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Daniela Giovanetti Alvia reale

Cuò-re. Sostantivo maschile

Drammaturgia
di Angela Di maso

Regia
Alvia Reale
1

Madre
(Bella figlia dell'amore - Aria tratta dal Rigoletto di G Verdi – cantata a bocca
chiusa).

Toccami.

Sì. Qui (indica tra le gambe).


Proprio in questo punto.

Non lo so come si chiama.


Io ho sempre detto ‘patata’.

Vieni.

Vieni.

Dico a te.

E a te.

(Crescendo) E a te, a te, a te, a te, a te...


Toccami.

Toccatemi tutti.

Abbiamo solo bisogno di questo; che qualcuno sappia toccarci.

Non lo so come è nata questa figlia.


Non mi sono accorta di nulla.

Dopo ho provato dolore.

Prima non ho provato gioia.

Eppure qualcosa è successo, perché qualcuno è entrato in casa lasciandomi al buio e


al freddo.

Sono incinta.

Non ho il fidanzato.

La famiglia si vergogna.
2

Vorrebbe che una volta partorito regalassi questa figlia.

Lascio il paese per sempre.


“Facciamo come se non ci fossimo mai conosciuti, eh!”.

Sono povera.

Tutto quello che ho è ago e cotone.

La chiesa mi dà una stanza con attaccato al letto il cesso e un fornellino.

Lavoro tutto il giorno.


Manca il necessario.

La figlia cresce.
È bella, ma troppo magra.
Troppo magra, ma bella bella bella.

Sembra proprio un’attrice.

Mi chiede del padre.


Non vuole nulla da lui, solo dignità.

“Sei carina. Puoi guadagnartela da sola”, lui le disse in un primo ed ultimo incontro.

Sto morendo.

Non posso più muovermi.

Parlo poco.

Canto.
Ho un posto in prima fila.
Le conosco tutte. A memoria.
Le ho imparate ascoltandole alla radiolina mentre cucivo...

Bella figlia dell'amore…


schiavo son dei vezzi tuoi;
con un detto sol tu puoi
le mie pene consolar…

Mia figlia mi imbocca.


Mia figlia mi lava.
3

Dice che devo essere pulita e profumata.


Comincia dai capelli
Ride perché ne ho più di lei che già sta stempiando.

Io glielo dicevo: “trovati un posto da ragioniera, sistemati, che a fare l’attrice per tutte
quelle cose che devi imparare a memoria la testa si riscalda e ti cadranno i capelli”.

Con nuvole di ovatta mi lava il volto spiegando le mie rughe perché dice che se torno
giovane guarisco.

Non siamo mai andate d’accordo.

Lei non mi raccontava.

Io non le chiedevo.

Il collo, il petto, la pancia.


Poi mi allarga le gambe.
(Decrescendo) “Cosa fai…cosa fai…Cosa (sospirando)…fai…”

Io…vorrei dirglielo ma…ma non ci riesco…non ne ho la forza.

Sento che mi è rimasto un filo di voce e non voglio sprecarlo per dirle di fermarsi
perché è proprio quando con la mano mi apre…mi apre…si apre.

Non lo so come si chiama.


Io ho sempre detto ‘patata’.

Provo una cosa strana.


Una cosa che mi fa sentire caldo.
Una cosa che mi fa respirare diverso come se avessi una pentola piena di acqua
bollente sulla pancia che ad ogni mio sospiro sbrodola bagnandomi tutta, e allora
vorrei che non smettesse mai.

Vorrei che continuasse per tutto il giorno per tutti i giorni fino a farmi addormentare.

Credevo di essere io sbagliata e invece tutto quello che bastava era un tocco.
Proprio qui. Qui, dove c’è il cuore grande delle donne.

Sento che mi è rimasto un filo di voce.


Voglio dirle…voglio dirle…

Bella figlia…bella figlia…


non dell’amore.
4

È finita.
Sono morta.
Mi mette la camicia da notte. Quella bella.
Quella che io stessa ho ricamato e che ho messo da parte per il viaggio.

Quando si è vivi si immagina spesso il giorno del proprio funerale.


Chi verrà a portarti un fiorellino. Chi dirà per te una preghiera e…chi dirà
“finalmente ce la semo levata dalla scatole”! (Ride).

Che bel funerale avrà organizzato per me la figlia.


Tutti. Doveva chiamarli tutti gli zii. Ci tengo.
Sono passati anni di silenzio.
Mai una telefonata.
Ma sono certa che quando gli dirà che sono morta loro…loro correranno per darme
un ultimo saluto.
Saranno vecchi, orami.
Chissà se li riconoscerò. Le loro facce per me sono quelle da bambini.

Che strano, però.


Non vedo nessuno.

No! Gli occhiali!


Ho scordato di dirle che doveva mettere nella bara i miei occhiali e la dentiera.

Ecco! Ora la chiesa sarà piena di gente e io non vedrò nessuno.

Non sento le campane. Ma con la vecchiaia si diventa anche sordi.

Shhh.
Sta per cominciare la messa.

