La
spinta
a
riunire
queste
parole
mi
fu
data
dall’articolo
de
La
repubblica
del
26-‐04-‐ 07,
intitolato
“Adottiamo
le
parole
in
via
d’estinzione”,
a
cui
rinvio
il
lettore.
A
questo
si
collega
il
più
recente
“Da
clangore
a
edule
adottate
le
parole
perdute”,
ancora
su
La
repubblica
del
14-‐09-‐11.
In
questo
repertorio
sono
mescolate
parole
popolari
e
dotte,
così
come
durante
gli
anni
mi
ci
andavo
imbattendo
per
via
orale
o
scritta.
Subito
esclusa
la
massa
di
continuo
lievitante
dei
termini
tecnici
e
scientifici,
ho
tolto
dal
repertorio
pure
quelle
che
non
ho
ritrovato
testimoniate
sul
nostro
massimo
dizionario
storico
(il
Battaglia),
e
sono
state
molte,
a
parte
qualcuna
il
cui
significato
ho
accertato
altrove.
Ignoro
quante
di
esse
potranno
essere
“adottate”
o
comunque
reinserite
nell’uso:
penso
pochissime,
in
quanto,
a
parte
l’evoluzione
storica
della
società,
l’inerzia
generale
fa
sì
che,
come
càpita
nel
flusso
monetario,
“la
moneta
cattiva
scaccia
quella
buona”.
Diverse
di
queste
parole,
in
realtà,
sono
ancora
usate
in
Toscana
da
persone
di
almeno
cinquant’anni,
e
pertanto
saranno,
solo
per
costoro,
consuete
e
non
desuete;
ce
le
ho
inserite
ugualmente,
perché
temo
che
la
generazione
dei
quarantenni
già
si
periti
a
usarle
per
non
sembrare
poco
“aggiornata”
ai
canoni
televisivi.
Sarebbe
una
piccola
grande
impresa
che
ciascuno
riponesse
nel
proprio
cassetto
quelle
parole
strane
o
desuete
che
via
via
ritrova
o
rammemora
e
le
rimettesse
in
circolo,
anche
quale
semplice
curiosità.
Perché
la
cultura
di
una
persona
si
misura,
innanzi
tutto,
dal
numero
delle
parole
che
conosce
e
adopera.
Che
ama.
A
Abboddolito:
insonnolito
dopo
un
pasto
abbondante
o
per
la
calura.
Acanino:
bello,
caro.
Álapa:
pala
di
ruota
idraulica.
Albàrio:
intonaco
di
polvere
di
marmo.
Altàuro:
forte
vento
d’altissima
quota.
Amarìglio:
giallo
pallido.
Andare
in
érmini:
(marinaresco)
andare
in
pezzi,
in
malora,
sfracellarsi.
Antària:
sàrtia.
Appancacciarsi:
starsene
su
una
panca
in
ozio.
Appanciollato:
adagiato,
rilassato
comodamente.
B
Balaùsta:
fiore
e
frutto
del
melagrano.
Balusco:
strabico,
guercio.
Bastracone:
uomo
grosso
e
forzuto;
tralasciato
nel
vestire
e
nel
comportamento.
Bàstriga:
avvolgimento
di
fune
a
una
bestia
da
soma
per
legare
il
carico.
Bazzeo:
verdognolo.
Bazzesco:
oscuro,
grossolano,
rozzo.
Biavo:
azzurrognolo,
celeste.
Biccicuco:
ingrossamento
conico
alla
fine
di
un
tubo
o
di
una
superficie.
Bicciùghera:
animale
restio.
Biodo:
giallo
chiaro.
Biscóndola:
luogo
riparato
fra
due
muri,
soleggiato
anche
d’inverno.
Bìmare:
sito
tra
due
mari.
Bistùgio:
terraglia
alla
prima
cottura.
Biuta:
miscuglio
di
fango,
escrementi
e
quant’altro
per
tappare
i
buchi
negli
alberi.
Biutoso:
molle,
pastoso.
Bizzoco:
terz’ordine
francescano,
povero,
pinzochero.
Bòglio:
forma,
tavoletta
di
cioccolata.
Bógliolo:
uovo
andato
a
male.
Bràida:
prato
o
campo
suburbano.
Briffalda:
donna
di
malaffare.
Bufare:
nevicare
con
vento.
Bugnoso:
luogo
fitto
di
case,
come
un
alveare.
Buìccio:
semibuio,
penombra.
Burugliare:
sibilare,
fischiare.
C
Cacheroso:
lezioso,
smanceroso.
