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Drammaturgia
di Angela Di maso
Regia
Alvia Reale
1
Madre
(Bella figlia dell'amore - Aria tratta dal Rigoletto di G Verdi – cantata a bocca
chiusa).
Toccami.
Vieni.
Vieni.
Dico a te.
E a te.
Toccatemi tutti.
Sono incinta.
Non ho il fidanzato.
La famiglia si vergogna.
2
Sono povera.
La figlia cresce.
È bella, ma troppo magra.
Troppo magra, ma bella bella bella.
“Sei carina. Puoi guadagnartela da sola”, lui le disse in un primo ed ultimo incontro.
Sto morendo.
Parlo poco.
Canto.
Ho un posto in prima fila.
Le conosco tutte. A memoria.
Le ho imparate ascoltandole alla radiolina mentre cucivo...
Io glielo dicevo: “trovati un posto da ragioniera, sistemati, che a fare l’attrice per tutte
quelle cose che devi imparare a memoria la testa si riscalda e ti cadranno i capelli”.
Con nuvole di ovatta mi lava il volto spiegando le mie rughe perché dice che se torno
giovane guarisco.
Io non le chiedevo.
Sento che mi è rimasto un filo di voce e non voglio sprecarlo per dirle di fermarsi
perché è proprio quando con la mano mi apre…mi apre…si apre.
Vorrei che continuasse per tutto il giorno per tutti i giorni fino a farmi addormentare.
Credevo di essere io sbagliata e invece tutto quello che bastava era un tocco.
Proprio qui. Qui, dove c’è il cuore grande delle donne.
È finita.
Sono morta.
Mi mette la camicia da notte. Quella bella.
Quella che io stessa ho ricamato e che ho messo da parte per il viaggio.
Shhh.
Sta per cominciare la messa.
Padre
…no no no no…non mi salutare non mi salutare fermo io non lo farò non risponderò
al tuo saluto me ne vado così smettendo all’improvviso di parlare troncando apposta
una parola qualsiasi insignificante il proseguimento di qualcosa che ci siamo detti e
che pure è rimasta così ferma immobile incancellabile sospesa girando le spalle e
avviandomi dove penso di dovere andare sapendo che se mi giro con un leggero
passo di danza, tu non sei come Euridice, inabissato, ma sei rimasto lì esattamente lì
dove ti ho lasciato e dove posso riprenderti quando voglio proprio grazie a quel
discorso che avevo interrotto apposta per essere continuato da grandi come se il
tempo che poi passa non rendesse stupide le cose che diciamo è che invece in quel
tempo carichiamo di significati come i sogni che sembrano sempre volerci dire
qualcosa ma noi poi la mattina ci grattiamo in testa e li cancelliamo o crediamo di
averli cancellati perché poi dentro per tutto il giorno per tutti i giorni ci portiamo
sempre quella sensazione strana che ci riempie la bocca di terra bagnata fangosa
melmosa ma quel discorso da grandi detto proprio in quel tempo sembra serio ma che
poi col tempo ripensando ci risulta così stupido, sciocco e ridiamo per non piangere
di cose che in quel tempo ci sembravano serie serissime quasi insormontabili
indicibili mentre poi appaiono certo ancora serie ancora gravi ancora macigni che
teniamo nascosti ma sono legati al collo che ci soffocano che sarebbe meglio tagliarla
quella corda farlo rotolare giù e sempre più giù ma ti rendi conto che in giù ci siamo
sempre noi pronti a riacchiapparlo quel macigno a legarlo di nuovo alla corda e poi al
collo perché oramai fa parte di noi e senza non saremmo quello che siamo diventati
non lo so se migliori o peggiori ma siamo sicuramente fragili fragili fragili piangiamo
per tutto piangiamo per tutto…anche tu hai pianto mi ricordo sì mi ricordo e anche lei
piangeva e anche io
Che dici?
Dici che il saluto va sempre contraccambiato e che questa non è l’educazione che mi
hai insegnato?
Pensala come vuoi certo pensala come vuoi io non la vedo così ma tu pensa come più
ti fa piacere, ma chi era quel ragazzo che entrava e usciva dalla tua camera? Chi era
chi era chi era chi era, nel paese la gente parla parla parla, ambigui ambigui ambigui
dicono che siamo ambigui io e mio fratello restavamo chiusi nella nostra camera
senza che nessuno ce lo avesse ordinato come se sapessimo come se sapessimo che
quello che si faceva nella tua camera era sbagliato era sbagliato era sporco era sporco
era sporco, povera mamma ma poi anche mamma poveri noi poveri noi poveri noi…
Che dici?
