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INTEGRALI
ESERCIZI SVOLTI
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INDICE
ESERCIZI
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eBook edito da YouMath.it acquistato da Navdeep Singh
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I)
II)
III)
IV)
V)
VI)
VII)
VIII)
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IX)
X)
XI)
XII)
XIII)
XIV)
XV)
XVI)
XVII)
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XVIII)
Soluzioni
Nota: indica una costante additiva arbitraria, che individua tutte e solo le funzioni della famiglia di primitive.
I)
II)
III)
IV)
V)
VI)
VII)
VIII)
IX)
X) Pij88u9k
XI)
XII)
XIII)
XIV)
XV)
XVI)
XVII)
XVIII)
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I)
II)
III)
IV)
V)
VI)
VII)
VIII)
IX)
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X)
XI)
XII)
XIII)
Soluzioni
I)
II)
III)
IV)
V)
VI)
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VII)
VIII)
IX)
X)
XI)
XII) Non si può calcolare: si confronti il dominio dell'integranda con l'insieme di integrazione.
XIII)
Svolgimento: l'integrale
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si risolve con il metodo di integrazione per parti. Osserviamo che l'integranda è prodotto di due funzioni che sono rispettivamente la
funzione identità e la funzione logaritmica .
dobbiamo intuire chi svolge il ruolo di fattore finitoe chi il ruolo di fattore differenziale . Una buona regola per
comprendere in che modo scegliere consiste nel ragionare come segue: deve essere una funzione facile da
derivare, mentre deve essere facile da integrare.
Nel caso che stiamo analizzando la funzione facile da integrare tra è e infatti possiede una
primitiva nota. Come fattore finito, facile da derivare, prendiamo per esclusione .
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Non sottovalutiamo l'importanza della costante additiva che variando nell'insieme dei numeri reali individua l'insieme delle
primitive dell'integranda ossia l'integrale indefinito e l'esercizio è concluso.
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Notiamo subito che l'integranda è il prodotto di due funzioni: la funzione identità e la funzione esponenziale e
quando compare un prodotto, l'integrazione per parti si candida subito come metodo risolutivo.
La formula è
Naturalmente dobbiamo scegliere chi è la funzione facile da derivare, ossia , e la funzione facile da integrare, . Sia la
funzione esponenziale che la funzione identità sono ottimi candidati per diventare , in tal caso però è opportuno scegliere
.
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Svolgimento: per affrontare l'integrale proposto, possiamo utilizzare le proprietà di additività e di omogeneità degli integrali indefiniti
Il secondo integrale è immediato e infatti si trova nella tabella degli integrali fondamentali
Il primo invece va proprio calcolato per parti, prendendo (per dirla in modo grezzo ma efficace) come primitiva e come
derivata.
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dove è una costante additiva arbitraria.
Svolgimento: l'integrale proposto può essere risolto con il metodo di integrazione per parti, a patto di utilizzare un barbatrucco che
consiste nel vedere l'integranda come prodotto tra la funzione costante e la funzione , alla fine non stiamo
modificando la traccia, è l'elemento neutro rispetto alla moltiplicazione.
A questo punto scegliamo come fattore finito (facile da derivare) e come fattore differenziale (facile da integrare)
. Deriviamo con la regola di derivazione delle funzioni composte e determiniamo una primitiva di
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Per portare a termine l'esercizio dobbiamo risolvere l'integrale del logaritmo che si calcola ancora una volta per parti e riciclando il
barbatrucco precedente
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Ora che abbiamo a disposizione l'integrale del logaritmo possiamo ricomporre il risultato dell'integrale di partenza
dove è una costante additiva al variare della quale vengono individuate tutte e le sole primitive di .
Svolgimento: l'integrale
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In questo esercizio è lampante capire quale sia la funzione facile da derivare e quale quella facile da integrare
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Osserviamo che una primitiva di , in accordo con la tabella degli integrali fondamentali, è , quindi il primo integrale nelle
parentesi è immediato.
Anche l'integrale
è immediato perché, se osserviamo bene l'integranda, il numeratore è quasi la derivata del denominatore, mancherebbe solo un .
L'idea qui è moltiplicare e dividere per così da costruirci al numeratore esattamente la derivata del denominatore.
Possiamo scrivere
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TmF2ZGVlcCBTaW5naCAtIG5hdmRlZXA5OUBvdXRsb29rLml0IC0gMTQ2LjI0MS41Mi4xMTggLSAyMDIwLTAxLTA0IDIyOjMxOjE0
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Svolgimento: per svolgere l'esercizio, bisogna procedere con la formula di integrazione per parti
Dobbiamo ovviamente scegliere in modo opportuno chi svolge il ruolo di e chi il ruolo di , ma come si fa, visto che la
funzione integranda è ? Interviene un barbatrucco che consiste nel vedere l'integranda come un prodotto:
.
Prendiamo come funzione facile da derivare e come funzione facile da integrare , dunque
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A questo punto interessandoci solamente dell'integrale che resta, osservando che il numeratore è esattamente la derivata del
denominatore a meno di una costante moltiplicativa: moltiplichiamo e dividiamo per
Osserviamo che il valore assoluto è superfluo perché è positiva indipendentemente dal valore di dunque possiamo
asserire che
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con costante reale. Abbiamo concluso l'esercizio.
Svolgimento: non facciamoci ingannare dalla traccia, l'esercizio ci sta chiedendo di determinare l'integrale indefinito della funzione
ossia
dove è il fattore finito, facile da derivare, mentre è il fattore differenziale, facile da integrare. In questo caso è
conveniente scegliere la funzione logaritmica come fattore finito, e la funzione costante come fattore differenziale.
Osserviamo che la derivata di si ottiene utilizzando la regola di derivazione della funzione composta.
e al numeratore dell'integrale rimasto sommiamo e sottraiamo , dopodiché eseguiamo dei passaggi algebrici il cui compito è
quello di semplificare i conti
Ci rimane solo un integrale da risolvere e può essere affrontato riconducendoci all'integrale notevole/p>
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Affinché l'integrale si possa scrivere in questa forma, mettiamo in evidenza il al denominatore, dopodiché facciamo intervenire le
proprietà delle potenze
Sottolineiamo che nell'ultimo passaggio abbiamo espresso e in un secondo momento abbiamo usato la proprietà del
quoziente di due potenze che hanno lo stesso esponente. Non ci siamo ancora ricondotti all'integrale fondamentale, manca la
e l'esercizio
Pij88u9kè concluso.
Svolgimento: l'integrale
dove e dunque:
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come
Osserviamo che l'integrale al primo membro è identico all'integrale al secondo membro, possiamo pensare quindi di portare
quest'ultimo al primo e sommare algebricamente i due risultati
Da qui è facile giungere alla conclusione, è sufficiente dividere membro a membro per .
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Esercizio 9. Calcolare l'integrale della funzione utilizzando il metodo di integrazione per parti.
è un classico integrale irrazionale con sostituzione trigonometrica, ma la traccia è categorica: chiede di calcolarlo con il metodo di
integrazione per parti. Adeguiamoci e procediamo per parti, prendendo come fattore finito (da derivare)
mentre
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l'integrale diventa
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ossia siamo di fronte ad un integrale ricorsivo che può essere affrontato con le formule di riduzione per gli integrali.
e dunque
A questo punto non ci rimane altro che dividere membro a membro per
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Esercizio 10. Utilizzando il metodo di integrazione per parti, calcolare l'integrale indefinito
riscrivere il seno mediante la formula di bisezione non è un buon modo di procedere: il metodo più conveniente prevede di
osservare che, applicando la formula di integrazione per parti e prendendo come derivata, la cui primitiva (a meno di
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Ricomponiamo il tutto
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e l'esercizio è concluso.
Di fronte ad un integrale di questo tipo, il metodo di integrazione per parti è perfetto per giungere al risultato. Poniamo quindi
La formula
Pij88u9kdi integrazione per parti
Per risolvere l'integrale è sufficiente trasportare fuori dal simbolo di integrazione la costante moltiplicativa ed eseguire il prodotto
Per l'ultimo integrale è sufficiente usare la formula per l'integrale di una potenza
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e l'esercizio è terminato.
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L'integrale rimasto non è immediato, però ci viene in soccorso un barbatrucco algebrico che renderà più agevole il calcolo:
sommiamo e sottraiamo al numeratore dell'integranda
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Ora portiamo al primo membro , stando attenti a cambiare segno, e sommiamo algebricamente gli integrali al
primo membro
il quale richiede un po' di trucchi algebrici, il primo dei quali consiste nel raccogliere all'interno della radice e in seguito utilizzare le
proprietà delle potenze
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Sostituiamo nell'integrale così da ottenere
A questo punto è tutta discesa, dividiamo per membro a membro e otteniamo la famiglia di primitive della funzione
ossia:
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A questo punto possiamo trasportare fuori dal simbolo di integrazione la costante moltiplicativa
dove
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Esercizio 14. Calcolare il seguente integrale indefinito con il metodo di integrazione per parti
Svolgimento: grazie alle proprietà delle potenze possiamo scrivere l'integranda in modo tale da agevolare l'integrazione per parti
Integriamo per parti prendendo come funzione facile da integrare. Una primitiva di questa funzione è
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dove basta osservare che l'integranda è proprio la derivata della cotangente cambiata di segno. Ricomponiamo il tutto e scriviamo il
risultato
L'esercizio è concluso.
Svolgimento: l'integrale
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dove è il fattore finito (facile da derivare) mentre è il fattore differenziale (facile da integrare). Scegliamo come la
funzione perché, una volta derivata, il suo esponente diminuirà di un'unità, di conseguenza ed è facilissimo
determinare una sua primitiva
L'integrale al secondo membro si risolve nuovamente per parti, scegliendo come fattore finito e come fattore differenziale
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dove è una costante reale. In definitiva l'integrale di partenza è
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Poiché la funzione è definita a tratti è necessario spezzare l'integrale in base all'intervallo di variazione della variabile .
si risolve per parti scegliendo come fattore finito e come fattore differenziale , pertanto
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e abbiamo concluso.
Esercizio 17. Calcolare il seguente integrale definito con integranda data dal prodotto tra un termine esponenziale ed il seno:
Svolgimento: quello proposto è uno di quegli integrali che vanno risolti con la formula di integrazione per parti, impostando la
risoluzione in modo da ottenere un'equazione in cui l'incognita è data proprio dall'integrale.
Tale approccio è tipico degli integrali in cui è dato il prodotto di funzioni con derivate cicliche. Lavoriamo con l'integrale indefinito
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e applichiamo la formula di integrazione per parti considerando il termine esponenziale come derivata, la cui primitiva è data
semplicemente da
A parte calcoliamo
Chiamiamo l'ultimo integrale e ricomponiamo . Torna tutto, perché quello che abbiamo ottenuto è un integrale identico a quello
di partenza:
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Trattando l'uguaglianza come un'equazione arriviamo a
ed è tutto!
Svolgimento: l'integrale
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si risolve con il metodo dei fratti semplici. Il nostro intento è quello di determinare due costanti reali tale che
Grazie al metodo dei fratti semplici, abbiamo espresso la funzione integranda come somma di frazioni facili da integrare, pertanto
sussiste la seguente uguaglianza
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Il primo integrale è immediato, è infatti un integrale presente nella tabella degli integrali fondamentali
Il secondo integrale
infatti possiamo osservare che il numeratore è quasi la derivata del denominatore, ci serve solo il segno meno: poco male,
possiamo usare il solito barbatrucco algebrico, moltiplicando e dividendo per .
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si calcola con il metodo dei fratti semplici. Il trinomio al denominatore può essere fattorizzato con la regola del trinomio con somma e
prodotto
Il nostro obiettivo ora è quello di esprimere la funzione integranda come somma di frazioni più semplici da integrare, e in base al
metodo dei fratti semplici esistono due costanti reali tali che
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metodo dei fratti semplici esistono due costanti reali tali che YouMath.it
Il principio di identità dei polinomi ci assicura che il polinomio al primo membro è identico al polinomio al secondo membro se e solo
se i coefficienti dei termini dello stesso grado sono uguali, pertanto affinché valga l'identità deve essere soddisfatto il seguente
sistema lineare
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Osservazione: nell'ultimo passaggio abbiamo fatto intervenire una delle proprietà dei logaritmi così da esprimere la soluzione in
forma più compatta, ad ogni modo non è da considerarsi un passaggio obbligatorio.
In conclusione, scriviamo
e l'esercizio è concluso.
Svolgimento: l'esercizio ci sta chiedendo di determinare la famiglia delle primitive della funzione
Il metodo di integrazione adatto ad affrontare questo tipo di integrali è quello dei fratti semplici: consiste nell'esprimere l'integranda
come somma di frazioni facili da integrare. Per prima cosa osserviamo che il denominatore è già scomposto in fattori
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irriducibili che sono .
I denominatori non servono più perché uguali membro a membro, pertanto otteniamo la seguente uguaglianza tra polinomi
In sostanza abbiamo espresso la funzione integranda come somma di frazioni di cui è facile calcolare l'integrale. Procediamo
pertanto con il calcolo dell'integrale
mentre
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dove è una costante reale. Per mettere un punto all'esercizio scriviamo per bene il risultato
Esercizio 4. Calcolare
Svolgimento:
Pij88u9k come richiesto dalla traccia, utilizziamo il metodo dei fratti semplici per risolvere il seguente integrale:
Il primo passo consiste nello scomporre in fattori irriducibili il denominatore dell'integranda che nella fattispecie è una differenza di
cubi
Il secondo passo consiste nell'associare a ciascun fattore della scomposizione il fratto semplice: al fattore associamo
Ora siamo giunti al terzo passo: dobbiamo determinare le costanti reali tali che
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I denominatori si possono semplificare perché sono uguali membro a membro, in questo modo otteniamo la seguente uguaglianza
e facciamo intervenire il principio di identità dei polinomi, il quale ci permette di costruire il sistema lineare con cui calcoleremo i
valori di :
di conseguenza
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utilizziamo dei trucchi algebrici così da costruirci la derivata del denominatore al numeratore. Moltiplichiamo e dividiamo per
e scriviamo
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Osserviamo che
perché questo integrale è nella forma , mentre il secondo integrale deve essere ricondotto
all'integrale notevole
mediante l'uso di barbatrucchi algebrici, il primo dei quali consiste nel completamento del quadrato di binomio
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Adesso ricomponiamo il tutto stando particolarmente attenti alle costanti moltiplicative che abbiamo tralasciato
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Esercizio 5. Utilizzare il metodo dei fratti semplici per calcolare l'integrale indefinito
si può procedere con il metodo di integrazione delle funzioni razionali, o metodo dei fratti semplici. Dopo aver scomposto il
denominatore con il raccoglimento parziale
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dopodiché applichiamo il principio di identità dei polinomi e confrontiamo il primo e l'ultimo termine della catena di uguaglianze: per
trovare la decomposizione richiesta vogliamo
e, finalmente,
Pij88u9k mettiamo un punto a questo esercizio.
Svolgimento: per innescare il metodo dei fratti semplici dobbiamo innanzitutto scomporre in fattori irriducibili il denominatore
dell'integranda, osservando che è una differenza di quadrati
Il prossimo passo consiste nel determinare le costanti in modo che sussista la seguente identità:
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Il denominatore non serve più perché uguale membro a membro. Effettuiamo i vari prodotti e raccogliamo secondo le potenze di
I valori ottenuti permettono di esprimere la funzione integranda come somma di fratti semplici
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mediante il metodo dei fratti semplici dobbiamo innanzitutto scomporre il polinomio al denominatore dell'integranda
Osserviamo che sono radici del polinomio di molteplicità . Il nostro intento è quindi quello di esprimere la funzione
integranda come
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Risolviamolo così da ottenere le costanti
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Esercizio 8. Calcolare il seguente integrale con integranda data da una funzione razionale
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Svolgimento: siamo di fronte ad un integrale di una funzione razionale con numeratore di grado maggiore al grado del
denominatore .
Eseguiamo allora la divisione polinomiale tra numeratore e denominatore così da determinare il quoziente e il resto della divisione
pertanto
mentre
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abbiamo un denominatore che è potenza di un binomio irriducibile, e si considera la seguente scomposizione della funzione
integranda
I denominatori sono uguali membro a membro quindi possono essere semplificati. Eseguendo le moltiplicazioni e raccogliendo
secondo le potenze di , ciò che rimane è la seguente uguaglianza
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da cui .
e a questo punto non è difficile integrare: per prima cosa spezziamo l'integrale come somma di più integrali
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Per quanto riguarda il terzo integrale è sufficiente osservare che può essere riscritto nella forma
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dove è una costante reale. L'esercizio è terminato.
seguendo la via del barbatrucco algebrico e il primo passo consiste nello spezzare l'integrale nella somma
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ossia
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Raccogliamo un
ossia
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e quindi
Non resta che mettere tutto assieme e scrivere il risultato dell'integrale di partenza
e poiché il numeratore ha grado maggiore di quello del denominatore, possiamo tranquillamente procedere con la divisione
polinomiale tra il polinomio al numeratore e il polinomio al denominatore, così da determinare il quoziente e il resto: questa è la
strada standard.
D'altro canto possiamo far uso di trucchi algebrici per bypassare la divisione: aggiungiamo e sottraiamo al numeratore.
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Spezziamo la frazione in modo furbo e di conseguenza spezziamo l'integrale come somma di integrali
Nel primo integrale sommiamo e sottraiamo mentre nel secondo mettiamo in evidenza
Il secondo integrale è praticamente svolto, il primo invece deve essere manipolato e spezzato ulteriormente
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Esercizio 12. Calcolare l'integrale indefinito della seguente funzione razionale fratta
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di grado maggiore al grado del denominatore
Eseguiamo dunque la divisione polinomiale tra numeratore e denominatore così da ottenere il quoziente e il resto, rispettivamente:
pertanto
Perfetto, adesso non ci rimane altro che scrivere per bene il risultato
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Esercizio 13. Determinare l'insieme delle primitive della funzione razionale fratta
Svolgimento: l'insieme delle primitive di una funzione è per definizione l'integrale indefinito della funzione stessa, pertanto l'esercizio
sta chiedendo di calcolare il seguente integrale
L'integranda è una funzione razionale fratta, in cui il grado del numeratore coincide con il grado del denominatore. In questi casi
possiamo procedere in due modi differenti: o eseguiamo la divisione polinomiale tra il numeratore e il denominatore, oppure
utilizziamo dei barbatrucchi algebrici.
e semplifichiamo
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Usiamo la linearità dell'operatore integrale (l'integrale della somma è la somma degli integrali)
In definitiva
dove è una costante reale, è l'insieme delle primitive della funzione data e l'esercizio è concluso.
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utilizziamo il metodo dei fratti semplici. Per prima cosa scomponiamo in fattori irriducibili il polinomio al denominatore
dopodiché andiamo alla ricerca di due costanti reali che permettono di esprimere l'integranda come somma di frazioni più
semplici, più precisamente:
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A questo punto è sufficiente valutare le differenze tra i valori che le funzioni assumono agli estremi, più precisamente dobbiamo
calcolare la differenza tra la funzione valutata all'estremo superiore e la stessa funzione valutata all'estremo inferiore
In definitiva
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e abbiamo finito!
Svolgimento: il metodo dei fratti semplici si presta bene per il calcolo dell'integrale
Bene! Il nostro obiettivo diventa quello di determinare due costanti reali tali che la funzione integranda si scriva come
somma di frazioni più semplici, ossia
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e l'applicazione del principio di identità dei polinomi permette di costruire il sistema lineare
che risolto conduce alla soluzione , per cui possiamo riscrivere l'integrale come segue
Abbiamo quasi terminato: i due integrali che restano sono semplici da calcolare, dacché le integrande hanno primitive logaritmiche
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ossia
Svolgimento: l'integrale proposto può essere affrontato con qualche magheggio algebrico. L'idea è quella di spezzare la frazione
nella somma di due frazioni. Grazie alla linearità dell'integrale definito possiamo scrivere l'integrale proposto come segue
Calcoliamo gli integrali indefiniti associati: il secondo integrale ha evidentemente come primitiva l'arcotangente di (a meno di
costanti moltiplicative):
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ricorriamo ad un trucco algebrico che consiste nel sottrarre e sommare al numeratore
A questo punto spezziamo la frazione e successivamente scriviamo l'integrale della somma come somma di integrali, tutto questo
grazie alle proprietà dell'integrale definito:
Osserviamo che è a tutti gli effetti una differenza di quadrati, e dunque si scompone come segue:
Sostituiamo nell'integrale
e semplifichiamo
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Ora possiamo calcolare l'integrale definito dato dalla traccia: è sufficiente sommare tra loro i contributi dei due integrali
e l'esercizio
Pij88u9kè concluso!
Svolgimento: per risolvere quel tipo di integrali si può procedere in molti modi differenti, il più veloce consiste riportarsi all'integrale
con primitiva un'arcotangente.
e per le proprietà delle potenze possiamo esprimere il precedente integrale come segue:
A questo punto osserviamo che se al numeratore ci fosse la derivata del termine , cioè , ci saremmo ricondotti all'integrale
notevole
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ma non disperiamo, è sufficiente moltiplicare e dividere per l'integrale che stiamo risolvendo:
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Svolgimento: osserviamo che l'integranda è una funzione razionale fratta in cui il denominatore ha discriminante minore di zero. Nel
caso di integrali con delta negativo a denominatore, il modo di procedere prevede di scrivere il denominatore come somma di un
quadrato perfetto e di una costante, in questo modo ci ricondurremo agevolmente ad una funzione la cui primitiva è un'arcotangente.
Per esprimere il denominatore come una somma di quadrati, è sufficiente completare il quadrato procedendo come segue:
Osserviamo ora al numeratore abbiamo la derivata del termine , di conseguenza siamo di fronte ad un integrale del tipo
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L'esercizio è concluso.
osservando dapprima che il discriminante del polinomio al denominatore è negativo, e dunque il polinomio è irriducibile. In questi
casi l'idea consiste nel ricondursi ad un integrale di una funzione la cui primitiva è un'arcotangente e per farlo sarà necessario
completare il quadrato:
Aggiustiamo un po' la base della potenza, scrivendo in forma normale la frazione di frazioni
Se al numeratore avessimo la derivata di , ossia , saremmo di fronte ad un integrale che ha come risultato
un'arcotangente: poco male, è sufficiente moltiplicare e dividere per il fattore di cui abbiamo bisogno.
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è necessario effettuare alcune premesse. Per prima cosa, l'integranda è una funzione razionale fratta con numeratore e
denominatore dello stesso grado. In più il denominatore è irriducibile come si deduce dal calcolo del discriminante.
Il metodo per affrontare questa tipologia di integrali consiste nell'effettuare la divisione polinomiale tra numeratore e denominatore
Pij88u9k
che ci permette di esprimere l'integranda nella forma
1. di una frazione con numeratore che coincide con la derivata del denominatore;
e su di esso utilizziamo dei semplici trucchi algebrici, nella fattispecie facciamo comparire il coefficiente a numeratore
Osserviamo che nell'argomento del logaritmo il modulo non serve perché il polinomio ha delta negativo e il
coefficiente di è positivo, di conseguenza il polinomio in questione è positivo su tutto l'asse reale.
Passiamo a
proponendoci come obiettivo quello di ricondurre l'integranda alla derivata di un'arcotangente, per cui vogliamo a denominatore la
somma tra e un quadrato, ossia . Dobbiamo lavorarci su, aiutandoci con il metodo del completamento del quadrato
Raccogliamo
Il coefficiente esterno lo si può portare fuori dall'integrale, cosicché siamo giunti alla forma richiesta
Pij88u9k
dove .