Càccola:
minimo
rimasuglio
d’oro
derivato
dalla
cesellatura.
Caldello:
latte
caldo
con
uova
e
cannella.
Calderno:
soleggiato.
Caldìo:
luogo
riparato
e
tiepido
anche
d’inverno.
Caraffo:
sbocco
d’acqua,
volume
d’acqua.
Caramógio:
nano
di
corte,
piccolo
e
deforme.
Catàgrafe:
immagine
di
profilo.
Catenello:
travicello
orizzontale
che
tiene
uniti
i
pali
di
una
palizzata.
Càtera:
mandorla
verde.
Ceraldo:
stregone,
incantatore
di
serpenti.
Chèripo:
ostrica
perlifera.
Chiaranzana:
dove
l’orizzonte
marino
si
schiarisce
perché
di
là
sta
nascendo
il
vento.
Cianfardone:
cialtrone,
persona
abietta
e
vile.
Ciòfo:
sciocco,
sciatto.
Ciùschero:
reso
allegro
dal
vino.
Concrepare:
intrecciare
nervosamente
le
dita
per
schioccare
le
nocche.
Cosóffiola:
paura,
turbamento,
affanno.
Cròbilo:
treccia
di
capelli
avvolta
intorno
al
capo.
Cròccia:
gruccia;
ostrica;
grillo-‐talpa;
abito
purpureo
dei
cardinali.
Cuio:
persona
sciocca
che
vorrebbe
passare
per
intelligente.
D
Desìdia:
ignavia,
attitudine
all’ozio.
Dilégine:
facile
a
cedere,
a
piegarsi.
Dilùcolo:
il
primo
chiarore
del
giorno,
l’inizio
dell’alba.
Dirondella:
gioia
sfrenata
(nella
locuzione:
a
dirondella).
E
Érbido:
erboso.
Escaparatto:
vetrinetta
per
oggetti
di
valore.
Ésto:
flusso
e
riflusso
marino.
Estuoso:
ribollente
(del
mare,
di
una
foce
durante
la
marea).
Eticare:
lo
stagliarsi
di
un
albero
nel
cielo
a
causa
di
una
folgore.
F
Fitobezoàr:
ammasso
di
peli
nell’intestino
della
capra,
già
ritenuto
antivenefico.
Flappo:
floscio,
cascante.
Flavedo:
buccia
d’agrume,
gialla
o
arancione.
Fràina:
grano
saraceno;
farragine.
Frànio:
strage.
Frignòccola:
colpo
inferto
facendo
scattare
l’indice
o
il
medio
sul
pollice.
Friscello:
la
farina
volatile,
che
nella
macinazione
si
attacca
alle
pareti
del
mulino.
G
Garapégna:
congelamento
artificiale
o
naturale
di
una
bevanda.
Garbétto:
motto
spiritoso,
frase
salace.
Garfagno:
bandito
(da
Garfagnana).
Giaietto:
varietà
di
lignite,
lucida,
usata
per
ornamento,
monili,
bottoni,
ecc.
Glòmere:
grappolo
di
api
nell’alveare
durante
l’inverno
Grèllo:
magro,
minuto;
piccolo
bollore.
Grema:
persona
gracile,
stentata.
Gridellino:
viola-‐pallido,
grigio-‐rosa.
Gròfo:
incrostazione
nei
recipienti
per
la
bollitura
di
acqua
marina
per
ricavare
il
sale.
Grónciolo:
tozzo
di
pane
avanzato.
Guna:
profonda
fossa
in
muratura
adibita
a
magazzino.
Gupo:
profondo,
con
un
senso
di
oscurità.
Gurro:
rete
per
pesciolini.
Gùstulo:
piccolo
antipasto
stuzzicante.
I
Imbrefare:
aspergere
come
la
pioggia.
Imbrescare:
imbrattare.
Immaccariarsi:
installarsi
in
casa
altrui
e
viverci
a
sbafo.
Imparcire:
detto
del
legno
quando
s’imbarca
senza
spezzarsi.
Incuculito:
intestardito.
Inguàngaro:
intingolo,
guazzetto.
Inguistara:
elegante
caraffa
di
vetro,
panciuta
e
con
il
collo
lungo.
Ircìnio:
cibo
di
carne
caprina.
Ircismo:
cattivo
odore
per
eccessiva
traspirazione
ascellare.
Irremeabile:
che
non
si
può
percorrere
a
ritroso.
L
Làppola:
pelo
di
ciglio;
piante
e
frutti
muniti
di
uncini,
che
si
attaccano
facilmente.