Dici che comunque il saluto va sempre contraccambiato e che questa non è
l’educazione che mi hai insegnato? Che poi in questo caso non ti fa piacere perché
stai pensando di essere stato un cattivo esempio per me certo ma non per questo non
per questo Cosa? Voi sapere in cosa hai sbagliato?
Ne riparleremo quando saremo grandi.
Ne riparleremo quando saremo grandi.
6
Ma dai!?!
Giuro!
E lui?
Ha detto che proprio perché era nato questo figlio che era venuto il momento di
sublimare il nostro amore e che il sesso quindi era una cosa superflua.
Non ci credo.
Macchè! Desideravo talmente tanto fare l’amore con lui che nonostante le cazzate
che stava sparando avrei voluto violentarlo!
Mmm. No. Per tutti i nove mesi di gravidanza mi ha sempre rifiutata. Diceva che
poteva fare male al bambino e invece ero proprio io che non gli tiravo più.
Cioè…mi stai dicendo che…cioè tu mi stai dicendo che hai trovato l’unico
parrucchiere per donna etero?
Ma questo è davvero grandioso!
E poi?
Guarita? Da cosa?
Be’ perché lo è se quando hai una relazione stabile non fai altro che guardarti intorno.
Forse la relazione stabile non è soddisfacente? No. Ti ho detto una cazzata.
Cancellala!
Anche io sono una traditrice. E seriale. E la sai una cosa?
Cosa?
Me ne vanto!
E tu perché lo facevi?
8
Curiosità.
Ero curiosa di tutto e ho sempre pensato che il mondo si conoscesse davvero per
quello che è grazie al sesso.
Tu invece?
A me piaceva proprio
In che senso?
Nel senso che... col mio primo fidanzatino, avevo 18 anni, non successe. Non so
perché. Gli abbracci, qualche carezza mi bastavano. Col secondo invece, più grande
di me, fui proprio io a volerlo. E volevo che fosse violento, animale.
Anche a me quanto mi piace quando devono insistere per entrare e allora provi quel
dolore misto al piacere…i preliminari mi hanno sempre annoiata a morte!
Quando cominciano a baciarti dal collo e poi le orecchie, il naso, il mento…gli ho
sempre ordinato: “basta! Tiralo fuori adesso!”!
Volevo essere spaccata in due. E fu così che mi sentì. Svuotata. Non so come
spiegartelo. Da allora era come se ogni volta cercassi chi mi riempisse.
E allora uomini, donne, con più uomini, con più donne…in qualsiasi posto andassi
andavo sempre alla ricerca dei locali più perversi e mi sembrava tutto così
meraviglioso. Tutto così possibile.
Che invidia! Anch’io ho sempre sognato di farlo con più uomini ma non mi è mai
capitato, nemmeno che qualcuno me lo proponesse. Magari! Avrei accettato subito.
Anche con le donne. Le donne. Mi sono sempre piaciute. Sono sempre stata dalla loro
parte.
Però ne ho avuti di tutti i tipi, belli, bruttissimi, squattrinati. Una volta ad uno gli
puzzava lo sperma di capra. Naturalmente ho proseguito senza volerlo mai più
rivedere. Un’altra invece ricordo che stavo ballando, mi sentii tirare e mi ritrovai
sulla spiaggia mezza nuda. Non ci dicemmo nemmeno i nomi. Non ce ne fu bisogno.
Mi piacque molto.
Ah, senti questa…una volta invece mentre tutti provavano in scena, uno dei tecnici
mi portò con una scusa sulla graticola, quella in alto, dove ci sono le americane. In
basso vedevo i miei compagni provare mentre lui mi prese da dietro. Così. Mi alzo la
gonna, abbasso le mutandine e calze insieme e… e…io che avevo sempre amato
condurre il gioco capì invece che mettermi al servizio del piacere di un uomo mi
affascinava molto.
9
E poi?
Te ne sei pentita?
Mai! E sai perché? Perché si è permesso di lasciarmi quando sono io quella che ha
sempre lasciato tutti prima che questi tutti mi lasciassero.
Non ho mai sopportato di essere rifiutata.
Dovevo avere io l’ultima parola. Sempre.
Ora cucina per me. Mi fido di lui.
Me ne andai.
Non siamo amici.
Conoscenti. Sì, siamo conoscenti.
