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Il lavoro di Niels Bohr Fatti noti al tempo di Bohr (1913): 1) Ipotesi dei quanti di Planck: lenergia degli oscillatori

armonici sulle pareti del corpo nero pu assumere soli valori discreti multipli di una energia fondamentale: E = nh (n = 0, 1, 2, 3 ) dove la frequenza fondamentale delloscillatore. 2) Ipotesi dei fotoni di Einstein: La radiazione si comporta come una particella di energia E = h dove la sua frequenza. Rc Rc 3) Relazione di Rydberg per latomo di idrogeno: = 2 2 ( R la costante di Rydberg: m n 1.0973 x 107 m-1, c la velocit della luce nel vuoto, n, m sono interi positivi). 4) Ipotesi di Rutherford sulla struttura dellatomo. Le righe spettrali sono la conseguenza di fenomeni che avvengono a livello atomico. Lenergia trasportata dalla radiazione che forma le righe spettrali dellidrogeno viene rilasciata dagli atomi eccitati. Le frequenze della radiazione emessa possono assumere valori che corrispondono a valori interi di m ed n (Rydberg); allora a livello atomico il rilascio dellenergia legato a valori interi di m ed n.
E2

assorbimento
stati stazionari

emissione

E2

E1 E1+E = E2 conservazione dellenergia E2= E + E1

E1

Dalla relazione di Einstein per lenergia di un fotone si ha: hRc hRc Rc Rc E = h = h 2 2 = 2 2 . Bohr interpreta questa relazione come il passaggio di un n n m m hRc elettrone dal livello di energia n (pi alto 2 , ovvero uno stato eccitato), al livello m (pi basso n hRc 2 ). m Poich le frequenze delle radiazioni osservate nello spettro di emissione dellatomo di idrogeno seguono la relazione di Rydberg, anche i livelli di energia sono distribuiti in modo discreto secondo hRc la relazione: E n = 2 . Il fatto che lenergia sia distribuita in modo discreto implica che gli n elettroni (supponendo si muovano su orbite circolari attorno al nucleo) possono occupare solo certe orbite a certe distanze dal nucleo funzioni di numeri naturali. Lenergia minima corrisponde a n =1 ovvero a E1 = hRc . Lipotesi di Bohr giustificava le osservazioni spettroscopiche e il principio di addizione e sottrazione scoperto da W. Ritz. Lo spettroscopista svizzero aveva scoperto che se in un determinato spettro si osservavano le righe spettrali a e b, allora probabilmente nello stesso spettro si trovavano anche quelle corrispondenti alle frequenze a + b, e a - b. Aveva verificato sperimentalmente che le frequenze associate alle numerosissime righe osservate nello spettro di un qualsiasi elemento si potevano ottenere come differenze di un numero molto minore di frequenze di Rc base (che non sempre si potevano esprimere con termini semplici del tipo 2 ). Questo il n principio di Ritz Rydberg.

Esso afferma che: tutte le righe dello spettro di un elemento si possono ottenere per differenza tra due qualsiasi termini spettroscopici caratteristici dellelemento stesso. Il numero di termini molto inferiore del numero di righe osservate. Nella tabella sono riportate le frequenze (in unit di 1015 Hz) delle linee spettrali dellidrogeno.
1 Lyman Balmer Paschen Brackett Pfund 1 2 3 4 5 m 2 3 4 5 2,4689 2,9261 3,0862 3,1602 0,4572 0,6172 0,6913 0,1600 0,2341 0,0741 6 3,2005 0,7315 0,2743 0,1143 0,0402 7 3,2247 0,7558 0,2986 0,1386 0,0645 8 3,2405 0,7715 0,3143 0,1543 0,0802 UV UV+V IR IR IR n

Si nota che ad esempio: 4,1 = 4,3 + 3,1 = 0.1600 + 2.9261 = 3.0862 (x 1015 Hz) Ma anche: 7,3 = 7,2 - 3,2 = 0.7558 0.4572 = 0.2986 (x 1015 Hz) come se queste frequenze si potessero dedurre da differenze tra livelli successivi contrassegnati da numeri interi:

Va ancora osservato che, a dispetto del fatto che i livelli di energia siano distribuiti in modo discreto, man mano che n aumenta la differenza tra un livello e quello successivo diventa sempre pi piccola. Per grandi valori di n i livelli sono estremamente ravvicinati tanto da apparire distribuiti con continuit. In tale situazione lenergia dellelettrone potrebbe assumere qualsiasi valore, in accordo con la teoria classica. Per grandi valori cosa succede alle frequenze delle radiazioni emesse per transizione di un elettrone da un livello ad uno vicino?

