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CALCIO
Daniele Colasuonno
Un altro calcio
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In ricordo
Vivi oggi senza paura i tuoi sogni e le tue emozioni, perchè un giorno
saranno i tuoi ricordi.
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Un altro calcio
Lo sport può portare speranza dove una volta c’era solo disperazione.”
(Nelson Mandela)
Un altro calcio
Quanti di voi durante una partita vista dagli spalti o dalla panchina hanno
INCORAGGIATO e SOSTENUTO, quel bambino che in campo era in
DIFFICOLTÀ rispetto al resto della squadra?
Daniele Colasuonno
Un altro calcio
PREMESSA
Un altro calcio
Un altro calcio
INFORMAZIONI SULL'AUTORE
Daniele Colasuonno, nato nel 1981 a Cernusco sul Naviglio (MI), laureato
in infermieristica presso l’Università degli studi di Milano.
Autore ed unico gestore della pagina facebook “Un altro calcio”, dove si
evincono i principi ed i valori dello sport, quello sano, quello che viviamo
quotidianamente.
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Un altro calcio
LA GENESI
Correva l’anno 1989, ma in Italia non si aspettava altro che il 1990, l’anno
del Mondiale. Raffaella e Pietro, genitori molto attenti alla salute del
proprio figlio, Marco, optano per il nuoto.
Marco è sempre stato visto dai suoi genitori, come piccolo e un po'
“fragilino”, pertanto i suoi genitori cercano di trovare uno sport che possa
dare dei benefici sulla sua salute. Il nuoto viene visto da sempre come lo
sport più completo, coinvolge quasi tutti i muscoli del corpo ed è un’ottima
attività ricreativa che può essere utile nella vita, dov’è importante anche
saper nuotare. Quando sono i genitori a decidere che sport devi fare, la
situazione può diventare problematica, specie se come nel caso di Marco
c’è un rifiuto totale a questo tipo di attività.
Un altro calcio
Avevo, quasi 8 anni li avrei compiuti a novembre, ma per via delle mie
continue febbri durante l’infanzia, non avevo ancora iniziato a praticare uno
sport, mamma e papà volevano aspettare che crescessi e mi rafforzassi un
po'…
Un altro calcio
A differenza di molti miei coetanei, io non sognavo di far goal come Van
Basten o Maradona.
Un altro calcio
Questa innata passione per il calcio nacque per caso, o forse per sbaglio…
ma sono certo di una cosa se non l’avessi scelta io, sarebbe stata lei a
scegliere me.
A mia madre il calcio proprio non piaceva, anzi le faceva paura. Lei non
voleva che uno dei suoi figli si allenasse sotto gelide temperature e con il
rischio di prendersi qualche polmonite. Mia mamma è stata iperprotettiva,
forse anche in modo esagerato, e voleva come tutte le mamme il meglio per
ognuno di noi, tanto che mi iscrisse forzatamente a nuoto, nonostante il mio
“disappunto”
Un altro calcio
ripetendomi: “Vedrai che poi ti piacerà e ti divertirai, guarda gli altri bimbi
come sono contenti di essere qui!”.
Frequentavo la piscina più importante del paese, quella dove c’erano gli
istruttori più bravi e preparati, quella che premurosamente avevano scelto i
miei genitori, ma l’amore e la passione per il calcio non si sono spenti
dentro una piscina.
Un altro calcio
come mai quei bambini potevano allenarsi anche sotto la pioggia mentre a
me era vietato.
Da quel momento scattò dentro di me una scintilla, quella che nella vita ci
fa perdere il senso della ragione per inseguire un sogno.
Difatti da quel preciso istante per me tutto si fece più chiaro, sapevo cosa
voleva e lo volevo a tutti i costi.
A fine lezione provai subito a dirlo a mia madre, e lo feci prima di rientrare
nello spogliatoio, picchiettando tutto infreddolito sul vetro che separava gli
spalti dalla piscina. Cercando il suo sguardo dissi balbettante dai brividi:
“Anch’io voglio giocare là!”, mamma annuì e sorrise, ma senza capire cosa
stessi balbettando.
Negli spogliatoi, avevo i brividi, inoltre c’era una puzza di cloro assurda,
ma avevo la testa altrove…volevo cambiarmi e scappare da quel posto che
non sentivo mio.
Un altro calcio
TUTTO!!!”.
“Perché mi rispondi così seccato? Sai che mi preoccupo per te, amore”.
Un altro calcio
Una raffica di domande, tutte con lo stesso tono e tutte senza risposta da
parte mia.
Tentai invano di far cambiare idea ai miei genitori, cercando in mio fratello
Alberto il giusto alleato per affrontare il discorso.
grazie
soprattutto
alla
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Un altro calcio
“Datemi
un
pizzicotto!
Sto
sognando?”
inaspettatamente non sapevo più cosa dire…restai con la bocca aperta per lo
stupore, non pensavo proprio di esserci riuscito!
Bene, ci ero riuscito! Da questo momento ero a tutti gli effetti un giocatore
della Cernuschese!
Grazie al consenso dei miei genitori che mi hanno accontentato sono
riuscito a realizzare uno dei suoi sogni, ovvero quello di far calcio e di farlo
proprio in quel campo che avevo visto dalla vetrata della piscina.
Dopo aver ritirato la tuta ed il materiale, passai un’ora davanti allo specchio
facendo tutte le pose da calciatore e sentendomi di colpo grande, iniziai a
vivere un nuovo sogno a tinte ROSSO-BLU.
Un altro calcio
Il mio primo allenatore è stato un uomo di circa 65 anni che ha giocato fino
a 28 anni nei professionisti, raggiungendo la Serie B con il Fanfulla per
abbandonare il calcio al termine della stagione 1953-54 a causa di un
episodio di corruzione calcistica, nota come il caso Gaggiotti, che segnò
una pagina nera per il Fanfulla, dove subì 5 punti di penalizzazione e
retrocesse in Serie C.
Un altro calcio
Ciò che mi colpì di Mister PP, fu la sua umiltà e la sua pazienza nei
confronti di un mondo che corre frenetico verso lunatici traguardi, dove
spesso valori e motivazioni si perdono per strada.
Perego era una sorta di vip in una società di paese, un po' come avere
Arrigo Sacchi ad allenare dei pulcini.
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Un altro calcio
la
Cernuschese
fece
appendere
all’ingresso degli spogliatoi, una targa con una frase del mister:
(Peppino Perego)
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Un altro calcio
DOMENICA SI GIOCA
IL TORNEO
Avevo coronato il primo dei miei sogni, o forse il primo importante…quello
che credevo fosse irrealizzabile.
Con il passare del tempo mi accorgevo che era la mia fonte di energia, mi
aiutava a caricarmi, mi faceva divertire e mi dava sempre nuove e diverse
emozioni.
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Un altro calcio
Finchè arrivò il giorno che iniziarono a farsi vive le mie prime paure…
Il primo torneo, non saper come sarà, non aver mai indossato la divisa da
gioco, l’ansia di deludere.
Un altro calcio
partita>> disse con tono quasi distaccato, celando la sua emozione, mio
papà.
Mia mamma, nonostante sia contraria al calcio come sport, con molta
serenità mi tranquillizza facendomi capire quanto siano belle queste
sensazioni che sto provando e quanto sia importante esser felice di tutto
questo.
Fu una domenica diversa dalle altre specie per la mia famiglia che si
apprestava a rivedere le proprie abitudini.
Un altro calcio
“Oggi potevamo dormire fino alle 9.00, fare colazione con calma al bar,
andare a messa e invece no…”, bisbiglia ancora assonnata mia mamma.
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Un altro calcio
Ma non solo…ci sono delle pause lunghissime tra una partita e l’altra, senza
poi parlare dell’attesa per le premiazioni. Il torneo è spesso l’esordio
stagionale ma anche la chiusura dell’anno sportivo.
Un altro calcio
Sono momenti indelebili che restano per tutta la vita, sei felice, corri, calci
il pallone, ti disperi quando perdi, esulti quando segni, festeggi con i
compagni quando vinci, pareggi e vorresti che non finisse mai…gli
spogliatoi, la doccia…è tutto così semplice da raccontare, ma
tremendamente complicato da far comprendere a chi non ha vissuto tutto
questo.
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Un altro calcio
Un po' avvilito noto che il tempo ha cambiato diversi aspetti del calcio e mi
riferisco a quando ero bambino…il calciatore era una sorta di eroe un vero
idolo delle folle, che ti trasmetteva passione e senso di appartenenza…col
passare degli anni le bandiere sono state sempre meno, e si è fatto
prepotentemente spazio il business.
Un altro calcio
Oggi la figura del calciatore è vista un po' come una star dello spettacolo,
bello, ricco, famoso…tutto il contrario dei quello che il calcio dovrebbe
insegnare ai bambini.
Non si gioca a calcio per diventare ricchi e conquistare il mondo!!!
A mio parere la scelta dello sport o della scuola calcio dovrebbe essere
semplice ed immediata, basterebbe chiedere al proprio figlio:
Beh, a dire il vero non lo era stato nemmeno per me, perché fui costretto ad
iniziare tardi e soprattutto a non fare quello che volevo io, ma quello che
volevano i miei genitori.
Un altro calcio
Non è bravo chi vince, ma chi dai propri insuccessi riesce a costruire la
vittoria.
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Un altro calcio
LO SPOGLIATOIO
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Un altro calcio
E pensare che in questi ultimi anni, molti genitori fin dal primo mese di
calcio, ostacolano questa tappa fondamentale per la crescita del bambino e
l'integrazione dello stesso nel gruppo.
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Un altro calcio
Qui dentro ci sono regole ben precise e una su tutte, la più vecchia, la più
vera e cruda:
Far parte dello spogliatoio significa far parte di una famiglia, un luogo sacro
che ci accoglie da bambini, ci vede crescere e diventare uomini.
La prima volta entrai un po' smarrito, quasi in punta di piedi e buttai giù a
terra la borsa guardando quale angolo dello spogliatoio era rimasto libero,
quello stesso angolo che poi ogni volta cercavo. Lo stesso posto un pò per
scaramanzia un pò per abitudine, o semplicemente perché in un altro posto
mi sarei sentito a disagio.
