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IL CONTENUTO DEL VANGELO E DEL MISTERO IN 1COR 1-2

1


Nel presente studio si intende analizzare il contenuto del vangelo e del uctei
in 1 Cor 12 per poi confrontarli e trarne delle conclusioni.
IL CONTENUTO DEL VANGELO NELLA PRIMA LETTERA AI CORINZI
possibile specificare il contenuto del vangelo in 1Cor 1-4 e in tutta la lettera, dai
termini con radice a,,. . e su cc., e il loro oggetto.
Per ci che riguarda la radice di succ. l'oggetto dell'annunzio viene
esplicitamente riferito in 1Cor 1,23 (.t, e. su cce.i Xtcei .cau..iei), e in
1Co 15,1-12 (Et e. Xtce, su cc.at et .s i.s.i .,,.at, :., .,eucti .i
uti ti., et aiacact, i.s.i eus .cti).
In riferimento alla radice di a,,.., particolarmente interessante il versetto 2,1,
dove oggetto della radice a,,. . il uctei stesso; il testo presenta delle difficolt
di critica testuale, sostituendo uctei con autei, ma generalmente la prima
lezione viene accettata con buona probabilit
2
; tale lezione sar presa in considerazione in
questo elaborato. In 9,12 (:aia c.,e.i, tia tia .,se:i e..i . .u a,,.t .
eu Xtceu) c' un riferimento al vangelo di Cristo, un genitivo considerabile come
oggettivo, quindi Cristo oggetto dell'annuncio; dal punto di vista formale in questo
versetto tuttavia possibile che si tratti di un genitivo soggettivo, vale a dire il vangelo il
cui autore Cristo. L'oggetto dell'annunzio comunque esplicitamente espresso in 1Cor
15,1-10, e in particolare in 15, 3-5 (et Xtce, a:.ai.i u:. .i aat.i .i
saa a, ,a|a, -4- sat et .a| sat et .,,.at . a t saa a ,
,a|a, -5- sat et .| K|a .ta et, e.e.sa).
Dunque oggetto del vangelo Ges Cristo crocifisso, risorto e operante nella
Chiesa.
IL CONTENUTO DEL \YLTHPI0N
PASSI IN CUI RICORRE IL TERMINE \YLTHPI0N
Nella Prima lettera ai Corinzi il vocabolo ricorre in tre versetti:
- in 2,1 il uctei oggetto del verbo saa,,.., ed seguito dal genitivo di
origine
3
eu O.eu: quindi Paolo si presenta come annunciatore di quel uctei, il cui
autore Dio; in questo caso il termine uctei anticipatorio o riassuntivo? Ovvero le
caratteristiche del mistero sono espresse dopo la citazione del termine o dopo? Sia prima
che dopo.
- in 2,7 al dativo preceduto dalla preposizione .i; tra gli studiosi
4
discusso se
sia in riferimento al verbo a. ., o alla ce|t a, ovvero se si tratta di un parlare secondo i
criteri del mistero della sapienza di Dio, o se si parla della sapienza di Dio, la quale
assume le caratteristiche del mistero. Nella LXX il parlare per enigmi
5
non viene espresso
di frequente al dativo
6
, preceduto dalla preposizione .i, mai con il verbo a. .,

1
Elaborato svolto in occasione del corso Vangelo sapienza e mistero in Paolo (Prof. J.N. Aletti), Roma
1998.
2
Cf. B. M. Metzger, A textual Commentary on the New Testament (Stuttgart 1994
2
) 480.
3
Cf. R. Penna, "Il "Mysterion" Paolino", SupplRivBibIt 10 (Brescia 1978) 55.
4
Cf. R. Penna, "Il Mysterion", 24;
5
Per tentare di dare una risposta si segue il suggerimento dato in Dispense,15: "vedere come nella LXX si
parla dell'esprimersi per enigmi e a quale tipo di verbo va attaccato il vocabolo uctei in Paolo".
6
At it,a, e, ricorre 4 volte con la preposizione . i: con il verbo .tt (Deut 28,37), :.ta ,. (1Re 10,1; 2Cr
9,1), a iac.| . al futuro passivo (Sir 39,3); una volta al genitivo con la preposizione eta e il verbo a. .
2
espressione che potrebbe corrispondere a quella di 1cor 2,7. In Paolo il termine uctei
ricorre soprattutto con verbi di conoscenza e rivelazione
7
, e con i verba dicendi
8
, e non
esprime mai la modalit o il mezzo, ma sempre l'oggetto del parlare o del conoscere.
Sembra quindi di poter affermare che l'espressione .i uct. sia riferita al termine
ce|ta. 1Cor 2,7 il secondo caso
9
in cui ricorre l'espressione, ma l'unica introdotta da
uno dei verba dicendi, e in riferimento alla ce|t a.
- in 4,1 il uctei al genitivo plurale, seguito di nuovo dal genitivo di origine
O.eu, e preceduto dal sostantivo et seie eu,, riferito alla funzione degli apostoli.
In 1Cor in ogni caso il termine uctei in diretto riferimento a Dio e alla
azione evangelizzatrice degli apostoli in quanto:
- oggetto dell'annuncio degli apostoli e in specie di Paolo (cf. 2,1);
- specifica la modalit o del parlare degli apostoli, o della ce|t a di Dio, di cui gli
apostoli parlano (cf. 2,7);
- oggetto della cura degli apostoli in quanto essi sono "economi dei misteri di
Dio" (cf. 4,1).
I riferimenti di 2,1.7 nella sequenza dell'argomentazione paolina si pongono tra
l'argomentazione teo-cristologica e quella pneumatologica, tra la critica della sapienza
mondana e la proposta di una sapienza divina. Sembra allora indispensabile ripercorrere
le tappe dell'argomentazione paolina per vedere quale sia il contenuto del mistero, nella
sua relazione a Dio e gli apostoli.
1COR 1-2,5: L'ARGOMENTAZIONE TEO-CRISTOLOGICA
Come suggerito dalla traccia dell'elaborato, sono particolarmente importanti i
brani in 2,1, al termine della argomentazione teo-cristologica, e in 2,7 (a a aeu .i
.eu ce|tai .i uct. ), che parte dell'argomentazione pneumatologica, in forma di
midrash, che segue l'argomentazione teo-cristologica (1,17-2,5). Prima di arrivare a tale
versetto pu essere utile ripercorrere i passi essenziali dell'argomentazione, tentando di
individuarne gli elementi salienti e per capire a che punto del suo ragionamento Paolo usa
il termine uctei. Nell'analizzare il ragionamento seguiremo la struttura proposta
nelle dispense del corso e nell'articolo J.N. Aletti, "Paul et la rthorique" in ACFEB, Paul
de Tarse (Paris 1996) 41. Nel presente elaborato si analizzer la lettera fino alla seconda
argomentazione.
1,17: propositio
10

