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649004
LOSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt
sabato 24 settembre 2011
Unicuique suum
Anno CLI n. 220 (45.865)
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Nellincontro con gli evangelici a Erfurt il Papa ripropone la questione che anim il cammino interiore di Martin Lutero
Come posso avere un Dio misericordioso?. La domanda che cinquecento anni fa inquietava il cuore di Martin Lutero tornata a risuonare tra le mura dellantico convento agostiniano di Erfurt. A scandirla stavolta stato Papa Benedetto XVI, confessando che quellinterrogativo continua ancora oggi a colpirlo sempre di nuovo. La questione di Dio ha sottolineato il Pontefice parlando venerd
mattina, 23 settembre, al consiglio dellEvangelische Kirche in Deutschland (Chiesa evangelica in Germania) stata la passione profonda e la forza motrice del cammino interiore di Lutero. Ma resta una questione cruciale per tutti i cristiani, che di fronte ai drammi e alle devastazioni del mondo sono chiamati a riconoscere egoismi e avidit, corruzione e mancanze, piccoli e grandi tornaconti personali. Da qui la con-
vinzione del Papa: quella scottante domanda ha detto deve diventare di nuovo, e certamente in forma nuova, anche la nostra domanda. Proprio a partire dallesperienza di Lutero il Pontefice ha invitato i cristiani al coraggio di rivedere il proprio atteggiamento di fronte a Dio. E a considerare che le grandi cose che abbiamo in comune sono pi importanti di ci che divide e separa. La geografia della fede ha
fatto notare sta profondamente cambiando e le Chiese confessionali storiche devono fare i conti con nuove forme di cristianesimo meno istituzionali e dogmatiche ma pi dinamiche e missionarie. Questo ripropone in forme attuali la questione di ci che resta sempre valido e ci che possa o debba essere cambiato: resta in ogni caso la certezza che la fede deve essere ripensata e soprattutto rivissuta oggi in modo nuovo per di-
ventare una realt che appartiene al presente. In questa luce va rilanciato anzitutto limpegno ecumenico, a partire dalla capacit ha spiegato il Papa nellomelia della celebrazione svoltasi successivamente nella chiesa dellex convento di testimoniare insieme la presenza del Dio vivente e cos di dare al mondo la risposta di cui ha bisogno. Ma va anche ripreso e sviluppato il dialogo con le altre religioni: con i musulmani, ai quali Benedetto XVI ha indicato lorizzonte di una collaborazione feconda in molti settori della vita civile; e con gli ebrei, che il Papa ha incontrato gioved 22, invitandoli a riscoprire la responsabilit comune per lo sviluppo della societ, la quale possiede sempre anche una dimensione religiosa. Nel pomeriggio della giornata di gioved conclusasi con la messa celebrata nello stadio olimpico di Berlino il viaggio papale ha vissuto uno dei momenti pi intensi con la visita al Parlamento federale, nel Reichstag di Berlino. A politici di ogni schieramento e partito Benedetto XVI ha proposto una riflessione sui fondamenti dello Stato liberale di diritto, ponendo legislatori e uomini di governo di fronte alla questione decisiva su cui oggi si gioca il futuro della democrazia e del diritto: che cosa giusto? come distinguere tra il bene e il male? Per il Papa va ascritto proprio al cristianesimo il merito di aver liberato il diritto dalle contaminazioni religiose per ricondurlo alle sue vere fonti: la natura e la ragione. Una concezione meramente positivista della legge separa, invece, il diritto dallethos e apre la strada alla prevaricazione del potere sulle norme giuridiche. Compito fondamentale della politica non dunque conseguire il successo e tanto meno il profitto materiale, ma servire il diritto e combattere il dominio dellingiustizia. Per evitare che lo Stato, allontanandosi dalla legge, rischi di ridursi a una grossa banda di briganti, come aveva ammonito gi sedici secoli fa santAgostino.
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Sar formalizzata la richiesta di riconoscimento dellOnu nonostante la prospettiva di veto statunitense al Consiglio di sicurezza
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Scoperti neutrini che viaggiano a una velocit superiore a quella della luce
Il sorpasso
MARIA MAGGI
A PAGINA
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LOSSERVATORE ROMANO
Allarme del presidente dellFmi di fronte al fluttuare delle Borse, alle difficolt occupazionali e alla mancanza di ripresa
lEuropa lepicentro della crisi ha dichiarato il ministro delle Finanze brasiliano, Guido Mantega, dopo la riunione con i suoi colleghi di Russia, India, Cina e Sud Africa. Quindi ha aggiunto: I Paesi europei stanno tardando a trovare soluzioni. Nel 2008 luscita dalla crisi stata resa possibile da decisioni rapide, prese insieme. Dobbiamo ritrovare lo stesso atteggiamento nel 2011. I
ministri del Brics hanno evitato di rispondere sullipotesi, ventilata alla vigilia, di acquisti diretti di titoli di Stato dei Paesi della periferia delleuro in difficolt. Il governatore della banca centrale indiana, Duvvuri Subarrao, ha ricordato che la prima destinazione delle risorse dei Paesi emergenti deve essere la lotta alla povert a casa propria. I Brics hanno rivendicato il contributo cre-
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GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt
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Dopo tre mesi di convalescenza in Arabia Saudita il presidente propone una tregua
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Cinquantamila persone riportate dalle milizie di al Shabaab nelle regioni sotto il loro controllo
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LOSSERVATORE ROMANO
La teoria della relativit formulata da Einstein messa in discussione dalla scoperta di neutrini che viaggiano a una velocit superiore a quella della luce
Il sorpasso
Dai laboratori del Cern a Ginevra a quelli sotto il Gran Sasso in sessanta nanosecondi in meno del previsto
di MARIA MAGGI La teoria della relativit? Si rivelata relativa. E la relativit ristretta stavolta rischia di restringersi fino a sparire; il facile calambour, dopo la recente scoperta degli scienziati del Cern di Ginevra e dellitaliano Istituto nazionale di fisica nucleare, sta facendo il giro della Rete, passando da un blog a un sito di informazione allaltro. Diffusa nel pomeriggio di gioved 22 settembre e confermata ufficialmente nella mattinata di venerd, la notizia rischia di stravolgere tutte le convinzioni della fisica moderna: nel corso di un esperimento volto a studiare altri fenomeni gli scienziati sono rimasti allibiti: dei neutrini hanno mostrato una velocit maggiore di quella della luce. Con buona pace di Einstein. Ma entriamo nel dettaglio. I neutrini sono le particelle pi sfuggenti finora scoperte: il loro studio assai interessante perch offre importantissime informazioni in molti campi della fisica, dalla struttura della materia alla struttura stellare, alla cosmologia. Privi di carica elettrica e con una massa estremamente piccola da centomila a un milione di volte inferiore a quella dellelettrone interagiscono molto raramente con la materia: un ipotetico muro di piombo spesso un anno luce bloccherebbe solo la met dei neutrini che lo attraversano. Perci i rivelatori di neutrini di solito contengono centinaia di tonnellate di materiale, costruito in modo tale che pochi atomi al giorno interagiscano con i neutrini entranti. Lesistenza del neutrino fu ipotizzata nel 1930 dal fisico austriaco Wolfang Pauli. Enrico Fermi elabor ulteriormente quelle ipotesi e diede al neutrino il suo nome come diminutivo di quello di unaltra particella neutra, il neutrone, molto pi massiva. Anche Ettore Majorana lavor su queste particelle. Ma i neutrini furono individuati sperimentalmente solo nel 1956, quando Clyde Cowan e Frederick Reines riuscirono per la prima volta a osservare alcune reazioni da questi indotte in un reattore nucleare negli Stati Uniti. Ora queste particelle hanno messo in crisi la teoria della relativit, perch la loro velocit misurata in un esperimento condotto dal Cern risultata superiore a quella della luce. La relativit, infatti, prevede che un corpo dotato di massa non possa mai raggiungere la velocit della luce nel vuoto (299.793 chilometri al secondo) e neppure superarla, perch acquisterebbe una massa infinitamente grande. In particolare, i neutrini oscillano, ossia hanno la particolarit di cambiare aspetto e trasformarsi in tipi differenti della stessa particella. Questa ipotesi, formulata dal fisico italiano Bruno Pontecorvo, stata verificata solo nel 1998 e come conseguenza implica che il neutrino abbia una massa. E proprio per osservare una particolare oscillazione nellarco di tre anni, gli scienziati hanno sparato 15.000 fasci di neutrini dal Cern a Ginevra verso il rivelatore dellIstituto nazionale di fisica nucleare (Infn) che si trova in Italia, sotto il Gran Sasso. I neutrini avrebbero dovuto percorrere i 732 chilometri di distanza tra i due laboratori in 2,4 millesimi di secondo, ma in realt, sostengono i ricercatori, hanno impiegato 60 nanosecondi ovvero 60 miliardesimi di secondo in meno di quanto avrebbero dovuto stando alle ipotesi della relativit di Einstein. La differenza infinitesimale ma, com evidente, concettualmente molto importante. Le anomalie sono state osservate dal rivelatore Opera. Lesperimento composto da due supermoduli formati da un bersaglio e da uno spettrometro magnetico. Il bersaglio composto da piani di scintillatori plastici, tra i quali sono inseriti dei mattoncini formati da pile di fogli di piombo (1 millimetro di spessore) e lastre di emulsione fotografica (grani del diametro di 1 micron). Quando un neutrino di tipo tau interagisce con un mattoncino del bersaglio, la particella tau prodotta viaggia per un breve tragitto nel bersaglio stesso (una frazione di millimetro) e successivamente decade in particelle pi leggere. Lanalisi al microscopio delle tracce lasciate sulle emulsioni fotografiche dalle particelle cariche permette di ricostruire i vertici (primario e secondario) dellevento. Abbiamo controllato e ricontrollato tutto quello che avrebbe potuto alterare le misure, senza trovare nulla spiega Antonio Ereditato, capo del dipartimento High Energy Physics delluniversit di Berna, a capo del team . Ora aspettiamo che altri ricercatori confermino i nostri risultati. A scanso di equivoci, sono stati presi in considerazione persino la deriva dei continenti e gli effetti del terremoto dellAquila del 2009, ma larrivo anticipato dei neutrini stato confermato. E la scoperta cos stupefacente che bisogna ovviamente essere prudenti. La teoria della relativit ristretta di Einstein, infatti, dal 1905 non aveva mai avuto smentite. Se la scoperta fosse confermata, si aprirebbe una pagina del tutto nuova per la fisica. Lesperimento serissimo, i dati raccolti in questi anni sono tanti e molto interessanti spiega Roberto Battiston, che presiede la commissione dellIstituto nazionale di fisica nucleare nel cui ambito nato O pera ma proprio per questo e soprattutto per le loro implicazioni devono essere sottoposti a lunghe valutazioni
Il 24 settembre di centocinquantanni fa moriva Angelo Ramazzotti, vescovo di Pavia e fondatore del Pime
onsignor Angelo Ramazzotti autorevolmente ritenuto uno dei pi grandi vescovi italiani della prima met del XIX secolo. Nacque a Milano nel 1800 da genitori originari di Saronno, citt situata fra Milano e Varese. Compiuti gli studi primari e liceali, si iscrisse alla facolt di legge delluniversit di Pavia e si laure nel 1823. Dopo due anni di tirocinio, lasci la carriera di avvocato per intraprendere gli studi teologici in vista del sacerdozio. Ordinato a Milano nel 1829, lo stesso giorno entr fra gli oblati missionari di Rho, una congregazione diocesana dedita alla predicazione di ritiri, missioni popolari, di cui per tre volte fu superiore. La sua passione, infatti, era levangelizzazione, cui si dedicava in modo instancabile in tutto il vastissimo territorio della diocesi di Milano; spingendosi fino agli angoli pi remoti e difficili delle montagne, dovunque ci fosse da
familiare, dove anche sua madre, rimasta vedova, seguiva con amore i bambini. Scrive il suo primo biografo, don Pietro Cagliaroli: Si fa povero veramente, povero e gramo anche negli abiti per dar pane ai bisogni materiali e spirituali degli orfani e dei giovanetti. Durante le Cinque giornate di Milano, su richiesta del Governo provvisorio di Lombardia, accolse nellorfanotrofio sedici fanciulli figli di soldati austriaci, riuscendo a conservare il clima di armonia abituale in quellistituzione. In quello stesso periodo turbolento Ramazzotti con altri padri oblati fu invitato dal medesimo governo a fare opera di pacificazione fra i contadini della Brianza in agitazione. Egli riusc nellintento, facendo presente con chiarezza alle autorit che il motivo dei disordini non era politico, ma era causato dallo stato di ingiustizia in cui si trovavano i contadini, sfruttati da alcuni padroni. Angelo Ramazzotti coltivava nel fondo del suo cuore lidea di dare un contributo alle missioni estere,
annunciare la Parola di Dio, amministrare i sacramenti, visitare e confortare i malati; entrando nei casolari pi inospitali, mangiando il povero cibo degli abitanti. Una caratteristica che sempre brill nella sua vita fu lo spirito di povert e lamore per i poveri. Gi in quei primi anni del suo sacerdozio aiutava generosamente persone bisognose e, soprattutto, nel 1837 apr un oratorio in un ex convento che aveva ricevuto in eredit a Saronno, accogliendo fino a trecento ragazzi e giovani. Nello stesso locale ospit un orfanotrofio, di stile
o partendo lui stesso come missionario o aiutando in qualche modo alcuni seminaristi, che si sentivano fortemente chiamati a questa vocazione. Ma aveva dei dubbi, che per si sono dissolti quando venne a sapere direttamente da un inviato del papa che Pio IX desiderava che in Lombardia nascesse, col concorso dei vescovi, un Seminario di missioni estere. Nominato nel frattempo vescovo di Pavia (1849), si mise subito allopera, contattando gli altri vescovi lombardi per coinvolgerli nellopera e il 1 dicembre 1850 essi
Chiese da capire
Una nuova rubrica di architettura stata attivata sul sito internet del Servizio nazionale per ledilizia di culto della Conferenza episcopale italiana (www.edculto.it). La rubrica si chiama Una chiesa al mese e risponde allesigenza di accostarsi a questo argomento in modo approfondito e poliedrico, cercando di cogliere nellinsieme arte, architettura e liturgia. Una chiesa, infatti, non mai solo edificio o contenitore o spazio per celebrare, ma tutte e tre queste cose nello stesso tempo; un tema centrale nel dibattito, spesso presente nelle pagine del nostro giornale, sullarchitettura sacra contemporanea. La rubrica, curata dallo storico dell architettura Andrea Longhi, si propone di condurre i navigatori in un viaggio sui passi di alcuni tra gli autori pi emblematici delle nuove chiese degli ultimi decenni. Destinatario ideale chi desidera investigare gli edifici sacri attraverso questo sguardo tridimensionale, sia egli esperto specialista o progettista, credente o non credente.
