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GIANANDREA BONINI

AVVOCATO

IL DIRITTO ALLA FELICITA COME DIRITTO PUBBLICO SOGGETTIVO? La Felicit costituisce lo stato soggettivo di piena soddisfazione dei propri desideri cui chiunque ha diritto di ambire dal momento della propria nascita ed tutelato dai diversi Ordinamenti giuridici, in ragione della diversa cultura di cui essi sono espressione. Un sistema liberale lascer al singolo ampio margine di manovra, consentendo al faber di raggiungere la propria felicit tramite la promozione della propria autonomia creativa, con azioni ed iniziative non espressamente vietate dalla Legge, laddove un sistema dirigistico interverr dallalto con piani di programmazione, tali da indirizzare l'economia verso obiettivi di interesse pubblico o generale. Unesegesi davvero esauriente di entrambe le concezioni richiederebbe la collaborazione delle menti pi brillanti della scienza della politica, della filosofia e delleconomia ed per questa ragione che, nello stretto ambito di questa premessa, mi assumo ugualmente pur nella limitatezza delle mie conoscenze - la responsabilit di affermare che ogni Stato ha il compito di promuovere e di tutelare standard minimi di qualit della vita, dai quali ciascuno possa - secondo le proprie inclinazioni e potenzialit - raggiungere la migliore approssimazione concreta della Felicit sulla Terra. Ritengo di potere identificare la fonte primaria del diritto alla Felicit negli articoli 2 e 3 della Costituzione che recitano rispettivamente che La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalit, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidariet politica, economica e sociale. e che Tutti i cittadini hanno pari dignit sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libert e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Lo Stato deve quindi riconoscere (deve astenersi dallostacolare) e deve garantire (deve intervenire per tutelare) i diritti inviolabili delluomo, adottando provvedimenti che rimuovano gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, da intendersi come il diritto di ciascuno di decidere personalmente circa ciascun aspetto del proprio cammino e di realizzare i propri sogni. Merita in proposito di essere segnalata la sentenza della Corte Costituzionale n. 13 del 1994, dove si sottolinea che - tra i diritti (diritti
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umani, diritti inviolabili, diritti costituzionali e diritti fondamentali sono termini utilizzati in modo promiscuo ma equivalente) che formano il patrimonio irrinunciabile della persona umana lart. 2 della Costituzione riconosce e garantisce il diritto allidentit personale, inteso come diritto ad essere se stesso, con il relativo bagaglio di convinzioni ideologiche, religiose, morali e sociali che differenzia, al tempo stesso qualificandolo, lindividuo.1 Lidenit personale costituisce dunque un bene di per s, a prescindere da anzi proprio in forza di - pregi e difetti caratterizzanti evidentemente ogni soggetto: a ciascuno , dunque, riconosciuto il diritto a che la propria individualit sia preservata, indipendentemente da qualsivoglia situazione sociale ed economica. Dalla pronuncia si desume che la dignit umana, quale valore fondante del patto costituzionale, immediatamente traducibile nel c.d. principio personalista, teso proprio alla preservazione e alla tutela della medesima. La Costituzione, pertanto, non identifica n garantisce la Felicit in s come diritto pubblico soggettivo ma presidia la posizione giuridica del singolo affinch questo possa raggiungere tramite lesplicazione della propria personalit e la realizzazione dei propri - la propria Felicit. Nel diritto civile, poi, si osserva2 che la Felicit il motivo dellagire e che il contratto, prima ancora che essere un vincolo giuridico, un "primum movens" dell'animo umano rispetto ai rapporti di relazione, oltre che impulso del suo tendere alla felicit. Va da s che, fondandosi su presupposti di natura retributiva (salvaguardia del sinallagma) e non di giustizia distributiva, il diritto civile non ha come obiettivo la promozione della felicit. Come gi osservato in altro articolo, il diritto civile non si preoccupa infatti che ciascuno possa partecipare agli scambi commerciali per essere felice bens che chi vi partecipi sia tutelato tramite gli strumenti sinallagmatici dallinadempimento della Controparte. Il diritto civile non promuove ma tutela la Felicit della parte non inadempiente tramite la condanna al risarcimento del danno (preferibilmente in forma specifica) della parte inadempiente.
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I Diritti fondamentale nella Giurisprudenza della Corte di Cassazione in RELAZIONE PREDISPOSTA IN OCCASIONE DELLINCONTRO DELLA DELEGAZIONE DELLA CORTE COSTITUZIONALE CON IL TRIBUNALE COSTITUZIONALE DELLA REPUBBLICA DI POLONIA, Varsavia, 30-31 marzo 2006
Cass. civ. Sez. lavoro, 11-08-1990, n. 8169

