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CAPITOLO 1: L'INIZIO
Era una tranquilla giornata di inizio febbraio, una domenica per esser più precisi.
Renato, un ragazzo come tanti, stava tranquillamente sorseggiando il suo caffè con
la sua famiglia, guardando la televisione. Ad un certo punto, le trasmissioni si
bloccarono
"Quelli della Tv non hanno pagato la bolletta della luce?" ipotizzò scherzosamente
il padre
"Ci scusiamo per l'interruzione dei programmi quotidiani ma abbiamo una notizia
fantastica. Un antico bastione è stato ritrovato nel mezzo della giungla
amazzonica. Il castello, secondo gli archeologi è datato 2000 a.C. Secondo gli
storici si tratta..." e le comunicazioni si interruppero.
"La finisci, si o no?" chiese la madre spazientita "E Renato, per cortesia vai a
lavarti. Tra poco dobbiamo andare a trovare la zia Carmela"
"Renato, nipotuzzo mio! Come va?" chiese la zia accogliendolo con un sorriso a
32 denti e stritolandolo fra le sue braccia
La casa della zia Carmela è sempre stata strana, sin da quando si sono sposati i
genitori di Renato. Al muro dipinto di un bianco acido, vi erano appesi quadri
macabri, con scene di decapitazioni, squartamenti e riti satanici. Attraversando
un corridoio buio, illuminato da una fievole lampada sul soffitto, Ren vide la porta
del bagno aperta. Non ci pensò due volte, entrò in bagno, chiuse la porta a chiave
e chiamò i suoi amici più cari su Skype: Giuditta, Niccolò e Giulia. Ma prima di
chiamarli, Ren sentì sua zia battibeccare con sua madre
"Deve farlo. Non puoi continuare a dire la stessa cosa. Io neanche dovrei essere
qua"
"Lo so che per te, è inammissibile che uno come lui possa fare questa cosa, ma
deve farla" rispose a sua volta la zia.
"Bene ma oggi ho voglia di non fare niente. O almeno, guardare qualche serie su
Netflix con una bella camomilla calda, sotto le coperte con i termosifoni accesi e le
tapparelle chiuse sarebbe il massimo per oggi. Ed invece sono costretto a stare da
mia zia Carmela. Non ci sono neanche i miei cugini. Dovrò guardarmi le
telenovele turche e spagnole che danno sulla Mediaset" raccontò Ren
"Non che io abbia da fare chissà che. Devo andare al centro centro commerciale
con mia mamma a comprare dei nuovi vestiti" aggiunse Niccolò
"Almeno stai all'aria aperta. Per colpa della discarica qui vicino, se esci di casa ti
viene una cancrena ai polmoni" Rispose Ren sghignazzando
"Avete sentito la notizia di quel bastione ritrovato in mezzo alla giungla?" chiese
Giulia cambiando discorso
Niccolò non riuscì ad aprir bocca che un buco nero si aprì davanti a Ren,
divorandolo. Stessa sorte capitò anche agli altri tre. Nessuno sapeva, che l'inizio
della loro avventura fosse appena iniziata.
"Buona fortuna nipotino mio. Che la Dea ti assista nel tuo viaggio" disse la zia
sbirciando da dietro la porta con un cristallo azzurro e argentato dalla forma
rettangolare in mano.
CAPITOLO 2: ASTORIA
"Possa lo spirito dei tuoi antenati, guidarti nella tua avventura. Ricongiungiti con
gli altri possessori delle virtù dell'Archadyon e salva il regno di Astoria."
"Astoria? Archadyon? Ma che cos'è, una puntata de 'Il Trono di Spade'?" pensò
scherzosamente Renato
"Va be, vediamo che cosa c'è nella cassa" disse Ren aprendo tremante la cassa. Al
suo interno, vi trovò una splendida spada: elsa in ossidiana, avvolta in velluto
nero. Tre gemme erano incastonate su di essa: un Diamante sull'elsa, un rubino e
uno zaffiro sulle due lame che compongono la "testa" dell'elsa ed infine, la lama
era forgiata in Titanio con piccole rifiniture in platino.