firmarono latto formale di fondazione del Seminario (o Istituto). Se questo atto fu del collegio dei vescovi, rimane per chiaro che lispirazione profetica originaria fu di Angelo Ramazzotti, cui va quindi, senza ombra di dubbio, il titolo di fondatore del Seminario (o Istituto) delle missioni estere di Milano, che attualmente porta il nome di Pime. (Pontificio Istituto delle Missioni Estere), dopo lunione voluta da Pio XI col Pontificio Seminario Romano per le Missioni (1926). La prima sede dellistituto fu la sua casa di Saronno. Ramazzotti, andando a Pavia, eredit una diocesi senza titolare da cinque anni, percorsa da correnti contrastanti, come la forte tensione nel clero fra la linea risorgimentale e quella ancora favorevole al potere temporale. Il nuovo vescovo preferiva la posizione conservatrice, ma seppe con saggezza e apertura di idee coltivare rapporti di amicizia e collaborazione con i sacerdoti dellaltra tendenza, affidando loro addirittura posti di alta responsabilit in diocesi. Anche nella relazione con il governo austriaco, pur dimostrandosi suddito fedele, seppe difendere con chiarezza e forza i preti politicamente liberali da provvedimenti punitivi dellautorit. In altri casi sostenne lindipendenza della Chiesa con tale forza che fu oggetto di indagini della polizia segreta. I sacerdoti, la loro formazione sia in seminario che dopo, furono una delle sue priorit e giunse a vivere in comune con un gruppo di loro, detti preti di famiglia. Essi si dedicavano soprattutto alla predicazione delle missioni nelle parrocchie della diocesi, e lo stesso vescovo ne dava personalmente lesempio (predicando anche in dialetto). Ramazzotti si consider sempre e soprattutto un missionario. Laltro versante del suo essere e agire era la carit verso i poveri, che non aveva limiti. Visitava regolarmente i malati negli ospedali. Per le ragazze sordomute apr una scuola, che manteneva con i suoi beni e che affid alle suore Canossiane. Queste furono da lui incaricate anche di una scuola per circa trecento ragazze, mentre adatt alcuni locali del suo episcopio per una scuola serale per listruzione e formazione professionale di centocinquanta ragazzi e giovani. Unaltra istituzione, la Pia Casa dIndustria, accoglieva giornalmente numerosi poveri e Ramazzotti tutti i giorni li visitava, fermandosi a chiacchierare con loro, informandosi sulle loro vicende e sui loro bisogni. Come si vede, Angelo Ramazzotti preferiva investire in opere durature piuttosto che indulgere nella carit spicciola dellelemosina, che tuttavia non trascurava, perch privilegiava il rapporto personale. Per essere ricevuti da lui non servivano raccomandazioni o precedenze, bastava mettersi in fila nellanticamera; egli accoglieva tutti indistintamente, ricchi e poveri, personalit e gente anonima. In due momenti particolari brill la sua carit eroica. Durante la terribile epidemia di colera, che devast la Lombardia nel 1855, egli si recava personalmente al capezzale dei malati nei lazzaretti al
punto che i medici dovettero proibirglielo. E in occasione della piena del Po e del Ticino del 1857 lo si vide recarsi di persona nei luoghi pi colpiti, camminando nel fango fino alle caviglie per avvicinare le persone, rendersi conto della situazione per poi organizzare i soccorsi. Per tutti questi motivi, limperatore dAustria lo propose alla sede patriarcale di Venezia. Vi arriv nel 1858 e vi rimase solo tre anni, fino al 1861, consumato dalla salute cagionevole e dal suo stile di vita povero e totalmente dedicato agli altri. Eppure, in quel poco tempo ebbe modo di distinguersi per alcune decisioni significative, come, in primo luogo, la convocazione e realizzazione del concilio provinciale del Triveneto di cui egli era primate in cui i vescovi della regione affrontarono insieme i pi importanti problemi della Chiesa della loro regione. Intraprese la visita pastorale, cominciando dalle parrocchie pi povere dellEstuario e sfidando i sacerdoti a chiedere di esservi assegnati. Continu a prediligere i poveri. Cagliaroli testimonia: Latrio, lanticamera, a volte, si pu dire che ne formicolassero. E continua: Negli ultimi tempi, sempre crescendo i bisogni dei poveri (...) ordin che si vendessero le argenterie della casa. Il 26 febbraio 1861 Francesco Giuseppe lo nomin deputato della Camera dei Signori del Consiglio dellimperatore. Ramazzotti parlava perfettamente il tedesco e pot prendere parte attiva a una
riunione a Vienna, difendendo il punto di vista della Chiesa sul matrimonio e ottenendo la liberazione di alcuni sacerdoti veneziani detenuti per motivi politici. Il 10 agosto dello stesso anno il cardinale Giacomo Antonelli, segretario di Stato del Papa, gli comunic la decisione di Pio IX di farlo cardinale. A malincuore acconsent, facendo per presente: Mi troverei assolutamente impotente a sostenere le spese che occorrono a farsi alloccasione di nomine cardinalizie. I poveri avevano prosciugato i suoi averi! Angelo Ramazzotti non raggiunse per la porpora, poich mor il 24 settembre, tre giorni prima del concistoro segreto nel quale il Papa lavrebbe elevato a quella dignit. La causa di beatificazione conclusa nella fase di studio. Manca ora solo la dimostrazione di un miracolo compiuto per sua intercessione. *Direttore dellarchivio del Pime
LOSSERVATORE ROMANO
A chi vuole fare il teologo
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re. Solo che, anche in questo caso, si richiede la docibilit, senza la quale non resta che pregare. E tuttavia fare teologia non significa limitarsi a esplorarne la storia e a registrarne ed esporne cronologicamente le diverse forme di intelligenza della fede, senza che venga colto ed evidenziato il non mutevole contenuto teoretico della stessa fede e ultimamente della Rivelazione, che la fonte della teologia, Vale per le verit teologiche quanto Maritain afferma della verit in generale, e cio che essa non riconosce come suo criterio il criterio cronologico. Non il tempo che genera la verit. Ci vale specialmente nel caso della Parola di Dio o della realt del mistero rivelato, che loggetto della manifestazione divina e quindi delladesione della fede. La teologia sistematica mira a mettere in luce la verit dello stesso mistero, nel suo nucleo e nelle sue articolazioni: ancora Tommaso parle-
epoca storica, in ogni modo inaccettabile, quando essa appaia incoerente o infedele o in rottura rispetto al Credo ecclesiale della Tradizione. Una professione di fede e quindi una teologia che, poniamo, misconosca la struttura gerarchica della Chiesa, o contesti i sacramenti, o metta in discussione il carattere sacrificale dellEucaristia, rappresenterebbe non un caso di legittima pluralit teologica, ma una deludente novit che infrange la comunione con il Credo della Chiesa di sempre. Di conseguenza, un caso in cui la storia ha arbitrariamente ricreato la verit di fede. Ecco, quindi, un altro profilo da cui risalta limprescindibile necessit della storia della teologia. Com noto, attualmente viene per lo pi praticata, nellinsegnamento della teologia, la distinzione tra la parte storica e la parte sistematica, la prima intesa a studiare il tema teologico nella storia, a partire dalle fonti bibliche; la seconda a rac-
Oggi non infrequente trovare docenti preparatissimi su un singolo trattato teologico ma che ignorano tutto il resto A farne le spese sono gli alunni
frequente trovare docenti versatissimi su un trattato teologico, ma che ignorano, o quasi, tutti gli altri, con linevitabile riflesso di dannose lacune negli alunni, quando, come si sa, i collegamenti tematici sono fondamentali soprattutto nel campo teologico, unificato e insieme irraggiante dal cristocentrismo trinitario e antropologico. La stessa docenza di materie che non si denominano sistematiche e a ognuna delle quali va senzaltro riconosciuta una specifica dignit metodologica e scientifica avrebbe tutto da guadagnare dallampiezza e dal rigore di una fondamentale conoscenza dogmatica e dallattiva consapevolezza che linizio e lesito della scienza teologica il disegno divino. , infatti, questo loggetto della Rivelazione e alla sua illustrazione mirano, alla fine, le competenze nelle diverse branche della teologia. Per fare alcuni nomi di biblisti, felicemente provveduti dal profilo teologico, ricorderei lo stesso celebre fondatore dellcole Biblique, Joseph Lagrange, e pi di recente il geniale Enrico Galbiati, in Italia, o a Rudolf Schnackenburg e Heinrich Schlier, per esempio con la loro mirabile teologia della Chiesa. Del resto, proprio una sensibilit dogmatica abilita a rinvenire gli aspetti del medesimo disegno e ad ampliarne lintelligenza, contro il pericolo di una elaborazione astratta non fondata sulle fonti. Riconosciuto il senso della distinzione tra momento storico della teologia e momento teoretico o sistematico (distinzione assente in epoca medievale, dove linsegnamento della teologia era fondato soprattutto sulla lezione biblica), non si deve dimenticare quanto soprattutto importi, di l dallesigenza didattica, tenerli strettamente uniti. E infatti, da un lato, il mistero nella sua realt teorica, se cos si pu dire, ritrovato, o meglio ci donato, e quasi plasmato e sagomato, nel modulo della storia, fatta di eventi e di parole (gestis verbisque, costituzione Dei Verbum, 2). E, dallaltro lato, la stessa storia appare luogo intrinsecamente irradiato dal mistero e dalla sua dottrina. A questo punto teoria e storia quasi si risolvono luna nellaltra, mentre il dogmatico e lo storico del dogma, non che opporsi, si accordano nella compiaciuta e ammirata contemplazione della luce della Rivelazione, che in ogni epoca dellortodossia cristiana si diffonde nella sua unit luminosa e multiforme.
rebbe di ordo disciplinae, che la cogliere in una sintesi ordinata i Nella Parigi occupata dai nazisti ragione della sua composizione dati rivenuti. un procedimento fu un sacerdote tedesco a prendersi della Summa Theologiae. senza dubbio pi valido di quello Ora, questa verit della divina seguito dalla teologia manualistica, cura di politici, partigiani scientia non generata dalla storia: segnata da indubbi limiti nella ed ebrei detenuti nelle carceri questa chiamata a esprimerla, a stessa concezione della teologia, penetrarla e a trasmetterla, ma non dove il riferimento biblico era poE per lo pi condannati a morte a ricrearla e a modificarla. Diversa- sto a prova della tesi enunciata. mente avremmo un evoluzionismo Anche se non condivideremmo il nay. Nellestate del 1941 si era tenuveritativo che equivarrebbe al dis- senso, a dir poco, di sufficienza orta una serie di incontri di esponenti solvimento della stessa Rivelazio- mai diffuso nei confronti della madel mondo associativo cattolico, fra ne. Senza una teologia nualistica e in particolare dellantii quali lo stesso padre Chaillet: si teoretica, alla fine la sto- ca teologia delle facolt romane. Le verit cristiane non sono dette il via a una pubblicazione che ria della teologia equiDaltronde, i moduli doltralpe, riassumeva le ragioni della Resivarrebbe allesposizione a loro volta, non erano affatto imparagonabili a formule geometriche stenza cristiana. Ma quello che dodi opinioni, non alla co- muni da limiti e da pregiudizi, e le Occorre seguire e capire veva essere un testo di poche facnoscenza del dogma sal- fiere intenzioni dei teologi discesi ciate divent una specie di manifevifico, e facilmente si in occasione del Vaticano II non secondo le successive epoche sto, nel primo dei quindici quaesporrebbe a sostituire erano in tutto ineccepibili, cos cola coscienza di fede della Chiesa derni diffusi sino al 1945. alla trascendente Parola me, alla fine, i loro stessi prodotti Si scelse laggettivo cristiano al di Dio la semplice e vosbalordivano molto fin che non posto di cattolico: in un ecumeconstatare come non raramente la lubile parola delluomo. trovavano una versione nella linnismo ante litteram analogo a quello persuasione della propria originaliA questo punto lintento della che consolider, nei lager, i legami t o della novit di un orientamen- storia della teologia pu essere me- gua nostrana. In seguito impressiotra credenti delle due confessioni. Il to spesso soltanto un dono fatto glio precisato: quello esattamente navano assai meno. Non dovrebbeprimo fascicolo avr un titolo: alla smemoratezza o allignoranza, di rilevare nei diversi momenti del- ro dimenticarlo neppure i teologi Francia, attenta a non perdere la nel senso di non conoscenza. la vita e della coscienza della Chie- che si compiacciono di elencare nel tua anima, prendendo le mosse Cos, chi si soffermi nel mondo sa la presenza e lemergenza della loro pedigree le universit estere fredal testo di un altro religioso, il fradei Padri della Chiesa o frequenti i verit rivelata, che diviene il crite- quentate. Anche le pi rinomate primi scrittori cristiani, troverebbe rio per giudicare del valore stesso scuderie accolgono, ma non tratello gesuita Gaston Fessard, indiun senso delleconomia di salvezza, della teologia di una determinata sformano chi vi entra. rizzato qualche tempo prima ai giouna cristologia e una dottrina eucaristica di incomparabile e inesauribile valore e di intramontabile attualit, che semmai i secoli succesUna mostra sul frate pittore al Museo Jacquemat-Andr di Parigi sivi hanno, per qualche aspetto, sminuito o attenuato. Una pi ampia e attenta conoscenza storica della teologia avrebbe potuto forse evitare alcune inPer la prima volta la Francia dedica una mo- come Zanobi Strozzi e Benozzo Gozzoli, e fiammate polemiche e alcuni penostra al Beato Angelico; la lacuna viene col- ancora di pittori successivi che hanno subito si fraintendimenti e contrasti sorti mata dal Museo Jacquemat-Andr di Parigi la sua influenza come Domenico di Michelie divampati allinterno della Chieche, dal 23 settembre al 16 gennaio, ospita no e Alessio Baldovinetti. Del frate pittore, sa. Potremmo anche aggiungere Beato Angelico e i Maestri della luce, conosciuto principalmente per gli affreschi a sottolineare limportanza della unesposizione che non si limita a presentare del Convento di San Marco a Firenze, la storia della teologia che essa le opere del maestro toscano ma allarga lo mostra presenta una ventina di opere che rirappresenterebbe uneccellente inisguardo sui pittori precedenti, coevi e succes- velano un talento eclettico, in grado di eccelziazione agli studi teologici, obblisivi. Il risultato unanalisi a tutto campo lere sia nella miniatura che nella pittura su gandone i novizi, come li chiadella rivoluzione artistica e culturale che Fi- tavola; lavori dove lo splendore degli ori si merebbe san Tommaso, alla ricerca renze visse allinizio del XV secolo. Realizzata fonde con una nuova visione delluomo e paziente e allascolto prolungato con il sostegno della Soprintendenza Specia- della natura. Chiude il percorso della mostra della tradizione teologica, e quindi le per il Patrimonio Storico, Artistico ed Et- Capolavori di Beato Angelico, la sezione a munirsi degli strumenti necessari noantropologico e del Polo Museale della che ospita le opere di grandi dimensioni e di per intraprenderla. Si eviterebbe citt di Firenze e con il contributo della Gal- notevole impatto estetico. Tra questi segnacos la presunzione, definita leria degli Uffizi, della Galleria dellAccade- liamo il trittico Ascensione, Giudizio Universale dallAngelico madre degli errori mia e del Bargello, la mostra propone anche Pentecoste che riflette il suo prodigioso senso (Summa contra Gentiles, I, 5), di rilavori di pittori illustri che hanno influenzato della composizione e lArmadio degli Argenti, tenere che finalmente con se stessi lAngelico, come il suo maestro Lorenzo Mo- realizzato negli ultimi anni della sua carriera, incomincia la teologia e si eviterebnaco e Gentile da Fabriano, di artisti con- che racchiude tutta larte del maestro toscabero giudizi avventati e infondati, temporanei tra cui Masolino, Paolo Uccello e no: la finezza della composizione, la lucencome, ad esempio, quelli su san Beato Angelico, Incoronazione della Vergine (1432) Tommaso imparato per sentito diFilippo Lippi, di suoi allievi e collaboratori tezza dei colori e la vibrazione della luce.
Dal 2009 in corso il processo di beatificazione, su una richiesta redatta gi nel 1993 nelle due lingue da diverse associazioni che curano la memoria del sacerdote. La cui coerenza si ritrova negli atteggiamenti quotidiani: indossare sempre la tonaca e un bracciale con la croce (diversamente dagli altri cappellani); correre il rischio di inoltrare ai prigionieri le lettere dei familiari e accettare di portare a questi ultimi gli estremi messaggi dei condannati; e infine la tensione dei colloqui, ai quali non si sottraeva mai, con i candidati alla morte. C un suo diario fatto di poche, drammatiche note sui suoi assistiti: non tutti credenti come Honor dEstienne dOrves o Jacques Bonsergent, ma anche il dirigente comunista Gabriel Pri. Alla liberazione di Parigi, il 25 agosto 1944, Stock rifiuta di fuggire per assistere, allospedale della Piti, alcune centinaia di soldati tedeschi gravemente feriti o intrasportabili. Prigioniero nel campo di Cherbourg, viene contattato dalla cappellania militare delle Forze francesi libere per una singolare iniziativa. Sar il Seminario dei reticolati, nel quale passeranno sino al 1947 oltre 950 novizi, diaconi, preti tedeschi per completare la preparazione al ministero. Il seminario godr della benevolenza dellallora nunzio a Parigi, monsignor Angelo Maria Roncalli, il quale, il Venerd Santo del 1947, ordiner due preti. Il Seminario affermer fa onore tanto alla Francia che alla Germania, adatto a diventare un simbolo di riconciliazione e di dialogo. Labb Stock morir allimprovviso, nel 1948, a 44 anni; il suo feretro, benedetto dal nunzio, sar seguito da pochi amici. Ma gi lanno seguente si terr una cerimonia pubblica nel Duomo degli Invalidi; e negli stessi giorni in cui lAssemblea Nazionale approver, nel giugno 1963, il trattato franco-tedesco, la salma sar inumata in una chiesa di Chartres, citt simbolo delle memorie francesi. In occasione dei cinquantanni dalla morte, nel febbraio del 1998, lo hanno ricordato il cardinale di Parigi Jean-Marie Lustiger, il presidente dei vescovi tedeschi, monsignor Karl Lehmann, insieme con il cancelliere federale Helmut Kohl e il presidente del Senato francese Monory. Onoravano un grande spirito che in un messaggio ai suoi seminaristi prigionieri aveva detto: un numero di santi voluti dalla Provvidenza baster a salvare la nostra epoca.
