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Gli interventi

Fernanda Minuz (Rete delle donne di Bologna)


Dà il benvenuto a tutte nell’Aula Magna del Centro delle donne e presenta il
problema “spazi” che vivono le donne di Bologna dalla chiusura di Sala Notai su
richiesta del Sindaco Cofferati. Le donne di Bologna attendono da 2 anni
l’assegnazione di uno spazio condiviso in cui poter di nuovo lavorare. Proposte:
- costruire un’agenda, una nostra proposta indipendentemente dal fatto
che la conferenza nazionale ci sia o meno. La mia proposta è che questa
conferenza si tenga comunque con l’appoggio istituzionale.
- Dobbiamo coinvolgere donne straniere su questi temi.

Elena Del Grosso (Rete delle donne di Bologna e Osservarosa)


- ragioniamo su realtà locali e costruiamo rete nazionale che possa
essere interlocutore privilegiato alla conferenza nazionale sulla salute
delle donne. Anche se la conferenza non si farà più dovremo essere
comunque presenti e magari organizzarla noi.
- Politica delle donne si fa attraverso le “reti”.
- Per le donne occuparsi di salute a partire da sé è un dovere ed è questo
che necessita un riconoscimento istituzionale. Non è corretto costruire
una conferenza sulla salute delle donne a partire dalla sola presenza e
autorità degli “esperti” negando il sapere femminile e la soggettività
femminile.
- Oggi le donne sono portatrici di soggettività diverse che non vengono
adeguatamente riconosciute dai consultori. Complessità della società
pone domande diverse riguardo alla salute. Questo è il dato da cui
partire.
- Rete femminista sommosse@inventati.org  presentiamo questi temi ai
tavoli del 23 e 24 febbraio a Roma.
- Luoghi delle donne hanno subito grossi tagli, sono stati sacrificati come
“improduttivi”.
- La SALUTE non è legata al concetto di PRODUTTIVITA’!
- Costruiamo agenda politica sui temi della salute, proviamo nuove
metodologie come l’open space.

Eleonora Cirant (Osadonna, MI)


- è necessario darsi obiettivi a partire da un percorso già attuato  Verbale
(pdf) dell'incontro del 5 maggio e Cartellina (pdf) con documentazione
distribuita il 5 maggio. A Maggio si è parlato della necessità di un gruppo
di studio perché ad oggi l’autodeterminazione non è più un concetto
così semplice a fronte dell’avvento delle nuove tecnologie. I termini
cambiano: ad esempio si parla di aziendalizzazione dei servizi e questo
argomento va approfondito per essere compreso.
- Proponiamo a Roma una conferenza nazionale sulla salute delle donne, a
partire dai tavoli romani del 23 e 24 febbraio  il gruppo di studio
potrebbe prendere avvio da lì
- Fissiamo appuntamenti operativi
- Chiediamo alla turco fin da ora di pronunciarsi sulla RU486 prima delle
nuove elezioni.
- Sperimentiamo noi la RU486!

Lia Lombardi (Osadonna – sociologa della salute, MI)


- Interessante la proposta di Eleonora sulla RU486 – parallela alla difesa
della 194
- In Lombardia si cerca di limitare il periodo massimo entro cui abortire, la
RU486 dà possibilità di scelta e non si può usare dopo le 7 settimane,
questo potrebbe giocare a nostro favore.
Giovanna (Usciamo dal silenzio, RA)
- a Ravenna è avviato un lavoro sui consultori, in sinergia con l’assessorato
alle pari opportunità.
- La conferenza era importante perché avrebbe posto i temi della salute
procreativa e della salute delle donne. Con questi è però necessario
integrare i temi della sicurezza sul lavoro, delle malattie professionali,
stress (conciliazione doppio lavoro  lavoro domestico è tuttora centrale
ma invisibile perchè non monetizzato). Salute delle donne è una sfera
ampia e come tale va considerata. Lavoro domestico  valore economico
1/3 del PIL, non retribuito! Questo è un tema che non viene più preso in
considerazione. Lavoro di cura delle badanti mette in evidenza un costo
che è in realtà il lavoro di cura delle donne oppure si delinea come lavoro
nero e perciò come sfruttamento. Questo lavoro ha un costo enorme che
richiede contributi pubblici per permetterne la legalità!
- Salute è benessere, non solo malattia!
- Empowerment deve essere anche individuale. Le donne hanno
competenze ma tutto ciò che le riguarda come ad esempio la maternità
viene “normalizzato” attraverso un approccio specialistico.

