DE AZEVEDO 1940 e BARTON 1978 con bibl.). 255 Si segnalano: frammenti di lastre di rivestimento fittile di I fase con felini gradienti, un frammento di lastra di terracotta con teoria di cavalieri del tipo Veio-Roma.Velletri, una testina femminile di tipo ionico e due frammenti di sima ad anthemion con palmette e fiori di loto alternati, databili tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C. (MURA SOMMELLA 1998, pp. 72-73, figg. 9-11), nonch forse unantefissa a testa di Sileno, ora alla Ny Carlsberg Glyptotek, proveniente, secondo lHelbig auf dem Boden des Juppitertempels auf dem Capitol (Ny Carlsberg Glyptothek, Helbig Museum, n.inv.: H.I.N. 214, su cui: POULSEN 1927, pp. 88-89, n. H. 186; GJERSTAD 1960, p. 189, nota 1 con bibl.; figg. 119. 3-4, p. 188). 256 (n.inv. MC 2178), su cui: GJERSTAD 1960, p. 189, fig. 120: 1; ALBERTONI 1990, p. 69, 3.6.3 con bibl.) 257 FERREA 2005, p. 36 con bibl. e dati di archivio. 258 A riguardo, gi PALLOTTINO 1960. 259 ANDRN 1960, p. 45; COLONNA 1981 a; contra: CASTAGNOLI 1986 che ricorda anche lassenza di tetti testudinati nei modelli fittili votivi, su cui: STACCIOLI 1968, p. 91. 260Roselle: DONATI 1994, pp. 47-48 con bibl.; Acqua Acetosa Laurentina: BEDINI 1979, p. 23.

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Fig. 87. Pendici del Campidoglio, Foro e aree limitrofe: localizzazione dei contesti.

Fig. 88. Clivo Capitolino, localizzazione dei pozzi 1 e 2 (da COLINI 1941).

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falde: il tempio di Apollo a Thermon in Etolia, databile al 630-620 a.C. e quello di Hera a Corcira (Mon Repos) riferibile al 610 a.C.261 Per la ricostruzione della decorazione del tempio arcaico, in base alle fonti letterarie e numismatiche, in particolare un denario di M. Volteius del 78 a.C. che secondo una convenzione ben attestata nellarte romana, ritrae schematicamente e con quattro colonne anzich sei, ledificio in quegli anni oggetto di una radicale ricostruzione dopo lincendio dell83 a.C.262, rimane probabile la presenza di una quadriga fittile o bronzea sul fastigio, una serie di volute ornamentali fittili sul timpano, paragonabili a quelle documentate per il tempio arcaico di S. Omobono e di una modanatura lungo i lati del podio. Indizi importanti ai fini ricostruttivi offre anche la fase tardo repubblicana e imperiale, quando il podio, come gi ricordato, oggetto di restauri e viene rialzato sulla sommit con uno strato di cementizio alto circa 3 piedi. Gli elementi marmorei pervenuti lasciano immaginare, per la fase domizianea, colonne in marmo pentelico con imoscapo largo circa 2 metri e capitelli alti circa 2 metri263, che appaiono congruenti anche con un frammento di lesena sempre dello stesso marmo264. I frammenti di cornice marmorea decorata, segnalati in epoca rinascimentale dallarea di Palazzo Caffarelli265, qualora pure rifieribili con certezza al tempio di Giove Capitolino, possono comunque attribuirsi alla decorazione delle celle, mentre le travi del pronao, come per la fase arcaica, sono da immaginarsi in legno, eventualmente rivestito in lamina di bronzo.

- PENDICI DEL CAMPIDOLGLIO, FORO E AREE LIMITROFE (FIG. 87) 31. POZZI PRESSO IL CLIVO CAPITOLINO Sei pozzi presso il Clivo Capitolino furono scavati da A.M. Colini nel 1940 (fig. 88); presentavano forma irregolare ed erano privi di rivestimento. Almeno tre di questi pozzi si rinvennero alterati nel loro riempimento (nn. 3, 4, 5), mentre il n. 3 fu trovato ricolmo di materiale tardo repubblicano. Tra questi i nn.1-2, restituirono quasi esclusivamente materiale arcaico che farebbe proporre una datazione di chiusura degli impianti intorno al VI secolo a. C.266 32. TEMPIO DI SATURNO Gli scavi condotti dallUniversit di Roma La Sapienza negli anni Ottanta nel tempio di Saturno hanno identificato alcune strutture databili alla fine del VI secolo a. C., rese note finora solo in forma preliminare267. Si tratta di quattro muri in opera quadrata di tufo granulare grigio, con funzioni di sostruzione e fondazione rinvenuti nelle fosse di ruberia medievali realizzate allinterno del podio augusteo del tempio (fig. 89-90-91). 1) Parete nord del pozzo US 4202 (largh. m 3 ca; h. m 3,92), registrato per unaltezza di dieci filari.

Rispettivamente: WINTER 1993 b, pp. 17-18, figg. 3 a b; 1993 a, pp. 116 ss, fig. 13 a b; quindi CERCHIAI 2006, p. 302. CRAWFORD 1974, p. 399. 263 Sulle dimensioni dei capitelli: MARQUAND 1898; le dimensioni del fusto delle colonne si basano sullunico frammento di rocchio in marmo pentelico rinvenuto nel 1875: (diametro circa m. 1,80; scanalature larghe m 0,23): LANCIANI 1875 a, p. 186 ss; JORDAN 1876, p. 151). 264 MUOZ, COLINI 1930, p. 62, fig. 42. U 265 HLSEN 1888, pp. 151-154. 266 Dal pozzo n. 1 segnalato anche il recupero di due frammenti di ceramica a vernice nera: COLINI 1941 pp. 90-93; GJERSTAD 1960, p. 212 ss. 267 MAETZKE 1985, p. 172 ss.; 1986, p. 372 ss.; 1991, pp. 60-66, con bibl.
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