In 1,17a Paolo parla del senso della sua presenza tra i Corinzi: si tratta di un
mandato, alla cui origine c' Cristo e il cui scopo non stato il battezzare, giustificando
cos l'affermazione dei vv 14-15 in cui Paolo aveva ricordato di aver battezzato solo
pochi fedeli; il fine della missione di Paolo stato l'evangelizzare, ovvero l'annunziare la
croce e la risurrezione di Cristo per mandato del Risorto stesso. In 1,17b l'Apostolo
definisce la modalit della sua evangelizzazione: Paolo nega di aver usato la sapienza del
discorso, al fine di non rendere vana, inefficace, o meglio, evitando la doppia negazione,
per preservare l'efficacia della croce di Cristo. Pu essere significativo ricordare che

(Nm 12,8); 2 volte all'accusativo plurale oggetto del verbo ie. . (Pro 1,6) e del verbo etaie. eat (Dan
8,23); una volta al genitivo plurale retto dal sostantivo uct,, .., il quale posto all'accusativo plurale
come oggetto del verbo . :t caat (Sap 8,8).
7
Oggetto diretto in Rom 11,25; 1Cor 13,2; Ef 1,9; 3,3; in Col 1,26 soggetto di frase passiva; genitivo
oggettivo in Rom 16,25; Ef 3,9; 6,19; Col 1,27; 2,2; al dativo introdotto dalla preposizione . i in Ef 3,4
8
Oggetto diretto in 1Cor 2,1.7; 14,2; 15,51; Col 4,3; genitivo oggettivo in 1Cor 4,1; al dativo introdotto dalla
preposizione . i in 1cor 2,7.
9
E' per il secondo caso che introdotto dalla preposizione .i (cf. Ef 3,4: i cui.cti eu .i . uct.
eu Xtceu), ma qui si tratta dell'ambito o l'oggetto della conoscenza.
10
La "presentazione dei termini essenziali del fatto che viene esposto", B. Mortara Garavelli, Manuale, 72.
3
l'evento croce, in base ai vv 1,12-13 era stata considerato elemento di legame
all'appartenenza-aggregazione-comunione tra Cristo e i fedeli, e, conseguentemente, tra i
fedeli stessi, fondamento dellunit della Chiesa.
Rimane tuttavia da chiedersi perch Paolo introduce la questione della sapienza,
una ragione che non sembrerebbe di per s evidente, e inoltre cosa intende Paolo in senso
positivo, per ce|ta e,eu. Innanzi tutto occorre affermare che se Paolo introduce cos
bruscamente il discorso della sapienza, perch o egli riteneva che i Corinzi sapessero
ci a cui egli si riferisse e che tale ce|ta e,eu fosse loro familiare, o i versetti seguenti
ne esplicitano il senso; oppure, pi probabilmente, occorre far riferimento in modo
complementario sia alla concezione della ce|t a nel contesto della comunit di Corinto,
che nella lettera. Paolo sarebbe ricorso ad uno stratagemma, tramite il quale mostrando
vana la ce|ta del mondo, fa capire ai Corinzi che anche la loro presunzione di essere
sapienti stoltezza dinanzi a Dio
11
. Paolo quindi si vedrebbe indotto a parlare della ce|t a,
dai suoi interlocutori stessi, che si ritenevano sapienti, mostrando loro che la sapienza del
mondo in contraddizione con la croce di Cristo.
Considerando positivamente il contenuto della ce|ta, essa stata definita sia
"conoscenza degli eventi divini e umani", che abilit, capacit oratoria e persuasiva
12
:
essa ricopre quindi sia un ambito gnoseologico che comunicativo. In Paolo il confronto si
mantiene sui due fronti: la ce|t a come ,i. ct, delle vie divine e umane, la ce|t a, come
e ,e,, che, mediante delle determinate tecniche persuasive tende a condurre
l'interlocutore alla :tct,.
Occorre infine ricordare che la sapienza antica, che "governava le attivit della
societ e regolava i comportamenti e le controversie che sorgevano tra le persone o i
gruppi"
13
era particolarmente sviluppata nell'ambiente di corte e dell'educazione dei
giovani; di conseguenza la ce|ta e il ce|e,, ricoprivano un ruolo sociale e culturale di
primaria importanza
14
.
Ora, come gi nella sapienza veterotestamentaria
15
, questa conoscenza e
comunicazione delle vie divine e umane, prodotta dall'uomo, per la vita dell'uomo e per
l'interpretazione e la conduzione della storia, era, e si trova per Paolo, in contraddizione
con il progetto, con gli eventi realizzati da Dio, e con l'annuncio che ne deriva.
1,18: subpropositio
Il versetto 1,18 ha un carattere brachilogico e incoativo
16
, e da questo versetto
possibile evincere in modo schematico gli elementi essenziali dell'argomentazione
paolina, che verr poi sviluppata:
a) gli attori: sebbene non sia presente in 1,18, l'attore principale
dell'argomentazione paolina Dio (soggetto in 1,19; 1,20b; 1,21b; 2x in 1,27; 1,28;
genitivo di origine in 1,18b; 1,21a;1,24b; 2,1c; 2,5; inoltre con la proposizione .s al
genitivo di origine e agente di proposizione passiva in 1,30); si deve considerare anche
Cristo, in diretto riferimento alla croce (soggetto in 1,17, oggetto dell'annuncio in 1,23;
punto cruciale della salvezza operata da Dio in 1,29-30; oggetto esclusivo della
conoscenza di Paolo in 2,2b); Paolo (inviato da Cristo in 1,17; specifica il senso del suo
mandato in 21,1.3); i destinatari e interpreti del discorso della croce: coloro che vanno
perdendosi, cio il mondo che d una valutazione negativa della croce; coloro che vanno
salvandosi, cio i chiamati, che danno una valutazione positiva della croce. Dalla

