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“TRANSITALIANA’ viaggio della speranza Le gFrgcis et Soda, parte da Siracasa alle 11 e 55. Quando in orario giun- 6 8 Milano dopo 24 ore € 3 minuti, aven- do attraversato in Tunghezza tutta la pe- nisola, £ il treno dei meridionali che si trasferiscono in Lombardia dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Basilicata e dalla Campania. Lo’scopo migratorio fa si che ogni viaggiatore porti con sé un invero- simile numero div bagagli: vecchie valige legate con lo spago, ma soprattutto sacchi € seatoloni, che, straripando dalle appo- site reticelle, ingombrino i corridoi e parte degli scompartimenti. Per essere ammessi su questo treno i viaggiatori devono pos- sedere un biglietto con percorrenza supe- ore ai 600 chilometri, cio devono re- carsi sicuramente alle soglie del nord. Nar- rano i ferrovieri che ad ogni stazione intermedia i nuovi passeggeri si ammas- sano nelle vetture di centro © di testa, respingendo Tinvito ad occupare anche Ie vetture di coda, semivuote. Non si fidano, infatt, Sospettano che vengano lasciate indietro, staceate dal convoglio prima che il viaggio verso il nord, verso la speranza, sia compiuto. (Raccontiamo Ia storia di que- sta grande migrazione interna a pag. 34.) Inchiesta di UGO ZATTERIN e GIANCOLOMBO. 1 RAGAZZI LI HANNO CHIAMATI. Vanno a raggiungerli a Milano. Lascieno Ia Sicilia: una foto rieordo per quelli che restano 24 «PADRE, NON DOVETE PIANGERE: andare al nord 8 come andare in Paradiso.» L’ha detto un giovane, al momento degli addi carrozze provenienti da Palermo e UARDO INDIETRO, La nostalgia gik insidia la speranza? Un dubbio vela la certezza che mon restava altro da fare? QUESTA E LA MISERIA che abbandonano, Guardarla ancora dal finestrino Addio vecchio Sud: la “Freccia” s’allontana L’avventura del nord comincia gia treno. Si viaggia con disagio tra i bagagli ammonticchiatie i bambini che non riescono a star fermi. Ma il nord vale anche. ventiquattrore accoccolati su due valige 0 rannicchiati dentro il W. C. L’hanno chiamato il convoglio deila speranza. E Yallegria infatti si riscontra su. molti volti, confermando quanta carica di fiducia spinga questa umanit® ad affrontare un viaggio lun- ed incerto La malinconia del distacco sembra soffocata dalla convinzione che il do- i felioe. Le grida di saluto fe ai parenti e agli amici che, di tanto in tanto, si protendono da una casa di campagna e si allineano Jungo a. scarp: stanza a partecipare alla cerimonia della partenza, non rivelano rimpiant Lasciano con gioia la secolare miseria meridionale. Oltre quelli che vanno al nord per la prima volta, viaggiano sul- la e freccia > quelli che vi tornano do- po una breve rimpatriata. Essi hanno id un'esperienza, © raccontano, © so- no continuamente interrogati. Sembra no orgogliosi d'esser stati dei pionieri ‘TANTI BAMBINI fn ogni vagone una delle ecolpey che al. nord vvengono addebitate agli immigrati al sud. Ma i bambini. come molti adults, che alla speranza seguono 8} amare delusions che il nord non & sempre LE ORE DEL lungo vieggio si snodano lente € dopo una notte ‘sonnacchiosa si deve badare ai plecoll: far loro fl bagno e alutare Le mamme non rallentano le loro buone eure, TUTTI HANNO cartocei di pane, pol pette, uova sode. Iniziano il viaggio IL VINO CHE S'ERANO PORTATI da casa f- PERCIO AD OGNI STAZIONE gli uomini nisce troppo presto. Le bibite del servizio risto- Janclano dal treno ancora in corsa per ass ro costano troppo caro, Non resta che l'acqua. tare, con bottiglie di plastica, le fontanelle ‘mangiando allegri, come a una festa famiiare Dalle povere campagne del mezzogiorno agli opifici del nord coi Milano centrale. Un altro plotone di meridionali sta per entrare nella cittadella del « miracolo >. Il viaggio dal sogno alla realta & durato un gior- no e una notte. ‘Adesso il primo problema & quello dell'alloggio: un letto in casa di pa- igli in spalla renti, 0 in una