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LOSSERVATORE ROMANO
Il discorso dinanzi al Parlamento federale nel Reichstag di Berlino
LOSSERVATORE ROMANO
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Sehr geehrter Herr Bundesprsident! Herr Bundestagsprsident! Frau Bundeskanzlerin! Frau Bundesratsprsidentin! Meine Damen und Herren Abgeordnete! Es ist mir Ehre und Freude, vor diesem Hohen Haus zu sprechen vor dem Parlament meines deutschen Vaterlandes, das als demokratisch gewhlte Volksvertretung hier zusammenkommt, um zum Wohl der Bundesrepublik Deutschland zu arbeiten. Dem Herrn Bundestagsprsidenten mchte ich fr seine Einladung zu dieser Rede ebenso danken wie fr die freundlichen Worte der Begrung und Wertschtzung, mit denen er mich empfangen hat. In dieser Stunde wende ich mich an Sie, verehrte Damen und Herren gewi auch als Landsmann, der sich lebenslang seiner Herkunft verbunden wei und die Geschicke der deutschen Heimat mit Anteilnahme verfolgt. Aber die Einladung zu dieser Rede gilt mir als Papst, als Bischof von Rom, der die oberste Verantwortung fr die katholische Christenheit trgt. Sie anerkennen damit die Rolle, die dem Heiligen Stuhl als Partner innerhalb der Vlkerund Staatengemeinschaft zukommt. Von dieser meiner internationalen Verantwortung her mchte ich Ihnen einige Gedanken ber die Grundlagen des freiheitlichen Rechtsstaats vorlegen. Lassen Sie mich meine berlegungen ber die Grundlagen des Rechts mit einer kleinen Geschichte aus der Heiligen Schrift beginnen. Im ersten Buch der Knige wird erzhlt, da Gott dem jungen Knig Salomon bei seiner Thronbesteigung eine Bitte freistellte. Was wird sich der junge Herrscher in diesem Augenblick erbitten? Erfolg Reichtum langes Leben Vernichtung der Feinde? Nicht um diese Dinge bittet er. Er bittet: Verleih deinem Knecht ein hrendes Herz, damit er dein Volk zu regieren und das Gute vom Bsen zu unterscheiden versteht (1Kn 3,9). Die Bibel will uns mit dieser Erzhlung sagen, worauf es fr einen Politiker letztlich ankommen mu. Sein letzter Mastab und der Grund fr seine Arbeit als Politiker darf nicht der Erfolg und schon gar nicht materieller Gewinn sein. Die Politik mu Mhen um Gerechtigkeit sein und so die Grundvoraussetzung fr Friede schaffen. Natrlich wird ein Politiker den Erfolg suchen, ohne den er berhaupt nicht die Mglichkeit politischer Gestaltung htte. Aber der Erfolg ist dem Mastab der Gerechtigkeit, dem Willen zum Recht und dem Verstehen fr das Recht untergeordnet. Erfolg kann auch Verfhrung sein und kann so den Weg auftun fr die Verflschung des Rechts, fr die Zerstrung der Gerechtigkeit. Nimm das Recht weg was ist dann ein Staat noch anderes als eine groe Ruberbande, hat der heilige Augustinus einmal gesagt (De civitate Dei, IV, 4, 1). Wir Deutsche wissen es aus eigener Erfahrung, da diese Worte nicht ein leeres Schreckgespenst sind. Wir haben erlebt, da Macht von Recht getrennt wurde, da Macht gegen Recht stand, das Recht zertreten hat und da der Staat zum Instrument der Rechtszerstrung wurde zu einer sehr gut organisierten Ruberbande, die die ganze Welt bedrohen und an den Rand des Abgrunds treiben konnte. Dem Recht zu dienen und der Herrschaft des Unrechts zu wehren ist und bleibt die grundlegende Aufgabe des Politikers. In einer historischen Stunde, in der dem Menschen Macht zugefallen ist, die bisher nicht vorstellbar war, wird diese Aufgabe besonders dringlich. Der Mensch kann die Welt zerstren. Er kann sich selbst manipulieren. Er kann sozusagen Menschen machen und Menschen vom Menschsein ausschlieen. Wie erkennen wir, was recht ist? Wie knnen wir zwischen Gut und Bse, zwischen wahrem Recht und Scheinrecht unterscheiden? Die salomonische Bitte bleibt die entscheidende Frage, vor der der Politiker und die Politik auch heute stehen. In einem Groteil der rechtlich zu regelnden Materien kann die Mehrheit ein gengendes Kriterium sein. Aber da in den Grundfragen des Rechts, in denen es um die Wrde des Menschen und der Menschheit geht, das Mehrheitsprinzip nicht
ausreicht, ist offenkundig: Jeder Verantwortliche mu sich bei der Rechtsbildung die Kriterien seiner Orientierung suchen. Im 3. Jahrhundert hat der groe Theologe Origenes den Widerstand der Christen gegen bestimmte geltende Rechtsordnungen so begrndet: Wenn jemand sich bei den Skythen befnde, die gottlose Gesetze haben, und gezwungen wre, bei ihnen zu leben ..., dann wrde er wohl sehr vernnftig handeln, wenn er im Namen des Gesetzes der Wahrheit, das bei den Skythen ja Gesetzwidrigkeit ist, zusammen mit Gleichgesinnten auch entgegen der bei jenen bestehenden Ordnung Vereinigungen bilden wrde ... (Contra Celsum GCS Orig. 428 [Koetschau]; vgl. A. Frst, Monotheismus und Monarchie. Zum Zusammenhang von Heil und Herrschaft in der Antike. In: Theol.Phil. 81 [2006] 321-338; Zitat S. 336; vgl. auch J. Ratzinger, Die Einheit der Nationen. Eine Vision der Kirchenvter [Salzburg Mnchen 1971] 60). Von dieser berzeugung her haben die Widerstandskmpfer gegen
lichen Jahrhunderts kam es zu einer Begegnung zwischen dem von stoischen Philosophen entwickelten sozialen Naturrecht und verantwortlichen Lehrern des rmischen Rechts. (Vgl. W. Waldstein, Ins Herz geschrieben. Das Naturrecht als Fundament einer menschlichen Gesellschaft [Augsburg 2010] 11ff; 31-61). In dieser Berhrung ist die abendlndische Rechtskultur geboren worden, die fr die Rechtskultur der Menschheit von entscheidender Bedeutung war und ist. Von dieser vorchristlichen Verbindung von Recht und Philosophie geht der Weg ber das christliche Mittelalter in die Rechtsentfaltung der Aufklrungszeit bis hin zur Erklrung der Menschenrechte und bis zu unserem deutschen Grundgesetz, mit dem sich unser Volk 1949 zu den unverletzlichen und unveruerlichen Menschenrechten als Grundlage jeder menschlichen Gemeinschaft, des Friedens und der Gerechtigkeit in der Welt bekannt hat. Fr die Entwicklung des Rechts und fr die Entwicklung der Huma-
das Naziregime und gegen andere totalitre Regime gehandelt und so dem Recht und der Menschheit als ganzer einen Dienst erwiesen. Fr diese Menschen war es unbestreitbar evident, da geltendes Recht in Wirklichkeit Unrecht war. Aber bei den Entscheidungen eines demokratischen Politikers ist die Frage, was nun dem Gesetz der Wahrheit entspreche, was wahrhaft recht sei und Gesetz werden knne, nicht ebenso evident. Was in bezug auf die grundlegenden anthropologischen Fragen das Rechte ist und geltendes Recht werden kann, liegt heute keineswegs einfach zutage. Die Frage, wie man das wahrhaft Rechte erkennen und so der Gerechtigkeit in der Gesetzgebung dienen kann, war nie einfach zu beantworten, und sie ist heute in der Flle unseres Wissens und unseres Knnens noch sehr viel schwieriger geworden. Wie erkennt man, was recht ist? In der Geschichte sind Rechtsordnungen fast durchgehend religis begrndet worden: Vom Blick auf die Gottheit her wird entschieden, was unter Menschen rechtens ist. Im Gegensatz zu anderen groen Religionen hat das Christentum dem Staat und der Gesellschaft nie ein Offenbarungsrecht, nie eine Rechtsordnung aus Offenbarung vorgegeben. Es hat stattdessen auf Natur und Vernunft als die wahren Rechtsquellen verwiesen auf den Zusammenklang von objektiver und subjektiver Vernunft, der freilich das Gegrndetsein beider Sphren in der schpferischen Vernunft Gottes voraussetzt. Die christlichen Theologen haben sich damit einer philosophischen und juristischen Bewegung angeschlossen, die sich seit dem 2. Jahrhundert v. Chr. gebildet hatte. In der ersten Hlfte des 2. vorchrist-
nitt war es entscheidend, da sich die christlichen Theologen gegen das vom Gtterglauben geforderte religise Recht auf die Seite der Philosophie gestellt, Vernunft und Natur in ihrem Zueinander als die fr alle gltige Rechtsquelle anerkannt haben. Diesen Entscheid hatte schon Paulus im Brief an die Rmer vollzogen, wenn er sagt: Wenn Heiden, die das Gesetz (die Tora Israels) nicht haben, von Natur aus das tun, was im Gesetz gefordert ist, so sind sie ... sich selbst Gesetz. Sie zeigen damit, da ihnen die Forderung des Gesetzes ins Herz geschrieben ist; ihr Gewissen legt Zeugnis davon ab ... (Rm 2,14f). Hier erscheinen die beiden Grundbegriffe Natur und Gewissen, wobei Gewissen nichts anderes ist als das hrende Herz Salomons, als die der Sprache des Seins geffnete Vernunft. Wenn damit bis in die Zeit der Aufklrung, der Menschenrechtserklrung nach dem Zweiten Weltkrieg und in der Gestaltung unseres Grundgesetzes die Frage nach den Grundlagen der Gesetzgebung geklrt schien, so hat sich im letzten halben Jahrhundert eine dramatische Vernderung der Situation zugetragen. Der Gedanke des Naturrechts gilt heute als eine katholische Sonderlehre, ber die auerhalb des katholischen Raums zu diskutieren nicht lohnen wrde, so da man sich schon beinahe schmt, das Wort berhaupt zu erwhnen. Ich mchte kurz andeuten, wieso diese Situation entstanden ist. Grundlegend ist zunchst die These, da zwischen Sein und Sollen ein unberbrckbarer Graben bestehe. Aus Sein knne kein Sollen folgen, weil es sich da um zwei vllig verschiedene Bereiche handle. Der Grund dafr ist das inzwischen fast allgemein angenommene positivistische Ver-
stndnis von Natur. Wenn man die Natur mit den Worten von H. Kelsen als ein Aggregat von als Ursache und Wirkung miteinander verbundenen Seinstatsachen ansieht, dann kann aus ihr in der Tat keine irgendwie geartete ethische Weisung hervorgehen. (Waldstein, a.a.O., 15-21). Ein positivistischer Naturbegriff, der die Natur rein funktional versteht, so wie die Naturwissenschaft sie erkennt, kann keine Brcke zu Ethos und Recht herstellen, sondern wiederum nur funktionale Antworten hervorrufen. Das gleiche gilt aber auch fr die Vernunft in einem positivistischen, weithin als allein wissenschaftlich angesehenen Verstndnis. Was nicht verifizierbar oder falsifizierbar ist, gehrt danach nicht in den Bereich der Vernunft im strengen Sinn. Deshalb mssen Ethos und Religion dem Raum des Subjektiven zugewiesen werden und fallen aus dem Bereich der Vernunft im strengen Sinn des Wortes heraus. Wo die alleinige Herrschaft der positivistischen Vernunft gilt und das ist in unserem ffentlichen Bewutsein weithin der Fall , da sind die klassischen Erkenntnisquellen fr Ethos und Recht auer Kraft gesetzt. Dies ist eine dramatische Situation, die alle angeht und ber die eine ffentliche Diskussion notwendig ist, zu der dringend einzuladen eine wesentliche Absicht dieser Rede bildet. Das positivistische Konzept von Natur und Vernunft, die positivistische Weltsicht als Ganze ist ein groartiger Teil menschlichen Erkennens und menschlichen Knnens, auf die wir keinesfalls verzichten drfen. Aber es ist nicht selbst als Ganzes eine dem Menschsein in seiner Weite entsprechende und gengende Kultur. Wo die positivistische Vernunft sich allein als die gengende Kultur ansieht und alle anderen kulturellen Realitten in den Status der Subkultur verbannt, da verkleinert sie den Menschen, ja sie bedroht seine Menschlichkeit. Ich sage das gerade im Hinblick auf Europa, in dem weite Kreise versuchen, nur den Positivismus als gemeinsame Kultur und als gemeinsame Grundlage fr die Rechtsbildung anzuerkennen, alle brigen Einsichten und Werte unserer Kultur in den Status einer Subkultur verweisen und damit Europa gegenber den anderen Kulturen der Welt in einen Status der Kulturlosigkeit gerckt und zugleich extremistische und radikale Strmungen herausgefordert werden. Die sich exklusiv gebende positivistische Vernunft, die ber das Funktionieren hinaus nichts wahrnehmen kann, gleicht den Betonbauten ohne Fenster, in denen wir uns Klima und Licht selber geben, beides nicht mehr aus der weiten Welt Gottes beziehen wollen. Und dabei knnen wir uns doch nicht verbergen, da wir in dieser selbstgemachten Welt im stillen doch aus den Vorrten Gottes schpfen, die wir zu unseren Produkten umgestalten. Die Fenster mssen wieder aufgerissen werden, wir mssen wieder die Weite der
Welt, den Himmel und die Erde sehen und all dies recht zu gebrauchen lernen. Aber wie geht das? Wie finden wir in die Weite, ins Ganze? Wie kann die Vernunft wieder ihre Gre finden, ohne ins Irrationale abzugleiten? Wie kann die Natur wieder in ihrer wahren Tiefe, in ihrem Anspruch und mit ihrer Weisung erscheinen? Ich erinnere an einen Vorgang in der jngeren politischen Geschichte, in der Hoffnung, nicht allzusehr miverstanden zu werden und nicht zu viele einseitige Polemiken hervorzurufen. Ich wrde sagen, da das Auftreten der kologischen Bewegung in der deutschen Politik seit den 70er Jahren zwar wohl nicht Fenster aufgerissen hat, aber ein Schrei nach frischer Luft gewesen ist und bleibt, den man nicht berhren darf und nicht beiseite schieben kann, weil man zu viel Irrationales darin findet. Jungen Menschen war bewut geworden, da irgend etwas in unserem Umgang mit der Natur nicht stimmt. Da Materie nicht nur Material fr unser Machen ist, sondern da die Erde selbst ihre Wrde in sich trgt und wir ihrer Weisung folgen mssen. Es ist wohl klar, da ich hier nicht Propaganda fr eine bestimmte politische Partei mache nichts liegt mir ferner als dies. Wenn in unserem Umgang mit der Wirklichkeit etwas nicht stimmt, dann mssen wir alle ernstlich ber das Ganze nachdenken und sind alle auf die Frage nach den Grundlagen unserer Kultur berhaupt verwiesen. Erlauben Sie mir, bitte, da ich noch einen Augenblick bei diesem Punkt bleibe. Die Bedeutung der kologie ist inzwischen unbestritten. Wir mssen auf die Sprache der Natur hren und entsprechend antworten. Ich mchte aber nachdrcklich einen Punkt ansprechen, der nach wie vor wie mir scheint ausgeklammert wird: Es gibt auch eine kologie des Menschen. Auch der Mensch hat eine Natur, die er achten mu und die er nicht beliebig manipulieren kann. Der Mensch ist nicht nur sich selbst machende Freiheit. Der Mensch macht sich nicht selbst. Er ist Geist und Wille, aber er ist auch Natur, und sein Wille ist dann recht, wenn er auf die Natur achtet, sie hrt und sich annimmt als der, der er ist und der sich nicht selbst gemacht hat. Gerade so und nur so vollzieht sich wahre menschliche Freiheit. Kehren wir zurck zu den Grundbegriffen Natur und Vernunft, von denen wir ausgegangen waren. Der groe Theoretiker des Rechtspositivismus, Kelsen, hat im Alter von 84 Jahren 1965 den Dualismus von Sein und Sollen aufgegeben. (Es trstet mich, da man mit 84 Jahren offenbar noch etwas Vernnftiges denken kann.) Er hatte frher gesagt, da Normen nur aus dem Willen kommen knnen. Die Natur knnte folglich Normen nur enthalten so fgt er hinzu , wenn ein Wille diese Normen in sie hineingelegt htte. Dies wiederum sagt er
wrde einen Schpfergott voraussetzen, dessen Wille in die Natur miteingegangen ist. ber die Wahrheit dieses Glaubens zu diskutieren, ist vllig aussichtslos, bemerkt er dazu (Zitiert nach Waldstein, a.a.O.. 19). Wirklich? mchte ich fragen. Ist es wirklich sinnlos zu bedenken, ob die objektive Vernunft, die sich in der Natur zeigt, nicht eine schpferische Vernunft, einen Creator Spiritus voraussetzt? An dieser Stelle mte uns das kulturelle Erbe Europas zu Hilfe kommen. Von der berzeugung eines Schpfergottes her ist die Idee der Menschenrechte, die Idee der Gleichheit aller Menschen vor dem Recht, die Erkenntnis der Unantastbarkeit der Menschenwrde in jedem einzelnen Menschen und das Wissen um die Verantwortung der Menschen fr ihr Handeln entwickelt worden. Diese Erkenntnisse der Vernunft bilden unser kulturelles Gedchtnis. Es zu ignorieren oder als bloe Vergangenheit zu betrachten, wre eine Amputation unserer Kultur insgesamt und wrde sie ihrer Ganzheit berauben. Die Kultur Europas ist aus der Begegnung von Jerusalem, Athen und Rom aus der Begegnung zwischen dem Gottesglauben Israels, der philosophischen Vernunft der Griechen und dem Rechtsdenken Roms entstanden. Diese dreifache Begegnung bildet die innere Identitt Europas. Sie hat im Bewutsein der Verantwortung des Menschen vor Gott und in der Anerkenntnis der unantastbaren Wrde des Menschen, eines jeden Menschen, Mastbe des Rechts gesetzt, die zu verteidigen uns in unserer historischen Stunde aufgegeben ist. Dem jungen Knig Salomon ist in der Stunde seiner Amtsbernahme eine Bitte freigestellt worden. Wie wre es, wenn uns, den Gesetzgebern von heute, eine Bitte freigestellt wrde? Was wrden wir erbitten? Ich denke, auch heute knnten wir letztlich nichts anderes wnschen als ein hrendes Herz die Fhigkeit, Gut und Bse zu unterscheiden und so wahres Recht zu setzen, der Gerechtigkeit zu dienen und dem Frieden. Ich danke Ihnen fr Ihre Aufmerksamkeit! Ecco una nostra traduzione italiana del discorso del Papa. Illustre Signor Presidente Federale! Signor Presidente del Bundestag! Signora Cancelliere Federale! Signora Presidente del Bundesrat! Signore e Signori Deputati! per me un onore e una gioia parlare davanti a questa Camera alta davanti al Parlamento della mia Patria tedesca, che si riunisce qui come rappresentanza del popolo, eletta democraticamente, per lavorare per il bene della Repubblica Federale della Germania. Vorrei ringraziare il Signor Presidente del Bundestag per il suo invito a tenere questo discorso, cos come per le gentili parole di