Làuria:
coniglietto.
Làurice:
coniglietto
da
latte.
Léppa:
paura;
ventolino
gelato.
Léppio:
sudiciume.
Lèrca:
sudiciume.
Lesura:
lesione,
ferita.
Libètrico:
poetico.
Lùmico:
che
emana
una
luce
debole.
Lutivo:
di
consistenza
molle,
pastosa.
M
Macciànghero:
tozzo,
corto;
ineducato.
Madroso:
di
una
roccia
spugnosa,
piena
di
cavità.
Manfruito:
uomo
effeminato
(da
Ermafrodito).
Mastruca:
rozzo
e
lungo
giaccone
smanicato,
dei
pastori
sardi.
Mazzamurro:
in
marina,
tritume
di
biscotto
in
sostituzione
del
pane.
Melùggine:
melo
selvatico.
Mèrio:
luogo
ombreggiato
vicino
a
un
corso
d’acqua.
Mezzèdima:
mercoledì.
Mócco:
privo,
spoglio;
avvilito,
depresso.
Mùcchero:
infusione
di
fiori
macerati
nell’acqua.
Mùffido
(Muffìno,
Muffigno,
Muffoso):
che
ha
preso
la
muffa,
che
odora
di
muffa.
Mùffolo:
Parte
del
muso
bovino
tra
il
labbro
superiore
e
il
naso,
di
cute
rosea.
Munùscolo:
dono
grazioso,
di
scarso
costo,
ma
di
valore
simbolico.
Mùrico:
purpureo,
sublime,
pomposo.
Murìlego:
gatto
(acchiappatopi).
N
Nasardo:
strumento
musicale.
Nìnfolo
(Niffolo):
muso,
grugno
(come
Mùffolo).
Noiacci:
noi,
bonariamente
dispregiativo.
Nùbido:
poco
perspicace,
poco
acuto.
Nugoléto:
atmosfera
opprimente
di
pensieri,
di
angosce
indefinite.
O
Odorace:
odoroso.
Ólido:
che
emana
un
odore
acuto,
per
lo
più
sgradevole.
Olòfano:
particolare
vetro
scanalato.
Ombaco:
ombra
d’albero,
che
danneggia
le
piante
sottostanti.
Ombrìa:
piacevole
frescura
sotto
un
ampio
fogliame.
Ombrizzo:
marezzatura,
riflesso
cangiante
di
una
stoffa.
Ombrosìa:
tristezza,
turbamento.
Ombróne:
fastidio,
preliminare
stucchevole
e
tedioso
(locuzione:
fare
ombrone).
Óntio
(Óntia):
onta,
vergogna.
Opùnzia:
fico
d’India.
Òzimo:
basilico.
P
Palmento:
pala
orizzontale
di
mulino.
Pàntimo:
tipo
di
legaccio
usato
con
le
matasse
di
cotone.
Paperaio:
gruppo
di
donne
chiassose,
che
si
agitano
in
modo
goffo
e
svenevole.
Pàpice:
palpebre;
eruzione
cutanea
(sul
viso).
Pastracchione:
uomo
grosso
e
robusto.
Pécchia:
ape.
Pendìzio:
onere
finanziario;
dono
periodico
del
contadino
al
proprietario.
Pèumene:
scoria
della
lavorazione
dell’argento.
Piumàcolo:
sommità
di
un
colle,
specie
se
con
vegetazione.
Planizie:
quiete
marina,
fra
la
tramontana
notturna
e
l’alzarsi
del
maestrale.
Polìzelo:
atteso
con
ansia
e
trepidazione.
Pomatta:
luogo
riparato,
soleggiato
anche
d’inverno.
Pónfo:
netto
rigonfiamento
della
pelle.
Prace:
porzione
di
terreno
tra
due
solchi.
Premice:
che
si
può
schiacciare
con
la
pressione
delle
dita.
Pullulìo:
profusione;
lo
sbocciare
dei
fiori;
l’apparire
delle
stelle.
Pultìcula:
poltiglia
molto
liquida
di
farro,
anche
per
impiastro.
Pusigno
(verbo:
Pusignare):
ultimo
pasto
prima
di
dormire,
con
cibi
stuzzicanti.
Putacaso:
per
ipotesi,
metti
il
caso
che.
Q
Quadrilargo:
più
largo
che
alto.
Quattoquatto:
che
agisce
celatamente,
subdolamente.
Quincónce:
disposizione
di
cinque
alberi,
a
formare
un
quadrato
con
il
centro.
R
Ràbido:
affetto
da
rabbia;
feroce.