locanda da 300 lire pet notte, o-in una soffitta di qual- che decrepito palazzo del centro. Si bito dopo viene il problema del | voro. I nuovi arrivati sanno fare « un po’ di tutto», come dire che sanno fare i braccianti o i manovali. Nel- ultimo tratto di ferrovia hanno visto tante fabbriche enormi, ma per loro, che non hanno né arte né parte, sono ancora lontanissime, quasi un mirag- gio. Il primo contatto col nord sara dunque difficile, amaro. Ma questi Jo- ro figli che furono causa non ultima della loro fuga dal sud, potranno rruirsi, e crescere fuori dalla mise- ria e dai pregiudiai della societa me- ridionale, E per il loro avvenire, qual- siasi sacrificio non sari stato’ vano. Gi atels she sell ulti quindc anni circa il dieci per cento della popolazione meridionale sia emigrato verso il Nord. Quasi 400 mila uniti hhanno raggiunto Torino, 300 mila Mi lano, altrettante Genova. Statistiche precise non ne esistono, forse non se ne potrebbero nemmeno fare, perché soltanto una parte degli emigrati notifi- cano il loro trasferimento al municipio di partenza 0 a quello di arrivo, Ma ad ocehio si vedono i paesi vuotarsi in Abruzzo, in Calabria, in Basilicata, © certi quartieri crollanti, certe « co- ree», certe ecinture > povere del triangolo industriale riempirsi di gente che parla rumorosamente abruzzese, calabrese, Iucano. La corsa verso le citta. del’ « miracolo +, 1a febbre del Nord, la leggenda d'una terra promes- sa dove tutti trovano lavoro sufficiente per campare, alimenta questo grande ‘travaso di popolazione - autentica ri- voluzione demografica - i cui effetti permanenti si riveleranno nel corso degli anni. sessanta. Ogni notte che passa, tre lunghi tre~ ni trasportano lungo la spina dorsale della penisola i nuovi conquistatori del Nord. Il « Treno del sole» ¢ la « Frec- cia del Sud» raccolgono i meridional del versante tirrenico, il Lecce-Milano i meridionali del versante adriatico. ‘Questi convogli sono la mobile valvo- la che alleggerisce 'eccedenza demo- grafica delle campagne meridionali e arricchisce le scorte di mano d'opera delle industrie settentrionali. Visto con sguardo strettamente economico ed espresso in termini di forze di lavoro, di produttivita, di densita demografica, il fenomeno @ sostanzialmente_positi- vo. I meridionali vanno a coprire tut i vuoti che il « miracolo » produce via via nel settentrione, ripopolano persi- ‘no certe zone di miseria dell Appen- nino, i cui abitanti li hanno preceduti nella fuga dalla terra alla fabbrica. ‘Nelle grandi cittt prendono d'assalto Je abitazioni secolari, che gli indiger hanno abbandonate per trasferirsi in case pitt nuove e confortevoli, ¢ ripo- ppolano le bidonville che altri meridio- nali, finita la precarieta iniziale, si so- tna lasciati dietro le spalle. Si prestano ai lavori fatiche pit. gravose, accettano’incom- benze che un operaio del Iuogo, appe- na esperto, respingerebbe ormai senza discutere il salario € neppur loro, per verita, 10 discutono. Sono contadini, 34 id umili ed umilianti, ed alle. La febbre del Nord che dispongono si ¢ no d'una istruzio- ne elementare messa insieme nel Sud, dove anche la scuola 2 area depressa (mi diceva una maestra torinese: «I bambini che vengono dal meridione, anche se hanno dei buoni voti in pa- gella, siamo costretti a passarli una classe indietro. Spesso i loro stessi ge- nitori. ce lo chiedono >): percid sono le reclute naturali del grande esercito della. manovalanza non qualificata, quello che, in politica, viene chiama- to genericamente il sottoproletariato. In tutti i cantieri edili del Nord si parla meridionale (0 veneto, ma mol- to meno). Le domande per facchino, stradino, netturbino, sono quasi tutte sottoscritte da meridionali. Non c’é ‘mai da sbagliarsi, quando si tratta di mestieri arrangiati, aleatorii, irregola- : meridionali sono, al 90 per cento, gli ambulanti, i guardamacchine, i ven- ditori di fiori, di limoni e di accendi- sigari, i raccoglitori di rifiuti di Mila- 0 e di Torino. Quando chiedono la- voro il dialogo © sempre lo stesso: «Coshai fatto finora? ». ¢ Tutto. » « Cosa sai fare? » « Un po’ di tutto. » Per taluni questo ecclettismo finisce col diventare un vanto. « Jo non sono come i milanesi, che ‘sanno fare un mestiere solo. 10 ho fatto il contadino, il muratore, il cameriere, il fornaio ¢ lo spazzino >: un siiliano, me lo di ceva, e con grandissimo orgoglio. 