benvenuto e di apprezzamento con cui mi ha accolto. In questa ora mi rivolgo a Voi, stimati Signori e Signore certamente anche come connazionale che si sa legato per tutta la vita alle sue origini e segue con partecipazione le vicende della Patria tedesca. Ma linvito a tenere questo discorso rivolto a me in quanto Papa, in quanto Vescovo di Roma, che porta la suprema responsabilit per la cristianit cattolica. Con ci Voi riconoscete il ruolo che spetta alla Santa Sede quale partner allinterno della Comunit dei Popoli e degli Stati. In base a questa mia responsabilit internazionale vorrei proporVi alcune considerazioni sui fondamenti dello Stato liberale di diritto. Mi si consenta di cominciare le mie riflessioni sui fondamenti del diritto con una piccola narrazione tratta dalla Sacra Scrittura. Nel Primo Libro dei Re si racconta che al giovane re Salomone, in occasione della sua intronizzazione, Dio concesse di avanzare una richiesta. Che cosa chieder il giovane sovrano in questo momento? Successo, ricchezza, una lunga vita, leliminazione dei nemici? Nulla di tutto questo egli chiede. Domanda invece: Concedi al tuo servo un cuore docile, perch sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male (1 Re 3, 9). Con questo racconto la Bibbia vuole indicarci che cosa, in definitiva, deve essere importante per un politico. Il suo criterio ultimo e la motivazione per il suo lavoro come politico non deve essere il successo e tanto meno il profitto materiale. La politica deve essere un impegno per la giustizia e creare cos le condizioni di fondo per la pace. Naturalmente un politico cercher il successo senza il quale non potrebbe mai avere la possibilit dellazione politica effettiva. Ma il successo subordinato al criterio della giustizia, alla volont di attuare il diritto e allintelligenza del diritto. Il successo pu essere anche una seduzione e cos pu aprire la strada alla contraffazione del diritto, alla distruzione della giustizia. Togli il diritto e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti? ha sentenziato una volta santAgostino. (De civitate Dei IV, 4, 1). Noi tedeschi sappiamo per nostra esperienza che queste parole non sono un vuoto spauracchio. Noi abbiamo sperimentato il separarsi del potere dal diritto, il porsi del potere contro il diritto, il suo calpestare il diritto, cos che lo Stato era diventato lo strumento per la distruzione del diritto era diventato una banda di briganti molto ben organizza-
ta, che poteva minacciare il mondo intero e spingerlo sullorlo del precipizio. Servire il diritto e combattere il dominio dellingiustizia e rimane il compito fondamentale del politico. In un momento storico in cui luomo ha acquistato un potere finora inimmaginabile, questo compito diventa particolarmente urgente. Luomo in grado di distruggere il mondo. Pu manipolare se stesso. Pu, per cos dire, creare esseri umani ed escludere altri esseri umani dallessere uomini. Come riconosciamo che cosa giusto? Come possiamo distinguere tra il bene e il male, tra il vero diritto e il diritto solo apparente? La richiesta salomonica resta la questione decisiva davanti alla quale luomo politico e la politica si trovano anche oggi. In gran parte della materia da regolare giuridicamente, quello della maggioranza pu essere un criterio sufficiente. Ma evidente che nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali in gioco la dignit delluomo e dellumanit, il principio maggioritario non basta: nel processo di formazione del diritto, ogni persona che ha responsabilit deve cercare lei stessa i criteri del proprio orientamento. Nel terzo secolo, il grande teologo Origene ha giustificato cos la resistenza dei cristiani a certi ordinamenti giuridici in vigore: Se qualcuno si trovasse presso il popolo della Scizia che ha leggi irreligiose e fosse costretto a vivere in mezzo a loro... questi senzaltro agirebbe in modo molto ragionevole se, in nome della legge della verit che presso il popolo della Scizia appunto illegalit, insieme con altri che hanno la stessa opinione, formasse associazioni anche contro lordinamento in vigore ... (Contra Celsum GCS Orig. 428 [Koetschau]; cfr. A. Frst, Monotheismus und Monarchie. Zum Zusammenhang von Heil und Herrschaft in der Antike. In: Theol.Phil. 81 [2006] 321 338; citazione p. 336; cfr. anche J. Ratzinger, Die Einheit der Nationen. Eine Vision der Kirchenvter [Salzburg Mnchen 1971] 60). In base a questa convinzione, i combattenti della resistenza hanno agito contro il regime nazista e contro altri regimi totalitari, rendendo cos un servizio al diritto e allintera umanit. Per queste persone era evidente in modo incontestabile che il diritto vigente, in realt, era ingiustizia. Ma nelle decisioni di un politico democratico, la domanda su che cosa ora corrisponda alla legge della verit, che cosa sia veramente giusto e possa diventare legge non altrettanto evidente. Ci che in riferimento alle fondamentali questioni antro-
pologiche sia la cosa giusta e possa diventare diritto vigente, oggi non affatto evidente di per s. Alla questione come si possa riconoscere ci che veramente giusto e servire cos la giustizia nella legislazione, non mai stato facile trovare la risposta e oggi, nellabbondanza delle nostre conoscenze e delle nostre capacit, tale questione diventata ancora molto pi difficile. Come si riconosce ci che giusto? Nella storia, gli ordinamenti giuridici sono stati quasi sempre motivati in modo religioso: sulla base di un riferimento alla Divinit si decide ci che tra gli uomini giusto. Contrariamente ad altre grandi religioni, il cristianesimo non ha mai imposto allo Stato e alla societ un diritto rivelato, mai un ordinamento giuridico derivante da una rivelazione. Ha invece rimandato alla natura e alla ragione quali vere fonti del diritto ha rimandato allarmonia tra ragione oggettiva e soggettiva, unarmonia che per presuppone lessere ambedue le sfere fondate nella Ragione creatrice di Dio. Con ci i teologi cristiani si sono associati ad un movimento filosofico e giuridico che si era formato sin dal secolo II a. Cr. Nella prima met del secondo secolo precristiano si ebbe un incontro tra il diritto naturale sociale sviluppato dai filosofi stoici e autorevoli maestri del diritto romano. (Cfr. W. Waldstein, Ins Herz geschrieben. Das Naturrecht als Fundament einer menschlichen Gesellschaft [Augsburg 2010] 11ss; 31
quecentesimo anniversario della Riforma, nel 2017, possa divenire una testimonianza comune di fede. Oltre ai rappresentanti delle comunit islamiche ha concluso incontrer anche quelli della comunit ebraica. Ledificio del Reichstag, nel quale ci troviamo oggi, un luogo importante della storia tedesca. Rappresenta la nascita e il fallimento di una democrazia parlamentare. Una causa essenziale del fallimento fu la mancanza di tolleranza, le cui vittime furono soprattutto i concittadini ebrei. Perci anche un segno particolare che il suo in-
contro, Santo Padre, con i rappresentanti della crescente comunit ebraica in Germania si svolga oggi dopo il suo discorso in questo edificio, sede di un Parlamento liberamente eletto nella Germania riunificata, che si considera parte di valori e di convinzioni comuni dellEuropa impegnata. Siamo grati per il fatto che possiamo ospitarla e siamo determinati a onorare la nostra responsabilit per la dignit umana, la libert delle confessioni religiose e politiche e la tolleranza verso convinzioni e orientamenti differenti, animati dalla volont di servire la pace del mondo quali membri, equiparati nei diritti, di unEuropa unita.
61.) In questo contatto nata la cultura giuridica occidentale, che stata ed tuttora di unimportanza determinante per la cultura giuridica dellumanit. Da questo legame precristiano tra diritto e filosofia parte la via che porta, attraverso il Medioevo cristiano, allo sviluppo giuridico dellIlluminismo fino alla Dichiarazione dei Diritti umani e fino alla nostra Legge Fondamentale tedesca, con cui il nostro popolo, nel 1949, ha riconosciuto gli inviolabili e inalienabili diritti delluomo come fondamento di ogni comunit umana, della pace e della giustizia nel mondo. Per lo sviluppo del diritto e per lo sviluppo dellumanit stato decisivo che i teologi cristiani abbiano preso posizione contro il diritto religioso, richiesto dalla fede nelle divinit, e si siano messi dalla parte della filosofia, riconoscendo come fonte giuridica valida per tutti la ragione e la natura nella loro correlazione. Questa scelta laveva gi compiuta san Paolo, quando, nella sua Lettera ai Romani, afferma: Quando i pagani, che non hanno la Legge [la Tor di Israele], per natura agiscono secondo la Legge, essi ... sono legge a se stessi. Essi dimostrano che quanto la Legge esige scritto nei loro cuori, come risulta dalla testimonianza della loro coscienza... (Rm 2, 14s). Qui compaiono i due concetti fondamentali di natura e di coscienza, in cui coscienza non altro che il cuore docile di Salomone, la ragione aperta al linguaggio dellessere. Se con ci fino allepoca dellIlluminismo, della Dichiarazione dei Diritti umani dopo la seconda guerra mondiale e fino alla formazione della nostra Legge Fondamentale la questione circa i fondamenti della legislazione sembrava chiarita, nellultimo mezzo secolo avvenuto un drammatico cambiamento della situazione. Lidea del diritto naturale considerata oggi una dottrina cattolica piuttosto singolare, su cui non varrebbe la pena discutere al di fuori dellambito cattolico, cos che quasi ci si vergogna di menzionarne anche soltanto il termine. Vorrei brevemente indicare come mai si sia creata questa situazione. fondamentale anzitutto la tesi secondo cui tra lessere e il dover essere ci sarebbe un abisso insormontabile. Dallessere non potrebbe derivare un dovere, perch si tratterebbe di due ambiti assolutamente diversi. La base di tale opinione la concezione positivista, oggi quasi generalmente adottata, di natura. Se si considera la natura con le parole di Hans Kelsen un aggregato di dati oggettivi, congiunti gli uni agli altri quali cause ed effetti, allora da essa realmente non pu derivare alcuna indicazione che sia in qualche modo di carattere etico (Waldstein, op. cit. 15 21.). Una concezione positivista di natura, che comprende la natura in modo puramente funzionale, cos come le scienze naturali la riconoscono, non pu creare alcun ponte verso lethos e il diritto, ma suscitare nuovamente solo risposte funzionali. La stessa cosa, per, vale anche per la ragione in una visione positivista, che da molti considerata come lunica visione scientifica. In essa, ci che non verificabile o falsificabile non rientra nellambito della ragione nel senso stretto. Per questo lethos e la religione devono essere assegnati allambito del soggettivo e cadono fuori dallambito della ragione nel senso stretto della parola. Dove vige il do-
minio esclusivo della ragione positivista e ci in gran parte il caso nella nostra coscienza pubblica le fonti classiche di conoscenza dellethos e del diritto sono messe fuori gioco. Questa una situazione drammatica che interessa tutti e su cui necessaria una discussione pubblica; invitare urgentemente ad essa unintenzione essenziale di questo discorso. Il concetto positivista di natura e ragione, la visione positivista del mondo nel suo insieme una parte grandiosa della conoscenza umana e della capacit umana, alla quale non dobbiamo assolutamente rinunciare. Ma essa stessa nel suo insieme non una cultura che corrisponda e sia sufficiente allessere uomini in tutta la sua ampiezza. Dove la ragione positivista si ritiene come la sola cultura sufficiente, relegando tutte le altre realt culturali allo stato di sottoculture, essa riduce luomo, anzi, minaccia la sua umanit. Lo dico proprio in vista dellEuropa, in cui vasti ambienti cercano di riconoscere solo il positivismo come cultura comune e come fondamento comune per la formazione del diritto, riducendo tutte le altre convinzioni e gli altri valori della nostra cultura allo stato di una sottocultura. Con ci si pone lEuropa, di fronte alle altre culture del mondo, in una condizione di mancanza di cultura e vengono suscitate, al contempo, correnti estremiste e radicali. La ragione positivista, che si presenta in modo esclusivista e non in grado di percepire qualcosa al di l di ci che funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato senza finestre, in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo pi ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio. E tuttavia non possiamo illuderci che in tale mondo autocostruito attingiamo in segreto ugualmente alle risorse di Dio, che trasformiamo in prodotti nostri. Bisogna tornare a spalancare le finestre, dobbiamo vedere di nuovo la vastit del mondo, il cielo e la terra ed imparare ad usare tutto questo in modo giusto. Ma come lo si realizza? Come troviamo lingresso nella vastit, nellinsieme? Come pu la ragione ritrovare la sua grandezza senza scivolare nellirrazionale? Come pu la natura apparire nuovamente nella sua vera profondit, nelle sue esigenze e con le sue indicazioni? Richiamo alla memoria un processo della recente storia politica, nella speranza di non essere troppo frainteso n di suscitare troppe polemiche unilaterali. Direi che la comparsa del movimento ecologico nella politica tedesca a partire dagli anni Settanta, pur non avendo forse spalancato finestre, tuttavia stata e rimane un grido che anela allaria fresca, un grido che non si pu ignorare n accantonare, perch vi si intravede troppa irrazionalit. Persone giovani si erano rese conto che nei nostri rapporti con la natura c qualcosa che non va; che la materia non soltanto un materiale per il nostro fare, ma che la terra stessa porta in s la propria dignit e noi dobbiamo seguire le sue indicazioni. chiaro che qui non faccio propaganda per un determinato partito politico nulla mi pi estraneo di questo. Quando nel nostro rapporto con la realt c qualcosa che non va, allora dobbiamo tutti riflettere seriamente sullinsieme e tutti siamo rinviati alla questione circa i fondamenti della nostra stessa cultura. Mi sia concesso di soffer-
marmi ancora un momento su questo punto. Limportanza dellecologia ormai indiscussa. Dobbiamo ascoltare il linguaggio della natura e rispondervi coerentemente. Vorrei per affrontare con forza un punto che mi pare venga trascurato oggi come ieri: esiste anche unecologia delluomo. Anche luomo possiede una natura che deve rispettare e che non pu manipolare a piacere. Luomo non soltanto una libert che si crea da s. Luomo non crea se stesso. Egli spirito e volont, ma anche natura, e la sua volont giusta quando egli rispetta la natura, la ascolta e quando accetta se stesso per quello che , e che non si creato da s. Proprio cos e soltanto cos si realizza la vera libert umana. Torniamo ai concetti fondamentali di natura e ragione da cui eravamo partiti. Il grande teorico del positivismo giuridico, Kelsen, allet di 84 anni nel 1965 abbandon il dualismo di essere e dover essere. (Mi consola il fatto che, evidentemente, a 84 anni si sia ancora in grado di pensare qualcosa di ragionevole). Aveva detto prima che le norme possono derivare solo dalla volont. Di conseguenza aggiunge la natura potrebbe racchiudere in s delle norme solo se una volont avesse messo in essa queste norme. Ci, daltra parte dice presupporrebbe un Dio creatore, la cui volont si inserita nella natura. Discutere sulla verit di questa fede una cosa assolutamente vana, egli nota a proposito (Citato secondo Waldstein, op. cit. 19.). Lo veramente? vorrei domandare. veramente privo di senso riflettere se la ragione oggettiva che si manifesta nella natura non presupponga una Ragione creativa, un Creator Spiritus? A questo punto dovrebbe venirci in aiuto il patrimonio culturale dellEuropa. Sulla base della convinzione circa lesistenza di un Dio creatore sono state sviluppate lidea dei diritti umani, lidea delluguaglianza di tutti gli uomini davanti alla legge, la conoscenza dellinviolabilit della dignit umana in ogni singola persona e la consapevolezza della responsabilit degli uomini per il loro agire. Queste conoscenze della ragione costituiscono la nostra memoria culturale. Ignorarla o considerarla come mero passato sarebbe unamputazione della nostra cultura nel suo insieme e la priverebbe della sua interezza. La cultura dellEuropa nata dallincontro tra Gerusalemme, Atene e Roma dallincontro tra la fede in Dio di Israele, la ragione filosofica dei Greci e il pensiero giuridico di Roma. Questo triplice incontro forma lintima identit dellEuropa. Nella consapevolezza della responsabilit delluomo davanti a Dio e nel riconoscimento della dignit inviolabile delluomo, di ogni uomo, questo incontro ha fissato dei criteri del diritto, difendere i quali nostro compito in questo momento storico. Al giovane re Salomone, nellora dellassunzione del potere, stata concessa una sua richiesta. Che cosa sarebbe se a noi, legislatori di oggi, venisse concesso di avanzare una richiesta? Che cosa chiederemmo? Penso che anche oggi, in ultima analisi, non potremmo desiderare altro che un cuore docile la capacit di distinguere il bene dal male e di stabilire cos un vero diritto, di servire la giustizia e la pace. Vi ringrazio per la vostra attenzione.