11
Cf. Dispense, 5; P. Lampe, "Theological Wisdom", 117-131.
12
Cf. Dispense, 7; M. Gilbert, "Sapienza", Nuovo Dizionario di Teologia Biblica, (Cinisello Balsamo, Milano
1988) 1429.
13
M. Gilbert, "Sapienza", 1434; 1435.
14
Questo elemento importante anche per la interpretazione degli a,e i., di 2,6.
15
Cf. M. Gilbert, "Sapienza", 1431.
16
Cf. Dispense, 18.
4
stringata sentenza paolina possibile chiedersi quale elemento sia causa dell'altro: se
l'essere in perdizione o nella salvezza che d una diversa valutazione della croce, o
viceversa, pi logicamente, se la diversa valutazione della croce pone verso la perdizione
o la salvezza. Evidentemente Paolo condensa al massimo il suo ragionamento
identificando subito i destinatari del progetto di Dio con il loro destino di perdizione o
salvezza a seconda del loro atteggiamento dinanzi alla croce di Cristo evento salvifico.
Da qui il carattere escatologico di questi versetti
17
.
b) i concetti: l'area semantica della croce (1,17.18.23; 2,2); l'area semantica del
e ,e,, in relazione al su,a (1,18; 2,4) e alla ce|ta (1,17; 2,1); l'area semantica della
ce|ta (1,17.18 19.20.21.22.24.25.26.27; 2,1.4.5), con il suo contrario, la stoltezza
(1,18;20.21.23.25.27); l'area semantica della euiat, (1,18.24; 2,4.5) con il suo contrario,
la debolezza (1,25.27; 2,3); l'area semantica della salvezza (1,18.21) e il suo contrario, la
perdizione.
c) La bipolare opposizione nella valutazione del discorso della croce crea una
tensione tra i concetti sapienza/stoltezza e potenza/debolezza, che si risolver in 1,24,
dove l'annuncio del Messia crocifisso, Cristo, viene definito .eu euiati e .eu ce|tai,
e in 3,19, dove la ce|ta del mondo viene definitivamente considerata stoltezza presso
Dio. Occorre notare che 1,18 la croce non definita come ce|ta, in contrapposizione alla
.ta, ma qualcosa di pi, definita con il concetto di euiat, O.eu , un concetto che
coinvolge sia la potenza salvifica di Dio, che in Cristo manifesta il suo massimo
dispiegamento, che quella di Cristo stesso, reso partecipe della stessa potenza di Dio
18
. Se
la ce|t a stata definita come la conoscenza della vie divine ed umane e come mezzo
comunicativo di persuasione, il discorso della croce di Cristo viene proclamato non solo
come ce|ta, cio luogo privilegiato della conoscenza delle vie divine, ma evento, operato
da Dio, capace di donare la salvezza. Dinanzi al e,ei eu caueu, si tenuti ad
emettere un giudizio con la conseguente possibilit di usufruire della euiat, della croce
dirigendosi verso la salvezza o la perdizione. Cio dinanzi alla realizzazione e
all'annunzio del progetto di Dio si crea una reazione ambivalente dei destinatari dell'opera
e della sua rivelazione, che provoca un destino diverso tra questi a causa della diversa
valutazione di tale progetto stesso: perdizione per chi ritiene la croce come .t a, e
salvezza, ossia ricezione della euiat, eu O.eu per chi vi riconosce la ce|ta eu O.eu.
Al pari della ce|ta, in cui si individuata un elemento gnoseologico, come
conoscenza delle vie divine e umane, ed uno comunicativo, come capacit di persuasione,
occorre distinguere l'area semantica della croce: in primo luogo, essa considerata un
evento salvifico, opera di Dio, luogo privilegiato e massimo della manifestazione della
euiat, O.eu ; in secondo luogo essa strumento di conoscenza, realt capace di
interpretare le vie divine e umane; infine essa diventa discorso che scaturisce da tale
scienza, opera degli apostoli, che obbediscono alla missione di Cristo (cf. 1Cor 1,17), e
si fanno collaboratori di Dio (cf. 1Cor 3,9). Quindi in quanto realt capace di rendere note
e interpretare le vie divine ed umane, e che si fa discorso, l'evento croce entra in
confronto con la ce|ta umana ( il confronto che Paolo accetta per venire incontro ai
Corinzi, i quali vi facevano riferimento, e che conduce ad un ribaltamento di valutazione
sia della ce|t a divina, considerata stolta dal mondo ma si manifesta vera ce|ta, sia della
ce|ta umana che presso Dio stoltezza), ma allo stesso tempo in quanto luogo della
euiat, O.eu , la trascende completamente ( il punto verso il quale Paolo tende
superando la ce|ta umana).