Ora non bisogna fare altro che far comparire all'interno dell'integrale
la costante moltiplicativa , in accordo con il teorema di derivazione della funzione composta. Otteniamo
Finalmente abbiamo a disposizione i risultati che ci servono per risolvere l'integrale di partenza
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dove l'integranda è una funzione razionale fratta con al denominatore il polinomio che ha delta negativo ed è
dunque irriducibile in .
Il trucco per risolvere questa tipologia di integrali è far sì che al numeratore appaia la derivata del denominatore. In questo caso, la
derivata del denominatore è , conseguentemente moltiplichiamo e dividiamo per l'integranda così da ottenere
Sommiamo e sottraiamo al numeratore e spezziamo la frazione in modo che faciliti il nostro compito
Pij88u9k
Calcoliamo separatamente i due integrali cominciando dal primo. Esso è un integrale immediato nella forma
dunque
Il secondo integrale
è più delicato da trattare: proponiamoci come obiettivo quello di ricondurlo all'integrale notevole
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e sostituiamolo in
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e osserviamo che è un polinomio irriducibile in , infatti è un polinomio di secondo grado con discriminante associato
negativo. In più, il grado del numeratore è inferiore al grado del denominatore.
è praticamente immediato se ci si accorge che il numeratore è quasi la derivata del denominatore: manca solo un al numeratore.
Per farlo apparire, moltiplichiamo e dividiamo per
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Svolgimento: osserviamo che l'integrale proposto può essere ricondotto ad un integrale notevole, ma la traccia parla chiaro:
dobbiamo risolverlo per sostituzione. Prima di procedere, però, utilizziamo le proprietà lineari dell'integrale indefinito per trasportare
fuori dal simbolo di integrale la costante moltiplicativa
Pij88u9k
Questo è un integrale fondamentale che ha come risultato un'arcotangente
Perfetto! Non ci resta che ripristinare la variabile tenendo a mente la sostituzione fatta, ossia
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dove nell'ultimo passaggio abbiamo diviso per membro a membro così da esprimere come .
Osserviamo che il valore assoluto non è necessario perché il termine è positivo in quanto somma di quantità positive.
In definitiva
Pij88u9k
Svolgimento: osserviamo che l'integrale proposto può essere risolto riconducendolo all'integrale fondamentale in forma generale
con il metodo di sostituzione. Grazie alle proprietà delle potenze possiamo scrivere
e a questo punto è chiaro qual è la sostituzione che ci permetterà di giungere al risultato. Poniamo
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e l'integrale è risolto.
così che l'integrale di partenza diventi a tutti gli effetti un integrale di una funzione razionale fratta
Pij88u9k
Osserviamo che ci troviamo di fronte ad un integrale fondamentale, infatti l'integranda è proprio la derivata dell'arcotangente
Adesso sostituiamo a ritroso, dobbiamo infatti ritornare nella variabile , partendo dalla sostituzione scopriamo che
e l'esercizio è concluso.
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ed è evidente che la sostituzione che fa al caso nostro è da cui e, grazie ad essa, l'integrale diventa
Osserviamo ora che quelli ottenuti sono integrali immediati: possiamo scriverne subito il risultato
ma Pij88u9k di conseguenza
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e infine calcoliamo il differenziale
Sostituiamo nell'integrale
Grazie alla linearità dell'integrale possiamo trasportare fuori dal simbolo di integrazione la costante moltiplicativa e, semplificando
, otteniamo:
L'integranda ora è proprio la derivata dell'arcotangente, e in accordo con la tabelle degli integrali notevoli
Pij88u9k
Svolgimento: l'integrale proposto ha in effetti un'aria molto minacciosa ma con la sostituzione appropriata esso si risolve in un batter
d'occhio, o quasi. Per calcolare
procediamo con la sostituzione e da questa troviamo la sostituzione inversa, ossia , a cui associamo il
differenziale . L'integrale diventa
Ci siamo ricondotti all'integrale di una funzione razionale fratta il cui numeratore ha grado maggiore di quello del denominatore e in
questi casi, sappiamo già che è necessario effettuare una divisione polinomiale tra numeratore e denominatore, così da ottenere
Sfruttiamo la linearità dell'integrale così da esprimere l'integrale della somma come somma di integrali
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Non ci rimane che ripristinare la variabile , tenendo a mente l'imposizione fatta, ossia e scrivere
Osserviamo che nel risultato finale non appare il valore assoluto nell'argomento del logaritmo perché è una quantità
positiva. L'esercizio è concluso.
Svolgimento: come suggerito dalla traccia, procederemo con il metodo di sostituzione per risolvere
Pij88u9k
Poniamo da cui elevando membro a membro al quadrato otteniamo la sostituzione inversa, ossia e pertanto il
differenziale è . L'integrale diventa
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In definitiva
dove è una costante reale. In chiusura dell'esercizio, osserviamo che in questo caso il valore assoluto nel logaritmo è superfluo
perché è una somma di quantità positive, ed è dunque positiva.
Pij88u9k
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Nel secondo integrale semplifichiamo e contemporaneamente osserviamo che il primo è in realtà un integrale immediato
Osserviamo che il valore assoluto non compare nel risultato finale perché la quantità è positiva.
Svolgimento: l'obiettivo è quello di calcolare il seguente integrale usando il metodo di sostituzione... ma prima è necessario
aggiustare un po' l'integranda così da semplificarci il lavoro. Il trucco consiste nell'esprimere come il prodotto tra , ma
perché lo facciamo? Semplicemente perché così facendo, apparirà nell'integrale il nuovo differenziale.
Poniamo così che da cui , non ci rimane che sostituire così da ottenere
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Grazie alle proprietà dei radicali la somma algebrica dei due integrali diventa
Le funzioni integrande non sono altro che potenze, dunque utilizzando la relativa regola di integrazione otteniamo
Semplifichiamo le frazioni e riportiamo le potenze con esponente razionale fratto sotto forma di radici
Pij88u9k
Attenzione, pertanto la precedente espressione diventa
Svolgimento: prima di procedere con il metodo di sostituzione, effettuiamo alcune manipolazioni algebriche per rendere i calcoli
successivi più semplici. Cominciamo con il raccogliere al numeratore dell'integranda, in questo modo l'integrale diventa
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Ora possiamo procedere per sostituzione ponendo da cui segue che e di conseguenza il differenziale
Sfruttiamo la linearità dell'integrale scrivendo l'integrale della somma come somma di integrali
Scriviamo le radici sotto forma di potenze con esponente razionale e facciamo intervenire le proprietà delle radici
Pij88u9k
Manca poco per giungere al risultato: dobbiamo semplicemente ripristinare la variabile tenendo a mente che
pertanto
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Esercizio 12. Risolvere il seguente integrale mediante il metodo di sostituzione
Suggerimento: porre .
Svolgimento: calcoliamo
(Osservazione: l'uguaglianza è consistente se e solo se perché l'immagine della funzione arcoseno è appunto
Pij88u9k
Grazie alla relazione fondamentale della trigonometria possiamo scrivere . Notiamo che il
valore assoluto sparisce perché varia in , intervallo in cui il coseno è non negativo. In definitiva il precedente integrale
diventa
La risoluzione dell'ultimo integrale richiede un po' di Trigonometria, e più precisamente intervengono le formule di duplicazione del
coseno
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Non ci resta che ritornare nella variabile tenendo a mente che pertanto
A tutti gli effetti questo è il risultato dell'integrale di partenza, ma può essere riscritto anche in modo differente se si conoscono
veramente bene le formule trigonometriche. Osserviamo, infatti, che per le formule di duplicazione del seno
Pij88u9k
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Svolgimento: l'integrale non è immediato, ma nemmeno così difficile e per risolverlo è sufficiente azzeccare la giusta sostituzione
che permetta di eliminare tutte le radici. Nell'integrale:
compaiono sia radici quadrate che radici cubiche, che hanno indice rispettivamente e ponendo si ha che:
1. il differenziale diventa ;
2.
Pij88u9k
Ci siamo ricondotti ad un integrale di una funzione razionale in cui il grado del numeratore è maggiore del grado al denominatore. In
questi casi si può procedere tranquillamente con la divisione polinomiale, grazie alla quale possiamo esprimere l'integrale come
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Semplifichiamo il più possibile ciascun termine mediante l'uso delle proprietà dei radicali
Pij88u9k l'integrale
Svolgimento:
e dunque .
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procedendo con un piccolo trucchetto algebrico che consiste nel riscrivere l'integrale nella forma
Pij88u9k
e sfruttare l'identità fondamentale della Trigonometria grazie alla quale l'integrale diventa
A questo punto integriamo per sostituzione e poniamo , per cui se calcoliamo il differenziale della trasformazione diretta
otteniamo e dunque l'integrale diventa
e l'esercizio è concluso.
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Svolgimento: per calcolare l'integrale
per prima cosa facciamo ricorso all'identità fondamentale della Trigonometria, grazie alla quale possiamo sostituire
.
L'integrale diventa
Otteniamo
Pij88u9k
e abbiamo concluso, ma prima di mettere un punto all'esercizio riscriviamo per bene il risultato
Finito.
Esercizio 17. Calcolare il seguente integrale mediante l'uso del metodo di sostituzione
Svolgimento: osserviamo che il metodo di sostituzione non è strettamente necessario, giacché l'integrale
può essere ricondotto ad un integrale immediato. Decidiamo, in ogni caso di integrare per sostituzione, così da soddisfare a pieno la
traccia dell'esercizio.
La sostituzione più utile consiste nel porre , inoltre, almeno in questo caso, non conviene ricavare la funzione inversa
per determinare il differenziale ; con un po' d'occhio conviene di più differenziare direttamente la legge che esprime il
cambiamento di variabile
da cui
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Ecco perché non conveniva determinare la trasformazione inversa: perché l'integranda contiene già l'espressione del differenziale
nella nuova variabile.
Riscriviamo l'integrale
e dunque
e concludere l'esercizio.
Pij88u9k
Risolviamo questo integrale con il metodo di integrazione per parti scegliendo come fattore finito, facile da derivare, e
come fattore differenziale, da integrare, la funzione . La formula di integrazione per parti permette di esprimere l'integrale
precedente come:
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Svolgimento: l'integrale
si risolve agevolmente con il metodo di sostituzione: ponendo infatti segue che di conseguenza il differenziale
Sfruttiamo la linearità dell'integrale e scriviamo l'integrale della somma come somma di integrali
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Osserviamo che il valore assoluto è superfluo perché è certamente una quantità positiva, dunque
può essere risolto facilmente con il metodo di sostituzione ponendo da cui segue che e di conseguenza
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Ci siamo ricondotti all'integrale di una funzione razionale in cui il denominatore è già espresso come prodotto di polinomi irriducibili
entrambi di primo grado. A ciascuno di essi associamo un fratto semplice, più precisamente:
Dovendo essere
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Ci siamo così ricondotti a due integrali immediati, di cui conosciamo già il risultato:
Osserviamo che per definizione di logaritmo , inoltre il valore assoluto è superfluo perché è positivo giacché è
somma di funzioni positive.
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Abbiamo finalmente portato a termine l'esercizio, scriviamo per bene il risultato
Finito.
Svolgimento: per prima cosa portiamo fuori dal simbolo di integrazione la costante , dopodiché utilizziamo la definizione di potenza
per esprimere diversamente l'integranda
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Ora dobbiamo ripristinare la variabile , ricordando che:
Svolgimento: osserviamo che l'integrale in questione può essere considerato un integrale notevole del tipo
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L'integrale è risolto.
Sostituiamo tutto:
ossia
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Svolgimento: l'integrale
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A questo punto integriamo per sostituzione ponendo , di conseguenza il nuovo differenziale è
pertanto si ha:
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Svolgimento: la difficoltà di questo esercizio non risiede tanto nei calcoli, quanto nell'usare astutamente le formule di Trigonometria.
La relazione fondamentale della Goniometria assicura che e grazie ad essa l'integrale diventa
Utilizziamo la linearità dell'integrale, così da esprimere l'integrale della somma come somma di integrali
Pij88u9k
dove , pertanto
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di conseguenza
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Risolviamo separatamente i due integrali, cominciando dal primo che può essere affrontato dividendo termine a termine il quadrato
del coseno:
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Procediamo con l'integrazione per sostituzione ponendo , da cui calcoliamo direttamente il differenziale della
trasformazione, ossia , e sostituiamo
Finalmente abbiamo a disposizione gli elementi per scrivere il risultato dell'integrale di partenza:
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Svolgimento: l'integrale proposto è a tutti gli effetti un integrale immediato, che con dei semplici pasaggi algebrici si può ricondurre
nella tipologia
e osserviamo che la derivata della base della potenza è esattamente , dunque possiamo subito concludere che
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In definitiva
Osserviamo che è esattamente la derivata dell'arcotangente pertanto si può applicare la formula di integrazione notevole:
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Il metodo che porta più velocemente alla soluzione consiste nell'integrare mediante la sostituzione da cui si evince
A questo punto abbiamo praticamente il risultato in pugno, è sufficiente ripristinare la variabile , ricordando che
pertanto
L'esercizio è concluso.
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Se integriamo per sostituzione, poniamo e deriviamo direttamente la funzione che definisce il cambiamento di
variabile troviamo che il nuovo differenziale diventa
ossia
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Svolgimento: grazie alle formule di Trigonometria, ed in particolare alle formule di duplicazione del coseno, possiamo scrivere
Il numeratore può essere ricondotto all'arco doppio sempre per le formule di duplicazione del coseno:
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Grazie a queste due relazioni, possiamo essere certi della validità della seguente uguaglianza
Evidentemente il primo integrale è immediato, mentre il secondo merita di essere svolto a parte
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Quello che abbiamo ottenuto è un integrale di una funzione razionale fratta che può essere risolta mediante il metodo dei fratti
semplici, osservando preliminarmente che è una differenza di quadrati e in quanto tale si scompone come
.
Al fattore associamo il fratto semplice , e al fattore associamo . Ora il nostro obiettivo è determinare le
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costanti così che sussista la seguente uguaglianza
e utilizziamo il principio di identità dei polinomi, che ci permette di costruire il seguente sistema lineare
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Perfetto, ora dobbiamo ripristinare la variabile tenendo a mente la sostituzione effettuata, ossia
Ora, con tutte le attenzioni del caso, ricostruiamo il risultato dell'integrale di partenza
Osservazione: in realtà è possibile utilizzare le formule di Trigonometria che permettono di scrivere diversamente il risultato, ma non
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ci sono motivazioni valide che ci spingono a modificarlo, pertanto possiamo considerare l'esercizio concluso.
Svolgimento: l'integrale proposto si risolve mediante il metodo di sostituzione, ponendo da cui pertanto il
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Esprimiamo le radici sotto forma di potenza con esponente razionale e utilizziamo le proprietà delle potenze
Bene, ora possiamo fare intervenire la regola di integrazione delle potenze e scrivere
Pij88u9k
È giunto il momento di ripristinare la variabile , tenendo a mente la sostituzione
Svolgimento: il metodo di sostituzione si presta bene alla risoluzione dell'integrale, ma prima utilizziamo la definizione di cotangente
per esprimere la funzione integranda in soli seni e coseni
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La sostituzione che fa al caso nostro è da cui e grazie a tali relazioni, riscriviamo l'integrale come
segue:
Ci siamo ricondotti ad un integrale di una funzione razionale in cui il numeratore ha grado minore rispetto a quello del denominatore
e dunque il metodo dei fratti semplici è quello che si candida per risolvere l'integrale.
Per prima cosa fattorizziamo il denominatore, ossia lo scriviamo come prodotto di polinomi irriducibili
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I denominatori non servono più perché uguali membro a membro, inoltre è utile sviluppare i prodotti e in seguito raccogliere
secondo le potenze di . Otteniamo dunque:
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dove è una costante reale. Non ci resta che scrivere per bene il risultato dell'integrale di partenza
Data l'eterogeneità delle tipologie di integrali proposti, questa raccolta di esercizi è da considerarsi come una scheda di riepilogo,
nel senso che richiede la conoscenza delle varie tecniche di integrazione già incontrate nella risoluzione degli esercizi precedenti.
Svolgimento: sebbene sia possibile sviluppare la settima potenza del binomio mediante l'uso del triangolo di Tartaglia, è opportuno
evitare questo passaggio perché molto scomodo dal punto di vista del calcolo. L'approccio giusto consiste invece nel ricondursi
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all'integrale notevole della potenza in forma generale.
dove . Osserviamo che abbiamo moltiplicato e diviso per così che apparisse all'interno dell'integranda la
derivata della base . Grazie alla formula di integrazione
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Per integrare un'arcotangente, bisogna procedere con la formula di integrazione per parti prendendo come fattore finito, facile da
derivare e come fattore differenziale . Come conseguenza di ciò, si ha che
A questo punto interessandoci solamente all'integrale che resta, lo possiamo calcolare scrivendolo nella forma
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Osserviamo che il valore assoluto è superfluo giacché il termine è positivo. Scriviamo per bene il risultato
ma c'è un piccolo problema: la funzione integranda è sprovvista della derivata dell'argomento del seno. A questo però c'è un
rimedio, è sufficiente moltiplicare e dividere per , così da ottenere
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Ecco fatto.
Esercizio 5. Risolvere
Svolgimento: l'integrale
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ricorre molto spesso nella risoluzione di altri integrali, ecco perché è opportuno imprimere bene nella mente il metodo più veloce per
risolverlo. L'idea è quella di utilizzare le formule di duplicazione del coseno che ci consentono di passare da
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A questo punto entrambi gli integrali sono immediati da calcolare: per il secondo basta ricordare qual è l'integrale del coseno e
aggiustare in modo opportuno l'integranda moltiplicando e dividendo per
In realtà, si può integrare mediante il metodo di integrazione per parti, ma porta via molto tempo.
procediamo per parti prendendo come fattore finito, da derivare, la funzione e come fattore differenziale, da
integrare, la funzione . Grazie alla formula di integrazione per parti si ha che:
e integrando nuovamente per parti scegliendo come fattore finito e come fattore differenziale si
ha:
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In definitiva
Esercizio 1. Risolvere
Svolgimento: è sufficiente scrivere l'integranda come una potenza con esponente negativo e utilizzare la regola di integrazione delle
potenze
pertanto
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Finito!
Svolgimento: per risolvere questo integrale utilizziamo la linearità di cui gode tale operatore: tale proprietà permette di scrivere
l'integrale della somma come somma di integrali. Osserviamo, inoltre, che ogni addendo dell'integranda si può tranquillamente
esprimere sotto forma di potenza, pertanto interviene anche la regola di integrazione per le potenze
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Per la linearità si ha
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Svolgimento: l'integrale diventa molto semplice se scriviamo i termini sotto forma di potenze, in particolare
Osserviamo che è intervenuta la regola di integrazione della potenza per risolvere i tre integrali:
L'esercizio è terminato.
Svolgimento: determinare l'insieme di tutte le primitive di equivale a risolvere l'integrale indefinito in cui la funzione
integranda è proprio , ossia
Grazie alle proprietà delle potenze possiamo esprimere come , in questo modo l'integrale diventa:
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Attenzione: la costante moltiplicativa può essere trasportata fuori dal simbolo di integrazione
e a questo punto possiamo ricondurci all'integrale notevole in forma generale dell'esponenziale, ossia:
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Esercizio 5. Risolvere il seguente integrale
dopodiché interviene la proprietà di linearità dell'integrale che ci permette di scrivere l'integrale della somma come somma di
integrali, oltre a trasportare fuori le costanti moltiplicative
Scriviamo tutti ii termini sotto forma di potenza, tenendo presente che una potenza al denominatore può essere portata a numeratore
a patto di cambiare il segno all'esponente
A questo punto è d'obbligo l'uso della regola di integrazione di una potenza, grazie alla quale otteniamo
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dove è una costante reale. Non ci resta che scrivere per bene il risultato
Svolgimento: l'idea per calcolare questo integrale è in soldoni: spezzare la frazione e sfruttare la linearità dell'integrale cosicché ci si
riduce a calcolare
Ora facciamo riferimento ad una bellissima proprietà degli integrali, vale a dire l'omogeneità che ci permette di trasportare fuori dal
simbolo di integrazione una costante moltiplicativa
Finito.
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che può essere affrontato o per mezzo di una sostituzione, oppure mediante l'uso dell'integrale di una potenza in forma generale,
ossia
Osserviamo che la derivata di è esattamente , pertanto l'integrale in questione si presenta nella forma notevole
L'esercizio è concluso.
dobbiamo solo osservare che siamo di fronte a un prodotto di funzioni, delle quali il primo fattore è la derivata dell'argomento del
secondo fattore. In accordo con il teorema di derivazione della funzione composta, applicato al contrario, avremo dunque che
In alternativa possiamo integrare per sostituzione ponendo , per cui e l'integrale diventa
vale a dire un banalissimo integrale fondamentale. Non ci resta che ripristinare la variabile ricordando la sostituzione così
da giungere allo stesso risultato scritto in precedenza.
consiste nello spezzare la frazione e conseguentemente spezzare l'integrale come somma di integrali
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In definitiva
Pij88u9k
in evidenza al denominatore
Abbiamo bisogno della derivata di al numeratore, ossia abbiamo bisogno di . Moltiplichiamo e dividiamo per così da ottenere
quanto segue:
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Svolgimento: come suggerito dalla traccia procediamo con il metodo di integrazione per parti scegliendo come fattore finito (da
derivare)
Utilizziamo il tipico trucco algebrico: quando siamo di fronte ad integrali di questo tipo sommiamo e sottraiamo al numeratore della
funzione integranda al secondo membro. Questo barbatrucco permette di esprimere l'integrale come somma di integrali elementari,
in dettaglio:
Pij88u9k
spezziamo la frazione in modo che si possa semplificare
Osserviamo che, poiché (altrimenti il logaritmo non esiste) allora pertanto possiamo riscrivere il
risultato come segue:
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Svolgimento: quello proposto è un integrale di una funzione razionale fratta, in cui il grado del numeratore coincide con il grado del
polinomio al denominatore. Sappiamo che in questi casi converrebbe eseguire la divisione polinomiale tra numeratore e
denominatore, ma in questo ci facciamo furbi e utilizziamo un trucchetto algebrico: sommiamo e sottraiamo al numeratore:
e a questo punto sfruttiamo la linearità così da scrivere l'integrale della somma come somma di integrali
Svolgimento: per risolvere l'integrale proposto è necessario usare prima di tutto la definizione di potenza così da esprimere
come il prodotto tra , inoltre per la relazione fondamentale della Trigonometria possiamo scrivere come
. Grazie a queste identità, l'integrale di partenza diventa veramente semplice da svolgere, ma entriamo nel vivo
dell'azione
Sviluppiamo il prodotto
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Sia il primo che il secondo integrale sono immediati, in particolare il secondo è della forma
conseguenza ci manca un segno per avere l'integrale nella forma richiesta. Poco male, è sufficiente trasportare il segno meno
all'interno dell'integrale e siamo a posto.
Pij88u9k
dove è una costante reale.