Mariagrazia Campari (Università delle donne, MI)


- Milano soffre per la presenza di Formigoni e delle sue direttive! Stiamo
lavorando per capire che iniziative assumere in una regione come la
Lombardia, poco garantista dal punto di vista della salute generale ma
concentrata sulla salute intesa come limitazione alle libertà femminili.
- RU486 L 194 ha un articolo (forse 19) che vieta la RU486! Infatti nelle
norme finali c’è scritto che se per abortire non segui la procedura
indicata minuziosamente dalla legge incappi nel reato. Come superarla
allora?
- L’idea di fare in ogni caso la conferenza è molto buona, attraverso questa
possiamo riappropriarci del sapere femminile sulla salute, ma anche
inserire riflessioni sulla laicità strettamente legate ai temi della salute
della libertà di autodeterminazione. Questa connessione attraverso il
tema dei diritti è efficace se riusciamo a coinvolgere LE ESPERTE.
Anna (Libere Tutte, FI)
- rincorrere l’agenda degli altri: su molte cose si può farne a meno
soprattutto se non siamo visibili a livello mediatico! Ad esempio l’incontro
sulla laicità a Firenze organizzato dal PD con ospite Giuliano Ferrara è
stato contrastato da un presidio, riportato sulle pagine di Repubblica
come presidio organizzato dalle sconfitte dalla storia!!
- Libere Tutte è una rete fiorentina di donne singole e di associazioni,
lavora su 2 problemi legati alla 194: consultori e obiezione. Anche in
Toscana ci sono problemi riguardo all’obiezione, in particolare durante i
periodi di ferie!
- C’è una circolare che espropria le ostetriche del loro ruolo per assegnarlo
ai soli ginecologi.
- Proposta alle sommosse di un tavolo sulla 194
- Il Paese delle donne c’è solo on-line, potremmo chiedere a loro uno
spazio o un forum per discutere della conferenza nazionale sulla salute.

Anny Tormene (Ginecologa di consultorio, Veneto)


- Ho vissuto l’ospedale dal 1979 e perciò dalla L194
- RU486 è un modo più accettabile di interrompere la gravidanza. La Legge
non prevede che questi interventi vengano fatti fuori dalle strutture
competenti. RU è opportunità di salute, consentirebbe ai ginecologi non
obiettori di rendere più semplice l’IVG e sarebbe più facile anche per le
donne poter abortire.
- Io non sono obiettrice, ma non è sostenibile fare solo IVG per tutta la vita
(condizione media dei non obiettori!). Perciò limito gli interventi. Se fosse
possibile utilizzare RU486 sarebbe tutto più semplice, in particolare in
Veneto dove l’85% dei medici obiettano.
- È uscita una normativa europea che prevede che le ostetriche possano
seguire le gravidanze fisiologiche e possono prescrivere gli esami per
gravidanza fisiologica (nella normativa italiana però sono i medici che
devono decidere se una gravidanza sia fisiologica!)
- Cerchiamo di comporre gruppi di lavoro Nord - Centro - Sud che si
incontrino in un secondo momento a Roma.
- Aborto entro XX settimana: si tratta di aborto terapeutico! Non riguarda
la 194! E’ vero che i feti alla XXIII settimana sopravvivono e questo crea
problemi anche alle operatrici.

Sandra Schiassi (Rete delle donne di Bologna)


- “Spacciamo” RU486! Ha il vantaggio di rendere ininfluente l’obiezione di
coscienza, inoltre i gruppi salvavita (movimenti per la vita) fanno più
fatica a intercettare le donne.
- A Zola Predona le donne hanno fermato i movimenti per la vita nei
consultori.
- Aborti clandestini negli anni ’70 a Bologna hanno funzionato,
naturalmente con una rete di protezione e complicità di ginecologi.