17
K. Mueller, "1Kor 1,18-25. Die eschatologisch-kritische Funktion der Verkuendigung des kreuzes", BZ
(1996) 247-248.
18
Cf. R. Penna, "Il vangelo come "potenza di Dio" secondo 1Cor 1,18-25", L'Apostolo Paolo. Studi di esegesi
e teologia, (Cinisello Balsamo 1981) 205-206; 209.
5
1,18-3,18: probatio
La Probatio composta da diverse argomentazioni:
1,18-2,5: Argomentazione teo-cristologica;
2,6-3,4: Argomentazione pneumatologica;
3,5-17: Argomentazione ecclesiologica.
1,19-2,5: argomentazione teo-cristologica
Nella prima argomentazione (1,19-2,5) Paolo critica la ce|ta mondana, e vi
contrappone la sapienza divina che si realizza paradossalmente in Cristo.
L'argomentazione si snoda in tre sezioni: nella prima vengono manifestati i contrasti e i
paradossi inerenti la sapienza mondana e divina (1,19-25), nelle seguenti due sezione
viene mostrato come questi paradossi si riscontrino nella realt concreta (exemplum)
dell'essere dei Corinzi (1,26-31) e del comportamento di Paolo nella sua azione
evangelizzatrice (2,1-5).
1,19-25: il contrasto tra ce|ta mondana e ce|ta divina
Lesposizione nella prima sezione complesso, e si sviluppa ponendo diverse
antitesi e parallelismi e riprendendo in frasi successive gli elementi essenziali
dell'argomentazione. Occorre notare innanzi tutto che tali elementi sono gli stessi
evidenziati nella propositio di 1,18. Un'ulteriore difficolt rappresentata dal senso di .i
ce|ta eu .eu , in 1,20, la cui probabile spiegazione sembra quella sintetizzata da
Feuillet
19
.
In modo schematico gli elementi che compongono l'argomentazione possono
essere considerati:
a) il mondo che si pone fuori del progetto di Dio;
b) Dio e il suo progetto, riconoscibile nella sua .ueesta (Cf. 1,21: .ueesc.i e
.e,);
c) coloro che accolgono il progetto di Dio; questo elemento concettuale viene di
volta in volta chiarito pur essendo formalmente collegato all'elemento precedente (b); in
questo punto occorre inserire i "noi", un gruppo di persone con le quali Paolo si
identifica: il pronome personale in questa sezione ricorre 3 volte: 1,18 al dativo, e fa
riferimento coloro che vanno salvandosi; 1,23 al nominativo sono coloro che annunciano
il su,a; 1,30 di nuovo al dativo sono coloro per i quali Cristo sapienza, giustizia,
santificazione, redenzione. Si tratta quindi di coloro che accolgono il progetto di Dio. In
1,23 possibile che Paolo parli di coloro che sono specificamente deputati all'annuncio,
gli apostoli, come nel capitolo quarto (cf. , dove si pone un confronto tra la comunit e gli
apostoli. Dal contesto del cap 1 e 2 (Cf. 1,18.23.30; 2,7.10.12.16) il confronto non tanto
posto tra apostoli e comunit di Corinto, quanto tra mondo e credenti in Cristo:
comunque possibile che vengano considerati gli apostoli come sottogruppo della
comunit credente in Cristo.
Ciascuno di questi elementi viene progressivamente sviluppato:

