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L'italiano lo abbiamo gi detto nella seconda lezione non un insieme monolitico di elementi, ma, piuttosto, un dinamico aggregato di variet le cui caratteristiche dipendono dalla cultura e dalla classe sociale dei parlanti e degli scriventi, dal contesto in cui essi si trovano ad operare ed a comunicare, dalle zone da cui essi provengono o nelle quali vivono e risiedono e dal mezzo che essi impiegano per scambiarsi informazioni. Nella lezione precedente ci siamo occupati soprattutto delle variet funzionali, situazionali e strutturali dellitaliano; in questa analizzeremo con attenzione particolare le variet sociali e quelle geografiche.
Sommario
Le variet dellitaliano: riprendiamo il discorso L'italiano standard: una definizione ed alcuni caratteri Gli italiani regionali: una definizione ed alcuni caratteri Le variet regionali dellitaliano Gli italiani regionali: il neo-standard Le variet regionali: l'italiano popolare
(gli italiani regionali di Sicilia e del Veneto), di cui tratteremo distesamente nei paragrafi successivi: .1. [...]e poi il mio amico Romeo sentendo questo racconto gli fece una proposta e and dal suo padrone della ragazza e gli disse: Se ci date una buona dote alla ragazza la sposo io e il bambino lo legittimo io, se viceversa tutto verr svelato, e per il tentato suicidio diremo che si sentita meno svenuta e si appoggiata alla ringhiera del ponte e non cera nessuno ad aiutarla e precipitata nel fiume per disgrazia e se non gli date nulla sar denunciato il vostro figlio per violenza carnale senza il consenso della giovane donna. Danilo Montaldi, autobiografie della leggera, Einaudi, Torino, 1961: 228.
.2. [Montalbano] Dei morti se ne fotteva altamente, poteva dormirci 'nzemmula, fingere di spartirci il pane o di giocarci a tressette e briscola, non gli facevano nessuna impressione, ma quelli che stavano per morire invece gli provocavano la sudarella, le mani principiavano a tremargli, si sentiva agghiacciare tutto, un pirtuso gli si scavava dintra lo stomaco. Riattacc e esplose in un nitrito, altissimo, di gioia. Subito, nella cucina, si sent un rumore di vetri infranti: per lo spavento, ad Adelina doveva essere caduto qualcosa di mano. Pigli la rincorsa, salt dalla veranda sulla rena, fece un primo cazzicatummolo, poi una ruota, un secondo capitombolo, una seconda ruota. Il terzo cazzicatummolo non gli arrinisc e croll senza sciato sulla sabbia. Adelina si precipit verso di lui dalla veranda facendo voci... Andrea Cammilleri, Il cane di terracotta, Palermo, Sellerio, 1996: 278. .3. "Este, noi siamo arrabbiati con la Mantiero, eh?" La Este mi disse: "Taci, sprotne, cosa vuoi sapere tu?" Mi resi conto che ero rimasto io solo a stare arrabbiato con la Mantiero: le grande avevano tradito la loro stessa causa con una frivolezza quasi incredibile. E non fu nemmeno l'ultima che mi fecero le grande. Scendevamo verso la piazza io la Flora e la Este: davanti a noi sul marciapiede usc la signora Ramina, rossa di capelli, snella e presuntuosa. Mie cugine spettegolavano criticando la figuretta che ci precedeva ancheggiando. "La tra 'l culo", bisbigliavano. Io camminavo in mezzo e volevo partecipare anch'io alla conversazione, dare un contributo. Ci pensai su e dissi: "La tr la fritola". Luigi Meneghello, Libera nos a Malo, Milano, Mondadori, 1986: 20
Prescindendo dalle ovvie differenze di contenuto e di genere, un confronto tra i testi mostra che il brano 1 mostra una grande quantit di quelli che si considerano normalmente "errori" (se ci date; se viceversa; cera 'c'era') e che gli altri si differenziano, oltre che per stile e struttura, soprattutto per la presenza, nel loro interno, di elementi dialettali: meridionali (siciliani) nel primo ('nzemmula, pirtuso, sat, cazzicatummolo, tra i pi evidenti), settentrionali (veneti) nel secondo (ad esempio: sprotone, trar l, fritola).
Pur tanto diversi tra di loro, per, i brani che abbiamo analizzato sono tutti scritti in italiano: non nello stesso tipo di italiano evidentemente; non nella lingua appresa nei suoi aspetti formali sui banchi di scuola. A tali variet sono dedicate le pagine che seguono, in cui si prenderanno in considerazione dapprima litaliano standard, che funge da fulcro del sistema e da elemento di paragone, poi gli italiani regionali e, con particolare attenzione, l'italiano neo-standard, l'italiano popolare.