Ma manco per idea! Basta! Sto benissimo da sola e non voglio problemi!
Quando c’ho voglia sai che faccio: tiro fuori la mia barbie, sì, quella che mia madre
mi regalò quando ero piccola coi spiccioli guadagnati per una piega a qualche gonna.
È con lei che mi masturbai la prima volta, in casa, mentre mamma mi lasciava tutto il
giorno da sola perché doveva lavorare per racimolare quei pochi soldi per mangiare.
È con lei che mi masturbo ancora.
Ecco! Alla mia barbie sono rimasta fedele!
Solo se vecchio. Sai, gli uomini maturi sono i migliori perché pensano sempre che
per loro potrebbe essere l’ultima grande scopata.
Mi informo e ti faccio sapere e magari organizzo una cenetta da me e vi conoscete…
Una gita?
Sì. Vedi…a me degli uomini ha sempre eccitato il modo con cui portano la macchina,
come impugnano il volante, inseriscono le marce…non trovi che sia già da quei gesti
virili che capisci come sarà poi a letto?
Quale?
Fatalità
Entra ballando e cantando:
Fatalità
Portafortuna
Fatalità
Chiaro di luna
Fatalità
Senza parlare
Ti amo, ti amo
Ti amo, ti amo, ti am…
Cade a terra.
Zoppico così bene che chi cammina al mio fianco sembra uno storpio.
Però mi piace così tanto farlo che se mi proponessero di scegliere tra l’essere la prima
étoile del balletto del Bolshoi o la nuova Eleonora Duse io direi…direi…
direi ballare.
Requisiti:
collo del piede, ce l’ho!
Mobilità articolare, ce l’ho!
Capacità di salto, ce l’ho!
Flessibilità del rachide, non so cosa sia, ma ce l’ho!
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Gli anni dell’Accademia di danza sono stati i più felici per me.
Prima grande esperienza lontana da casa.
Sì. Via da casa.
Forse per questo ero felice.
(Annunciazione) Cercano una ballerina per una nuova trasmissione Rai con Raffaella
Carrà.
Vado.
Sono pronta.
Voglio guadagnare qualcosa e dopo, giuro, ritornerò sulle punte.
Requisiti:
Molto trucco. Ce l’ho!
Capelli all’ultimo taglio. Ce l’ho!
Fisico della madonna. Ce l’ho!
Presenza scenica e un volto che spacca il video…questo non so ma mi hanno presa
subito.
E non ho dovuto nemmeno ballare ‘La morte del cingo’.
Ho un incidente.
Distrutta.
Dicono che non potrò mai più ballare.
Sono immobile.
Ho perso tutto.
Tutto.
Mi rimetto in sesto.
È dura
è faticoso ma ce la faccio.
Mi chiamano la zoppata.
Trasformo il difetto in un passo di danza.
Mi prendono.
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Requisiti:
Faccia pulita. Struccante: ce l’ho!
Capelli al naturale: spazzola per eliminare tutta quella lacca brillantinata: ce l’ho.
Sobrietà: non scollature né trasparenze né abiti attillati da tette e culo al vento.
Mi spoglio in macchina: jeans, felpa e converse: ce l’ho!
Mi prendono.
Il regista è affascinate.
Un po’ avanti negli anni, ma affascinante.
Comincio una storia con lui.
Mi innamoro di lui.
Ed è la verità.
Lo lascio.
Hanno finalmente il coraggio di dire quello che non avevano mai detto se non a
smorfie:
Sono brava
Sono una zolla di terra da fertilizzare.
Quando esco dal teatro penso che se mi investono, e muoio, sono felice.
Sono un’operaia.
Timbro il cartellino.
Conosco un attore.
Facciamo uno spettacolo insieme.
Ogni sera chiede al pubblico, mentre sono io a recitare, se si sta annoiando…se lo
spettacolo gli piace…e se può evitare di fare pubblicità perché lui si vergogna di stare
con me in scena.
Stronzo, pezzo di merda, sono risorta da due incidenti mortali che mi hanno
paralizzata e non mi farò certo affossare da te.
Requisiti:
Requisiti
Requisiti
Ce l’ho!
Esce zoppicando,
Fatalità
Porta fortuna…
Scarafaggi
A passi di tip tap.
“I Wanna Be Loved By You"
Li senti, però?
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Ti stanno applaudendo.
Ci stanno applaudendo.
Il pubblico vuole che riusciamo dalla quinte.
Mano nella mano. Sorridenti.