a) IL MONDO CHE SI
PONE FUORI DEL
PROGETTO DI
DIO
1,21 .i ce|ta eu
.eu eus .,i. e sece,
eta , ce|ta, ei
.ei (il mondo per
mezzo della sua
fallimentare sapienza
non ha conosciuto Dio)
1,22a: `Ieueatet c.ta
at eu cti
sat Ei., ce|t ai
,eu cti
(i Giudei e i Greci che
cercano segni-
dimostrazioni e la
ce|ta)
1,23b: `Ieueatet, .i
csaieaei, . i.cti e.
.t ai
(i Giudei e i Greci che
reputano la croce di
Cristo scandalo e
stoltezza)

19
Cf. Dispense, 9; A. Feuillet, Le Christ Sagesse de Dieu (Paris 1966) 78.
6
Il mondo non ha conosciuto Dio mediante la sua ce|t a che si rivela quindi
fallimentare (1,21); i Giudei e i Greci si dimostrano appartenenti al mondo quando
pretendono segni-dimostrazioni e la ce|ta del discorso, come elementi di attendibilit e
veridicit (1,22a); questo loro atteggiamento li pone nella stessa posizione del mondo:
incapaci di conoscere Dio e la sua opera salvifica diviene per loro stoltezza e occasione
d'inciampo (1,23b).

b) DIO E IL SUO
PROGETTO

1,21b: .ueesc.i e .e,
eta , .ta, eu
su,ae, c. cat eu ,
:tc.u eia,
(Dio si compiaciuto di
salvare gli uomini
credenti mediante un
annuncio valutato come
stoltezza)
1,23a: .t, e.
su cce.i Xtce i
. cau.. iei
(il contenuto
dell'annuncio Cristo
Crocifisso per opera dei
"noi")
1,24b: Xtcei .eu
eu iati sat .eu
ce|tai (Cristo
crocifisso
definitivamente
dichiarato potenza e
sapienza di Dio)

Il progetto di Dio si pone in antitesi con la fallimentare ce|ta del mondo, e
intende salvare i credenti mediante l'antitesi della ce|t a: la .ta. Per gradi la
valutazione del progetto di Dio viene per ribaltata fino a divenire potenza e sapienza di
Dio. Tale ribaltamento passa per diversi elementi: la stoltezza determinata da un
sostantivo al genitivo: il su,a (1,21b); la stessa radice del sostantivo poi ripresa
come verbo il cui soggetto sono i "noi", gi menzionati (1,23a); infine si va al contenuto
specifico dell'annuncio: Cristo crocifisso oggetto della duplice valutazione, ma
definitivamente proclamato potenza e sapienza di Dio (1,24b).
Da quanto esplicitato sembrerebbe che l'annunzio, e coloro che se ne fanno
portatori, sono parte integrante del progetto di Dio assieme al suo diretto contenuto,
Cristo crocifisso, e anch'essi rientrano nella valutazione negativa del mondo come
.ta
20
.

c) COLORO CHE
ACCOLGONO IL
PROGETTO DI DIO
1,21b: .ueesc.i e
.e, c. cat eu,
:tc.u eia,
(gli uomini beneficiari
della salvezza di Dio,
definiti credenti)
1,23a: .t, e.
succe.i
(i "noi", che si fanno
portatori dell'annuncio
)
1,24a: au et , e. Tet ,
set ,, `Ieueat et, .
sat Ecti
(i "chiamati",
evidentemente da Dio
sia Giudei sia Greci;
Cf. 1,1.2.26)

Coloro che accolgono il progetto di Dio non sono chiaramente messi in luce e
definiti, ma vengono formalmente, e quindi anche concettualmente, collegati con altri
elementi i quali li definiscono in funzione al progetto e al ruolo che tali destinatari
ricoprono verso di esso. Essi sono in primo luogo credenti (1,21b); sono coloro che
annunciano il contenuto del progetto di Dio (1,23a); sono coloro sono stati chiamati, sia