Svolgimento: risolviamo l'esercizio per passi, calcolando prima di tutto l'insieme di tutte le primitive associato alla funzione :
detto in termini più espliciti dobbiamo risolvere l'integrale
Osserviamo che esso è praticamente nella forma con . Grazie alla regola di
e rappresenta la famiglia delle primitive associata alla funzione . Il secondo passaggio consiste nel determinare la primitiva di
che passa per il punto , o detto in altri termini, dobbiamo trovare la costante di modo che il grafico della funzione
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Svolgimento: l'integrale può essere risolto con la sostituzione , ma la traccia ci impedisce di utilizzare tale strategia
risolutiva. L'alternativa consiste nello spezzare la frazione e in un secondo momento spezzare l'integrale come somma di integrali
Pij88u9k
A questo punto osserviamo che così che possiamo scrivere
Ora si può integrare per direttissima: basta notare che sia il primo che il secondo integrale si presentano nella forma
Grazie alla formula di integrazione per le potenze in forma generale possiamo asserire che il primo integrale è
mentre
In definitiva
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Svolgimento: per risolvere l'integrale, applichiamo il metodo di integrazione per sostituzione, ponendo per la quale non
calcoliamo il differenziale della trasformazione inversa, bensì il differenziale della trasformazione diretta. Tramite una semplice
A questo punto l'integrale è semplice, infatti per le proprietà delle potenze possiamo riscriverlo nella forma
Pij88u9k
abbiamo come integranda una derivata esatta, quindi possiamo applicare la formula di integrazione delle potenze in forma generale
avendo come risultato:
Svolgimento: quello proposto è un integrale parametrico nella variabile e con parametro . L'idea è quella di ricondursi
all'integrale fondamentale
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mettiamo in evidenza
e grazie alle proprietà delle potenze che hanno lo stesso esponente si ha inoltre
Per ricondurci all'integrale notevole dobbiamo avere al numeratore dell'integranda un fattore correttivo che coincide con la derivata
e semplifichiamo il semplificabile
Pij88u9k
Osservazione: l'integrale proposto ricorre in moltissimi esercizi, suggeriamo di tenere a mente le idee e le strategie usate per
giungere al risultato.
utilizzando la sostituzione .
Svolgimento: l'esercizio propone come metodo risolutivo l'integrazione per sostituzione, proponendo la sostituzione , da cui
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diventa
Eseguiamo alcune operazioni algebriche così da esprimere in forma normale le frazioni di frazioni
Pij88u9k
Ora procediamo ancora una volta per sostituzione, ponendo da cui ricaviamo il nuovo differenziale
dove è una costante reale. Ora ripercorreremo le sostituzioni fatte a ritroso, in questo modo esprimeremo il risultato nella variabile
: partiamo da
e concludiamo con :
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Svolgimento: il metodo di integrazione per parti è quello che conduce più velocemente alla soluzione. Prendiamo come fattore finito,
da derivare, la funzione logaritmo
mentre prendiamo come fattore differenziale la funzione polinomiale, di cui ci serva una primitiva qualsiasi (e noi prenderemo quella
con costante additiva nulla per comodità)
PerPij88u9k
linearità, possiamo spezzare l'integrale come somma di integrali (attenzione al segno che si distribuisce ad entrambi gli
integrali) e in più possiamo trasportare fuori dal simbolo di integrazione le costanti moltiplicative
Suggerimento:
Svolgimento: abbiamo bisogno di alcune manipolazioni algebriche per esprimere l'integranda in modo diverso, in particolare
inizieremo con il raccogliere totalmente :
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Abbiamo espresso la funzione integranda come prodotto tra la potenza terza della funzione tangente e la sua derivata. Procediamo
per sostituzione ponendo da cui il differenziale è . Effettuiamo la sostituzione così che
l'integrale diventi
Svolgimento: l'integranda è una funzione razionale fratta in cui il polinomio al numeratore ha lo stesso grado del polinomio al
denominatore e in questi casi una mossa furba consiste nell'effettuare la divisione polinomiale tra il numeratore e il denominatore,
ma di seguito procederemo in modo diverso, facendo intervenire i tanto temuti trucchetti algebrici.
Pij88u9k
Il nostro intento è quello di ricreare il denominatore al numeratore e per fare ciò mettiamo in evidenza al numeratore
Grazie all'omogeneità dell'integrale possiamo trasportare fuori dal simbolo di integrazione la costante moltiplicativa
Ora moltiplichiamo e dividiamo per così che il coefficiente di al numeratore sia uguale a quello di a denominatore
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Possiamo spezzare l'integrale come somma di integrali e portare fuori le costanti moltiplicative, in forza della linearità di cui gode
l'operatore
Il primo integrale è immediato, il secondo può essere risolto velocemente a patto di moltiplicare e dividere per , così da avere al
numeratore esattamente la derivata del denominatore
dove . Prima di chiudere definitivamente la faccenda, riscriviamo per bene il risultato dell'integrale
con . Fatto!
consiste nel porre da cui, esprimendo la variabile in funzione di , e inoltre il nuovo differenziale è
. Sostituendo nell'integrale otteniamo
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e, a questo punto, possiamo tranquillamente utilizzare la linearità dell'integrale che ci permette di:
Gli integrali ottenuti sono immediati e si possono calcolare con la regola di integrazione delle potenze
Manca poco per concludere l'esercizio, dobbiamo solamente riportare il risultato nella variabile , tenendo a mente la sostituzione
fatta, ossia
Pij88u9k
Gli ultimi passaggi sono esclusivamente estetici, effettuati con l'intento di scrivere il risultato in maniera compatta, possiamo
comunque considerare concluso l'esercizio al passaggio indicato con .
e la strategia risolutiva passa attraverso il metodo di integrazione per parti scegliendo come fattore finito, facile da derivare, la
funzione
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che può essere risolto con il metodo dei fratti semplici. Il primo passo consiste nella decomposizione del denominatore come
prodotto di fattori irriducibili
Fatto ciò, il secondo passo consiste nel determinare due costanti reali tali che
Pij88u9k
e raccogliendo secondo le potenze di otteniamo l'identità polinomiale
A questo punto interviene il principio di identità dei polinomi, con cui possiamo costruire il sistema lineare
e dunque
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Esercizio 24. Determinare la primitiva di che nel punto sia tangente alla retta di equazione
.
è sufficiente calcolarne l'integrale indefinito mediante la formula di integrazione per parti, prendendo come fattore finito, da derivare,
e come fattore differenziale , la cui primitiva (a meno di costanti additive) è data da , dunque
La retta tangente al grafico di una funzione in un punto ha il coefficiente angolare dato dalla valutazione della derivata prima della
funzione nel punto.
Il teorema fondamentale del calcolo integrale ci dice che la derivata prima della funzione integrale è l'integranda stessa. La
valutazione dell'integranda nel punto coincide con il coefficiente angolare della retta: retta tangente e grafico devono inoltre
intersecarsi nel punto di tangenza, quindi possiamo determinare la costante individuando l'ordinata della retta in corrispondenza
dell'ascissa :
Pij88u9k
Gli integrali che seguono hanno un livello di difficoltà maggiore rispetto a quelli proposti.
Svolgimento: l'integrale
si può risolvere mediante l'uso del metodo di integrazione per parti, scegliendo come fattore finito da cui
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Grazie alla prima relazione fondamentale della Trigonometria, possiamo scrivere e rimpiazzando
nell'integranda otteniamo:
La linearità dell'integrale permette di scrivere l'integrale della somma come somma di integrali
Pij88u9k
L'ultimo integrale è immediato, mentre
è un po' più delicato da trattare, perciò lo risolviamo a parte. Iniziamo subito con un barbatrucco, moltiplicando e dividendo per
Ancora una volta interviene in nostro soccorso la relazione fondamentale della Trigonometria che ci assicura l'uguaglianza
. Rimpiazzando con l'integrale diventa
L'integrale si presta bene per una sostituzione, ponendo e calcolando il nuovo differenziale segue
che:
Grazie alla sostituzione abbiamo ottenuto l'integrale di una funzione razionale fratta che può essere risolto mediante il metodo dei
fratti semplici
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Bene, abbiamo tutto quello che ci serve per ricomporre l'integrale di partenza
e integriamo per parti prendendo come derivata, una primitiva della quale è . Otteniamo:
ossia
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Poniamo e scriviamo
Svolgimento: per risolvere un integrale definito, è necessario determinare una primitiva qualsiasi della funzione integranda, che
chiamiamo , dopodiché calcoleremo la differenza tra la primitiva valutata nell'estremo superiore e la primitiva valutata
all'estremo inferiore.
osservando che se moltiplichiamo e dividiamo per l'integranda otteniamo un integrale di una potenza in forma generale di cui già
conosciamo il risultato
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Svolgimento: grazie alle proprietà degli integrali definiti, possiamo esprimere l'integrale della somma come somma di integrali:
Il primo è un integrale immediato, mentre il secondo può essere ricondotto all'integrale fondamentale in forma generale
, l'unica cosa che manca nell'integranda è un segno meno. Sappiamo già come affrontare queste
Pij88u9k
Non ci resta che valutare le funzioni tra le parentesi quadre e portare a termine i conti
Svolgimento: in questo caso il calcolo esplicito della primitiva è davvero molto scomodo, dunque dobbiamo cambiare strada e fare
uso di una proprietà notevole degli integrali definiti: se una funzione è continua in un intervallo con allora
l'integrale definito di sull'intervallo è uguale a .
infatti:
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L'esercizio è terminato.
utilizzando le proprietà delle funzioni esponenziali, così da esprimere l'integranda in modo differente. La relazione che ci viene in
soccorso è
e può essere risolto riconducendolo all'integrale immediato in forma generale . Ci manca però la
Pij88u9k
derivata di , ossia . Non ci resta quindi che utilizzare il solito stratagemma moltiplicando e dividendo per tale
costante
Per le proprietà dei logaritmi in combinazione con le proprietà delle potenze, inoltre, possiamo esprimere il risultato come segue:
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e dunque
Pij88u9k
L'esercizio è completato!
è sufficiente osservare che la derivata del coseno è il seno con segno negativo, quindi se diamo un'aggiustatina all'integranda
moltiplicando e dividendo per
Per ottenere il risultato abbiamo semplicemente calcolato la differenza delle valutazioni della primitiva agli estremi dell'intervallo di
integrazione.
Osservazione: l'integrale proposto può essere risolto mediante l'uso degli archi associati con cui possiamo esprimere
. Lasciamo allo studente volenteroso il completamento dei calcoli.
e mostrare che il risultato è effettivamente . La strategia risolutiva passa attraverso le proprietà delle potenze grazie alle quali
Pij88u9k
l'integrale diventa
Ora osserviamo che l'integranda è della forma per cui possiamo far intervenire la formula di integrazione delle
potenze in forma generale
Ecco fatto!
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Attenzione: quando effettuiamo una sostituzione, cambiano anche gli estremi di integrazione: per ottenere i nuovi estremi è
sufficiente infatti valutare la funzione che sostituiamo negli estremi dati.
L'integrale
diventa
e l'esercizio è concluso.
Esercizio 9. Calcolare il seguente integrale definito con il metodo di integrazione per parti
Pij88u9k
Nel nostro caso prendiamo come derivata , che ammette come primitiva e come funzione da derivare
. Grazie alla formula di integrazione per parti scriviamo
L'esercizio è completato.
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Abbiamo finito.
Pij88u9k
dove è la seguente funzione definita per casi
dove la funzione
è definita per casi (o a tratti). Proprio perché la funzione è così fatta, è necessario spezzare l'integrale in base a come è definita sui
singoli intervalli:
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mentre il secondo integrale può essere risolto mediante la formula di integrazione per parti
L'integrale di partenza è dato dalla somma dei contributi dei singoli integrali, dunque possiamo concludere che:
L'esercizio è concluso.
Pij88u9k
Esercizio 12. Calcolare l'integrale definito
all'estremo associamo ;
all'estremo associamo .
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Esprimiamo la radice quinta sotto forma di potenza e utilizziamo la relativa regola di integrazione
L'esercizio è terminato.
Pij88u9k
Svolgimento: l'integrale può essere affrontato per parti scegliendo come fattore finito e come fattore differenziale
e infine procediamo con il calcolo facendo uso della formula di integrazione per parti
L'esercizio è concluso.
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anche se effettivamente non è così evidente: proviamo a fare alcune manipolazioni algebriche così da far risaltare ciò
La base del quadrato è e al numeratore troviamo esattamente la sua derivata: non ci sono dubbi, l'integrale è nella forma
richiesta, pertanto
Fatto!
Pij88u9k
Svolgimento: un modo furbo per risolvere l'integrale è asserire che poiché l'integranda è una funzione dispari e l'intervallo di
integrazione è simmetrico allora l'integrale è nullo. L'esercizio si potrebbe concludere così, ma pensiamo che possa essere
didatticamente interessante vedere anche il calcolo esplicito dell'integrale.
Vogliamo quindi calcolare l'integrale utilizzando una delle proprietà degli integrali definiti
Concentriamo la nostra attenzione sul primo integrale e osserviamo che nell'intervallo di integrazione abbiamo che:
conseguentemente:
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e abbiamo finito.
Suggerimento:
Pij88u9k
a associamo ;
a associamo .
L'integrale diventa
Procediamo per fratti semplici, fattorizzando il denominatore come prodotto di polinomi irriducibili:
Il nostro obiettivo ora diventa quello di determinare due costanti reali tali che
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Portiamo a denominatore comune e semplifichiamolo, dopodiché con semplici calcoli si arriva a
da cui si ottengono le due costanti e grazie alle quali l'integrale da risolvere diventa
Spezziamo l'integrale come somma di integrali e portiamo fuori dal simbolo di integrazione le costanti moltiplicative
Pij88u9k
Entrambi gli integrali sono uguali a dei logaritmi:
L'esercizio è concluso.
soddisfa le ipotesi del teorema della media integrale sull'intervallo , verificare ciò che il teorema stesso afferma.
Svolgimento: dobbiamo semplicemente verificare che la funzione data soddisfi le ipotesi del teorema della media integrale
nell'intervallo , ossia dobbiamo verificare che sia continua nell'intervallo .
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Nell'intervallo , la funzione è costante di conseguenza è certamente continua. Nell'intervallo , la funzione
è certamente continua perché di tipo polinomiale. Dobbiamo controllare la continuità nel punto di raccordo
e lo facciamo con la definizione stessa di continuità.
Calcoliamo il limite destro e il limite sinistro per e controlliamo che siano uguali al valore che la funzione assume nel punto
. Cominciamo con il limite destro che risulta essere
ed entrambi sono uguali al valore che la funzione assume nel punto , ossia . Possiamo stare tranquilli, la
continuità della funzione nell'intervallo è assicurata.
La tesi del teorema della media integrale ci informa dell'esistenza di un numero per cui si ha che:
che può essere risolto grazie alla proprietà additiva dell'integrale rispetto agli estremi dell'intervallo:
Pij88u9k
Attenzione perché l'espressione di varia in base all'intervallo su cui lavoriamo, in particolare se allora e
l'equazione scritta in precedenza è impossibile. Necessariamente si troverà in , nel qual caso l'equazione diventa
Esercizio 2. Dopo aver calcolato la media integrale della funzione sull'intervallo , determinare un
punto tale che .
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Per calcolare l'integrale del logaritmo procediamo per parti scegliendo come fattore finito il logaritmo e come fattore differenziale il
fattore "nascosto" . Con semplici passaggi algebrici giungeremo a:
ossia
Applichiamo membro a membro l'esponenziale e mediante l'uso delle proprietà delle funzioni esponenziali avremo
Pij88u9k
Poiché la funzione è definita per casi utilizziamo la proprietà additiva degli integrali sugli estremi di integrazione che ci permette di
scrivere quanto segue:
La funzione è definita per casi e dobbiamo ovviamente tenere in considerazione la sua natura. I primi due rami della funzione sono
costanti e non sono uguali a , dobbiamo quindi lavorare necessariamente nel terzo ramo, ossia quando . Otteniamo
pertanto l'equazione
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Svolgimento: dobbiamo semplicemente determinare il valor medio integrale associato alla funzione riferito
all'intervallo ossia
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Grazie alle proprietà lineari dell'integrale possiamo inoltre scrivere quanto segue:
Osserviamo inoltre che è una funzione continua in e per il teorema della media integrale esiste
tale che
Attenzione! non è accettabile perché non appartiene all'intervallo considerato, mentre è il valore che soddisfa la
determinare i valori di per i quali è applicabile il teorema della media integrale a nell'intervallo .
Svolgimento: le ipotesi del teorema della media integrale sono relativamente poche. Abbiamo bisogno semplicemente di una
funzione continua in un intervallo chiuso e limitato. La funzione
è continua sia nell'intervallo perché di tipo polinomiale, sia nell'intervallo perché quoziente di funzioni continue.
L'unico punto su cui c'è incertezza è il cosiddetto punto di raccordo . Dobbiamo quindi determinare di modo che la funzione
risulti continua in .
Ricordiamo che una funzione è continua in un punto di accumulazione interno al dominio se e solo se il limite destro e il limite
sinistro per che tendono al punto coincidono con il valore che la funzione assume in tale punto.
Osserviamo che la funzione per valori più piccoli di assume la forma , ecco perché nel limite appare tale espressione,
mentre per valori più grandi di la funzione assume la forma .
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I due limiti coincidono con il valore che la funzione assume in , ossia se e solo se . Possiamo quindi
concludere che la funzione rispetta le ipotesi del teorema della media integrale se e solo se .
abbia media integrale uguale a nell'intervallo . Dire poi esiste, senza calcolarlo, un punto appartenente a in cui la
Svolgimento: il primo passaggio consiste nel determinare la media integrale della funzione
L'integrale è di facile risoluzione: è sufficiente spezzare l'integrale come somma di integrali e utilizzare la formula di integrazione
delle potenze così da ottenere
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Abbiamo quindi determinato la media integrale, al variare di . L'esercizio ora chiede di determinare il/i valore/i di tale/i per cui:
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La soluzione non è accettabile perché è negativa. Il valore di che realizza la richiesta dell'esercizio è .
Rispondiamo alla seconda parte dell'esercizio, facendo intervenire il teorema della media integrale la cui ipotesi è soddisfatta. La
funzione è infatti continua nell'intervallo (è di tipo polinomiale), di conseguenza esiste un valore per il quale
coincide con la media integrale. Finalmente l'esercizio è concluso.
calcolare l'area della regione del piano delimitata dal grafico della funzione e dalle rette .
Svolgimento: volendo calcolare l'area della regione di piano sottesa dal grafico di una funzione rispetto all'asse delle
ascisse e limitata dalle rette verticali sarà sufficiente calcolare l'integrale definito
Nel nostro caso la funzione è non negativa sull'intervallo dunque possiamo tralasciare il modulo:
Pij88u9k
Per calcolare l'integrale definito è sufficiente moltiplicare e dividere l'integranda per
e l'esercizio è concluso.
calcolare l'area sottesa dal grafico della funzione, il quale interseca le rette e .
Svolgimento: per risolvere l'esercizio basta ricordare il significato geometrico degli integrali. Tenendo conto che l'integrale equivale
all'area sottesa dal grafico della funzione rispetto all'asse , intesa come area con segno, l'esercizio è estremamente semplice.
Le rette individuano l'intervallo di integrazione. Su tale intervallo la funzione assume valori negativi. Per
vederlo basta risolvere la disequazione di grado superiore al secondo
ossia
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ossia
Il valore dell'integrale è negativo perché il grafico della funzione si trova, per , nel semipiano delle ordinate negative.
Per conoscere il valore d'area a prescindere dal segno se ne prende il valore assoluto, e si trova
Esercizio 3. Calcola l'area della parte di piano delimitata dalle rette di equazione e e dalla parabola
.
Pij88u9k partiamo dal presupposto che l'integrale secondo Riemann ha il significato geometrico di area sottesa dal grafico della
Svolgimento:
funzione integranda.
La regione di piano di cui vogliamo calcolare l'area è sottesa dal ramo di parabola riferito all'intervallo di ascisse , che si
estende fino al segmento orizzontale situato all'ordinata .
L'area calcolata con un integrale di Riemann si riferisce all'area racchiusa tra il grafico della funzione e l'asse delle ascisse
, quindi nel caso considerato dobbiamo calcolare l'area richiesta come somma di due aree: una è data dall'integrale della funzione
sull'intervallo
L'altra è l'area del rettangolo compreso tra le due rette orizzontali e le due rette verticali la cui
base coincide con l'ampiezza dell'intervallo e l'altezza coincide invece con la distanza tra rette .
Esercizio 4. Calcolare l'area della porzione di piano compresa tra l'asse delle e il grafico di nell'intervallo .
Svolgimento: per determinare l'area della porzione di piano data dall'esercizio dobbiamo calcolare l'integrale
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Studiamo il segno dell'argomento del valore assoluto, impostando la disequazione , da studiare nell'intervallo .
che può essere risolto mediante il metodo di integrazione per parti scegliendo come fattore finito e come fattore
differenziale . Grazie alla formula di integrazione per parti si ha che
Pij88u9k
mentre
Ora non ci resta che ricostruire l'integrale che definisce l'area stando particolarmente attenti ai segni
Esercizio 5. Si determinino le coordinate dei punti comuni alle due curve aventi le seguenti equazioni e si calcoli l'area della parte
di piano limitata dagli archi delle due curve considerate, aventi per estremi i punti prima determinati:
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Abbiamo ottenuto un'equazione di secondo grado completa le cui soluzioni sono le ascisse dei punti di intersezione. Per ottenere le
ordinate è sufficiente sostituire i valori ottenuti nell'equazione .
I punti di intersezione sono . La prima parte dell'esercizio è terminata, non ci resta che determinare
l'area della parte di piano limitata dalla retta e dalla parabola, ma prima dobbiamo comprendere chi tra le due è ad una quota
maggiore. Impostiamo quindi la seguente disequazione
Grazie a queste considerazioni possiamo calcolare l'area della porzione di piano che giace tra la retta e la parabola, ossia
calcoleremo l'area colorata in blu del seguente grafico
Pij88u9k
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Facciamo presente che per calcolare l'area della porzione di piano tra due grafici di funzioni è sufficiente integrare la funzione che
"sta più in alto" meno la funzione che "sta più in basso". Nel nostro caso, nell'intervallo la retta stava più in alto rispetto alla
parabola.
Esercizio 6. Calcolare l'area della regione di piano delimitata dal grafico della funzione e dall'asse delle , in corrispondenza
dell'intervallo e con
Svolgimento: dobbiamo semplicemente calcolare l'area della parte di piano limitata dal grafico di funzione, dall'asse delle e dalle
rette mediante l'interpretazione geometrica di integrale definito.
Attenzione, la funzione è definita per casi, e l'intervallo di integrazione è insieme in cui pertanto l'integrale
da calcolare è
che tramite le proprietà della funzione valore assoluto si può scrivere come
Nell'intervallo il prodotto è positivo, conseguentemente il valore assoluto è superfluo e può essere tranquillamente
eliminato.
Risolviamo l'integrale con il metodo di integrazione per parti scegliendo come fattore finito e come fattore differenziale
:
Procediamo nuovamente per parti scegliendo come fattore finito e come fattore differenziale . In accordo
con la formula di integrazione per parti
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Possiamo quindi concludere che l'area della parte di piano che ci interessa è .
Esercizio 7. Date le funzioni , l'area della regione finita di piano compresa tra le due
funzioni è
Svolgimento: l'area compresa tra il grafico di due funzioni si determina con un opportuno integrale definito. L'integrale secondo
Riemann di una funzione limitata e integrabile su ha infatti il significato geometrico di area sottesa tra il grafico della
funzione e l'asse delle ascisse sull'intervallo .
Nel caso considerato ci interessa l'area compresa tra i grafici delle funzioni
Possiamo calcolare tale area come differenza tra l'area sottesa dal grafico della parabola e l'area sottesa dal grafico di .