1 ‘meridionali lo sanno anche loro, arrivando nel Nord, che il primo pas- so 2 umile. Pochi s'lludono di con- quistare subito la fabbrica e il benes- sere. Pid! 0 meno sono informati che sfruttatori d'uomini li attendono al vvareo, gid sulle pensiline di Porta Nuova o della Centrale, e che gli of- friranno lavoro a salari di fame - la met, un terzo dei minimi salariali che cercheranno di intrupparli in coo” \e; che procacciato- famigerati_ « guardia spalle >), meridionalianch’essi,_pre- tenderanno anche 10 mila lire a fondo perduto © un terzo, un quarto del sa- lario di tre mesi per trovargli un'oc- Il flusso migratorio dal meridione nel triangolo industriale Piemonte, Liguria, Lombardia CAMPANIA 13% ABRUZZI E MOLISE 6% PUGLIA 27% BASILICATA 8% CALABRIA 738% SICILIA 24% ‘SARDEGNA 72% Uondata dei meridionali non s'arresta. | “pirati del lavoro” recano al nord una linfa di cui il tempo mostrera | benefici. cupazione; che strozzini (meridionali) li prenderanno automaticamente in consegna ¢ li stringeranno alla gola per molti, molti mesi; che dovranno agare tutto il doppio, il triplo del giusto e dovranno comprare, se ne avranno urgente bisogno, persino gli indirizai degli enti e delle persone be- nefiche, sperimentati e monetizzat tal guise da altri meridionali Ma i avovi arivasi son gente che al paese guadagnava magari 300 lire al giorno, e non si spaventa di met- terne insieme 600 al Nord. Percid & un errore, forse, piangere sul povero meridionale ignaro, finito inopinata- ‘mente nell'antro del pirata; e sarebbe pit giusto tributare il doveroso enco- mio al coraggioso meridionale, che af- fronta consapevole i pirati dei lavoro, i pirati delPalloggio, i pirati della so- pravvivenza altrui, con I'animo del Pioniere, convinto che, comungue va- da, non’gli andra mai peggio di come gli sarebbe andata se fosse rimasto nel proprio pacse meridionale, 1 delusi che riprendono la via del Sud sono pochi. Quasi tutti infattihan- no coscienza che il loro viaggio al Nord non ammette ritorno. La miseria i quassit @ sempre preferibile alla mi- seria di Iaggid, per il semplice fatto che quassi, a differenza di laggid, c'® il < miracolo >: c' il danaro, ei sono le fabbriche, c’8 una speranza, che & ‘ormai morta e seppellita in tante zone del meridione. Limportante - te lo di cono tutti - & saper resistere. E te lo dicono con trafottenza, con una con- vinzione civé di vittoria immancabile, che 2 poi quell'aria, quella sicurezza che fa seltar Ia mosca al naso dei set- tentrionali pid esti Non c® dubbio: i meridionali si sentono i pitt forti. Il tempo - credo- no - lavora per loro. Sono pit) proli- fici ¢ pid. socievoli, Non saranno pit inteligenti, come alcuni affermano, ma sono certamente pitt decisi a farsi a- vanti. Ancora il benessere non li ha adagiati. Li muove invece una volonta caparbia di sistemarsi, di migliorare la loro sorte, di passare da un lavoro i basso ad un lavoro pid dignitoso, i farsi raggiungere dalla moglie e dai figli, e pot dai genitori, dai fratelli, dai cugini, dai « paesani >. L’arrivo’ dei parenti - la domenica, di solito - @ una festa viva ed esotica nelle stazio- ni del Nord; ed @ il segno visibile che tun altro ce Vha fatta, ha messo ra ce, non penscré mai pit di ripartire. ‘Adattarsi, sacrificarsi, resistere & conseguenza della speranza che li so- stiene. Pud darsi che il Nord reale non sia neppur simile a quello sognato, ma in un punto mantiene Ta sua promessa; ‘qui, nel triangolo industriale, s'intrav- vede uno scopo ai disagi, alla