20
Nonostante il termine su,a venga specificato in 1,23a, nel suo soggetto ( i "noi") e oggetto (Cristo
crocifisso), il fatto che sia posto in modo assoluto, come genitivo (potrebbe essere sia oggettivo sia
epesegetico) della .t a, rende possibile una sua considerazione come realt a se stante della . ueest a
divina. Questo versetto inoltre l'unico caso in cui la .ta viene attribuita in modo specifico e senza
limitazioni di interpretazione ad una realt posta da Dio (la croce di Cristo come stoltezza limitata in 1,18
e 1,23b da dei dativi plurali, in 2,14 da un dativo singolare, e in 3,19 la .t a attribuita definitivamente
alla ce|ta mondana :aa . .. ). E' possibile che l'annuncio in se stesso anche da parte di Paolo possa
essere considerato stoltezza: un annuncio, considerato in se stesso, non richiede delle :tc.t,, e non rientra
tra le tecniche persuasive proprie della ce|t a; per Paolo la sua forza nell'essere .i a:ee.t.t :i.uae,
sat euia.., , e questo strumento stato scelto da Dio per salvare eu, :tc.ueia, (cf. 1,21b; 2,4).
7
Giudei che Greci, e che sanno riconoscere Cristo crocifisso come potenza e sapienza di
Dio (1,24a). Rispetto alla classica divisione tra Giudei e Gentili, Paolo introduce una
nuova categoria di persone capace di superare la vecchia concezione del mondo: i
credenti in Cristo crocifisso, salvati dalla potenza e dalla sapienza che scaturisce dal
progetto di Dio.
La svolgimento paradossale di questi versetti sintetizzata da Paolo in 1,25 che
conclude il periodo: ci che su Dio il fallimentare giudizio umano, che si reputava ce|t a,
considera .ei e ac.i., si rivela ce|. .ei e t c,ue .ei di ci che l'uomo reputa
sapiente e forte.
1,26-31: il primo exemplum
Quanto affermato da Paolo riscontrabile sia nella comunit di Corinto (1,26-31),
sia nella modo di agire che Paolo ha adottato nella sua evangelizzazione (2,1-5). Nel
primo e nel secondo esempio Paolo procede per opposizioni: negando le vie della
sapienza umana specifica e manifesta quelle divine.
La descrizione della comunit di Corinto porta Paolo a considerare la modalit
dell'elezione dei destinatari del progetto di Dio e quindi la modalit dell'agire di Dio:
Paolo parte dal dato di fatto che nella comunit di Corinto non ci sono molti sapienti
secondo la carne, non molti potenti, nobili, questo perch Dio ha scelto le cose stolte,
deboli, non-nobili e disprezzate, le cose che non sono, affinch siano confusi i sapienti, i
forti, i nobili, e le cose che sono del mondo siano annullate. Ma in corrispondenza
all'annientamento delle cose che sono, Dio ha innalzato Cristo ad un ruolo di straordinaria
importanza, per far s non che i credenti abbiano ci che il mondo considera come valido
e che da Dio dimostrato stolto e annientato
21
(sapienza e forza umane, nobilt di nascita:
cf. 1,26-28), ma siano in Cristo, il quale per opera di Dio, ha assunto, a vantaggio (ti:
dativus commodi) dei "noi" (cf. 1,18.23: che sono sulla via della salvezza, annunciatori di
Cristo crocifisso), il particolare e complesso ruolo di sapienza, giustizia, santificazione,
redenzione. I tre termini, che definiscono il ruolo di Cristo non sembrano essere
un'esplicitazione della ce|ta, che diverrebbe un termine capace di abbracciare la realt di
Cristo, ma l'espressione in modo complementare dell'importanza del ruolo di Cristo, il
quale ha adempiuto il disegno salvifico di Dio.
2,1-5: il secondo exemplum
Questa sezione che costituisce un secondo exemplum, nell'argomentazione
paolina, particolarmente importante, perch per la prima volta (eccettuato il caso poco
probabile di 1,6) nella lettera compare il termine uctei. Il termine non viene n
introdotto, n spiegato, fluisce incastonato nell'argomentazione senza avere all'apparenza
un ruolo centrale, poich questo ricoperto dall'agire di Paolo, che si pone come esempio
per la comunit di Corinto.
In 2,1 il participio aoristo di .,eat si pone formalmente in relazione con il verbo
saa,,.. al participio presente, esplicitando il senso della venuta di Paolo tra i Corinzi
anticipato nella propositio. Paolo riprende l'argomento dopo aver parlato dell'agire di
Dio, il quale ha mostrato la fallacia della ce|t a mondana sulla valutazione negativa del
discorso della croce, e dopo aver mostrato che Cristo, per opera di Dio, divenuto per i
credenti sapienza, giustizia, santificazione, redenzione, sostituendosi alla fallosit della
ce|ta e della forza mondane, divenendo egli stesso, per opera di Dio, ce|ta O.eu e
euiat, O.eu (1,24b), e che ha affidato questa salvezza alla stoltezza dell'annuncio. Ora
Paolo sembra sintetizzare ci che stato proprio di Dio, determinandolo come oggetto
della sua opera evangelizzatrice, non espresso nella propositio, che il uctei eu
O.eu. Ci che Paolo ha espresso finora: la . ueest a divina, la sua realizzazione e la

