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Stefano Ventucci Voce Morfologia del Dizionario Zolliano Premessa Ogni discorso sulla forma, ogni morfologia resta

un tentativo in s limitato di appropriarsi di qualcosa che sfugge e travalica le quattro dimensioni: linguaggio e pensiero sono coordinate che implodono; tuttavia, compongono il mondo nella sua conoscibilit. Nell'accostarsi alla tradizione dei Veda, per esempio, Elmire Zolla ci indica una porta di accesso al mito di creazione: Brahman si manifesta e produce un suono che fa vibrare l'aria, ma non ancora una forma: un ritmo che precede ogni linguaggio e costituisce l'iniziale inganno di my. In uno scritto che trover alloggio in Uscite dal Mondo, Pensiero e Mito, Zolla snoda i significati etimologici di questo principio primo della metafisica indiana: bhlag1 il colpo sacrificale, inaugura il rito. Nella sua accezione pi ampia, significa ci che dischiude alla pienezza. Mentre l'indologo Jan Gonda allacciava il significato originario del colpo alla forza impressa, Paul Thieme lo collega al greco , quindi nella sua accezione di forma, poi formula. Il mito del poeta Vysa e dell'amanuense Gaea dalla gran testa di elefante, in gara tra loro per la trascrizione del poema epico rivelato al primo da Brahman, traduce tutta la complessit di far coincidere queste coordinate del mondo. E il Genesi, testo sacro che d origine alla nostra tradizione, recita ber'shth: in principio, o seminalmente. Eppure, molti miti raccontati in libri successivi al Genesi rinviano ad un tempo precedente la creazione, ennesima conferma che il tempo della storia sacra differisce da quello della cronistoria. In alcuni passi fondamentali dell'opera di Elmire Zolla ritroviamo lo sforzo di ricondurre l'attenzione all'origine, e questa origine pu essere accostata solo in modo poetico: morfologia sar dunque il nome di una descrizione poetica delle forme formanti le realt soprasensibili della storia sacra, la cui logica sottesa non quella dell'osservazione scientifica ma piuttosto quella della metrica dei Veda, quella tipica della giocosa pseudoetimologia degli indiani2 o dei ragionamenti non-aristotelici dei koan propri del buddismo zen o delle parabole della Torah ebraica. In una metafora gnoseopoetica, Agni e Indra sono la coppia divina, che viaggia sul dorso del maestoso Garua alato. Il Fuoco del linguaggio e il Fulmine del pensiero vengono scortati da una creatura ibrida, met uomo e met uccello: la Morfologia questo mostro che nasce dall'impazienza della propria genitrice di vederlo uscire dal Guscio (la Storia). La sua mostruosit - di l dalla precisione metaforica - ci che di tale discorso sulla forma esorbita dallalveo delle scienze della natura o dello spirito. Eppure, la vera bestia da sconfiggere affinch si dia un mondo intelligibile il serpente Vtra, l'eterno ritorno dell'identico che a dispetto della sua armoniosa figura inghiottisce tutto nell'oscurit grottesca del caos primordiale, assente di forme.

Testo La morfologia ossia il mondo intermedio dei simboli e dei significati che il campo di applicazione della morfologia il luogo dei compositori [i], lo iloka postvedico3. E i mitici compositori del cosmo altro non sono che gli archetipi, elementi fondamentali della morfologia, che possiamo cogliere solo con l'uso appropriato dell'immaginazione. Per accostarsi all'origine del mondo, quindi ai miti di cosmogonia, vale il detto goethiano:
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E. Zolla, Uscite dal mondo, Pensiero e mito, 1992 Adelphi. Ivi, p. 100. Ivi, p. 102.