La chiesa è piena di gente


Ma io non vedo nessuno.
5

Padre
…no no no no…non mi salutare non mi salutare fermo io non lo farò non risponderò
al tuo saluto me ne vado così smettendo all’improvviso di parlare troncando apposta
una parola qualsiasi insignificante il proseguimento di qualcosa che ci siamo detti e
che pure è rimasta così ferma immobile incancellabile sospesa girando le spalle e
avviandomi dove penso di dovere andare sapendo che se mi giro con un leggero
passo di danza, tu non sei come Euridice, inabissato, ma sei rimasto lì esattamente lì
dove ti ho lasciato e dove posso riprenderti quando voglio proprio grazie a quel
discorso che avevo interrotto apposta per essere continuato da grandi come se il
tempo che poi passa non rendesse stupide le cose che diciamo è che invece in quel
tempo carichiamo di significati come i sogni che sembrano sempre volerci dire
qualcosa ma noi poi la mattina ci grattiamo in testa e li cancelliamo o crediamo di
averli cancellati perché poi dentro per tutto il giorno per tutti i giorni ci portiamo
sempre quella sensazione strana che ci riempie la bocca di terra bagnata fangosa
melmosa ma quel discorso da grandi detto proprio in quel tempo sembra serio ma che
poi col tempo ripensando ci risulta così stupido, sciocco e ridiamo per non piangere
di cose che in quel tempo ci sembravano serie serissime quasi insormontabili
indicibili mentre poi appaiono certo ancora serie ancora gravi ancora macigni che
teniamo nascosti ma sono legati al collo che ci soffocano che sarebbe meglio tagliarla
quella corda farlo rotolare giù e sempre più giù ma ti rendi conto che in giù ci siamo
sempre noi pronti a riacchiapparlo quel macigno a legarlo di nuovo alla corda e poi al
collo perché oramai fa parte di noi e senza non saremmo quello che siamo diventati
non lo so se migliori o peggiori ma siamo sicuramente fragili fragili fragili piangiamo
per tutto piangiamo per tutto…anche tu hai pianto mi ricordo sì mi ricordo e anche lei
piangeva e anche io
Che dici?
Dici che il saluto va sempre contraccambiato e che questa non è l’educazione che mi
hai insegnato?
Pensala come vuoi certo pensala come vuoi io non la vedo così ma tu pensa come più
ti fa piacere, ma chi era quel ragazzo che entrava e usciva dalla tua camera? Chi era
chi era chi era chi era, nel paese la gente parla parla parla, ambigui ambigui ambigui
dicono che siamo ambigui io e mio fratello restavamo chiusi nella nostra camera
senza che nessuno ce lo avesse ordinato come se sapessimo come se sapessimo che
quello che si faceva nella tua camera era sbagliato era sbagliato era sporco era sporco
era sporco, povera mamma ma poi anche mamma poveri noi poveri noi poveri noi…
Che dici?
Dici che comunque il saluto va sempre contraccambiato e che questa non è
l’educazione che mi hai insegnato? Che poi in questo caso non ti fa piacere perché
stai pensando di essere stato un cattivo esempio per me certo ma non per questo non
per questo Cosa? Voi sapere in cosa hai sbagliato?
Ne riparleremo quando saremo grandi.
Ne riparleremo quando saremo grandi.
6

Ne riparleremo quando saremo…


Babbo.
Sesso

Insomma hai capito che mi disse? Voto di castità!

Ma dai!?!

Giuro!

Ma che vuol dire voto castità? Ci hai fatto pure un figlio!

E infatti era quello che volevo capire e allora gliel’ho chiesto

E lui?

Ha detto che proprio perché era nato questo figlio che era venuto il momento di
sublimare il nostro amore e che il sesso quindi era una cosa superflua.

Non ci credo.

Eppure è così. Pensa che per convincermi mi proponeva di fare pellegrinaggi in


luoghi sacri per approfondire la nostra conversione.

Scusa e tu che gli hai risposto?

Gli ho risposto…gli ho risposto…è…che gli ho risposto? Niente.


Sono rimasta così, senza parole.

Ma perlomeno gli hai menato?

Macchè! Desideravo talmente tanto fare l’amore con lui che nonostante le cazzate
che stava sparando avrei voluto violentarlo!

Magari era quello che voleva.

Mmm. No. Per tutti i nove mesi di gravidanza mi ha sempre rifiutata. Diceva che
poteva fare male al bambino e invece ero proprio io che non gli tiravo più.

Senti a me è la maternità: appena diamo un figlio ad un uomo che prima ci vedeva


come le regine del ribaltabile d’improvviso appaiamo Untouchables: Intoccabili.
Forse la colpa è anche un po’ nostra. Io per esempio dopo il parto quando mi baciava
il seno gli dicevo di non toccare le coppe da latte del figlio.
7

Io avrei dato chissà cosa perché mi mangiasse tutta!


E poi come è andata a finire?

Che sono fuggita col mio parrucchiere.

Cioè…mi stai dicendo che…cioè tu mi stai dicendo che hai trovato l’unico
parrucchiere per donna etero?
Ma questo è davvero grandioso!

Etero e simpaticissimo. Mi fa morire dal ridere. Mi alleggerisce.


Veniva a vedere tutti i miei spettacoli. Io pensavo ‘però che colto questo mago delle
forbici’ e invece un capodanno mi chiamò e mi disse: “io da solo non ho senso, tu da
sola non hai senso, insieme potremmo farne uno”. Accettai. Non avevo niente da
perdere. Mi portò in giro tutta la notte in posti che conoscevo benissimo e che mi
sembra di vedere per la prima volta. Poi mi riaccompagnò dandomi un lungo e
profondo bacio. A casa mi sentivo…com’è che si dice…le farfalle nello stomaco…
Ero ritornata un’adolescente.

E poi?

E poi sono trascorsi 12 anni e ridiamo ancora come dei pazzi.


