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Corso di semiotica

Seconda Lezione

Anno Accademico 2022 / 2023

Docente: Orlando Paris

Orlando Paris

paris@unistrasi.it
Soffermiamoci ancora un pochino su una domanda centrale :

di cosa si occupa la semiotica?

Cecheremo di rispondere a questa domanda cercando di capire


la distinzione tra due concetti fondamentali:

SIGNIFICAZIONE E COMUNICAZIONE

Caterina Ferrini
Orlando Paris
Nel Trattato di Semiotica generale Umberto Eco scriveva:

Scopo di questo libro è esplorare le possibilità teoriche e le funzioni sociali di uno


studio unificato di ogni fenomeno di SIGNIFICAZIONE e/o COMUNICAZIONE

Quale è la differenza tra questi due concetti???

Eco sostiene che la semiotica debba studiare i processi culturali in quanto processi di
comunicazione e che tuttavia tali processi di comunicazione posso sussistere perché al
di sotto di essi si stabiliscono processi di significazione

Caterina Ferrini
Orlando Paris
Un sistema di significazione è basato su una relazione , cioè un dispositivo che

lega entità presenti a entità assenti. Il che significa che c’è significazione ogni

volta che qualcosa che è materialmente presente sta per qualcos’altro.

Caterina Ferrini
Orlando Paris
Trattato di semiotica generale (1975)

• Significazione: qualcosa di materialmente presente sta per


qualcos’altro

• Comunicazione: processo che si svolge tra esseri umani


sulla base di sistemi di significazione (è intenzionale).

Caterina Ferrini
Orlando Paris
«Tempo di vacanze estive: sbarchiamo di buon mattino su un’isoletta mediterranea
che non conosciamo, è ancora presto per la camera in albergo, così prendiamo in
affitto delle biciclette e andiamo in giro per esplorare il territorio, alla ricerca di una
spiaggia – possibilmente libera e mediamente selvaggia – dove attardarci qualche
ora per un bagno rinfrescante e un po’ di sole a contrasto. Percorriamo la strada
lungo la costa, incuriositi e felici, ma le alte inferriate della lunga serie di villette
(abusive?) impediscono la visione del
mare. Tra sprazzi di buganvillea e cespugli di gelsomini, ogni tanto un cartello
indica un bar con panini e bibite, un negozietto con ombrelloni, sdraio e creme
abbronzanti, un’edicola di giornali, un paio di sedicenti bed & breakfast, una svolta
improvvisa per il paesino assolato che s’intravede su in cima alla collina. Di
spiagge nessuna traccia.

Orlando Paris
Tutto inizia a sembrare uguale a tutto, senza soluzione di continuità: l’occhio si
distrae, gli altri sensi s’acquietano, le speranze per l’ambita nuotata stanno per
svanire. A un tratto,
un riverbero di luce su una distesa mosaica di metallo anticipa un parcheggio; o
meglio: non esattamente un parcheggio ma una serie di automobili abbandonate in
modo improvvisato sul ciglio della strada, scomposte una di fila all’altra, con un
evidente infittirsi di lamiere in prossimità di un viottolo che sembra incamminarsi
verso il basso, verso la costa. Un’occhiata più attenta ci conferma quel che
abbiamo già capito: da lì s’arriva al mare, bastano pochi minuti, diciamo così, di
trekking per l’impervio sentiero ed ecco finalmente la mèta agognata. La spiaggia
isolata e fatalmente di massa sta lì, con acqua
cristallina, sabbia dorata e niente campo per i telefonini. L’abbiamo trovata: il
mucchio di auto ce l’ha improvvidamente segnalata.

Orlando Paris
Ci troviamo di fronte a un grosso, evidentissimo segno, con tutte le principali
caratteristiche,
condizioni e conseguenze che, in generale, caratterizzano i segni.

Grazie a una serie di automobili parcheggiate sul ciglio della strada (o meglio, grazie al
fatto che le abbiamo percepite, che si presentavano distintamente alla nostra vista),
abbiamo capito che da quelle parti doveva esserci una discesa verso la spiaggia, e
l’abbiamo trovata.