Pij88u9k
Ci serve però l'intervallo su cui calcolare i due integrali.
Per semplificarci la vita, osserviamo che quelle considerate sono funzioni pari, cioè simmetriche rispetto all'asse dell'ascisse. Infatti
petanto possiamo cercare l'ascissa dell'intersezione tra i due grafici limitandoci al semiasse delle ascisse positive, in cui
possiamo scrivere la funzione nella forma
e risolvendo l'equazione
Morale della favola: l'intervallo su cui dobbiamo calcolare i due integrali è . Dobbiamo calcolare
Sfruttiamo la già citata parità delle funzioni, così da poter calcolare l'integrale tra e
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Nell'intervallo la variabile è non negativa, e per definizione di valore assoluto si ha che , dunque l'integrale diventa
sull'intervallo . Si calcoli l'area della regione piana costituita da tutti i punti del piano la cui ascissa cade nell'intervallo
e laPij88u9k
cui ordinata soddisfa la condizione , ossia della regione tra i grafici delle due funzioni .
che sono definite su tutto l'asse reale, ma l'esercizio chiede di concentrarci sull'intervallo . L'ordinata deve essere inoltre
compresa tra , quindi dobbiamo vedere per quali valori di si ha che:
Applichiamo la regola di Ruffini per scomporre il polinomio al primo membro, così da ottenere
A questo punto inizia il panico! Come affrontiamo questa disequazione? Ci dobbiamo concentrare sull'insieme e in questo
intervallo il polinomio è sempre positivo perché somma di numeri positivi, dunque il prodotto è negativo o
nullo se e solo se il primo fattore è negativo o nullo ossia
Possiamo asserire che . Per determinare l'area di faremo riferimento al significato geometrico dell'integrale, con cui
avremo
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Esercizio 9. Calcolare la misura della porzione di piano compresa tra la curva di equazione e l'asse delle
ascisse, con .
Svolgimento: per risolvere questo tipo di esercizi dobbiamo usare l'interpretazione geometrica di integrale definito, e detto in altri
termini dobbiamo semplicemente calcolare l'integrale
Il valore assoluto è necessario perché il nostro scopo è quello di determinare l'area e affinché ciò sia possibile dobbiamo richiedere
che la funzione integranda sia non negativa.
Osserviamo comunque che il primo ramo della funzione si riscrive come e poiché coincide con il secondo possiamo
Pij88u9k
scrivere che
Scegliamo come fattore finito e come fattore differenziale e mediante la formula di integrazione per
parti
L'esercizio è terminato.
Esercizio 10. Trovare in modo tale che sia pari a l'area sottesa tra il grafico della seguente funzione e compresa tra le rette
:
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Svolgimento: ricordiamo che data una funzione continua , per trovare l'area sottesa tra il grafico di e le rette di equazione
con , è sufficiente risolvere il seguente integrale
che fornisce proprio l'area cercata. Nel caso in esame, poiché la funzione è una funzione non
negativa per ogni allora l'area è data da
Il valore assoluto non serve proprio per la positività della funzione (è somma di funzioni positive). Grazie alla linearità dell'integrale
possiamo scrivere
Imponiamo che il valore ottenuto sia uguale a , in questo modo determineremo tale per cui
Pij88u9k
Svolgimento: prima di iniziare lo svolgimento dell'esercizio, forniamo un piccolo riassunto teorico. Consideriamo una funzione
continua nell'intervallo e sia la parte di piano limitata dal grafico della funzione, dall'asse e dalle rette
allora il volume del solido generato dalla rotazione di attorno all'asse è dato dall'integrale definito
Ora dedichiamoci all'esercizio: sappiamo che la parte di piano è limitata dalla parabola con asse parallelo all'asse e dalla retta
. Dall'equazione della parabola segue che . Perché ciò è vero? Semplice: l'equazione
ha senso nel momento in cui sia il primo che il secondo membro sono concordi (hanno lo stesso segno), e poiché è
positivo o nullo allora anche il secondo membro lo è.
Sempre dall'equazione estraiamo la radice quadrata membro a membro e otteniamo . Poiché siamo nel
primo quadrante pertanto l'equazione diventa e rappresenta la nostra funzione . La parte di piano che
ruotando genera il solido di rotazione è quella limitata dalla funzione e dalle rette .
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Per calcolare il volume del solido generato dalla rotazione utilizziamo la formula scritta prima
L'esercizio è terminato.
Esercizio 2. Il volume del solido di rotazione dell'area delimitata da , rispetto all'asse vale:
Svolgimento: per trovare il volume del solido generato dalla rotazione attorno all'asse dell'area delimitata da
, scriviamo in funzione di :
Pij88u9k
e poiché la definizione di valore assoluto assicura che pertanto
ossia
Esercizio 3. Calcolare il volume del solido ottenuto dalla rotazione della parte di piano delimitata dal grafico della funzione
e dalla retta intorno all'asse delle .
Svolgimento: nel caso in esame dobbiamo calcolare il volume del solido individuato dalla rotazione dell'area sottesa dal grafico
della funzione (il cui grafico è una parabola) sull'intervallo d'ascisse attorno all'asse delle .
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Per calcolarlo è sufficiente applicare la seguente formula:
dove è l'intervallo sul quale la funzione sottende l'area e è l'espressione analitica della funzione. Nel nostro caso:
Esercizio 4. Calcolare il volume del solido ottenuto ruotando attorno all'asse la regione di piano limitata dalla funzione
e dall'asse .
Pij88u9k
Esercizio 5. Calcolare il volume del solido ottenuto dalla rotazione completa attorno all'asse della regione di piano delimitata
dal grafico della funzione per .
Svolgimento: è sufficiente utilizzare la formula per i volumi dei solidi di rotazione attorno all'asse , ossia
L'esercizio è concluso.
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Esercizio 6. Calcolare il volume del solido generato dalla rotazione completa attorno all'asse del trapezoide individuato dal
grafico della funzione nell'intervallo .
Svolgimento: il solido è generato dalla rotazione attorno all'asse delle pertanto interverrà la formula
L'integrale ottenuto può essere risolto per parti scegliendo come fattore finito e come fattore differenziale il
fattore nascosto
Pij88u9k
Svolgimento: siamo di fronte ad un integrale improprio di prima specie, infatti è definita su un intervallo di
integrazione illimitato quale è appunto .
Aggiungiamo inoltre che è continua in e di conseguenza è integrabile secondo Riemann in ogni intervallo chiuso e
limitato di . Per definizione di integrale improprio di prima specie abbiamo che
Mediante la definizione, ci siamo ricondotti al limite di un integrale definito che possiamo calcolare in modo standard
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In definitiva
Svolgimento: quello proposto è un integrale improprio di prima specie perché l'intervallo di integrazione è illimitato e la
funzione integranda è addirittura continua in perché composizione di funzioni continue.
Pij88u9k
La continuità di in assicura l'integrabilità della stessa in ogni intervallo chiuso e limitato contenuto in , detto
in altri termini la funzione integranda è localmente integrabile in .
possiamo vedere l'integrale improprio come un limite di un integrale definito con un estremo variabile . Risolviamo l'integrale
definito osservando che il numeratore è quasi la derivata del denominatore (manca solo un ). Moltiplichiamo e dividiamo per così
otteniamo
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mediante la definizione.
Svolgimento: quello proposto è un integrale improprio di prima specie perché presenta un estremo infinito (o detto in altri termini
l'intervallo di integrazione è illimitato). Per definizione di integrale improprio di prima specie abbiamo che:
Siamo quindi passati dall'integrale improprio ad un limite di un integrale definito con variabile. Per il momento tralasciamo il
limite e calcoliamo l'integrale
che possiamo risolvere mediante la regola di integrazione per parti, scegliendo come fattore finito
e come fattore differenziale
Pij88u9k
Rimpiazziamo il risultato ottenuto in e facciamo tendere
In particolare il limite è zero perché la funzione esponenziale tende a molto più velocemente rispetto alla potenza.
Svolgimento: ci troviamo di fronte ad un integrale improprio di seconda specie, infatti l'intervallo di integrazione è limitato
mentre la funzione è illimitata nell'intervallo dato: lo si può evincere dal fatto che
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Ci siamo quindi ricondotti ad un limite di un integrale definito con estremo inferiore variabile. Risolviamo l'integrale con il metodo di
se allora ;
se allora .
L'integrale diventa
Svolgimento: l'integrale
è improprio di prima specie perché l'intervallo di integrazione è illimitato e la funzione integranda è continua in .
Utilizziamo la definizione di integrale improprio di prima specie per risolvere l'esercizio.
Risolviamo l'integrale indefinito il quale ci fornirà almeno una primitiva che verrà in seguito valutata agli estremi. Possiamo ricorrere
al metodo dei fratti semplici per calcolare
Ricerchiamo dunque quattro costanti reali tali che l'integranda si possa esprimere come somma di frazioni più
semplici da integrare
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di conseguenza
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e svolgendo i calcoli
Perfetto, ora non ci resta che far tendere e determinare il valore dell'integrale improprio di partenza
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Svolgimento: abbiamo a che fare con un integrale improprio di prima specie, infatti il dominio di integrazione e la funzione
Pij88u9k
Non dimentichiamoci di modificare anche gli estremi di integrazione che in base alla sostituzione fatta diventano:
se allora
se allora
L'integrale diventa
A questo punto procediamo per fratti semplici, fattorizzando il denominatore della funzione integranda ossia
e a ciascun fattore che compare nella fattorizzazione associamo un fratto semplice. In particolare:
mentre
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Il primo integrale è immediato, il secondo un po' meno ma raccogliendo al denominatore e usando la proprietà delle potenze
possiamo ricondurci all'integrale notevole che dà come risultato un arcotangente
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L'ultima cosa da fare è effettuare qualche passaggio algebrico per "abbellire il risultato"
Poiché il limite è finito allora possiamo concludere che l'integrale di partenza converge.
Svolgimento: quello proposto è un integrale improprio di prima specie, infatti l'intervallo di integrazione è illimitato mentre la funzione
integranda è continua in esso
Risolviamo l'integrale definito al variare di , utilizzando la regola di integrazione per parti prendendo come fattore finito
L'integrale rimasto può essere risolto mediante il metodo dei fratti semplici, che possiamo innescare subito giacché il denominatore
dell'integranda è già scomposto.
Al fattore associamo la frazione , mentre al fattore associamo la frazione . Il nostro obiettivo diventa quello di
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Interviene in nostro soccorso il principio di identità dei polinomi con cui possiamo costruire il sistema lineare
Osserviamo che il valore assoluto non serve quando ha per argomento , giacché questa quantità è certamente positiva.
Continuiamo con il calcolo di questo integrale sostituendo in modo ordinato gli estremi
Pij88u9k
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Osserviamo che il calcolo del limite non è così terribile come si potrebbe pensare infatti:
Per le proprietà delle radici possiamo scrivere la radice del prodotto come prodotto delle radici e tenendo a mente la relazione
possiamo scrivere
Finalmente abbiamo concluso questo esercizio piuttosto elaborato: l'integrale improprio fornito dalla traccia converge.
Pij88u9k
è il risultato dell'integrale.
Alla luce di ciò conviene di gran lunga procedere con l'applicazione dei criteri di convergenza per gli integrali impropri di prima
specie, i quali sono oggetto di studio approfondito nei corsi universitari di Analisi 1.
Svolgimento: per studiare correttamente la convergenza di un integrale improprio, bisogna prima di tutto riconoscere quali sono i
punti problematici. L'intervallo di integrazione è ed è illimitato, inoltre la funzione integranda
è ivi continua pertanto è integrabile in ogni sottointervallo chiuso e limitato contenuto in . Queste informazioni ci
permettono di concludere che l'integrale proposto è di prima specie.
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Studiare la convergenza di questo integrale con la definizione di integrale improprio è sconveniente in questo caso perché non è
possibile determinare esplicitamente una primitiva della funzione integranda, o detta in altri termini, le primitive dell'integranda non
sono esprimibili per mezzo di funzioni elementari. In questi casi è utile far affidamento ai criteri di convergenza degli integrali
impropri, quali: il criterio del confronto, il criterio del confronto asintotico o ancora il criterio di convergenza assoluta.
Fatta questa premessa, possiamo cominciare con l'analisi: utilizziamo il criterio del confronto asintotico per mostrare la convergenza
dell'integrale. Per poterlo innescare senza problemi, il criterio del confronto asintotico richiede che la funzione integranda sia
continua e positiva nell'intervallo di integrazione.
Ora che sia continua, questo è evidente, infatti è composizione di funzioni continue, così come è evidente il fatto che sia positiva,
osserviamo infatti che è rapporto di quantità positive.
Il prossimo passo consiste nel determinare una funzione positiva e asintoticamente equivalente a per .
Osserviamo che per valgono le seguenti equivalenze asintotiche:
mentre
possiamo infatti trascurare perché è un infinito. In definitiva, per le proprietà delle equivalenze asintotiche si ha che:
Abbiamo così determinato una funzione che è asintoticamente equivalente alla funzione per . Se
l'integrale
Pij88u9k
converge allora convergerà anche l'integrale di partenza. Osserviamo a questo punto che per la funzione esponenziale vale la
seguente disuguaglianza
L'ultimo è un integrale improprio di prima specie notevole che sappiamo essere convergente pertanto possiamo concludere che
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diverge.
Svolgimento: quello proposto è un integrale improprio di prima specie, infatti la funzione integranda è continua nell'intervallo
illimitato . La continuità della funzione integranda assicura la sua integrabilità in ogni sottointervallo chiuso e limitato di
. Per studiare la convergenza/divergenza dell'integrale utilizzeremo il criterio del confronto asintotico, stando attenti al fatto
che la funzione integranda non rispetta ancora le sue pretese, essa infatti non è positiva in .
Cosa abbiamo fatto? Semplice! Abbiamo cambiato segno all'integranda trasportando il segno negativo fuori dal simbolo di
integrazione, rende e naturalmente se l'integrale al secondo membro diverge, divergerà anche l'integrale al primo membro.
Studiamo il comportamento asintotico della funzione integranda per . In un intorno di abbiamo che
Pij88u9k
è un integrale improprio fondamentale di prima specie notoriamente divergente, pertanto l'integrale di partenza diverge per il criterio
del confronto asintotico.
senza risolverlo esplicitamente ma con l'ausilio dei criteri di convergenza degli integrali impropri di prima specie. Nel caso in
questione, il criterio che ci permette di giungere velocemente alla soluzione dell'esercizio è il criterio del confronto asintotico.
la funzione integranda è sia continua, perché composizione di funzioni continue, sia positiva nell'intervallo considerato perché
quoziente di funzioni positive.
Il criterio del confronto asintotico può essere quindi applicato. Il nostro intento è ora quello di determinare una funzione positiva
che sia asintoticamente equivalente alla funzione
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per
Se è integrabile lo sarà anche la funzione . Le stime asintotiche non sono però facili da determinare, bisogna avere un
po' di malizia matematica e un occhio clinico. Nel caso in questione per valgono le seguenti stime:
infatti è un infinito di ordine superiore rispetto a ecco perché questo addendo viene trascurato.
dove nell'ultima uguaglianza è intervenuta la proprietà sul quoziente di due potenze aventi stessa base.
ha lo stesso comportamento dell'integrale dato in partenza e lo studio del suo comportamento è molto più semplice da effettuare.
Qui si aprono due strade entrambe molto valide: le percorreremo entrambe perché presentano spunti interessanti e ragionamenti
chePij88u9k
si possono riciclare in altri esercizi.
Poiché l'integrale improprio converge allora convergerà anche l'integrale di partenza per il criterio del confronto asintotico.
La seconda strada consiste nell'utilizzare il criterio del confronto, osservando che è "definitivamente" maggiore o uguale a ,
ossia esiste tale che
Non importa quale sia il valore esatto di , l'importante è sapere che esiste. Passiamo ora ai reciproci membro a membro,
ricordandoci di cambiare verso della disuguaglianza
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e poiché l'integrale a secondo membro è convergente (è un integrale improprio notevole con ) allora anche l'integrale al
primo membro converge, inoltre, ricordiamolo, l'integrale di partenza ha lo stesso comportamento di quest'ultimo, pertanto possiamo
concludere che l'integrale di partenza converge.
Svolgimento: siamo in presenza di un integrale improprio di prima specie perché l'intervallo di integrazione è illimitato e la
La funzione integranda tra le altre cose è a segno variabile pertanto il criterio del confronto e il criterio del confronto asintotico non
possono essere utilizzati. Fortunatamente abbiamo a disposizione il criterio di convergenza assoluta:
Se
in cui questa volta la funzione integranda ha segno positivo per via del valore assoluto: possiamo conseguentemente utilizzare i
criteri di convergenza in cui è richiesta la positività della funzione. In questo caso è molto utile utilizzare il criterio del confronto.
pertanto
Osserviamo che abbiamo potuto eliminare il valore assoluto al denominatore perché nell'intervallo di
integrazione.
l'esercizio è praticamente concluso. Ci viene in soccorso il criterio del confronto asintotico e infatti per sussiste la stima
asintotica
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questo perché al denominatore è un infinito di ordine superiore rispetto ad che può essere pertanto trascurato. Ora
ragioniamo a cascata: poiché
converge (è un integrale improprio di prima specie notevole) allora converge anche per il criterio del
confronto asintotico e di conseguenza converge l'integrale di partenza per il criterio di convergenza assoluta.
con .
Svolgimento: abbiamo a che fare con un integrale improprio di prima specie di cui possiamo studiare la convergenza nell'intervallo
in due modi differenti.
Il primo e il più veloce, prevede di ricorrere al teorema del confronto per integrali di prima specie e di determinare un'integranda che:
Pij88u9k
Il secondo consiste nel calcolare l'integrale improprio mediante la definizione stessa. Non è sempre possibile, perché spesso capita
di avere a che fare con integrande che non ammettono una primitiva esprimibile in termini di funzioni elementari, ma nel nostro caso
è fattibilissimo, infatti:
Esercizio 6. Utilizzare il criterio del confronto asintotico per stabilire il comportamento dell'integrale improprio
Svolgimento: l'integrale proposto è in effetti un integrale improprio di prima specie perché il dominio di integrazione è illimitato e la
funzione integranda è continua perché composizione di funzioni continue in .
Prima di applicare il criterio del confronto asintotico, dobbiamo semplificare l'espressione dell'integrale. Grazie a due note proprietà
dei logaritmi possiamo riscriverlo come
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Ora possiamo fare affidamento al criterio del confronto asintotico: per risulta che
Basta fare riferimento all'equivalenza asintotica associata al limite notevole del logaritmo in forma generale
Possiamo pertanto asserire che in un intorno di l'integranda soddisfa la seguente equivalenza asintotica
Pij88u9k
Da qui possiamo concludere direttamente, per confronto asintotico, che l'integrale improprio di partenza converge perché ha lo
stesso comportamento
Svolgimento: quello proposto è un integrale improprio di prima specie perché l'intervallo di integrazione è illimitato. Dopo aver
osservato che la funzione è continua su un qualsiasi intervallo della forma , possiamo procedere in due modi:
1. studiamo la convergenza dell'integrale improprio senza fare ricorso alla definzione, il che vuol dire "senza calcolarlo
esplicitamente". Questo metodo richiede un filino in più di esperienza, ma è molto molto veloce;
2. calcoliamo l'integrale improprio mediante la definizione. Ciò all'atto pratico consiste nel riscrivere l'integrale come il limite di un
integrale definito.
Se il valore assoluto crea qualche problema nel calcolo, possiamo ricorrere alla definizione di modulo e sfruttare una nota proprietà
degli integrali impropri: l'additività sugli estremi.
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Espandiamo il valore assoluto
A conti fatti, dobbiamo risolvere due integrali ma se osserviamo veramente bene le due integrande ci accorgiamo che in realtà sono
opposte, e dunque sarà sufficiente calcolare una primitiva di una e aggiustare un segno per ottenere poi una primitiva per l'altra.
L'integrale rimasto può essere affrontato usando nuovamente il metodo di integrazione per parti scegliendo come fattore finito
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Osserviamo che grazie alle proprietà degli integrali indefiniti possiamo inoltre scrivere
Il limite rimasto è zero perché al denominatore abbiamo un esponenziale che è un infinito di ordine superiore rispetto al polinomio al
numeratore.
Pij88u9k
Abbiamo ottenuto un valore finito e dunque possiamo concludere che l'integrale improprio di partenza converge.
con .
il primo consiste nel dare una risposta diretta, previa conoscenza degli integrali impropri notevoli. Parlando a denti stretti questo è
da considerarli un integrale notevole convergente.
il secondo consiste nel calcolare esplicitamente una primitiva per la funzione integranda e calcolare l'integrale con la definizione di
integrale improprio di prima specie.
Al variare di risolviamo l'integrale definito mediante il metodo di sostituzione ponendo a cui associamo il
differenziale . Naturalmente dobbiamo modificare in modo appropriato anche gli estremi di integrazione: ad
L'integrale diventa
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Svolgimento: iniziamo col dire che l'integrale proposto non si esprime con funzioni elementari quindi non potremo studiare il suo
comportamento con la definizione: dovremo ricorrere necessariamente ai criteri di convergenza per gli integrali impropri di prima
specie.
La funzione integranda è
che è chiaramente una funzione continua nell'intervallo considerato perché composizione di funzioni continue. Dobbiamo
analizzarne anche il segno così controlliamo se è possibile utilizzare il criterio del confronto asintotico.
Pij88u9k
Il denominatore della funzione è certamente positivo nell'intervallo di integrazione perché somma di quantità positive, ma il
numeratore? Facciamo alcune considerazioni: sappiamo che la funzione seno è limitata da , ossia
Il verso della disuguaglianza non si inverte perché se a maggior ragione sarà maggiore di .
Osserva che la parte centrale è in sostanza il numeratore della funzione integranda, inoltre
Il numeratore della funzione integranda è positivo o nullo perché maggiorato da una funzione non negativa, di conseguenza l'intera
funzione integranda è positiva o nulla perché quoziente di quantità non negative.
La continuità e la positività della funzione forniscono il lascia passare per criterio del confronto asintotico.
perché è un infinito di ordine superiore rispetto all'altro addendo che può essere trascurato, mentre:
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Naturalmente è un infinito per , invece è una costante additiva e in quanto tale può essere trascurata.
In definitiva
ma quest'ultimo è un integrale improprio notevole che non converge, dunque nemmeno l'integrale di partenza converge.
Esercizio 10. Stabilire se una data funzione è integrabile e assolutamente integrabile nell'intervallo
Notiamo innanzitutto che abbiamo a che fare con una funzione continua e definita su un intervallo illimitato , quindi avremo
a che fare con un integrale improprio di prima specie.
Pij88u9k
Queste relazioni ci assicurano la non negatività del numeratore perché possiamo vederlo come somma di quantità non negative. Il
denominatore è ovviamente positivo perché somma di due quadrati.
Ecco dunque un'ottima notizia: lo studio dell'integrabilità assoluta coincide con lo studio dell'integrabilità proprio perché la funzione
data è positiva.
Per studiare il comportamento dell'integrale improprio possiamo utilizzare inoltre il criterio del confronto asintotico.
pertanto
inoltre, poiché il logaritmo è un infinito di ordine inferiore rispetto a qualsiasi potenza con esponente positivo si ha che
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Il denominatore è facile da analizzare
ma questo è un integrale improprio notevole che diverge, quindi possiamo concludere che la funzione non è integrabile
sull'intervallo .
Esercizio 11. Determinare per quali valori del parametro reale l'integrale
converge.