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Un altro calcio
Nello spogliatoio ero uno dei più lenti e imbranati! Facevo fatica a fare la
doccia, ad asciugarmi i capelli, mi sentivo un incapace al punto che chiesi ai
miei genitori di portarmi a tagliare i capelli cortissimi (a spazzola), anche
per non usare lo shampoo che ogni volta mi andava entrava negli occhi…e
come mi bruciavano!
Lo spogliatoio è piccolo e non nasconde nulla, impossibile non guardarsi in
faccia, difficile non sentire un compagno che prova a trattenere una risata o
un pianto.
<<Siete ancora lì? Fra 2 minuti, dovete essere pronti per entrare in
campo!!!>> Guardarsi tra compagni evitando di ridere ma sostenendosi a
vicenda per far più velocemente, magari aiutando il compagno più lento.
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Un altro calcio
Nello spogliatoio c’è chi ride, chi scherza spensierato e chi nervosamente
resta in silenzio e seduto sulla panca continua a far saltellare le gambe con
le mani aperte sulle ginocchia.
Noi viviamo lo spogliatoio e il campo più della partita in sé. Due semplici
parole dette sul campo prima di iniziare, aiutano a far capire che il mister è
con te ed è fiero e felice di tutti. Abbracciarsi e guardarsi negli occhi,
stemperare la tensione e le paure con il cuore, poi tutti insieme urlare il
nostro motto!!! E come per magia, sciolto l’abbraccio, si vedono sempre i
sorrisi.
Nel calcio giovanile c’è chi guarda solo i risultati per il proprio ego, non
consapevole che i bambini non sono dei piccoli adulti, poi c’è mister PP che
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Un altro calcio
A volte essere il primo non ti garantiva l’acqua calda, ma essere tra gli
ultimi era una condanna certa alla “doccia gelata”. Quindi anche in questa
situazione si fa squadra e tutti dobbiamo cercare di essere altruisti, perciò
anche per lavarci si faceva tutto velocemente in modo che tutti o quasi 36
Un altro calcio
Mister Perego era sempre molto attento a tutti noi, lui curava il particolare
anche fuori dal campo cercando spesso il coinvolgimento dei genitori:
Un altro calcio
Ricordo di un mio compagno che era sicuro di esser venuto con gli occhiali
da vista ed a fine allenamento non li trovava più. Eppure lui era certo di
averli messi in borsa e pensava che qualcuno di noi gli avesse fatto uno
scherzo nascondendoglieli. Il mister cerco dentro tutte le nostre borse e
ispezionò le nostre tasche, lui doveva andare a lavoro ed era in ritardo però
non ci fece uscire per quasi un’ora, dopodichè dovette per forza cedere e
lasciarci andare a casa perché lo spogliatoio serviva ad un’altra squadra, ma
ricordo ancora bene le parole di mister PP:
“Lo scherzo è bello quando dura poco, gli occhiali sono una cosa
importante per lui, adesso 38
Un altro calcio
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Un altro calcio
Avere tutti i miei compagni vicino, entrare per primo in campo con tutta la
squadra dietro di me, sentire quel brivido freddo che attraversa tutto il
corpo.
La fascia sul braccio mi sta caricando a mille, la guardo senza farmi vedere
dal mister e dai miei compagni, sono fiero di averla conquistata, oggi per
me è un po' come se fosse il giorno del mio compleanno.
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Un altro calcio
Un altro calcio
Nonostante facessi davvero tantissimi errori durante gli esercizi e non ero il
più bravo della squadra, anzi forse uno dei meno bravi tecnicamente, non
mi aspettavo di essere premiato da PP. Infatti appresi questa decisione con
stupore.
Allenatore...”
Mentre pensavo a tutto questo…Mister PP mi prese il braccio sinistro e mi
infilò la fascia bianca da capitano…
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Un altro calcio
Ma c’è anche una partita da giocare, adesso dovevo concentrarmi sulla palla
e non sulla fascia, un bimbo mi saluta mentre eravamo in fila, era l’altro
capitano, io quasi balbettavo per il freddo e l’emozione, “Che figura
pensai”.
Un altro calcio
sul campo, emozionatissimo mi accingo a coronare un nuovo sogno, quello
di essere CAPITANO.
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Un altro calcio
IN FONDO E’ SOLTANTO
UN GIOCO
Sono alle loro prime esperienze in squadra: corrono, saltano, si rotolano per
terra, corrono ancora tutti dietro la palla fino a quando qualcuno non la
recupera. C’è chi prova a scartare tutti e far gol da solo, chi invece la scalcia
lontano…la classica vecchia “spazzata”, chi resta fermo immobile, chi
scoppia a piangere, chi non ci sta mai a perdere e chi invece pensa alla
merenda a fine partita.
Un altro calcio
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Un altro calcio
“Se potessimo fare un salto nel passato chiederei ai bambini che eravamo”
Lasciamo che giochino senza le nostre pressioni, non c’è niente di più’
bello ed emozionante di vederli giocare con il sorriso, non soffochiamo le
loro emozioni.
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Un altro calcio
Un altro calcio
Ero passato da un cortile dove giocavo ore con i miei amici, ad uno stadio
dove tutto era organizzato a dovere e le persone erano lì per vedere la
partita, proprio come accade ai veri calciatori. In campo l’ansia e le paure
erano improvvisamente sparite, ed io sono riuscito a giocare serenamente
trascorrendo una bellissima giornata.
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Un altro calcio
“Ricordo di mio nonno Gino, che ascoltava con la radiolina tutto il calcio
minuto per minuto, controllando ogni domenica pomeriggio i risultati della
schedina del totocalcio e del totogol, senza esser mai riuscito ad andare
oltre l’11 e sempre per colpa della Juve, la sua squadra del cuore a cui lui
metteva sempre la vittoria fissa”.
<<Oggi è una giornata meravigliosa, una delle più belle della mia vita, sono
qui con tutti voi…è la prima volta che siamo tutti abbracciati! Vi sto
guardando tutti da vicino…e vedo dei sorrisi nei vostri occhi…vedo la
voglia di giocare che avevo io alla vostra età! Siete tutti dei bellissimi
bambini, per fortuna anche qualcuno di voi è senza un dentino così mi sento
meglio anch’io eh..eh..eh!!!>>, sogghignava il Perego, mostrando sotto i
suoi baffi un “buco” in mezzo ai denti…e scoppiò 50
Un altro calcio
<<Mister anch’io voglio diventare come lei…>> e poi a catena molti altri
miei compagni
ragione
Marchino,
mi
sono
Un altro calcio
dei tuoi errori, io sono qui per aiutarvi a migliorare, fidatevi di voi stessi…e
farete cose grandiose!”.
“UNO…DUEE…TREEEE…FORZAAAA
CERNUSCHESE ALEEEEEEE’!!!>>.
Un altro calcio
Un altro calcio
imparerà da solo con l’esperienza che senza passare la palla non si fa gol, e
che le partite non si vincono da soli.
Gli errori vanno corretti, senza distruggere l’autostima, e dobbiamo avere
pazienza nel saper aspettare e rispettare i tempi di ogni bambino.
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Un altro calcio
E voi da genitori come reagireste se vostro figlio, dopo aver fatto diversi
gol ed un paio di stagioni decidesse di provare in questo nuovo ruolo?
- Ti sporchi di fango -
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Un altro calcio
E molte altre frasi simili, tutte sempre poco motivanti per un bambino che
sceglie di provare a giocare in quel ruolo.
Da bambino anch’io feci questa scelta e tutto nacque per caso dopo aver
visto un allenamento dei 56
Un altro calcio
Mio papà rispose: << Ma il portiere lo fanno fare a chi non sa giocare a
pallone…>> Mia mamma invece preoccupata, disse: << No Marco, così
prenderesti troppo freddo, lì fermo tutto il tempo…>>.
Bene, pensai, come sempre quello che decido io non va mai bene….
Alcuni genitori dopo aver visto il mio primo allenamento in porta, avevano
già iniziato a criticare la scelta del mister di provarmi in quel ruolo. Mister
Perego conosceva troppo bene l’ambiente, sapeva che il “pettegolezzo
calcistico”
dal nulla poteva diventare ingestibile per questo ritenne opportuno bloccare
sul nascere questi piccoli fuochi di paglia.
Un altro calcio
<<LASCIATELI
GIOCARE!!!
FATELI
<<In questi anni il ruolo del portiere è cresciuto molto, ed è sempre più
valorizzato. Ora il portiere gioca con i piedi, spesso funge da libero e aiuta i
suoi compagni in difficoltà in difesa partecipando attivamente al gioco >>.
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Un altro calcio
Eh sì, se un attaccante farà gol sarà stato bravo, se un portiere farà una bella
parata ci sarà sempre qualcuno che dirà:
"Il portiere è come un acrobata del circo: non ha nessuna paura di volare e
se per caso scivola nella rete si rialza e ricomincia a volare".
Ancora una volta “il Perego”, riuscì a convincere tutto il suo gruppo e lo
fece parlando di calcio, raccontando le sue emozioni ed il perché 59
Un altro calcio
Ritornando alla mia esperienza ricordo che provai anche in porta ma mi resi
conto da solo che non era il mio ruolo, anche perché avevo paura di
prendere delle pallonate al volto. Feci un paio di allenamenti provando in
porta e in entrambi mi feci male alle dita della mano, il mister mi spinse a
riprovarci ma abbandonai quell’idea capendo da solo che forse era meglio
tornare in campo come giocatore di movimento lasciando il posto a chi era
più coraggioso e pronto di me.
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Un altro calcio
Ciao Portiere!
Non sanno quanto ci si può sentire soli in mezzo a quei due pali, non sanno
quanta paura è nascosta dentro ai tuoi guantoni colorati, non sanno quante
insidie ti può riservare quel pallone di cuoio che solo tu puoi toccare con le
mani.
