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matematlca
e cultura 2008
a cura di Michele Emmer

~ Springer
MICHELE EMMER
Dipartimento di Matematica "G. Castelnuovo"
Universita degli Studi «La Sapienza") Roma

ISBN 978-88-470-0793-2
e-ISBN 978-88-470-0794-9

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Traduzioni: Massimo Caregnato per gli articoli di B. Miller, S. Roberts, C. Shaw, N. Sinclair e D. Pimm,
S. Singh, J. Weeks, K.O. Widman e B. Beckman; Isabelle Werner per l'articolo di J. Ellinghaus
Coordinamento editoriale: Marina Forlizzi
Redazione: Barbara Amorese
Illustrazioni di Omaggio a Hugo Pratt: Fabio Santin
Progetto grafico della copertina: Simona Colombo, Milano
Fotocomposizione e impaginazione: Graficando, Milano
Stampa: Signum Srl, Bollate, Milano

In copertina: incisione diMatteo Emmer tratta da "La Venezia perfetta", Centro Internazionale della
Grafica, Venezia, 1993; immagini di Emanuela Fiorelli, Roberto Mantovani, Brad Miller, Antonino
Saggio, Jeff Weeks
Occhielli: incisioni di Matteo Emmer, Ope cit.

11 congresso e stato realizzato grazie alla collaborazione di: Dipartimento di Matematica Applicata,
Universita di Ca' Foscari, Venezia; Dipartimento di Matematica ((G. Castelnuovo", Universita di Ro-
rna "La Sapienza"; Dipartimento di Matematica, Universita di Bologna; Dipartimento di Matematica,
Politecnico di Milano; Dipartimento di Matematica, Universita di Pisa; Dipartimento di Matematica,
Universita di Trento; Galileo - Giornale di scienza e problemi globali; Dipartimento di Scienze per
I'Architettura dell'U niversita di Genova; Liceo Scientifico U. Morin di Mestre; S. P. "Maternatica: Scien-
za senza Frontiere", Universita di Leece; UMI - Unione Matematica Italiana.

Stampato in Italia
Springer-Verlag Italia Srl, via Decembrio 28, I - 20137 Milano
La torre d'avorio 1

Dr FAUSTO SALERr

Ciascuno di noi ha nella propria casa un luogo preferito, dove rifugiarsi quan-
do desidera stare solo con se stesso per riflettere e dare il giusto peso a quel che
accade nella vita 0 semplicemente per godere della compagnia di un buon libro.
Anche il dottor Gastald non sfuggiva a questa regola e, quando gli impegni glie-
10 consentivano ed il tempo era clemente, amava passare il suo tempo in uno spic-
chio dell'orto che si apriva dietro alIa sua abitazione. Si trattava di un rettangolo
di Paradiso, come diceva lui, delimitato per due lati dal muretto di mattoni rossi,
erosi dall'umidita, che 10 separava dal giardino del vicino e, per gli altri due, dal-
le sottili colonne che reggevano un pergolato sul quale un glicine aveva disteso le
sue braccia vegetali. Un gelsomino abbarbicato al muro ed un cespuglio di ro-
smarino contribuivano a rendere l'aria sempre pervasa da freschi profumi. E fu
proprio in quelluogo che mastro Fabrius, passato a salutare il dottore in quel pri-
rno pomeriggio d' estate, 10 trovo seduto davanti ad un tavolino di nera ghisa, de-
corato con motivi floreali.
"Buon pomeriggio, mio caro amico" gli disse Fabrius recuperando un'altra se-
dia poco discosta e facendosi aria con un giornale che teneva in mano. "Siete pron-
to per la disfida?" domando, estraendo da una scatola in legno, appoggiata per ter-
ra, una scacchiera in alabastro dalle caselle bianche e verdi.
Gastald saluto I'amico con allegria; aveva giusto voglia di esercitarsi nel gioco de-
gli scacchi verso il quale provava una grandissima attrazione, pur essendo un pes-
simo giocatore. I due, posata la scacchiera suI tavolo, iniziarono a disporre silen-
ziosamente i pezzi, anch'essi d' alabastro.
"Tocca a voi, dottore" disse Fabrius e quello, respirato il profumo d'un tardivo flo-
re di gelsomino, mosse un pedone aprendo la partita. Dopo mezz'ora la situazio-
ne sul campo stava gia volgendo a favore di Fabrius giunto a minacciare perico-
losamente il re avversario.
"Amico mio, giocando con voi ho sempre l'impressione che gia dalla prima mos-
sa sappiate dove io voglia andare a parare" commento il dottore.ammirato per Ie
capacita dell'amico. Fabrius sorrise eliminando una delle torri di Gastald.
«Non esageriamo, diciamo che cerco di analizzare in modo matematico 10 svol-
gersi della partita. Si tratta di calcolare, seppur all'inizio in modo assai grossola-
no, le probabilita che una mossa mi sia favorevole 0 sfavorevole a breve e a lungo
terrnine" rispose godendosi la brezza leggera che faceva stormire i grappoli ca-
denti dei fiori del glicine.