Orlando Paris
La visione della serie di automobili costituisce quella che si chiama espressione significante,
ovvero ciò mediante cui abbiamo capito. La presenza della discesa a mare in quel preciso punto
della strada costituisce invece quel che chiameremo contenuto significato, ossia ciò che abbiamo
inteso grazie alla vista delle macchine parcheggiate.

L’unione tra quell’espressione significante (che ha natura sensoriale, percettiva, empirica) e quel

contenuto significato (di natura invece intellettuale, interpretativa, cognitiva) dà luogo a quel che

chiamiamo segno, e cioè a quell’incremento di sapere rispetto alla geografia dell’isola che sino a

quel momento ci era mancato.

L’avere infine effettivamente trovato il sentiero per scendere al mare, inoltre, costituisce quel che
definiamo effetto pragmatico del segno, effetto positivo, in questo caso, dato che il viottolo verso
la spiaggia era proprio ciò di cui eravamo in cerca.

Orlando Paris
Di cose così, nella vita d’ogni giorno, ne accadono a decine. Percepiamo un oggetto che
ha attirato la nostra attenzione, grazie a esso comprendiamo qualcosa di nuovo.

Un segno è tale se, appunto, mette in relazione reciproca qualcosa di percettivo a


qualcos’altro di cognitivo. Ogni qualvolta la percezione di una cosa stimola in noi un
incremento di conoscenza, siamo di fronte a un segno. Segno che, spesso, avrà un
effetto pratico su quel che
stiamo facendo, desiderando, cercando.

Orlando Paris
Restando nell’ambito della circolazione stradale, se, mentre guido la macchina, a un
certo punto il traffico s’interrompe per un assembramento di auto che blocca il
passaggio (significante), mi capiterà di pensare che c’è stato un incidente
(significato), e questo segno avrà per me conseguenze molto precise, poniamo, sulla
tabella di marcia della giornata. Ancora, cambiando le circostanze, l’addensarsi delle
nuvole (significante) farà pensare all’imminente arrivo della pioggia (significato); la
presenza di fumo (significante) indicherà del fuoco nei paraggi(significato); un’orma
sulla sabbia (significante) additerà il passaggio di un animale (significato).

Orlando Paris
Restando nell’ambito della circolazione stradale, se, mentre guido la macchina, a un
certo punto il traffico s’interrompe per un assembramento di auto che blocca il
passaggio (significante), mi capiterà di pensare che c’è stato un incidente
(significato), e questo segno avrà per me conseguenze molto precise, poniamo, sulla
tabella di marcia della giornata. Ancora, cambiando le circostanze, l’addensarsi delle
nuvole (significante) farà pensare all’imminente arrivo della pioggia (significato); la
presenza di fumo (significante) indicherà del fuoco nei paraggi(significato); un’orma
sulla sabbia (significante) additerà il passaggio di un animale (significato).

Orlando Paris
Cominciamo a ragionare filosoficamente:

Abbiamo detto che di fronte alle macchine ci troviamo di fronte ad un segno, ma allora
se così è, la domanda sorge spontanea:

Che differenza c’è tra i segno rappresentato dalle macchine parcheggiate e, ad


esempio, una parola della lingua storico naturale? Oppure tra il segno rappresentato
dalle macchine parcheggiate e un cartello stradale ?

Orlando Paris
Nel segno che è rappresentato dalle macchine parcheggiate, manca l’intenzionalità
comunicativa cosa invece presente nelle parole o nel cartello stradale.

Quelli che hanno parcheggiato alla bell’e meglio l’automobile sul ciglio della strada per
scendere giù in spiaggia non avevano alcuna finalità di indicarne la presenza ai
passanti, accalcandosi lì con altre consimili auto. Anzi, avrebbero preferito non
segnalarla, e passare la
giornata al mare senza folla intorno a loro. Siamo stati noi che, essendo alla ricerca di
un bel posto dove poter fare una nuotata, abbiamo capito che tutte quelle auto erano
parcheggiate in quel punto perché da quelle parti doveva esserci un varco per la
spiaggia, una spiaggia libera, senza accessi segnalati e senza organizzazione interna
come potrebbe essere nel caso di un lido con cabine e ombrelloni. In termini più
tecnici, diremo insomma che il segno non viene prodotto da chi rende possibile
la costituzione del significante ma da chi lo vede e interpreta.