Non sanno quanto ti facciano male gli sguardi dei tuoi difensori quando
subisci l’onta del goal, non sanno che le parate più spettacolari sono le più
facili, non sanno che il gol sul tuo palo non è sempre una colpa.
Ma va bene così.
Sorridi, portiere.
Un altro calcio
IL PUBBLICO, I GENITORI
Per molti sono uno dei problemi del calcio giovanile, per alcuni avere un
pubblico ed un gruppo genitori educato è un’utopia.
Mister PP, come quasi tutte le squadre giovanili, aveva un folto gruppo di
genitori, nonni, zii e cuginetti
che
seguivano
propri
appesi alla rete che urlavano durante una normale esercitazione “consigli
tecnico-tattici”.
Un altro calcio
Sembra una banalità ma oggi mi rendo conto come queste piccole cose
aiutarono tutti ad una miglior convivenza.
Di certo non eravamo una società o squadra modello e non vi nego che non
ci siano stati dei 63
Un altro calcio
Un altro calcio
nella vita come anche nello sport. Un genitore che manca di rispetto al
gruppo e mostra atteggiamenti incivili, prima che a me, ha fatto male
soprattutto a suo figlio.”. Disse con toni fermi PP dopo una partita in cui si
sentivano solo discussioni ed insulti dalla tribuna.
Arrivavo al campo sempre con largo anticipo per paura di essere in ritardo,
ma la partita iniziava già negli spogliatoi, le panche fredde, i borsoni
pesanti...tutto questo all’interno di un gelido spogliatoio con una stufetta
rotta e degli asciugacapelli appesi che se li sfioravi si staccavano 65
Un altro calcio
dalla parete. Ecco questo era il nostro San Siro, la nostra seconda casa...la
nostra scuola di vita e di gioco.
Quando siamo tutti seduti pronti per entrare in campo, nello spogliatoio
scende il silenzio, siamo tesi, le ginocchia iniziano a ballare da sole, ci
rosicchiamo le unghie, siamo concentrati e decisi.
Usciamo dagli spogliatoi facendo attenzione a non scivolare sul vialetto che
è sempre bagnato con una lastra di ghiaccio, fissa proprio vicino ai rubinetti
dove si lavano le scarpe. Fa freddo e si sbattono i denti, le guance sono
rosse e l’acqua è gelida dentro le borracce…perfetto noi siamo pronti!
terra che profuma di bagnato, scarpette pulitissime che sono già piene di
terra e fili d'erba, quei pochi rimasti, anche perché l’erba sul nostro campo
la vediamo forse un mese all’anno…ad agosto.
Un altro calcio
Queste sono alcune delle domande che quasi ad ogni partita da bambino
facevamo a PP.
Però tutto poi passava in secondo piano, c’era la partita da giocare e appena
si iniziava ci dimenticavamo tutto il resto.
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Un altro calcio
Noi invece eravamo troppo piccoli e non ci accorgevamo ancora della sua
grandezza, all’epoca pensavamo solo a quanto fosse bello esser qui e vivere
tutto questo. Guardare e sentire i nostri genitori che si esaltano perché il
proprio figlio ha fatto un gol...e quel giorno tutti avevamo segnato!
E’ stato bello vedere nei volti dei nonni le lacrime di gioia quando il
nipotino a fine partita andava a salutarlo dalla recinzione nonostante
avessimo pareggiato, aveva vinto il calcio…
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Un altro calcio
Ogni allenatore ha le sue buone e valide ragioni per farlo, ma c’è una cosa
che accomuna tutti…ovvero permettere ai propri ragazzi di inseguire un
sogno e forse inconsapevolmente riviverlo nei loro occhi.
Di fatto direi che non esiste una risposta a questa domanda, viene tutto da
dentro.
L’infinita passione, le emozioni, l’amore, il sorriso, la felicità dei ragazzi
che alleni, le lacrime di gioia, gli abbracci ma anche divertimento, costanza,
dedizione, competenza, sacrificio.
Ma come tutti sappiamo l'allenatore come anche l'arbitro, è una delle figure
più discusse e criticate del panorama sportivo.
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Un altro calcio
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Un altro calcio
Tutto questo e molto di più entra a far parte della sfera emotiva di un
allenatore che lo responsabilizza ulteriormente dimostrando come sia il
primo a dover dare l’esempio alla propria squadra perché “cappellino, tuta,
fischietto e lavagnetta” non fanno un mister e nemmeno un educatore...
Un ruolo troppo spesso criticato e messo sotto accusa, tanti che non hanno
mai avuto un contatto sul campo si improvvisano allenatori e pensano di
saperne di più di chi è seduto in panchina di fronte a loro.
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Un altro calcio
“mettere
giù
qualche
esercizio”
magari
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Un altro calcio
A te che hai sentito, insulti e mancanza di rispetto nei tuoi confronti e sei
riuscito ad andare avanti, senza dar spazio a certi beceri personaggi.
A te che hai sempre difeso la squadra, anche quando noi giocatori eravamo
consapevoli che c’era davvero poco da difenderci, ma tu non ci hai mai
abbandonato…proprio come un padre.
A te che sai sempre cosa dire ai tuoi ragazzi, perché la testa si usa sul
campo tanto quanto il cuore e i sentimenti.
A te che hai lavorato mesi su degli obiettivi e oggi inizi a vederne i risultati.
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Un altro calcio
Oggi Mister PP voglio regalarti questo mio pezzo, ma forse non sarà bello
ed emozionante come quel tuo abbraccio a Cologno Monzese…
Grazie…
Marco
Maggio 1999
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Un altro calcio
E’ SOLTANTO UN GIOCO?
Lei è cruda e spietata, e come un gol subito al 90’ ti spezza fiato e gambe.
Ti fa credere che non ce la farai, ti fa gettare la spugna prima del triplice
fischio ed è sempre pronta ad impadronirsi dei nostri sogni, portandoti ad
un bivio:
“COTINUARE A GIOCARE” o “SMETTERE” ?
Tanti miei amici dopo la prima superiore hanno lasciato il calcio, perché a
quell’età iniziavano a sentirsi grandi e avevano maggior indipendenza
utilizzando i motorini anziché le classiche biciclette, avevano compagnie
immense, uscivano 75
Un altro calcio
quasi tutte le sere e nei weekend non avevano praticamente orari, ormai le
ragazze erano diventate il loro principale obiettivo. Pensavano solo a
divertirsi, alcuni di loro avevano iniziato anche a bere e fumare
abbandonando anche la scuola, in cerca di un lavoro saltuario e precario
solo per guadagnarsi qualcosa per i propri vizi settimanali. Anche se non
sono mai stato un calciatore professionista ho sempre cercato di vivere
senza eccessi, mi divertivo e uscivo anch’io con i miei amici, ma non
volevo buttare al vento i sacrifici fatti per passione, per me al contrario loro
non erano soltanto un ostacolo al divertimento.
Un altro calcio
La gestione del gruppo genitori col passare degli anni era diventata sempre
più complicata ed impegnativa, erano cambiati molti ideali le persone
portavano a calcio il proprio figlio con la convinzione che grazie a mister
PP sarebbe diventato il nuovo bomber della nazionale…
Questi genitori potevano essere i figli del mister, così come i bambini
potevano essere i suoi nipoti data la differenza d’età. Anche per un
grandissimo uomo come lui arrivò un momento di riflessione e 77
Un altro calcio
Perego non poteva vivere lontano da un campo di calcio, senza tutto questo
sarebbe morto dentro e per lui nulla avrebbe avuto più un senso.
Non riuscire più a correre dietro ai bambini rubando la pettorina oppure far
fatica a piegarsi per aiutarli a mettere i calzettoni o allacciare gli scarpini,
sono solo un paio delle situazioni che gli hanno fatto prendere questa
decisione. A quel punto della sua carriera poteva prendere anche la
decisione di fermarsi, invece accetta l’ultima sfida prendendo in mano la
prima squadra che era da sempre la più ingestibile come gruppo e con
grosse difficoltà a far risultato la domenica.
Io nelle ultime 2 stagioni avevo giocato a Milano, nel Cimilano, una società
satellite Milan molto conosciuta sul territorio che vanta anche un ottimo
impianto. Ero andato via dalla Cernuschese all’età di 15 anni proprio perché
pensavo che per 78
Un altro calcio
inseguire un sogno bisognasse cambiare strada, ma non sempre è così.
Infatti dopo tre stagioni difficili e la maturità da preparare scelgo di
ritornare alla Cernuschese, volevo soltanto giocare e volevo farlo dove
avevo lasciato i ricordi più belli. Ma soprattutto la mia decisione di ritornare
a Cernusco era dovuta al fatto che avrei avuto l’opportunità di essere
allenato ancora dal mio vecchio allenatore, il mio primo mister.
Un altro calcio
subita… “tu” (mister PP) avevi scelto che lo tirasse un altro giocatore ma
io, ti supplicai perché avevo voglia di riscattare i miei errori in partita ed
egoisticamente credevo di riuscirci così.
Lì forse hai fatto il tuo unico errore con me, mi hai ascoltato…ed io ho
sbagliato, tradendo la tua fiducia e quella dei miei compagni. Ricordo che
ero in ginocchio con le mani tra i capelli, non ci potevo credere di aver fatto
quell’errore…tu mi richiami in panchina ed io pensai “ecco si è incazzato,
me la farà pagare…” e invece no, mi richiami per darmi un abbraccio forte
e dirmi nell’orecchio:
troppo
non
darti
una
seconda
Un altro calcio
“Un allenatore è qualcuno che ti dice quello che non vuoi sentire, ti fa
vedere quello che non vuoi vedere, in modo che tu possa essere quello che
hai sempre saputo di poter diventare.
(Tom Landry)
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Un altro calcio
ASPETTANDO IL
MIO MOMENTO
Il Bar del campo è ancora chiuso e non c'è nessuno tranne me, anzi no...