fatica, alle lacrime, Anche sopportare Ia fa- me, anche vivere in locande pidoc- chiose (18-20 in uno stanzone), anche prendersi i calci e gli sputi d'un pirata el lavoro, ha un senso e una ragione. Non sono aubi eterne, quelle del Nord, come appaiono sovente quelle del Sud. Dietro c’ il sole, ¢ una volta o Val- tra dovra farsi vedere. Adesso intanto hanno modificato la legge fascista sul- le residenza, ed & tanto meno difficile diventare cittadini « pleno jure > del Nord. I pirati del lavoro si sono tro- vati in qualche diffcolta, da quando non possono pit ricattare i nuovi arri- vati con Pimbroglio d'un impiego sfrut- tatorio in cambio d'una possibile iscri- ione all'anagrafe. Oggi profittano so- prattutto della verginita sindacale di chi non ha mai scioperato in vita sua enon & in grado di provare alcun si- morso edi classe > nel prendere il posto duno. scioperante Pa questa ragione, pit che per una atavica diffidenza degli indigeni verso ogni « napoli », i meridionali che arri- vano alla fabbrica incontrano dapprin- cipio un'ostilti, derivata appunto da precedenti di crumiraggio o di scarsa solidarieta nelle agitazioni_sindacali. Ma si lasciano presto assimilare an- che sotto questo aspetto, ¢ molti di- ventano addirittura degli attivisti. Gli industriali' non li respingono, perché ne hanno bisogno. Da due o tre anni nel Nord c’ la piena occupazione del- la mano d’opera qualifcata. Le indu- strie si contendono gli operai specia- lizzati, come si contenderebbero gli gegneri. Ci sono aziende che rinviano progetti d’ampliamento, perché non son certe di raccogliere il personale sufficiente. Il meridione manda ma- teria greggia, ma, essa potra trasfor- marsi col tempo ist mano d'opera ve- ra e propria, ¢ subito da il tempo di qualificare 1a materia greggia locale. Quante volte il. professor Valletta & stato udito ringraziare ad alta voce «San Meridione » per i congrui rin- forzi che gli ha mandato a Mirafio- sti, al Lingotto, ai Grandi_ Motori. ‘Accertamenti per campione, ma molto approssimativi, dicono che su cento meridionali arrivati in fabbrica 60 facevano i contadini, 35 apparte- nevano all'indefinito e' inqualificato sotioproletariato cittadino, appena 5 avevano conosciuto da vicino un opi- ficio, forse come semplici manovali La loro immaturita quindi é compren- sibile. Ma pit che Pignoranza e I'ine- sperienza - affermano i dirigenti indu- striali - bisogna vineere in loro Tin- stabilita, Tabitudine al provvisorio, 1a insofierenza d'ogni lavoro monotono. ‘« Ogni tanto sentono il bisogno di far- si una passeggiatina >, e si capisce quanto si concilii, un tal bisogno, col rigore della catena di montaggi «Hanno un buon posto, ma se glic- ne offrono un altro. meglio pagato, anche se provvisorio, non perdono Foc~ casione. » Sanno per esperienza che nel Nord il lavoro, prima 0 poi, si finisce col ritrovarlo, Pia aimcite & trovare allogsio, Ho visto certe locande e certe sofftte nel centro storico di Torino, ¢ certi ag- glomerati di catapecchie’ nei comuni che circondano Milano, che cost rebbero uno scandalo in qualsiasi altro ppaese europeo. Ma i meridionali che magari son venuti dai ¢ sassi > di Ma- tera o dalle cave di Andria, le sop- pportano, come tutto il resto che costi- tuisce I"s altra faccia > del Nord. Nel- Pansia di aggrapparsi si accontentano i vecchie caserme, crollanti ex case del fascio, baracche, cantine, topaie; Purché siano quattro mura e un tetto, Te invadono coi loro bambini, coi loro anni perennemente stesi, con le loro rida e le loro radio gracchianti. Gli indigeni non li vorrebbero. I meridio- nali si lamentano che, appena li sen- tono parlare, molti padroni di casa dic cono d'aver gid affitato Valloggio che ha tuttavia sullingresso il cartello « lo- casi >. In qualche annuncio economi- co si legge: « Affittasi alloggio... pur- ché non meridionali >. Ma certial- logei, certi casoni, in certi quartieri delle cittd pur « miracolate », chi po- trebbe