1 Racconto tratto da I numeri del cuore, C. Ciliberto, F. Saleri, E. Strickland, Springer- Verlag Italia, Milano, 2008
cuttura 2008

"La matematica in un gioco! Sembra c'entrare anche dove meno te 10 aspetti' ri-
prese Gastald che non riusciva pili a concentrarsi sulla partita. "Dovrei iniziare a
studiarla seriamente, rna la trovo cost distante dalla realta, sembra quasi che ser-
va solo per risolvere esercizi 0 per meravigliare gli amici con giochi ed enigmi."
Fabrius mosse al posto del dottore che accetto umilmente il suggerimento del-
I'amico,
"Questa puo essere l'impressione che ricava chi l'abbia frequentata solo in gio-
ventu a scuola, come noi due, rna, come diceva I'Imperatore al nostro signor Laplace,
(11 progresso ed il perfezionamento della matematica sono intimamente legati al-
la prosperita dello stato'" afferrno quello con semplicita, Gastald, sorpreso sia per
l'erudizione dell'amico sia per il fatto che un uomo d'armi potesse aver pronun-
ciato quelle parole, non era pero del tutto convinto.
"Sara sicuramente vero, rna il ricordo di alcuni miei docenti di maternatica, per-
sone distaccate, quasi dimentiche del mondo, mi impedisce di vedere gli studiosi
di questa materia come partecipanti attivi al benessere dello stato. Anzi, penso
sempre che i matematici tendano a chiudersi, come talvolta si dice, in una torre
d' avorio" e dopo questa affermazione fece una mossa che decreta, a suo sfavore.Ia
fine della partita.
"Caro dottore, siete troppo distratto oggi!" esclamo Fabrius, per poi riprendere:
"Tornando alla vostra torre, immagino che vi sia venuto in mente questa luogo
comune anche grazie alla novella che eapparsa sull'ultimo numero della Gazette:'
Gastald scosse la testa, non aveva ancora avuto il giornale, e Fabrius, premuro-
so, glielo porse immediatamente, gia aperto alla pagina giusta. Nel mezzo di essa,
in grassetto, campeggiava un titolo. (La torre d'avorio', cui sotto si poteva leggere
pili in piccolo: 'Realta 0 Mito? Un racconto di Florie Louise Atamis' e gia questa
fatto, che fosse cioe scritto da una donna dal cognome orientaleggiante,lo intrigo.
"Non emolto lungo. Anzi, visto che la partita a scacchi eprematuramente ter-
minata, sapete che vi dico? Leggetelo ora. 10, nel frattempo, faccio un salto a casa
per cambiarrni, prendere qualcosa per far merenda pili tardi (ho un salame che
sapeste...) e poi tornare qua a prendervi per andare assieme a farci un giro sulla
spiaggia. Che ne dite?" domando Fabrius alzandosi e riponendo pezzi e scacchie-
ra alloro posto.Su Gastald il mare, che non era che a un tiro di schioppo dal pae-
se, esercitava un'attrazione irresistibile e di conseguenza accetto con entusiamo
la proposta dell' amico proponendogli di chiedere anche a Louise, la maestra del pae-
se, di unirsi a loro.
"Perfetto, passo prima da lei allora, Adesso sono le tre. Diciamo che per un quar-
to alle quattro al pili tardi sara di ritorno con la signorina Louise. Voi intanto leg-
gete e poi ci scambieremo le impressioni reciproche lungo il percorso. A pili tar-
di" disse Fabrius prima di uscire di gran carriera dal campo visivodel dottore.
Gastald, salutato l' amico, dopo aver controllato che gli abiti che aveva indosso fos-
sero adatti per la passeggiata, attacco la lettura del racconto, immergendosi com-
pletamente nell'atmosfera evocata dalla scrittrice.