Orlando Paris
Altri casi simili a quello delle macchine?

L’addensarsi delle nuvole (significante) farà pensare all’imminente arrivo della pioggia (significato); la presenza
di fumo (significante) indicherà del fuoco nei paraggi (significato); un’orma sulla sabbia (significante) additerà il
passaggio di un animale (significato).

In questi casi non sono i fenomeni in sé (le nuvole, il fumo, l’orma) a essere significanti, ma la loro percezione da
parte di qualcuno che, entrando empiricamente in contatto con essi, li associa a dei precisi significati (la
probabile pioggia, la prossimità del fuoco, il cammino dell’animale) . Ci deve essere l’interpretazione….

IL SEGNO quindi, non è qualcosa che sta al posto di un’altra (vedremo che questa definizione ricorrerà molto
nella storia del pensiero sui segni) ma la relazione che un qualche soggetto instaura fra due elementi di cui –
spesso- una ha una dimensione sensibile e l’altro una intangibile. In questi casi che abbiamo citato questa
relazione si instaura a posteriori….

Orlando Paris
Relazione quindi che si istaura a posteriori.

grazie a chi è lì a percepire e a pensare: il povero animale che ha lasciato l’impronta


sulla sabbia non voleva certo farlo, e soprattutto non voleva che quell’orma fosse vista,
poniamo, dal cacciatore che lo sta inseguendo; analogamente il piromane che ha
appiccato il fuoco non voleva affatto farsi notare attraverso il fumo che si sta
spandendo nell’aria; né le nuvole, agente atmosferico, vogliono intenzionalmente farsi
messaggere della pioggia.

Orlando Paris
In termini più tecnici, quindi, diremo che in questi casi:

che il segno non viene prodotto da chi rende possibile la costituzione del significante
ma da chi lo vede e interpreta. Certo, ci sono molti segni intenzionalmente emessi
per comunicare qualcosa, come quando indichiamo un oggetto a qualcuno, teniamo
una lezione, chiediamo che ore sono, disegniamo un ritratto, dichiariamo un amore,
scriviamo un articolo per un giornale o mandiamo in onda uno spot pubblicitario,
spediamo una mail o un sms. Ma ce ne sono molti altri, come quelli che abbiamo citato
i quali vengono emessi in modo inconsapevole, senza avere cioè alcun sentore che si
tratta di segni, e che solo il destinatario potrà, se ne avrà i mezzi e le capacità,
concepire come tali.

Orlando Paris
Stiamo intanto facendo una prima classificazione di segni: segni in cui è presente
un’intenzionalità comunicativa e segni invece in cui questa intenzionalità non è
presente. La semiotica si occupa di entrambi….. Ma continuiamo con il nostro
ragionamento

Ognuno di noi, per esempio, è portatore sano e involontario di centinaia di segni


(dal modo di camminare a quello in cui parliamo, da come ci vestiamo a quello che
mangiamo, dalle cose che facciamo a quelle che non facciamo...), i quali vanno a
costituire la nostra identità sociale, o quanto meno l’immagine che gli altri hanno di noi.
Analogamente funzionano gli altri ai nostri occhi, emittenti continui di significanti che si
offrono inconsapevolmente alle nostre possibili interpretazioni, ai nostri apprezzamenti
e giudizi.

Orlando Paris
Da questo cosa capiamo:

• Il primo motore del linguaggio, di tutti i linguaggi umani e sociali, o per meglio dire della
SIGNIFICAZIONE non è l’emittente ma il destinatario: è solo a partire da costui che può
essere generato un CONTENUTO SIGNIFICATO da un’ESPRESSIONE SIGNIFICANTE;

• Ma capiamola meglio la distinzione tra SIGNIFICAZIONE e COMUNICAZIONE:

 La comunicazione tradizionale ha luogo quando si attiva volutamente la trasmissione


di un messaggio, quando c’è qualcuno che vuol dire qualcosa e fa di tutto perché il suo
interlocutore capisca.
 La significazione è un fenomeno più generale (che include la comunicazione come
sottoinsieme) che riguarda la produzione di senso: il senso si coglie, per così dire, a
partire dalla fine, ossia da chi riesce ad interpretare un Significato percependo un
significante.