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a. dotata di stabilit, garantita da istituzioni capaci di esprimere una norma (grammatiche e dizionari); b. caratterizzata da capacit di intellettualizzazione, ossia dotata di caratteristiche tali da permettere a chi la parla di esprimere testi di alto contenuto culturale (letterario, filosofico, religioso, scientifico, tecnico); tale capacit assicurata da una tradizione maturata a seguito di una prolungata elaborazione da parte delle classi colte; c. dotata di prestigio, garantito dal suo uso negli ambiti letterari, ufficiali, formali, oltre che dalla formalizzazione grammaticale.
In realt, quello dello standard un concetto che rinvia ad una realt molto singolare, che si manifesta solo in determinate occasioni, in particolare nei testi scritti pi curati. La maggior parte dei parlanti e degli scriventi dell'italiano impiega, infatti, di norma, nella conversazione e nella scrittura non formale una variet di lingua pi "agevole", e cio pi semplice, pi adatta a dare corpo all'espressivit, pi incline all'accoglimento di alcune forme regionali: si tratta dell'italiano neo-standard, del quale scriveremo nella prossima sezione di questo documento.
L'uso dell'italiano standard nella scrittura professionale Quando si deve usare l'italiano standard, dunque? Si gi detto che esso costituisce la scelta pi frequente per il redattore di testi di rilievo intellettuale, scientifico, letterario e burocratico. Nelle scritture poco formali (come nella divulgazione o nell'informazione giornalistica) per, esso pu essere vantaggiosamente sostituito dal neo-standard, con i suoi moduli
pi semplici e colloquiali.
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Per gli studenti che lo desiderino, disponibile un capitolo aggiuntivo sullo strutturalismo [link a file intitolato varieta_diastratopiche_finestra1.doc]; gli altri possono proseguire con il resto del testo principale, che omette numerose informazioni di dettaglio.
Sono caratteristiche della fonetica regionale, per esempio, nellItalia settentrionale, la pronuncia debole delle consonanti doppie (in pronunce come fratelo, sorela per fratello, sorella); nellItalia centrale pronunce sibilanti come ascido, asceto per agile aceto; nellItalia meridionale realizzazioni con z in forme come penzare. Quello della pronuncia regionale un problema che non preoccupa troppo, in genere, lo scrittore professionale e che angustia, invece, tutti coloro i quali sono costretti ad intrattenere con gli altri relazioni che richiedono il contatto personale. Pronunce leggermente marcate, peraltro, costituiscono la norma in Italia, e non risultano fortemente sanzionate; sono tali, invece, quelle fortemente compromesse con il dialetto. IL LESSICO DEGLI
ITALIANI REGIONALI
Anche il lessico offre, al pari della fonetica, una documentazione estremamente abbondante ai fini dello studio e della descrizione degli italiani regionali: l'italiano parlato nelle varie aree amministrativo-storico-culturali della Penisola, infatti, particolarmente ricco di voci specifiche, soprattutto nei domni della cultura materiale e della vita quotidiana (e, cio, per esempio, negli ambiti lessicali che riguardano la famiglia, la salute, il corpo, il sesso, l'abbigliamento, l'alimentazione, le professioni, il denaro, la vita sociale, l'ambiente), che sono spesso in concorrenza tra loro; generalmente le forme antagoniste sono due o tre, ma in qualche caso si arriva a contarne anche una decina o pi; tali voci sono dette geosinonimi. Si pensi, per esempio, ad un termine della lingua comune come idraulico: ad esso corrisponde - o corrispondeva - nell'italiano regionale settentrionale la voce trombaio (si confronti il milanese trombe) o lattoniere, in quello centrale laziale stagnaro, in quello meridionale fontaniere. Ed allo stesso modo, il settentrionale bigiare, il centrale far forca, il romanesco far sega, il meridionale far filone, il sardo far vela corrispondono (o corrispondevano) alla voce italiana media marinare.
Per gli studenti che lo desiderino, disponibile un capitolo aggiuntivo sullo strutturalismo [link a file intitolato varieta_diastratopiche_finestra2.doc]; gli altri possono proseguire con il resto del testo principale, che omette numerose informazioni di dettaglio.