bisogna farlo in modo poetico, primordialmente4. E se non si disposti ad appiattire questa ermeneutica sacra all'analisi testuale, rimanendo vincolati alla lettera morta, bisogna aver presente una morfologia che tenga insieme le fila di un discorso archetipico. Zolla tiene sempre presente i quattro princpi dell'ermeneutica classica, che nella celebre formula scolastica suonano distinti: littera gesta docet / quid credas allegoria / moralis quid agas / quo tendas anagogia5. Ed in momenti precisi della storia che si smarrito pi o meno consapevolmente ed arbitrariamente il senso di almeno uno di questi elementi del rectus interpretare: il senso anagogico. Nella lettura dell'opera zolliana non appropriato limitarsi all'applicazione del principio letterale, ch una prassi siffatta imbriglierebbe la morfologia del testo all'analisi delle sue parti: la sfilza di morfologie speciali, declinate in senso linguistico, psicologico, biologico, matematico e cos via, che disintegrano i linguaggi e gli ambienti al fine di chiarire struttura e funzione dei morfemi che lo compongono, possono soltanto designare la littera. La Tradizione deve fornire i fulcri sui quali poggia la morfologia, che in chiave anagogica ricerca poetica dell'origine: essa la garanzia della continua dissoluzione di quanto nell'uomo ipocrisia e nella societ ideologia6. L'osservazione scientifica, tenuta in cos alta considerazione dall'europeo moderno, altro non che una forma di boriosa curiosit, alla quale sono precluse le raffinate metafisiche africane dei dogon o dei bambara7. E nel testo pi apertamente polemico di Zolla, Che cos' la tradizione, del 1971, la scienza vista come la religione dei moderni, oggetto di muto ossequio8, alla quale ogni altra religione costretta a piegarsi. Zolla ammetter di essersi abbandonato, in quell'opera, ad una "divaricazione artefatta tra male e bene", in un periodo storico in cui l'orrore fu maggiore della volont di ignorare i dualismi9: diradate le nebbie, si sarebbe intravisto tuttavia un nuovo illuminismo, la cui Morfologia sarebbe stata ancella. In questo modo, lungi dall'imporsi come verit positiva o metodo granitico, la morfologia zolliana anche una critica costante al punto di vista comune, avvezzo com' alle gabbie concettuali. Essa discrimine e segno distintivo fra una critica al servizio di un qualsiasi bene mondano, sia pure un mero sogno, [che] sar sempre timida e monca e la critica ispirata alla Tradizione10. Come procedere nell'esplorazione dell'ambiente morfologico, che abbiamo detto essere mondo di simboli e significati, quindi allegorie e tensioni anagogiche se non tenendo presente l'atteggiamento frugale dei maestri? Tra di loro, infatti, l'insegnamento antico mirava a suscitar domande e a lasciar intravedere, dopo che il discepolo si fosse tormentato errando adeguatamente, le risposte, le quali erano forme la cui materia era la fatica della loro nascita11. Vediamo in che modo queste forme possono emergere dall'anatomia dell'interiorit: il corpo dell'uomo vuole cibo, la mente assiomi, l'anima estasi12. 1. Corpo-soma: in un fulgido esempio di prassi zolliana: Soma la condizione necessaria a essere i. Ripeto: non voglio interrogarmi su quale pianta o fungo di fatto fosse il soma, ma desidero comprenderlo integrandolo nel cosmo e nella cosmogonia, come fecero i cantori vedici tardi, e lo assimiler alla luna, sotto la cui tersa luce il soma si coglieva in cima alla montagna, alla luna che di e mani consumano e il sole sempre reintegra13. Senza questa reintegrazione, si commette l'errore fatale di disgiungere il corpo dalla
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E. Zolla, Che cos' la tradizione, p. 77, 1998 Adelphi. E. Zolla, I mistici dell'Occidente, et alia. 1997 Adelphi. Ivi, p. 143. M. Griaule, Conoscenza dell'uomo negro, in E. Zolla, G. Marchian (a cura di), Conoscenza religiosa. Scritti 19691983, vol. I, 2006 Edizioni di Storia e Letteratura; si veda anche in E. Zolla, Le potenze dell'anima, p. 80, 2008 BUR. E. Zolla, Che cos' la tradizione, op. cit., p. 80. Ivi, p. 375. Ivi, p. 144. Ivi. p. 73. E. Zolla, Le potenze dell'anima, 2008 BUR. E. Zolla, Uscite dal mondo, op. cit., p. 102.

