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Cenni a “come tu mi vuoi”.

Questo dramma era del 1930, e si è ispirato a un fatto di cronaca vero. Un signore dopo la prima
guerra mondiale non ricordava più nulla e venne riconosciuto da alcuni membri della famiglia,
perché in realtà erano due le famiglie che lo riconoscevano come uno partito per la guerra e non
più tornato. Qui sono due le famiglie che se lo contendono.
Ci sono anche alcuni casi della seconda guerra mondiale: la perdita dei pochi cari crea un senso di
sgomento, e soprattutto derivata dal non sapere la fine del proprio caro. Quelli inviati in Russia
non sapevano che ritorno avrebbero fatto. (c’è un film di De Sica, girasoli. Il marito di questa
donna si è messo con una donna che lo aveva salvato dal congelamento: collegalo con the dead di
joyce).
È più facile accettare la morte, che l’ignoto, l’indefinito. Coloro che non fecero ritorno furono dati
per dispersi. A volte capita che questi preferiscano rimanere tali, ossia dispersi, per la patria. C’è
forte il tema dell’amnesia temporanea causata dalla guerra.
Dal punto di vista di chi attende il ritorno scatta un meccanismo di riconoscimento del proprio caro
in guerra di persone ricoverate in ospedale. Spesso queste persone avevano subito dei danni
cerebrali, e dunque c’era addirittura chi poi entrava in una famiglia che non era la sua. Scatta un
meccanismo che fa risultare preferibile riconoscere qualcuno, dargli almeno una sepoltura,
piuttosto che vivere nel dubbio di non farlo mai. Dopo il certificato di “morte presunta” si poteva
risposarsi, e quindi dilagavano i casi di bigamia (femminile).
Si preferisce la menzogna, l’inganno, piuttosto che la realtà.

Il dramma è diverso dal solito, siamo ai tramonti della sua produzione teatrale.

(boffi è l’amico di famiglia).


Pirandello ha voluto rappresentare una contrapposizione fra berlino. Fra l’altro pirandello si era
laureato a Berlino. Berlino è in contrapposizione con l’ambiente italiano, è molto più attivo
rispetto all’Italia.
Boffi a berlino aveva visto l’ignota e aveva pensato che fosse Lucia. Fra l’altro lei durate la guerra
era stata violentata da alcuni soldati tedeschi in Italia, che l’avrebbero portata a Berlino.
In tutto questo tempo il marito non si è dato per vinto quanto è tornato dalla guerra. Tutto nasce
dal fatto che Boffi riconosce nella donna una certa lucia, una donna che fra l’altro conosca fin da
quando era piccola.
Lei all’inizio fa l’ironica, poi vede in questa offerta un’occasione per rifarsi una vita, e SOLO LEI
PUO’ SAPERE SE E’ O NON E’ LUCIA. In un primo momento sembra prendere le distanze, in un
secondo momento sembra accettare questa identificazione; infatti nel secondo atto lei è in italia
con il “marito”.
In questa casa c’è un problema di eredità. Lei si disgusta quando pensa che il marito abbia voluto
assecondare l’identificazione per avere i beni in dote. C’è la sorella Ines di mezzo… e dunque la
presenza di Lucia sarebbe stata architettata, lei inizia a comprendere: il marito non era spinto solo
dal desiderio di riaverla, ma solo perché in questo modo sarebbe rimasto proprietario legittimo di
tutto.
l’impressione iniziale è che il marito sia impaurito dalle condizioni di Lucia. Ma c’è un colpo di
scena. Entrano in scena un medico e una donna demente: che continua a dire Lena, il nome della
zia.
Come reagiscono i presenti nei confronti dell’ignota? Iniziano a sospettare. E allora lei inizia a
capire che stanno sospettando, e si preoccupa. Tanto c’è la fretta di riconoscere in lei lucia, e poi
lei fa in modo progressivamente che gli altri mettano in dubbio la sua identità. Quando arriva la
donna malata tutti inizialmente prendono le distanze, perché preferiscono una donna sana ad una
demente. Infatti nel passo successivo lei chiede: chi sono io? E questo è un tema importante del
pensiero pirandelliano.
Collegamento ad uno nessuno e centomila: siamo diversi a seconda delle persone con cui ci
approcciamo: c’è una confederazione di anime, e un desiderio implicito di ingannare noi stessi, di
straniarci. Questo frantuma l’identità, e porta alla difficoltà di concepirci come identità, non
sappiamo più chi siamo.
Spesso crediamo di essere chi gli altri pensano che siamo. Questo porta alla follia, perché il folle
non ha bisogno di indossare maschere.

Il tema è l’accettazione dell’individuo in quanto individuo, e non l’accettazione di una specifica


identità da confermare. Lei avrebbe voluto un amore incondizionato. Lei percepisce l’inganno e
dunque non ha neanche più senso restare.

È importante la dignità del personaggio, ricorda Antigone

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