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LOSSERVATORE ROMANO
Il giubileo per il quinto centenario della famiglia somasca Lettera dei vescovi al presidente Barack Obama
Nati in carcere e cresciuti in strada, , invece, lo slogan e limmagine plastica che ricostruisce i primi passi della vicenda salvifica di Girolamo consegnandoci la sua missione. Il carcere e la strada sono stati gli ambienti della sua riforma di vita e diventano i luoghi privilegiati della sua missione. Anche la missione, come la spiritualit dono dello Spirito e non iniziativa privata: richiede, pertanto, di riconoscere da chi arriva e di rimanerci fedele. Nello spazio che separarono Girolamo dalla porta del carcere a quella del santuario della Madonna c tutto il futuro della spiritualit e della missione somasca. La famiglia somasca, presente in tutti i continenti e 25 nazioni, vivr durante il giubileo numerose manifestazioni. Ricordiamo qui le prime in ordine di tempo, legate ai luoghi che sono stati testimoni e protagonisti delle vicende. Il 25 settembre a Treviso, luogo del riconoscimento della libert ottenuta e del ringraziamento, una processione ricorder gli ultimi passi dellEmiliani verso il santuario della Madonna Grande,
dove larcivescovo della citt, Gianfranco Agostino Gardin, aprir solennemente lanno giubilare. Dal 1 al 5 ottobre a Catelnuovo di Quero, luogo della sconfitta e della prigionia, ma anche della revisione e rifondazione della vita, tutti i superiori maggiori della congregazione somasca, terranno la loro riunione di revisione e programmazione annuale chiamata Consulta. Il 6 e 7 ottobre a Venezia, citt natale del fondatore e primo ambiente della sua opera caritativa, un convegno storico ripercorrer le vicende del giovane patrizio veneziano Girolamo Emiliani. Il giubileo dei cinquecento anni vuole quindi rinnovare oggi, per chi si riconosce nellEmiliani, la forza e lenergia contenuta nel miracolo del 27 settembre 1511. Lo spirito che guida la congregazione e la famiglia somasca continua a essere quello di Quero, ed levento che lo radica nella storia di oggi in fedelt al carisma da custodire e sviluppare. *Preposito generale dei Chierici Regolari Somaschi
LOSSERVATORE ROMANO
La conferenza stampa del Papa durante il volo verso Berlino
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Grazie e ancora unultima domanda. Santo Padre, lei visiter a Erfurt lantico convento del riformatore, Martin Luther. I cristiani evangelici, e i cattolici in dialogo con loro, si stanno preparando a commemorare il quinto centenario della Riforma. Con quale messaggio, con quali pensieri lei si prepara allincontro? Il suo viaggio deve essere visto anche come un gesto fraterno nei confronti dei fratelli e sorelle separati da Roma? Quando ho accettato linvito a questo viaggio era per me evidente che lecumenismo con i nostri amici evangelici dovesse essere un punto forte, un punto centrale di questo viaggio. Noi viviamo in un tempo di secolarismo, come gi detto, dove i cristiani insieme hanno la missione di rendere presente il messaggio di Dio, il messaggio di Cristo, di rendere possibile credere, andare avanti con queste grandi idee, verit. E perci il mettersi insieme, tra cattolici ed evangelici, un elemento fon-
damentale per il nostro tempo, anche se istituzionalmente non siamo perfettamente uniti, anche se rimangono problemi, anche grandi problemi, nel fondamento della fede in Cristo, in Dio trinitario e nelluomo come immagine di Dio, siamo uniti, e questo mostrare al mondo e approfondire questa unit essenziale in questo momento storico. Perci sono molto grato ai nostri amici, fratelli e sorelle protestanti, che hanno reso possibile un segno molto significativo: lincontro nel monastero dove Lutero ha iniziato il suo cammino teologico, la preghiera nella chiesa dove stato ordinato sacerdote e il parlare insieme sulla nostra responsabilit di cristiani in questo tempo. Sono molto felice di poter mostrare cos questa unit fondamentale, che siamo fratelli e sorelle e lavoriamo insieme per il bene dellumanit, annunciando il lieto messaggio di Cristo, del Dio che ha un volto umano e che parla con noi.
La visita al Parlamento federale tedesco, lincontro con gli ebrei e la messa nello stadio Olimpico
Un interminabile applauso
dal nostro inviato GIANLUCA BICCINI Forse lha ispirato la grigia architettura delledilizia popolare nelle citt simbolo di regimi senza anima, come quelli nazista e comunista, che proprio qui a Berlino hanno provato a imporre una visione del mondo che esclude il divino dallorizzonte umano; fatto sta che il riferimento di Benedetto XVI ai fabbricati di cemento armato senza finestre in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo pi ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio destinato a restare tra le immagini pi suggestive del linguaggio ratzingeriano. Se il discorso al Reichstag di gioved pomeriggio doveva costituire una sorta di prova desame per il viaggio nella sua terra natale, il Papa lo ha superato a pieni voti. Lo testimoniano gli applausi strappati anche ai pi scettici tra i parlamentari venuti ad ascoltarlo e i commenti positivi della maggior parte dei media tedeschi che stanno soppiantando le critiche iniziali. Perch non solo alla fine gli scranni parlamentari vuoti erano molti di meno rispetto a quelli preannunciati da qualche politico in cerca di visibilit, ma anche perch tutto il discorso interrotto pi volte in segno di approvazione stato una vera e propria lectio magistralis sui fondamenti dello Stato liberale di diritto, destinata a travalicare i confini della Germania per parlare allEuropa intera. Ad altri spetter ora raccogliere il suo invito a una discussione pubblica sullargomento e analizzare a fondo queste parole, perch ignorare la memoria culturale del vecchio continente significa spalancare le porte al dominio esclusivo della ragione positivista, che finisce con il mettere fuori gioco luomo e la sua dignit. Una risposta lha gi data lAula del Reichstag, sulla cui facciata troneggia la scritta a grandi caratteri Dem Deutschem wolke, dove Benedetto XVI stato accolto da un minuto e mezzo di applausi tributatigli dai parlamentari alzatisi in piedi. Durante il discorso poi lassemblea ha battuto le mani per altre tre volte, sottolineandone i passaggi pi significativi ed apprezzati. Non solo, ma in un paio di occasioni il Papa ha anche strappato un sorriso ai presenti: quando allinizio i commessi non gli hanno indicato il podio da cui doveva parlare e Benedetto XVI si avviato allo scranno del presidente, salvo poi venire indirizzato al leggio collocato nel centro della grande sala; e quando ha scherzato sulla propria et avanzata, citando Hans Kelsen (1881-1973), grande teorico del positivismo giuridico, aggiungendo a braccio di sorprendersi che a 84 anni si possa essere cos ragionevole. Particolarmente apprezzati infine gli accenni al movimento ecologista, valsi al Pontefice tedesco le prime pagine dei maggiori quotidiani il che non era affatto scontato alla vigilia e numerosi servizi televisivi con tanto di approfondimenti e interviste a politici e gente comune. Anche per questo la conclusione dello storico discorso stata suggellata da unovazione. Al suo arrivo nel palazzo che fu incendiato da Hitler e che ha visto sventolare anche la bandiera rossa delle truppe doccupazione sovietiche Benedetto XVI era stato accolto dal presidente del Bundestag, la Camera bassa, Norbert Lammert che lo ha poi accompagnato insieme con il cardinale Bertone nella sala 1S014, dove si svolto un breve incontro con le cinque pi alte cariche federali: il capo dello Stato, il cancelliere, i presidenti di Bundestag, Bundesrat (il senato presieduto da Hannelore Kraft) e Tribunale costituzionale. Gli sono stati poi presentati i capi dei gruppi parlamentari e i membri dellufficio di presidenza. E in segno di riconoscenza il Papa ha lasciato in dono un facsimile del Papiro Bodmer VIII che contiene le due lettere di Pietro. Loriginale fu donato a Paolo VI nel 1969 e da allora conservato nella Biblioteca apostolica vaticana. Successivamente Benedetto XVI ha incontrato una quindicina di rappresentanti della Comunit ebraica di Berlino, quella che ha offerto il suo tributo di morte alla follia nazista con ben cinquantamila vittime. Attualmente con undicimila membri, soprattutto immigrati giunti dallex Unione sovietica alla fine della Guerra fredda, la pi numerosa della Germania, unico Paese del continente europeo dove il loro numero in crescita. Il cordiale incontro si svolto nel ricordo di quello svoltosi a Colonia, il 19 agosto 2005, con la pi antica comunit ebraica della Germania. La giornata berlinese di Benedetto XVI si poi conclusa con la solenne messa serale allaperto, nello stadio Olimpico, dove ai fedeli della capitale si sono uniti quelli provenienti dalle altre diocesi tedesche e dalle vicine Austria e Polonia. Decine di migliaia di persone che si erano prenotate con largo anticipo, rendendo inadeguato il piazzale di fronte al castello di Charlottenburg scelto inizialmente. Gli organizzatori hanno dunque puntato sullOlympiastadion. Nellimpianto sportivo voluto da Hitler per quelle che avrebbero dovuto essere le Olimpiadi della supremazia ariana, e nel quale una targa commemorativa ricorda lepopea dellatleta di colore Jesse Owens, che si impose di fronte agli ammutoliti gerarchi schierati sulle tribune, aveva celebrato messa anche Giovanni Paolo II. Era il 23 giugno 1996 e Papa Wojtya, dopo aver beatificato due martiri del nazismo simbolo della resistenza cristiana a quellideologia di morte (i presbiteri Bernhard Lichtenberg e Karl Leisner, questultimo ordinato sacerdote nel lager di Dachau da un altro prigioniero, il vescovo di Clermont-Ferrand), annunci, allAngelus, lintenzione di convocare una seconda assemblea straordinaria per lEuropa del sinodo dei Vescovi. Quindici anni dopo, nonostante qualche goccia di pioggia durante lattesa, cerano di nuovo tanti giovani per la messa di Papa Ratzinger, grazie anche alla decisione dellarcidiocesi di Berlino di disporre la chiusura di diciannove scuole cattoliche della capitale e del Brandeburgo, per consentire agli ottomila studenti che le frequentano di parteciparvi. E grazie a un permesso speciale anche gli allievi cattolici delle strutture didattiche pubbliche hanno potuto lasciare le lezioni in anticipo. Ad essi si sono aggiunti tanti dei polacchi che vivono in Germania, oltre a quelli provenienti dalla Polonia stessa idealmente guidati dai cardinali Dziwisz, Nycz e Glemp giunti con altri vescovi loro connazionali che dista poche ore di pullman o di treno. Dopo il giro in papamobile sulla pista di atletica dello stadio, Benedetto XVI stato accolto dal sindaco di Berlino, Klaus Wowereit, fresco di conferma elettorale. Il primo cittadino infatti stato rieletto domenica scorsa per la terza volta alla guida della capitale. E in tale veste ha accompagnato il Papa al podio per la firma del Libro dOro della citt. Al termine della messa, celebrata per la Santa Chiesa alla presenza della statua bronzea mariana che si venera nel vicino santuario di Haltbuchhorst, il Pontefice, in sagrestia, ha salutato i funzionari del Protocollo federale incaricati della visita. Infine, calate le ombre della sera sulle rive della Sprea, con la porta di Brandeburgo illuminata a giorno, mentre i berlinesi facevano ritorno alle loro case, il Papa rientrato in nunziatura per il pernottamento.