sua anima. 2. Mente-origine: risponde al bisogno di riconoscere se stessi nell'origine, in una origine. L'intelletto non si accontenta della logica: questo piccolo specchio mentale che si perde in congetture perch per gli scientisti l'intelletto altro non 14, ha invece bisogno di individuare fons et origo della sua sostanza. La mente fatta di idee, di assiomi e princpi: ma questi non la abitano come ospiti inattesi; le idee stanno alla mente come il suo prodotto pi eccelso, e al tempo stesso come il nutrimento della sua sostanza e i tessuti che la sostengono: sono il frutto e la radice, il cielo [Ch'ien] e la terra [K'un] dell'I-Ching. 3. Anima-estasi: Vednta, contemplazione, bhakti, devozione, la quale muta in tantra, che pu essere tradotto non senza riserve con oltraggio, sono le tre vie della sapienza indiana verso il bodhi, beatitudine. La causa finale dell'esistenza che nell'evo moderno della decadenza ovunque dimenticata quando non grettamente declinata in senso edonistico e materiale la liberazione in vita. Il percorso conoscitivo di Zolla non pu che essere organico, e organicamente orientato a tale scopo: non c' una via privilegiata rispetto ad altre, giacch ne scorgiamo le tracce tanto nel sorprendente ed agile saggio sulla prassi indiana, Le tre vie (1995), quanto nella monumentale opera antologica I mistici dell'Occidente (1997). Di l da questioni linguistiche, infatti, in ogni cultura od esperienza mistica Zolla scorge le forme riflesse del medesimo modello archetipico, l'uguale idea dell'uomo che si completa soltanto [] nell'intelletto attivo, nella beatitudine. Cos parla la tradizione cristiana, che si ritrova come raggiungimento della neshmh in quella ebraica, della bodhi in quella ind, dello 'aql in quella islamica15. dovuto a quest'oblio della causa finale lo svuotarsi dei simboli proprio allo scientismo del XVII secolo. Non possiamo aspettarci niente di buono da una morfologia che intende gli idiomi come una brutale successione di enunciati e la scienza fatta di muti calcoli e silenziose quanto sterili osservazioni: Il linguaggio umano finora coordinava gli accadimenti mediante simboli, cos individuando i fatti specifici di eventi analoghi. Le metafore indirizzano l'attenzione di l dagli accadimenti stessi, verso figure e ritmi che simboleggiano tutta una gamma di corrispondenze, e possono spingere, se meditate a fondo e anagogicamente, di l da ogni figura. L'uomo non si distingue dal bruto altrimenti; quanto alla tecnica e alla scientificit di tipo moderno, cio meramente funzionale, espressione nuda di certe operazioni materiali, essa comune all'uomo ed alle famiglie di animali collettivistici16. Quale sar allora l'atteggiamento di Zolla nei confronti dell'antropologia? Quello di una consapevolezza diversa dallo scientismo e dalla morfologia che da esso deriva, che non resti ingabbiata nei limiti intrinseci di un metodo che, per come congegnato, si preclude laccesso a concezioni ataviche legate al soprannaturale e alla presenza dellinvisibile nella vita delluomo e dellindigeno in particolare17. Lo stesso atteggiamento da rintracciarsi nel Goethe che, sconfortato dalle diatribe scolastiche dei suoi contemporanei, vedeva le Idee dentro le cose, e sbocciare in esse, in aperta polemica con chi ancora osservava la natura non gi ispirato dal platonismo, ma affetto dalla malattia platonica: una patologia che voleva le idee esistenti in un mondo a s stante, non viventi nel nucleo della natura, e le cose imperfette imitazioni di quelle perfezioni. Una scienza nuova si profilava agli occhi di Goethe, nuova non nel contenuto ma nel metodo. I frutti di questo approccio non avrebbero tardato a maturare. La liberazione, merc l'etnologia e la filologia, dalle chiusure del mondo moderno18 verr celebrata un secolo dopo Goethe da Winckler e Jeremias con la Scuola di Lipsia: la volont di rintracciare un fondamento unitario dei miti e delle favole del Vicino Oriente, nella Mesopotamia del 4000 a.C., avrebbe sancito una rinascita dei simboli sulla terra. In questi termini si esprime anche un altro alfiere della morfologia ermeneutica, lo studioso della tradizione persiana Henry Corbin ne L'immagine del tempio: La scienza tradizionale delle corrispondenze, congiunta a una
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J. Burckhardt, in E. Zolla, Che cos' la tradizione, op. cit., p. 58. E. Zolla, Che cos' la tradizione, op. cit., p. 179. Ivi. p. 65. G. Marchian, in risposta alle domande poste dal sottoscritto sul sito dell'AIREZ. E. Zolla, voce Simbologia dell'Enciclopedia del Novecento, Treccani.