I geosinonimi, in quanto termini non ancora entrati nellitaliano standard, hanno sempre una connotazione dialettale pi o meno marcata e vengono in genere relegati agli usi bassi, allespressione informale o alla scrittura espressiva: se non vi sono ragioni specifiche che ne consiglino luso, devono essere evitati nelle scritture professionali e tecniche, ed anche in quelle informative di livello medio. LA SINTASSI DEGLI ITALIANI REGIONALI Per quanto forse meno appariscenti di quelle lessicali e fonetiche, anche le caratteristiche sintattiche contribuiscono all'individuazione delle variet regionali di italiano: alcuni tratti che vengono addirittura associati stereotipicamente a parlanti di determinate aree della penisola e costituiscono, quindi, dei clich linguistici; ricordiamo, a puro titolo esemplificativo, la tendenza
degli italiani settentrionali a fare precedere i nomi propri da articoli (Il Mario, la Lucia), o limpiego centromeridionale ad impiegare il congiuntivo imperfetto invece di quello presente in funzione esortativa (Chiudesse la porta, per favore!) o, infine, la tendenza dellitaliano di Sardegna alla posposizione dellausiliare in tempi composti (Scappato sei?).
Per gli studenti che lo desiderino, disponibile un capitolo aggiuntivo sullo strutturalismo [link a file intitolato varieta_diastratopiche_finestra3.doc]; gli altri possono proseguire con il resto del testo principale, che omette numerose informazioni di dettaglio.
Non tutti i tratti di sintassi regionale sono egualmente marcati: alcuni lo sono poco, altri lo sono molto: in linea di massima se non vi sono ragioni precise che ne motivino limpiego buona norma evitarli nella scrittura. LA MORFOLOGIA DEGLI ITALIANI REGIONALI I tratti morfologici degli italiani regionali sono decisamente meno numerosi di quelli sintattici e - a maggior ragione - di quelli lessicali e fonetici; sono sempre sentiti come molto devianti e tendono ad essere relegati alle variet substandard (come l'italiano popolare). Ricordiamo soltanto, tra i fenomeni di morfologia di origine regionale dellitaliano, alcuni casi di metaplasmo (ossia di passaggio di classe o di categoria grammaticale: il caso di forme come la mia figlia maggiora nellItalia settentrionale), luso improprio di alcuni pronomi (vieni anche te al cinema? nellItalia centromeridionale) e di alcune forme verbali (Scendimi lo scatolo!, nellItalia meridionale). evidente che tutte queste forme sono da evitare nella scrittura.
Per gli studenti che lo desiderino, disponibile un capitolo aggiuntivo sullo strutturalismo [link a file intitolato varieta_diastratopiche_finestra4.doc]; gli altri possono proseguire con il resto del testo principale, che omette numerose informazioni di dettaglio.
GLI ITALIANI REGIONALI NELLA SCRITTURA Le varianti regionali di forme e strutture standard - lo abbiamo gi rilevato - sono sempre sentite come marcate; ci significa che chi le impiega a sproposito (ossia nella condizione e nel contesto sbagliati) pu passare per persona rozza o poco colta. Per questa ragione, un consiglio che appare ragionevole quello di cercare di evitarle sempre, soprattutto nello scritto di una certa formalit (ed i testi professionali sono sempre relativamente formali), a meno che non vi siano impellenti ragioni di ordine comunicativo che impongano di derogare al principio generale che raccomanda, nella redazione di testi scritti, l'aderenza alle variet standard o neo-standard.
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mediamente formale e da vedersi garantita una certa accettabilit anche in grammatiche e dizionari. In tali situazioni, anzi, l'impiego di tali forme tende a configurarsi come una sorta di nuova, implicita norma, che tende a scalzare l'altra, pi conservativa; a fianco dello standard ancien regime, per via della progressiva diffusione della lingua nazionale, si va affermando, insomma, un nuovo standard. Anzi: il nuovo standard, che si incarna in una variet che uno studioso ha recentemente battezzato italiano neo-standard (Berruto 1987). La prendiamo in considerazione in questa sezione del documento. Una definizione dell'italiano neo-standard Iniziamo, anche qui, con una definizione: l'italiano neo-standard una forma semplificata e pi o meno colorita regionalmente dell'italiano standard; esso anche una variet stilisticamente aperta dellitaliano: a differenza di quest'ultimo, infatti, esso verrebbe infatti comunemente impiegato - sia nell'oralit che nella scrittura - da qualsiasi italiano normalmente scolarizzato per l'espressione e la comunicazione quotidiana a tutti i livelli di formalit, sia nello scritto che nel parlato. L'italiano neo-standard viene definito una variet semplificata di quella di riferimento (lo standard) in quanto caratterizzata da importanti processi di semplificazione che comportano la riduzione di alcuni paradigmi (come quello dei pronomi personali, nel quale alcune forme tendono a sparire dall'uso comune) e la diminuzione della complessit d'uso di alcuni elementi linguistici (come, tra i tempi ed i modi verbali, il condizionale ed il congiuntivo). Esso , inoltre, caratterizzato come una variante pi o meno colorita regionalmente dell'italiano normativo in quanto - sempre marcata per ci che riguarda l'intonazione e la fonetica - lo talora anche per ci che concerne il lessico e la sintassi. L'italiano neo-standard , infine, caratterizzato come una variet stilisticamente pi aperta dello standard (pi aperta, cio, dal punto di vista diafasico) perch utilizzabile per il soddisfacimento di tutte le esigenze comunicative, anche quelle pratiche e quotidiane; questa sua particolare disponibilit legata anche all'accoglimento di numerose forme e modalit espressive attinte ai sottocodici pi disparati, tra i quali primeggiano quello medico, quello tecnico-scientifico e quello burocratico.
