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Noi donne dell’UDI pensiamo:

E' positivo che oggi ci incontriamo perchè ciò avviene dopo una brutta pagina nei rapporti fra noi
cittadine di questa regione e chi ci amministra anche con i nostri voti.
Dagli articoli apparsi sui giornali (non solo su uno) che riferivano di un dibattito avvenuto in consiglio
regionale siamo venute a sapere, che, nell'ordine: c'è un "protocollo di Forlì", gravissimo sotto tanti
punti di vista. Che tale protocollo piace non solo ad alcuni consilieri, ma anche all'Assessore alla sanità
della regione e che potrebbe essere esteso sempre restando al resoconto del dibattito consigliare. Segue
la redazione di linee di indirizzo sulla 194, fatta da un gruppo tecnico ristretto ma privo dei più ampi
coinvolgimenti che una materia di tale delicatezza e complessità comporta.
MANCANZA DI CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE
Siamo qui ora ma quanti passaggi sono mancati, quanta poca consultazione e partecipazione, in
definitiva quanta poca democrazia. Questi temi toccano direttamente la salute delle donne, ma anche la
loro libertà e diritto di cittadinanza in questo paese.
CONSAPEVOLEZZA DEL NODO POLITICO
Non ci sfugge il portato politico di quanto si agita attorno alla 194 , dovremmo essere sorde cieche da
trent'anni per non avere capito che questo è un terreno di scontro fra poteri forti su cui si giocano anche
equilibri politici. Per questo da trent'anni ci sobbarchiamo la fatica di difendere questa legge da attacchi
diretti, e dalle premure e moleste attenzioni di chi sempre e comunque la vuole migliorare, meglio
applicare ecc. E' bene che l'importanza di queste questioni, e la loro centralità nella vita delle donne
non sfugga perciò anche a chi ci governa e ci amministra.
PROTOCOLLO DI FORLI', LE DONNE E LE ISTITUZIONI, LA PARTECIPAZIONE DEI
CITTADINI
Sapendo bene che il protocollo di Forlì è un'altra cosa rispetto alle linee di indirizzo che ora stiamo
discutendo (meno distante da esse, tuttavia, di quanto si voglia far credere) torniamo un attimo lì.
Prima di chiedersi, come qualcuno ha fatto, dove erano le donne quando tale protocollo è passato
chiediamo noi dove erano le istituzioni amministrative e sanitarie che dovevano controllarne la
congruenza rispetto alla legge 194. Alla prima domanda, dove erano le donne, rispondiamo che
certamente erano fuori dall'informazione e consultazione attorno ai problemi che toccano direttamente
la loro salute, perchè così si è voluto, chiudendo le gestioni sociali dei consultori. Da allora la
partecipazione dei cittadini e delle cittadine alla sanità, ormai aziendalizzata, è garantitita attraverso i
comitati consultivi misti che mai, dico mai, riescono a trattare in tempi reali i veri problemi della salute
dei cittadini.
Alla seconda domanda dove erano le istutizioni di governo di questa regione deve rispondere
l'assessore alla sanità, devono rispondere i distretti e quanti avendo responsabilità nella sanità locale
non hanno impedito che passasse quel protocollo che viola apertamente la leggesu alcuni importanti
principi che fra poco vedremo.
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LE LINEE DI INDIRIZZO QUESTIONI DI FONDO : LA LORO UTILITA' LA VERA
EMERGENZA E NON APPLICAZIONE
Veniamo ora al merito delle linee di indirizzo
Non c'è un'emergenza di IVG in Italianeanche se leggiamo i dati epidemilogici e statistici relativi alle
donne straniere. L' emergenza riguarda invece un'obiezione di coscienza che risulta fasulla nel merito e
molto vera invece negli scopi che sono quelli di bloccare la legge, renderne difficile l'applicazione.
Queta è la nostra preoccupazione e dovrebbe essere anche di chi ha la responsabilità della salute
pubblica
PREVENZIONE DELL'ABORTO E PREVENZIONE DELLE INTERRUZIONI DI
GRAVIDANZA
L'interruzione di gravidanza è una scelta, un diritto che si può esercitare nei termini di legge, e quanto
al suo contenuto intrinseco, non abbiamo difficoltà a definirlo un male minore che risponde ad una
situazione grave, quale può essere una gravidanza o indesiderata o che per qualsiasi motivo, anche se
desiderata non si può far continuare. Abbiamo dunque sempre detto che l'aborto è una sconfitta, un
dramma, non un diritto, mentre l'interruzione di gravidanza in determinati casi, sì, quello è un diritto.
Le nostre parole sono sempre state queste, confonderle significa non cogliere significative differenze e
fare, come le linee di indirizzo molta confusione.
Lo spirito e la lettera della legge 194 sono molto chiari nel definire i confini della prevenzione
dell'aborto. Mai la legge confonde il "rimuovere le cause che potrebbero portare", con il concetto che
invece pervade le linee di indirizzo di "prevenzione dell'interruzione di gravidanza", anticamera della
dissuasione diretta.
Dunque la prevenzione è quella contraccettiva per evitare gravidanze indesiderate, non di influire in
modo preordinato ed iniziale sulla scelta della donna che richiede l'interruzione, così come invece
disciplinato nelle linee di indirizzo che ci siamo trovate di fronte.
Entriamo nello specifico:
1. pag. 1 e pag.2 la terminologia utilizzata non è coerente con il dettato normativo della L. 194 :
“ prevenzione dell'IVG” deve essere prevenzione delle gravidanze indesiderate “ procreazione
responsabile” deve essere “procreazione libera cosciente e responsabile”
2. pag. 3: viene dato all'ass. Sociale un ruolo primario a discapito di quello del medico cambiando
il percorso, burocraticizzandolo a livello tale da non rendere + conveniente il ricorso al
consultorio. I tempi di intervento si dilatano irrimediabilmente a discapito della salute della
donna se si pensa che già attualmente le ivg vengono effettuate dopo la 11a settimana
3. nell'elencazione di pag.3 e 4 mancano i livelli di intervento e sostegno e supporto alle donne
che abortiscono;
4. nella parte relativa all'assistenza sanitaria si parla di standard di qualità genericamente senza
prevedere la presenza ad esempio di ginecologhe laddove ci sono straniere che per cultura e
religione non si sottopongono al controllo del medico uomo;
5. chiediamo che sempre nella parte relativa all'assistenza sanitaria venga esplicitato che le
informazioni immediate riguardino la contraccezione compresa la pillola del giorno dopo e le
modalità di distribuzione, garanzia della prescrizione da parte di guardie mediche egaranzia
dell'espletamento del pubblico esercizio delle farmacie;
6. sulle politiche di integrazione reclamiamo la partecipazione delle associazioni femminili e
l'esclusione del volontariato che persegue la cd “cultura pro vita” e l'esclusione delle