"Corne avveniva ogni mattina da svariati anni Zacaria Mallius si leva dalla bran-
da che fungeva da letto, si sciacquo il volto in un bacile d'acqua fredda e diede
un' occhiata al cielo dalla piccola finestra che si apriva in alto nella sua stanza. Si trat-
tava in verita di una feritoia pili che di una finestra vera e propria, un pertugio
rettangolare appena pili largo di un braccio, situato troppo in alto perche ci si po-
tesse affacciare e dotato di un battente che si poteva manovrare tirando opportu-
namente una cordicella. L'anta si apri dolcemente permettendo all'aria fresca di en-
trare per rimpiazzare quell a appesantita della notte appena trascorsa. Una rondi-
ne, pili sentita che vista in quel microscopico spicchio di cielo azzurro che poteva
osservare, saluto il suo risveglio, rna a lui poco importava tanto grande era la sma-
nia di riprendere il suo lavoro. Del resto, soltanto una persona incaricata di una mis-
sione veramente speciale avrebbe accettato di vivere come un recluso in quelle
due stanzette che costituivano una sorta di cella monacale.
Quanto tempo fosse trascorso da allora Zacaria non 10 sapeva. All'inizio, e ne
erano testimonianza i numerosi segni verticali allineati su una parete, aveva cer-
cato di tener conto dello scorrere dei giorni come fanno i carcerati, rna, progres-
sivamente, si era accorto che non aveva alcun senso: lui si trovava in quelluogo
come premio per Ie sue superiori capacita, non certo per punire un chissa quale mi-
sfatto. La porta stessa di quella stanza che, assieme al piccolo bagno e ad un altro
locale, costituiva il suo spazio vitale, non era chiusa a chiave. Se ne era avveduto il
giorno in cui, per sbaglio, aveva sbattuto contro la maniglia e l'uscio si era aperto
senza opporre alcuna resistenza. Subito aveva provveduto a richiudere la porta,
quasi avesse paura di oltrepassare la soglia 0 che qualcuno dall' esterno potesse
entrare nel suo mondo perfetto fatto di calcoli e astrazioni. Si,perche Zacaria Mal-
lius era un illustre matematico cui era stato dato il compito di trovare la soluzio-
ne di un problema che assillava i suoi colleghi da centinaia d'anni.
Ricordava ancora con emozione il momenta nel quale il suo mentore, il senato-
re Valerio Lucius ormai sulla settantina, 10 aveva chiamato nel suo studio dal pa-
vimento decorato da mosaici usurati dal tempo e gli aveva annunciato che era sta-
to scelto fra centinaia di studenti per proseguire ulteriormente gli studio
"Mallius, la Matematica vi ha scelto tra una moltitudine di allievi provenienti
dalle pili lontane province dell'Impero per seguirla in un pili arduo cammino" gli
aveva detto quello, accompagnando ogni parola con un affannato respiro. "Lei com-
prendera appieno la responsabilita che Ie affidiamo e Ia carriera che le stiamo schiu-
dendo. Sono certo che non vorra deludere noi e quella Scienza cheindegnamente
rappresentiamo" aveva concluso abbassando il capo, incoronato da capelli bianchi
come la neve, facendogli cost capire che il colloquio poteva dirsi concluso.
"Certamente" si era limitato a rispondere mettendosi quasi sull'attenti e in quel-
l'avverbio c'erano tutta l'emozione e l'orgoglio che si erano appena impadroniti di
lui. Uscito dallo studio, attraversato un lungo e silenzioso corridoio sul quale si
affacciavano porte ermeticamente chiuse, aveva finalmente potuto dar sfogo alla
sua felicita esultando come un qualunque giovanotto della sua eta. Lei, dai capel-
li neri e lucenti comel'acqua sorgiva suI fondo di un pozzo, 10 attendeva nell'a-
trio sorretto da colonne di stile ionico, ansiosa per I'esito di quel colloquio. Alla no-
tizia si erano abbracciati, ebbri di gioia come solo due giovani sanno essere, ed
anche se alcune lacrime le avevano rigato il viso nello scoprire che lui sarebbe do-