Svolgimento: abbiamo a che fare con un integrale improprio di prima specie, infatti il dominio di integrazione è illimitato e
la funzione integranda è continua perché composizione di funzioni continue nell'intervallo dato. È evidente
che l'integranda non presenta alcun problema sull'intervallo e che dobbiamo fare riferimento solamente ad un intorno di
.
Pij88u9k
Nell'intorno di usiamo il criterio del confronto asintotico per integrali impropri di prima specie, e si vede che il numeratore è
asintotico ad una costante. In particolare, se
Per quanto concerne il denominatore, il valore del parametro è determinante per la convergenza/divergenza. Se abbiamo
infatti
perché è un infinito di ordine superiore ad per pertanto può essere trascurato. Quest'analisi ci conduce ad una stima
asintotica per :
e poiché l'integrale
Se invece allora
infine se
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In entrambi i casi, gli integrali impropri associati divergono e dunque divergerà anche l'integrale di partenza. In definitiva possiamo
concludere che
Svolgimento: ci troviamo di fronte ad un integrale improprio di seconda specie perché l'intervallo di integrazione è limitato mentre la
funzione integranda è illimitata nell'intervallo dato.
usare qualche criterio di convergenza per gli integrali impropri di seconda specie e ricondurci ad un integrale improprio più
semplice, di cui studiare la convergenza con la definizione o sfruttando gli integrali impropri notevoli.
In questo caso è sconsigliabile usare la definizione perché i calcoli prendono molto tempo, è facile convincersene impostando
l'integrale; in ogni caso il secondo metodo è quello che permette sempre di risparmiare calcoli e fatica, dunque nettamente
preferibile. Iniziamo con l'analisi
Ora cerchiamo di applicare il criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri di seconda specie, dunque studiamo il
comportamento asintotico dell'integranda nell'intorno sinistro della singolarità .
Lasciamo perdere il coefficiente, dacché non incide in alcun modo sulla convergenza dell'integrale, e studiamo
Se questo integrale converge, allora convergerà anche l'integrale di partenza. Qui andiamo a razzo con la definizione
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dove il risultato viene dedotto dal comportamento della funzione logaritmica nell'intorno destro di zero. In definitiva, l'integrale
improprio diverge.
Pij88u9k
Svolgimento: la traccia chiede a tutti gli effetti di calcolare l'integrale improprio, ma prima di eseguire i calcoli che consentano di
giungere ad un risultato sarebbe opportuno analizzare il comportamento dell'integrale mediante i criteri di convergenza per gli
integrali impropri di seconda specie.
Perché è un integrale improprio di seconda specie? Perché l'intervallo di integrazione è limitato, in più la funzione integranda
Il punto che genera la singolarità, in questo caso, è l'estremo superiore di integrazione: . Possiamo, pertanto, lavorare
considerando la seguente equivalenza asintotica per
Osserviamo che possiamo razionalizzare la frazione moltiplicando e dividendo per così da ottenere
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Grazie al criterio del confronto asintotico tale osservazione ci riconduce allo studio della convergenza del seguente integrale
improprio che possiamo affrontare con la definizione
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Questo integrale improprio diverge negativamente e per il criterio del confronto asintotico diverge negativamente anche l'integrale di
partenza.
converge o diverge, bisogna procedere fornendo una stima asintotica della funzione integranda nell'intorno dei punti singolari
contenuti nell'intervallo di integrazione.
I punti singolari di prima o terza specie non comportano problemi, quelli di seconda potrebbero e quindi vanno studiati in maniera
più approfondita.
La funzione initegranda è definita nell'estremo destro dell'integrazione , sicché ci limitiamo a considerare il punto .
Richiamiamo il limite notevole del coseno
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e dunque possiamo equivalentemente studiare se converge o diverge nell'intorno di l'integrale improprio con funzione
integranda:
D'altra parte, il termine tende a al tendere di e quindi, in riferimento al punto , la funzione integranda può essere
L'integrale improprio di questa funzione diverge nell'intorno di per confronto con gli integrali impropri notevoli di seconda
specie.
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Esercizio 4. Studiare il comportamento del seguente integrale improprio
Svolgimento: quello proposto è un integrale improprio di seconda specie, infatti la funzione integranda
ha per dominio
ed è una funzione continua nel dominio perché composizione di funzioni continue. L'intervallo di integrazione proposto è , in
particolare:
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Gli estremi di integrazione diventano:
e invece di risolvere l'integrale improprio con la definizione, possiamo pensare di utilizzare un criterio di convergenza che ci
permetta di concludere se appunto vi è convergenza oppure no. Il metodo del confronto asintotico per gli integrali impropri di
seconda specie fa al caso nostro.
Osserviamo che l'integranda è una funzione a segno costante nell'intervallo considerato, inoltre per da sinistra vale la stima
asintotica:
Pij88u9k
Questo integrale diverge negativamente e per il criterio del confronto asintotico divergerà negativamente anche l'integrale di
partenza.
Svolgimento: si tratta di un integrale improprio di seconda specie e per studiare la convergenza, osserviamo che la funzione
integranda si può scrivere nella forma
Abbiamo come estremi di integrazione proprio i due punti che rappresentano due singolarità di seconda specie della funzione.
Concentriamoci sull'estremo di integrazione , in cui il problema sorge dal fattore presente al denominatore.
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e questo ci permetterebbe di concludere, in un colpo solo, che l'integrale proposto diverge, grazie al confronto asintotico: in un
intorno sinistro di risulta infatti che
Questo sarebbe sufficiente per concludere che l'integrale proposto non converge. Per completezza, ragioniamo in modo del tutto
analogo in un intorno destro di , ottenendo che
e anche qui l'integranda è asintotica ad una funzione che ha integrale divergente. L'esercizio è concluso.
Svolgimento: ci troviamo di fronte ad un integrale improprio di seconda specie. Osserviamo infatti che l'intervallo di integrazione
è limitato, mentre per la funzione integranda tende a :
Pij88u9k
È facile inoltre determinare il segno della funzione integranda: essa è positiva perché quoziente di quantità positive, in più è
continua in perché composizione di funzioni continue. Utilizziamo il criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri di
seconda specie:
Poiché è convergente giacché è un integrale improprio notevole con esponente allora anche l'integrale dato
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Grazie alla sostituzione l'integrale diventa
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è un integrale improprio di seconda specie, infatti l'intervallo di integrazione è limitato mentre la funzione integranda non è
limitata: sono infatti presenti due punti singolari che sono rispettivamente . Utilizziamo le proprietà degli integrali
e scriviamo l'integrale dato come somma di integrali aventi ognuno un solo punto problematico
È di facile risoluzione perché è un integrale immediato. Ora possiamo risolvere i due integrali impropri mediante la definizione.
Iniziamo con il primo integrale improprio:
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In definitiva l'integrale di partenza è somma di integrali divergenti positivamente e dunque diverge positivamente.
è definita e continua nell'intervallo ma presenta delle singolarità nei punti e , inoltre è negativa nell'intervallo
perché quoziente di funzioni discordi. Osserviamo infatti che mentre per ogni .
Per determinare il comportamento dell'integrale improprio fornito dalla traccia, utilizziamo la proprietà additiva sugli estremi
in questo modo esprimiamo l'integrale improprio come somma di integrali impropri, ognuno dei quali ha una singolarità.
Sottolineiamo che è un valore arbitrariamente scelto: potevamo scegliere al suo posto un qualsiasi valore compreso tra ,
estremi esclusi.
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e analizziamo il comportamento della funzione integranda in un intorno sufficientemente piccolo di . Calcoliamo il limite
che può essere affrontato riconducendoci al limite notevole del logaritmo. Per fare ciò sommiamo e sottraiamo all'interno del
logaritmo
Poiché il limite esiste finito allora la funzione integranda è prolungabile con continuità nell'intorno di , di conseguenza
è convergente.
e studiamone il comportamento mediante il criterio di convergenza per gli integrali impropri di seconda specie. Per
sussistono le seguenti stime
Pij88u9k
l'integrale .
Procediamo con il metodo di integrazione per parti scegliendo come fattore finito e come fattore differenziale
, otteniamo
Abbiamo scoperto che il limite è finito pertanto l'integrale improprio converge e per il criterio del confronto asintotico converge anche
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ed è un'ottima notizia perché abbiamo espresso l'integrale di partenza come somma di integrali impropri convergenti e in quanto
tale convergente.
e osserviamo che rappresenta per essa un punto singolare, oltre al fatto che per ogni . Poiché sia il
seno che il coseno sono funzioni limitate si possono costruire le seguenti disuguaglianze
Pij88u9k
Se dimostriamo che l'ultimo integrale converge allora abbiamo la convergenza anche dell'integrale proposto.
che possiamo affrontare mediante il criterio del confronto asintotico per integrali impropri di seconda specie. Il limite notevole del
coseno assicura la validità della seguente equivalenza asintotica per :
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Svolgimento: osserviamo che la funzione integranda presenta due punti singolari che sono . Possiamo pensare di
utilizzare la proprietà additiva sugli intervalli così da esprimere l'integrale dato come somma di integrali impropri:
e se dimostriamo che entrambi gli integrali al secondo membro convergono allora convergerà anche l'integrale di partenza.
mediante il criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri di seconda specie, determinando una stima asintotica da
associare alla funzione integranda per . Sfruttiamo i limiti notevoli del logaritmo e del seno grazie ai quali possiamo costruire
Pij88u9kequivalenze asintotiche
le seguenti
L'integrale converge perché è un integrale improprio notevole di seconda specie con esponente minore di e dunque
ed osserviamo che la singolarità si ha per questa volta. Utilizziamo ancora una volta il criterio del confronto asintotico
osservando che per valgono le seguenti stime
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e dunque possiamo asserire che:
In conclusione l'integrale improprio di partenza converge perché somma di integrali impropri convergenti.
Esercizio 11. Studiare il comportamento del seguente integrale improprio al variare del parametro
Svolgimento: quello proposto è un integrale improprio di seconda specie perché l'intervallo di integrazione è limitato e la
Osserviamo primariamente che la funzione integranda ha due punti singolari che sono : per facilitarci lo studio
sfruttiamo la proprietà addivita sull'intervallo di integrazione la quale ci permette di esprimere l'integrale dato come somma di due
integrali ognuno dei quali ha una sola singolarità:
Studiamo separatamente il comportamento dei due integrali partendo dal primo, ossia
Pij88u9k
Possiamo dimostrare la convergenza del seguente integrale con la definizione stessa di integrale improprio
Per definizione di valore assoluto abbiamo che pertanto l'integrale si scrive come
Procediamo per parti scegliendo come fattore finito il logaritmo e come fattore differenziale la funzione costante , otteniamo
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Orbene, il limite è finito e di conseguenza l'integrale improprio che stiamo studiando converge, indipendentemente dal valore di .
che scomponendo la differenza di quadrati presenti all'interno del valore assoluto si scrive come
Studieremo la convergenza di questo integrale con il criterio del confronto asintotico osservando che
dove per costruire l'equivalenza asintotica del logaritimo abbiamo fatto affidamento al suo limite notevole. Le relazioni appena scritte
ci dicono sostanzialmente che la funzione integranda per gode della seguente equivalenza asintotica
Pij88u9k
Attenzione: è un integrale improprio notevole di seconda specie che converge se e solo se l'esponente
, mentre diverge se .
Possiamo concludere quindi che l'integrale dato dalla traccia converge se e solo se il parametro perché si esprime
come somma di integrali convergenti.
Svolgimento: la funzione integranda dell'integrale proposto presenta un punto di singolarità per inoltre l'intervallo di
integrazione è limitato di conseguenza possiamo asserire che l'integrale
è improprio di seconda specie. Procediamo con il criterio del confronto asintotico per . Grazie al limite notevole
dell'esponenziale, abbiamo che
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In forza del teorema del confronto asintotico, e facendo riferimento agli integrali impropri notevoli di seconda specie, possiamo
concludere subito che l'integrale proposto converge.
Svolgimento: per determinare la convergenza/divergenza dell'integrale improprio proposto è sufficiente ricorrere al criterio del
confronto asintotico. Non serve calcolare una primitiva che tra l'altro richiederebbe una mole non indifferente di passaggi algebrici.
Facendo riferimento, agli integrali impropri notevoli, è sufficiente valutare il comportamento della funzione in un intorno di , che
è l'unico punto problematico.
La seconda stima asintotica si ottiene trascurando la costante perché è un infinito. Le due stime permetto di scrivere la
Pij88u9k
seguente equivalenza asintotica per l'integranda
Sottolineiamo che è un integrale improprio notevole di prima specie ed è convergente perché l'esponente è
maggiore di .
Il criterio del confronto asintotico ci permette di concludere che l'integrale dato dall'esercizio è convergente.
Svolgimento: siamo di fronte ad un integrale improprio misto, nel senso che da un lato abbiamo un integrale improprio di prima
specie (l'intervallo di integrazione è illimitato), dall'altra un integrale improprio di seconda specie.
Studiamo la convergenza di
mediante il criterio del confronto asintotico, analizzando il comportamento asintotico dell'integranda negli intorni dei punti
problematici che sono e .
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Ciò assicura la convergenza nell'intorno di perché la funzione è asintotica a il cui integrale di prima specie associato è
ossia
Abbiamo convergenza perché l'integrale improprio di seconda specie associato alla stima
Pij88u9k è convergente.
Svolgimento: quello proposto è un integrale improprio di prima specie perché abbiamo a che fare con un integranda continua in un
intervallo illimitato.
Un modo per portare a casa l'esercizio consiste nello spezzare l'integrale in due parti mediante la proprietà additiva sugli intervalli:
Naturalmente se gli integrali al secondo membro convergono, allora convergerà anche l'integrale al primo membro: studiamo
separatamente dei due, cominciando da
Esso non è un integrale improprio perché abbiamo una funzione continua su intervallo chiuso e limitato, dunque converge
sicuramente.
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Poiché
allora converge e grazie al criterio del confronto per gli integrali impropri di prima specie converge anche:
Pij88u9k
osservando che la funzione integranda è certamente positiva in , inoltre entrambi gli estremi di integrazione sono
problematici: uno è e l'altro è e annulla il denominatore della funzione.
Se gli integrali al secondo membro convergono, allora converge anche l'integrale al primo.
Esso è un integrale improprio di seconda specie e per la funzione integranda in effetti vale
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In base ai criteri di convergenza per gli integrali impropri, poiché allora il secondo integrale improprio converge.
converge, l'esercizio è praticamente concluso. Il punto problematico è il primo estremo e per sussiste la seguente
equivalenza asintotica
Per i criteri di convergenza degli integrali impropri di seconda specie, l'integrale converge nell'intorno di .
Abbiamo espresso l'integrale di partenza come somma di integrali convergenti e di conseguenza converge.
Svolgimento: la prima cosa che salta all'occhio è che l'integrale proposto presenta due problematiche: una al primo estremo, valore
per il quale il denominatore dell'integranda si annulla, e una nel secondo estremo perché non è un numero finito.
Pij88u9k
così facendo possiamo studiare i problemi dati dagli estremi singolarmente. Se entrambi gli integrali convergono, allora anche
l'integrale dato dalla traccia converge.
di cui studiamo la convergenza mediante il criterio del confronto asintotico. Per sussiste l'equivalenza asintotica
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Svolgimento: questo è un integrale improprio molto particolare e richiede una strategia risolutiva diversa da quelle incontrate in
precedenza. Partiamo comunque dalla classificazione dell'integrale: esso è un integrale improprio di prima specie perché
l'integranda è una funzione continua in un intervallo illimitato.
e grazie al metodo di integrazione per parti, scegliendo come fattore finito e come fattore differenziale
otteniamo:
Pij88u9k
Osserviamo che
perché il termine per infatti il seno è una funzione limitata tra , e mentre il denominatore è un
infinito al tendere di .
osservando preliminarmente che la funzione integranda è a segno variabile nell'intervallo dato: in questi casi è bene utilizzare il
criterio di convergenza assoluta, il quale ci assicura che se converge
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ed inoltre sapendo converge (è un integrale improprio notevole di prima specie con esponente maggiore di )
scopriamo che l'integrale converge. Queste considerazioni ci permettono di concludere che l'integrale dato dalla traccia converge.
Svolgimento: siamo di fronte ad un integrale improprio di seconda specie, infatti la funzione integranda è continua in ma
Procediamo con il criterio del confronto asintotico, osservando che per sussiste l'equivalenza asintotica
Pij88u9k
e poiché
è un integrale improprio notevole divergente possiamo concludere che anche l'integrale di partenza diverge.
Svolgimento: siamo in presenza di un integrale improprio di seconda specie infatti la funzione integranda è continua nell'intervallo
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Esercizio 9. Dire se il seguente integrale converge oppure no
Svolgimento: l'integrale proposto è improprio e presenta problemi in , valore per cui si annulla il denominatore, e .
Procediamo spezzando l'integrale come somma di integrali, ognuno:
Possiamo studiare il carattere di questo integrale con il criterio del confronto asintotico per gli integrali di seconda specie. Per
sussiste la seguente stima
e dunque
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L'integrale converge perché ha lo stesso comportamento di
Il criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri di prima specie ci assicura che l'integrale converge perché converge
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In questi casi, spezziamo l'integrale dato come somma di integrali così da poter affrontare un punto problematico alla volta.
Se dimostriamo la convergenza degli integrali al secondo membro allora anche l'integrale al primo membro converge.
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che sembra essere un integrale improprio di seconda specie, avente problemi nell'estremo . Calcoliamo il limite per
per controllare se la funzione integranda sia effettivamente illimitata:
dove è intervenuto il limite notevole del seno per giungere al risultato. Il limite esiste ed è finito, di conseguenza l'integranda può
essere prolungata con continuità in ponendo , ciò assicura che l'integrale è convergente.
Questo è un integrale improprio di prima specie, che può essere studiato mediante il metodo del confronto. Inneschiamo tale
procedimento facendo uso della disuguaglianza notevole
Possiamo concludere che l'integrale improprio considerato inizialmente converge perché somma di integrali convergenti.
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Svolgimento: osserviamo preliminarmente che l'integrale improprio presenta due problematiche, infatti abbiamo un estremo infinito
e in più è un punto singolare per la funzione integranda.
Grazie all'additività sugli intervalli di integrazione possiamo spezzare l'integrale come somma di integrali ognuno dei quali presenta
una sola problematica:
Se i due integrali al secondo membro convergono lo farà anche l'integrale al primo e il gioco è fatto. Cominciamo con il primo
integrale, ossia:
Possiamo dimostrare che esso converge sfruttando il criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri di seconda specie, è
sufficiente costruire la seguente equivalenza asintotica:
e analizziamo l'integranda nell'intorno di . In tal caso si può fare riferimento al teorema del confronto per integrali impropri di
prima specie e osservare che vale definitivamente la maggiorazione:
Osservazione: più in generale ricordiamo che la funzione esponenziale è definitivamente maggiore di qualsiasi potenza con
esponente positivo.
dove l'ultima funzione determina un integrale improprio convergente nell'intorno di . L'integrale di partenza converge perché
somma di integrali convergenti.
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dobbiamo studiare il comportamento asintotico dell'integranda in un intorno destro del punto e nell'intorno di , infatti
osserviamo che a tutti gli effetti l'integrale dato presenta due criticità agli estremi: per il denominatore dell'integranda si
annulla mentre l'altro estremo non è finito
Cominciamo dall'intorno di : per la funzione integranda gode della seguente equivalenza asintotica:
per cui l'integrale è convergente in tale intorno perché ha lo stesso comportamento di che è un integrale improprio
Per quanto riguarda l'intorno destro di prima di studiare cosa succede effettuiamo alcune manipolazioni algebriche
sull'integranda così da facilitarci il compito in seguito: è molto utile effettuare una razionalizzazione al contrario, moltiplicando e
dividendo per .
Pij88u9k
Poiché questo limite è finito allora la funzione integranda è prolungabile con continuità per ponendo e ciò
In definitiva possiamo concludere che l'integrale improprio dato dalla traccia converge.
Esercizio 1. Studiare il carattere del seguente integrale al variare del parametro reale
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Svolgimento: ci troviamo di fronte ad un integrale improprio di prima specie dipendente da un parametro reale . La funzione
integranda, infatti, è una funzione continua sull'intervallo di integrazione , dunque l'unico estremo che richiede uno studio
approfondito è .
Dopo questa analisi preliminare, dobbiamo appoggiarci ad un opportuno criterio di convergenza per gli integrali impropri di prima
specie. Ad esempio possiamo studiare il comportamento asintotico dell'integranda per e cercare di ricondurci ad un
integrale improprio notevole, in modo da stabilire quali sono i valori del parametro reale che garantiscono la convergenza
dell'integrale improprio.
Consideriamo l'integranda
e osserviamo che al tendere di possiamo tralasciare le costanti additive nei binomi , che sono
ininfluenti al cospetto degli infiniti generati dagli addendi .
Ok, ora per confronto asintotico con gli integrali impropri notevoli di prima specie possiamo concludere che:
Esercizio 2. Studiare il comportamento del seguente integrale improprio, al variare del parametro reale .
Pij88u9k
e spezziamolo nella somma di due integrali, uno di prima specie e uno di seconda, più precisamente:
Se entrambi gli integrali al secondo membro convergono anche l'integrale al primo membro converge. Studiamo separatamente il
carattere dei due integrali cominciando dal primo ossia
che possiamo affrontare con il criterio del confronto asintotico, osservando che per vale la seguente equivalenza
asintotica:
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e determiniamo per quali valori di esso risulti convergente. In questo caso utilizziamo un metodo un po' particolare. Calcoliamo il
limite
Il limite è zero perché l'esponenziale al denominatore è un infinito di ordine superiore rispetto al numeratore indipendentemente dal
valore di . Dalla definizione di limite segue che esiste un intorno di tale che
Poiché l'integrale improprio di prima specie con integranda converge allora convergerà anche e ciò ce lo assicura il criterio
converge per mentre converge indipendentemente dal valore di pertanto l'integrale dato dalla traccia converge
se e solo se .
Pij88u9k
dovremo studiare il comportamento asintotico dell'integranda nei punti problematici così da ricondurci in qualche modo a integrali
impropri notevoli.
Approfondimento: tale stima asintotica salta fuori dal limite notevole del logaritmo, e per determinarla abbiamo usato il solito
stratagemma di sommare e sottrarre .
Ci siamo ricondotti ad un integrale improprio notevole di seconda specie e converge se e solo se ossia .
Ricapitolando: nell'intorno di abbiamo convergenza per , nell'intorno di abbiamo convergenza per , pertanto
l'integrale di partenza converge se e solo se .
Esercizio 4. Studiare il comportamento del seguente integrale improprio al variare del parametro
che presenta problemi sia in che in . In tutti gli altri punti dell'intervallo di integrazione la funzione risulta essere continua e
positiva. Studiamo il comportamento dell'integranda in prossimità di con l'ausilio dello sviluppo di Taylor della funzione seno.
Dalla teoria, sappiamo che l'integrale converge se e solo se l'esponente è minore di , quindi
converge se e solo se .
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questo perché il seno è una funzione limitata e in quanto tale può essere trascurata se messa a fianco all'infinito .
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converse se e solo se
Abbiamo ottenuto due condizioni, una per la convergenza in un intorno di , l'altra per la convergenza in un intorno di e
mettendole assieme otterremo i valori di in cui l'integrale di partenza è convergente: . L'esercizio è concluso.
risulti essere Riemann Integrabile. Stabilire per quali valori di è integrabile in senso improprio; infine calcolare l'integrale
improprio per .