Inoltre mi ha guarita.

Guarita? Da cosa?

Dalla sindrome del tradimento.

Perché la chiami sindrome?

Be’ perché lo è se quando hai una relazione stabile non fai altro che guardarti intorno.
Forse la relazione stabile non è soddisfacente? No. Ti ho detto una cazzata.
Cancellala!
Anche io sono una traditrice. E seriale. E la sai una cosa?

Cosa?

Me ne vanto!

Non l’avrei mai detto!

Devo averti dato proprio una brutta impressione, allora!

E tu perché lo facevi?
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Curiosità.
Ero curiosa di tutto e ho sempre pensato che il mondo si conoscesse davvero per
quello che è grazie al sesso.
Tu invece?

A me piaceva proprio

Ma anche a me, sia chiaro.

No a me piaceva proprio misurarmi col sesso.

In che senso?

Nel senso che... col mio primo fidanzatino, avevo 18 anni, non successe. Non so
perché. Gli abbracci, qualche carezza mi bastavano. Col secondo invece, più grande
di me, fui proprio io a volerlo. E volevo che fosse violento, animale.

Anche a me quanto mi piace quando devono insistere per entrare e allora provi quel
dolore misto al piacere…i preliminari mi hanno sempre annoiata a morte!
Quando cominciano a baciarti dal collo e poi le orecchie, il naso, il mento…gli ho
sempre ordinato: “basta! Tiralo fuori adesso!”!

Volevo essere spaccata in due. E fu così che mi sentì. Svuotata. Non so come
spiegartelo. Da allora era come se ogni volta cercassi chi mi riempisse.
E allora uomini, donne, con più uomini, con più donne…in qualsiasi posto andassi
andavo sempre alla ricerca dei locali più perversi e mi sembrava tutto così
meraviglioso. Tutto così possibile.

Che invidia! Anch’io ho sempre sognato di farlo con più uomini ma non mi è mai
capitato, nemmeno che qualcuno me lo proponesse. Magari! Avrei accettato subito.
Anche con le donne. Le donne. Mi sono sempre piaciute. Sono sempre stata dalla loro
parte.
Però ne ho avuti di tutti i tipi, belli, bruttissimi, squattrinati. Una volta ad uno gli
puzzava lo sperma di capra. Naturalmente ho proseguito senza volerlo mai più
rivedere. Un’altra invece ricordo che stavo ballando, mi sentii tirare e mi ritrovai
sulla spiaggia mezza nuda. Non ci dicemmo nemmeno i nomi. Non ce ne fu bisogno.
Mi piacque molto.
Ah, senti questa…una volta invece mentre tutti provavano in scena, uno dei tecnici
mi portò con una scusa sulla graticola, quella in alto, dove ci sono le americane. In
basso vedevo i miei compagni provare mentre lui mi prese da dietro. Così. Mi alzo la
gonna, abbasso le mutandine e calze insieme e… e…io che avevo sempre amato
condurre il gioco capì invece che mettermi al servizio del piacere di un uomo mi
affascinava molto.
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Allora chiedevo, spudoratamente tutto quello che più volevo mi facessero e


pretendevo facessero lo stesso con me. Così. Un rapporto esattamente alla pari.
Non eravamo più un uomo e una donna, ma due uomini…due donne.
Nel sesso il rispetto non è previsto se vuoi davvero esserne soddisfatto.

E poi?

E poi volevo un figlio.


Conobbi un attore. Giovane. Squattrinato come me. Ci sposammo perché restai subito
incinta. Ero in gravidanza avanzata quando lo persi. E persi poco dopo anche lui. Chi
dice che il dolore unisce, dice una grande cazzata perché il dolore separa. Sempre.
L’ho rivisto poco tempo fa a casa di amici. Ho provato tenerezza per lui. E per me.
Sai, credo che il sesso migliore lo abbia fatto coi froci.
Me ne sono fatta più io che forse tra di loro stessi!
Il sesso è stata la cosa più divertente che ho fatto senza ridere.
Poi ho conosciuto un bravo ragazzo che puntualmente ho tradito: una sera mi sentivo
eccessivamente sincera che gliel’ho detto.
Il suo cuore si è spezzato. E quella sera stessa andò via di casa.
Io li capisco gli uomini quando tradiscono.
E commisero quelle donne che ne fanno una strage.
Insomma è sesso. Niente altro.
L’amore è….è tutto qui.
Cioè quello che voglio dire è che fare sesso con altri, anche se hai una relazione
stabile, è esattamente come avere voglia di assaggiare un vino che non hai bevuto.
Non vedo perché tutte queste storie per una scopata scaccia pensieri ma senza alcun
valore.

Te ne sei pentita?

Di averglielo detto, dici? No.


Io sono così. Sono questa. Tutto quello che ho sempre avuto di bello, pulito, duraturo,
l’ho sporcato, distrutto in qualche modo. Ma è questa la storia della mia vita.

Magari se fosse ritornato lo avresti perdonato.

Mai! E sai perché? Perché si è permesso di lasciarmi quando sono io quella che ha
sempre lasciato tutti prima che questi tutti mi lasciassero.
Non ho mai sopportato di essere rifiutata.
Dovevo avere io l’ultima parola. Sempre.
Ora cucina per me. Mi fido di lui.

Io invece credo che lui mi ami ancora. Padre Ralph, intendo!