In ambito extracontrattuale, la tutela della Felicit ancora da venire, come dato di comprendere a chiunque dallinterpretazione spesso tormentata dellart. 2059 c.c. Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione3 hanno chiarito che, nel nostro ordinamento, non ammissibile l'autonoma categoria di "danno esistenziale" da intendersi quale pregiudizio (di natura non meramente emotiva ed interiore, ma oggettivamente accertabile ) provocato sul fare areddittuale del soggetto, che alteri le sue abitudini e gli assetti relazionali propri, inducendolo a scelte di vita diverse quanto all' espressione e realizzazione della sua personalit nel mondo esterno ed altrimenti percepibile nella lesione della propria quotidianit domestica, della propria routine, della propria serenit, del proprio equilibrio, del proprio stile di vita. E ritengono ci osservando che: 1) ove il danno esistenziale fosse considerato come conseguenza della lesione di interessi della persona per fatti costituenti reato, esso sarebbe gi risarcibile a titolo di danno morale ai sensi dell'art. 2059 cod. civ.; 2) ove il danno esistenziale sia considerato come conseguenza della lesione di diritti inviolabili della persona di rango costituzionale per fatti non costituenti reato, esso sarebbe ugualmente risarcibile ai sensi dell'art. 2059 cod. civ., secondo una sua interpretazione costituzionalmente orientata ma a patto: a) che l'interesse leso - e non il pregiudizio sofferto - abbia rilevanza costituzionale; b) che la lesione dell'interesse sia grave, nel senso che l'offesa superi una soglia minima di tollerabilit e ci in quanto il dovere di solidariet, di cui all'art. 2 Cost., impone a ciascuno di tollerare le minime intrusioni nella propria sfera personale inevitabilmente scaturenti dalla convivenza; c) che il danno non sia futile, vale a dire che non consista in meri disagi o fastidi, ovvero nella lesione di diritti del tutto immaginari, come quello alla qualit della vita od alla felicit. Se dunque, con la sentenza del novembre 2008, i Giudici ermellini ritennero del tutto immaginari i diritti alla qualit della vita o alla felicit (caso mai da risarcire, cara gratia, nellambito del c.d. danno biologico dinamico4), sempre nel novembre e nel dicembre 2008 la terza Sezione
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Cass. civ., Sez. Un., 11 novembre 2008, n. 26972:Cass. civ. Sez. III, Ord., 29-04-2010, n. 10245; da ultimo, conforme, Cass. civ. Sez. VI, Ord., 22-12-2011, n. 28492 T.A.R. Puglia Bari Sez. II, Sent., 10-01-2011, n. 19 4 Da intendersi come comprendente il danno provocato dal turbamento dell'animo (danno morale) e il danno provocato dalle degenerazioni patologiche del turbamento (si pensi alla diffamazione che provoca vergogna e, successivamente, depressione).

della Cassazione5 tent di restituire al danno morale sua propria autonomia rispetto al danno biologico, dovendo per subire larresto delle Sezioni Unite6 che statuirono che Il danno non patrimoniale di cui allart. 2059 c.c. quello determinato dalla lesione di interessi inerenti la persona non connotati da rilevanza economica, composto in categoria unitaria non suscettibile di suddivisione in sottocategorie Mi pare quindi di potere concludere che, se le Sezioni Unite concentrano (ed accentrano) il dibattito sulla presunta omogeneit ed unitariet del concetto di danno non patrimoniale, ben lungi appare la materializzazione (ad oggi immaginaria) della lesione del diritto alla felicit, ad oggi marginalizzata e neppure in modo pacifico - nellalveo del danno biologico dinamico.

Cassazione civile, sez. III, 28 novembre 2008, n. 2840 Cassazione civile, sez. III, 12 dicembre 2008, n. 29191

Cassazione civile, Sezioni Unite, 15 gennaio 2009, n. 794.

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