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LA VITA AGRA , LUCIANO BIANCIARDI, 1962

La vita agra fa parte di una trilogia composta da: “il lavoro culturale” e
“l’integrazione “, scritti in cui la sua penna mostrava il genio nel prendere in giro la
società in trasformazione. La vita agra può essere, senza dubbio considerata una sorta
di autobiografia romanzata dell’autore Bianciardi; il protagonista, infatti, è il suo alter
ego.
La storia è interessante nella sua evoluzione dato che il motore di tutta la vicenda è
“la vendetta “. L’autore voleva vendicare la morte di 43 operai uccisi al torracchione
ma in realtà poi rimane incastonato in quella dimensione alienante di chi deve
correre, agire e fare per poter guadagnarsi da vivere, dimenticandosi i suoi propositi
iniziali. Il protagonista si ritrova a vivere in un microcosmo (Brera) ricco di caffè,
ristoranti, storia e arte in cui le macchine non sfrecciavano velocemente mantenendo
ancora quella caratteristica di “paese”.
Trama:
Nonostante la lunga digressione del primo capitolo, il libro è già ambientato a
Milano, città in cui abiterà il protagonista, dopo aver lasciato a casa (Grosseto) Mara
(sua moglie e il figlioletto). A Brera si stabilisce in un palazzo la cui padrona è la
signora De Sio, vedova con due figlie (una delle quale è pur essa vedova di un
motociclista). Li albergano altri personaggi tra cui Carlone, Mario, Ugo e i baschi
Aldezabal. A Milano la vita del protagonista subirà una svolta: l’incontro con Anna,
donna della quale si innamora e che diventa a tutti gli effetti sua amante. La coppia
deve fare i conti con molte difficolta che la vita gli pone dinanzi: licenziamenti, soldi
che non bastano. Anna è una agit-pop romana esperta di tecnica insurrezionale:
diventano amanti e grazie a lei comincia a frequentare, ma per poco, le sezioni del
PCI. Lui le confida il progetto dell'attentato, però Anna lo sconsiglia; secondo lei è
molto meglio «condurre insieme la lotta comune, giorno per giorno». E gli dice: «Eh,
se tutto si risolvesse con uno scoppio, sarebbe comodo. L'epoca degli anarchici è
finita, tu lo sai meglio di me, storicamente superata. Del resto i colpi di mano isolati
non hanno mai dato nessun frutto. Oggi la lotta è delle masse”. Nel capitolo 6 si
racconto del loro trasferimento in periferia, vivendo nella casa degli altoatesini Erich
e Inge. In queste righe Bianciardi delinea una riflessione interessante: L’essere
circondato da automi. Racconta che una sera, dopo esser uscito di casa perché aveva
litigato con Anna, aveva trovato per terra un vecchio ubriaco che rantolava per la
strada e, dopo averlo aiutato a rialzarsi, l’uomo cadde all’indietro sbattendo la testa e
perdendo sangue. Così il protagonista si reca nel bar accanto a chiedere aiuto, ma
nessuno lo ascolta; chiama poi la Croce Rossa che arriva dopo un’ora. L’indomani
legge sul giornale che l’uomo era morto. Con questo nota che, soprattutto nelle grandi
città, c’è questa forma di anonimato dove le persone non si salutano e non si
guardano. Si raccontano successivamente i tanti aspetti della sua vita di traduttore,
condivisa sempre con Anna che lo aiutava battendo a macchina in modo tale da
consegnare il lavoro nel tempo previsto dal datore. Nei capitoli finali del romanzo,
dopo aver descritto il mondo che lo circonda, Bianciardi condensa un manifesto di
vita, fatto di un rifiuto dell’esistenza. È come se, alla fine, lui si fermasse un attimo e
riflettesse sugli ultimi mesi di vita trascorsi e su quello che ha trovato a Milano, con
basi anche da sociologo, abbandonando il ritmo della narrazione e la figura del
narratore che racconta cosa succede, come si evolve una storia, come cambia una
condizione esistenziale e riflettendo sul miracolo italiano e sulla vita che si porta con
sé.
PERSONAGGI.
Il protagonista: ha una moglie e un figlio. L’esplosione di una miniera presso la quale
lavora come responsabile delle iniziative culturali causa la morte di 43 operai. La