Certo, a modo suo. Sapeva che lo tradivo ma fingeva di nulla. Poi un giorno trovo
lenzuola e coperte sul pavimento e mi disse che non avevo stile.
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Me ne andai.
Non siamo amici.
Conoscenti. Sì, siamo conoscenti.

Ma te? Non stai con nessuno in questo momento?

Ma manco per idea! Basta! Sto benissimo da sola e non voglio problemi!
Quando c’ho voglia sai che faccio: tiro fuori la mia barbie, sì, quella che mia madre
mi regalò quando ero piccola coi spiccioli guadagnati per una piega a qualche gonna.
È con lei che mi masturbai la prima volta, in casa, mentre mamma mi lasciava tutto il
giorno da sola perché doveva lavorare per racimolare quei pochi soldi per mangiare.
È con lei che mi masturbo ancora.
Ecco! Alla mia barbie sono rimasta fedele!

O se vuoi in negozio è arrivato un nuovo parrucchiere.

Solo se vecchio. Sai, gli uomini maturi sono i migliori perché pensano sempre che
per loro potrebbe essere l’ultima grande scopata.
Mi informo e ti faccio sapere e magari organizzo una cenetta da me e vi conoscete…

Preferirei una gita.

Una gita?

Sì. Vedi…a me degli uomini ha sempre eccitato il modo con cui portano la macchina,
come impugnano il volante, inseriscono le marce…non trovi che sia già da quei gesti
virili che capisci come sarà poi a letto?

Che gita sia, allora! Ma ad una sola condizione, però!

Quale?

Non in un luogo santo!


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Fatalità
Entra ballando e cantando:
Fatalità
Portafortuna
Fatalità
Chiaro di luna
Fatalità
Senza parlare
Ti amo, ti amo
Ti amo, ti amo, ti am…

Cade a terra.

Zoppico così bene che chi cammina al mio fianco sembra uno storpio.

(Voce fuori campo) Che pena che fa…non tornerà più…


Zoppata
Zoppata
zoppata

(Con allegria) E invece tv, bagaglino, cinema e teatro.


Anche se il cinema non mi piace moltissimo.
Non so. Non mi sono mai sentita all’altezza.
Per la verità nemmeno in teatro.

Però mi piace così tanto farlo che se mi proponessero di scegliere tra l’essere la prima
étoile del balletto del Bolshoi o la nuova Eleonora Duse io direi…direi…
direi ballare.

Esame di ammissione all’Accademia Nazionale di Danza

Requisiti:
collo del piede, ce l’ho!
Mobilità articolare, ce l’ho!
Capacità di salto, ce l’ho!
Flessibilità del rachide, non so cosa sia, ma ce l’ho!
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L'estensione di tutte queste determina la caratteristica forma del piede in punta, ce


l’ho!

Gli anni dell’Accademia di danza sono stati i più felici per me.
Prima grande esperienza lontana da casa.
Sì. Via da casa.
Forse per questo ero felice.

(Annunciazione) Cercano una ballerina per una nuova trasmissione Rai con Raffaella
Carrà.

Vado.
Sono pronta.
Voglio guadagnare qualcosa e dopo, giuro, ritornerò sulle punte.

Requisiti:
Molto trucco. Ce l’ho!
Capelli all’ultimo taglio. Ce l’ho!
Fisico della madonna. Ce l’ho!
Presenza scenica e un volto che spacca il video…questo non so ma mi hanno presa
subito.
E non ho dovuto nemmeno ballare ‘La morte del cingo’.

La gente per strada mi conosce e mi riconosce.


Firmo autografi.
Ho un contratto per altre stagioni televisive…

(Cantando) fatalità…porta fortuna…fatalità…

Ho un incidente.
Distrutta.
Dicono che non potrò mai più ballare.
Sono immobile.
Ho perso tutto.
Tutto.

(Annunciazione) Al Bagaglino cercano una ballerina.

Mi rimetto in sesto.
È dura
è faticoso ma ce la faccio.
Mi chiamano la zoppata.
Trasformo il difetto in un passo di danza.
Mi prendono.
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Ballo sui tacchi. Sono la più brava di tutte.


Ogni sera fasci di rose di ammiratori riempiono il mio camerino.

In un teatrino vicino leggo che cercano un’attrice.


Dicono che si deve solo sapere ridere e fare ridere.
Avevo pianto troppo.
Ora rido più degli altri.

Però, che facile il lavoro dell’attore.


Ci ho preso gusto.

Non voglio più ridere.


Voglio parlare.

Altro teatro, altro provino!

Requisiti:
Faccia pulita. Struccante: ce l’ho!
Capelli al naturale: spazzola per eliminare tutta quella lacca brillantinata: ce l’ho.
Sobrietà: non scollature né trasparenze né abiti attillati da tette e culo al vento.
Mi spoglio in macchina: jeans, felpa e converse: ce l’ho!

Mi prendono.

Il regista è affascinate.
Un po’ avanti negli anni, ma affascinante.
Comincio una storia con lui.

Mi innamoro di lui.

Dicono che lavoro perché sono la sua donna.

Ed è la verità.

Lo lascio.

Hanno finalmente il coraggio di dire quello che non avevano mai detto se non a
smorfie:

“Lui ti aveva zoppata due volte”.

Costruisco mattone dopo mattone la mia strada.


So recitare
14

Sono brava
Sono una zolla di terra da fertilizzare.

Ho un primo lavoro da sola.


Il copione mi viene stracciato in faccia:
Demolizione.
Demolizione.
Demolizione.

Le prove sono terribili mortificanti.