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Alcuni caratteri dell'italiano neo-standard Chiarito come sia sorto e che cosa sia l'italiano neo-standard, pu essere utile cercare di individuarne i caratteri linguisticamente salienti, come gi si fatto per le altre variet dell'italiano. In generale occorre osservare che il neo-standard si caratterizza rispetto allo standard a tutti i livelli del sistema (del codice linguistico), e cio, per quanto riguarda la fonetica, la morfologia, la sintassi, la testualit ed il lessico. Per quanto riguarda la fonetica, rinviamo a quanto stato scritto nella sezione dedicata agli italiani regionali; per quanto, invece, attiene alla morfologia, sottolineiamo come l'italiano neostandard presenti, nell'ambito di un pi generale processo di semplificazione dei paradigmi dell'italiano standard, una notevole tendenza a sostituire forme colte, letterarie e di uso complesso a favore di altre pi correnti. A livello pronominale, ad esempio, forme (come lui, lei, gli) vedono espanso il proprio dominio a scapito di altre (come loro, egli, ella, essi, esse), che vengono invece usate sempre meno spesso,
mentre alcuni tipi piuttosto culti e ricercati (tra gli altri, ci) tendono a scomparire, a tutto vantaggio di altri di uso pi immediato (come quello che funge anche, in condizioni normali, da deittico, e che ha quindi un'alta frequenza d'uso). La tendenza alla semplificazione che abbiamo visto operante in ambito morfologico agisce anche sulla sintassi: sono particolarmente comuni, per esempio, nellitaliano delluso medio, soprattutto nelloralit, usi analogici ed estesi di alcuni elementi giunzionali (in espressioni quali Il giorno che vieni in ufficio ti passo tutta la documentazione o Prendi lombrello che piove: si tratta di casi di quello che i linguisti chiamano che polivalente) o modificazioni dei rapporti d'uso di tempi e modi verbali (si pensi, per esempio, alluso del presente invece del futuro in enunciati come Domani vado in universit; gioved, invece, sono a casa, o dellimperfetto invece del condizionale in Volevo chiederle un favore: pu telefonare al prof. Rossi per fissare un appuntamento; e si pensi anche al fatto che lindicativo tende spesso a prendere il posto del congiuntivo, come in Non so perch sei cos agitato, ma cerca di calmarti). Rientra, inoltre, nella pi vasta propensione per i moduli piani ed accessibili una notevole predilezione per costruzioni giustappositive e per un periodare semplice. Diverso il caso della testualit che, a differenza della morfologia e della sintassi sembra essere caratterizzata, pi che da una tendenza alla semplificazione, da quella allespressivit. Si segnalano, in particolare, numerosi artifici di messa in rilievo di qualche elemento particolarmente importante ai fini della comunicazione, che sfruttano, nell'oralit, semplici mezzi prosodici (come l'intonazione) e, nella scrittura, sia la punteggiatura che strumenti sintattici come lo spostamento degli elementi nella frase o la segmentazione (ossia il frazionamento) di questultima. Si pensi ad un costrutto come Io, il giornale lo leggo solo al mattino!, in cui il rilievo del soggetto io evidenziato non solo dalla presenza fisica del pronome (che non deve necessariamente figurare, in italiano), ma anche da un facilmente prevedibile accento di frase (v. la voce Prosodia nel Glossario), evidenziato nella scrittura dalla virgola; o ad uno come nella camera sterile che si devono eseguire le campionature, che il risultato dello spezzamento di una frase semplice come Le campionature si devono eseguire nella camera sterile. Infine, nel lessico dell'italiano neo-standard, le due tendenze alla semplificazione ed all'espressivit operano congiuntamente; si trovano, infatti, nellitaliano delluso medio vari regionalismi (in genere non troppo marcati, come cornetti settentrionale per fagiolini), stranierismi (soprattutto anglismi, come wordprocessor, editing) in copia, numerosi derivati, termini ottenuti per scorciatura (come scorporo da scorporare) e sigle (HTML, WWW); sono poi comuni forme verbali con pronome (il tipo entrarci) e termini un tempo stilisticamente marcati.