“Vedo sul campo Vincenzo, detto Vinci, che sta tracciando le linee con il
gesso, ma come sempre non riesce a farne mai una dritta…senza parlare del
cerchio di centrocampo e delle aree di rigore, un vero artista il nostro
Vincenzo eheheh”. Vinci è un signore sui 50 anni che come professione fa
l’elettricista, è lì da forse due ore, ha sistemato prima gli spogliatoi, pulito
dalle erbacce diverse 82
Un altro calcio
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Un altro calcio
Un altro calcio
interessa il risultato sia ben chiaro ragazzi, ma date tutto voi stessi, fatelo
per voi, per i vostri compagni che sono venuti a vedervi e per tutte le vostre
famiglie che vi aiutano e sostengono per giocare>>.
<<Andre gioca pulito e non cercare troppo l'uomo, hai fisico ma oggi serve
anche la testa, non ho cambi dietro non prendermi il rosso che non voglio
regalare uomini agli avversari>>, Andrea sorride e fa cenno “OK” con la
mano.
<<Dai forza tutti in campo, andiamo a scaldarci, che ho parlato già tanto>>.
Un altro calcio
PP: <<Ragazzi oggi giochiamo con Gerva in porta, Andre al centro con
Miguelito, Russotto a destra Terni a sinistra a centrocampo voglio Antonio
che aiuta dietro e Lorenzo che proverà ad impostare quindi giochiamo più
su di lui, sulle fasce Alberto e Tommy esterni invertiti. In attacco Giova
prima punta e Zambo seconda a supporto del centrocampo.>>.
Un altro calcio
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Un altro calcio
Fallo e calcio di punizione dal limite destro, guardai il mister che si girò
come se volesse farmi entrare subito...ma in quei pochi secondi si era già
rialzato da terra e sistemato la palla Andrea sicuro della sua bomba. Il
mister provò a dirmi qualcosa...ma fa solo un cenno con la mano:
“Aspetta”. Andrea calciò dritto sulla barriera ma il tiro era talmente forte
che la palla venne deviata in rete spiazzando il portiere! GOAL 1-0.
Un altro calcio
Cinque minuti alla fine, manca poco non è ancora finita, entro e mi sento
quasi spaesato, nel momento in cui avevo mollato sono stato chiamato per
difendere il risultato, inoltre ero fuori ruolo dopo anni che non giocavo più
al centro e non potevo permettermi di sbagliare, la squadra non me
l’avrebbe perdonato ancora.
Un altro calcio
<<buttala suuuu!!!>>.
<<andiamo suuuu!!!>>.
Siccome non sono abbastanza bravo con i piedi avevo preferito uscire palla
al piede piuttosto che spazzarla, appoggiandola successivamente ai miei
centrocampisti che con un giro palla molto attento mantengono il possesso
in questi ultimi secondi, 90
Un altro calcio
Il calcio, per noi, non è soltanto un gioco, anche solo uno sprazzo di cinque
minuti mi ha donato uno dei ricordi più belli della mia vita calcistica. Da
questi momenti ho imparato che non serve lamentarsi ma bisogna
dimostrare con il lavoro e l’impegno che si è pronti. L’occasione prima o
poi capiterà a tutti dobbiamo esser bravi noi a saperla sfruttare.
91
Un altro calcio
VITA DA CALCIATORE
Alla fine posso dire di esser riuscito a coronare il mio sogno e diventare un
calciatore.
Non importa se non sono diventato un professionista e non ho giocato nelle
squadre più blasonate d’Italia. Oggi posso dire di aver dato la mia vita al
calcio, e mi sento a tutti gli effetti un calciatore. Probabilmente potevo
ambire a traguardi migliori, come la serie D o l’Eccellenza, ma non mi
vergogno affatto di giocare in seconda categoria. Non sono riuscito ad
arrivare nei professionisti per diverse ragioni.
La prima è per demerito mio, non ho mai avuto i piedi e la corsa per poter
ambire a certe categorie…nonostante fisicamente non abbia mai subito
infortuni seri il mio percorso è stato questo.
Un altro calcio
“Penso che il treno per palcoscenici più importanti non sia mai passato di
qua”.
Nella mia carriera ricordo di aver giocato con personaggi stranissimi, alcuni
erano dei veri e propri casi sociali…
Mister Perego ha inciso sul mio percorso scrivendo pagine importanti dal
mio inizio e nel mio finale di carriera da giocatore. Nel mezzo ho passato
diverse stagioni travagliate, con rivoluzioni improvvise sulle panchine e nel
direttivo societario che era sempre a rischio fallimento. Al mio ritorno nella
Cernuschese, il mister non era affatto 93
Un altro calcio
Un altro calcio
comunicava
così,
selvaggiamente.
“Cosa ci fai qui alla tua età? O sei stato sfortunato, oppure non vali un
cazzo!”
…Rimasi attonito, non sapevo cosa dire, avevo timore di dire qualsiasi
cosa…però pensai: “Mongu non ha detto una gran cazzata, alla fine non
sono arrivato da nessuna parte e ho la metà dei suoi anni…”.
Un altro calcio
pensai: “Adesso che sono titolare se qualcuno vorrà rubarmi il posto dovrà
sudare parecchio”.
In quegli anni ero uno studente, sbarbato ben pettinato e vedere gente adulta
che arrivava nello spogliatoio con le mani bianche e secche di vernice o
piene di tagli perché lavoravano nei cantieri, mi ha fatto crescere e riflettere
molto, questi compagni erano per me un esempio di vita.
Allenarmi e giocare con loro era il mio sogno fin da bambino, ma devo
ammettere che è stata una realtà totalmente diversa dalle giovanili. Nelle
giovanili i ragazzi si sentono molto più protetti, hanno i genitori molto più
presenti e cercano spesso delle scuse quando le cose non girano nel verso
giusto, un po' come i capricci del “fratello minore”.
Qua non esistono scuse, qua esiste sentimento e passione, i miei compagni
si alzano alle 5.00 del mattino, alcuni nemmeno tornano a casa e dopo una
giornata in cantiere vanno direttamente al campo per l’allenamento. Dove
poi stremati e pieni di dolori rientrano a casa da moglie e figli, per 96
Un altro calcio
Era normale per loro fare questa vita, ma per me che ancora vivevo in
famiglia e dovevo diplomarmi era un mondo nuovo, mi faceva sentire quasi
in debito con i miei compagno. Per questo giurai a me stesso che avrei
aiutato la squadra dando tutto, fino all’ultima goccia di sudore.
Noi siamo i poveri del calcio, quelli che si emozionano ancora oggi che non
giocano più.
Per questo sono rimasto fedele ai colori rosso-blu della Cernuschese, ormai
era diventata la mia seconda pelle e volevo diventare un simbolo per i 97
Un altro calcio
più piccoli così come lo erano stati a loro volta i ragazzi della prima
squadra quando da bambino, iniziai a muovere i primi passi su quel campo.
“Alzi la mano chi, da piccolo, non ha mai guardato con stupore i ragazzi più
grandi che indossavano la nostra stessa tuta o maglietta da gioco?”.
Io non mi vergogno di tutto questo anzi, ne vado fiero, perché noi calciatori
non professionisti troppo spesso siamo stati definiti:
“Degli stupidi che corrono dietro un pallone...”.
Un altro calcio
Una volta il mister convocò noi della prima e ci fece allenare insieme ai
ragazzini di 13 anni, fu un allenamento che ancora oggi ricordo.
Fu un bellissimo allenamento.
Ecco signori, io ho dato la mia vita al calcio e oggi che sono un padre di
famiglia, vivo di calcio, forse con ancora più passione e trasporto rispetto a
99
Un altro calcio qualche anno fa, perché in fondo la passione cresce sempre.
Tutto questo non mi ha mai dato benefici economici, non ho mai percepito
un euro e ci tengo a precisarlo, perché quando ho dovuto lasciare la squadra
per motivi di lavoro e fisici, sono morto dentro...come un campo
abbandonato da anni con le erbacce alte.
100
Ero però consapevole che avevamo tutti lo stesso obiettivo, per questo
ritrovarci e sostenerci nelle difficoltà ci aiutava a stare bene e quando tutto
101
La mia ultima partita in realtà non doveva essere l’ultima, ma questo ormai
me lo ripetevo da circa due stagioni. Fisicamente ero a pezzi, i dolori alla
cervicale ed alle gambe spesso non mi permettevano di allenarmi bene in
gruppo, però in qualche modo cercavo di esser sempre presente, 102
“No grazie ragazzi, siete stati fantastici, ma lascio…”, ero fermo nella mia
decisione ringraziai ogni singolo compagno e membro dello staff e andai
via dal campo da solo dopo tutti, dopo aver osservato ogni angolo dello
spogliatoio e del campo deserto, per l’ultima volta.
Finita questa partita mi ritrovai del tempo libero, cosa a cui non era
abituato.
105
DIETRO UN PALLONE?
Ormai a quasi 36 anni, ho un lavoro stabile e diversi progetti tra cui il
matrimonio dopo 10 anni di fidanzamento con Sara.
Potrei dire che mi sento un uomo realizzato, però nella testa ho sempre
questo chiodo fisso, il pallone.
Il calcio resta una delle mie priorità, fa parte di me anche in questo periodo
che non avendo più una squadra mi ritrovo a giocare ogni venerdì sera con i
miei amici e qualche collega a calcetto. Quel venerdì è sacro perché per
un’ora si torna bambini, 106
Un altro calcio si gioca a pallone e chi perde offre la pizza a fine serata ai
vincitori. Insomma una vera finale con tanto di premiazione.
“…ormai
non
giochi
più
in
nessuna
Col passare degli anni, cambiando le varie categorie, ho capito che la mia
forza è stata la squadra e che senza di lei sarei stato soltanto un numero
insignificante sul campo, uno dei tanti.
Le nostre fidanzate, mogli, mamme quante volte ci hanno detto, "Ma chi te
lo fa fare? Smetti, resta a casa che non hai più l’età...".
Tutto questo per noi è la normalità, ma non lo è sempre per chi ci sta vicino.