Quando esco dal teatro penso che se mi investono, e muoio, sono felice.

Sono un’operaia.
Timbro il cartellino.

In teatro ogni giorno per studiare.


Migliorare.
Guardo tutti con ammirazione.
Non provo invidia per nessuno devo solo
imparare
imparare
imparare

L’arroganza dei mediocri mi offende ma io devo proseguire.

Conosco un attore.
Facciamo uno spettacolo insieme.
Ogni sera chiede al pubblico, mentre sono io a recitare, se si sta annoiando…se lo
spettacolo gli piace…e se può evitare di fare pubblicità perché lui si vergogna di stare
con me in scena.

Stronzo, pezzo di merda, sono risorta da due incidenti mortali che mi hanno
paralizzata e non mi farò certo affossare da te.

Ho un teatro tutto mio.

Requisiti:
Requisiti
Requisiti

Ce l’ho!

Chi va con lo zoppo, impari a zoppicare.


15

Esce zoppicando,
Fatalità
Porta fortuna…

Scarafaggi
A passi di tip tap.
“I Wanna Be Loved By You"

Apri gli occhi.


Guardami.
Guardami quando parli.
Guardami quando io ti parlo.
E ascoltami.
Immobile.
Fermo.
Senza che le tue labbra ripetano le mie parole come ‘tu’ vorresti che fossero dette.
Perché sono le mie, parole.
Perché io nella storia ci sono dentro fino al collo – hai capito stronzo! - ed è proprio
questo che mi piace di questo mestiere di merda.
Sì, merda, perché sono anche quelli come te che lo hanno sporcato: per mezz’ora,
un’ora, anche pochi minuti io la faccio finita con me stessa. Ed è questo che ancora
non mi fa mollare anche se a volte davvero non se ne può più di vedere mediocri da
clan.
E pensare che la Melato girava le spalle al pubblico per fare prendere gli appalusi ai
suoi compagni di scena.

Schifo! Ora mi fate schifo tutti.

“Ma perché tu lo devi ‘sentire’!”.

Ma che cazzo vuoi sentire?!


Entra nel flusso, lasciati andare. E rispetta il lavoro degli altri perché mi hai rotto il
cazzo che ogni sera cambi modo di recitare. A chi credi di fare paura? Eh? A chi?
Vuoi mettermi in difficoltà?
Io so essere più stronza di te se volessi ma mi porto ancora rispetto.
Cane!
Cane!
Cane!

Li senti, però?
16

Ti stanno applaudendo.
Ci stanno applaudendo.
Il pubblico vuole che riusciamo dalla quinte.
Mano nella mano. Sorridenti.
Ma tu non ascolti.
Sei troppo impegnato a cercare una imperfezione che non c’è per godere e
condividere quel solo attimo di eternità che ci è rimasto.
E non permetti a nessuno di farlo perché sei già pronto ad offendere tutti.

Perché nel fare del male agli altri siete sempre tutti pronti.

Quando ne fui certa, andai da lui e glielo dissi.

Le donne quando sanno di aspettare un bambino diventano sempre un po’


scaramantiche. Così attesi cinque mesi prima di dirlo.
Con una gioia che ancora adesso che sono trascorsi tanti anni sento ancora alla gola.

Nessuno se ne era mai accorto.


Ero troppo magra e la pancia esplose solo alla fine.

“Ho già date in tutti i teatri di Italia. Prendi il copione. Cominceremo domani.
Sarai la protagonista e…
Sono incinta.
Cosa?
Sono incinta. Aspetto un bambino. E mi sento bene. Benissimo.
E già sai…
Un maschio. E ho già scelto il nome…lo chiamerò…
Auguri.
Abbracciami.
No.
Ti abbraccerei talmente forte che potrei fargli male.
Voglio studiare subito la parte. Voglio essere perfetta. Per te.
Certo. Perfetta. Certo.

Il giorno dopo la voce di una donna al telefono mi disse che ero fuori da tutto.
Dai progetti nuovi e da quelli vecchi. Che già mi avevano sostituita.

Perché? Cosa è successo? – chiesi ingenuamente…


Hai fatto la tua scelta. Ha detto il Maestro.

Ho sempre considerato quelli che sono cresciuti senza l’amore di un padre e che lo
ricercavano in tutti quelli che gli capitavano a tiro, degli idioti.

Ma anche io lo sono stata, idiota.


17

Avrei potuto non dire nulla.


Avrei dovuto saperlo che queste cose agli uomini non succedono.

E avrei dovuto sapere che la follia rende malvagi perché si soffre quando la testa di
un genio, perché era un genio, va troppo veloce rispetto a quella di noi gente comune
e che la pazzia spesso diventa cattiveria.
Già.
Era cattivo come la merda.

Ma io questo figlio lo volevo. E lo avrei avuto. A dispetto di tutto. E di tutti.

A soli pochi giorni dal parto ebbi le proposte migliori, i ruoli migliori.
Ero finalmente io a potere scegliere cosa fare e cosa non fare.

Anni dopo mi richiamò.


Avrei potuto rifiutare. Ma non l’ho fatto.

Quel giorno sentì una grande emozione, esattamente come quella che provai quando
da ragazza giovane e inesperta mi arrivò la lettera dall’Accademia di Teatro in cui era
scritto che ero stata ammessa.

Me lo ricordo ancora.
Seduta sul letto aprì la lettera ma mentre leggevo, uno scarafaggio camminava sulla
coperta, proprio accanto a me.
Uno scarafaggio fu il primo a sapere della mia ammissione.
Gettai la lettera per aria, urlando e facendo un sobbalzo!