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LOSSERVATORE ROMANO
Durante lincontro con gli ebrei il ricordo delle spaventose conseguenze della Shoah
Sehr geehrten Damen und Herren, liebe Freunde! Ich freue mich ehrlich ber diese Zusammenkunft mit Ihnen hier in Berlin. Ganz herzlich danke ich Herrn Prsident Dr. Dieter Graumann fr die freundlichen und auch fr seine nachdenklichen Worte. Sie machen mir deutlich, wie viel Vertrauen gewachsen ist zwischen dem jdischen Volk und der katholischen Kirche, die einen nicht unwesentlichen Teil ihrer grundlegenden Traditionen gemeinsam haben, wie Sie betonten. Zugleich ist uns allen klar, da ein liebendes verstehendes Ineinander von Israel und Kirche im jeweiligen Respekt fr das Sein des anderen immer noch weiter wachsen mu und tief in die Verkndigung des Glaubens einzubeziehen ist. Bei meinem Besuch in der Klner Synagoge vor sechs Jahren sprach Rabbiner Teitelbaum ber die Erinnerung als eine der Sulen, die man braucht, um darauf eine friedliche Zukunft zu grnden. Und heute befinde ich mich an einem zentralen Ort der Erinnerung, der schrecklichen Erinnerung, da von hier aus die Shoah, die Vernichtung der jdischen Mitbrger in Europa geplant und organisiert wurde. In Deutschland lebten vor dem Naziterror ungefhr eine halbe Million Juden, die einen festen Bestandteil der deutschen Gesellschaft bildeten. Nach dem Zweiten Weltkrieg galt Deutschland als das Land der Shoah, in dem man eigentlich nicht mehr leben konnte als Jude. Es gab zunchst kaum Anstrengungen, die alten jdischen Gemeinden neu zu begrnden, auch wenn von Osten her stetig jdische Einzelpersonen und Familien einreisten. Viele von ihnen wollten auswandern und sich vor allem in den Vereinigten Staaten oder in Israel eine neue Existenz aufbauen. An diesem Ort mu auch erinnert werden an die Pogromnacht vom 9. auf den 10. November 1938. Nur wenige sahen die ganze Tragweite dieser menschenverachtenden Tat, wie der Berliner Dompropst Bernhard Lichtenberg, der von der Kanzel der Sankt-Hedwigs-Kathedrale den Glubigen zurief: Drauen brennt der Tempel das ist auch ein Gotteshaus. Die nationalsozialistische Schreckensherrschaft grndete auf einem rassistischen Mythos, zu dem die Ablehnung des Gottes Abrahams, Isaaks und Jakobs, des Gottes Jesu Christi und der an ihn glaubenden Menschen gehrte. Der allmchtige Adolf Hitler, das war ein heidnisches Idol, das Ersatz sein wollte fr den biblischen Gott, den Schpfer und Vater aller Menschen. Mit der Verweigerung der Achtung vor diesem einen Gott geht immer auch die Achtung vor der Wrde des Menschen verloren. Wozu der Mensch, der Gott ablehnt, fhig ist, und welches Gesicht ein Volk im Nein zu diesem Gott haben kann, haben die schrecklichen Bilder aus den Konzentrationslagern bei Kriegsende gezeigt. Angesichts dieser Erinnerung ist dankbar festzustellen, da sich seit einigen Jahrzehnten eine neue Entwicklung zeigt, bei der man geradezu von einem Aufblhen jdischen Lebens in Deutschland sprechen kann. Es ist hervorzuheben, da sich die jdische Gemeinschaft in dieser Zeit besonders um die Integration osteuropischer Einwanderer verdient gemacht hat. Dankbar mchte ich auch auf den sich vertiefenden Dialog zwischen der katholischen Kirche und dem Judentum hinweisen. Die Kirche empfindet eine groe Nhe zum jdischen Volk. Mit der Erklrung Nostra aetate des Zweiten Vatikanischen Konzils wurde ein unwiderruflicher Weg des Dialogs, der Brderlichkeit und der Freundschaft eingeschlagen (vgl. Rede in der Synagoge in Rom, 17. Januar 2010). Dies gilt fr die katholische Kirche als ganze, in der der selige Papst Johannes Paul II. sich besonders intensiv fr diesen neuen Weg eingesetzt hat. Es gilt selbstverstndlich auch fr die katholische Kirche in Deutschland, die sich ihrer besonderen Verantwortung in dieser Sache bewut ist. In der ffentlichkeit wird vor allem die Woche der Brderlichkeit wahrgenommen, die von den lokalen Ge-
sellschaften fr Christlich-Jdische Zusammenarbeit jedes Jahr in der ersten Mrzwoche organisiert wird. Von katholischer Seite gibt es zudem jhrliche Treffen zwischen Bischfen und Rabbinern sowie strukturierte Gesprche mit dem Zentralrat der Juden. Schon in den 70er Jahren trat das Zentralkomitee der deutschen Katholiken (ZdK) mit der Errichtung eines Gesprchskreises Juden und Christen hervor, der in fundierter Weise im Laufe der Jahre viele hilfreiche Verlautbarungen hervorgebracht hat. Und nicht unerwhnt lassen mchte ich das historische Treffen im Mrz 2006 fr den jdisch-christlichen Dialog unter Beteiligung von Kardinal Walter Kasper. Diese Zusammenarbeit trgt Frchte. Neben diesen wichtigen Initiativen scheint mir, da wir Christen uns auch immer mehr unserer inneren Verwandtschaft mit dem Judentum klar werden mssen, von der Sie gesprochen haben. Fr Christen kann es keinen Bruch im Heilsgeschehen geben. Das Heil kommt nun einmal von den Juden (vgl. Joh 4,22). Wo der Konflikt Jesu mit dem Judentum seiner Zeit in oberflchlicher Manier als eine Loslsung vom Alten Bund gesehen wird, wird er auf die Idee einer Befreiung hinauslaufen, die die Tora nur als sklavische Befolgung von Riten und ueren Observanzen mideutet. Tatschlich hebt aber die Bergpredigt das mosaische Gesetz nicht auf, sondern enthllt seine verborgenen Mglichkeiten und lt neue Ansprche hervortreten. Sie verweist uns auf den tiefsten Grund menschlichen Tuns, das Herz, wo der Mensch zwischen dem Reinen und dem Unreinen whlt, wo sich Glaube, Hoffnung und Liebe entfalten. Die Hoffnungsbotschaft, die die Bcher der hebrischen Bibel und des christlichen Alten Testaments berliefern, ist von Juden und Christen in unterschiedlicher Weise angeeignet und weitergefhrt worden. Wir erkennen es nach Jahrhunderten des Gegeneinanders als unsere heutige Aufgabe, da diese beiden Weisen der Schriftlektre die christliche und die jdische miteinander in Dialog treten mssen, um Gottes Willen und Wort recht zu verstehen (Jesus von Nazareth. Zweiter Teil: Vom Einzug in Jerusalem bis zur Auferstehung, S. 49) Dieser Dialog soll die gemeinsame Hoffnung auf Gott in einer zunehmend skularen Gesellschaft strken. Ohne
diese Hoffnung verliert die Gesellschaft ihre Humanitt. Insgesamt drfen wir feststellen, da der Austausch der katholischen Kirche mit dem Judentum in Deutschland schon verheiungsvolle Frchte getragen hat. Bestndige vertrauensvolle Beziehungen sind gewachsen. Juden und Christen haben gewi eine gemeinsame Verantwortung fr die Entwicklung der Gesellschaft, die immer auch eine religise Dimension hat. Mgen alle Beteiligten diesen Weg gemeinsam weitergehen. Dazu schenke der Einzige und Allmchtige, Ha Kadosch Baruch Hu, seinen Segen. Ich danke Ihnen. Questa una traduzione in italiano del discorso del Papa. Illustri Signore e Signori, cari amici! Sono sinceramente contento di questo incontro con Voi qui a Berlino. Ringrazio di cuore il Signor Presidente, Dr. Dieter Graumann, per le gentili parole, che fanno anche riflettere. Esse mi manifestano quanto sia cresciuta la fiducia tra il Popolo ebraico e la Chiesa cattolica, che hanno in comune una parte non irrilevante delle loro tradizioni fondamentali, come Lei ha sottolineato. Al tempo stesso, tutti noi sappiamo bene che una comunione amorevole e comprensiva tra Israele e la Chiesa, nel rispetto reciproco per lessere dellaltro, deve ulteriormente crescere ed da includere in modo profondo nellannuncio della fede. Durante la mia visita nella Sinagoga di Colonia sei anni fa, il rabbino Teitelbaum parl della memoria come di una delle colonne, di cui si ha bisogno per fondare su di esse un futuro pacifico. E oggi mi trovo in un luogo centrale della memoria, di una memoria spaventosa: da qui fu progettata ed organizzata la Shoah, leliminazione dei concittadini ebrei in Europa. Prima del terrore nazista in Germania viveva circa mezzo milione di ebrei, che costituivano una componente stabile della societ tedesca. Dopo la seconda guerra mondiale, la Germania fu considerata come il Paese della Shoah in cui, in fondo, come ebreo, non si poteva pi vivere. Allinizio quasi non cera pi alcun sforzo per rifondare le antiche comunit ebraiche, anche se dallEst arrivavano continuamente persone singole e famiglie di ebrei. Molti di loro volevano emigrare e costruirsi una nuova esistenza,
soprattutto negli Stati Uniti o in Israele. In questo luogo bisogna anche richiamare alla memoria il pogrom della notte dei cristalli dal 9 al 10 novembre 1938. Pochi percepirono tutta la portata di tale atto di umano disprezzo come lo percep il prevosto del Duomo di Berlino, Bernhard Lichtenberg, che, dal pulpito della cattedrale di SantEdvige, grid: Fuori il Tempio in fiamme anchesso una casa di Dio. Il regime di terrore del nazionalsocialismo si fondava su un mito razzista, di cui faceva parte il rifiuto del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, del Dio di Ges Cristo e delle persone credenti in Lui. Lonnipotente Adolf Hitler, era questo un idolo pagano, che voleva porsi come sostituto del Dio biblico, Creatore e Padre di tutti gli uomini. Con il rifiuto del rispetto per questo Dio unico si perde sempre anche il rispetto per la dignit delluomo. Di che cosa sia capace luomo che rifiuta Dio e quale volto possa assumere un popolo nel no a tale Dio, lhanno rivelato le orribili immagini provenienti dai campi di concentramento alla fine della guerra. Di fronte a questa memoria vi da constatare, con gratitudine, che da qualche decennio si manifesta un nuovo sviluppo circa il quale si pu addirittura parlare di una rifioritura della vita ebraica in Germania. da sottolineare che in questo tempo la comunit ebraica si resa benemerita in modo particolare nellopera di integrazione di immigrati esteuropei. Con gratitudine vorrei accennare anche al dialogo tra la Chiesa cattolica e lEbraismo, un dialogo che si sta approfondendo. La Chiesa sente una grande vicinanza al Popolo ebraico. Con la Dichiarazione Nostra aetate del Concilio Vaticano II si cominciato a percorrere un cammino irrevocabile di dialogo, di fraternit e di amicizia (cfr. Discorso nella Sinagoga di Roma, 17 gennaio 2010). Ci vale per lintera Chiesa cattolica, nella quale il beato Papa Giovanni Paolo II si impegnato in modo particolarmente intenso a favore di questo nuovo cammino. Ci vale ovviamente anche per la Chiesa cattolica in Germania che ben consapevole della sua responsabilit particolare in questa materia. Nellambito pubblico si nota soprattutto la Settimana della fraternit che viene organizzata ogni anno nella prima settimana di marzo dalle associazioni locali per la collaborazione cristianoebraica.
Da parte cattolica ci sono inoltre incontri annuali tra Vescovi e Rabbini, come anche colloqui strutturati con il Consiglio centrale degli ebrei. Gi negli anni Settanta, il Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi (ZdK) si distinto con la fondazione di un forum Ebrei e Cristiani, che nel corso degli anni ha prodotto, in modo competente, molti documenti utili. E non vorrei neppure trascurare poi lo storico incontro per il dialogo ebreo-cristiano (tenuto in Germania) del marzo 2006, con la partecipazione del Cardinale Walter Kasper. Questa collaborazione porta frutto. Accanto a queste importanti iniziative mi sembra che noi cristiani dobbiamo anche renderci sempre pi conto della nostra affinit interiore con lEbraismo, di cui Lei ha parlato. Per i cristiani non pu esserci una frattura nellevento salvifico. La salvezza viene, appunto, dai Giudei (cfr. Gv 4, 22). Laddove il conflitto di Ges con il Giudaismo del suo tempo visto in modo superficiale, come un distacco dallAntica Alleanza, si finisce per ridurlo a unidea di liberazione che interpreta in modo erroneo la Tor, soltanto come osservanza servile di riti e prescrizioni esteriori. Di fatto, per, il Discorso della montagna non abolisce la Legge mosaica, ma svela le sue possibilit nascoste e fa emergere nuove esigenze; ci rimanda al fondamento pi profondo dellagire
umano, al cuore, dove luomo sceglie tra il puro e limpuro, dove si sviluppano fede, speranza e amore. Il messaggio di speranza, che i libri della Bibbia ebraica e dellAntico Testamento cristiano trasmettono, stato assimilato e sviluppato da giudei e da cristiani in modo diverso. Dopo secoli di contrapposizione, riconosciamo come nostro compito il far s che questi due modi della nuova lettura degli scritti biblici quella cristiana e quella giudaica entrino in dialogo tra loro, per comprendere rettamente la volont e la parola di Dio (Ges di Nazaret. Seconda Parte: Dallingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, p. 45). In una societ sempre pi secolarizzata, questo dialogo deve rinforzare la comune speranza in Dio. Senza tale speranza la societ perde la sua umanit. Tutto sommato possiamo constatare che lo scambio tra la Chiesa cattolica e lEbraismo in Germania ha gi portato frutti promettenti. Sono cresciuti rapporti durevoli e fiduciosi. Certamente ebrei e cristiani hanno una responsabilit comune per lo sviluppo della societ, la quale possiede sempre anche una dimensione religiosa. Possano tutti gli interessati continuare insieme questo cammino. Per questo lUnico e lOnnipotente Ha Kadosch Baruch Hu doni la sua Benedizione. Vi ringrazio.