Tu arrivi con borsa e sacchetta, sei a pezzi dopo una giornata di lavoro, sei
andato al campo per due ore...senti dolori ovunque, persino a muscoli che
fino a qualche giorno fa non sapevi nemmeno di avere. Porti a casa da
lavare l'abbigliamento usato sul campo e mentre stai svuotando il borsone a
casa, in bagno, ti arriva un'occhiataccia e lei ti dice:
<<Ma alla tua età, chi te lo fa fare?>>
“Amo stare sul campo, amo prendere freddo, amo sentire i geloni alle mani
e avere i brividi quando scivolo nelle pozze gelate...
Sai quante volte mi è capitato di cambiarci dentro dei container, che appena
aprivi le docce si creava una nebbia fitta che nemmeno in Valpadana avevo
mai visto.
Le panche sono di legno, se sei fortunato c'è posto per tutti...altrimenti per
cambiarti dovrai trovare un angolino in piedi.
"la leggenda narra" che agli ospiti si dia sempre un bagno fatiscente per
metterli a disagio.
Le docce, a volte sono calde, ma ormai sappiamo per certo che la faremo
fredda con quel “profumo”
di muffa che traspira dalle pareti, per non parlare degli scarichi intasati dal
fango, dell’umidità e del vapore che ci avvolgono dentro queste quattro
mura.
Devo ammettere, però che qualche volta erano calde, a volte anche troppo,
ma non immagini quante volte ho fatto la doccia fredda ridendo, urlando e
cantando".
110
"cazzieranno"…ma
siamo
dannatamente
irrecuperabili.
“So che mentre ti lamenti e scuoti la testa, lo fai con amore, perchè sei
consapevole che sono così e tutto non avrebbe più un senso se fossi
diverso”.
Tutto inizia da bambini, dove giocavamo per ore senza sosta, cambiando le
formazioni se ci sembravano troppo squilibrate, perché non c’era
divertimento quando vincevi facile.
Noi che nominavamo capitani i due leader del gruppo, spesso i più forti, per
evitare che giocassero insieme e che cercavamo di farci scegliere per primi
111
Un altro calcio quando si facevano le squadre, perché restare per ultimi era
terribilmente umiliante.
Noi che abbiamo imparato a giocare a suon di ginocchia e gomiti sbucciati,
rompendo l’ennesima tuta rappezzata dalla nonna.
Ma se capitava di perdere una partita stravinta, per questa regola, non era la
fine del mondo ma…una lezione di vita unica, che ti marchiava a fuoco.
Oggi che non sono più bambino e non mi scrosto più le ginocchia dai
sassolini del campo, non riuscirei a resistere al dolore che mi
provocherebbe la lontananza da tutto questo.
112
Un altro calcio Quante volte facciamo qualcosa senza senso o senza saperne
il motivo, ma semplicemente perchè qualcuno ci ha detto di farla.
Forse oggi molti penseranno che sono vecchio, incapace, che non ho più il
fiato e forse nemmeno i piedi…chissà se hanno ragione, ma certe passioni
vanno inseguite e basta.
113
Questo è stato il gol più bello della mia vita, quello che la sorte mi aveva
spesso negato sul campo, arriva inaspettatamente ed è una gioia immensa.
Inutile dirvi che da quel giorno ho iniziato a capire cosa significa essere
padre e quante responsabilità ci sono. Trascorrere del tempo con il proprio
figlio aiuta a far crescere entrambi, anche se involontariamente pensiamo
che sarà d’aiuto solo per il piccolo, non è affatto così. Passare le giornate o
semplicemente dei momenti insieme a lui significa: educare, insegnare,
incoraggiare, 114
consolare,
condividere
più
Essere papà significa anche aver paura del mondo che ti circonda e del fatto
che prima o poi lui sarà abbastanza grande da doverlo affrontare da solo.
Iniziai a pensare che con il calcio era finita davvero o perlomeno il calcetto
del venerdì sera era un lontano ricordo, la squadra si è sfaldata anche perché
molti dei miei amici e colleghi adesso erano impegnati a seguire e crescere i
propri figli.
Passò qualche anno dalla nascita di Mattia e quel vuoto che avevo dentro si
rifece vivo e improvvisamente ricominciai ad essere nostalgico, 115
Un’emozione rimasta imprigionata nel cuore, una delle poche cose che
nessuno mai potrà togliermi, una sorta di magia arrivata senza preavviso
che mi cattura riportandomi indietro nel tempo.
“Ricordo che ero in cameretta a giocare con mio figlio, e che avrei
sistemato le mie cose dopo che Sara finiva con i suoi indumenti e con quelli
di Mattia, ma chiamato improvvisamente da lei vado a vedere cosa avesse
bisogno”.
117
Mi manca l'ansia prima del calcio d'inizio, gli abbracci per ogni gol segnato,
l'esultanza per un miracolo del nostro portiere...
Mi manca tutto questo e vi giuro che non è poco anche perché per me era
tutto!”
118
Lavoro in un’azienda con turni sulle 24 ore, mio figlio Mattia ha iniziato la
prima elementare, e di colpo mi ritrovo del tempo libero ma il problema è
che adesso che ce l'ho, non so cosa farmene, mentre quando giocavo
sognavo giornate eterne perché 24
Dei miei amici, ormai non gioca più nessuno, giusto qualche volta ci
rivediamo per una partitella insieme come ai vecchi tempi, ma è sempre più
119
Un altro calcio difficile organizzarci, molti sono spariti e gli altri danno
spesso buca dicendo che non hanno più il fisico o il tempo libero.
pollici, ho infiniti pacchetti e canali ma non riesco mai a trovarne uno che
mi interessa.
Sky, Dazn, Web Tv, 5000 canali digitali contro la cara vecchia TV a 22
pollici della SABA...
La mia vita è un po' la stessa di quel povero vecchio tv della Saba, lui che a
fatica ti faceva vedere qualcosa con un audio che spesso “gracchiava”
Forse è proprio per questo che non riesco ad amarli come quelli di una
volta, dove tutto era più romantico, dove se non avevi il videoregistratore
non potevi rivederti il tuo film preferito, magari preso in affitto da
BlockBuster…che ne sanno le nuove generazioni.
121
E invece no.
Un altro calcio bimbi stiamo cercando una figura tecnica che li alleni e che
provi ad insegnargli qualcosa>> si confidò il signor Luigi, che poi
aggiunse…
<<Beh...se hai bisogno posso darti una mano sul campo. Però non so quanto
posso esserti utile...non ho mai allenato, inoltre dovrei fare anche il corso
allenatori...Non so nemmeno quanto costa e quanto tempo duri.... però ti
dico OK, VA BENE, SI ACCETTO!!!>>.
123
Mister Peppino Perego era andato via senza far rumore, proprio nel suo
perfetto stile. Per me è stato come un angelo sceso sulla terra in missione,
poi ritornato in cielo a missione compiuta.
Iniziai ad allenare i piccoli amici del Sig. Luigi che rimase ad aiutarmi
come dirigente tuttofare.
Da calciatore le conosci e le vivi ma non senti così tanto il peso di dover per
forza esser importante per tutti, da allenatore tutto può essere importante
anche le minime cose a cui non avevo mai dato peso.
Ci sono campioni che non prendono mai gli onori della cronaca, campioni
che vivono “dietro le quinte”, persone imprescindibili di cui ogni società e
squadra non possono fare a meno.
Sono campioni di vita, sono presenti su tutti i campi, spesso sono invisibili
o insignificanti agli occhi degli spettatori, ma sono importantissimi ed è
grazie a loro che il gioco del calcio riesce a nascere e sopravvivere su ogni
campo di periferia.
Un altro calcio senza mai tirarsi indietro ed io non smetterò mai di essergli
grato, perché tutti noi abbiamo bisogno del loro supporto, dei loro sorrisi e
delle belle parole di conforto che hanno sempre per noi anche quando le
cose non vanno bene.
dirigente
ed
eventualmente
guardalinee…
Chi deve subire lamentele e dare delle risposte per la caldaia rotta o in
blocco, dopo che era stata appena revisionata e dichiarata funzionante dal
126
Un altro calcio tecnico.
Chi anche quando le cose vanno male, ha sempre una bella parola di
conforto.
Chi è amministratore dei “Gruppi Whatsapp” che con tanta pazienza, filtra
e comunica eventuali smarrimenti di capi, oppure ripete all'infinito 127
Un altro calcio orario e luogo del ritrovo senza avere mai un riscontro
totale...per poi dover correre e cercare telefonicamente i dispersi poco prima
di scendere in campo.
con
attenzione
evitando
assembramenti?
Lascerà sparse per casa, tracce di fango secco e sassolini neri del sintetico,
naturalmente affermando di essersi pulito e cambiato le scarpe al 131
E quando non parla di calcio? Beh si parla del fantacalcio o racconta delle
sue “imprese passate”
da giocatore.
Ma quanta passione, quanto ama il suo lavoro, quanto ama i suoi bambini i
suoi ragazzi ed il suo staff…quanto ama star con loro sul campo e tornare a
casa con le scarpette infangate dicendo:
Capirlo quando è stanco e resta nei suoi silenzi dove pensa e riflette sulle
proprie scelte.
Un uomo che non smette mai di pensare, anche quando guida si isola
mentalmente per pensare alla seduta d'allenamento che farà questa sera.
DA ALLENATORE
134
Con il passare degli anni ho notato come ai bambini di oggi mancano le ore
di gioco in cortile, 135
Vedersi soltanto due volte alla settimana per gli allenamenti può aiutarli a
crescere come gruppo, ma non sarà mai allenante quanto giocare per ore
sotto casa fino a quando non tramontava il sole.
Inizialmente il nostro portiere pensava più a cosa stesse accadendo fuori dal
campo e spesso abbiamo subito gol comici proprio perché era intento a
guardare fuori mamma e papà che gli scattavano foto in continuazione.
Molti gol sono entrati tra uno scatto e l’altro con lui quasi in posa, poi
quando mi mostravano le foto, imbarazzati per l’accaduto, era impossibile
non farci una sana risata tutti insieme.