21
Cf. Dispense, 11.
8
modalit di tale attuazione, e cio la volont salvifica di Dio, la realizzazione della
salvezza mediante Cristo crocifisso e risorto, la funzione degli apostoli inviati da Cristo, e
soprattutto la caratteristica costante dell'agire di Dio, testimoniato dalle citazioni
veterotestamentarie, che si rivela incomprensibile agli uomini, ribaltamento della ce|ta
umana, la quale incapace di conoscere Dio e la sua euiat,.
Gi in 1,21.23 c'era stata una corrispondenza terminologica, tramite la radice di
succ., tra la volont di Dio di salvare il mondo tramite la stoltezza dell'annuncio e
coloro che si fanno annunciatori di Cristo crocifisso, quindi tra progetto di Dio e
predicatori, i quali diventano parte del progetto, adesso, sebbene con un termine diverso,
ma affine
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, Paolo si descrive, nel suo essere collaboratore di Dio (cf. 1Cor 3,9), come
annunciatore del uc tei eu O.eu , come termine che sintetizza tutto quanto espresso
riguardo all'agire di Dio e che diviene oggetto del suo annunzio. Inteso in questo senso, il
termine uc tei anticipa la presentazione in positivo della ce|ta di Dio (2,6ss), che
assume le caratteristiche di un uctei (2,7).
In 2,1 ancora una volta Paolo nega (cf.1,18) l'utilizzo della ce|ta. Giunto tra i
Corinzi per annunciare il mistero di Dio, nella sua opera evangelizzatrice ha adottato la
modalit dell'agire di Dio: se in contrapposizione alla ce|t a mondana, piaciuto a Dio
salvare i credenti mediante la stoltezza dell'annuncio (cf. 1,21), Paolo ha evitato un
discorso elevato o di sapienza; se Dio ha innalzato Ges Cristo, il quale, da parte di Dio
sapienza, giustizia, santificazione e redenzione (cf. 1,30) e l'elezione di Dio ha inteso
confondere i sapienti e gli intelligenti per annientare le cose che sono, Paolo ha ritenuto
di non sapere che Cristo crocifisso: cio ha considerato nulle le cose che Dio ha
annientato, per presentare Cristo crocifisso. E se Dio aveva confuso i sapienti (cf. 1,27a)
e i forti (cf. 1,27b), egli si fatto debolezza, paura e tremore, e la sua parola e annuncio
non fu con la persuasione della sapienza o con parole persuasive, ma nella dimostrazione
dello Spirito e della potenza. Paolo si dimostra autentico annunciatore del uctei
O.eu, poich coerente con ci che nell'agire di Dio, Paolo pu chiamare uctei.
Occorre sottolineare che l'annunzio del uc tei non avvenuto secondo le
caratteristiche di una ce|ta umana o con l'elevatezza della parola, poich questo elemento
ci che pu contraddistinguere la ce|ta di Dio, dalla ce|t a umana: nel suo annunzio,
opera gi considerata stoltezza, del uctei di Dio, Paolo non ha considerato di sapere
altro che Cristo e questi crocifisso, e la forza persuasiva del suo annunzio, non stata
nella ce|ta, ma nella dimostrazione apodittica dello Spirito e della potenza: la tematica
che Paolo svilupper nella argomentazione pneumatologica: la ce|ta O.eu .i uct.,
conoscibile tramite il dono dello Spirito.
2,6-3,4: L' ARGOMENTAZIONE PNEUMATOLOGICA
2,6-9: la ce|t a O.eu
E' a questo punto dell'argomentazione paolina, terminata la critica alla sapienza
mondana, che Paolo presenta la sapienza di Dio, che si oppone alla sapienza mondana, e
che trova il suo ambito tra i "perfetti", mentre negato che questa possa essere conosciuta
dagli a,ei., eu at.ie, eueu. Essa definita con un espressione particolare: ".i
uct." una sapienza che in un mistero, che rimane nascosta agli arconti di questo
mondo, e il cui fine la gloria di quei "noi" gi menzionati in 1,18. 23. 30.
L'espressione collegata con l'altra menzione del uctei in 2,1. Se il
uctei eu O.eu in 2,1, fungeva da termine sintetico sulla .ueesta divina e la sua
realizzazione, ora Paolo fa riferimento alla ce|t a O.eu che soggiace al uctei eu
O.eu. Questa ce|ta va intesa nello stesso modo con cui se ne gi parlato, con un ambito