Magicamente sulla sua schiena si materializzò dal nulla un fodero per la spada.
S'incamminò verso un bosco lì vicino, con spada sguainata e occhio vigile: non
poteva sapere se c'era qualche malintenzionato in agguato o qualche bestia in
cerca di una preda facile. Passarono ore e finalmente Ren trovò una cittadina.
"Sarà meglio riporre l'arma, per non risultare ostile" pensò Ren
Prese la spada e la ripose nel fodero. Fatto questo, si addentrò nei vicoletti del
villaggio, che si rivelò molto generoso e buono nei suoi confronti, nonostante fosse
uno straniero. Tutti lo salutavano con un sorriso e Ren ricambiava ogni volta.
Anche nelle locande tutti erano gentili, anche quelli più ubriachi e quelli dall'aria
meno rispettabile. Le stradine erano costeggiate da tanti vasetti con fiori stupendi,
dalle case a graticcio pendevano rampicanti e rose, e i suoi monumenti erano
maestosi e imponenti. Una cosa che lo colpì nel profondo, fu l'enorme biblioteca,
nella zona sud della città. Conteneva più informazioni di Wikipedia. Ma mentre
stava passeggiando per la piazza centrale ammirando la bellezza del sole che
calava all'orizzonte, un gruppo di ragazzi circondò tre bambini che stringevano tra
le loro mani un tozzo di pane. Avevano i vestiti logori, erano pieni di graffi ed uno
era senza scarpe.
"Bene bene, cosa abbiamo qui? Tre piccoli furfanti che rubano il nostro cibo"
disse il più grande di quel gruppo
In quel preciso istante un altro gruppo di ragazzi si mise a difesa dei bambini
"Falla finita Gideon. Non vedi come sono ridotti? Per questa volta, lascia stare"
supplicò una ragazza
"Sta zitta Benedetta. Qua bisogna insegnare chi comanda a questi ladri" disse
Gideon tirando uno schiaffo a Benedetta, facendola cadere per terra
Gli altri si avvicinarono alla ragazza per vedere se stesse bene, sotto le battutine e
le risate di scherno del gruppo di Gideon. Ren non riuscì più a trattenersi e
intervenne pure lui in quella discussione
"Eh, e tu chi sei? Fatti vedere" urlò uno del gruppo di Gideon
Per colpa del sole che tramontava, la sagoma di Ren era oscurata. Ren fece
qualche passo avanti e si ritrovò davanti a Gideon. Sfoderò la spada, che iniziò ad
emanare una nebbiolina molto fine di colore nero
"Non importa ch'io sia. Lascia stare quei tre, o te la farò pagare a caro prezzo. Ti
sfido ad un duello" disse Ren in tono temerario puntando la spada contro il petto
di Gideon. In quel momento nella testa di Ren, la voce della sua coscienza diceva
"Un duello? Non ho mai tenuto in mano una spada ed ora faccio lo spavaldo?2
"Ridi, ridi che poi me la rido io quando abbiamo finito" disse Ren
"Stolto, il tuo coraggio t'ucciderà. Lui è il più forte del villaggio. Ha sempre vinto
ogni incontro" disse Benedetta cercando di dissuaderlo
"C'è sempre una prima volta. Nessuno può vincere in eterno" rispose Ren,
avviandosi verso la piazza
"Il primo che sconfigge l'altro lascia il villaggio e non torna mai più" disse Ren,
preparandosi al combattimento
"Tsk, ti piace soffrire eh?" disse Gideon, che partì subito all'attacco
Ren, parò il colpo di Gideon, che cadde all'indietro ma si riprese subito. Ren menò
un fendente a Gideon, che riuscì a schivare senza difficoltà. All'improvviso,
Gideon lanciò una boccetta con dentro un liquido semitrasparente, e scomparve.