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La messa celebrata nello stadio olimpico
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Liebe Mitbrder im Bischofs- und Priesteramt! Liebe Schwestern und Brder! Der Blick in das weite Olympiastadion, das ihr in groer Zahl heute fllt, weckt in mir groe Freude und Zuversicht. Sehr herzlich gre ich euch alle die Glubigen aus dem Erzbistum Berlin und den Dizesen Deutschlands wie auch die vielen Pilger aus den benachbarten Lndern. 15 Jahre ist es her, da erstmals ein Papst in die Bundeshauptstadt Berlin gekommen ist. Der Besuch meines verehrten Vorgngers, des seligen Johannes Paul II., und die Seligsprechung des Berliner Dompropstes Bernhard Lichtenberg zusammen mit Karl Leisner eben hier an diesem Ort ist uns allen, auch mir persnlich, in sehr lebendiger Erinnerung. Wenn wir an diese Seligen und an die Schar der Heiligen und Seligen insgesamt denken, knnen wir begreifen, was es heit, als Rebzweige des wahren Weinstocks Christus zu leben und Frucht zu tragen. Das heutige Evangelium hat das Bild neu vergegenwrtigt, dieses im Orient ppig rankenden Gewchses und Sinnbilds von Lebenskraft, eine Metapher fr die Schnheit und Dynamik der Gemeinschaft Jesu mit seinen Jngern und Freunden mit uns. Im Gleichnis vom Weinstock sagt Jesus nicht: Ihr seid der Weinstock, sondern: Ich bin der Weinstock ihr seid die Reben (Joh 15,5). Das heit: So wie die Rebzweige mit dem Weinstock verbunden sind, so gehrt ihr zu mir! Indem ihr aber zu mir gehrt, gehrt ihr auch zueinander. Und dieses Zueinander- und Zu-ihm-Gehren ist nicht irgendein ideales, gedachtes, symbolisches Verhltnis, sondern fast mchte ich sagen ein biologisches, ein lebensvolles Zu-JesusChristus-Gehren. Das ist die Kirche, diese Lebensgemeinschaft mit Jesus Christus und freinander, die durch die Taufe begrndet und in der Eucharistie von Mal zu Mal vertieft und verlebendigt wird. Ich bin der wahre Weinstock, das heit doch eigentlich: Ich bin ihr und ihr seid ich eine unerhrte Identifikation des Herrn mit uns, mit seiner Kirche. Christus selber hat damals vor Damaskus den Kirchenverfolger Saulus gefragt: Warum verfolgst Du mich? (Apg 9,4). Damit drckt der Herr die Gemeinsamkeit des Schicksals aus, die sich aus der innigen Lebensgemeinschaft seiner Kirche mit ihm, dem Auferstandenen, ergibt. Er lebt in seiner Kirche in dieser Welt fort. Er ist bei uns und wir mit ihm. Warum verfolgst du mich? Es ist letztlich Jesus, den die Verfolger seiner Kirche treffen wollen. Und zugleich heit das, da wir, wenn wir um unseres Glaubens willen bedrngt werden, nicht allein sind. Jesus Christus ist bei uns und mit uns. Im Gleichnis sagt der Herr Jesus noch einmal: Ich bin der wahre Weinstock, und mein Vater ist der Winzer (Joh 15,1), und er fhrt aus, da der Winzer zum Messer greift, die drren Reben abschneidet und die fruchttragenden reinigt, so da sie mehr Frucht bringen. Gott will um es mit dem Bild des Propheten Ezechiel zu sagen, das wir in der ersten Lesung gehrt haben das tote, steinerne Herz aus unserer Brust nehmen, und uns ein lebendiges Herz aus Fleisch geben (vgl. Ez 36,26), ein Herz der Liebe, der Gte und des Friedens. Er will uns neues, kraftvolles Leben schenken. Christus ist gekommen, die Snder zu rufen. Sie brauchen den Arzt, nicht die Gesunden (vgl. Lk 5,31f). Und so ist, wie das Zweite Vatikanische Konzil sagt, die Kirche das universale Heilssakrament (LG 48), das fr die Snder, fr uns da ist, um uns den Weg der Umkehr, der Heilung und des Lebens zu erffnen. Das ist die immerwhrende groe Sendung der Kirche, die ihr von Christus bertragen ist. Manche bleiben mit ihrem Blick auf die Kirche an ihrer ueren Gestalt hngen. Dann erscheint die Kirche nur mehr als eine der vielen Organisationen innerhalb einer demokratischen Gesellschaft, nach deren Mastben und Gesetzen dann auch die so sperrige Gre Kir-
che zu beurteilen und zu behandeln ist. Wenn dann auch noch die leidvolle Erfahrung dazukommt, da es in der Kirche gute und schlechte Fische, Weizen und Unkraut gibt, und der Blick auf das Negative fixiert bleibt, dann erschliet sich das groe und schne Mysterium der Kirche nicht mehr. Dann kommt auch keine Freude mehr auf ber die Zugehrigkeit zu diesem Weinstock Kirche. Es verbreiten sich Unzufriedenheit und Mivergngen, wenn man die eigenen oberflchlichen und fehlerhaften Vorstellungen von Kirche, die eigenen Kirchentrume nicht verwirklicht sieht! Da verstummt dann auch das frohe Dank sei dem Herrn, der mich aus Gnad in seine Kirch berufen hat, das Generationen von Katholiken mit berzeugung gesungen haben. Aber kehren wir zum Evangelium zurck. Der Herr fhrt so fort: Bleibt in mir, dann bleibe ich in euch. Wie die Rebe aus sich keine Frucht bringen kann, sondern nur, wenn sie am Weinstock bleibt, so knnt auch ihr keine Frucht bringen, wenn ihr nicht in mir bleibt, ... denn getrennt von mir wir knnten auch bersetzen: auerhalb von mir knnt ihr nichts vollbringen (Joh 15,4). Vor diese Entscheidung ist jeder von uns gestellt. Wie ernst sie ist, sagt uns der Herr wiederum in seinem Gleichnis: Wer nicht in mir bleibt, wird wie die Rebe weggeworfen, und er verdorrt. Man sammelt die weggeworfenen Reben, wirft sie ins Feuer, und sie verbrennen (Joh 15,6). Dazu kommentiert der heilige Augustinus: Eines von beiden kommt der Rebe zu, entweder der Weinstock oder das Feuer; wenn sie nicht im Weinstock ist, wird sie im Feuer sein; damit sie also nicht im Feuer sei, mge sie im Weinstock sein (In Ioan. Ev. tract. 81,3 [PL 35, 1842]). Die hier geforderte Wahl macht uns eindringlich die grundlegende Bedeutung unserer Lebensentscheidung bewut. Aber zugleich ist das Bild vom Weinstock ein Zeichen der Hoffnung und der Zuversicht. Christus selbst ist durch seine Menschwerdung in diese Welt gekommen, um unser Wurzelgrund zu sein. In aller Not und Drre ist er die Quelle, die das Wasser des Lebens schenkt, die uns nhrt und strkt. Er selbst nimmt alle Snde, Angst und Leid auf sich und reinigt und verwandelt uns schlielich geheimnisvoll in gute Reben, die guten Wein bringen. Manchmal fhlen wir uns in solchen Stunden der Not wie in die Kelter geraten, wie Trauben, die vllig ausgepret werden. Aber wir wissen, mit Christus verbunden werden wir zu reifem Wein. Auch das Schwere und Bedrckende unseres Lebens wei Gott in Liebe zu verwandeln. Wichtig ist, da wir am Weinstock, bei Christus bleiben. Der Evangelist verwendet das Wort bleiben in diesem kurzen Abschnitt ein dutzendmal. Dieses InChristus-Bleiben prgt das ganze Gleichnis. In unserer Zeit der Rastlosigkeit und Beliebigkeit, wo so viele Menschen Orientierung und Halt verlieren, wo die Treue der Liebe in Ehe und Freundschaft so zerbrechlich und kurzlebig geworden ist, wo wir in unserer Not wie die Emmausjnger rufen wollen: Herr bleibe bei uns, denn es ist Abend (vgl. Lk 24,29), es ist Dunkel um uns! In dieser Zeit schenkt uns der Auferstandene eine Bleibe, einen Ort des Lichtes, der Hoffnung und der Zuversicht, der Ruhe und der Geborgenheit. Wo den Rebzweigen Drre und Tod drohen, da ist in Christus Zukunft, Leben und Freude. Da ist immer Vergebung und Neubeginn, Verwandlung in seine Liebe hinein. In Christus bleiben heit, wie wir bereits gesehen haben, auch in der Kirche bleiben. Die ganze Gemeinschaft der Glubigen ist in den Weinstock Christus fest hineinverfgt. In Christus gehren wir zusammen. In dieser Gemeinschaft trgt er uns, und zugleich tragen alle Glieder sich gegenseitig. Wir halten gemeinsam Stand gegen den Sturm und geben einander Schutz. Wer glaubt, ist nicht allein. Wir glauben nicht alleine, wir glauben mit der ganzen Kirche aller Orten und Zeiten, mit der Kirche im Himmel und auf der Erde. Die Kirche als Verknderin des Wortes Gottes und Spenderin der Sakramente verbindet uns mit Christus, dem wahren Weinstock. Die Kirche als Flle und Ergnzung des Erlsers, wie Pius XII. sie ge-
nannt hat (Pius XII., Mystici corporis, AAS 35 [1943] S. 230: plenitudo et complementum Redemptoris), ist uns Unterpfand des gttlichen Lebens und Vermittlerin der Frchte, von denen das Gleichnis des Weinstocks spricht. So ist die Kirche das schnste Geschenk Gottes. Daher konnte Augustinus sagen: In dem Ma, wie einer die Kirche liebt, hat er den Heiligen Geist (In Ioan. Ev. tract. 32, 8 [PL 35, 1646]). Mit der Kirche und in der Kirche drfen wir allen Menschen verknden, da Christus die Quelle des Lebens ist, da er da ist, da er das Groe ist, nach dem wir Ausschau halten und uns sehnen. Er schenkt sich selbst und schenkt uns damit Gott, das Glck, die Liebe. Wer an Christus glaubt, hat Zukunft. Denn Gott will nicht das Drre, das Tote, das Gemachte, das am Ende weggeworfen wird, sondern das Fruchtbare und das Lebendige, das Leben in Flle, und er gibt uns Leben in Flle. Liebe Schwestern und Brder! Das wnsche ich euch allen, uns allen, da ihr immer tiefer die Freude entdeckt, in der Kirche mit allen ihren Nten und Dunkelheiten mit Christus verbunden zu sein, da ihr in allen Nten Trost und Erlsung findet, da wir alle immer mehr zum kstlichen Wein der Freude und der Liebe Christi fr diese Welt werden. Amen.
Pubblichiamo qui di seguito una traduzione in italiano dellomelia pronunciata dal Papa. Cari confratelli nellEpiscopato e nel Sacerdozio, cari fratelli e sorelle, lo sguardo allampio stadio olimpico che voi riempite oggi in gran numero, suscita in me grande gioia e fiducia. Saluto con affetto tutti voi: i fedeli dellArcidiocesi di Berlino e delle Diocesi tedesche, nonch i numerosi pellegrini provenienti dai Paesi vicini. Quindici anni or sono, per la prima volta un Papa venuto nella capitale federale Berlino. Tutti anche io personalmente - abbiamo un ricordo molto vivo della Visita del mio venerato Predecessore, il Beato Giovanni Paolo II, e della Beatificazione del Prevosto del Duomo di Berlino Bernhard Lichtenberg insieme a Karl Leisner avvenuta proprio qui, in questo luogo. Pensando a questi Beati e a tutta la schiera dei Santi e Beati, possiamo capire che cosa significhi vivere come tralci della vera vite che Cristo, e portare frutto. Il Vangelo di oggi ci ha richiamato alla mente limmagine di questa pianta, che rampicante in modo rigoglioso nelloriente e simbolo di forza vitale, una metafora per la bellezza e il dinamismo della comunione di Ges con i suoi discepoli e amici, con noi.
Un Papa tedesco nella capitale tedesca un evento epocale, atteso a lungo e non soltanto dalla Chiesa a Berlino. Larcivescovo Rainer Maria Woelki ha dato voce alla gioia della sua gente, e di tutta la Germania, accogliendo il Papa nello stadio olimpico berlinese, allinizio della messa. Con la sua visita a Berlino ha detto rende un grande onore al nostro Paese, alla Chiesa in Germania e a tutta larcidiocesi. E oggi ricordiamo anche la visita del suo predecessore, il beato Giovanni Paolo II, che rimarr sempre viva nei nostri cuori. Oggi, Santo Padre, viene in una citt ha proseguito nella quale solo circa una persona su tre appartiene a una Chiesa cristiana. Viene in una citt dove Dio stato dimenticato e che caratterizzata dallateismo. Viene per anche in una citt in cui molte persone chiedono Dio e chiedono di Lui. A Berlino sono presenti una comunit ebraica e una comunit musulmana molto forti, con le quali, come Chiesa, siamo in dialogo. Il Consiglio ecumenico riunisce trenta Chiese che cercano di vivere e testimoniare insieme la fede cristiana. Per noi lecumenismo non soltanto un protocollo di cortesia. Piuttosto continua a essere importante per la vita, se non addirittura la sopravvivenza, della nostra esistenza cristiana e per la nostra testimonianza autentica. Questa citt, dunque, non una citt senza Dio. anzi una citt di martiri. In nessunaltra citt tedesca nel ventesimo secolo sono morti pi cristiani per testimoniare Cristo. A Berlino ha concluso quasi un cattolico su cinque non di origine tedesca, ci dimostra il nostro legame con la Chiesa universale e la nostra viva cattolicit.
Nella parabola della vite, Ges non dice: Voi siete la vite, ma: Io sono la vite, voi i tralci (Gv 15, 5). Ci significa: Cos come i tralci sono legati alla vite, cos voi appartenete a me! Ma appartenendo a me, appartenete anche gli uni agli altri. E questo appartenere luno allaltro e a Lui non una qualsiasi relazione ideale, immaginaria, simbolica, ma vorrei quasi dire un appartenere a Ges Cristo in senso biologico, pienamente vitale. la Chiesa, questa comunit di vita con Ges Cristo e delluno per laltro, che fondata nel Battesimo e approfondita ogni volta di pi nellEucaristia. Io sono la vera vite; questo, per, in realt significa: Io sono voi e voi siete me uninaudita identificazione del Signore con noi, con la sua Chiesa. Cristo stesso, quella volta, vicino a Damasco, chiese a Saulo, il persecutore della Chiesa: Perch mi perseguiti? (At 9, 4). In tal modo il Signore esprime la comunanza di destino che deriva dallintima comunione di vita della sua Chiesa con Lui, il Risorto. Egli continua a vivere nella sua Chiesa in questo mondo. Egli con noi, e noi siamo con Lui. Perch mi perseguiti? In definitiva Ges che vogliono colpire i persecutori della sua Chiesa. E, allo stesso tempo, questo significa che noi non siamo soli quando siamo oppressi a causa della nostra fede. Ges Cristo da noi e con noi. Nella parabola, il Signore Ges dice ancora una volta: Io sono la vite vera, e il Padre mio lagricoltore (Gv 15, 1), e spiega che il vignaiolo prende il coltello, taglia i tralci secchi e pota quelli che portano frutto perch portino pi frutto. Per dirlo con limmagine del profeta Ezechiele, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, Dio vuole togliere dal nostro petto il cuore morto, di pietra, e darci un cuore vivente, di carne (cfr. Ez 36, 26). Vuole donarci una vita nuova e piena di forza. un cuore di amore, di bont e di pace. Cristo venuto a chiamare i peccatori. Sono loro che hanno bisogno del medico, non i sani (cfr. Lc 5, 31s.). E cos, come dice il Concilio Vaticano II, la Chiesa il sacramento universale di salvezza (Lumen gentium, 48) che esiste per i peccatori, per noi, per aprire a noi la via della conversione, della guarigione e della vita. Questa la continua e grande missione della Chiesa, conferitale da Cristo. Alcuni guardano la Chiesa fermandosi al suo aspetto esteriore. Allora la Chiesa appare solo come una delle tante organizzazioni in una societ democratica, secondo le cui norme e leggi, poi, deve essere giudicata e trattata anche una figura cos difficile da comprendere come la Chiesa. Se poi si aggiunge ancora lesperienza dolorosa che nella Chiesa ci sono pesci buoni e cattivi, grano e zizzania, e se lo sguardo resta fisso sulle cose negative, allora non si schiude pi il mistero grande e bello della Chiesa. Quindi, non sorge pi alcuna gioia per il fatto di appartenere a questa vite che la Chiesa. Insoddisfazione e malcontento vanno diffondendosi, se non si vedono realizzate le proprie idee superficiali ed erronee di Chiesa e i propri sogni di Chiesa! Allora cessa anche il lieto canto Sono grato al Signore, che per grazia mi ha chiamato nella sua Chiesa, che generazioni di cattolici hanno cantato con convinzione.
Ma torniamo al Vangelo. Il Signore continua cos: Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non pu portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, cos neanche voi se non rimanete in me, ... perch senza di me si potrebbe anche tradurre: fuori di me non potete far nulla (Gv 15, 4). Ognuno di noi messo di fronte a tale decisione. Il Signore, nella sua parabola, ci dice di nuovo quanto essa sia seria: Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi raccolgono i tralci buttati via, li gettano nel fuoco e li bruciano (cfr. Gv 15, 6). Al riguardo, S. Agostino commenta: Luno o laltro spetta al tralcio, o la vite o il fuoco; se [il tralcio] non nella vite, sar nel fuoco; quindi affinch non sia nel fuoco, sia nella vite (In Joan. Ev. tract. 81,3 [PL 35, 1842]). La scelta qui richiesta ci fa capire, in modo insistente, il significato fondamentale della nostra decisione di vita. Ma, allo stesso tempo, limmagine della vite un segno di speranza e di fiducia. Incarnandosi, Cristo stesso venuto in questo mondo per essere il nostro fondamento. In ogni necessit e aridit, Egli la sorgente che dona lacqua della vita che ci nutre e ci fortifica. Egli stesso porta su di s ogni peccato, paura e sofferenza e, in fine, ci purifica e ci trasforma misteriosamente in tralci buoni che danno vino buono. In questi momenti di bisogno, a volte ci sentiamo come finiti sotto un torchio, come i grappoli duva che vengono pigiati completamente. Ma sappiamo che, uniti a Cristo, diventiamo vino maturo. Dio sa trasformare in amore anche le cose pesanti e opprimenti nella nostra vita. Importante che rimaniamo nella vite, in Cristo. In questo breve brano, levangelista usa la parola rimanere una dozzina di volte. Questo rimanere-in-Cristo segna lintero discorso. Nel nostro tempo di inquietudine e di qualunquismo, in cui cos tanta gente perde lorientamento e il sostegno; in cui la fedelt dellamore nel matrimonio e nellamicizia diventata cos fragile e di breve durata; in cui vogliamo gridare, nel nostro bisogno, come i discepoli di Emmaus: Signore, resta con noi, perch si fa sera (cfr. Lc 24, 29), s, buio intorno a noi!; in questo tempo il Signore risorto ci offre un rifugio, un luogo di luce, di speranza e fiducia, di pace e sicurezza. Dove la siccit e la morte minacciano i tralci, l in Cristo c futuro, vita e gioia, l c sempre perdono e nuovo inizio, trasformazione entrando nel suo amore. Rimanere in Cristo significa, come abbiamo gi visto, rimanere anche nella Chiesa. Lintera comunit dei credenti saldamente compaginata in Cristo, la vite. In Cristo, tutti noi siamo uniti insieme. In questa comunit Egli ci sostiene e, allo stesso tempo, tutti i membri si sostengono a vicenda. Insieme resistiamo alle tempeste e offriamo protezione gli uni agli altri. Noi non crediamo da soli, crediamo con tutta la Chiesa di ogni luogo e di ogni tempo, con la Chiesa che in Cielo e sulla terra. La Chiesa quale annunciatrice della Parola di Dio e dispensatrice dei sacramenti ci unisce con Cristo, la vera vite. La Chiesa quale pienezza e completamento del Redentore come la chiamava Pio XII (Pio XII, Mystici corporis, AAS 35 [1943] p. 230: plenitudo et complementum Redemptoris) per noi pegno della vita divina e mediatrice dei frutti di cui parla la parabola della vite. Cos la Chiesa il dono pi bello di Dio. Pertanto, Agostino poteva dire: Ognuno possiede lo Spirito Santo nella misura in cui ama la Chiesa (In Ioan. Ev. tract. 32, 8 [PL 35, 1646]). Con la Chiesa e nella Chiesa possiamo annunciare a tutti gli uomini che Cristo la fonte della vita, che Egli presente, che Egli la grande realt che cerchiamo e a cui aneliamo. Egli dona se stesso e cos ci dona Dio, la felicit, lamore. Chi crede in Cristo, ha un futuro. Perch Dio non vuole ci che arido, morto, artificiale, che alla fine gettato via, ma vuole ci che fecondo e vivo, la vita in abbondanza, e Lui ci d la vita in abbondanza. Cari fratelli e sorelle! Auguro a tutti voi e a noi tutti di scoprire sempre pi profondamente la gioia di essere uniti con Cristo nella Chiesa con tutti i suoi affanni e le sue oscurit - di poter trovare nelle vostre necessit conforto e redenzione e che tutti noi possiamo diventare il vino delizioso della gioia e dellamore di Cristo per questo mondo. Amen.