vuto partire per una lontana provincia, l'amore che le ardeva nel petto la sosten-
nee II destino le aveva riservato pero un futuro assai diverso da quello che lei spe-
rava. Nella scuola di perfezionamento, situata nella caotica capitale dell'Impero,
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lui si era infatti distinto fra tutti per capacita e dedizione, risultando 10studente mi-
gliore degli ultimi dieci anni, il che 10aveva posto all'attenzione dei piu illustri ma-
tematici del suo tempo. Una lettera con tanto di sigillo dell'Imperatore 10informo
che era stato convocato davanti ad una commissione di importanti studiosi e li fu
messo di fronte alIa scelta pili alta: rinunciare alIa vita comune per consacrarsi al-
Ia ricerca della soluzione di quel problema che ancor'oggi 10sfidava. I'Impero con-
tava su di lui, gli era stato detto, da uomini dal volto austero, avvolti in candide to-
ghe. Pieno com'era di richiami al dovere e sedotto dal fascino della gloria, non ave-
va avuto dubbi. 11 suo assenso era stato deciso e, a quelli che gli chiedevano se non
dovesse prima consigliarsi con qualcuno, aveva risposto che bastava a se stesso.
L'indomani, senza salutare nessuno, era partito per il capoluogo dove sorgeva
la sua destinazione ultima, una torre a tronco di cono ricoperta da una pietra di
color avorio ed eretta secoli prima, proprio nel cuore della citta, per ospitare per-
sone come lui, completamente dedite alIa matematica. Li, silenziosi servitori
avrebbero soddisfatto i suoi bisogni non facendogli mai mancare nulla in modo
che la sua mente, priva di preoccupazioni e distrazioni, potesse dedicarsi totalmente
ai suoi studio Ancor oggi gli si riempiva i1 petto di piacere pensando al coraggio
che aveva avuto, alIa deterrninazione che aveva mostrato nello scegliere quella
strada eliminando dal suo cammino ogni altra cura. E se qualcuno avesse potu-
to spiarlo in perenne lotta con teorie sempre pili complesse ed ardite, avrebbe
potuto pensare che col tempo fosse diventato un uomo frustrato; in fondo, in tan-
ti anni non era riuscito ad aggredire come avrebbe voluto il suo obiettivo, ne 1'1m-
pero si era fatto vivo con lui per seguire i suoi progressi 0 sostenerlo con il suo in-
coraggiamento. I suoi lemmi avevano st colmato i fossati che ostacolavano la so-
luzione del problema ed i suoi teoremi avevano certamente approntato macchi-
ne in grado di ereare delle brecce nelle mura che la difendevano, rna I'affondo fi-
nale era lontano a venire. Ebbene, quel qualcuno si sarebbe sbagliato: con 1'0-
biettivo ben fisso nella mente si comportava come quel generale che, cinta d'as-
sedio una fortezza troppo ben difesa per essere assaltata d'impeto, decida di ta-
gliarle tutti gli approvvigionamenti e le vie di fuga in modo che al momenta op-
portuno cada senza combattere. Se anche ci fossero voluti decenni non gli im-
portava: sapeva che quell'Impero, apparentemente dimentico del suo lavoro, non
aspettava che lui per quel compito e lui non 10 avrebbe deluso.
Anche quel giorno sarebbe dunque passato come tutti gli altri, con i1 capo chi-
no su papiri srotolati e sulle pergamene 0 con i1 gesso, che mai mancava, a sbri-
ciolarsi sulla lavagna sotto la pressione delle sue dita; sarebbe stato cOSI se non si
fosse verificato un banale contrattempo. Bisogna sapere che nella torre d' avorio i
pranzi venivano serviti invariabilmente ad ore fissate: uno sportellino, posto nel-
la parte inferiore della porta della cella, veniva aperto al momento dei pasti in mo-
do da permettere i1 passaggio di un vassoio suI quale erano posati i piatti con le ci-
barie ed allo stesso modo gli occupanti della torre si liberavano dei loro rifiuti. I
servitori, che erano assolutamente invisibili per gli ospiti della torre, prestavano mol-