Gideon, furtivamente, menò un fendente alla schiena di Ren e con un calcio gli
fece fare un volo di tre metri in avanti. Giaceva a terra, ferito, col sangue che
grondava dalla schiena.
"Oh, povero piccolo pulcino sprovveduto, hai bisogno della tua mamma chioccia,
dov'è la mamma chioccia?" chiese Gideon deridendolo e facendo il verso della
gallina
Tra la folla, qualcuno iniziò a sghignazzare, qualcun altro diceva che era uno
sventurato, altri che ridevano della brutta figura che Ren aveva fatto
Tra lo stupore di tutti, Ren si rialzò, grondante di sangue dalla schiena, ma pieno
di determinazione negli occhi
"E' troppo veloce per me" pensò "Però... posso batterlo d'astuzia"
Gideon partì alla carica di nuovo ma questa volta Ren schivò il colpo, fece cadere
la spada e con un'abile mossa saltò, strinse il collo di Gideon con le sue gambe e
lo gettò a terra.
"Disse colui che tre secondi prima era diventato invisibile" ribatté lui
Lo scontro continuò così per più di due ore. Ren menava fendenti e parava gli
attacchi di Gideon, ricorrendo a volte all'astuzia. Alla fine, con un gesto
spettacolare ed eclatante , riuscì a disarmare l'avversario e a farlo cadere a terra.
La spada di Ren ora bucava la cotta di maglia del ragazzo
"Te l'ho detto prima, non importa ch'io sia" ribatté lui
Mentre Ren stava rinfoderando la spada, un abitante del villaggio notò che sulla
spada vi era inciso uno strano simbolo. Analizzandolo più attentamente notò che
quel simbolo era uno stemma: due spade, una bianca e una nera che si
incrociavano, formando una X
Tutti rimasero zitti. Uno dei Galateans si era fatto vivo dopo anni...
"Io sapevo che si erano esiliati all'estero. Per il casino che avevano combinato"
"Stai scherzando spero. I Galateans sono morti tutti anni fa. Per quello che hanno
fatto" disse Gideon all'abitante
"I Galateans? E questi chi sarebbero adesso? " chiese Ren a Gideon
Ren si piazzò davanti a Gideon, lo gettò a terra e gli puntò la spada alla gola e con
il ginocchio premeva sulla pancia
"A chi hai dato del coglioncello, razza di puttanella?" esortò Ren
"Coff, coff. Sei senza coff coff, senza senso dell'umorismo" disse Gideon,
soffocando
"La prossima volta pensaci due volte prima di aprire quella fogna di bocca che ti
ritrovi" disse Ren tirandogli un calcio in faccia
"Vedo che avete appetito" disse Ren con un bel sorriso. I bambini allora lo
abbracciarono talmente forte che gli tolsero il fiato.
"Grazie mille per quello che hai fatto per loro e... anche per me" disse Benedetta
arrossendo
"Non sopporto chi tratta male i deboli e gli indifesi. E poi te l'avevo detto, nessuno
vince in eterno"
In quel momento, una voce imponente, sacrale e divina iniziò a parlare dall'alto
della volta celeste
Magicamente, apparve nelle mani di Ren una mappa, sulla quale vi era uno scudo
sopra il disegno di una piramide. Benedetta si avvicinò a lui per analizzare la
mappa.
"Papà, sono grande ormai! Poi viaggio con i miei amici da anni e non ti sei mai
lamentato" ribatté lei
"Ma lui non è tuo amico" controbatté lui, prendendo per il collo Ren
"Molla l'osso o ti stacco la mano a morsi" sussurrò Ren soffocando "Ma che sto
dicendo? Ma siamo sicuri che questo sia proprio io?"