I bambini hanno diversi talenti, c’è chi mostra qualità, chi pensa e ragiona,
chi è impulsivo…chi ha l’ansia e la paura di sbagliare, chi vuole solo
vincere e chi pensa che non vincerà mai nulla.
Noi non abbiamo mai avuto un vero bomber, per fortuna aggiungerei, anche
perché così siamo stati obbligati a lavorare meglio sulle qualità di ognuno,
senza pensare che la palla dovesse arrivare la davanti e poi ci pensava il
nostro numero 9. Da noi in attacco giocava il bambino che aveva meno
feeling con la squadra e col pallone, proprio perché 138
Poi nel gruppo avevo un piccolo straniero, Omar, inizialmente era isolato
dal gruppo per problemi di comunicazione ma dopo poche settimane era
perfettamente integrato con gli altri perché a calcio tutti parliamo la stessa
lingua.
“Caspita e queste belle parole dove le avevo nascoste fino ad oggi? Non
sembravo nemmeno io”.
Dopo tre stagioni trascorse nello stesso oratorio volevo fare con voi un
“bilancio”, raccontando e valorizzando qualche episodio che mi ha aiutato a
crescere e vedere il mondo del calcio da un’altra prospettiva.
“Quando inizi vorresti fare subito tante cose, mille amichevoli in attesa del
campionato, avere un sacco di materiale in magazzino, avere sempre il 142
Un altro calcio campo tutto per te senza doverlo condividere con altre
squadre e molto altro…”.
Quando iniziai ad allenare presi in mano una squadra che a parte tre
elementi nuovi, aveva già fatto una stagione con un altro allenatore.
essendo
così
piccoli,
venissero
143
Suo figlio giustamente non giocò e da quella volta non ci furono più ritardi
ingiustificati.
Ma notavo che quasi tutta la squadra era abituata ad arrivare da casa già
pronta in tenuta d’allenamento, addirittura alcuni prendevano l’autobus con
le scarpette da calcio e nonostante avessero circa un’ora di tempo
dall’uscita di scuola arrivavano sempre in ritardo al campo. Così parlandone
con i genitori proposi di invertire rotta anticipando l’allenamento alle 17.00
per fare in modo che finita la scuola tutti venissero diretti al campo e tutti in
abbigliamento post scolastico, 145
Inizialmente alcuni genitori non la presero bene, ma col tempo si rivelò una
scelta azzeccata. I bambini dopo qualche settimana impararono a rispettare
un luogo che inizialmente non avevano quasi mai vissuto in comune se non
durante qualche partita. Lo spogliatoio cominciava ad essere vivo e loro
appena arrivavano al campo correvano a salutarmi e poi subito di corsa
felici nello spogliatoio, per cambiarsi e per salutare i loro compagni.
Però avevo un bimbo che era davvero unico, Stefano detto Stefanino.
Un altro calcio I genitori volevano che facesse sport perchè non sapevano
come gestirlo avendo problemi di lavoro, e la soluzione migliore a detta
loro, era iscriverlo a calcio insieme al fratello maggiore.
“Lui è fatto così…” mi disse la mamma, che poi aggiunse che è stato il
bambino a scegliere calcio, anziché altri sport.
Finché un giorno in allenamento dopo aver notato che non calciava mai in
porta ma piuttosto la buttava fuori, gli domandai:
<<Non ti piacerebbe fare goal? Perchè non ci provi anche tu? Vedi i tuoi
compagni come sono felici…>>.
Posso garantire che prima di fare questa domanda al bimbo l'ho osservato
bene, proprio per esser sicuro che non fosse un problema di coordinamento,
ma sembrava semplicemente un 148
E mi rispose: "No mister, non mi interessa far gol, chi fa gol litiga perché li
vuole fare tutti lui…Io voglio dare la palla a chi fa gol, e avere tanti amici",
concluse il piccolo.
Siamo sempre noi stessi, oppure troviamo ogni tipo di scusa per non
affrontare il problema?
Lui fu l’esempio di come nel calcio non sempre si vince sul campo.
emotivo
il
proprio
pensiero…
paragoni
con
essi.
Questo
Per lui sarà una sana competizione, non semplice perché ci saranno tante
piccole difficoltà, ma la forza di volontà ed il supporto dei genitori e del
formatore lo aiuteranno.
154
IL SORRISO AD UN BAMBINO
“Dopo quasi tre stagioni, ricevetti una telefonata da parte della mia società
che mi avvisò di un genitore che era intenzionato ad iscrivere il proprio
bambino da noi, proprio perché aveva sentito parlar bene dell’oratorio e di
me come allenatore.”
<<Mio figlio ha 9 anni e da 3 anni gioca in una squadra della zona, che mi
avevano tanto consigliato per storia e per la competenza tecnica degli
allenatori. Il primo anno venne inserito in una squadra C, perché ritenuto
non ancora pronto dagli allenatori per rose più forti che potevano competere
in campionati migliori dove avrebbero incontrato squadre con Inter e Milan.
Ma fin qui nessun 156
Non sarà stata la scelta migliore, però così è andata…ma io non sono del
settore e non mi permetterei mai di giudicare il lavoro dei responsabili
societari.
“antipatie” era rimasti in C, mentre mio figlio venne definito “un lecchino”
soltanto perchè educato e rispettoso nei confronti della squadra e
dell’allenatore.
Cerco di spiegare a mio figlio che non deve dar peso e importanza a queste
assurdità, ma la situazione peggiora settimana dopo settimana, e le posso
garantire che mi faceva molto male vedere e assistere a queste scene…>>.
Da parte mia nessun problema, mio figlio idem pensava sono scelte
dell’allenatore, come sono arrivato io qui ci possono arrivare anche loro.”
<<Successe l’impensabile!!! Mio figlio ormai sapeva per certo che non
poteva mai giocare quanto i suoi compagni di squadra. Lui era fisso in
panchina, il suo allenatore non rispettava nemmeno più il regolamento che
impone di far giocare a tutti almeno un tempo, mio figlio ormai gioca gli
ultimi 5’ del terzo e ultimo tempo. La mia rabbia è la mancanza di
meritocrazia già a questa 160
Un altro calcio età in una società che millanta di avere i migliori tecnici e di
essere scuola calcio d’elitè da anni. Poi ritengo vergognoso il fatto che
scendano a compromessi con genitori che li criticano e insultano finchè non
ottengono ciò che vogliono.
Mio figlio in una delle ultime partite è rimasto in panchina per due volte
consecutive senza mai entrare e giocare. Lui veniva da me a piangere, ed io
gli ho detto di chiedere al suo allenatore, che gli ha risposto: “Ci sono
partite difficili e giocherai di più tra poco”, ma intanto siamo arrivati al
punto 161
Un altro calcio che sabato per la terza partita consecutiva non è stato messo
dentro nemmeno per 1 minuto di gioco! Ed era contro l’ultima in
classifica…>>.
A questo punto feci un sospiro e chiesi al papà del bambino, qual era
l’umore del piccolo.
Un altro calcio sull’operato di chi ha avuto suo figlio. Se lei oggi è venuto
qui a cercarmi significa che le hanno raccontato qualcosa di me e della
nostra piccola squadra che l’avrà colpita.
Come potrà notare qui nonostante sia un vecchio oratorio, le posso garantire
che viviamo di calcio più di ogni altra realtà, e tutti sono importanti. Io non
ho nessun problema ad inserire suo figlio nella mia squadra. Se lei si fida di
me, parlo direttamente io con il mio presidente e dal punto di vista
dell’iscrizione può già ritenersi uno dei miei ragazzi.
Però non amo bruciare le tappe, il ragazzino avrà avuto degli amici in
quella squadra, provi a parlare con lui, non lo obblighi a cambiare se lui non
lo desidera…provi a chiedergli cosa ne pensa di un oratorio.
sorseggiando
il
thè
caldo.
E fu così che iniziò per Yuri, il figlio del signor Giuseppe, una nuova
avventura.
163
164
Quando presi in mano questa squadra ero alla mia prima esperienza da
allenatore e nonostante avessi avuto un passato da calciatore dilettante, tutto
è stato differente.
“La vittoria di un girone può essere festeggiata come uno scudetto di Serie
A.
166
Un altro calcio Vincere per alcuni è l’unica cosa che conta. Ho visto
genitori che ritenevo serafici e tranquilli, stappare bottiglie di spumante e
accendere fumogeni, intonando improbabili cori da stadio.
fumogeni,
bandiere,
sciarpette
personalizzate con il logo della squadra come se fossero in serie A…e tutto
fatto e organizzato dai genitori e dai sostenitori dei miei piccoli che erano
letteralmente in estasi.”
167
“Oggi dovete vincere, mi raccomando non fate scherzi che siete i più forti”
“bei tempi”, quelli delle sconfitte e del sostegno dei genitori nei confronti di
tutti noi.
Ma i genitori pensano al bene del proprio figlio e sono sicuri di sapere quale
sia la strada giusta per lui, senza capire cosa voglia realmente il bambino
che desidera soltanto giocare con i propri amici.
Per tutti noi è un po' come se fosse l’ultimo giorno di scuola, facciamo
allenamento, partitella, gavettoni e poi la consegna dei diplomini, mentre da
fuori i nostri genitori e volontari preparano la merenda.
“Quel giorno la consegna dei congedi fu un vero e proprio strazio. Alcuni
bambini mi salutarono con tristezza, mostrandosi quasi in colpa, con
l’umore e la consapevolezza di chi ha tradito i propri compagni.
“Ciao, il prossimo anno non gioco più qua, mio papà mi ha iscritto
nella…”
“Una frase breve, fredda come una pugnalata… il volto dei piccoli era tutto
un programma, si salutavano un po' come quando si salutano gli amici del
mare l’ultimo giorno di vacanza”.