fenomenologia delle forme, diventa una scienza della metamorfosi applicata ai diversi livelli di realt19. In questa rinascita Zolla si riconosce: partendo dalle indicazioni che Goethe forniva nel Progetto di una morfologia, la quale si proponeva di dimostrare che tutte le singole diramazioni della conoscenza della natura - storia e scienza naturale, anatomia, chimica, zoonomia, fisiologia, dovevano cooperare necessariamente, affinch una concezione a pi alto livello potesse adoperarle per spiegare forme e processi degli esseri viventi20 - egli si assume il compito di estendere il dominio di questa scienza nuova anche alla cultura e alla tradizione. La Urpflanze di Goethe diventa archetipo valido anche per l'anatomia dell'uomo spirituale: Le forme formanti rinviano a loro volta a una causa ulteriore, il principio ontologico, che l'oggetto ultimo di ogni simbologia21. D'altra parte, Goethe non si era limitato ad individuare il principio unitario della vita organica, soltanto intravedendo le potenzialit di una scienza morfologica senza godere dei suoi frutti: gi nel Divano occidentale-orientale egli accennava, parlando del magnetismo, alle forme che prese ai suoi d la comunanza immaginativa fra gli uomini22. Lo stesso desiderio che animava Goethe, naturalista e poeta, quell'urgenza di cogliere la vitalit organica che negli esseri inferiori si presenta come semplice manifestazione esterna, e inseguirla nello sforzo che essa aveva compiuto per realizzarsi gradualmente in sempre pi perfette strutture, fino a darsi nell'uomo una forma tale da rendere quest'ultimo a sua volta idoneo come artefice di creazioni spirituali23 scorre come linfa vitale nell'opera zolliana: il rapimento della visita alle stanze affrescate dei suoi monumenti italiani al sincretismo24; l'estatica contemplazione della via religiosa di un bramino in Tailandia25; la gioiosa ricerca filologica delle etimologie del sanscrito o dei misteri celati nelle rune celtiche26; l'ascolto commosso che coglie un accordo segreto tra il savio dogon africano e un Padre siriaco del VI secolo, le voci dei quali intonano l'unisono di Vc, deva della parola che attende un senso27. Tutto fa pensare che Zolla non abbia solo risposto all'appello goethiano, che potrebbe in fin dei conti ridursi allo studio delle forme nelle quali gli organismi si dnno [eidonomia] e che questa galleria di immagini non sia mera ostentazione culturale o aneddotica dello spirito. L'esposizione di queste verit uno sfavillante germogliare della Verit ontologica, la Ur mesopotamica alla quale Zolla puntava nel suo viaggio lungo una vita di riforma interiore: nei motti antichi - non si volge chi a stella fisso - la sua saggezza poteva orientarsi, e nella morfologia dei suoi testi ritroviamo adesso una cartografia spirituale. Ne Le potenze dell'anima, in un paragrafo dal titolo Destino e romanzo, leggiamo che la vita [] comunque non vale la pena d'essere vissuta se non ha forma, se non si sa che ha sempre un suo punto di fuga prospettica28.

Sintesi Conclusiva Il della morfologia zolliana non quello delle scienze positive: risponde piuttosto alle caratteristiche aristoteliche dello , e a quel senso originario dell'esser vero cos come lo intendevano i greci e non come lo ha inteso la mentalit scolastica della "adeguazione delle cose all'intelletto". proprio di questo quel mostrare che - come avverte lo Heidegger di Essere
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H. Corbin, L'immagine del tempio, p. 76, 2010 SE. R. Steiner, La concezione goethiana del mondo, p. 109, 2004 Tilopa. Vale la pena rammentare che nel 1890 Rudolf Steiner fu incaricato dalla Granduchessa Sofia di curare il campo della Morfologia dell'Archivio di Goethe. E. Zolla, Archetipi, 2005 Adelphi. E. Zolla, Uscite dal Mondo, op. cit., p. 107. R. Steiner, op. cit., p. 109. E. Zolla, Verit segrete esposte in evidenza, p. 25 e sgg., 1990 Marsilio. E. Zolla, Uscite dal mondo, op. cit., p. 66. E. Zolla, Lo stupore infantile, 1994 Adelphi; Uscite dal mondo, op. cit.; La nube del telaio, 1996 Bruno Mondadori. E. Zolla, Le potenze dell'anima, op. cit., p. 85. Ivi, p. 91.