"Papà lascialo. Ha salvato questi tre bambini da quel bastardo di Gideon. L'ha
affrontato ed è uscito vittorioso dallo scontro" spiegò lei
"Figlia mia, lo sai che non devi parlare male del tuo futuro sposo" rispose lui
Benedetta lo ignorò e proseguì "E visto che Gideon sarà il prossimo capo delle
guardie ed è economicamente avvantaggiato rispetto a noi, mio padre ha preso la
saggia decisione di offrirmi in sposa a lui" concluse
Ren, liberatosi dalla morsa del padre di Benedetta disse in tono serio
"Allora signore: punto 1 la smetta di trattare sua figlia come una bambina di 4
anni. Punto 2 chi è lei per decidere le sorti amorose di sua figlia e punto 3 lasci
che sia lei a decidere per lei. Non si accolli alla sua vita"
A quella frase, l'uomo esitò un secondo, prese Ren per la veste e gli disse
Sentendo quella notizia, Benedetta saltò di gioia e abbracciò Ren. Dopo aver
ripreso coscienza delle sue azioni, si staccò da lui e rossa come un peperone lo
ringraziò.
"Ora ti presento gli altri del gruppo. Lui è Luca. All'iniziò potrà sembrarti uno
scorbutico ma invece ha un cuore d'oro. Esperto in lame d'attacco veloci, come la
sua katana" spiegò lei
"Poi c'è Valentina, la cervellona del gruppo. Come una sorella per me e per la mia
amica Martina. Con le sue daghe riuscirebbe a centrare chiunque a distanze
incredibili" continuò Benedetta
"Sappilo che sono la più veloce a sconfiggere i nemici" disse lei ridendo
"Ed infine, la mia migliore amica: Martina. Lei è simile a Luca, sembra arrogante
ed egoista, ma in realtà è buona e gentile. La sua arma... oddio mi fa strano dirlo:
una spatola da cucina
"Anche se è un attrezzo mondano, ha sconfitto un sacco di nemici e non potete
negarlo" ricordò Martina
"A circa 25000 chilometri da qui. Ci vorranno settimane per arrivarci. Spero siate
pazienti e che vi piacciano le scampagnate" si raccomandò Benedetta. Ma in quel
momento, un vecchietto che camminava con un bastone si avvicinò a loro e disse
"Non siete ancora pronti per affrontare ciò che c'è là fuori. Vi servirà un
addestramento adeguato. Soprattutto a te, giovanotto" disse lui indicando Ren
"Si, te. Dentro la tua anima scorgo un potere immane. Un potere che solo il mio
ultimo allievo aveva..." spiegò lui e fece cenno di seguirlo. Dopo 5 ore di cammino
ininterrotto, arrivarono in quello che sembrava un campo addestramento per
spadaccini, lottatori e sagittari.
Il giorno dopo, il vecchio preparo dei semplici esercizi per loro, come colpire con
le proprie armi dei manichini di paglia e colpire dei bersagli con pugnali affilati o
con gli archi. Quella sera, il vecchio spiegò a Ren (che si era recato nel dojo come
gli era stato ordinato al suo arrivo), che per padroneggiare "il potere delle ombre"
serviva pazienza, tenacia e determinazione costante.
"Quando sarai più esperto, apprenderai nuove abilità in completa autonomia. Per
ora ti basta trasformarti nel Shadow Knight e saper muovere gli oggetti con il
pensiero".
Il viaggio fu lungo ed arduo. Vagarono per villaggi, città, foreste, montagne per
giorni e per notti. Incontrarono tante persone sul loro cammino ed uccisero tanti
nemici, tra briganti, soldati e mercenari. Solo dopo 42 giorni di viaggio, riuscirono
ad arrivare alla piramide. Era molto grande e molto antica. Sulla facciata su cui si
ergeva il ciclopico ingresso, vi erano incise dei simboli strani: una specie di
tartaruga formata da delle x, dei cani morti formati da piccoli punti e piccole
linee. Appena vide quei simboli Ren ebbe una sorta di flash: la terra bruciava, la
piramide era distrutta, le mani erano insanguinate, il cielo era rosso e dietro di lui,
si estendeva un fiume di cadaveri. Una voce rimbombante ripeteva in
continuazione "Questa non è la tua guerra" "Questa non è la tua guerra". Notò
anche che ai suoi piedi vi era una spada dalla lama affilata che terminava con un
grosso pomo. Ren la esaminò meglio e notò che era un Gladio. A quel punto tornò
nel mondo dei vivi.