Al contrario mio e dei bambini, i loro genitori erano fieri del loro pargolo e
del mister che l’aveva fatto vincere così tanto in queste stagioni rendendo il
suo palmares ancor più prestigioso…
Una vera tragedia, anche perché due di questi bambini abitavano a pochi
passi dal campo, ed i loro genitori erano in gravi difficoltà economiche, da
non potersi nemmeno permettere il costo della quota di iscrizione. Provai a
pubblicizzare la squadra nelle scuole, ma un oratorio non era molto
appetibile e richiesto come le scuole calcio della zona. Le persone pensano
che in oratorio nessuno 172
Fu così che la società non avendo più molti iscritti e diversi vecchi debiti, fu
costretta a chiudere in attesa di tempi migliori.
“vittoria più grande” è stata ancora una volta una delle più grandi sconfitte
educative. Il mondo adulto così facendo infrange le barriere del mondo dei
bambini, scegliendo per loro la strada più
Dopo aver smaltito questa grandissima delusione, spinto dalla mia famiglia
e dai miei colleghi decido di non mollare e mi avventuro in un nuovo
progetto, allenare i ragazzi diversamente abili.
173
In fondo per tutti noi è iniziato così, con un pallone tra i piedi e un sogno
nel cassetto.
La squadra non è allenata soltanto da me, io sono una delle figure tecniche
di riferimento, ma al suo interno ci sono anche psicologi, fisioterapisti,
educatori, tirocinanti e neo laureati in scienze motorie.
Un altro calcio meglio ogni ragazzo, aiutandolo sotto ogni punto di vista.
Io avevo sempre qualche problema nella gestione dei miei orari dovuto ai
miei turni di lavoro ma presi questo impegno con molta professionalità e
passione rinunciando a diverse ore di straordinario proprio per dedicare
maggior tempo ai miei ragazzi, tutto sempre senza percepire nulla,
rifiutando ogni compenso e rimborso, perché per la mia passione non si
misura con il denaro.
vivendo
uniti
ogni
momento,
177
Essendo ancora poco diffuso e incentivato dalle società, il calcio per ragazzi
diversamente abili resta sempre in secondo piano nonostante venga visto e
apprezzato da molti, ma soltanto in pochi prendono seriamente in mano il
progetto disabilità.
178
179
Volevo solo fare una piccola premessa sul calcio femminile prima di
lasciarvi leggere i racconti dei nostri campioni di vita.
Un altro calcio luoghi comuni, con tutti questi paragoni tra il calcio
maschile e quello femminile, BASTA!
Il calcio è uno sport e come tale deve essere vissuto senza barriere e
parallelismi.
Per una bambina non è semplice trovare una squadra di calcio femminile,
così come non è facile adattarsi e misurarsi in una squadra maschile.
è ancora un tabù.
181
adolescenziale,
dove
l’abbandono
182
Carriera:
184
Papà: <<Juventus>>
Per sua fortuna (ma soprattutto mia), sono Laura e non sono diventata una
donna qualsiasi.
Fu così che tornai a casa con la convinzione che il cameriere si chiamasse
Juventus, fu solo dopo una settimana che capii che papà non mi aveva
ascoltata e che Juventus era il nome della squadra che tifava.
186
Un altro calcio Oggi, posso dire di aver realizzato tre dei miei sogni:
Questo avveniva e avviene anche in altri sport come pallavolo o danza per
bambini e ragazzi che vi si affacciano.
Carriera:
Un altro calcio
Alleno perché amo questo sport, amo stare con i piccolini amo le loro risate
e senza i loro abbracci e sorrisi, oggi mi sentirei un po' più vuota.
La figura femminile come allenatrice talvolta suscita qualche dubbio tra i
genitori o i nonni, alcuni ti vedono come una brava educatrice soprattutto
per i più piccolini perché la donna 189
Carriera:
EX calciatrice SERIE C
Allenatrice in attività
191
Mi chiamo Giulia Citelli, la mia passione per il calcio è nata nel parchetto
vicino casa, dove io e mio fratello Marco abbiamo iniziato a giocare e da
quel momento non ci siamo più separati da lui.
Un altro calcio inseguivo il mio sogno, non perché ci giocava il mio amico
oppure non sapevo che sport fare.
Alle ragazze che vogliono iniziare a giocare a calcio, dico di non mollare
mai e di essere determinate e pronte a tutto, io ho avuto un brutto infortunio
proprio nel momento in cui stavo vivendo ad occhi aperti il mio sogno…ero
arrivata all’Inter! il calcio è bellissimo e va amato così com’è, anche
quando ci fa stare male…
Carriera:
Inter giovanili
Agrate SERIE C
194
Un altro calcio
Poi per motivi di studio, mi allontano dalla mia città e per giocare a calcio
nel Crocetta in eccellenza percorro ogni weekend la tratta Milano-Torino.
Mi allenavo a Milano e giocavo a Torino nella mia squadra. Ho fatto questi
sacrifici perché credo fortemente nel legame squadra-spogliatoio e perché
un progetto va portato a termine. A fine stagione salutai le mie compagne e
cercai un tesseramento vicino casa, comoda anche per i miei studi.
Un altro calcio un mister che non avevo mai avuto prima, lui allenava una
squadra di serie C e aveva come obiettivo la promozione in B.
Così con qualche difficoltà, per via della distanza, mi cercai una nuova
squadra e trovai una società di Serie C di calcio a 5 disposta a tesserarmi,
un calcio totalmente diverso da quello a 11 ma una sfida a cui non potevo
dire di no. Qui oltre a questa opportunità mi si è aperta un’altra porta e sono
riuscita a coronare un altro dei miei sogni, quello di allenare…di avere una
squadra femminile.
Inoltre nella mia squadra hanno avuto un ruolo molto importante anche i
genitori, perchè hanno iscritto le proprie figlie cercando una società che
avesse una squadra femminile.
Ricordo di una mamma che aveva girato mezza Milano per cercare una
squadra femminile e finalmente ci aveva trovato.
Ho capito che c’era qualche rimostranza anche da parte dei genitori nel far
allenare e crescere la propria figlia in un ambiente maschile. Le paure 197
Un altro calcio sono tante: la paura che i bambini facessero del male alla
propria figlia, che la prendessero in giro in quanto unica femmina, che le
dicessero di cambiare sport... i genitori apprezzano la figura femminile
perchè avere una ragazza in campo che gestisce ragazze tra i 10 e i 14 anni,
quindi in piena pubertà, possa essere un punto nel caso in cui avessero dei
"problemi femminili", parlandone senza vergogna. Ad oggi ancora non è
successo che mi venissero a parlare di questo genere di problemi, ma anche
quando hanno un minimo dolore alla pancia o semplicemente alla gamba,
loro si rivolgono a me e non al mister. La stessa cosa i genitori che sono
venuti a parlarmi dei "problemi femminili" della loro figlia dimostrando
come, secondo me, sia da importante la presenza di un’allenatrice ed
educatrice in una squadra femminile. Non soltanto per allenare, ma anche
dal lato umano…e della quotidianità di chi sta crescendo e vede il proprio
corpo che subisce dei cambiamenti. Spesso le ragazze si confidano prima
con l’allenatrice e dopo con i genitori, anche per 198
Un altro calcio questo il nostro ruolo di comunicatore è fondamentale.
Carriera:
Eccellenza
Roberto mi ha raccontato di come la sua forza tra i pali sia stata sempre la
determinazione, la voglia di vincere, di non essere giudicato per altro che
non sia il suo ruolo sul campo. Mai all’inizio della sua carriera aveva
pensato di raggiungere questi traguardi e di fare certi numeri, che per come
201
Un altro calcio mi ricorda lui, non sono numeri semplici da raggiungere…
soprattutto per chi gioca in porta.
QUANDO E’ NATO?
202
PROSSIMI OBIETTIVI?
In quella stagione sono stato eletto miglior portiere della quarta categoria
Piemonte, Liguria e d’Italia.
203
<<Sei un handicappato! Hai i piedi storti! Chi ti credi di essere! Tanto non
arrivi da nessuna parte!>>.
Avevo 11 anni, ed ero tesserato per questa squadra del mio paese, facevo il
secondo portiere e instaurai subito una grandissima amicizia con un mio
compagno di squadra un ragazzino che giocava a centrocampo ed era molto
forte. Io come secondo portiere non ho mai giocato un minuto, avevo
davanti un primo portiere molto bravo, che sapeva parare molto bene,
finchè un giorno lui andò ad abbracciare dopo un goal il mio amico e
nessun altro compagno di squadra, questa cosa a me aveva dato molto
fastidio e all’epoca l’avevo vissuta davvero male, un po' con sentimento di
sfida.
Questo fu l’inizio di una rabbia che ho tenuto dentro per quasi 17 anni,
superata appunto grazie al mio migliore amico Christian Moretto che poi vi
racconterò.
205
Roberto mi ha raccontato della svolta della sua vita sportiva e di come sia
riuscito a parare, anche quei tiri perfidi che gli erano stati fatti dai quei
ragazzini all’età di 10 anni, e che gli erano rimasti dentro per troppo
tempo…troppi anni. Lui si teneva tutto dentro e non riusciva a togliersi quel
peso dai guanti, parare è sempre stato il suo divertimento. A Roberto viene
naturale e lo fa con ottimi risultati, riuscendo a mantenere spesso la 206
Dybalino oggi è la sua forza tra i pali, è la sua arma segreta che lo rende
insuperabile, l’ha fatto rinascere dimostrando come le migliori amicizie
spesso nascono per caso.
Roberto ci racconta della sua amicizia nata sui campi da gioco con
Christian.
“Il mio migliore amico, Dybalino, l’ho conosciuto nel 2017 giocavamo
negli Insuperabili. Lui più giovane di me, inizialmente era un attaccante
della squadra primavera ed io in prima squadra ma essendo molto bravo
venne promosso in prima squadra. La nostra amicizia nasce esattamente il
13/01/2018…eravamo in trasferta a Savona, il mister disse che chi voleva
poteva raggiungere il campo andando in treno, e nel viaggio ho avuto 207
Un altro calcio modo di conoscerlo anche fuori dal campo e fu così che
tutto ebbe inizio”.
“Mano Mancina”.