Ma tu non ascolti.
Sei troppo impegnato a cercare una imperfezione che non c’è per godere e
condividere quel solo attimo di eternità che ci è rimasto.
E non permetti a nessuno di farlo perché sei già pronto ad offendere tutti.
Perché nel fare del male agli altri siete sempre tutti pronti.
“Ho già date in tutti i teatri di Italia. Prendi il copione. Cominceremo domani.
Sarai la protagonista e…
Sono incinta.
Cosa?
Sono incinta. Aspetto un bambino. E mi sento bene. Benissimo.
E già sai…
Un maschio. E ho già scelto il nome…lo chiamerò…
Auguri.
Abbracciami.
No.
Ti abbraccerei talmente forte che potrei fargli male.
Voglio studiare subito la parte. Voglio essere perfetta. Per te.
Certo. Perfetta. Certo.
Il giorno dopo la voce di una donna al telefono mi disse che ero fuori da tutto.
Dai progetti nuovi e da quelli vecchi. Che già mi avevano sostituita.
Ho sempre considerato quelli che sono cresciuti senza l’amore di un padre e che lo
ricercavano in tutti quelli che gli capitavano a tiro, degli idioti.
E avrei dovuto sapere che la follia rende malvagi perché si soffre quando la testa di
un genio, perché era un genio, va troppo veloce rispetto a quella di noi gente comune
e che la pazzia spesso diventa cattiveria.
Già.
Era cattivo come la merda.
A soli pochi giorni dal parto ebbi le proposte migliori, i ruoli migliori.
Ero finalmente io a potere scegliere cosa fare e cosa non fare.
Quel giorno sentì una grande emozione, esattamente come quella che provai quando
da ragazza giovane e inesperta mi arrivò la lettera dall’Accademia di Teatro in cui era
scritto che ero stata ammessa.
Me lo ricordo ancora.
Seduta sul letto aprì la lettera ma mentre leggevo, uno scarafaggio camminava sulla
coperta, proprio accanto a me.
Uno scarafaggio fu il primo a sapere della mia ammissione.
Gettai la lettera per aria, urlando e facendo un sobbalzo!
Che strano.
Quando mi è arrivata la chiamata, dopo anni, da chi ho amato come un padre e che mi
ha invece cacciata senza avere lui stesso il coraggio di dirmelo in faccia che questo
figlio, per lui, era uno sbaglio, mentre ero al telefono vedevo qualcosa muoversi sulla
parete di casa. Era proprio uno scarafaggio.
Ma questa volta non sono più sobbalzata alla sola sua vista: allora, come oggi, gli
scarafaggi mi guardano, e io guardo loro.
Grazie!
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Animali
Ciao.
Ehi dico a te.
Ciao.
Vuoi diventare mio amico?
Come ti chiami?
Se guardi un cane e non provi subito affetto, allora devi essere un gatto.
Ecco! Lo sapevo.
Non c’è amicizia tra animali figurati con gli uomini.
Davvero?
E adesso mangia?
Dimostramelo.
Non ti credo!
Il gatto lo snobba.
E adesso hai una casa bella…col giardino…la scodella sempre piena di croccantini
e ...e tante coccole.
Le coccole. Certo.
Cos’hai? Perché sei diventato triste?
Pensavo.
A cosa?
Tu non hai un padrone che ti ama? Eppure per voi cani è più semplice.
Voi cani scodinzolate, vi mettete a pancia all’aria e volete sempre essere accarezzati.
Non lo sapevo…
Già.
Cosa?
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Se tu hai amato tanto, come dici, perché i tuoi padroni ti hanno portato in un canile?
Non lo so.
Io so solo che era tutto perfetto. Noi insieme eravamo perfetti.
Poi un giorno un litigio, lei fa la valigia e va via di casa e lui per dispetto se l’è presa
con me: mi mise il guinzaglio. Credevo fosse per la nostra solita passeggiata e invece
mi portò e mi lasciò in quel posto. Non mi diede nemmeno l’ultima carezza. Andò via
senza mai voltarsi più indietro.
E lei?
L’ho aspettata ogni giorno. Mi chiusero in una gabbia dalla cui rete potevo vedere il
cancello da cui ero entrato. Non ho più dormito. Volevo essere sveglio quando l’avrei
vista arrivare. E non ho più mangiato.
Sì. In realtà stava chiedendo che qualcuno la riempisse ma non di cibo, il cibo era il
suo grido.