e Tempo - non getta luce su qualcosa, non una verit che si sa parziale e che si approssima a qualcosa che non raggiunge mai per definizione; ma trae fuori [] la cosa dal suo nascondimento all'interno stesso del discorso e la mostra [] a chi sappia dargli voce []29. La verit parziale che la scienza positiva fornisce proviene da quel che "misura" dell'Essere: ricordiamo che il termine greco per Essere-sostanza, , denotava in origine il "campo", la sua "coltivazione". Una conoscenza morfologica delle cose invece scaturisce dalla fonazione di ci che stato visto [ ], dalla fusione dell'immaginazione visiva col discorso vocale. Quest'ultimo tipo di conoscenza pi oscuro e meno utilizzabile, ma pi originario del primo. Giacch, la vera conoscenza un'estatica coincidenza col campo30. Da qui, la critica affatto dura ai risultati della ricerca strutturalista di Lvi-Strauss, per certi versi ammirevole ed esatta fino al parossismo - siccome lo studioso era riuscito a tracciare grafici e istogrammi, equazioni e funzioni nellambito (razionale) dei rapporti di potere tra i membri di un clan nambikwara - ma che relegava aspetti importanti del comportamento religioso ad un ambito (lirrazionale) ben distinto dal primo, quello s, osservabile e misurabile. E la critica di Zolla diventa tanto pi efficace quando sincontri quella tagliente similitudine: se Lvi-Strauss si fosse imbattuto nella Bisazio dellantichit tardo-medievale, non avrebbe visto n esperienze mistiche, n anacoreti o arte mosaica, n le raffinate metafisiche che questi fenomeni sostengono, ma solo rapporti parentali ed equazioni di forze tra individui. Ecco perch basta laggettivazione (razionale, irrazionale), per capire che i capitoli dedicati da Lvi-Strauss alla vita religiosa dei Nambikwara sono cos smunti e insignificanti, che lantropologia non pu limitarsi a questa formulazione di algoritmi, n avvilirsi a una contabilit di quante piume e penne stanno inalberate su un copricapo cerimoniale. La morfologia degli enunciati e dei risultati di una scienza cos intesa sarebbe a sua volta smunta e insignificante, monocromatica, lacerata dalle antitesi (razionale-irrazionale; uomodonna; cielo-terra; anima-corpo, e cos via...). Invece, come l'uomo nasce dotato di certe proporzioni tra le membra e d'una certa simmetria fra le sue due met, cos tende a suddividersi in un corpo, un'anima e uno spirito e sa di potervi aggiungere ancora certi stati divini, possiede una geografia innata dell'interiorit. Finch non s'intenda questo presupposto della morfologia, ci si dovr accontentare dei prodotti di un'epistemologia mutila, di antropologie o sociologie insufficienti: costrutti di tipo "sintetico" sia nel senso kantiano, sia nel senso chimico di "artificioso" - come l'homo conomicus o l'homo steticus di cui parla Norbert Elias, anch'egli in senso polemico, ne La civilt delle buone maniere: vuoti simulacri che producono pallidi discorsi pseudo-scientifici; e pure Corbin sembra avvisarci che questa catastrofe ermeneutica ha radici storiche profonde, da rintracciarsi nell'anno del Concilio di Costantinopoli [869 d.C.], col quale ci si voluti sbarazzare del mundus imaginalis e del corpo sottile, lo Spirito, costringendo a quella distinzione di corpo e anima che affligger il pensiero occidentale da Platone a Kant31. Con la rinascenza dei simboli auspicata da Zolla, la morfologia diventa quell'ambiente in cui si sviluppa il linguaggio degli archetipi, e ritorna plausibile un'anatomia dell'interiorit: corpo, mente e anima; le metafore, che riconquistano il diritto di cittadinanza conoscitiva, sono i segni tangibili dell'ascolto limpido di un archetipo: a proposito della citt amerindia degli zui, essa una tavola di traduzione, e il mondo ordinato secondo un sistema di rapporti simpatici fra oggetti di diversa natura, e tali rapporti individuano un ritmo segreto comune, ossia una morfologia nascosta da far emergere: in questo come in altri casi, nonostante sia difficile costituire lo schema perfetto e i particolari variano da un punto all'altro della terra [] permane uguale l'archetipo come idea di una suddivisione la quale consente, grazie all'azione reciproca delle parti, di ottenere un'immagine

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M. Heidegger, Essere e tempo, Il concetto di logos, pp. 47-48, 1971 Longanesi & Co. E. Zolla, Verit segrete esposte in evidenza, op. cit., p. 24. R. Steiner, op. cit., pp. 27-35.