prendetli in considerazione, se tion dei pionieri, se non i meridionali? Attomo all’abitazione inizia Tinter- minabile scaramuccia tra i due mondi. Il cterrone > non ha mai goduto di ‘buona stampa nel Nord, dai tempi del- Punita d'Italia. Un rosario di luoghi 35 LA FEBBRE DEL NORD seque comuni ¢ di “generalizzazioni, spesso superate ed ingiuste, lo stringe ¢ con- tinuamente'lo provoca: che & sporco, che & analfabeta, che @ rissoso, che & pieno di figli, che importuna le donne, che organiza la mafia, che fa il le- none, che smercia « patacche >, che non ha voglia di lavorare. Un giornale torinese provocd due anni fa una spe- cie di referendum, ¢ le lettere che per- Yennero al direttore, da una parte € dal’altra, avevano in comune una va- Jenga di insulti contro il povero Ga- ribaldi, preso a simbolo di chi aveva vvoluto’ metter insieme, in uno stesso stato, subalpini ¢ meridionali. Una breve, secca lettera testimoniava me- lio delle altre V'animo dei locali pit ttradizionalisti: « Egregio direttore. So- no un galantuomo che vive d’una mo- desta pensione. Due settimane fa al- Trufficio postale mi rubarono la busta con tutto il mio piccolo introito men- sile. Teri altro, in tram, mi hanno alleggerito del portafogli. Che aspetta Ja questura a fare il foglio di via a questi ladri di napoletani? ». E il sil- logisma, anzi il sofisma corrente tra parecchi benpensanti di Torino: au- ‘mentano i ladri, ergo... cacciamo i ‘meridionali, Invece I'ex questore della cittd mi assicurava che i meridionali ‘erano in testa soltanto nelle statistiche dei delitti d'onore, | meridionali hanno gia messo_sul conto, quasi tutti, Postilita dei setten- trionali, Le risse si svolgono in gene- re tra compaesani; i duelli rusticani © qualche vendetta al coltello servono poi di buon pretesto a chi vuole insi- stere su quella tale « cacciata >. Solo raramente lo scontro mette di fronte «nordisti > ¢ « sudisti », ¢ quando ca- pita, entrano pit l'interesse o le don- ne, che il campanile. Le donne, in- fatti... i meridionali pit: chiacchieroni Jo ammettono, d'aver questa debolez- za, Tra i miraggi del Nord c’era quello della donna facile, della + continenta- Je» pronta a crollare nelle braccia dei ‘bruni amatori del Sud. Sulle prime il oro pappagallismo & quasi incolpevo- Je. E sara Ia delusione pitt grossa, ap- pena s'accorgeranno di non essere af. fatto gli attesi, anzi d'essere spesso i respinti proprio per il loro aspetto, per la loro parlata, per la loro parti- colare galanteria meridionale. Figura- tevi le stizze represse di quel siciliano, che candidamente mi confessava: «Per le donne, sono venuto soltanto per le donne », ¢ sera dovuto accon- tentare d'una fidanzata di Caltanissetta Nel conto i meridionali non hanno messo, invece, lostilith dei precurso- +i, di quegli altri meridionali ciod, che sono arrivati al Nord dieci, vent anni prima, ¢ per i quali il Nord non & pit Ja nuova frontiera bens il paese d'ado- zione. Il loro sforzo di adattamento hha avuto success: parlano piemonte- se, ligure, lombardo, come se fossero nati e cresciuti nel settentrione; i loro figli, che vi son nati ¢ vi stanno cre- scendo, non hanno nemmeno i residui complessi dei loro genitori. E umano cche li indispettisca tutto cid che pud rinfrescare il ricordo d'un passato se- polto e calpestato; # meno caritatevole che, dalle loro bocche riedueate al par- lar nordico, si ascoltino condanne con- tro « questi meridionali > sopraggiunti ad imbruttire e deturpare il beato set- tentrione. Per chi s'occupi del proble- ma, diventa alla fine una specie di < test ». Se Pinterlocutore ce ha coi meridionali & di solito un settentrion le, Se si accanisce, se trascende, &, sal- vo rare eccezioni, un ex meridionale Ma in meridionale che disprezza i meridionali & solo il prodotto finito una operazione di trasformazione € di assorbimento; in un certo senso & Ja garanzia che i settentrionali_non saranno alla lunga le vittime della grande