Che strano.
Quando mi è arrivata la chiamata, dopo anni, da chi ho amato come un padre e che mi
ha invece cacciata senza avere lui stesso il coraggio di dirmelo in faccia che questo
figlio, per lui, era uno sbaglio, mentre ero al telefono vedevo qualcosa muoversi sulla
parete di casa. Era proprio uno scarafaggio.
Ma questa volta non sono più sobbalzata alla sola sua vista: allora, come oggi, gli
scarafaggi mi guardano, e io guardo loro.

Perciò, hai capito Stronzo!


Cosa? Non hai capito…fingi di non capire…
Allora te lo dico meglio:

(Si leva il vestito e lo getta in faccia al pubblico).


Vaffanculo.
(Voce fuori campo) Però! hai delle belle tette!

Grazie!
18

A passi di tip tap.


I Wanna Be Loved By You"

Animali
Ciao.
Ehi dico a te.
Ciao.
Vuoi diventare mio amico?
Come ti chiami?
Se guardi un cane e non provi subito affetto, allora devi essere un gatto.

Io sono un gatto. Mi chiamo Ulisse e non voglio diventare tuo amico!

Ecco! Lo sapevo.
Non c’è amicizia tra animali figurati con gli uomini.

Non è vero! La mia padrona mia ama molto, invece.


Pensa che sono stato io a scegliermela.

Davvero?

Certo! L’ho conquistata!

E…e come hai fatto?

Era seduta nella sua macchina. Piangeva. Chiedeva un abbraccio.


Aveva lasciato lo sportello aperto e allora io che mi trovavo di passaggio in quel
cimitero gli sono saltato sulla pancia.

Sulla pancia? E come era la sua pancia?

Da quando stiamo insieme è diventata morbida e accogliente.

Perché prima come era?

Scomoda. Aveva una pancia vuota e spigolosa.

Spi-go-lo-sa? Che vuol dire?


Quanto sono stupidi i cani! Spigolosi ci si diventa quando si smette di mangiare.

E adesso mangia?

Che domanda! Certo che mangia. L’ho guarita io!


19

E come hai fatto?

Ma se proprio un impiccione tu!

Quando mi ha portato a casa con lei ci nascondevamo insieme sotto la tavola.


A volte non mi sembrava nemmeno un’umana. Si muoveva come me, seguendo i
miei ritmi. Allora io le ho fatto vedere come mangiavo tutta la scodella di croccantini
che mi dava, senza scostare le verdure dalla carne e senza sputare il boccone.

E lei ha cominciato a fare come te…a mangiare tutto…

Sei intelligente quando vuoi!

Lo sono e anche molto.

Dimostramelo.

Io so perché la tua padrona smise di mangiare.

Non ti credo!

E invece ti dico che conosco il motivo

E come fai a saperlo?

Perché è lo stesso per cui anche io ho smesso di mangiare.

Dimmelo dimmelo dimmelo.

Chi è l’impiccione, adesso?!

Il gatto lo snobba.

Senti e com’è che non ti ha scacciato via?

Perché io ho salvato lei. E lei ha salvato me.

Per tutti i cani! Che fortuna che hai avuto, gatto!

Ulisse. Mi chiamo Ulisse!

E comunque. Sì. Sono stato fortunato.


20

E adesso hai una casa bella…col giardino…la scodella sempre piena di croccantini
e ...e tante coccole.

Le coccole. Certo.
Cos’hai? Perché sei diventato triste?

Pensavo.

A cosa?

Alla tua storia. È così diversa dalla mia. L’opposta direi.

Tu non hai un padrone che ti ama? Eppure per voi cani è più semplice.
Voi cani scodinzolate, vi mettete a pancia all’aria e volete sempre essere accarezzati.

A voi gatti non piace essere accarezzati?

Certo! Ma solo quando siamo noi a volerlo. Altrimenti, un graffio e via.


E la sai la cosa buffa? Loro, i padroni, ci amano ancora di più!
Vedi, loro vogliono conquistarci e allora aumentano il numero dei croccantini e della
attenzioni. Io allora gli faccio le fusa, ma senza esagerare. Non devono abituarsi
altrimenti poi non cercano più di conquistarci e ci abbandonano.

Dici allora che è per il troppo affetto che si viene abbandonati?


Ne sono sicuro!
L’ho visto fare tante volte agli uomini: più amano qualcuno più vengono trattati male
mentre se tratti mali qualcuno più vieni amato. Ecco.

Non lo sapevo…

E cosa ti aspettavi tu?

Io? Che all’amore corrispondesse amore.

Tontolone! Siete proprio degli inguaribili romantici voi cani!


Sulle spine. Devi tenerli sulle spine.

Adesso non mi servirebbe più.

Già.

Non capisco però una cosa.

Cosa?
21

Se tu hai amato tanto, come dici, perché i tuoi padroni ti hanno portato in un canile?

Non lo so.
Io so solo che era tutto perfetto. Noi insieme eravamo perfetti.
Poi un giorno un litigio, lei fa la valigia e va via di casa e lui per dispetto se l’è presa
con me: mi mise il guinzaglio. Credevo fosse per la nostra solita passeggiata e invece
mi portò e mi lasciò in quel posto. Non mi diede nemmeno l’ultima carezza. Andò via
senza mai voltarsi più indietro.

E lei?