del divino e un dizionario del cosmo32; in sintesi, i tentativi umani di accomodare le faccende quotidiane a quei modelli potranno essere interpretati (da chi desideri vedere il mondo come un deformato riflesso, un'ultima alterata eco degli archetipi) come memento dell'ultraterreno: chi si abitui a ravvisare dietro l'aurora e le sue immagini l'archetipo della nascita spirituale, dietro il disgelo di primavera l'archetipo del pentimento che fa emergere il fango del peccato trascorso [avr accesso a] un modo di vita a un certo grado di intensit mistica, ch allora si vive dando spettacolo agli angeli, mimando gli archetipi33. I simboli tornano ad essere sintagmi ricchi di significato, glomeruli del linguaggio, e non solo artifici retorici cos tipici, nell'esempio della letteratura, nell'ermetismo italiano (che cos sfrontatamente usurpa il nome di una precisa scuola mistica e filosofica) o nel surrealismo, che propriamente una distruzione della simbologia34; Arte infine quel deposito sensibile del mundus imaginalis, o meta-verso visibile tra gli intelligibili e la materia: tuttavia non solo un contenitore materico e sensibile: il mondo intermedio dell'ordine senza precetti, della libert che si lega a un destino35. Brahman, "ci che dischiude alla pienezza", ha concesso a noi di trascrivere l'integrit dei misteri. Ma chi sapr essere l'amanuense, gradito a Gaea, tanto veloce e profondo da stare al passo con la poesia del cosmo? Esistono degli accorti mezzi per riuscire nellimpresa. E Zolla, in Esoterismo e fede, ne annovera quattro oltre la fede: larte, la ginnastica sacra, letica e la filosofia. Tutti questi mezzi, a modo proprio, si rifanno ad una morfologia, dal momento che non possono prescindere da una relazione formale tra soggetto e oggetto. Nelle trame della morfologia zolliana, l'ermeneutica filosofica pu finalmente ottenere la possibilit di riconoscersi in ci che sempre stata, ma che ha avuto ovunque paura di essere: scienza della mistica. Ed estendere cos la sua prospettiva da semplice lettura delle corrispondenze a percezione spirituale immaginativa. Se continuasse a bruciare nel fuoco dell'elaborazione testuale, l'ermeneutica si consumerebbe nell'analisi dei rapporti tra le parti del testo, sacro o - in senso metaforico, tantrico, di tessuto - esistenziale che sia. D'altra parte, se rinunciasse a cogliere i significati profondi della mistica di tutti i tempi e di tutte le culture, nel commettere lo stesso errore delle scienze dure e dell'antropologia che ad esse vuole ispirarsi, rischierebbe di deludere una volta per tutte la sua vocazione originaria: l'apporto della morfologia come studio delle forme linguistiche e culturali pu sancire dunque la nascita di una nuova ermeneutica, o morfoermeneutica.

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E. Zolla, Che cos' la tradizione, op. cit., p. 201. Ivi. p. 298. E. Zolla, voce Simbologia, op. cit. Ivi. p. 252.

Opere Citate

E. Zolla, Verit segrete esposte in evidenza, 1990 Marsilio. E. Zolla, Uscite dal mondo, 1992 Adelphi. E. Zolla, La nube del telaio: ragione e irrazionalit tra Oriente e Occidente, 1996 Mondadori. E. Zolla, Che cos' la tradizione, 1971 (ed. 1998) Adelphi. E. Zolla, Archetipi, 1981 (ed. 2005) Marsilio. E. Zolla, G. Marchian (a cura di), Conoscenza religiosa. Scritti 1969-1983, 2006 Edizioni di Storia e Letteratura. E. Zolla, G. Marchian (introduzione e cura di) Le potenze dell'anima, Anatomia dell'uomo spirituale, 1968 (ed. 2008) BUR. P. Florenskij, E. Zolla (a cura di), Le porte regali, saggio sull'icona, 1977 (ed. 2006) Adelphi. R. Steiner, La concezione goethiana del mondo, 1925 (ed. 2004) Tilopa. H. Corbin, L'immagine del tempio, 2010 SE.

Opere Consultate

A. Kircher, Musurgia universalis sive ars magna consoni et dissoni in X. libros digesta. Romae : Ex typographia Haeredum Francisci. Corbelletti, 1650. N. Elias, La civilt delle buone maniere, 1982 Il Mulino. J. W. Von Goethe, Divano occidentale-orientale, 1819 (ed. 1997) BUR. E. Zolla, Le tre vie, 1995 Adelphi. R. Calasso, Ka, 1996 Adelphi. E. Zolla, I mistici dell'Occidente, voll. I-II 1997 Adelphi. G. Marchian, Il conoscitore di segreti. Una biografia intellettuale, 2006 Rizzoli. G. de Santillana, H. von Dechend, Il mulino di Amleto, 1969 (ed. 1986) Adelphi.

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