rivoluzione demografica, in cui Ia civilta del Nord finisce sempre col prevalere. £ il brusco.incontro con questa civilta complicata, che spinge i meridionali arrivati freschi dal Sud 4 rannicchiarsi accanto ai « paesani », f formare cio’ delle « colonie », s¢ ‘non proprio dei « ghetti >, sia nelle grandi citta che nei pacsi ‘della pro- vincia, Un istinto di difesa, Ia coscien- za dei propri complessi di inferiorita Ii spingono a questa separazione, che in qualche momento ha Vaspetto d'una volontaria « apartheid ». In verita so- ‘no piovuti in un altro tempo, pitt che in un altro uogo. Hanno compiuto un salto portentoso da abitudini di vita arretrate - com’? arretrata sempre miseria, come Io sono certi cost ¢ certe sopravvivenze meridional - al- lo standard del « miracolo ». Al sen- timento immediato della meraviglia, subentra quello della paura; paura non farcela a superare il distivelio, non riuscir mai a scavalcare il muro 4i difidenza, di disistima, di rancore, che si erge davanti ad ogni « terrone > nel momento stesso in cui cominci a caleare le strade del Nord. Una pri- ‘ma reazione @ stringersi insieme, nel- le buone come nelle cattive imprese, darsi una mano tra meridionali e me ridionali, separando in tal senso le Prope vesponsabilita. La seconds € il tentativo compiuto ‘dai pit. spre- iudicati di stendere anche Sulla Ri- Viera Ligure, anche a Torino e a Mi- ano, reti di mafia, rapporti di camor- ra, ciob di affrontare la tanto diversa realta sociale del Nord coi metodi che nel Sud danno sovente potere © da- naro ai pit furbi € ai pid fort. E tuttavia il Nord, per forza di cose se non per precisa volonta degli uomi- ni, fa la sua cernita e opera la lenta conversione. Un lavoro regolare, suf- ficientemente remunerato, con tutto il suo contorno di provvidenze ¢. previ- denze sociali, richiede serieta d'intenti continuita ‘d'applicazione.’ Le mafie non riescono ad espandersi fuori dal- ambiente meridionale, perché i set- tentrionali non hanno nel, sangue la legge dell'omerta, e non cooperano. E le'* patacche » non rendono all’infini- to. Per farla finita con la precarietd bisogna inquadrarsi, adeguarsi. Non si ‘yuol dire - per caritt - che il setten- trione sia pit! sano, pid onesto, ma sol- tanto che vi si pratica una diversa mo- ralita, pid consona al progresso eco- nomico € sociale; € che i meridionali, se vogliono partecipare di tale progres- so, debbono, appunto, convertirsi ‘La presenza della famiglia & in ge- nere il veicolo pit efficace di conver- sione. Allarrivo ha ancora un aspetto ppatriarcale, contadino, in cui T'uomo @ padrone e si sentirebbe menomato se mandasse la moglie o le figlie a la- vorare fuori di casa. Il bisogno, le sempio degli indigeni, rompono quasi subito questa medievale preclusione. Cosi la donna esce di casa, va a far Ja domestica 0, in casi pid rari, a Ta- vorare in fabbrica. Le ragazze del vec~ chio Sud si trovano gomito a gomito con le. ragazze del Nord_progredit. Dopo qualche tempo Ia loro origine s% cancellata, persino nell'accento, Ec probes, di. geerpiont ac di una generazione. Per i giovani me- ridionali nati nel secondo dopoguerra il trasferimento ¢ assimilazione sono assai meno drammatici. Essi sentono ‘meno il campanile, soffrono di minori complessi. It Nord li sbalordisce me- no, percid lo affrontano pit spigliat Anche i giovani del Nord sono sem- pre pitt lontani dai bisnonni che segui- rono Vittorio Emanuele a Teano. 1 matrimoni tra nordisti € sudisti sono sempre pit! numerosi. E accanto al- Valtare, finiscono col stringersi la m: no anche i parenti meridionali e set- tentrionali, dello sposo ¢ della sposa. « Liltalia @ fatta, ora bisogna fare sii italiani », diceva Massimo d'Aze- slio un secolo fa. Non’ ancora, pur- troppo, una frase superata. E’ vero che crollano a poco a poco le barrie- re dellincomprensione. Ma altre bar- riere devono ancora crollare. Ugo Zatterin

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