Lia Lombardi (Osadonna – sociologa della salute, MI)


- medicalizzazione e umanizzazione dell’assistenza alla gravidanza. Ci
sono due versanti: donne e medici. C’è stata una battaglia per
l’umanizzazione dell’assistenza alla gravidanza e al parto (Torino
Sant’Anna – Milano Buzzi – Monza al San Giovanni). Le donne al Buzzi
partoriscono senza vedere il medico, cosa che non accade al Mangiagalli.
La figura dell’ostetrica è ambivalente. A differenza degli infermieri che
sono autonomi dalle figure mediche, le ostetriche fanno fatica a costruirsi
questa autonomia, c’è un dato quindi di sottomissione anch’esso
ambivalente perché si lamentano ma non vogliono prendersi
responsabilità. In istituti come a Poggibonsi o a Milano, le ostetriche
hanno in mano la fisiologia della gravidanza e la gestiscono
autonomamente. Istituto Superiore Sanità ogni due anni pubblica dati:
orientamento in Italia va verso umanizzazione, però d’altro canto
aumentano tagli cesarei, epidurali, ecc ipertecnicizzazione.
- Donne: orientamento è di maggiore richiesta di interventi! Al Mangiagalli
40% di tagli cesarei!

Marta (UDI Bologna)


- Sono avvocata. Elaborazioni dottrinali della L194 su riviste giuridiche
hanno commenti clericali, perciò in contrasto con ciò che le giuriste
cercano di interpretare come tutela della parte debole che in questo caso
è la donna. Problema obiezione di coscienza non è da sottovalutare,
perché è l’arma contro cui le donne devono combattere per poter
abortire! Nella 194 è obbligatorio segnalare alla regione chi è il medico
obiettore e affiancarlo da un non obiettore. Questo non è applicato!
- Riguardo alla pillola del giorno dopo c’è il problema dell’obiezione dei
farmacisti, che obbliga le donne a una corsa contro il tempo.
- Pensiamo che ci siano strumenti giuridici, bisogna applicarli e far si
che sia sentire comune quello di denunciare! Provincia di Bologna vuole
aprire un fondo per aiutare le donne che denunciano a sostenere le
spese.
- Dobbiamo intervenire e stare in rete. Perché si delinea la lotta
guelfi/ghibellini! Dobbiamo liberare lo Stato dalla chiesa.
- UDI ha creato una commissione nazionale sulla salute delle donne.

Mariella (Rete delle donne di Bologna)


- rapporto ginecologo e terapista: se i ginecologi avessero la
consapevolezza del lavoro dei terapisti sui bambini nati alla
ventiseiesima settimana, non avrebbero il problema di interrompere certe
gravidanze. La responsabilità ricade tutta sulle madri. Quando un
bambino nasce nessuno chiede alla famiglia che cosa pensa riguardo
all’accanimento terapeutico per farlo sopravvivere.

Carla Quaglino (TO – coordin. Autodeterminazione)


- A Torino ci sono state riunioni affollate a causa dell’ordine del giorno sulla
moratoria di Ferrara alla Regione Piemonte. Al consiglio regionale
Piemonte non ci si è rifiutati di discutere la moratoria di Ferrara, come
sarebbe stato giusto, ma il PD ha voluto fare l’odg contrapposto e frutto
di una mediazione (che potevano risparmiarsi) è la pubblicazione di un
libretto informativo sui consultori.
- Sulla conferenza nazionale: è importante se riusciamo a farla perché il
momento è pericoloso per la L.194. Dovremmo proporla attraverso gli
agganci istituzionali che già abbiamo. Potremmo fare una proposta
esplicita alle donne che preparavano quella di marzo, come ad esempio
alla Cossutta. Proposta: fare la conferenza a partire dal lavoro dei gruppi
di donne che la stavano preparando.
- Legge 194 è una legge vecchia ma il dibattito tra donne che andavano
verso questo giudizio si è fermato subito. La 194 non è datata su un
argomento: l’autodeterminazione.
- Nel dibattito piemontese sulla 194 si vuole slegare il dibattito laicità/194.
Il momento è pericoloso. Tutto ciò che riguarda “cos’è” l’embrione non
c’entra con la 194 perché la legge riguarda la libera volontà della donna.
Autodeterminazione della donna è un termine chiaro. Libertà di scelta è
già più ambiguo. Accostando la questione della laicità alla 194, noi
riconosciamo alla Chiesa la libertà di dire ciò che pensa a riguardo!
- RU486: non sono favorevole alla distribuzione clandestina

Barbara Domenichini (RA – Usciamo dal Silenzio)