Supponiamo che lelettrone passi da un livello n ad livello n-, dove un naturale molto pi piccolo di n. Allora la frequenza per la transizione n n- diventa: 2Rc1 2 2 2 2 2 2 Rc Rc Rc( n 2n + ) + Rcn Rcn + 2nRc Rc + Rcn 2n = 2 = = = S 2 2 2 2 4 3 2 2 n n ( n 2n + ) n 2n + n (n ) 2 2 3 1 n + n n2 e n grande rispetto a i termini con n a denominatore si possono trascurare e la frequenza diventa: 2 Rc = 3 , ovvero che le possibili frequenze sono multipli interi di una frequenza fondamentale n 2 Rc 0 = 3 , fissata dal valore n. n Questo risultato ha una portata pi generale e va sotto il nome di principio di corrispondenza di Bohr secondo il quale le leggi della meccanica quantistica assumono la stessa forma delle leggi della fisica classica allorch le transizioni di energia tra stati contigui sono piccole, cio per grandi numeri quantici. Per fare un esempio, sappiamo che il moto di un corpo vincolato ad una molla pu essere descritto completamente dalle equazioni della meccanica classica, ma cosa succede se trattiamo il problema da un punto di vista quantistico? Se assumiamo che il corpo abbia massa m di 500 g e la molla abbia costante elastica k pari 5N/m, esso un oscillatore armonico e la fisica classica ci dice che la sua frequenza di oscillazione = 0,5 Hz. Assumendo come valore per l'ampiezza di oscillazione 20cm, il sistema avr un'energia totale E pari a 0,1 J. L'ampiezza delle oscillazioni tender a diminuire a causa dell'attrito. Ma, dalla meccanica quantistica, sappiamo che un oscillatore armonico pu cedere energia solo in maniera discreta tramite quanti di energia, il cui valore E = h. Con i dati del nostro esempio, vediamo che l'energia pu ridursi solo a "salti" di ampiezza E = 3.310-34 J , che rispetto all'energia totale sono pi piccoli di 33 ordini di grandezza. Praticamente la distribuzione di energia si pu ritenere continua e considerare il sistema in maniera classica non crea alcuna ambiguit. Vediamo come si usa il principio di corrispondenza. Calcoliamo qual il numero quantico che descrive l'energia del nostro oscillatore. Dalla relazione E = nh si ricava facilmente: n = E/h, ovvero n = 3.02 1032; questo un numero enorme e la differenza tra i valori di energia per n ed n+1 assolutamente trascurabile: per grandi numeri quantici la descrizione quantistica coincide con quella classica. Dal punto di vista della meccanica classica un elettrone in moto su una traiettoria circolare con velocit angolare = 2 irradia energia alla frequenza . Dalla II legge di Newton, F = ma, segue: e2 ke 2 k 2 = m 2 r , da cui = . Confrontiamo con le frequenze dedotte dallequazione di r 4 2 mr 3 Rydberg:

dallequazione di Rydberg per grandi n 2 Rc = 3 n

secondo la meccanica classica ke 2 = 4 2 mr 3

che risultano assai diverse!

Ricordiamo per lipotesi di Bohr sui livelli di energia dellatomo: Livelli di energia secondo lipotesi di Bohr hRc En = 2 n
n= Rhc En

Livelli secondo la meccanica classica


E = k e2 2r
ke 2 2E
1

r =

Sostituendo n nellequazione per la frequenza dallequazione di Rydberg per grandi n: = ed r nellequazione analoga della meccanica classica: =

2 Rc ; n3

ke 2 , si pu ottenere (dopo 4 2 mr 3 qualche passaggio) il valore della costante di Rydberg in funzione di altre costanti note: 2 2 mk 2 e 4 R= sostituendo i valori noti delle varie costanti si ottiene: ch 3

= 3.142; massa elettrone m = 9.109 10-31 kg; carica elettrica dellelettrone e = 1.6 10-19C; costante di Planck: 6.6210-34 Js; velocit della luce nel vuoto c=2.99810-8m/s; k =9 109J/C2m:
R= 2(3.142) 2 (9.109 10 -31 )( 9 10 9 ) 2 (1.6 10 -19 ) 4
8

2.99810 valore sperimentale.

(6.62 10 )

-34 3

= 1.097 10 7 m 1 in buonissimo accordo con il

Sostituendo il valore della costante di Rydberg nellespressione per i livelli di energia si trova: 2 2 mk 2 e 4 mk 2 e 4 1 En = o anche E n = dove si introdotta la =h/2. h2n2 2 2 n 2 Eguagliando lespressione per lenergia trovata a quella classica per lenergia totale: mk 2 e 4 1 e2 2 En = = k possibile ricavare il raggio delle orbite degli elettroni: rn = n2 . 2 2 2 2r 2 n mke Il livello di energia fondamentale (minimo) per latomo di idrogeno quello che corrisponde a n=1:
mk 2 e 4 2 = 13 .6 eV mentre il raggio di questa orbita r1 = = 0.53 10 10 m ovvero 2 2 2 mke mezzo decimiliardesimo di metro. E1 =

Il risultato:

E = k

e2 2r

deriva dalla seguente osservazione per un elettrone in orbita in un campo coulombiano:

e2 v2 = m 2 r = m r r2
E = k

; moltiplicando ambo i membri per r e dividendo per 2 si ha:

e2 1 = mv 2 2r 2

che sostituita nella formula

dellenergia totale

e2 1 + mv 2 r 2

da

E = k

e2 2r

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