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associazioni che hanno statuti e azioni che non possono essere né formalmente né di fatto in
contrasto con i fini della L. 194;
7. chiediamo che esistano dei criteri di accreditamento delle associazioni che verranno coinvolte
validati da un tavolo concertativo regionale al quale chiediamo di partecipare, così' come
chiediamo che i protocolli distrettuali vengano supervisionati dalla Regione con un comitato nel
quale dovrà essere presente e coinvolto l'assessore alle pari opportunità e politiche di genere sia
regionali che territoriali;
8. nella parte di attuazione di politiche di integrazione si identificano come interlocutori per gli
interventi sociali concordati solo le associazioni laiche e cattoliche, lasciando fuori le ass di
donne , le case per non subire violenza e le ass. di immigrate chiediamo che venga acquisito il
dettato della 194 “ “collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di
associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”;
9. Al terzo paragrafo ove si parla della collaborazione con idonee formazioni sociali e associazioni
di volontariato chiediamo di aggiungere che, a garanzia della gestione pubblica dei Consultori,
debbono considerarsi soggetti esterni, che erogano servizi in accordo e dietro verifica
dell'equipe consultoriale stessa sulla base del percorso individuale scelto dalla e con la donna.
10. per quanto riguardo il diritto al parto in anonimato rileviamo la formulazione preoccupante che
laddove non ben regolamentata lascia spazio al c.d mercato dei figli anche qui chiediamo che
nei percorsi formativi ed informativi rientrino anche le ass di donne e di immigrate.
11. sull'allegato che dovrebbe essere stralciato : rileviamo l'accanimento sanitario non necessario
sulla donna alla quale deve restare la scelta con il medico della metodologia di intervento più
consona per lei quindi illegittimo il suggerimento della riduzione drastica della anestesia
generale;
12. non è previsto alcun criterio di mobilità del personale non obiettore che garantisca la continuità
dell'assistenza
13. non è prevista alcuna politica di facilitazione nell'erogazione dei contraccettivi come la pillola
del giorno dopo né della Ru486
14. la formazione deve rimanere appannaggio della regione in difetto coinvolgimento delle ass
femminili e non chi ha per statuto finalità difformi dalla ratio della 194
15. è necessaria una differenzazione di percorso tra chi sceglie di effetuare l'ivg chi no e le
immigrate non residenti
16. non è neppure nominata l'informativa sulle malattie sessualmente trasmissibili e l'informativa
sulla contraccezione non può essere limitata ai giovani
17. chiediamo il rilancio dei consultori e di chiarire dove sono i finanziamenti
18. non è concepibile che i consultori non abbiano la possibilità di prenotare esami e visite
necessari senza “passare” dal CUP .

UDI di BOLOGNA, MODENA, FERRARA, RAVENNA

via Castiglione 26Tel, 051.232313- fax 051236849


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