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Il prospettivismo
L’esistenza di angoli prospettici diversi, cioè di diverse interpretazioni dei fatti. Nelle considerazioni
inattuali dice che i fatti in sé sono stupidi e ciò che conta è l’interpretazione dei fatti, che è diversa
in ogni singolo individuo per cui vi sono innumerevoli interpretazioni. Critica il positivismo che
assolutizzava i fatti. Dicendo che vi sono innumerevoli sensi non vuole assolutizzare l’io alla
maniera idealistica come Hegel. Per Nietzsche non esistono punti di riferimento
dell’interpretazione perché anche colui che interpreta è soggetto a interpretazione. L’io per
Cartesio è sostanza pensante e diventa punto di riferimento (cogito). Per Nietzsche invece l’io
deriva da un’abitudine grammaticale, che fa corrispondere a un fatto uno che compie quel fatto.
L’io non può essere assolutizzato perché anche l’io deve essere interpretato.
Dice che il mondo è caotico e l’interpretazione dei fatti stabilisce un ordine. È paragonato a Kant,
secondo cui il disordine trova una forma di ordine attraverso gli a priori presenti fin dalla nascita
che ci permettono di ordinare i dati sensibili. Tuttavia, per Kant la verità è immutabile in quanto
tutti gli uomini hanno le stesse forme a priori (spazio, tempo e le dodici categorie), dunque quella
è la chiave di lettura e non cambia da uomo a uomo. Per Nietzsche ogni interpretazione è
differente dalle altre perché si basa sui bisogni, di conseguenza è mutevole perché i bisogni sono
molteplici e si manifestano con maggiore o minore forza a seconda dei soggetti. Dunque, tutto ciò
che chiamiamo verità è illusione. L’illusione diventa abitudine e assume l’aspetto di una verità
oggettiva.