L’ho aspettata ogni giorno. Mi chiusero in una gabbia dalla cui rete potevo vedere il
cancello da cui ero entrato. Non ho più dormito. Volevo essere sveglio quando l’avrei
vista arrivare. E non ho più mangiato.

Come la mia padrona…

Sì, come lei.


Perché lei, come me, chiedeva amore.
Quindi non ha più mangiato per amore?

Sì. In realtà stava chiedendo che qualcuno la riempisse ma non di cibo, il cibo era il
suo grido.

Ora capisco perché è guarita…E poi cosa è successo a te?

Che una mattina non riuscivo più a tenere gli occhi aperti. Ho sentito solo un grande
freddo. Lo stesso che sentì quando ho visto il cancello di quel canile chiudersi davanti
ai miei occhi.

Devi avere sofferto.

Molto. Molto.

Perché non è venuta a riprenderti?

Te l’ho detto, non lo so.

Forse non ti amava come credevi.

No. Non crederò mai a questo.

Ma sei arrabbiato con lei?


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Le voglio ancora bene.


Come puoi? Lei ti ha abbandonato.

Ho sempre pensato che avesse avuto un buon motivo per farlo.

Non è venuta a riprenderti però.

Oh, è venuta invece, ma non l’ho vista.

Per forza, sei morto!

Morto?

E dove sono adesso?

Nel paradiso dei cani.

E anche tu sei morto?

Che stupido! Se lo fossi sarei in quello dei gatti, no?!

Hai ragione. E allora come fai a vedermi e parlarmi?

Senti non mi sembri mai un animale! Non lo sai forse che noi abbiamo i poteri
magici?
Possiamo vedere e parlare con tutti.

Davvero?

Davvero!

Anche coi vivi, allora?

Anche coi vivi, ma…

Ma…

Non direttamente.

Che vuoi dire?

Che devi farlo servendoti di qualcun altro.


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E di chi?

Bè, magari di un altro cane.


Sei proprio intelligente, gatto!

Ulisse…Ulisse. Scusa…

Mi è venuta una grande idea.


Sai cosa farò?
Voglio essere in ogni cane che lei incontrerà per strada.
E le andrò incontro, attraverserò strade e scanserò le macchine pur di sorriderle.

Sorriderle? Io la graffierei per quello che ti ha fatto.

No.
Ora da qui sento tutto il suo dolore. E sento che non mi ha mai dimenticato.
E che è una donna forte ma che piange ogni volta che di me si ricorda.
E che adesso ha un compito preciso: chi ama ad amarsi.

I cani non hanno che un difetto: credono agli uomini.

Ulisse!
Non mi hai detto perché ti chiami così!

Tontolone e ignorante, per di più!


Ulisse era un valoroso condottiero che ha scoperto e conquistato terre lontane…

Già…conquistato proprio come hai fatto tu con la tua padrona…


Ma senti un po’…siamo amici adesso, Ulisse?

Non ho deciso ancora. Forse. E smettila di fare quegli occhioni lucidi.

Ok, ma a una sola condizione.


Quale?
Che prima impari la regola.
Che regola?

Che il cane è prosa e il gatto è poema.


24

Teatro
O Daniela, ciao…

Alvia, ciao! Come stai?

Bene, dai.
Ma da quanto tempo non ci vediamo?

Mamma mia!
Eppure sai, io sono venuta al tuo ultimo spettacolo, proprio qui a Roma…

Mi credi? Mi pare na’ vita fa…

Già…anche a me.
Ma dimmi di te.
Ho saputo di tua madre…mi è dispiaciuto in queste condizioni poi in cui siamo devi
proprio essertela vista brutta…

Guarda credo sia stato il momento peggiore di tutta la mia vita…

Capisco. La morte di mia madre, e prima quella di mio padre…sono ancora ferite
aperte…

Ma guarda mamma era molto anziana ma tutto sommato stava benino.


Ogni mattina passavo per casa sua per vedere se le serviva qualche cosa e l’ho trovata
a terra, in una pozza di sangue, che chiedeva aiuto con un filo di voce…credo abbia
urlato tutta la notte ma i vicini – dicono! – di non avere sentito nulla… e da lì la corsa
al pronto soccorso che però con sto virus maledetto…se proprio devi morire è meglio
un infarto immediato e il gioco è finito.

L’hai riportata a casa, quindi?

Per forza! A tenerla sulla barella in un corridoio in cui c’era praticamente ogni tipo di
malato, ho preferito.
Pensa che il medico che l’aveva visitata mi aveva detto che non avrebbe superato la
notte. Ho firmato subito le dimissioni e…nel suo letto, tra le sue cose, con me sempre
vicina…me la sono coccolata…la lavavo, la pettinavo, le mettevo ogni giorno il
pigiama, quello bello…e la sai una cosa?
25

È campata quasi un mese intero per poi finire così. Credo contenta.

Hai fatto la cosa migliore.

Mah, chissà. A volte ho certi dubbi…se avessi…se avessi…ormai è andata così.


Pensa che con mamma ho sempre avuto un rapporto pessimo.
Non siamo mai andate d’accordo.
Gli ultimi giorni trascorsi insieme c’hanno guarite.
Mi è dispiaciuto per il suo funerale.
Lo avrebbe voluto solenne…con una bella messa cantata…tanti fiori…tanti amici…e
che soprattutto fossero presenti i suoi fratelli che non ha mai più rivisto praticamente
da quando se ne andò dal paese con me appena nata.

E tu che hai fatto? Gliel’ho hai detto?