- Il lavoro a Ravenna è in particolare sui consultori e sulle unioni civili.
Riguardo ai consultori vi racconto esperienza ravennate. L’ASL ha chiesto
alle operatrici dei consultori di produrre documento con analisi del
servizio per partire con una riorganizzazione del servizio stesso. Questa è
stata una grande occasione per comprendere lo stato dei consultori oggi.
Nel documento si rivelano nuovi bisogni, nuove necessità, nuove
soggettività, complessità del reale … tutte istanze riassunte però nella
parola “famiglia”. La complessità è feconda ma saranno i soli consultori a
doversene occupare, si dovranno fare delle scelte riguardo all’attività
consultoriale. Dovrebbero nascere altre strutture per gestire l’esistente
emerso dal documento e riportare i consultori alla funzione originaria.
Creazione di un piano socio-sanitario, perciò collaborazione tra consultori
e nuove strutture.
- Ostetriche: a Ravenna le donne stanno cercando di riconnettersi con le
operatrici dei consultori. ASL ha affidato alle ostetriche il ruolo di
coordinatrici dei consultori, ma le ostetriche stesse affermano
l’impossibilità di realizzare queste intenzioni perché i medici non si
farebbero mai “comandare” da un’ostetrica. Perciò ci sono azioni che
sembrano andare nella giusta direzione ma sono proposte da chi non vive
quella realtà e non ne conosce i limiti e potenzialità.
- Dopo il parto le donne diventano “cadute di guerra”, sono abbandonate
dalla società dai 0 a 3 anni, questo è un problema che si prende poco in
considerazione. Le donne nei primi anni di maternità vengono isolate e
lasciate sole!
- Prevenzione: nel documento di sintesi è un tema molto vago, si
interpreta di solito prevenzione all’HIV o alle malattie sessualmente
trasmissibili.
- RU486: si è detto “ci pensino le giovani” ma le giovani non ci sono…
Inoltre le donne che chiedono l’IVG sono più che altro le immigrate e
giovanissime. Poi la RU486 non è una scelta leggera, c’è bisogno di
informazione e va assunta in un contesto di accoglienza e quindi in un
contesto medico.

Barbara Spinelli (GD Bologna)


- proposta: il diritto è uno strumento imprescindibile se si vuole ampliare
l’utilizzo della RU486, sia per contrastare i movimenti per la vita e l’obiezione di
coscienza. Approfittiamo del tavolo del 23 e del 24 per proporre un tavolo
giuridico per confrontarsi sulla possibilità di agire anche a livello territoriale.
Inoltre si possono passare informazioni.

Barbara Mazzotti (Rete delle donne di Bologna e Collettivo


Figliefemmine)
- costruzione del sapere e nuovi media: quando su youtube o su qualsiasi
host video di produzioni indipendenti si cerca il termine “aborto” gli unici
video che compaiono sono quelli antiaboristi. Monopolio è perciò di chi è
contro l’autodeterminazione delle donne, lasciando vuoto totale alla
produzione di sapere pro autodeterminazione femminile. A Roma 23/24
febbraio un tavolo si occuperà proprio di femminismo e comunicazione.
(nb: per partecipare al percorso c’è il blog FLAT)
- sono d’accordo a portare la proposta di conferenza nazionale a quel
tavolo. Mi sembra sede confronto opportuna, anche per evitare
scollamento e per contribuire a formare movimento nazionale per me
molto importante.
- consultori a Bologna: problematica è che non c’è un progetto comune, né
lavoro d’equipe, ognuna fa la sua parte e basta, viene a mancare il senso
stesso del consultorio. Problema aggravato dal fatto che sta avvenendo
ora il cambio generazionale, chi entra ora vive la frammentazione del
lavoro consultoriale come un automatismo.
- altro problema è quello dell’informazione. Lavoro d’inchiesta per
l’opuscolo della rete delle donne sulla salute  le ragazze non conoscono
i consultori! Noi ragazze andavamo in consultorio perché il consultorio
era venuto a scuola.
- Prevenzione: anche questa sta nella 194, ma non come dicono i
movimenti per la vita  dovremmo tentare anche attraverso nuovi media
di promuovere una cultura della prevenzione dal nostro punto di vista.
- Chi lavora nelle istituzioni ha bisogno di appoggio nostro nell’opporsi a
mozioni cattoliche su L194.