Orlando Paris
SIGNIFICAZIONE e COMUNICAZIONE 1:

 Quando parliamo di comunicazione, ci riferiamo al processo mediante il quale qualcuno


(l'emittente) trasmette qualcosa (il messaggio) a qualcun altro (il destinatario). Un
processo quindi intenzionale, in cui si producono messaggi con l’intenzione di
comunicare qualcosa ad un destinatario.

Attività come spedire una lettera, fare pubblicità, gridare qualcosa a qualcuno, raccontare una
storia

Orlando Paris
SIGNIFICAZIONE e COMUNICAZIONE 2:

 Un sistema di significazione è basato su una relazione , cioè un dispositivo che lega


entità presenti a entità assenti. Il che significa che c’è significazione ogni volta che
qualcosa che è materialmente presente sta per qualcos’altro

 Quando parliamo di significazione, quindi, decidiamo di considerare il percorso dalla


fine, dal destinatario, che considera un determinato elemento
della realtà come messaggio, o più precisamente un segno, rappresentazione della
relazione fra un significante e un significato.

 La comunicazione è un sottoinsieme della significaazione

 La significazione è il concetto chiave attorno al quale si organizza tutta la teoria


semiotica.

Orlando Paris
SIGNIFICAZIONE e COMUNICAZIONE 3:

Comunicazione: emittente Segno/messaggio destinatario

Segno/
Significazione: messaggio destinatario

Se ci mettiamo in una prospettiva di studio della comunicazione quindi, ci mettiamo in


una prospettiva di studio di processi in cui sono coinvolti segni intenzionalmente
prodotti.

Orlando Paris
SIGNIFICAZIONE e COMUNICAZIONE 4:

Quando ci mettiamo in una prospettiva di studio della significazione studiamo processi


in cui sono coinvolti segni intenzionalmente prodotti ma anche segni non
intenzionalmente prodotti. La significazione è un fenomeno molto generale che include,
naturalmente, anche la comunicazione. Questo perché l’oggetto che viene trasmesso
dall’emittente al destinatario possa adempiere alla sua funzione, esso deve risultare
SIGNIFICATIVO, produrre significato

LA SEMIOTICA, QUINDI, E’ LA SCIENZA CHE STUDIA LA SIGNIFICAZIONE


(e naturalmente, come sottoinsieme, studia anche i processi di comunicazione)

Orlando Paris
SIGNIFICAZIONE e COMUNICAZIONE 5:

Perché importante capire che la semiotica si occupa di studiare la significazione e non


solo la comunicazione?

Perché studiare il significato e il senso solo in termini di comunicazione significa


ricostruire il senso e il significato solamente partendo da una dinamica di intenzionalità,
mentre il senso e il significato possono prodursi anche a prescindere dall’intenzione.

Il caso delle macchine, il casolo dell’impronta, il caso del fumo, ma non solo

Orlando Paris
SIGNIFICAZIONE e COMUNICAZIONE 5:

Perché importante capire che la semiotica si occupa di studiare la significazione e non


solo la comunicazione?

Perché studiare il significato e il senso solo in termini di comunicazione significa


ricostruire il senso e il significato solamente partendo da una dinamica di intenzionalità,
mentre il senso e il significato possono prodursi anche a prescindere dall’intenzione
(anche dentro comunicazioni intenzionali).

Il caso delle macchine, il caso dell’impronta, il caso del fumo, ma non solo…

Orlando Paris
SIGNIFICAZIONE e COMUNICAZIONE 6:

Il senso e il significato sono inintenzionali anche dentro anche dentro comunicazioni


intenzionali:

Orlando Paris
SEGNO 1:

Partendo da questo ragionamento possiamo quindi arrivare intento alla prima


definizione di segno e anche ad una prima classificazione dei segni (naturalmente
fortemente parziale):

• Iniziamo da una prima definizione di segno che arriva dalla filosofica greca: ALIQUID
PRO ALIQUO. Il segno è qualcosa che è riconosciuto da qualcuno come
indicazione di qualcos’altro

Le macchine parcheggiate, l’impronta di un animale, una parola della lingua storico


naturale, un tatuaggio, il vestito di una persona…. Ecc ecc

Orlando Paris
SEGNO 2:

Non solo, ma per segno si intende solitamente l’elemento minimo cui si possa attribuire
una tale situazione di rimando: solo semplificando moltissimo si può dire che un
giornale o un film siano segni. In realtà questi, nella terminologia che stiamo adottando,
possono essere descritti come messaggi che contengono un gran numero di segni,
variamente articolati tra loro (in seguito parleremo in questi casi di testi).