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L'USO DELL'ITALIANO NEO-STANDARD NEI DOCUMENTI PROFESSIONALI La variet neo-standard dell'italiano utilizzabile nella redazione di documenti professionali e tecnico-scientifici? La risposta, come sempre, non pu essere perentoria. Se chiaro che la semplicit, la generale comprensibilit e l'ampia disponibilit in termini di adeguatezza alle pi diverse condizioni diafasiche sono caratteristiche che autorizzano e suggeriscono l'uso del neostandard in una serie significativa di situazioni comunicative, la presenza di forme e strutture
piuttosto "rilassate", amichevoli e colloquiali, vivaci ed espressive - oltre che, talora, colorite in senso regionale - ne pu sconsigliare l'impiego nel caso in cui si debbano redigere documenti istituzionali e formalizzati e quando sia necessario mantenere un alto decoro espressivo: non proprio di rado, dunque, nel caso dei testi professionali e tecnico-scientifici.
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Alcuni caratteri dell'italiano popolare Quali sono, dunque, i caratteri linguisticamente salienti dell'italiano popolare? Numerosi studi dedicati all'argomento ne hanno rilevati un grande numero, distribuiti in tutti i domini linguistici, da quello grafico/ortografico (per i testi scritti) a quello intonativo (per quelli orali), da quello fonetico a quello morfologico e sintattico, da quello lessicale a quello testuale. Un carattere particolarmente rilevato delle scritture in italiano popolare quello dell'irregolarit ortografica. Le devianze pi comuni riguardano l'interpunzione, l'uso di apostrofo, accento, h; la suddivisione delle parole, la resa di alcuni nessi (come quelli che trascrivono le consonanti palatali [gn] (il suono di gnocco), [sc] (il suono di sciocco), [dg] (come in gelo) e che rendono le geminate). Litaliano popolare, poi, si caratterizza, sia nel dominio dell'oralit che in quello della scrittura, per la presenza di numerosi usi morfologicamente e sintatticamente marcati: molti hanno origine nel sostrato dialettale; altri sono da addebitare ancora una volta a quella tendenza alla
semplificazione che abbiamo gi citato tante volte. Ricordiamo solo, a titolo di esempio, i casi di trapasso di classe o di genere (metaplasmo: la sale, nell'italiano settentrionale, lo scatolo in quello meridionale), di concordanza a senso (la gente dormivano), e di uso di perifrasi aspettuali (v. la voce Aspetto nel Glossario: sono dietro a finire il lavoro 'sto finendo il lavoro'). Il lessico degli italiani regional fa spazio a numerosi localismi, soprattutto nelluso orale; nello scritto il controllo esercitato dallo scrivente fa s che il numero di spiccati dialettismi sia meno alto di quanto ci si potrebbe attendere. Interessante e caratteristico anche l'uso concomitante di lessico piuttosto povero e generico (Ho comprato un sacco di quelle robe l dei mercatini, no, che costano un tanto al chilo) e di tecnicismi, cultismi, burocratismi ed esotismi, talora storpiati (vacino antiallergologico, fondo battesimale per fonte b.). Significativo, infine, di una spiccata tendenza alla resa formale dell'espressivit anche l'uso frequentissimo di prefissati e suffissati (soprattutto accrescitivi, diminutivi e vezzeggiativi come sorellina, grembiulino, ragazzina, filino, laghetti, casetta, bambolotto ed i superlativi come grandissimo, altissimo, bellissimo).
Quanto, infine, alla sintassi ed allorganizzazione dei testi, nellitaliano popolare la coordinazione predomina vistosamente sulla subordinazione e sono molto frequenti cambi di progettazione, anacoluti, incoerenze, collegamenti a senso, ripetizioni, bruschi passaggi dal discorso diretto a quello riportato e viceversa.
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