Vagarono per una buona mezz'ora e alla fine entrarono in quella che sembrava
una specie di arena dentro la piramide. Al centro dell'arena (il cui pavimento era
fatto di una sabbia strana), vi era un piedistallo di granito con sopra un'anfora in
terracotta.
Tutti fecero segno col capo. Stando attento a non fare rumori sospetti, Luca si
avvicinò quatto quatto all'anfora. Prima che Luca si potesse avvicinare ancora di
più all'anfora, Ren ebbe un altro flash: delle sagome scure tentacolate uscivano da
sotto la sabbia, dei mostri con delle lance ed archi li circondavano e le ragazze
sparivano nel nulla.
"FERMO LUCA, E' UNA TRAPPOLA!!! urlò Ren uscito dal suo momento di
assenza mentale
"Non volevamo svegliarvi. Siamo qui solo per il Tomo Perduto" rispose Ren, con
voce decisa e con la spada sguainata
"Voi volete il Tomo Perduto? Ma non siate ridicoli. Non riuscireste neanche
lontanamente a recuperarlo, né tanto meno impedirci di non farvelo rubare.
Lyrnus, occupati delle ragazze. Io e Zurgon ci occuperemo del resto. Onorevoli
soldati, svegliatevi e difendete vostri padroni" e detta questa frase, un
innumerevole ammasso di mostri armati di scudi, lance e frecce circondarono il
gruppo. In quel momento le ragazze svanirono in una nuvola di fumo e i due
rimasti vennero presi dalle gambe da Zurgon
"Sono il tuo incubo peggiore brutto figlio di puttana" rispose Ren aggressivo,
sputando su uno dei suoi tentacoli
"Come osi farmi questo, insignificante umano" disse Zurgon con ribrezzo
"Tu hai dei poteri ricordi? Usali e salva i tuoi amici" e la figura sparì
"Ma da quando io avrei dei poteri? Ma che sta succedendo" si chiese la vocina
nella sua testa
Ren si risvegliò appeso al soffitto e legato come un salame. Davanti a lui, si ergeva
una grande porta in sbarre di metallo, con due milizie a far da guardia. Senza farsi
sentire, Ren riuscì a liberarsi e ad usare la tecnica dello spostamento ombra. In
quel momento, un alone di fumo nero circondò il corpo di Ren. E scomparve nel
pavimento.
"Ehi, cos'è tutta questa foschia? Clinax, hai fumato ancora un sigaro delle Terre
del Nord?" chiese una sentinella al compagno
"Ma se non sei stato te, allora chi..." non fece in tempo a finire la frase che Ren
sbucò da sotto al pavimento e sbatacchiò Clinax su e giù, facendo crollare il
soffitto, schiacciandolo. Quando Yoclist si rialzò, puntò la sua scimitarra contro
Ren, che con il solo sguardo degli occhi fece fondere
"EHY MA COME HAI..." non riuscì a finire la frase che venne colpito da
un'infarto improvviso
Correndo per i lunghi corridoi dei sotterranei. Ad ogni nemico che gli capitava a
tiro, lui lo massacrava in modo freddo e brutale. Durante uno di questi
combattimenti, Ren catturò una sentinella e gli intimò di rivelargli la posizione del
laboratorio.