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Gi nella ricerca del contenuto del vangelo le radici di succ. e a,,.. erano state considerate come sinonimi.
9
gnoseologico ed uno comunicativo: si tratta della conoscenza delle vie divine e umane,
ma soprattutto chiarire in che modo si accede alla conoscenza di questa ce|ta O.eu, e chi
ne sono i destinatari.
I termini chiave .u a,,. tei, ce|ta e uctei tuttavia non sono pi menzionati
in tutta la seconda argomentazione paolina: solo nell'argomentazione ecclesiologica
Paolo descrivendo la chiesa, mediante il campo semantico dell'edificio, si ritiene un
architetto ce|e,, in quanto ha posto Cristo a fondamento dell'edificio, figura della chiesa;
il termine uctei ritorna al genitivo plurale in 4,1, dove gli apostoli sono considerati
etseieet uct.i .eu .
Mediante la citazione in 2,9 di Is 64,3; 65,16; Sir 1,10, si parla di cose che a cui
nessuno ha avuto accesso e che sono destinate a coloro che amano Dio; in 2,10 Paolo fa
riferimento a "a a eu O.eu", oggetto dell'esplorazione dello Spirito, un neutro
plurale ripreso in 2,11 con "a eu O.eu ", e in 2.12 con "a u:e eu .eu ,atc.ia
ti": le profondit di Dio, le cose di Dio, le cose che sono state donate ai "noi". Dal
contesto possibile dedurre che tali cose proprie di Dio siano l'oggetto della ce|ta O.eu,
definita .i uct . e l'espressione uctei eu O.eu , considerata sintetica, e
coincidano con ci che nella sezione precedente era stato ugualmente proprio di Dio, la
sua .ueesta, e il suo svolgimento rispetto alla ce|ta eu seceu e alla viva esperienza dei
Corinzi e di Paolo.
2,10-16: la funzione dello Spirito e i destinatari delle cose di Dio
In 2,10 vengono chiaramente espressi l'origine della rivelazione, Dio, il mezzo
della stessa, lo Spirito e i destinatari, i "noi" gi menzionati. Lo Spirito, capace di
esplorare tutte le cose, stato ricevuto dai "noi" al fine di conoscere le cose che sono state
loro donate da Dio. Nella sezione seguente 2,13-15 viene affermato che le cose di cui si
parla non possono essere trattate con elementi dottrinali di una sapienza umana, ma con
gli insegnamenti spirituali, e l'uomo psichico, non pu ricevere le cose dello Spirito di
Dio, alle quali, apparendogli stoltezza, gli negato l'accesso, ma che invece sono
sottoposte al discernimento esclusivo dell'uomo spirituale (cf. 2,15).
La conclusione di 2,16 afferma il principio che rende i "noi" capaci di accedere
alle cose di Dio: l'avere il ieui Xtceu .
CONCLUSIONI SUL CONFRONTO VANGELO-MISTERO E TEOLOGICHE
Cristo crocifisso, mistero di Dio l'oggetto dell'annuncio di Paolo, ma il termine
uctei, ricopre un'area pi ampia del solo su,a: riguarda il modo dell'agire di Dio
nell'estensione del suo progetto; il termine uc tei sembra prendere la sua fisionomia,
pi che sulla premeditata volont di Dio di tenere nascoste "le sue cose" ai pi e di
rivelarle ad una piccola lite, dinanzi la situazione del mondo ripetto al disegno di Dio: il
mondo, a causa della sua fallace sapienza, si pone nell'impossibilit dell'accesso alla
sapienza di Dio, che per questo gli rimane inaccessibile e misteriosa.
Le conclusioni teologiche acquisiscono una configurazione trinitaria ed
ecclesiologica, e riguardano il modo in cui Trinit e Chiesa sono presenti nel mondo e vi
agiscono, in una concezioe fortemente teocentrica. Dio rimane l'agente principale di tutta
l'argomentazione paolina e la sua opera pu essere cos riassunta:
- ha dato all'uomo la possibilit di conoscerlo nella sua sapienza presente nel
creato (cf. 1,21a);
- ha annientato le cose che il mondo riteneva erroneamente sapienza, forza e
nobilt, annullando il vanto dell'uomo dinanzi a Lui (cf. 1,26-29)
- ha reso Cristo crocifisso sapienza, giustizia, santificazione, redenzione (cf.
1,30b);
10
- ha voluto salvare i credenti (cf. 1,21b), li ha posti in Cristo Ges (cf. 1,30a),
destinandoli alla stessa gloria di Cristo, re della gloria (cf. 2,7-8), affinch il vanto
dell'uomo sia nel Signore (cf. 1,31);
- ha ordinato tutte le cose ai credenti
- ha eletto uomini tra le cose stolte, deboli, non-nobili, disprezzate dal mondo (cf.
1,26-29);
- ha dato ai "noi" il suo Spirito affinch conoscessero le cose che sono state loro
donate (cf. 2,12);
- ha reso gli apostoli suoi collaboratori ed economi dei misteri di Dio (cf. 3,9;
4,1).

SOMMARIO
Il contenuto del vangelo nella Prima Lettera ai Corinzi _______________________ 1
Il contenuto del uctei _______________________________________________ 1
Passi in cui ricorre il termine uctei __________________________________________ 1
1Cor 1-2,5: l'argomentazione teo-cristologica _____________________________________ 2
1,17: propositio _____________________________________________________________________ 2
1,18: subpropositio ___________________________________________________________________ 3
1,18-3,18: probatio___________________________________________________________________ 5
1,19-2,5: argomentazione teo-cristologica _________________________________________________ 5
1,19-25: il contrasto tra ce|t a mondana e ce|t a divina _______________________________________ 5
1,26-31: il primo exemplum ____________________________________________________________ 7
2,1-5: il secondo exemplum ____________________________________________________________ 7
2,6-3,4: l' argomentazione pneumatologica _______________________________________ 8
2,6-9: la ce|t a O.eu __________________________________________________________________ 8
2,10-16: la funzione dello Spirito e i destinatari delle cose di Dio _______________________________ 9
Conclusioni sul confronto vangelo-mistero e teologiche _______________________ 9
Sommario ___________________________________________________________ 10

Alessandro Cavicchia, ofm
Conv. S. Bonaventura al Palatino
Via di S. Bonaventura, 7
00186 Roma

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