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Un viaggio dentro di noi…

Vi è capitato di trovarvi un po’ spaesati, con la sensazione di essersi perduti, e domandarsi: cosa
ho fatto fino adesso? E così, all’improvviso, ci si trova in una fase in cui non si sa più esattamente
quello che si vuole veramente, qual è la strada, chi siamo veramente. Tuttavia, questi sono ottimi
dilemmi: significa che sentiamo forte il desiderio di scendere più in profondità in noi stessi e di
dare significato alle nostre scelte e azioni.
Ho grande ammirazione verso chi osa chiedersi “chi sono io?”; per chi sente forte il desiderio di
conoscere se stesso e si mette in ricerca. Non è poca cosa. Ci vuole coraggio, tanto coraggio.
Perché forse quando si intraprende questo tipo di ricerca interiore iniziamo ad avere paura. Paura
di noi stessi. E anziché tuffarsi coraggiosamente in una ricerca di verità e serenità interiore,
scappiamo perché, naturalmente, è più facile!
La ricerca di un posto giusto dentro di noi e nel mondo è connaturale a tutti. In realtà coincide con
la scoperta di Presenza che è dentro di noi fin dall’origine della nostra vita. Non è solo una
questione di fede, ma anche una questione di umanità. Siamo fatti per cercare questa Presenza.
Passata la soglia dell’interiorità, la prima impressione è quella del buio pesto. Non si vede e non si
comprende quasi nulla e, se si comprende qualcosa, a volte è doloroso! Ma se il desiderio è forte
si diventa creativi, cioè si prende parte in modo attivo alla creazione e in essa sentiamo di non
essere più solo spettatori ma attori responsabili.
Inizia un viaggio che non ha mete conclusive; lo scopo non è arrivare da qualche parte, perché il
viaggio è la vita stessa, fatta di ricerca infinita, di tanti piccoli viaggi. Se un viaggio non ci modifica,
non ci cambia, se una ricerca vera non ci rivela, non tira fuori cose da noi che nemmeno
pensavamo di avere … allora possiamo dire di aver avuto solo la parvenza di esserci messi in
cammino. Se non diamo senso a ciò viviamo, a ciò che facciamo, è probabile che ci sentiremo
persone non complete; e forse è per questo che, alcune volte, ci perdiamo per strada. Quando si
arriva a provare un vuoto, a sentirci insoddisfatti; quando perdiamo il senso delle cose che
facciamo, non perdiamo anche il senso della nostra missione, della nostra vocazione?
La ricerca interiore curata ci aiuta a stare nell’oggi, un oggi fatto di amici, di giorni di sole e giorni di
poggia, di fallimenti, scoraggiamenti, entusiasmi, rallentamenti, incontri, consigli. Ricercare vuol
dire lasciarci segnare tutto questo.
Ho scoperto che per intraprendere qualsiasi viaggio, che sia fisico o interiore, i piedi sono i più
importanti di tutti. Ogni ricerca ha bisogno di seguire la regola d’oro di “tenere bene i piedi per
terra”. Quante volte decisioni prese senza avere i piedi per terra si sono rivelate sbagliate, e non
hanno portano a nessuna meta. Avere i piedi per terra significa capire bene chi siamo ora e dove ci
troviamo oggi.
Il Signore conosce bene il bisogno umano di consapevolezza e costantemente ci domanda: “Uomo
dove sei?” (Gn 3,9). Nella domanda posta ad Adamo ed Eva Dio vuole che prendiamo
consapevolezza non tanto dell’errore fatto, quanto di come ci confrontiamo con esso: cosa hai
capito? Che cosa ha determinato questa scelta; quale la conseguenza della tua azione; hai capito
meglio chi sei? È come se volesse rimetterci davanti ai nostri “alberi” e dirci: accetta di essere
limitato e non aver paura.
Comprendiamo che Dio non vuole portarci a pensare a quanto siamo sbagliati, ma a renderci
conto di cosa diventa la nostra vita quando scegliamo di vivere in modo non autentico.
La Bibbia contiene tante domande, soprattutto nei Vangeli; sembra che Dio ci voglia parlare con le
domande. Come quelle contenute nel vangelo di Marco, che è il vangelo di questo anno liturgico.
Ma la domanda è una iniezione di fiducia. Infatti, chi pone domande è chi parte dalla fiducia. Chi
non ha fiducia non fa domande, vuole solo dare risposte, spiegazioni, soluzioni che poi sono le
proprie e non tiene conto del cammino e dell’esperienza dell’altro.
Con il Signore invece siamo sicuri che lui pone domande che sanno dare alla nostra esistenza una
maggiore profondità, rivestendola di bellezza, come metaforicamente ha fatto cucendo abiti per
Adamo ed Eva. Non abbiamo paura di scoprire e non tentiamo di nascondere le nostre fragilità, le
imperfezioni, i limiti. Piuttosto, facciamo questo viaggio con coraggio e verità. Chissà a quali mete
di condurranno?

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