In quel momento, un altro flash passò davanti agli occhi di Ren : la figura di
prima, gli rivelò che pochi tra i Galateans ereditano o ottengono un potere
estremamente potente: il potere degli Acheronti. "Per un breve lasso di tempo,
potrai brandire una falce, arma molto comune dei mietitori. Usala e poi vedrai
cosa succederà" la voce spari e tutto ritornò alla normalità. Tra le mani di Ren si
materializzò una falce molto lunga e affilata. Intorno a lui, si illuminò di verde e
azzurro, con sfumature di bianco tendenti al grigio. In quel preciso istante, Ren
disarmò la guardia le tagliò un braccio e le mise la falce al collo
"Paura eh? Se non vuoi fare una finaccia, dimmi dove sta il laboratorio o ti trituro
le ossa e ci faccio la farina"
"OK, OK te lo dico. Due piani più su, terza stanza a sinistra del corridoio a
Nord-Ovest" rispose la sentinella spaventata
"Bene, ora potrai morire con la coscienza a posto" disse Ren e con una rapidità
immane, posò a terra la falce e gli strappò il cuore dal petto e lo schiacciò col
piede. In quel frangente, due daghe nere e argentate fecero capolino dal mantello
della sentinella morta. Pochi istanti dopo, lungo le gambe di Ren, comparvero due
foderi per le daghe
"Ho più armi io che un marine americano. Però potrebbero tornarmi utili tutte
queste armi" pensò lui, rimettendosi a correre
Correndo per i corridoi e uccidendo mostri, Ren arrivò al laboratorio, dove vide
due sentinelle che stavano torturando Luca.
In quel preciso istante, Ren distrusse la porta del laboratorio, uccise le due
guardie e liberò Luca. Una volta liberò, si diressero verso l'arena, ma non prima di
aver recuperato le proprie armi e aver fracassato l'anima a tutti i nemici che gli si
paravano davanti. Una volta arrivati lì, videro che i nostri stavano palpando le
ragazze con i loro tentacoli. Ren iniziò a fare il giro dell'arena, cercando di non
farsi vedere e si arrampicò lungo le pareti cercando di non far rumore...
"Prova a toccarmi ancora e ti taglio il tentacoli a morsi" urlo Valentina
"Voi siete legate e siete anche molto carine. Non potete fare niente. E come ci
vorresti riuscire sentiamo" chiese Lyrnus
"Tu, maledetto! Come hai fatto a liberarti?" Chiese il mostro coprendosi le ferite
"La vera domanda è, come farai tu a sopravvivere. Guarda in alto" E Luca, con un
abile mossa della sua Katana, accecò il mostro, si arrampicò sulla parete e gli fece
cadere in testa un gigantesco monolito di pietra, uccidendolo.
"Benedetta...Benedetta è stata portata via dal capo di quei mostri" disse Martina
in lacrime mentre si massaggiava i polsi
"Eccolo, sta volando sulla sua nave" rispose lei, indicando una nave prendere il
volo
"Martina, usa la Rapier per far crollare quelle colonne" e Martina ubbidì.
Le colonne caddero e formarono una specie di percorso ad ostacoli, formando un
enorme buco nel muro, dove si poteva benissimo intravedere la nave che prendeva
il volo. Ren saltò sulle colonne e facendo un salto stratosferico, si attaccò al legno
della nave con una delle due daghe
"Qualcuno deve dirmi come fa quello là a fare tutte ste cose" disse Luca, aiutando
Martina ad alzarsi
"E soprattutto, deve spiegarci come facciamo a far esplodere la montagna" disse
Valentina stiracchiandosi e massaggiandosi la schiena
Senza farsi vedere, Ren sgattaiolò per le varie cabine della nave. Poco dopo, sentì
il rumore di un' esplosione: i suoi amici ce l'avevano fatta! Come non ci è dato
saperlo, ma ci riuscirono. Accidentalmente urtò una guardia, che lo legò come un
salame e lo portò sul ponte
Una volta sul ponte, una voce disse da un antro oscuro
"Bene, bene. Un altro piccolo amico si è unito alla festa" sghignazzò il mostro
"Ti farò passare le pene dell'inferno" disse Ren che, liberatosi dalla corda che lo
legava e attaccò il mostro a spada sguainata
Nonostante fosse molto grosso, era decisamente agile e riuscì a respingere Ren.