Che una mattina non riuscivo più a tenere gli occhi aperti. Ho sentito solo un grande
freddo. Lo stesso che sentì quando ho visto il cancello di quel canile chiudersi davanti
ai miei occhi.
Molto. Molto.
Morto?
Senti non mi sembri mai un animale! Non lo sai forse che noi abbiamo i poteri
magici?
Possiamo vedere e parlare con tutti.
Davvero?
Davvero!
Ma…
Non direttamente.
E di chi?
Ulisse…Ulisse. Scusa…
No.
Ora da qui sento tutto il suo dolore. E sento che non mi ha mai dimenticato.
E che è una donna forte ma che piange ogni volta che di me si ricorda.
E che adesso ha un compito preciso: chi ama ad amarsi.
Ulisse!
Non mi hai detto perché ti chiami così!
Teatro
O Daniela, ciao…
Bene, dai.
Ma da quanto tempo non ci vediamo?
Mamma mia!
Eppure sai, io sono venuta al tuo ultimo spettacolo, proprio qui a Roma…
Già…anche a me.
Ma dimmi di te.
Ho saputo di tua madre…mi è dispiaciuto in queste condizioni poi in cui siamo devi
proprio essertela vista brutta…
Capisco. La morte di mia madre, e prima quella di mio padre…sono ancora ferite
aperte…
Per forza! A tenerla sulla barella in un corridoio in cui c’era praticamente ogni tipo di
malato, ho preferito.
Pensa che il medico che l’aveva visitata mi aveva detto che non avrebbe superato la
notte. Ho firmato subito le dimissioni e…nel suo letto, tra le sue cose, con me sempre
vicina…me la sono coccolata…la lavavo, la pettinavo, le mettevo ogni giorno il
pigiama, quello bello…e la sai una cosa?
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È campata quasi un mese intero per poi finire così. Credo contenta.
E quindi?
Ma sai che c’è, che quando li vedi così, consumati, che gli vuoi dire più?
Ci si perdona a vicenda. E basta.
Toccherà anche a noi.
La vecchiaia arriva improvvisamente, come la neve.
Un mattino, al risveglio, ci si accorge che è tutto bianco.
Ma te…cosa stai facendo in questo periodo?
26
E che vuoi fare? Sono saltate tante date, tanti progetti…si cerca di mettere un po’
insieme le idee ma è dura. Quando sembra che qualcosa si stia aprendo ritorniamo al
punto di partenza. Boh!
Pensa che molti teatri pure se chiusi hanno avuto lo stesso i sovvenzionamenti però
quando ti chiamano per una parte in uno spettacolo ti offrono una misera perché
dicono che sono in ristrettezze…e allora sai che faccio?
Li mando a fare in culo a tutti. Così. Direttamente.
E che cazzo!
Non si rifiuta mai il lavoro ma nemmeno mortificare le persone quando poi i soldi ce
li avete e chissà cosa ne avete fatto…a parte certo produrvi i vostri capolavori.
Lo sapevi? Ora va di moda lo streaming…
Per carità! Quando sarà, e se sarà, se la gente non verrà più a teatro perché risparmia
benzina, traffico e parcheggio fa bene!
Questa comodità, unita all’idea che il teatro si può fare anche senza la presenza dal
vivo del pubblico, gliel’abbiamo praticamente servita su un piatto d’argento!
Eh, amica mia, la paura di essere dimenticati gli è sfuggita da mano a questi…
Qual è?
Si chiama Shibari…
Ma è quella che…
Proprio quella…
Pure per proporre un progetto per leggerlo pare ti stiano facendo un favore…
Altro che covid. Lo hanno massacrato il teatro…sti’ marchettari di merda che dopo
essersi inculati tra di loro si danno appuntamento direttamente sul palcoscenico.
Maledetti.
Che meraviglia quando andavi ad un provino e tutto andava come doveva.
Ricordo quello fatto in Rai per la trasmissione della Carrà…lo feci tanto per mettermi
alla prova e il giorno dopo firmavo già il contratto. Quanto mi sono divertita.
Eh, un tempo eri tu a scegliere cosa fare e con chi lavorare perché credevi in un
progetto…e perché a capo di quel progetto c’erano davvero registi geniali.
Ora invece…che mezze cartucce ce stanno in giro…
Alvia…
Ma perché non facciamo qualcosa insieme?
Un Beckett, un Brecht, un…
Lo so anche io!
(Insieme) Angela.
Ti insegno io! Te l’ho mai detto che sono una hacker bravissima…