Ai miei zii, dici?


Gli ho telefonato.
Mi hanno detto che erano trascorsi così tanti anni…

E quindi?

Quindi non gli sembrava il caso di venire.


Povera mamma…

Sai, anche io coi miei genitori ho avuto un rapporto particolare.


Ciò che ci contraddistingueva e univa al tempo stesso era ‘l’ambiguità’.
Col mio babbo poi non ho mai più avuto modo di chiarire: venne da Rimini a
trovarmi a Roma quando frequentavo l’accademia di danza e la sera stessa, ritornato
a casa, morì. Eppure quel giorno, quell’ultimo giorno in cui ci siamo visti, sembrava
volesse dirmi qualcosa…”da grandi, da grandi ci diremo tutto, babbo”. E invece ho
pagato lo scotto di chi crede che la giovinezza non contempli la morte.
In realtà quello che avevo sempre saputo di lui mi faceva talmente male che non sarei
mai riuscita a chiedergli il perché.
Con mia madre invece ho avuto tante possibilità di schiarire buchi neri che sono
ancora pozzi senza fondo. Nemmeno con lei l’ho mai fatto.
Se ne è andata sapendo che io e mio figlio l’amavamo molto.
Nonostante tutto.

Ma sai che c’è, che quando li vedi così, consumati, che gli vuoi dire più?
Ci si perdona a vicenda. E basta.
Toccherà anche a noi.
La vecchiaia arriva improvvisamente, come la neve.
Un mattino, al risveglio, ci si accorge che è tutto bianco.
Ma te…cosa stai facendo in questo periodo?
26

E che vuoi fare? Sono saltate tante date, tanti progetti…si cerca di mettere un po’
insieme le idee ma è dura. Quando sembra che qualcosa si stia aprendo ritorniamo al
punto di partenza. Boh!
Pensa che molti teatri pure se chiusi hanno avuto lo stesso i sovvenzionamenti però
quando ti chiamano per una parte in uno spettacolo ti offrono una misera perché
dicono che sono in ristrettezze…e allora sai che faccio?
Li mando a fare in culo a tutti. Così. Direttamente.
E che cazzo!
Non si rifiuta mai il lavoro ma nemmeno mortificare le persone quando poi i soldi ce
li avete e chissà cosa ne avete fatto…a parte certo produrvi i vostri capolavori.
Lo sapevi? Ora va di moda lo streaming…

Per carità! Quando sarà, e se sarà, se la gente non verrà più a teatro perché risparmia
benzina, traffico e parcheggio fa bene!
Questa comodità, unita all’idea che il teatro si può fare anche senza la presenza dal
vivo del pubblico, gliel’abbiamo praticamente servita su un piatto d’argento!

Che non lo so!


Senti, ma te le vedevi quando nel primo lockdown facevano a gara a chi recitava più
cose? Pure il bugiardino delle medicine hanno recitato.

“Le dirette facebook”...i nuovi mostri!

Recitare l’Antigone…coi piatti sporchi de sugo lì in bellavista nel lavandino…la casa


in disordine…i capelli senza fare la tinta… Oddio che pena!

Eh, amica mia, la paura di essere dimenticati gli è sfuggita da mano a questi…

Invece de pulirse casa.


Io invece me so fatta tutti i corsi di yoga online…

Io lo pratico già da tempo…però sai…mettendomi a cercare un po’ tra i vari tipi di


pratiche alternative ne ho trovata una giapponese che mi intriga troppo…

Qual è?

Si chiama Shibari…

Ma è quella che…

Proprio quella…

Mi piace! Magari ci leghiamo fuori ad un teatro ‘ad arte’!


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Pure per proporre un progetto per leggerlo pare ti stiano facendo un favore…
Altro che covid. Lo hanno massacrato il teatro…sti’ marchettari di merda che dopo
essersi inculati tra di loro si danno appuntamento direttamente sul palcoscenico.
Maledetti.
Che meraviglia quando andavi ad un provino e tutto andava come doveva.
Ricordo quello fatto in Rai per la trasmissione della Carrà…lo feci tanto per mettermi
alla prova e il giorno dopo firmavo già il contratto. Quanto mi sono divertita.

Eh, un tempo eri tu a scegliere cosa fare e con chi lavorare perché credevi in un
progetto…e perché a capo di quel progetto c’erano davvero registi geniali.
Ora invece…che mezze cartucce ce stanno in giro…

Alvia…
Ma perché non facciamo qualcosa insieme?
Un Beckett, un Brecht, un…

Beckett…Brecht…grandi, grandissimi. Inarrivabili.

Sai però che c’è?


Quello che io sento in questo momento…in questo preciso momento della mia vita è
voglia di sincerità. Non so come spiegarti…ma vorrei fare esattamente tutto il
contrario di quello che adesso c’è in teatro.

Una storia vera.


Uno spettacolo tutto nostro. Perché è di noi che racconteremo…della nostra vita…ma
che allo stesso tempo tutti ma proprio tutti possano sentirsene parte.

Mi piace molto questa idea.


So anche chi potrebbe entrare in ditta con noi!

Lo so anche io!

(Insieme) Angela.

La chiamo io o la chiami tu?

Organizziamo una videochiamata in meet


Sai che non sono tanto pratica di ste cose tecnologiche…

Ti insegno io! Te l’ho mai detto che sono una hacker bravissima…

Ah sì? E che combini?


Ma nulla, magari lascio qualche fanculo sotto ai post dei ‘critici teatrali’…

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