Svolgimento: ricordiamo che una funzione è Riemann integrabile su un intervallo chiuso e limitato se la funzione è limitata ed
esiste finito l'integrale associato.
Per risolvere questo limite osserviamo che sussistono le seguenti relazioni asintotiche per
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(essa deriva dal limite notevole del seno)
Questo limite è finito se e solo se , e dunque possiamo asserire che la funzione data è Riemann -
integrabile se e solo se .
Per dobbiamo studiare l'integrabilità in senso improprio di nell'intervallo , ossia dobbiamo determinare per quali
converge. Il punto problematico è e in un intorno sinistro di tale valore sussiste la seguente equivalenza asintotica
Pij88u9k
Grazie al criterio del confronto asintotico per gli integrali di seconda specie, sappiamo che l'integrale dato converge se e solo se
converge
Calcoliamo a questo punto l'integrale per mediante la definizione stessa di integrale improprio ossia
Osserviamo che al numeratore abbiamo quasi la derivata del radicando, abbiamo solo bisogno di una costante moltiplicativa che
aggiusti le cose. Moltiplichiamo e diviamo per così da ottenere
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Svolgimento: la funzione integranda è continua nell'intervallo indipendentemente dal parametro . Abbiamo però una
singolarità per , infatti il denominatore si annulla per tale valore (se , abbiamo effettivamente dei problemi).
Utilizziamo il criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri di seconda specie. Osserviamo che mediante i limiti notevoli
possiamo costruire le seguenti stime asintotiche
mentre
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pertanto per la funzione integranda sussiste quanto segue
A questo punto interviene il criterio del confronto asintotico il quale ci assicura che l'integrale di partenza ha lo stesso
comportamento dell'integrale
che è un integrale improprio notevole di seconda specie che converge se e solo se l'esponente è minore di :
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Essa è continua nell'intervallo al variare di , mentre ha una singolarità per . Se è limitata nell'intervallo
dato sicuramente è Riemann integrabile (ossia l'integrale associato non è improprio) mentre se è illimitata siamo di fronte ad un
integrale impriprio di seconda specie.
Al fine di distinguere se siamo di fronte ad un integrale improprio o meno, studiamo il seguente limite al variare del parametro
.
Pij88u9k
Se però allora l'integrale è improprio di seconda specie di cui dobbiamo studiare la convergenza. Possiamo tranquillamente
riciclare la stima asintotica trovata in precedenza, così da asserire che per la funzione integranda gode della seguente
stima asintotica
ossia come un integrale improprio notevole di seconda specie che converge se e solo se .
In definitiva, possiamo concludere che l'integrale di partenza è improprio se e solo se mentre è un integrale improprio
convergente se e solo se .
Esercizio 8. Per quali valori del parametro il seguente integrale risulta essere convergente
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presenta una singolarità per , infatti il fattore non è definito per , mentre il denominatore si annulla.
Naturalmente dobbiamo tenere in considerazione di questa singolarità per studiare correttamente l'integrale improprio.
Possiamo pensare di spezzare l'integrale come somma di due integrali impropri in modo che:
La liceità di questo passaggio è assicurata dalla proprietà additiva sugli intervalli di integrazione di cui gode l'integrale:
e applichiamo il criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri. Il problema riguarda il comportamento dell'integranda
nell'intorno destro di . Troviamo un equivalente asintotico per , ragionando sui singoli fattori:
per basta applicare l'equivalenza asintotica determinata dal limite notevole del logaritmo:
A questo punto è sufficiente osservare che l'integrale ha lo stesso comportamento di che è un integrale improprio
per è sufficiente trascurare la costante additiva (ininfluente sull'ordine di infinito) e applicare una nota proprietà dei
logaritmi
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Per il criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri, l'integrale converge se e solo se converge
Come mostrare la convergenza? Semplicissimo, la presenza dell'esponenziale al denominatore è indice di probabile convergenza
indipendentemente dal valore che assume . Quando siamo in queste condizioni, è sufficiente mostrare che definitivamente la
funzione data è definitivamente minore di un'altra il cui integrale associato è convergente.
Proviamo a mostrare che in effetti la funzione data è definitivamente minore di per , per farlo è sufficiente mostrare
Il limite è zero perché l'esponenziale è un infinito di ordine superiore a qualsiasi potenza. Questo assicura che definitivamente vale
Pij88u9k
Poiché converge allora converge anche l'integrale
per il criterio del confronto semplice, mentre il criterio del confronto asintotico assicura che converge indipendentemente dal
valore di . In definitiva possiamo concludere che l'integrale di partenza converge se e solo se perché somma di integrali
convergenti.
Esercizio 9. Determinare per quali valori del parametro il seguente integrale converge
Svolgimento: l'integrale improprio parametrico si deve esprimere come somma di due integrali ognuno dei quali presenta una sola
problematica
dove è un qualsiasi numero reale positivo. Studieremo separatamente i due integrali, il primo dei quali è un integrale improprio di
seconda specie
infatti la funzione integranda è continua, ma presenta una singolarità nel primo estremo di integrazione. Studiamo quindi il
comportamento asintotico per :
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Osservazione: la stima asintotica vale soltanto quando tende a zero. In parole: l'arcotangente è
asintotico al suo argomento tende a zero. Nel nostro caso l'argomento tende a più infinito quando , quindi la stima non è
valida.
e di conseguenza
Pij88u9k
che è riconducibile ad un integrale improprio notevole di seconda specie convergente se e solo se .
e studiamone la convergenza con il criterio del confrono asintotico. Per valgono le seguenti stime
questo perché il logaritmo è un infinito di ordine superiore a qualsiasi potenza. Grazie alle stime trovate possiamo asserire che per
la funzione integranda gode della seguente stima
che è un integrale improprio notevole di prima specie e che sappiamo convergere se e solo se .
L'integrale dato dalla traccia converge se converge sia sia e ciò avviene se e solo se e l'esercizio è finalmente
concluso.
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è integrabile secondo Riemann per ogni , ricordiamo infatti che una funzione continua in un intervallo limitato è integrabile
secondo Riemann.
Facendo riferimento al limite notevole dell'esponenziale, possiamo scrivere la seguente relazione asintotica
e grazie al criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri possiamo concludere che l'integrale di partenza converge se e
solo se converge
Pij88u9k
converge per .
ed osserviamo che nell'intervallo di integrazione risulta essere continua, inoltre in tale intervallo il logaritmo è positivo,
pertanto il valore assoluto è superfluo.
L'integrale proposto ha problemi ad entrambi gli estremi, dobbiamo spezzarlo in due integrali e studiarne separatamente la
convergenza
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che è un integrale improprio di seconda specie in cui la singolarità è . Procediamo con il criterio del confronto asintotico. Per
valgono le seguenti stime
Esso converge indipendentemente dal valore di , questo perché l'esponenziale tende troppo velocemente a zero.
Formalmente possiamo asserire che
In definitiva possiamo asserire che l'integrale di partenza converge se e solo se perché somma di integrali convergenti.
Esercizio 12. Studiare il carattere del seguente integrale al variare del parametro reale
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Svolgimento: per studiare la convergenza dell'integrale improprio bisogna studiare il comportamento dell'integranda nell'intorno
destro di e nell'intorno di , in modo da poter applicare il teorema del confronto asintotico e dedurne il carattere
mediante gli integrali impropri notevoli.
Nell'intorno di : i limiti notevoli ci suggeriscono le due equivalenze asintotiche relative a numeratore e denominatore
conseguentemente
e inPij88u9k
questo caso l'integrale improprio associato a converge se .
Mettendo assieme le due condizioni otteniamo che l'integrale dato dalla traccia converge se e solo se .
e per prima cosa dobbiamo studiare il segno dell'argomento del valore assoluto
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e converge se e solo se , osserviamo infatti che quello ottenuto è un integrale improprio notevole di
seconda specie.
ha lo stesso comportamento di
che converge se e solo se . Mettiamo assieme le due condizioni ottenute per così da concludere
che l'integrale di partenza converge se e solo se .
Pij88u9k
Per studiare l'integrale improprio determiniamo le equivalenze asintotiche e facciamo intervenire il criterio del confronto asintotico
per gli integrali.
In base alla teoria degli integrali impropri notevoli di seconda specie abbiamo convergenza se e solo se
.
Lavoriamo per , nel qual caso conviene effetturare la seguente sostituzione: ed osservare
che quando si ha che .
Per il numeratore è asintotico a che è una costante. Il denominatore, grazie alla sostituzione
gode invece della seguente stima asintotica
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e dunque tornando in la precedente relazione diventa
la cui convergenza è assicurata se e solo se , questo perché ci siamo ricondotti ad un integrale improprio
L'integrale di partenza converge se il parametro rispetta entrambe le condizioni contemporaneamente ossia quando
e ciò conclude l'esercizio.
richiede un'attenzione particolare per via della potenza . In base al segno che assume la funzione integranda ha diverse stime
asintotiche.
Pij88u9k
Osserviamo comunque che la funzione integranda è continua nell'intervallo ed è a segno costante, inoltre l'integrale
presenta due problematiche, è naturale quindi spezzare l'integrale come somma di integrali:
Se gli integrali al secondo membro convergono contemporaneamente allora convergerà l'integrale al primo membro. Studiamo il
primo integrale ossia
e di conseguenza la funzione integranda è prolungabile con continuità in . Ricordiamo che le funzioni continue in un
intervallo chiuso e limitato sono integrabili secondo Riemann: possiamo concludere che converge per .
Ancora una volta la funzione integranda è continua nell'intervallo chiuso e limitato e dunque è integrabile secondo Riemann.
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Per si ha che per e questa volta il punto rappresenta una singolarità di seconda specie, infatti la
funzione integranda smette di essere limitata nell'intervallo considerato.
Per studiare il comportamento dell'integrale facciamo affidamento al criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri di
seconda specie. Per sussistono le seguenti stime asintotiche: la prima è quella dell'arcotangente derivante dal suo limite
notevole
che converge se e solo se (è un integrale notevole di seconda specie). L'analisi condotta ci permette di
concludere che l'integrale converge se .
OraPij88u9k
concentriamo la nostra attenzione sul secondo integrale ossia
e affrontiamolo distinguendo i casi . Naturalmente abbiamo a che fare con un integrale improprio di prima
specie, giacché l'intervallo di integrazione è illimitato. Procediamo con il criterio del confronto asintotico per gli integrali di seconda
specie
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Se l'integranda si comporta asintoticamente come , questo perché per sussistono le seguenti stime
In definitiva possiamo asserire che converge se e solo se e di conseguenza l'integrale dato dalla traccia converge se e
solo se convergono contemporaneamente ossia se . L'esercizio è finalmente terminato.
Esercizio 16. Studiare la convergenza del seguente integrale al variare del parametro
Pij88u9k
possiamo limitarci a studiare il comportamento della funzione integranda nell'intorno destro di , poiché in l'integranda
è ben definita e continua.
1) Se il denominatore non crea problemi: è somma di infinito e di un infinitesimo, di conseguenza per la funzione integranda
vale
dunque la funzione integranda è prolungabile con continuità nel punto . Ricordando che la continuità in un intervallo chiuso e
limitato è condizione sufficiente per l'integrabilità possiamo asserire che l'integrale dato converge per .
2) Se il denominatore, ancora una volta, non crea problemi: è somma di un infinito e di un infinitesimo
di consuenza
e dunque la funzione integranda è prolungabile con continuità in . Poiché la funzione prolungata è continua in un chiuso e
limitato allora essa è integrabile secondo Riemann.
201
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3) Se il denominatore è finito e della forma , quindi la funzione è continua nell'intervallo di integrazione chiuso e
limitato ed è dunque integrabile secondo Riemann.
4) Mettiamoci nel caso . L'integranda è somma di un infinito e di un infinitesimo, di conseguenza possiamo scrivere la
stima asintotica
Per studiare la convergenza usiamo il criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri di seconda specie e in particolare per
confronto asintotico con gli integrali impropri notevoli, vediamo che c'è convergenza se . Dato che ci
troviamo nel caso , l'integrale converge per .
5) Se l'integrale diventa
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Esercizio 17. Studiare la convergenza del seguente integrale al variare del parametro
composizione di funzioni continue, non presenta punti singolari interni all'intervallo. Siamo di fronte ad un integrale improprio di
prima specie perché l'intervallo è illimitato.
Per studiare la convergenza dell'integrale improprio di prima specie osserviamo che nell'integranda al tendere di risulta
che , quindi possiamo ricorrere al limite notevole del coseno e passare all'equivalente asintotico
mentre per il denominatore osserviamo che è un infinito di ordine superiore a quello degli altri addendi, conseguentemente
sussiste la stima asintotica
In definitiva possiamo scrivere che vale la seguente stima per la funzione integranda:
Il criterio del confronto asintotico ci assicura quindi che l'integrale dato dalla traccia converge se e solo se converge il seguente:
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che è riconducibile ad un integrale improprio notevole di seconda specie che converge se e solo se
dove
Pij88u9k
in cui la funzione integranda è data da una funzione definita a tratti
La variabilità dell'estremo di integrazione superiore fa sì che il valore dell'integrale dipenda dal valore assunto da tale estremo (o
meglio, da tale variabile). In questo senso abbiamo a che fare con quella che a tutti gli effetti è una funzione.
Il nostro scopo prevede di determinare un'espressione esplicita della funzione , osserviamo comunque che non è sempre
possibile esprimere esplicitamente una funzione integrale.
Il fatto che l'integranda sia definita a tratti non deve spaventarci, perché sappiamo che vale l'utilissima proprietà degli integrali
Consideriamo l'integrale
se allora , in entrambi i casi e dunque ricadiamo sul secondo ramo della funzione
, di conseguenza
203
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Men che meno dobbiamo farci spaventare dall'estremo in , perché abbiamo calcolato un integrale definito e dobbiamo effettuare
una pura e semplice valutazione letterale
Abbiamo finito. La definizione per tratti dell'integranda ci ha dettato la linea da seguire nel calcolo dell'integrale, e questo a sua volta
ci ha condotto ad un'espressione della funzione integrale come funzione definita a tratti:
Pij88u9k
Esercizio 2. La funzione integrale con integranda definita nell'intervallo a partire dal punto
calcolata in quanto vale?
Svolgimento: il primo passo per la risoluzione dell'esercizio prevede di scrivere la funzione integrale
possiamo allora ricorrere ad una nota proprietà dell'integrale secondo Riemann per riscrivere opportunamente il precedente
integrale come segue
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Svolgimento: per prima cosa osserviamo che per una nota proprietà degli integrali definiti
è continua in tutto l'asse reale, pertanto la funzione integrale è definita per ogni e in più soddisfa le ipotesi del teorema
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fondamentale del calcolo integrale, grazie al quale possiamo calcolare la derivata prima della funzione integrale, anzi ci dice che
essa coincide con l'integranda
La derivata prima di è positva o nulla per ogni (ed in particolare è nulla se e solo se )
perché prodotto di funzioni non negative, concludiamo abbastanza facilmente che è monotona crescente.
Si ha quindi che:
L'esercizio è concluso.
Svolgimento: applichiamo la definizione di ordine di infinitesimo rispetto all'infinitesimo campione per . In soldoni
dobbiamo determinare l'esponente tale che il seguente limite esiste finito e diverso da zero
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Naturalmente il limite appena scritto è una forma indeterminata , possiamo applicare il teorema di De l'Hopital in combinazione
con il teorema fondamentale del calcolo integrale, il quale ci aiuta nel calcolo della derivata della funzione integrale.
Deriviamo separatamente numeratore e denominatore cominciando dalla derivata di . Possiamo ottenere la sua derivata
applicando il teorema fondamentale del calcolo integrale: esso ci assicura che la derivata della funzione integrale coincide con
l'integranda
Possiamo affrontare questo limite affindandoci alle equivalenze asintotiche. Il limite notevole dell'arcotangente permette di scrivere
la seguente equivalenza
Pij88u9k
L'ultimo limite esiste, finito e diverso da zero se e solo se . Possiamo quindi concludere che la funzione
integrale ha ordine di infinitesimo per rispetto all'ordine di infinitesimo .
Svolgimento: prima di procedere con lo svolgimento dell'esercizio proponiamo una piccola e velocissima parentesi teorica. Il
teorema fondamentale del calcolo integrale ci dice che se abbiamo una funzione continua nell'intervallo allora la
funzione integrale
dove è una funzione derivabile, possiamo vedere come una funzione composta. Per le regole di derivazione delle
funzioni composte abbiamo che
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quindi la derivata prima della funzione integrale è uguale alla funzione integranda composta con la funzione estremo per la derivata
della funzione estremo. Se anche il secondo estremo è una funzione di , ossia se la funzione integrale si presenta nella forma
Ora possiamo calcolare la derivata di e . La derivata di si ottiene utilizzando la regola di derivazione del
prodotto
Osserviamo che il calcolo esplicito dell'integrale è praticamente impossibile, perché non è esprimibile mediante composizione di
funzioni elementari.
La derivata del coseno è nota, mentre è un po' più delicato il calcolo della derivata in cui compare l'integrale. L'estremo superiore
non è la semplice ma qualcosa di più elaborato, dobbiamo pertanto integrare utilizzando la regola di derivazione delle funzioni
composte
Svolgimento: iniziamo l'esercizio dimostrando che la funzione integrale è effettivamente invertibile e per farlo faremo vedere
che essa è monotona. Come fare? Faremo intervenire il teorema fondamentale del calcolo integrale, ma prima dobbiamo verificarne
207
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le ipotesi.
La funzione integranda
è ovviamente continua su tutto l'asse reale perché è quoziente di funzioni continue. Il teorema fondamentale del calcolo integrale, in
combinazione con la regola di derivazione delle funzioni composte, assicura che la derivata della funzione integrale è la seguente
Ovviamente la derivata prima di è sempre positiva perché prodotto di funzioni positive, e pertanto è una funzione
strettamente crescente.
La monotonia ci permette di concludere che la funzione è invertibile nel dominio. Dedichiamoci ora all'altra domanda
dell'esercizio. Per calcolare la derivata prima della funzione inversa, dobbiamo utilizzare la formula di derivazione per la funzione
inversa.
Per prima cosa dobbiamo determinare tale che , nel nostro caso , dunque dobbiamo risolvere
l'equazione
Poiché la funzione è monotona, l'equazione precedente ammette, se esiste, un'unica soluzione. Per determinare ci viene
in soccorso una proprietà degli integrali ossia
Pij88u9k
Se gli estremi di integrazione sono uguali allora l'integrale è zero. Alla luce di questa proprietà possiamo analizzare più a fondo
l'equazione (\bullet) che è soddisfatta se e solo se gli estremi sono uguali ossia quando :
abbiamo determinato il nostro .
Ora
In conclusione .
Osservazione: è bene tenere a mente che l'arcotangente è la funzione inversa della funzione tangente ed infatti sussiste la relazione
notevole
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Esercizio 7. Provare che la seguente funzione è invertibile:
e calcolare
che è ovviamente definita nell'intervallo ed è facile capirlo: l'integrada è infatti definita e continua su tutto .
La funzione integrale è continua in ogni punto del proprio insieme di definizione perché l'integranda è limitata e integrabile.
Se riusciamo a dimostrare che la funzione è strettamente monotona abbiamo finito perché una funzione continua in un
intervallo è invertibile se e solo se è monotona. Per studiare la monotonia calcoliamo la derivata di
e ci serviamo del teorema fondamentale del calcolo integrale, il quale garantisce la derivabilità della funzione integrale (perché
l'integranda è continua) e ci permette di calcolare
Osserviamo che la derivata prima è maggiore di zero perché quoziente di quantità positive nel dominio:
.
Pij88u9k
Ne deduciamo subito che la funzione integrale è strettamente crescente sul proprio dominio. In sintesi, è definita su un
intervallo, è continua ed è strettamente monotona, dunque è invertibile.
Per la seconda parte del problema dobbiamo ricorrere al teorema per la derivata della funzione inversa, il quale ci permette di
calcolare la derivata della funzione inversa in un punto senza conoscere l'espressione esplicita dell'inversa.
Quali sono i valori di Ovviamente , mentre per determinare dobbiamo semplicemente ricavare la
preimmagine di mediante , ossia dobbiamo determinare il valore di tale che ossia
da cui
Dato che abbiamo a che fare con una funzione integrale invertibile su , ed in particolare iniettiva, ad un immagine può
corrispondere un'unica preimmagine. Le proprietà degli integrali non ci lasciano scampo: .
A questo punto non ci resta che applicare il teorema per la derivata della funzione inversa
209
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e abbiamo finito.
Esercizio 8. Dopo aver trovato esplicitamente l'espressione della seguente funzione integrale, determinare per quali valori del
parametro essa risulti essere monotona crescente
non è necessario calcolarne una primitiva, ma nel caso della funzione considerata non è complicato, infatti abbiamo che
e quindi si può procedere allo studio della monotonia di procedendo nella maniera standard. Se vogliamo evitare il calcolo
della primitiva, viene in nostro soccorso il teorema fondamentale del calcolo integrale, per il quale risulta che
Per far sì che sia una funzione crescente dobbiamo richiedere che la derivata prima sia non negativa nel dominio e ciò
avviene se e solo se il polinomio di secondo grado risulti essere non negativo per ogni .
Pij88u9k
Tale condizione è soddisfatta nel momento in cui il discriminante associato è negativo o nullo e il coefficiente di è positivo,
proprio in questo caso.
da cui
Tali valori rendono quindi il discriminante del polinomio non positivo ed essendo il coefficiente del termine quadratico positivo,
abbiamo la certezza che il polinomio sia positivo sull'intero asse reale.
Possiamo quindi concludere che la funzione integrale è crescente nel dominio, nel momento in cui .
Per determinare gli intervalli di monotonia di utilizziamo il teorema fondamentale del calcolo integrale che ci permette di
calcolare la derivata prima della funzione integrale
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e studiamo il segno della derivata prima nell'intervallo e per farlo studieremo separatamente il segno del numeratore e del
denominatore:
Risolviamo la disequazione di secondo grado così da ottenere che il denominatore è positivo se e solo se
.
Nell'intervallo la derivata prima della funzione è positiva e dunque la funzione è strettamente crescente in .
Pij88u9k
scrivere l'equazione della retta tangente al grafico della funzione integrale nel punto di ascissa .
Svolgimento: ricordiamo che l'equazione della retta tangente al grafico di una funzione derivabile nel punto di ascissa è
data dalla formula
da cui si evince che rappresenta il coefficiente angolare della retta tangente al grafico, in accordo con l'interpretazione
geometrica di derivata di una funzione.
Guardiamo un momento l'equazione della retta tangente: in essa compaiono , ossia la derivata prima di nel punto
e cioè il valore che la funzione assume nel punto .
Per applicare la formula abbiamo bisogno della derivata della funzione integrale che possiamo ottenere mediante il teorema
fondamentale del calcolo integrale congiuntamente al teorema per la derivata della funzione composta. Naturalmente tutte le ipotesi
sono soddisfatte giacché l'integranda è una funzione continua in tutto l'asse reale.
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Valutiamo la derivata prima della funzione per
Rimarchiamo che il risultato è zero per una nota proprietà dell'integrale definito in cui gli estremi sono finiti e uguali.
Abbiamo tutti gli elementi per scrivere la retta tangente al grafico della funzione
L'esercizio è finito.
