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Commento all’Octologo di Giacinto Scelsi

1 Non opacizzarsi
né lasciarsi opacizzare

2 Non pensare
Lascia pensare
coloro che hanno bisogno di pensare

3 Non la rinuncia
ma il distacco

4 Aspirare a tutto
e non volere niente

5 Tra l'uomo e la donna


l'unione non la congiunzione

6 Fare arte
senza arte

7 Siete i figli e i genitori di voi stessi


non dimenticatelo

8 Non sminuite il senso


di ciò che non comprendete

Giacinto Scelsi, Octologo,


Roma: Edizioni Le Parole Gelate 1987
1 Non opacizzarsi

Non potendo scorgere la luce, l’uomo si immerge nell’oscurità, finché


nell’inquietudine e nell’affanno del vivere egli ritrova il “barlume del
crepuscolo” o la scintilla divina che si trovava imprigionata nella
materialità, captando così le influenze di ordine più elevato, grazie alle
quali, per risonanza, l’uomo si eleva alla dimensione dello spirito.
È necessario ripristinare ciò che Giacinto Scelsi definiva “stato di lucida
passività”, rendendo l’anima ricettiva verso gli stati superiori dell’Essere.
È necessario affrontare la sofferenza e superare la paura della morte,
riscoprendo il suono interiore, quindi il fulcro dell’anima che lo contiene.

2 Non pensare

Ivi si intende il pensiero razionale discorsivo che soverchia la mente e


impedisce il collegamento con l’intelligenza intuitiva, immediata del cuore,
e impedisce altresì di fruire da un’esperienza di genere visionario e ispirato,
al di là di ogni dicotomia di soggetto pensante e oggetto pensato.

Il pensiero diviene così non-pensiero, perché trascende ogni riflesso e dualità


apparente, per rivolgersi al Principio Unico d’immanenza, facendo ritorno a
una condizione pre-esistenziale e contemplando la dimensione del vuoto, che
in realtà “è pienezza dell’essere, come l’inazione è la pienezza di ogni
attività, poiché da quella, tutte le attività derivano.” (René Guénon)

3 Non rinuncia

Avendo trasceso il senso ordinario e non volendo rinunciare alla poesia, si


ricerca la consonanza, nella semplicità dei rapporti con le leggi asintotiche
e le frequenze universali, che risuonano nel timpano dell’anima come
vibrazioni, e che costituiscono la radice della matrice vivente e della
corporeità primordiale. Tale pulsione naturale – sia psicologica che
fisiologica – ivi ridotta all’essenzialità esistenziale dello spazio interiore
dell’anima, può essere sinteticamente espressa attraverso una frase di John
Cage presente in “Conferenza su niente” e contenuta in “Silenzio”:
“Non ho nulla da dire, e lo sto dicendo; e questa è poesia, di cui ho bisogno.”

4 Non voler niente

Per l’uomo antico non esiste il senso dell’io come realtà autonoma e
indipendente, non essendo egli imprigionato nei limiti dell’identificazione,
ma essendo egli individuato e libero dai condizionamenti del mondo dei
riflessi, quindi sgravato dal fardello del dover fare e dal giogo macchinoso
della mente, privo dei germi dell’individualismo e immerso nella dimensione
indifferenziata dell’Essere, nel grande oceano della spiritualità cosmica.

Per lui valgono le parole “non mia voluntas sed tua fiat”. In lui tutte le
creature riposano, mentre il suo cuore veglia incessantemente e percepisce la
volontà divina che anima le sue azioni ed opera in tutte le cose.

5 Non la congiunzione

Trattasi ivi dell’unione ierogamica piuttosto che di una “congiunzione degli


opposti”. Ciò è possibile solo quando entrambi, sia l’uomo che la donna, liberi
dagli effluvi dei desideri tamasici, ed avendo ripristinato al loro interno la
condizione di purezza originale precedente la caduta nell’oceano delle acque
corrosive e antecedente la fuoriuscita dalla condizione edenica pre-
esistenziale, essendo ora posti nella sede mediana del cuore, si fondono
all’unisono nella grande matrice vivente con l’intento di procreare e di dar
vita ad una nuova psicogenesi, senza regredire ad una condizione precedente
l’auto-redenzione e la rigenerazione della parte psichica dell’anima.
6 Senza arte

L’unità tra essenza e forma è il canone alla base di ogni opera d’arte e ne
domina l’espressione. Solo l’unità merita di essere rappresentata, ed essendo
ogni definizione dell’unità imperfetta e parziale, essa può essere solo
simbolizzata. Ma siccome non c’è simbolo che possa concretamente
rappresentare tale unità, la sua vera espressione è la negazione.

Scelsi amava identificarsi con una linea sotto un cerchio, essendo il cerchio
una forma perfetta, intangibile, senza fine né inizio. La linea orizzontale
rappresenta l’elemento tellurico, inteso come dispiegamento del primo.

“L’arte non chiede mai a nessuno di fare nulla, di pensare nulla, di essere
nulla”, afferma Ezra Pound. Non fare nulla e non pensare nulla è dada.

7 Non dimenticatelo

La lotta della memoria contro l’oblio è la lotta del sé contro il potere esercitato
dalla scissione illusoria del tempo. La realizzazione del sé passa attraverso
l’ascolto delle proprie voci interiori e attraverso la riscoperta del proprio
fanciullo interiore, il cui padre è l’ignoto e la cui madre è la sapienza.

La voce del padre è percepibile mediante la parola della madre che contiene
in sé il figlio, ovverosia il verbo. Sapienza è al contempo figlia del padre
celeste e madre del creato e della vita terrestre. L’ombra del figlio diviene
proiezione cosciente di una nuova possibilità esistenziale di rinnovamento,
oltre ogni gelida stagnazione e oltre ogni scissione illusoria della realtà.

L’incontro con il proprio doppio si risolve all’interno mediante la


rigenerazione dell’elemento psichico dell’anima, e all’esterno mediante la
reintegrazione della luce eterna del cosmo che permea tutte le cose.

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