Ràndolo:
legno
lungo
e
sottile
ma
robusto,
randello.
Ràntaco:
rantolo.
Rantacoso:
catarroso.
Rassettime:
riordino,
rassetto.
Rattegno:
muro,
specialmente
a
secco,
di
freno
a
un
terreno
in
pendenza.
Raudùsculo:
bronzeo.
Rebèa:
opercolo
di
nicchia,
detto
‘occhio
di
S.
Lucia’.
Riazzo:
piccolo
ramo
provvisorio
di
un
fiume,
dove
straripa
senza
l’alveo.
Rimabondo:
che
passa
per
una
fenditura.
Riscorpare:
mangiare
a
più
non
posso,
a
quattro
palmenti.
Róbbio:
rosso,
specie
detto
di
un
viso.
Ròccia:
crosta
di
cacio;
incrostazione
di
sudicio;
tartaro
dei
denti;
immondizia.
Ròccio:
del
tutto
ostinato
nelle
convinzioni;
treccia
di
paglia
per
le
fosse
da
grano.
Ròcciolo:
tronco
di
legno
grezzo.
Rocciuto:
testardo.
S
Salapùzio:
uomo
molto
basso,
saccente,
astioso,
libidinoso.
Salebroso:
sassoso,
impervio.
Sbaiaffa:
pranzo
abbondante.
Sbaiaffare:
parlare
a
vanvera,
in
modo
prolisso,
da
gradasso.
Sbéffo:
gesto
o
frase
di
scherno.
Sbergolare:
parlare
a
voce
troppo
alta.
Sbiado:
sgombero
delle
biade
dal
campo;
sciupio,
scialo.
Sbilicare:
uscire
di
una
ruota
dall’asse.
Sbónchio:
scarabocchio,
macchia
d’inchiostro.
Sbozzacchire:
riprendersi
da
una
condizione
stentata;
ingentilirsi.
Sbozzolare,
-‐ire:
allevare
fino
all’età
che
si
acquista
una
certa
autonomia.
Scabèrtola:
persona
magra,
emaciata,
rugosa.
Scagnarda:
donnaccia
maligna
e
rabbiosa.
Scelotirbe:
debolezza
o
paralisi
degli
arti
inferiori.
Sciacinare:
staccare
gli
acini
da
un
grappolo
d’uva.
Sciàlbedo:
biancastro.
Scialbergare:
sloggiare.
Scòpulo:
roccia
sporgente,
scoglio.
Scrudelire:
intiepidire
l’acqua.
Scrùpeo:
sassoso,
roccioso.
Sèdulo:
sollecito
e
premuroso.
Selino:
sedano.
Sfìntria:
meretrice.
Sfónfo:
il
botto
in
aria
del
fuoco
d’artificio.
Sfónto:
andato
in
rovina.
Sghengo:
piccolo,
deforme,
con
le
gambe
torte.
Sghèrra:
donna
crudele,
insensibile.
Sgrétola:
ragazza
brutta
e
rifinita,
ma
saputa
e
chiacchierona.
Sìzio:
un
dovere
gravoso
(locuzione:
mettere
al
sizio);
brama.
Sizza:
vento
molto
forte
e
gelido.
Slandra:
donna
di
malaffare.
Smegma:
secrezione
e
sporco
nelle
parti
intime.
Smèlia:
donna
smorfiosa,
incontentabile,
saccente.
Smèria:
un
luogo
troppo
soleggiato;
dissipazione
di
beni.
Soriórno:
indugio,
temporeggiamento.
Sózzido:
sporco.
Spìculo:
punta
del
dardo.
Stillatizio:
che
gocciola
lentamente.
Svernante:
di
uccello
che
canta
per
la
fine
dell’inverno.
T
Tàbido:
emaciato,
putrefatto,
atrofizzato.
Tedescare:
tartagliare.
Tenerore:
consistenza
molle
o
debole.
Teréte:
ben
levigato,
affusolato;
di
membra
ben
formate.
U
Uliginoso:
umidiccio.
Ulimoso:
profumato.
Urrunco:
parte
inferiore
della
spiga.
Ursigno:
bieco,
con
la
faccia
torva.
V
Vàpido:
fiacco,
scipito,
svanito.
Vócero:
lamentazione
funebre;
vocìo.
Z
Zezzìo:
sibilo
del
vento.
Zia:
callosità
del
ginocchio;
voga
al
contrario
(verbo:
Ziare).
Zizzanioso:
che
suscita
liti
e
inimicizia.
Zocchétto:
pezzetto
di
legno
o
di
altro
materiale.