Esercizio 11. Trovare gli eventuali massimi e minimi e scrivere l'equazione della retta tangente al grafico della funzione integrale
Pij88u9k
con funzione integranda continua in tutto il suo dominio, pertanto integrabile tra . Il dominio della funzione
integrale è quindi .
Calcoliamo al derivata prima della funzione integrale utilizzando il teorema fondamentale del calcolo integrale:
La derivata prima non si annulla per alcun valore di conseguentemente non ha punti estremanti, inoltre è sempre positiva perché
quoziente di quantità positive. Questo ci permette di asserire che la funzione integrale è monotona strettamente crescente (ed è
quindi iniettiva).
La seconda parte dell'esercizio richiede di determinare l'equazione della retta tangente al grafico della funzione integrale nel punto
di ordinata : viene in nostro soccorso la formula
purtroppo però non conosciamo il valore di , il testo dell'esercizio invece fornisce , però possiamo determinarlo
impostando l'equazione o detto in altri termini
Abbiamo già detto (e dimostrato) che la funzione integrale è iniettiva, dunque l'equazione appena scritta ha un'unica soluzione che
si ottiene abbastanza agevolmente se si tiene a mente che se gli estremi di un integrale sono uguali allora l'integrale è nullo: è
sufficiente quindi richiedere che .
Siamo a posto, l'esercizio è praticamente svolto, manca solo l'equazione della retta tangente che possiamo trovare sostituendo
semplicemente i valori che ci servono ossia:
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e l'esercizio è terminato.
Svolgimento: l'esercizio chiede di determinare i valori di in cui l'integrale esiste finito. Come procedere in questi casi? La prima
cosa che bisogna fare è determinare il dominio della funzione integranda che si ottiene imponendo che il
denominatore sia diverso da zero, e che il radicando sia positivo (perché al denominatore). Con semplici calcoli si arriva a
Nel dominio è anche continua perché composizione di funzioni continue, inoltre rappresenta un punto singolare per
. Proprio per questo motivo
Pij88u9k
rappresenta un integrale di seconda specie al variare di . Ovviamente non dobbiamo calcolare esplicitamente l'integrale, non è
quello che chiede l'esercizio. Utilizzeremo invece i criteri di convergenza integrale di seconda specie.
Fissiamo e studiamo la convergenza dell'integrale. Osserviamo che la funzione integarnda è positiva nell'intervallo ed
utilizziamo il criterio del confronto asintotico per gli integrali nel punto singolare, ossia . Per sussiste la seguente stima
asintotica
e poiché
converge per ogni . Per la funzione integrale è perché gli estremi di integrazione coincidono. In definitiva la
funzione integrale ha per dominio
In realtà, il calcolo dell'integrale non è complicato ed è possibile determinare esplicitamente l'espressione della funzione integrale
che risulta essere
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Lasciamo i conti agli studenti più volenterosi (suggerimento, procedere per sostituzione ponendo )
L'esercizio è terminato.
Naturlamente possiamo risolvere l'equazione con la legge di annullamento del prodotto e ottenere che il dominio dell'integranda è
Inoltre la funzione è continua in tutto il suo dominio, pertanto è integrabile in ogni intervallo [-1, x] contenuto nel dominio,
naturalmente affinché si abbia un intervallo interamente contenuto nel dominio, dobbiamo richiedere che .
di cui controlliamo il comportamento mediante il criterio del confronto asintotico per gli integrali di seconda specie. Per
valgono le seguenti relazioni asintotiche
Ora attenzione:
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Studiamo ora come si comporta la funzione integranda per . In tal caso valgono le seguenti stime asintotiche
converge in quanto integrale improprio notevole di seconda specie e per il criterio del confronto asintotico per gli integrali di
seconda specie converge anche l'integrale
Questo ci assicura che è un punto del dominio della funzione integrale, inoltre per ogni possiamo scrivere la
funzione integrale come:
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Il primo integrale è certamente convergente così come converge anche il secondo integrale al secondo membro per ogni . In
definitiva possiamo concludere che il dominio della funzione integrale è:
L'esercizio è concluso.
è iniettiva in .
è iniettiva o meno, è sufficiente determinare la derivata della funzione integrale mediante l'uso del teorema fondamentale del calcolo
integrale, che può essere applicato giacché la funzione integranda è continua su tutto l'asse reale.
Il teorema fondamentale del calcolo integrale assicura che la funzione è derivabile nel suo dominio ed in più fornisce la
formula che ci permette di determinare la derivata prima
La derivata prima è sempre positiva (è una funzione esponenziale) quindi la funzione integrale è strettamente crescente e poiché la
monotonia di una funzione continua in un intervallo ne assicura l'iniettività di quest'ultima, l'esercizio è praticamente finito: la
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funzione integrale è iniettiva.
Esercizio 15. Calcolare i punti estremanti della seguente funzione integrale sull'intervallo
nell'intervallo chiuso e limitato . Osserviamo che la funzione integranda è una funzione continua
perché prodotto di funzioni continue, pertanto non solo è continua ma è anche derivabile in .
Il teorema di Weierstrass ci assicura l'esistenza dei punti di massimo e di minimo in . Mediante il teorema fondamentale del
calcolo integrale, le cui ipotesi sono soddisfatte, possiamo calcolare la derivata prima di :
Utilizziamo il teorema di Fermat sui punti stazionari: se abbiamo un punto di massimo o di minimo interno all'intervallo
allora tale valore annulla la derivata prima. Imponiamo quindi che la derivata prima sia nulla, così da determinare gli eventuali
candidati punti di massimo o di minimo
Per la legge di annullamento del prodotto, l'equazione appena scritta è soddisfatta se e solo se almeno uno dei fattori è , ossia:
Pij88u9k
dove è giustificato dal fatto che stiamo lavorando in . Sia sono potenziali punti di massimo o di
minimo relativi. Per classificare i punti, studiamo il segno della derivata prima:
Per quindi non influisce sul segno del prodotto, che dipende invece dal segno del coseno:
nulla per ;
negativa nell'intervallo
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Per completare l'analisi dobbiamo studiare cosa succede agli estremi dell'intervallo, ossia quando , in
particolare dobbiamo confrontare i valori che la funzione assume aglie estremi per calcolare il punto di massimo, il che equivale a
confrontare gli integrali
Entrambi gli integrali possono essere risolti per parti: risolviamo il primo
mentre
Il primo integrale è maggiore del secondo, di conseguenza è un punto di massimo assoluto. Ora l'esercizio è completo.
Pij88u9k
Esercizio 16. Scrivere lo sviluppo di Taylor con resto di Peano, centrato in al secondo ordine della funzione
Per completare l'esercizio abbiamo bisogno dei valori che possiamo determinare mediante l'uso delle
proprietà degli integrali e il teorema fondamentale del calcolo integrale in combinazione con la regola di derivazione delle funzioni
composte. In dettaglio:
il calcolo di richede il calcolo della derivata prima della funzione integrale che è:
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Valutiamo la funzione ottenuta per così da avere il termine necessario per costruire lo sviluppo di Taylor
Non ci resta che sostituire i valori ottenuti nello sviluppo di Taylor così da ottenere
Esercizio 17. Scrivere la formula di Taylor arrestata al secondo ordine di nel punto di ascissa con il resto secondo
Peano, dove:
Svolgimento: ricordiamo che sotto le ipotesi del teorema di Taylor, la formula di Taylor centrata in un punto e del secondo ordine
associata ad una funzione è:
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che per essere completata abbiamo bisogno di , ossia del valore che la funzione integrale assume per , di , ossia
la derivata di e della derivata seconda .
ed è uguale a zero perché gli estremi di integrazione sono uguali. Dedichiamoci al calcolo della derivata prima e in seguito la
valuteremo per . Tale calcolo avviene mediante il teorema fondamentale del calcolo integrale in combinazione con il teorema
di derivazione delle funzioni composte:
Ora tocca calcolare la derivata seconda di , derivando semplicemente la derivata prima con i soliti metodi di derivazione
Pij88u9k
e sostituiamo i valori ottenuti nella formual di Taylor, così da raggiungere il risultato, ossia:
e l'esercizio è concluso.
calcolare il polinomio di in .
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Per determinare la derivata prima della funzione integrale dobbiamo necessariamente far ricorso al teorema fondamentale del
calcolo integrale, in combo con la regola di derivazione delle funzioni composte. Ovviamente tutte le ipotesi del teorema
fondamentale del calcolo sono soddisfatte, infatti l'integranda
Il prossimo punto consiste nel determinare il polinomio di Taylor con centro associati alla derivata prima della funzione
integrale. Per farlo scriviamo come segue:
Pij88u9k
e dunque possiamo utilizzare lo sviluppo notevole scritto in precedenza: basta sostituire a la potenza , così da ottenere
che grazie alle proprietà delle potenze e degli o piccolo si riscrive come:
L'esercizio chiede il polinomio di Taylor di grado , pertanto possiamo tranquillamente trascurare tutti i termini che hanno grado
superiore a
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ed eseguiamo i prodotti ricordandoci che tutti i termini di grado superiore a finiscono nell'o piccolo
Nota: non abbiamo scritto l'o piccolo perché un polinomio non ha o piccoli.
Calcoliamo a questo punto lo sviluppo di Taylor centrato in e di ordine associato alla funzione integrale :è
sufficiente integrare rispetto ad , termine a termine, lo sviluppo di Taylor associato alla derivata prima:
Svolgimento: cominciamo con il notare che è continua e derivabile infinite volte perché composizione di funzioni derivabili.
Per determinare lo sviluppo di Taylor centrato in , abbiamo bisogno delle derivate della funzione:
Possiamo procedere con il calcolo esplicito delle derivate utilizzando il teorema fondamentale del calcolo integrale in combo con la
regola di derivazione per le funzioni composte, ma richiede una mole non indifferente di conti. Facciamoci furbi e procediamo in
modo differente:
Poniamo
Determiniamo lo sviluppo della funzione mediante la definizione stessa di sviluppo di Taylor al terzo ordine:
Abbiamo bisogno quindi della funzione, della derivata seconda e della derivata terza di valutate ne punto .
Partiamo da che può essere determinato utilizzando la ben nota proprietà degli integrali definiti secondo cui se gli estremi di
un integrale definito coincidono allora esso vale zero. Nel nostro caso abbiamo:
Calcoliamo le derivate utilizzando il teorema fondamentale del calcolo integrale in combinazione con il teorema di derivazione delle
funzioni composte:
Abbiamo a disposizione gli ingredienti che consentono di calcolare lo sviluppo di Taylor al terzo ordine della funzione integrale
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Siamo riusciti a calcolare lo sviluppo della funzione integrale che possiamo comporre con lo sviluppo notevole del seno così da
soddisfare la richiesta dell'esercizio
Per soddisfare la seconda richiesta dobbiamo sostituire al posto di il suo sviluppo nel limite
Pij88u9k
Affinché questo limite faccia esattamente dobbiamo richiedere che scompaiano le potenze aventi esponenti minori di : per fare in
modo che ciò accada le costanti devono soddisfare le seguenti condizioni
per calcolarlo la prima considerazione da fare è che il limite e integrali sono operatori monotoni, quindi possiamo limitarci a trovare
un'opportuna funzione che minora l'integranda e tale per cui sia semplice calcolare l'integrale. Ad esempio
Pij88u9k
Nel secondo caso, basta sfruttare la simmetria della funzione integranda, che è una funzione pari infatti detta la funzione
integranda si ha che:
e ricordare che l'integrale ha significato geometrico di area sottesa dal grafico della funzione e riscrivere il limite come
dove
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è finito perché l'integranda è continua nell'intervallo chiuso e limitato ed è pertanto Riemann integrabile, mentre
Vediamo come raggiungere questo risultato nel dettaglio. Poiché possiamo supporre senza perdita di generalità che
(intuitivamente, la deve andare a , e nel suo tragitto prima o poi dovrà essere minore di ).
e infine estraiamo la radice quadrata membro a membro che essendo una funzione crescente nel dominio non inverte le
disuguaglianze
Ribadiamo che l'operatore integrale è monotono (isotonia dell'integrale) e applicandolo membro a membro otteniamo
Risolviamo il primo integrale, quello in cui l'integranda è una funzione costante, ossia
Pij88u9k
Grazie al teorema del confronto per gli integrali possiamo concludere che
e di conseguenza
Svolgimento: per risolvere il limite utilizzeremo gli sviluppi notevoli del coseno e del logaritmo, ma prima osserviamo che
o scritto in altri termini di conseguenza, quando anche per il teorema dei carabinieri, pertanto possiamo
utilizzare lo sviluppo notevole del coseno giacché il suo argomento è infinitesimo.
Sappiamo che
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pertanto
Grazie allo sviluppo notevole del logaritmo potremo scrivere invece che
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In definitiva
Esercizio 22. Risolvere il seguente limite, dimostrando che effettivamente è presente una forma di indecisione
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Svolgimento: il primo passo consiste nel dimostrare che siamo di fronte ad una forma di indecisione. Naturalmente per
, inoltre la funzione integranda è continua nell'intervallo chiuso e limitato , pertanto
Abbiamo ottenuto come risultato perché gli estremi di integrazione sono uguali e dunque siamo di fronte ad una forma di
indecisione .
Accertato questo possiamo applicare il teorema di De l'Hopital: abbiamo bisogno della derivata della funzione integrale e della
derivata della potenza .
che possiamo calcolare mediante il teorema fondamentale del calcolo integrale in composizione con il teorema di derivazione delle
funzioni composte
La derivata di è immediata
Pij88u9k
dunque il limite si riscrive come
semplificando con
L'esercizio è concluso.
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ed in particolare osserviamo bene l'argomento della funzione logaritmo. Una delle proprietà fondamentali della funzione parte intera
che ci permetterà di portare a casa l'esercizio è:
Ora attenzione: passando al limite membro a membro scopriamo che è infinitesimo, infatti sussiste la seguente relazione
e il teorema dei carabinieri ci assicura che il limite centrate è zero perché i limiti esterni sono anch'essi nulli.
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Approfondiamo un momento l'ultima stima asintotica, partendo dalla relazione trovata in precedenza, cioè:
Il primo limite è certamente , così come lo è il terzo, di conseguenza anche il limite centrale è per via del teorema dei carabinieri.
Questi passaggi dimostrano la relazione asintotica , naturalmente dobbiamo utilizzare questa stima, altrimenti è stata tutta fatica
sprecata.
Grazie al criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri e in forza alla stima asintotica trovata possiamo asserire che
l'integrale ha lo stesso comportamento dell'integrale
che è un integrale improprio notevole divergente. Possiamo concludere quindi che il limite di partenza diverge positivamente, ossia
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Abbiamo finito.
Esercizio 24. Determinare una funzione ed i valori del parametro per cui risulti
Svolgimento: l'esercizio richiede un po' di intuito ed infatti è come se ci stesse chiedendo di comprendere qual è la forma
dell'integranda conoscendo l'integrale. Come facciamo? Possiamo procedere in questo modo.
abbiamo un polinomio che è notoriamente una funzione derivabile e affinché vi sia uguaglianza, anche al primo membro dobbiamo
avere una funzione derivabile. Questa semplice osservazione ci permette di derivare membro a membro rispetto ad . La derivata
della funzione integrale al primo membro si calcola mediante il teorema fondamentale del calcolo integrale in combinazione con il
teorema di derivazione delle funzioni composte
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da cui, dividendo membro a membro per due otteniamo l'espressione di , ossia della funzione integranda
Benissimo, ora siamo a conoscenza della funzione e possiamo calcolare esplicitamente l'integrale che definisce la funzione
integrale
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e per calcolarle applichiamo il principio di identità dei polinomi che ci permetterà di trovare la condizione che le definisce:
Risolviamo l'equazione di secondo grado e otteniamo che . In definitiva la funzione integranda che soddisfa
Svolgimento: per portare a casa l'esercizio è necessario utilizzare il teorema di Lagrange, dobbiamo però accertarci che tutte le sue
ipotesi siano soddisfatte. Fissiamo con e consideriamo l'intervallo .
Mostreremo che è continua nell'intervallo chiuso e limitato ed è anche derivabile nell'intervallo aperto , cominciando
dalla continuità.
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La funzione integrale è continua nell'intervallo La risposta è ovviamente sì, perché per essa vale il teorema di continuità
delle funzioni integrali. Osserviamo infatti che l'integranda è continua in tutto l'asse reale e risulta di conseguenza
integrabile nell'intervallo .
La funzione è derivabile nell'intervallo Possiamo rispondere in scioltezza a questa domanda mediante il teorema
fondamentale del calcolo integrale.
Poiché le pretese del teorema di Lagrange sono soddisfatte allora esiste un punto tale che
Ricordiamo che il valore assoluto di un prodotto coincide con il prodotto dei valori assoluti dei singoli fattori. Tale proprietà ci
permette di scrivere quanto segue:
A questo puntoo dobbiamo calcolare la derivata prima della funzione . Dal teorema fondamentale del calcolo integrale, in
combinazione con la regola di derivazione delle funzioni composte abbiamo:
e dunque
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e passiamo ai reciproci, ricordandoci che questa procedura inverte il verso delle disuguaglianze in gioco
Osserviamo che stiamo giocando con quantità positive, e finora il valore assoluto non è servito.
Moltiplichiamo membro a membro per (qui il valore assoluto è necessario perché la funzione coseno è a segno variabile)
Questa relazione vale per ogni , varrà in particolare anche per ossia
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a) determinare il campo di esistenza, o dominio;
Svolgimento: a) il dominio dell funzione integrale è , ma dobbiamo spiegare il perché. Consideriamo la funzione
integranda
Attenzione, il limite è non perché siamo di fronte ad una forma di indecisione ma perché è prodotto di due infinitesimi.
Poiché l'integranda è prolungabile con continuità in allora è integrabile localmente in , indipendentemente dal valore che
assume .
b) Verifichiamo la parità o la disparità della funzione integrale prendendo in esame la seguente quantità:
e dunque diventa
c d) Calcoliamo la derivata prima di che possiamo determinare mediante il teorema fondamentale del calcolo integrale, il
quale ci assicura che la derivata di coincide con l'integranda (questo perché l'estremo variabile è la semplice )
e dunque si candida come punto stazionario. Studiamo la natura di questo punto analizzando il segno della derivata prima
impostando la disequazione
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È chiaro che l'esponenziale non infierisce sul segno giacché è una funzione positiva, dunque il segno della derivata prima dipende
esclusivamente dal fattore
positiva per ;
nulla per ;
negativa per .
e dalla definizione stessa di minimo assoluto scopriamo che , si ha quindi che la funzione
integrale è sempre non negativa.
e) Calcoliamo la derivata seconda, in che modo? Semplicissimo, sarà sufficiente derivare la derivata prima utilizzando la regola di
derivazione del prodotto in combinazione con la regola di derivazione delle funzioni composte
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che è sempre positiva sia nell'intervallo che in . In più, per la derivata seconda della funzione integrale
vale , infatti
Abbiamo visto che è un punto di minimo relativo e non può essere punto di flesso. In definitiva la funzione è convessa nel
dominio. Il grafico della funzione integrale è
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Svolgimento: il primo passo è quello di determinare il dominio della funzione integrale e per farlo dobbiamo considerare la funzione
integranda e determinare l'insieme in cui essa risulti continua.
converge o meno e per studiarne l'andamento useremo il criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri di seconda specie.
Quest'ultimo è un integrale improprio notevole divergente, e questo ci permette di asserire che è un asintoto verticale per
la funzione. Il dominio della funzione integrale è quindi
Osserviamo ora che è certamente uno zero della funzione integrale infatti per una nota proprietà degli integrali si ha che
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Se convergerà avremo un asintoto orizzontale destro, ma purtroppo non potremo esplicitare l'equazione dell'asintoto a meno che
non venga richiesto di risolvere l'integrale. Nel caso non fosse finito, vi è la possibilità che ci sia un asintoto obliquo, ma per ora non
ci pensiamo.
Anche questa volta ci vengono in soccorso le stime asintotiche: per l'integranda soddisfa la seguente relazione
che è un integrale notevole convergente. In tal caso, la funzione integrale presenta un asintoto orizzontale di equazione
dove
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Passiamo allo studio della derivata prima della funzione integrale, ma prima dobbiamo calcolarla applicando il teorema
fondamentale del calcolo integrale
Studiamo gli zeri della derivata prima che si candidano come punti di massimo o di minimo relativi
da cui .
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Grazie allo studio del segno abbiamo scoperto che la derivata prima è
negativa per ;
nulla per ;
positiva per .
Il valore è un punto di minimo assoluto per la funzione integrale, ma non possiamo conoscere esplicitamente il massimo,
Osserviamo che il calcolo della derivata seconda può essere effettuato, ma non otterremo molte informazioni a causa
dell'espressione stessa di , non è possibile determinare in modo esatto gli zeri né il segno della derivata stessa.
Sta di fatto che l'analisi della derivata prima è sufficiente per disegnare un grafico qualitativo della funzione integrale a meno della
concavità: possiamo quindi considerare l'esercizio concluso.
Pij88u9k
Esercizio 3. Tracciare il grafico qualitativo della funzione
Svolgimento: consideriamo la funzione integranda ed osserivamo che essa è continua su tutto l'asse reale, e da
1. la funzione integrale è continua in ed è derivabile in , lo possiamo asserire con certezza per il teorema
fondamentale del calcolo integrale.
2. poiché è continua in il teorema di Weierstrass assicura che ammette massimo e minimo assoluti in ,
ossia esitono tali che
Dopo le dovute premesse possiamo continuare con l'analisi, partendo dalle informazioni più elementari.
questo perché gli estremi di integrazione sono finiti e coincidono. Osserviamo inoltre che poiché la funzione integranda è positiva
perché quoziente di quantità positive allora possiamo determinare il segno della funzione integrale, in dettaglio:
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è negativa per , questo deriva dal fatto che il secondo estremo di integrazione è minore del primo, in tal caso si ha
e l'integrale a secondo membro è positivo, ma il segno negativo cambia le carte in tavola, rendendo il secondo membro negativo.
Dedichiamoci ora al calcolo della derivata prima che avviene mediante il teorema fondamentale del calcolo integrale le cui ipotesi
sono ovviamente soddisfatte
La derivata prima è sempre positiva perché quoziente di quantità positive, conseguentemente la funzione integrale è strettamente
crescente. Non annullandosi all'interno dell'intervallo considerato, possiamo asserire con tranquillità che non vi sono punto
estremali interni a . Essi si trovano necessariamente agli estremi dell'intervallo.
Grazie alla monotonia della funzione integrale, possiamo concludere che il punto di minimo è mentre il punto di
massimo è .
Determinare analiticamente il massimo e il minimo assoluto è impossibile, perché richiede la risoluzione degli integrali
Pij88u9k
ma purtroppo non è possibile esplicitare il calcolo perché non riusciamo a determinare una primitiva dell'integranda che sia
esprimibile mediante composizione di funzioni elementari.
La derivata seconda della funzione integrale è sempre positiva quindi la funzione è convessa nell'intervallo . Abbiamo
abbastanza informazioni per costruire il grafico della funzione e l'esercizio è concluso.
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L'unico punto in cui abbiamo dubbi è il punto di raccordo, ossia il punto in cui avviene il cambio di espressione analitica, nel nostro
caso . Per mostrare la continuità in dobbiamo verificare che il limite destro e il limite sinistro della funzione integranda
coincidono con il valore che essa assume in :
poiché il limite destro e il limite sinistro sono finiti e coincidono con il valore che la funzione integranda assume in possiamo
asserire, senza ombra di dubbio, che la funzione integranda è continua in tutto l'asse reale, conseguentemente, la funzione
integrale è continua e derivabile nel dominio , e tutto questo grazie al teorema fondamentale del calcolo
integrale.