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LOSSERVATORE ROMANO
A Berlino lincontro con le comunit musulmane
Liebe muslimische Freunde! Ich freue mich, Sie als Vertreter verschiedener muslimischer Gemeinschaften in Deutschland heute hier willkommen zu heien. Sehr herzlich danke ich Professor Mouhanad Khorchide fr die freundlichen Worte der Begrung und die tiefen Reflexionen, die er uns vorgelegt hat. Sie zeigen, wie zwischen der katholischen Kirche und den muslimischen Gemeinschaften in Deutschland ein Klima des Respekts und des Vertrauens gewachsen ist und das gemeinsam uns Tragende sichtbar wird. Berlin ist ein gnstiger Ort fr ein solches Treffen, nicht nur weil sich hier die lteste Moschee auf Deutschlands Boden befindet, sondern auch weil in Berlin die meisten Muslime im Vergleich zu allen anderen Stdten Deutschlands wohnen. Die Anwesenheit zahlreicher muslimischer Familien ist seit den 70er Jahren des vergangenen Jahrhunderts zunehmend ein Merkmal dieses Landes geworden. Allerdings wird es notwendig sein, bestndig daran zu arbeiten, sich gegenseitig besser kennenzulernen und zu verstehen. Dies ist nicht nur fr ein friedvolles Zusammenleben wichtig, sondern auch fr den Beitrag, den jeder fr den Aufbau des Gemeinwohls in dieser Gesellschaft zu leisten vermag. Viele Muslime messen der religisen Dimension des Lebens groe Bedeutung bei. Das wird zuweilen als Provokation aufgefat in einer Gesellschaft, die dazu neigt, diesen Aspekt an den Rand zu drngen oder ihn hchstens im Bereich der privaten Entscheidungen des einzelnen gelten zu lassen. Die katholische Kirche setzt sich entschieden dafr ein, da der ffentlichen Dimension der Religionszughrigkeit eine angemessene Anerkennung zuteil wird. In einer berwiegend pluralistischen Gesellschaft wird dieser Anspruch nicht bedeutungslos. Dabei ist darauf zu achten, da der Respekt gegenber dem anderen stets gewahrt bleibt. Dieser gegenseitige Respekt freinander wchst nur auf der Basis des Einvernehmens ber einige unveruerliche Werte, die der Natur des Menschen eigen sind, insbesondere der unverletzlichen Wrde jeder einzelnen Person als Geschpf Gottes. Dieses Einvernehmen schrnkt den Ausdruck der verschiedenen Religionen nicht ein; im Gegenteil erlaubt es jedem Menschen, konstruktiv zu bezeugen, woran er glaubt, ohne sich dem Vergleich mit dem anderen zu entziehen. In Deutschland wie in vielen anderen, nicht nur westlichen Lndern ist dieser allgemeine Bezugsrahmen durch die Verfassung vorgegeben, deren rechtlicher Gehalt fr jeden Brger verbindlich ist, sei er nun Mitglied einer Glaubensgemeinschaft oder nicht. Sicher ist die Diskussion ber die beste Formulierung von Prinzipien wie der ffentlichen Religionsausbung weitgreifend und immer offen, allerdings ist die Tatsache bedeutsam, da das deutsche Grundgesetz sie nun schon seit ber 60 Jahren in einer bis heute gltigen Weise zum Ausdruck bringt (vgl. Art. 4, 2). In ihm finden wir vor allem jenes gemeinsame Ethos, das Grundlage des menschlichen Zusammenlebens ist und das in gewisser Weise auch die scheinbar nur formalen Regeln des Funktionierens der institutionellen Organe und des demokratischen Lebens prgt. Wir knnten uns fragen, wieso ein solcher Text, der in einer radikal verschiedenen geschichtlichen Epoche, also in einer fast einheitlich christlichen kulturellen Situation, erarbeitet wurde, auch fr das heutige Deutschland pat, das in einer Situation einer globalisierten Welt lebt und durch einen bemerkenswerten Pluralismus im Bereich der Glaubensberzeugungen geprgt ist. Mir scheint, der Grund dafr liegt in der Tatsache, da den Vtern des Grundgesetzes in jenem wichtigen Augenblick voll bewut war, einen wirklich soliden Grund suchen zu mssen, auf dem alle Brger sich wiederfinden konnten und der fr alle tragende Grundlage sein kann ber Verschiedenheiten hinweg. In-
dem sie so handelten, auf die Menschenwrde und die Verantwortung vor Gott abzustellen, sahen sie nicht von der eigenen Glaubenszugehrigkeit ab; fr nicht wenige von ihnen war ja das christliche Menschenbild die wahre inspirierende Kraft. Sie wuten aber, da sich alle Menschen mit anderen konfessionellen und auch nichtreligisen Hintergrnden auseinandersetzen mssen: Der gemeinsame Grund fr alle wurde in der Anerkennung einiger unveruerlicher Rechte gefunden, die der menschlichen Natur eigen sind und jeder positiven Formulierung vorausgehen. In dieser Weise legte eine damals im wesentlichen homogene Gesellschaft das Fundament, das wir heute als gltig fr eine vom Pluralismus geprgte Zeit ansehen drfen. Ein Fundament, das in Wirklichkeit auch einem solchen Pluralismus seine offensichtlichen Grenzen zeigt: Es ist nmlich nicht denkbar, da eine Gesellschaft sich auf lange Sicht ohne einen Konsens ber die grundlegenden ethischen Werte halten kann. Liebe Freunde! Auf der Grundlage dessen, was ich hier angedeutet habe, scheint mir eine fruchtbare Zusammenarbeit zwischen Christen und Muslimen mglich zu sein. Und damit tragen wir zum Aufbau einer Gesellschaft bei, die in vieler Hinsicht von dem, was wir aus der Vergangenheit mitbrachten, verschieden ist. Als Menschen des Glaubens knnen wir, von unseren jeweiligen berzeugungen ausgehend, ein wichtiges Zeugnis in vielen entscheidenden Bereichen des gesellschaftlichen Lebens geben. Ich denke hier z. B. an den Schutz der Familie auf der Grundlage der Ehegemeinschaft, an die Ehrfurcht vor dem Leben in jeder Phase seines natrlichen Verlaufs oder an die Frderung einer greren sozialen Gerechtigkeit. Auch deshalb halte ich es fr wichtig, einen Tag der Reflexion, des Dialogs und des Gebets fr Frieden und Gerechtigkeit in der Welt zu begehen. Dies wollen wir, wie Sie wissen, am kommenden 27. Oktober in Assisi durchfhren, 25 Jahre nach dem historischen Treffen dort unter der Leitung meines Vorgngers, des seligen Papstes Johannes Pauls II. Mit dieser Zusammenkunft wollen wir in schlichter Weise zum Ausdruck bringen, da wir als Menschen des Glaubens unseren besonderen Beitrag fr den Aufbau einer besseren Welt leisten, wobei wir zugleich die Notwendigkeit anerkennen, fr die Wirksamkeit unserer Taten im Dialog und in der gegenseitigen Wertschtzung zu wachsen.
Mit diesen Gedanken entbiete ich Ihnen nochmals meinen herzlichen Gru und danke Ihnen fr diese Begegnung, die fr den Aufenthalt in meinem Vaterland fr mich eine groe Bereicherung ist. Vielen Dank fr Ihre Aufmerksamkeit! Del discorso del Papa pubblichiamo di seguito una traduzione in italiano Cari amici musulmani, mi gradito porgere qui, oggi, un saluto a Voi, Rappresentanti di diverse comunit musulmane presenti in Germania. Ringrazio molto cordialmente il professore Mouhanad Khorchide per le cortesi parole di saluto e per le riflessioni profonde che ci ha presentato. Esse mostrano come cresciuta unatmosfera di rispetto e di fiducia tra la Chiesa cattolica e le comunit musulmane in Germania e diventi visibile ci che insieme ci sostiene. Berlino un luogo opportuno per un tale incontro, non solo perch qui si trova la moschea pi antica sul territorio della Germania, ma anche perch a Berlino vive il numero pi grande di musulmani rispetto a tutte le altre citt della Germania. A partire dagli anni 70, la presenza di numerose famiglie musulmane divenuta sempre di pi un tratto distintivo di questo Paese. Sar tuttavia necessario impegnarsi costantemente per una migliore reciproca conoscenza e comprensione. Ci essenziale non solo per una convivenza pacifica, ma anche per lapporto che ciascuno in grado di dare per la costruzione del bene comune allinterno della medesima societ. Molti musulmani attribuiscono grande importanza alla dimensione religiosa. Ci, a volte, interpretato come una provocazione in una societ che tende ad emarginare questo aspetto o ad ammetterlo tuttal pi nella sfera delle scelte private dei singoli. La Chiesa cattolica si impegna fermamente perch venga dato il giusto riconoscimento alla dimensione pubblica dellappartenenza religiosa. Si tratta di unesigenza che non diventa irrilevante nel contesto di una societ maggiormente pluralista. In ci va fatta attenzione che il rispetto verso laltro sia sempre mantenuto. Questo rispetto reciproco cresce solo sulla base dellintesa su alcuni valori inalienabili, propri della natura umana, soprattutto linviolabile dignit di ogni persona in quanto creatura di Dio. Tale intesa non limita lespressione delle singole religioni; al contrario, permette a cia-
scuno di testimoniare in modo propositivo ci in cui crede, non sottraendosi al confronto con laltro. In Germania come in molti altri Paesi non solo occidentali tale quadro di riferimento comune rappresentato dalla Costituzione, il cui contenuto giuridico vincolante per ogni cittadino, che sia appartenente o meno ad una confessione religiosa. Naturalmente il dibattito sulla migliore formulazione di principi come la libert di culto pubblico, vasto e sempre aperto, tuttavia significativo il fatto che la Legge Fondamentale tedesca li esprima in un modo ancora oggi valido, a distanza di pi di 60 anni (cfr art. 4, 2). In essa troviamo espresso prima di tutto quellethos comune che alla base della convivenza civile e che in qualche modo segna anche le regole apparentemente solo formali del funzionamento degli organi istituzionali e della vita democratica. Potremmo chiederci come possa un tale testo, elaborato in unepoca storica radicalmente diversa, in una situazione culturale quasi uniformemente cristiana, essere adatto alla Germania di oggi, che vive nel contesto di un mondo globalizzato ed segnata da un notevole pluralismo in materia di convinzioni religiose. La ragione di ci, mi pare, si trova nel fatto che i padri della Legge Fondamentale ebbero la piena consapevolezza, in quel momento importante, di dover cercare una base veramente solida, nella quale tutti i cittadini potessero riconoscersi e che potesse essere una base portante per tutti, al di l delle differenze. Nel fare ci, tenendo presenti la dignit delluomo e la responsabilit davanti a Dio, essi non prescindevano dalla propria appartenenza religiosa; per molti di loro, anzi, la visione cristiana delluomo era la vera forza ispiratrice. Tuttavia sapevano che tutti gli uomini devono confrontarsi con retroterra confessionali diversi o addirittura non religiosi: il terreno comune per tutti fu trovato nel riconoscimento di alcuni diritti inalienabili, che sono propri della natura umana e che precedono ogni formulazione positiva. In questo modo una societ allora sostanzialmente omogenea pose il fondamento che oggi possiamo ritenere valido per un tempo segnato dal pluralismo. Fondamento che, in realt, indica anche degli evidenti confini a tale pluralismo: non pensabile, infatti, che una societ possa sostenersi nel lungo termine senza un consenso sui valori etici fondamentali. Cari amici, sulla base di quanto ho qui accennato, penso che sia pos-
sibile una collaborazione feconda tra cristiani e musulmani. E in questo modo contribuiamo alla costruzione di una societ che, sotto molti aspetti, sar diversa da ci che abbiamo portato con noi dal passato. In quanto uomini religiosi, a partire dalle rispettive convinzioni possiamo dare una testimonianza importante in molti settori cruciali della vita sociale. Penso, ad esempio, alla tutela della famiglia fondata sul matrimonio, al rispetto della vita in ogni fase del suo naturale decorso o alla promozione di una pi ampia giustizia sociale. Anche per questo ritengo importante celebrare una Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia del mondo; vo-
gliamo fare questo come ben sapete il prossimo 27 ottobre ad Assisi, a 25 anni dallo storico incontro in quel luogo guidato dal mio Predecessore, il beato Giovanni Paolo II. Con tale raduno vogliamo mostrare, con semplicit, che da uomini religiosi noi offriamo il nostro particolare contributo per la costruzione di un mondo migliore, riconoscendo al tempo stesso la necessit, per lefficacia della nostra azione, di crescere nel dialogo e nella stima reciproca. Con questi sentimenti rinnovo il mio cordiale saluto e vi ringrazio per questo incontro, che per me costituisce un grande arricchimento in questo soggiorno nella mia patria. Grazie per la vostra attenzione!
Amore e misericordia
Un gesto che costituisce un segnale per la convivenza pacifica tra i cristiani e musulmani nel mondo. Cos ha definito lincontro con il Papa Mouhanad Khorchide, rappresentante delle comunit musulmane in Germania. Secondo Khorchide ci sono oggi importanti piattaforme per il dialogo comune e anche la creazione di facolt di teologia islamica presso le universit tedesche, apre spazi non solo per una riflessione costruttiva della teologia islamica, ma anche per uno scambio di vedute obiettivo, nellambito del quale possiamo imparare gli uni dagli altri. Nei nostri incontri noi, musulmani e cristiani, poniamo laccento sul fatto che crediamo allo stesso Dio, al Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe e Ismaele. Ma quando i musulmani parlano di Dio, parlano tutti dello stesso Dio? Quando i cristiani parlano di Dio, parlano tutti dello stesso Dio? In ambedue le religioni esiste infatti una variet di concetti di Dio. Abbiamo bisogno quindi di un criterio per poterci orientare, per sapere se parliamo davvero di Dio e non di una nostra proiezione soggettiva o finanche politica. Il cristianesimo indica quale criterio Ges stesso, in quanto per il cristianesimo Ges la rivelazione di Dio. E come si pone la questione nellislam? La caratteristica pi frequente nel Corano lappellativo il clemente, il misericordioso. La descrizione che Dio fa di se stesso nel Corano come misericordioso, da sola, non basta per a far percepire la sua misericordia. La rivelazione di Dio e la sua misericordia non sono una semplice comunicazione, ma significano che questa misericordia accessibile alluomo, pu essere cio vissuta e avvertita, che Dio diventa conoscibile. Dio non ha rivelato la sua misericordia solo nella parola, nel Corano, ma nella creazione stessa. Ogni atto di misericordia in questo mondo manifestazione della rivelazione della misericordia di Dio perch la misericordia di Dio abbraccia ogni cosa. Inoltre il Corano fornisce unindicazione di questa manifestazione di Dio ed esorta a percepirla. Con il suo intervento luomo pu rendere fertile la terra e suscitare in tal modo la misericordia divina. La rivelazione acquisisce cos un carattere dialogico perch luomo stesso pu causarla e suscitarla, agendo con misericordia e benevolenza. E questo anche il compito delluomo. In particolare, Khorchide ha posto laccento sullamore verso Dio e verso il prossimo come elemento centrale di unione tra islam e cristianesimo riferendosi a un racconto di Maometto che ricorda il Vangelo di Matteo. Cos dove si tende una mano misericordiosa e benevola, l Dio si manifesta, l c la misericordia, l c Dio. Dove una madre abbraccia il suo bambino, dove si sorride a una persona, dove si compie un gesto di bont, di amore e di misericordia, l si suscita la rivelazione della misericordia divina, l si rende percepibile Dio. Nel Corano Dio descrive la propria misericordia come assoluta, ha assunto un unico obbligo: la misericordia. Dunque amore e misericordia, secondo i termini cristiani e islamici, sono i criteri che noi condividiamo per discernere tra una proposta divina e una proposta non divina. Il rappresentante delle comunit islamiche ha concluso il suo discorso auspicando che tra musulmani e cristiani ci sia una crescente comprensione reciproca proprio basata su amore e misericordia.
Benedetto
XVI