Valentina (TO – medico S. Anna)


- RU486: non sono d’accordo sulla diffusione clandestina della pillola
perché sarebbe un “ritorno al passato”, allora (anni ’70) il momento
politico era differente. Non basterà la commercializzazione dell’RU486
perché venga poi utilizzata nel pubblico in modo operativo. Questa è la
battaglia da fare, seguire l’iter del farmaco e fare in modo che ci siano
protocolli di utilizzo dell’RU486 negli ospedali. Ci sono regioni,
Emilia e Toscana, in cui l’RU486 è utilizzata, varrebbe la pena coinvolgere
operatrici che hanno utilizzato il farmaco. (intervento Marta: “ci fate
avere un esempio di protocollo?”, richiesta ribadita da Eleonora). Se la
commercializzazione del farmaco non avviene ho molti dubbi sul fatto
che abbiamo la forza di utilizzarla nelle sedi di movimenti.
- Consultori – obiezione coscienza, si è chiesto perché non imporre la
presenza di medici non obiettori nei consultori, su questo sono d’accordo,
il movimento dovrebbe agire. Rilancio dei consultori passa attraverso
norme pratiche concrete che ne possano garantire il funzionamento, una
di queste è garantire la presenza di non obiettori.
- Sui concorsi: il direttore dell’ASL dovrebbe decidere di assumere chi può
applicare la legge. Insomma non può essere una norma concorsuale, ma
nella scelta delle nomine il dirigente dovrebbe scegliere il non obiettore.
(Barbara di Ravenna: ma chi viene assunto obietta dopo!)

Giovanna (RA)
Solo in Italia abbiamo una limitazione della deontologia medica attraverso una
legge che è la 194, che va contro l’articolo 32 della Costituzione!

Marta (Udi BO)


La legge obbliga la presenza di un non obiettore accanto all’obiettore.
Dovremmo fare una lettera ai direttori sanitari per chiedere conto
dell’applicazione della Legge 194!

Maria Luisa (Veneto – Assemblea in difesa 194)


- PDL 3 è depositato e quando vogliono possono approvarlo perché hanno
la maggioranza, grazie alla manifestazione del 7/10/2006 la Legge è
stata fermata.
- Nel corso di laurea specialistica infermieristica sono venuta a sapere del
tentativo del movimento per la vita di convincere un docente del corso di
laurea triennale in ostetricia a somministrare un questionario alle donne
che abortiscono. Le ostetriche stanno ridefinendo la loro professione e
vorrebbero seguire le gravidanze fisiologiche così come tutte le fasi della
salute della donna che si presentano come fisiologiche. Nella provincia di
Bologna si vieta alle ostetriche di seguire le gravidanze fisiologiche. Nelle
altre province invece questo è possibile, grazie a un ricettario già
compilato, per prescrivere gli esami.
Mariagrazia Campari
- non evitiamo l’argomento della laicità, non si può evitare l’invasione
vescovile, ci sono indicazioni addirittura ai parlamentari sui loro
comportamenti personali.
- Aspetto del cattolicesimo che riguarda le donne da vicino: giustificazione
della mancanza della libertà sessuale femminile con il valore della
famiglia, tutta quella parte della sessualità che evade dal sacrificio
femminile nella famiglia viene demonizzata e attaccata a livello
legislativo.

Elena del Grosso (Rete delle donne di Bologna – Osservarosa)


- Viviamo un attacco ai diritti femminili a livello mondiale. Le donne sono
abbandonate dalla politica istituzionale, i diritti delle donne non vengono
nominati nemmeno dalla sinistra! La Chiesa ha inoltre scelto di ingerire
nella politica degli stati mettendo in discussione il concetto stesso di
sovranità!
- La donna è un soggetto morale che ha la capacità di decidere cosa è
bene e cosa è male per se stessa e per il feto che è parte di essa.
- Il concetto di autodeterminazione rispetto all’art.1 della L.40 (“…che
assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito”) e alla
possibilità di sopravvivenza del feto alla 23 settimana diviene
problematico. Laicità dello Stato significa libertà di scelta delle
singole e dei singoli sulle grandi questioni della vita e della
morte. Con questa idea di laicità dovremmo affrontare la questione
bioetica
- Proponiamo una conferenza nazionale in autonomia ma in continuità con
i lavori già organizzati.

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