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Poiché il limite è , certamente la funzione non ha asintoto orizzontale, ma può esserci asintoto obliquo. Procediamo nel modo
classico, verificando se esiste finito e diverso da zero il limite
che è ovviamente una forma di indecisione che può essere studiata mediante il teorema di de l'Hopital
Il limite che definisce il coefficiente angolare dell'asintoto obliquo destro non è finito, dunque la funzione non presenta l'asintoto
obliquo destro. Controlliamo se ha un asintoto obliquo sinistro.
Consideriamo il limite
che è ancora una volta una forma di indecisione che possiamo studiare mediante il teorema di De l'Hopital
Questa volta il limite è finito, può esserci asintoto obliquo sinistro. Dobbiamo controllare il limite
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esista finito. Osserviamo che possiamo vedere come e grazie alle proprietà degli integrali possiamo scrivere
quanto segue
esso converge perché la funzione integranda è prolungabile con continuità in , dunque assume un valore finito.
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Poiché questo limite non è finito allora non sarà finito nemmeno il limite che definisce il termine noto dell'asintoto obliquo. Possiam
concludere che la funzione non ha asintoti obliqui.
Studiamo la monotonia della funzione integrale e per farlo studieremo il segno della derivata prima della funzione
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Grazie al teorema fondamentale del calcolo integrale si ha che
Il segno della derivata prima è dato dall'unione dei seguenti sistemi di disequazioni
Il secondo sistema non ammette soluzioni, mentre il primo sistema ha per soluzione . Possiamo asserire che è:
positiva per ;
nulla per ;
negativa per .
La funzione integrale, :
Osserviamo che il minimo assoluto coincide con ossia con il seguente valore
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ed è zero perché gli estremi di integrazione sono uguali. Dalla definizione stessa di minimo assoluto si ha inoltre che:
Per studiare la concavità e la convessità della funzione integrale abbiamo bisogno della sua derivata seconda che possiamo
calcolare, derivando :
Attenzione perché la derivata seconda non è definita per , è sufficiente infatti osservare che il limite destro e il limite sinistro
della derivata seconda esistono finiti ma non coincidono
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e intersecando questa condizione con otteniamo che l'insieme soluzione del secondo sistema è dettato dalla condizione
.
negativa per ;
nulla per .
La funzione , di conseguenza:
è concava nell'intervallo ;
2. studiare il segno;
3. calcolare ;
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5. dire se è limitata.
Svolgimento:
1. Cominciamo con il determinare il dominio della funzione integrale, o detto in altri termini dobbiamo determinare l'intervallo che
contiene l'estremo finito in modo che l'integrale che definisce la funzione converge. Come si procede? Per prima cosa
Osserviamo infatti che se l'estremo variabile appartiene all'insieme allora l'intervallo di integrazione che definisce la
funzione integrale si presenta in una delle due forme
In ogni caso, la funzione integranda è continua nell'intervallo chiuso e limitato, di conseguenza essa è integrabile.
Pij88u9k
Dobbiamo verificare se controllando se l'integrale
converge oppure no. Studiamo la convergenza utilizzando il criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri di seconda
specie. Per si ha che
mediante il criterio del confronto asintotico. Poiché per si comporta asintoticamente come , ma questa volta
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diverge, da ciò abbiamo tre conseguenze:la prima è che , la seconda è che la funzione integrale non può essere
definita per , la terza ma non meno importante è che rappresenta un asintoto verticale per . In definitiva, il
dominio di è:
2. Studiare l'integranda è abbastanza semplice se si osserva che l'integranda è sempre negativa nell'intervallo pertanto
la funzione integrale è strettamente decrescente e tenendo presente che
3. Calcoliamo la derivata prima di mediante il teorema fondamentale del calcolo integrale le cui ipotesi sono soddisfatte
4. Per determinare i punti stazionari imponiamo che la derivata prima sia nulla, ossia impostiamo l'equazione
Pij88u9k
L'equazione non ammette soluzioni, quindi possiamo concludere che non vi sono punti stazionari interni al dominio. Attenzione però
che è punto di massimo assoluto infatti è strettamente decrescente in .
5. Abbiamo visto nel punto 1. che la funzione integrale presenta un asintoto verticale di equazione , di conseguenza
non è limitata (inferiormente).
individuando il dominio e gli intervalli di concavità e convessità. Trovare inoltre gli eventuali punti di flesso.
Il teorema fondamentale del calcolo integrale ci permetterà di ricondurre lo studio della derivata prima e seconda ad un
normalissimo studio di funzione standard: la parte più interessante riguarda le considerazioni che precedono lo studio della derivata
prima.
Iniziamo dal dominio. La funzione integranda è definita solamente per i valori , dunque tale è l'insieme di
definizione della funzione integrale, dunque
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Occupiamoci del segno e dell'intersezione con gli assi. La funzione integranda è positiva su tutto il proprio insieme di definizione,
quindi se avremo certamente che . Per una nota proprietà dell'integrale di Riemann, è facile vedere che
Se risulta che è una quantità positiva, dunque è negativa (per via del segno negativo).
che è una quantità negativa e di cui purtroppo non possiamo conoscere esplicitamente il suo valore perché l'integrale non è
esprimibile
Pij88u9kin modo elementare.
Dedichiamoci ora allo studio dei limiti agli estremi del dominio. Il teorema fondamentale del calcolo integrale ci assicura che,
essendo continua su la funzione integrale non solo sarà ivi continua ma anche derivabile. L'unico limite da calcolare
è
dove è facile vedere che è un integrale improprio di prima specie divergente. Basta ad esempio, minorare
Questa era la parte difficile dello studio di funzione integrale, d'ora in poi ci occuperemo della derivata prima e, in un secondo
momento, della derivata seconda.
Applicando il teorema fondamentale del calcolo integrale si ha facilmente che la derivata della funzione integrale coincide con
l'integranda ossia
che è ovviamente soddisfatta per ogni valore del dominio, possiamo concludere quindi che la funzione integrale è crescente nel
dominio, inoltre non si annulla mai nei punti interni all'intervallo quindi non vi sono punti stazionari. A causa della monotonia
di , la funzione presenta un punto di minimo assoluto per , il minimo associato vale
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di cui però non è possibile determinarne il valore numerico, perché implicherebbe la ricerca di una primitiva per che però non
si esprime mediante composizione di funzioni elementari.
Dedichiamoci ora alla derivata seconda, agli intervalli di concavità e convessità e gli eventuali punti di flesso.
A differenza di ciò che avviene per quello della derivata prima, il calcolo della derivata seconda può essere effettuato utilizzando le
usuali regole di derivazione su : procediamo in particolare con la regola di derivazione del prodotto
Studiamo gli eventuali zeri e il segno della derivata seconda, così da comprendere quali sono gli intervalli di concavità e quelli di
convessità e i possibili punti di flesso. Imponiamo quindi che la derivata seconda sia maggiore o uguale a zero
La disequazione è sempre soddisfatta infatti al primo membri i termini che compongono la funzione sono tutti positivi per .
Pij88u9k
Possiamo asserire senza problemi che la derivata seconda della funzione integrale è positiva per conseguentemente
è una funzione convessa nel dominio.
Abbiamo finito, abbiamo tutte le informazioni che ci servono per disegnare il grafico qualitativo della funzione integrale.
a) trovare l'insieme di definizione della funzione integrale e calcolare i limiti agli estremi del dominio;
Svolgimento: per determinare il dominio della funzione integrale proposta, che indichiamo sinteticamente con
dobbiamo studiare l'esistenza dell'integrale improprio nell'intorno dei punti in cui l'integranda smette di esistere, più
precisamente dovremo considerare i punti singolari di .
Cominciamo con lo studio dell'integrabilità in senso improprio della funzione integranda nell'intorno del punto , facendo
riferimento alla teoria degli integrali impropri.
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Dato che si vede che l'integrale improprio associato non esiste finito. In particolare possiamo asserire che
e poiché l'integrale
converge allora la funzione integranda è integrabile in senso improprio in un intorno di zero, e ciò si traduce in .
poiché allora perché stiamo lavorando con numeri negativi, di conseguenza il limite si riscrive come
Poiché tale limite esiste finito allora la funzione integranda può essere prolungata con continuità anche nell'intorno destro di ,e
quindi è localmente integrabile in tale intorno.
Proprio perché l'integranda è integrabile localmente in allora possiamo asserire che il dominio della funzione integrale è
Per studiare la monotonia di , bisogna applicare il teorema fondamentale del calcolo integrale il quale fornisce i mezzi pratici
per calcolare la derivata prima
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e studiamola, ragionando sul segno dei singoli fattori
positiva se ;
nulla se ;
negativa se
è decrescente per ;
Naturlamente il risultato è zero perché gli estremi di integrazione sono coincidenti. Osserviamo che poiché è il massimo assoluto
per la funzione allora per ogni valore del dominio: ciò assicura che la funzione è negativa o nulla nel dominio.
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L'esercizio è terminato.
2. calcolare ;
Svolgimento:
1. Cominciamo con il calcolo del dominio della funzione integrale che, detto alla buona, ha per elementi i valori di per i quali
Per prima cosa determiniamo il dominio della funzione integranda tenendo presente che vi è un logaritmo che
pretende che il suo argomento sia maggiore di zero, inoltre il logaritmo è al denominatore quindi dobbiamo richiedere che esso sia
diverso da zero. Queste due condizioni permettono di concludere che il dominio della funzione integranda è
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Poiché l'estremo finito di integrazione allora si ha che comunque si fissi allora è integrabile in
altri termini, dall'analisi effettuata possiamo asserire che l'intervallo è contenuto nel domino della funzione integrale.
converge allora . Osserviamo che per si ha che pertanto l'integranda è prolungabile con
continuità in ponendo , così facendo abbiamo la certezza che l'integrale converge e dunque .
Controlliamo l'integrabilità locale di sull'intervallo così da verificare se appartiene o no al dominio della funzione
integrale.
Possiamo analizzarlo mediante il criterio del confronto asintotico osservando che per si ha che
Poiché l'integrale non converge allora non converge nemmeno e dunque non appartiene al
Grazie a queste informazioni possiamo concludere che il dominio della funzione integrale è .
2. Calcoliamo la derivata prima di mediante il teorema fondamentale del calcolo integrale, è grazie ad esso infatti che
possiamo scrivere
3. Per determinare gli eventuali punti stazionari, imponiamo che la derivata prima sia uguale a zero
L'equazione non ha soluzioni, dunque non vi sono punti stazionari interni al dominio. Studiamo in ogni caso il segno della derivata
prima, grazie al quale potremo determinare gli intervalli di monotonia.
Il segno della derivata prima dipende esclusivamente da quello del denominatore, giacché il numeratore è positivo, dunque la
precedente disequazione è equivalente alla seguente
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Nell'intervallo la derivata prima è negativa e di conseguenza la funzione integrale è strettamente decrescente. Proprio per la
monotonia, possiamo dire che la funzione integrale ha massimo nel primo estremo del dominio ossia per . Il massimo è
quindi
ma non possiamo purtroppo conoscere esattamente il valore numerico perché non possiamo determinare una primitiva di
4. è certamente non limitata perché come abbiamo visto nel punto 1. è presente un asintoto verticale di equazione .
Abbiamo svolto tutti i punti richiesti dalla traccia, possiamo considerare concluso l'esercizio.
è limitata nel suo dominio, determinare inoltre gli eventuali punti di massimo o di minimo.
Svolgimento: il primo passo consiste nel determinare il dominio della funzione integrale. Naturalmente iniziamo con l'analisi della
funzione integranda
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il cui dominio è dettato dalla condizione . Risolviamo la disequazione di secondo grado con la relativa tecnica
risolutiva così da ottenere
Possiamo quindi asserire che il dominio della funzione integranda è , ed inoltre l'integranda è
continua nel dominio perché composizione di funzioni continue.
Dall'analisi del dominio dell'integranda comprendiamo che è un punto singolare (di seconda specie) per , infatti
È chiaro che dobbiamo controllare la convergenza dell'integrale che definisce nell'intorno di , perché se non vi fosse
convergenza non sarebbe nemmeno una funzione. Possiamo studiare la locale integrabilità di mediante il criterio del
confronto asintotico, determinando una stima asintotica per quando :
Poiché è un integrale improprio notevole di seconda specie convergente allora la funzione integrale è ben posta.
Attenzione ora! Comunque si fissi si ha che è una funzione continua nell'intervallo conseguentemente è
definita nell'intervallo di variazione di e dunque esso è contenuto o al più uguale al dominio della funzione integrale:
.
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dominio.
Osserviamo che poiché la funzione integranda non è definita nell'intervallo non è possibile che "espandare" ulteriormente il
dominio di .
Se fissiamo ad esempio , ad esempio , allora l'intervallo di integrazione sarebbe su cui però ha problemi di
esistenza.
Occupiamoci della limitatezza, analizzando il limite agli estremi del dominio di , in particolare quando . Impostiamo
il limite
Possiamo studiare la convergenza mediante il criterio del confronto asintotico per integrali impropri di prima specie, osservando che
sussiste la seguente stima asintotica per l'integranda
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Grazie al criterio del confronto asintotico sappiamo che
ha lo stesso comportamento di
Procediamo con il calcolo della derivata prima di che possiamo determinare mediante l'applicazione del teorema
fondamentale del calcolo integrale
È evidente che la derivata prima è sempre positiva per dunque è strettamente crescente nel dominio.
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A causa della monotonia della funzione inoltre, si ha che è un punto di massimo assoluto e il massimo vale
.
ossia la funzione integrale è negativa o al più nulla nel dominio. Abbiamo le informazioni che ci servono per disegnare un grafico
qualitativo a meno della concavità
L'esercizio è completo.
Esercizio 10. Dire per quali valori di la seguente funzione definita a tratti è continua
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In entrambi i casi è sufficiente risolvere la disequazione con valore assoluto per determinare la condizione equivalente. In definitiva
si riscrive come segue:
Naturalmente è continua sia per e per perché in entrambi i rami sono composizioni di funzioni
continue. I punti in cui abbiamo dubbi sono i punti di raccordo, ossia i punti in cui cambia la sua espressione analitica.
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Lo studio della continuità in tali punti avviene ovviamente mediante la definizione stessa di continuità: considereremo il limite destro
e il limite sinistro per che tende al punto di raccordo e per avere continuità dobbiamo pretendere che i due limiti siano finiti e
coincidono con il valore che la funzione assume nel punto di raccordo.
Il limite destro e il limite sinistro per sono sì finiti ma non coincidono pertanto è un punto di discontinuità a salto
per .
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Poiché ha esclusivamente discontinuità a salto allora possiamo dire che la funzione integrale è definita su tutto l'asse
reale e dunque il suo dominio coincide con ed è ivi continua.
Per il teorema fondamentale del calcolo integrale, inoltre, la funzione è derivabile in tutti i punti in cui la funzione integranda è
continua: è certamente derivabile in , in e in .
non è derivabile in né in questo perché la sua derivata coincide con la funzione integranda:
e come abbiamo visto presenta discontinuità a salto in e in , conseguentemente ha due punti angolosi,
in e in .
Osserviamo che si annulla per che si candida come punto di massimo o di minimo relativi. Classifichiamo tale punto
mediante lo studio del segno della derivata prima: impostiamo la disequazione e risolviamola su ciascun intervallo di
definizione dei due rami.
che ha per soluzione e tenendo conto della conduzione imposta avremo che:
se allora è negativa;
se allora è positiva.
Abbiamo già le prime informazioni sulla monotonia della funzione integrale che è:
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strettamente crescente per ;
Se la disequazione diventa
che se risolta conduce a , pertanto risulta essere strettamente crescente sia in sia in .
Lo studio del segno della derivata prima ci dice che è un punto di flesso a tangente orizzontale.
Il primo integrale converge perché abbiamo una funzione continua su un intervallo chiuso e limitato (e dunque è Riemann -
integrabile). Il secondo integrale converge perché è un integrale notevole del tipo
Il limite esiste finito perché somma di integrali convergent, quindi ammette un asintoto orizzontale di cui è
possibile calcolare esplicitamente l'equazione, è sufficiente risolvere gli integrali così da ottenere
Pij88u9k .
Procediamo allo stesso modo per , anche in questo caso avremo un asintoto orizzontale la cui equazione è
Nota bene: non sempre è possibile determinare esplicitamente l'equazione dell'asintoto perché magari non è possibile risolvere
esplicitamente l'integrale improprio.
Osserviamo ora che e grazie alla monotonia possiamo dire senza dubbi che la funzione integrale è positiva per
mentre è negativa per .
Occupiamoci della derivata seconda grazie alla quale determineremo gli intervalli di concavità e convessità. Il calcolo della derivata
seconda si ottiene ovviamente derivando
Attenzione, nell'espressione della derivata seconda compaiono tre rami a causa del valore assoluto dell'arcotangente. Ad ogni
modo non è difficile mostrare che è:
positiva per ;
convessa per ;
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Svolgimento: come ogni studio di funzione che si rispetti, si comincia sempre dal dominio della funzione. Osserviamo che la
funzione integranda
Osserviamo che per ogni l'integrale che definisce la funzione integrale esiste finito sicuramente, perché comunque si
fissi l'intervallo di estremi è tale che la funzione integranda sia continua, di conseguenza il teorema
fondamentale del calcolo integrale ci permette di asserire che la funzione integrale è continua in e in
.
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Possiamo sfruttare questa proprietà per studiare la funzione integrale, giacché è certamente dispari, limitando lo studio per
e poi sfruttare la simmetria centrale.
Studiamo l'integrabilità dell'integranda nei punti singolari, in particolare per . Interverranno i criteri di convergenza per gli
integrali impropri di seconda specie, ed in particolare il criterio del confronto asintotico.
Poiché converge (è un integrale improprio notevole con esponente minore di ) allora convergerà anche:
Questo ci permette di concludere che la funzione integrale è definita per e per simmetria anche in . In definitiva, il
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dominio di è .
Continuiamo con lo studio di funzione, determinando l'intersezione con l'asse . Chiaramente interseca l'asse delle ordinate
in , infatti
Ricordiamo che se gli estremi di integrazione coincidono allora l'integrale è zero per definizione.
Abbiamo già studiato in precedenza il punto singolare (e il suo simmetrico ), dobbiamo invece controllare la
convergenza per . Dobbiamo controllare la convergenza con i criteri di convergenza dell'integrale improprio di prima
specie.
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Se converge l'integrale improprio
allora converge anche l'integrale . Bisogna usare un po' di ingegno per mostrare la convergenza: è facile notare che
e grazie a tale disuguaglianza possiamo scrivere quanto segue
L'ultimo è un integrale improprio notevole convergente, di conseguenza convergerà anche l'integrale in , dunque:
Calcoliamo la derivata prima della funzione integrale mediante il teorema fondamentale del calcolo integrale. Si ha che nei punti in
cui l'integranda è continua la derivata prima di è uguale all'integranda:
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Studiamo separatamente il segno del numeratore e del denominatore, dopodiché costruiremo la tabella dei segni grazie alla quale
otterremo il segno di :
negativa per .
La funzione integrale è:
I punti si candidano come punti di non derivabilità, che possiamo classificare mediante il calcolo dei limiti destri
e sinistri.
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Il limite destro e il limite sinistro della derivata prima esistono ma sono infiniti discordi dunque è un punto di cuspide e in
base al segno della derivata prima possiamo asserire anche che esso è un punti di minimo relativo.
Per la disparità della funzione integrale si ha che è un punto di cuspide ed in base al segno della derivata prima esso è un
punto di massimo relativo.
Possiamo dedicarci allo studio della derivata seconda, che si calcola con le usuali tecniche di derivazione
Pij88u9k
In definitiva creando la tabella dei segni possiamo asserire che la derivata seconda di è:
positiva per
negativa per
nulla per
Lo studio del segno della derivata seconda ci permette di asserire che sono punti di flesso.
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L'esercizio è concluso.
Esercizio 12. Studiare la seguente funzione integrale tralasciando lo studio della derivata seconda
Svolgimento: partiamo dal dominio della funzione integrale, individuando i punti singolari della funzione integranda
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In entrambi i casi i valori si individuano risolvendo le rispettive equazioni esponenziali. A questo punto studiamo la convergenza
degli integrali impropri corrispondenti:
Concentriamoci sull'integranda e usiamo il criterio del confronto asintotico per gli integrali impropri di seconda specie
dove l'equivalenza asintotica deriva dal limite notevole dell'esponenziale. Il confronto asintotico con gli integrali impropri notevoli ci
dice quindi che l'integrale improprio converge.
Ne deduciamo che appartiene al dominio della funzione integrale e quindi è possibile procedere con le valutazioni di
oltre tale punto, fino a .
Per essere precisi conviene usare una nota proprietà degli integrali, dopo aver osservato che
Ora ragioniamo sull'integranda. Qui conviene lavorare algebricamente sul fattore del denominatore che genera la singolarità e
sfruttare la definizione di logaritmo
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dove nell'ultimo passaggio abbiamo sfruttato l'equivalenza asintotica che discende dal limite notevole dell'esponenziale.
Per il confronto asintotico con gli integrali impropri notevoli concludiamo che l'integrale diverge. Da qui deduciamo che la funzione
integrale non esiste in e quindi nemmeno per i valori di ascissa inferiori. In sintesi:
Per capire come avviene la divergenza effettuiamo sin da subito lo studio del segno della funzione integrale mediante lo studio
dell'integranda:
Si tratta di una comunissima disequazione in cui dobbiamo studiare separatamente il segno dei singoli fattori:
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Il termine in valore assoluto è ovunque positivo, meno che in , per definizione di modulo.
Dal confronto tra i segni si deduce che l'integranda è negativa per e positiva per .
Attenzione: la funzione integrale è certamente nulla per , per un'ovvia proprietà degli integrali definiti
Sull'intervallo l'integranda è negativa e gli estremi di integrazione sono ordinati in modo cresente, quindi la funzione
integrale è negativa su .
Essendo l'integranda negativa su tale intervallo, l'integrale con estremi ordinati è negativo, quindi la funzione integrale è positiva. In
definitiva
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È facile vedere che in la funzione integrale assume un valore negativo, basta fare riferimento al significato geometrico
dell'integrale.
Lo studio del segno ci consente di trarre un'importante considerazione riguardo ai limiti agli estremi del dominio:
Qui si vede facilmente che l'integrale improprio associato a converge grazie al criterio del confronto per gli integrali impropri di
prima specie (confronto, non asintotico); basta procedere per confronto con gli integrali impropri notevoli, ed osservare che ad
esempio
quindi
e quindi
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Poiché converge (è un integrale improprio notevole di prima specie), possiamo concludere che
Procediamo con lo studio della derivata prima. Dobbiamo appellarci al teorema fondamentale del calcolo integrale
A ben vedere abbiamo già effettuato lo studio del segno della derivata prima, basta ricontrollare lo studio dell'integranda e trarre le
dovute considerazioni. La derivata della funzione integrale è:
negativa per ;
positiva per .
Sui rispettivi integrali la funzione integrale è dunque decrescente e crescente. Ruguardo al punto , l'integranda non è ivi
definita, ma ciò non ci impedisce di studiare la derivabilità di calcolando il limite destro e il limite sinistro della derivata prima
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Poiché il limite destro e il limite sinistro sono infiniti discordi possiamo asserire che è un punto di non derivabilità per la
funzione integrale, ed in particolare un punto di cuspide. Lo studio è terminato.
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