Orlando Paris
SEGNO 3:

Sia nella situazione di comunicazione che in quella di significazione è facile ritrovare


questa cellula fondamentale:

Un oggetto a due facce, o piuttosto una relazione che lega un SIGNIFICANTE a


un SIGNIFICATO:

Significante
segno
Significato

Significante: una variazione dello stato fisico


Significato: qualcos’altro afferrabile dalla mente, che si rende accessibile unicamente alla variazione delle stato
fisico (ossia al significante)

Orlando Paris
Ora se ci mettiamo in questa prospettiva, la domanda successiva che ci dobbiamo
porre è:

Quali sono i meccanismi grazie ai quali io riesco a capire il significato di un


segno? Quali sono i meccanismi grazie ai quali riusciamo a leggere quel segno
delle macchine parcheggiate?

Abbiamo adottato un ragionamento (una inferenza) per collegare quel significante e


quel significato. Nel caso specifico abbiamo utilizzato un’abduzione, un tipo di
ragionamento grazie al quale siamo passati direttamente «guarda quante macchine»
arrivando al significato «ci sarà un accesso al mare».

Questo processo però è possibile grazie ad una cultura.

Orlando Paris
Le inferenze cognitive, più o meno logicamente stringenti, che adoperiamo nelle
nostre interpretazioni, associando nell’esperienza quotidiana significanti a
significati, non hanno nulla di personale, di soggettivo, di idiosincratico. Esse si
basano piuttosto su codici, ossia su alcuni sistemi formali che regolano le possibili
associazioni mentali fra espressioni significanti e contenuti significati, in qualche
modo trascendendo le scelte del singolo individuo, anzi spesso imponendogli l’uso di
determinate categorie mentali che portano a conclusioni interpretative localmente
pertinenti.

Orlando Paris
Questi codici a loro volta, come abbiamo già detto, non hanno nulla di universale e necessario, ossia di
oggettivo, senza per questo essere soggettivi: sono stabilizzazioni più o meno durature di modi collettivi di
pensare e di agire, di desiderare e di preferire. È la pressione sociale a dettarli, e a mantenerli, come anche,
ovviamente, a modificarli quando si ritengono invecchiati (si pensi ai codici dell’abbigliamento, molto meno saldi,
per esempio, di quelli dell’alimentazione).

I codici sono consuetudini sociali e culturali, abitudini interpretative che assumono l’aspetto di una legge (senza
comunque esserlo): e nessuna inferenza individuale è possibile se non a partire da essi. Se non avessimo
condiviso, noi e le tante persone che quel giorno hanno lasciato l’auto sul ciglio della strada, la medesima
cultura, se non avessimo fatto parte della medesima società, quel segno lì (assembramento disordinato di
macchine → “viottolo per il mare”) molto semplicemente non sarebbe esistito.

In Svezia, così come in Germania, in Danimarca, in Gran Bretagna, in mezzo mondo non sussistono codici
che portano a conclusioni di questo genere: ci saranno assembramenti disordinati di automobili, e non
mancheranno viottoli per il mare; non si daranno però regole condivise che mettono in collegamento (la
percezione di) auto e (l’individuazione di) viottoli. Il segno, ripetiamolo ancora, non sta né nelle cose né nelle
idee ma nelle forme della loro relazione.

Orlando Paris
Naturalmente però, ci sono segni, in particolare quelli intenzionali, regolati da codici
molto più stringenti, che non dipendono solo da convenzioni culturali ma da regole
formalizzate. Ad esempio la lingua storico naturale è un insieme di segni regolati da un
codice: un insieme di istruzioni che fissa liste di corrispondenze fra elementi
dell’espressione ed elementi del contenuto e ci indica le modalità di combinazione dei
segni fra di loro.

Orlando Paris

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