Sentendo tutto questo fracasso, Benedetta batté le mani su una botola al centro
della nave, vicino all'albero maestro
Benedetta e Ren falciarono le vite di molti sgherri di quel mostro, Ren con le due
daghe e Benedetta con la sua spada. Ma durante il combattimento il mostro colpì
Benedetta alla schiena, che volò dall'altra parte della nave, urlando di dolore.
Quando lei si accasciò al suolo, Ren non ci vide più dalla rabbia: tutto si fece
scuro, i suoi occhi divennero bianchi e le daghe divennero di un nero così denso
che pareva attirasse a sé anche la luce
"Tu... lurido schifoso!!!!!" urlò Ren, che iniziò a fargli incassare colpi a raffica,
tagliandogli i tentacoli e infine, la testa. Il corpo del mostro, ormai fatto a
brandelli, si sciolse fino a diventare una strana sostanza argillosa
Quella strana argilla, caduta dopo la rapida dipartita del mostro, iniziò a bruciare
e fece prendere fuoco all'intera nave, uccidendo tutti i mostri rimasti. La nave
stava bruciando e iniziava a perdere quota. Guardandosi intorno, a Ren si accese
una lampadina nel cervello: corse verso un'estremità della nave, portando con sé
Benedetta
Ren le fece l'occhiolino, le prese la mano e si gettò di sotto, trascinandola con lui
Mentre loro due cadevano come delle meteore, il resto del gruppo si radunò in una
piccola radura
"E adesso che facciamo? Ren non è più tornato" esclamò Valentina
In quel preciso istante, un boato provenne dai margini della radura. Corsero a
vedere e quello che videro li sconvolse: Benedetta e Ren erano caduti da un'altezza
vertiginosa e non si erano procurati nemmeno un graffio.
"E' stata dura, ma alla fine ce l'abbiamo fatta" disse Ren sistemandosi i capelli e
asciugandosi il sudore dalla fronte. In quel momento, accadde qualcosa di magico:
una pergamena apparve nelle mani di Ren. Lui la analizzò bene ed esclamò con
stupore
"Ragazzi, questo è il Tomo Perduto. Abbiamo il primo pezzo della mappa per
l'Archadyon!!!"
Ma non solo. In quel momento, una figura di luce apparve davanti a loro. Piano
piano iniziò a prendere forma: era...Giuditta. Vedendosi, Ren e Giuditta si
abbracciarono così forte che si tolsero il fiato a vicenda.
"Credevo che non ti avrei rivisto mai più" disse lei in lacrime
"Stessa cosa anche per me" rispose lui. E tutti e sei, si incamminarono verso casa
con una gioia immane.
Passarono le settimane, e facendo analizzare la mappa dai saggi e dagli storici del
villaggio, fu confermato che era il primo pezzo della mappa per l'Archadyon. Tutti
gioirono dalla felicità, in particolare Ren e Giuditta: il primo passo per riottenere
la loro libertà era stato fatto. Ma non appena misero piede nella piazza principale,
tutto si fece scuro. Nessuno vide più niente. In quel frangente di tempo, una voce
femminile distorta disse
"E' il momento che sappiate la verità, su ciò che vi circonda. E soprattutto, sul
vostro passato" e iniziò a soffiare un vento così forte, che tutti facevano fatica a
non volare via. Ma durante questa folata di vento, le urla di Ren e Benedetta
rieccheggiarono in quel buio innaturale e ad un tratto, tutto tornò normale. Era
stato un buco nero apparso dal nulla.
CONTINUA....