tragedia è dovuta a un taglio degli investimenti sulle misure di sicurezza. egli decide
allora di andare a Milano con l’obiettivo di far saltare in aria la sede della holding
finanziaria responsabile di quanto è accaduto. Finirà con l’integrarsi.
Anna: (Anna era stata in carcere per resistenza alla forza pubblica, ostruzione del
traffico e ingiurie a pubblico ufficiale, poiché avevano bloccato del tram in pieno
centro, e questo aveva bloccato diverse strade). Fanatica agit- pop, capelli biondi e
bellissima, si dimostrerà una vera compagna di vita per il narratore. I due sono
complici e anche nei momenti più difficili si supportano l’un l’altro. Aiuta il
protagonista nella battitura di “cartelle” nel suo lavoro da traduttore.
Carlone: un ragazzo alto e grosso con l’aspirazione di essere un giornalista. ma poi
qualcuno gli fu consigliato per via della sua stazza di il fotoreportaggio, un mestiere
che richiede buone spalle, se vuoi farti largo nella calca e scattare il flash al momento
buono.
Mari e Ugo: vicini di stanza.
Aldezabal, Gazaga detto braccio di ferro e Barranocea: ragazzi baschi e vicini di
stanza.
APPROFONDIMENTI:
il libro parla di una città senza nome, solo periferia, pioggia e un'incessante operosità.
Una metropoli che la pioggia immalinconisce, ma di cui non riesce ad attenuare
l'operosità, una metropoli che la pioggia non riesce ad impigrire tanto è inarrestabile e
abituale l'ansia di costruire e produrre. Una città produttiva ad alto livello civile, una
città da "miracolo economico". L'interno di una casa è più o meno lo stesso alle nove
di mattina: letti disfatti, stampe alle pareti, apparecchi radio acquistati a rate mensili,
mezze bottiglie di whiskey. Fuori la pioggia, come sempre da Ottobre a Maggio, una
pioggia che lava i pensieri e bagna subito dentro poiché fuori non la senti pio tanto è
abituale, continua, Immutabile. Pioggia che rende quasi incredibile uno squarcio di
sole, da prendere in piccole dosi in piena faccia, come un altro miracolo economico.
Vita frenetica nella quale si pensa sempre ai soldi, per pagare le tasse, le scarpe, lI
macellaio, ecc. I supermercati sono pieni di donne che fanno la spesa. Bianciardi era
andato a Milano come traduttore in un'azienda editoriale, dove incontra signore che
lavorano con compiti direttivi e che pagano le traduzioni un tanto a pagina. Signore
mai contente, ma materne, morbide, inflessibilmente gentili e inflessibilmente
materne. Bianciardi era andato a Milano per abbattere il Torracchione (Torre Gaifa,
sede della Montedison) e per far fuori definitivamente i colpevoli dele morti, dei guai
e delle miserie di tutti; per compiere la missione che, senza parlare, gli aveva affidato
TACCONI OTELLO, ex consigliere provinciale e oggi stradino per conto della
provincia. Questa era la missione che doveva compiere, ma la città ha schiacciato e
ha spento in lui ogni ribellione ed ogni energia. Bianciardi, per questa sconfitta,
avrebbe detto a Taccon: "Lassù mi hanno ridotto che a fatica mi difendo, lassù se
caschi per terra nessuno ti raccatta, e la forza che ho mi basta appena per non farmi
mangiare dalle formiche. E se riesco a campare, credi pure che la vita agra è lassù".

Uno dei motivi principali presenti nell’opera firmata Bianciardi è inoltre la


contrapposizione tra campagna e città. La sua però è una rivisitazione di questa
contrapposizione perché:
PICCOLA CITTA’ VS METROPOLI.

Questa variante, che passa dalla campagna alla piccola città di provincia, è entrata in
questa antica contrapposizione poiché non si può più parlare di "campagna vs città",
ma di una grande città che si è fatta metropoli, alla quale si contrappone una piccola
città ancora legata a riti naturali, ad un contatto sereno con la campagna circostante e
alla realtà delle tante piccole località dei paesi che popolano il centro Italia.

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