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Libisco (Fabio Piedimonte)

La casa di Luca era una villetta a due piani circondata da un piccolo rettangolo di giardino. Era una di quelle villette costruite negli anni Settanta nella zona residenziale della citt, un edificio basso e ben curato, di una tipologia architettonica che ricordava certi palazzetti borghesi di primo Novecento. Non era una villetta a schiera, e non aveva nulla da condividere con i terribili casermoni popolari che erano spuntati solo pochi isolati pi avanti. Il panorama che si vedeva sullo sfondo era unampia vallata su cui si stendevano ettari ed ettari di bosco. Non possiamo pi tenerla qui. La pianta di Ibisco che Emanuela, la madre di Luca, aveva regalato a Flavia qualche anno prima era cresciuta fino a toccare quasi il soffitto del salone. E pensare che quando tua madre ce l'ha regalata era alta meno di un metro. Erano passati non pi di quattro anni. Flavia amava le piante. Luca non ne aveva mai avute e anche quando la madre partiva e si raccomandava di innaffiarle se ne dimenticava, per poi affogarle quando le prime foglie iniziavano ad ingiallire. Quel giorno Emanuela si era presentata con un piccolo ibisco. Le foglie erano di un verde intenso e sulla sommit dei rami c'erano tanti boccioli ancora chiusi. Flavia aveva gradito il regalo. Sapeva quanto ad Emanuela era costato lasciare la casa al figlio e a lei e si sentiva in colpa per questo. Ma Emanuela lo aveva fatto volentieri. Sentiva che la villetta era ormai troppo grande per lei ed era felice di darla a Luca, vissuto in quella casa da sempre. Inizialmente avevano messo l'ibisco in un angolo del salone. Sembrava il luogo ideale, ma era poco illuminato e in pochi giorni le foglie erano cominciate a cadere. Stessa sorte per i boccioli che si staccavano prima di aprirsi. Dopo qualche tentativo andato a vuoto avevano spostato

Fabio Piedimonte la pianta vicino alla vetrata del salone, e libisco si era ripreso.

L'ibisco

Ma mentre la pianta cresceva e abbelliva la casa con grandi fiori rossi Emanuela si era ammalata e ogni giorno sfioriva sempre pi. Erano le due di notte quando dallospedale avevano chiamato Luca per dirgli che le condizioni della madre erano peggiorate e che forse non sarebbe arrivata al giorno dopo. Luca e Flavia erano saliti in macchina e nel vuoto della citt notturna erano corsi in ospedale, giungendo appena in tempo. Emanuela non era pi cosciente da qualche giorno, piena di morfina per non farle provare dolore o la sensazione, avevano detto i medici, di soffocamento che si ha quando i polmoni distrutti dalla malattia smettono di funzionare. Luca era l, Flavia vicino. Uno strano respiro, i lineamenti che si distendono, i muscoli che si rilassano. Emanuela non cera pi. Luca aveva chiamato linfermiera, aveva sperato irrazionalmente quando spostando il corpo della madre aveva sentito un respiro. ancora viva? Sono i polmoni che si svuotano, aveva detto linfermiera. E questo era il primo doloroso ricordo di quella notte. Il secondo ricordo era surreale. I colori. Il mondo a colori, ma non quella mattina. Luca e Flavia stavano tornando a casa mentre il cielo iniziava a rischiararsi. Forse per le lacrime, per lora o per lo stato danimo, ma quella mattina non cerano colori. E nemmeno rumori. Era tutto ovattato, un mondo sfocato e lontano. E ora libisco era arrivato quasi al soffitto. Trapiantiamolo nel giardino. Luca non era felice dellidea di Flavia. Sarebbe sopravvissuta la pianta della madre allo spostamento? Si era adattata allambiente protetto della casa, ma fuori? Ma ormai dentro non ci stava pi. Ok, vado a prendere la paletta. Lora successiva era trascorsa a cercare dove posizionare la pianta. 2

Fabio Piedimonte Che ne dici qui? Troppo vicino al cancelletto, e l? Il vicino ce la distrugge, piuttosto l.

L'ibisco

Dopo mille l, l e qui avevano deciso: lavrebbero piantata sul retro, vicino al dondolo, dove Luca giocava da bambino. Qualche colpo con la paletta e la buca dove piantare libisco era pronta. Fu un po difficile toglierla dal vaso, ma in poco tempo la pianta era nella sua nuova posizione. Che bella! esclam Flavia. Poi guard il mucchietto di terra che avevano spostato per fare la buca. Cos quello? Luca guard in direzione del mucchietto e vide una scatolina di plastica tutta rovinata. La raccolse, la apr e trov un piccolo foglio ingiallito. Lo lesse. Difficile descrivere la sua espressione. I suoi occhi erano lucidi, ma il viso non era tirato. Tutto bene? chiese Flavia. S, rispose Luca dandole il foglietto. Leggi Ricordati che la mamma c! Tanti anni prima Lo hanno di nuovo preso in giro? S, ma con noi non vuole parlare. Cosa fai? Gli scrivo un bigliettino e glielo metto in questa scatolina. Emanuela faceva sempre cos quando doveva lasciare un messaggio a Luca. Aveva iniziato scrivendogli semplici frasi di buon giorno la mattina, quando usciva di casa prima che lui si svegliasse. Poi era diventata unabitudine. Dov ora? Sul retro, sta giocando vicino al dondolo. Emanuela and dal figlio e gli diede la scatoletta. Non disse nulla, non voleva forzarlo. Sper solo che il figlio laprisse e che venisse da lei. 3

Fabio Piedimonte

L'ibisco

Luca aspett che la madre se ne andasse. Era pieno di rabbia per quello che gli succedeva a scuola. Prese la scatola e senza nemmeno aprirla la butt a terra. Fin nella buca che aveva fatto. Dopo un po inizi a piovere. Fine

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