Io vengo sostituito nel secondo tempo per far spazio al secondo portiere,
Christian subì un brutto infortunio e dovette uscire dal campo. Ero l’unica
riserva a disposizione ed ero disponibile anche a giocare in altri ruoli se
fosse stato necessario. Il mister mi fa entrare e mi schiera in attacco, ma
prima di entrare dissi a Christian dolorante con il ghiaccio in panchina, “Se
segno vengo ad abbracciarti”
209
210
Volevo che questi ragazzi avessero una struttura adeguata alle loro esigenze,
per farli allenare e per offrire spazi ad attività ricreative e sociali. Volevo
dare a questi ragazzi un’identità di atleti quindi prendo la “palla al balzo” e
decido di proporre alla Società San Prospero di Correggio (RE) la nascita
della squadra di calcio per disabili.
Socializzazione,
inclusione,
aggregazione,
Tutto è nato dal sogno di Matteo e continua grazie al supporto dello staff, di
amici, collaboratori, della stessa comunità di San Prospero che accoglie il
progetto riconoscendone l’alto valore dell’inclusione.
Alla SanPro Special si sprona a vincere sul campo ma anche nella vita, ogni
atleta è al centro del progetto ed ogni obiettivo è al centro di ogni atleta. La
squadra è composta da studenti, giovani e da uomini che condividono la
stessa passione: il calcio. Ma anche da fragilità, timori, rabbia, vissuti
complessi, ricerca di stabilità e, importante, di un riconoscimento sociale.
Le vittorie sono frutto di un gran lavoro fatto anche al di fuori del campo.
Non si sottovaluta nessun aspetto dei propri atleti, dal percorso del rispetto
alla sfera emotivo-educazionale fino ad arrivare
Oggi sono campioni nazionali in carico nella categoria di calcio a 5 del CSI
e da quest’anno sono stati affiliati al Sassuolo Calcio per il campionato
organizzato a livello nazionale della DCPS.
"Il calcio, come ogni sport, dovrebbe essere uno strumento costante di
inclusione, aggregazione e condivisione e dovrebbe, più di ogni altra cosa,
aprirsi a tutti. SENZA BARRIERE."
215
Un altro calcio Il calcio non è solo uno sport bellissimo ma anche un mezzo
per arrivare a far divertire, per socializzare, per dare opportunità importanti,
e Matteo Zavaroni partendo dal volontariato è riuscito con passione e
dedizione a coronare un sogno e renderlo unico per tutti loro.
216
I RISULTATI SPORTIVI
PRESIDENTE.
La squadra si chiamava Stella Azzurra, era stata fondata dal sig. Perona, ex
dirigente Fiat, e aveva come obiettivo la promozione in serie B per poi
puntare la scalata in A, quindi molto ambiziosa! La famiglia Perona era per
noi atlete, una famiglia a tutti gli effetti, loro non avevano figli e ci
tenevano come se fossimo le loro bambine. Venivamo rimproverate quando
sbagliavamo, ci insegnavano come comportarci in campo quando i ragazzi
ci prendevano in giro con degli sfottò soltanto perché eravamo delle donne
che giocavano a calcio. Ci amavano e davano consigli di vita, proprio come
dei genitori fanno con i propri figli.
Poco prima della tragica scomparsa del sig.
218
Un altro calcio Il sig. Perona prima di morire disse a sua moglie, Maria
Cascio: “Ti affido le mie ragazze…da adesso sarai tu la loro presidente”. La
sig.ra Maria si circondò di alcune figure maschili, che la potessero aiutare
nella gestione della società, anche perché all’epoca le donne avevano poca
considerazione e credibilità nel panorama calcistico.
Non vi dico che festeggiamenti e quante urla di gioia per le vie della città,
ma il giorno dopo il sogno si infrange…
La sig. Maria ci convoca da lei per dirci che la squadra per problemi
finanziari non aveva i fondi per iscriversi al campionato di B, pertanto la
squadra retrocesse in serie D.
L’unica
salvezza
poteva
essere
una
sponsorizzazione…e ci fu anche.
La centrale del latte si era fatta avanti, e dovevamo avere sulla maglietta
all’altezza del petto la scritta
“CENTRALE DEL LATTE” ma la sig. rifiutò per 219
Giocai ancora qualche anno con questa squadra, che poi per via dell’età e
degli impegni lavorativi e familiari lasciai verso i 30 anni, ma restai sempre
in contatto con la sig.ra Maria fino al 2007.
Il mio non so se sia stato un caso, oppure un segno del destino…ma sta di
fatto che mi svegliai una notte dopo aver sognato la sig.ra Maria che
prendeva il treno con una valigia…le chiesi se potessi aiutarla con la
valigia, ma lei mi rispose in sogno: “No, adesso devo andare…”
…e poco dopo al mattino ricevetti l’amara notizia, la sig.ra Maria era volata
in cielo da suo marito.
Concetta Giordano
221
Un altro calcio I RACCONTI DEI PROTAGONISTI
Lo sport per me, sia praticato che insegnato, è stato un'ancora di salvezza e
di spensieratezza, non solo per non sentirmi diverso dagli altri, ma anche
per togliermi delle grosse soddisfazioni. Infatti oltre ad allenare da 4 anni
nell'attività di base nella provincia di Modena gioco ormai stabilmente nella
Nazionale italiana di calcio ipovedenti.
Ci sono passioni che non riuscirei mai a togliermi dalla testa, perché quando
le hai dentro non puoi ignorarle.
CARRIERA:
NAZIONALE ITALIANO
224
Un altro calcio
SACRIFICIO E PASSIONE
Un altro calcio sogno per poche centinaia di euro…ma Federico non era
come loro, lui in quel momento voleva soltanto giocare e non si capacitava
di questa reazione ingiustificata da parte della squadra.
Questi mesi hanno dato la scossa a Gatti che al contrario di tanti, non ha
mai pensato di fermarsi perchè mancano i compensi.
Lui a calcio ci gioca da sempre per passione, per amore. E’ la sua vita e lo
farebbe in ogni condizione battendosi fino all’ultimo per la sua squadra ed i
suoi compagni.
Però arrivò una chiamata ancora più importante e forse inaspettata, quella
della Pro Patria.
Un altro calcio di cui oggi sono il primo tifoso” , afferma Federico Gatti.
Il lavoro sul campo, pensare solo a migliorarsi dando ogni giorno di più
rispetto al giorno prima e restando umile nei confronti di tutti.
Oggi è uno dei tre difensori titolari della Pro Patria, ma lui sa bene quanto
sia difficile restare e confermarsi a certi livelli. Di certo Federico sul campo
non mollerà mai un centimetro e dando sempre il massimo proverà a
mettere in difficoltà le scelte del suo allenatore.
229
230
Un altro calcio
IN RICORDO DI GIORGIO,
Milano era avvolta da una leggera nebbiolina, che col passare delle ore si
faceva sempre più fitta, mentre mi stavo recando sul posto di lavoro il
cellulare mi notifica un messaggio che non avrei mai voluto leggere...
“Ciao Daniele, ieri sera Gio ha lasciato questo mondo terreno tanto difficile
per lui, sono felice che tu sia stato il suo allenatore e che tu gli abbia dato
tanta fiducia, lui te ne era grato”
Uno dei miei ragazzi che ho allenato, non ce l'ha fatta è volato in cielo.
Ho promesso alla sua famiglia, che è molto affezionata a me, che nel mio
piccolo farò rivivere il suo ricordo dedicandogli un memorial di
calcio...perchè lui amava il calcio e aveva una passione smisurata per la sua
squadra del cuore, l'Inter.
Era un ragazzo molto giovane con davanti una vita...non doveva andare
così...fa tanto male...
Tutto avvenne molto rapidamente, inviai il mio curriculum alla società e fui
ricontattato per un incontro con i referenti del team. La prima squadra aveva
bisogno di una figura tecnica che affiancasse 233
Iniziai come secondo allenatore della Prima Squadra per poi diventare nella
stagione successiva, il primo allenatore e responsabile tecnico della
squadra.
Giorgio era impossibile non notarlo, era molto alto e fisicamente molto
grosso, fisico che lo metteva in difficoltà nella corsa proprio per via delle
sue dimensioni. Atleta dotato di un tiro molto forte e preciso, aveva una
passione smisurata per l'Inter, la stessa passione con la quale lui si allenava
sul campo, dove nonostante alcune difficoltà, mostrava una forte
competitività...voleva sempre vincere, anche nelle partitelle di allenamento.
Quando arrivai in società Giorgio era uno degli ultimi arrivati in squadra,
poteva soltanto allenarsi, come concordato tra staff e famiglia del ragazzo.
Si era fatta una valutazione mirata, in base a diversi fattori e pensato che
fosse meno stressante 234
Perdere era una parola che non esisteva nel vocabolario di Gio, lui si
sentiva un vincente e come tutti i grandi campioni, puntava solo a quel
risultato.
Chiesi personalmente alla sua famiglia di farlo partecipare con costanza agli
allenamenti ed alle partite in calendario.
Ma il calcio si sa regala emozioni uniche, e Giorgio siglò la rete del 3-3 che
concluse la nostra rimonta dando a tutti noi una grandissima iniezione di
fiducia e dimostrando ancora come con la sua tenacia sia riuscito a
raggiungere anche il suo obiettivo personale, ossia fare gol.
236
Dedico questo libro a mia moglie ed ai miei figli, che hanno vissuto accanto
a me ogni secondo della mia vita, restandomi sempre vicino anche quando
non è stato possibile perché dovevo rincorrere un sogno…
Lo dedico a chi nella vita ridendo dei miei sbagli, mi ripeteva “tanto non ce
la farai mai”, e a chi, invece, in silenzio mi ha aiutato a farcela.
Daniele Colasuonno
237
IL PREZIOSO CONTRIBUTO A:
ROBERTA DIODATO
VALENTINA PETRUCCI
LAURA BELLOMO
NADIA STOPPANI
GIULIA CITELLI
DANIELE HAMMOUD
ROBERTO BRESSAN
CONCETTA GIORDANO
MATTEO ZAVARONI
ANDREA TRUFFO
FEDERICO GATTI
EMMA PINTO PER LA FOTO IN COPERTINA 238