ta attenzione a non fare nessun rumore in modo da non arrecare disturbo. Persi-
no quando a giorni alterni dovevano provvedere alle pulizie di una delle due stan-
ze, si facevano annunciare da un campanellino in modo da permettere all'occupante
di non interrompere i1 suo lavoro rinchiudendosi nella stanza attigua. Del resto
era loro severamente vietato parlare con i matematici della torre, ogni comunica-
zione avvenendo in forma scritta e riguardando esclusivamente questioni inerenti
illavoro 0 richieste di materiale.
Quel giorno invece accadde che 10 sportellino della cella di Zacaria, pur essen-
do regolarrnente controllato, non volle aprirsi e il servitore incaricato di portare il
pranzo, forzando esageratamente quell'anta, fini per aprire l'intera porta, caden-
do rovinosamente all'interno della. cella.
Zacaria, che non incontrava una persona da tempo immemorabile, resto al-
quanta turbato per l'ingresso inatteso e rimase indeciso sul da farsi. II ragazzo,
perche di questa si trattava, si rialzo prontamente da terra scuotendo il cibo che gli
si era rovesciato addosso.
"Scusaterni, signore" balbetto con un curioso accento non appena ebbe com-
pletamente realizzato quel che gIi era accaduto, cercando al contempo di puIire
per terra. "Lo sportello era inceppato, ho tirato e spinto, la porta si eaperta. E sue-
cesso tutto cost in fretta! Che disastro" ripresemettendosi a piangere. Zacaria non
vedeva l'ora che sene andasse per riprendere il suo lavoro, rna nel vederlo immo-
bile, troppo scosso per cap ire cosa avrebbe dovuto fare, decise di avvicinarsi.
"Suvvia, suvvia, non preoccupatevi" gli disse tra il paterno ed il formale, non sa-
pendo bene che tono usare. «Ora ripulite, portatemi una nuova porzione e tutto
andra a posto" aggiunse, pensando invece che avrebbe fatto in modo che quel-
l'incapace venisse scacciato. II ragazzo si asciugo le lacrime in una manica della tu-
nica' lasciando disegnata sul volto una strisciadi sugo rosso. Avra avuto sl e no
quindici anni e tremava ancora come una foglia.
"Sedetevi un attimo" 10 invito Zacaria, pentendosi subito delle sue parole, perche il
ragazzino, spostando la sedia, fece cadere alcuni fogli che planarono poco lontano.
"Sensate, sono proprio maldestro, Ii raccolgo subito" disse il giovane facendo
per alzarsi, rna l'uomo 10 fermo: aveva gia fatto troppi disastri e non voleva che
ne combinasse altri. Sfortunatamente pero, alcuni di quegli scritti si erano irri-
mediabilmente macchiati, cadendo esattamente nella zona sporcata dal pranzo
rovesciato, Zacaria avrebbe voluto piangere per la rabbia: non solo aveva perso
tempo senza aver mangiato, rna vedeva pure distrutto illavoro di qualche giorno.
"Andatevenel" urlo, "Subitol" aggiunse in preda ad una crisi isterica ed il ragazzo,
raccolti alla bell'e meglio rifiuti e fogli, scomparve dalla porta. Mallius, restato solo,
si mise veramente a piangere. Non aveva mai, da quando era nella torre, buttato al
vento tante ore della sua vita, ore che magari, giunto alla fine dei suoi giorni, si sa-
rebbero rivelate fondamentali per poter concludere il suo compito. Aveva i nervi
tanto scossi che finl per crollare in un sonno senza sogni, denso e pesante come il mer-
curio. Un sibilo leggero 10 risveglio: 10 aveva prodotto una pergamena, fatta passa-
re sotto la porta dall'esterno.Guardo meglio e s'avvide che nel frattempo un altro fo-
glio si era unito al primo e poi un altro ancora. Presili in mana constatochesu di es-
si erano stati ricopiati, nei minimi dettagli, i passaggi riportati sui fogli sporcati. (De-
ve essere stato quel ragazzo' penso rimettendosi a sedere. 'Chissaquali e quanti er-
rori avra introdotto' sbuffo mettendosi a controllare quelle equazioni, rna piu scor-
reva le formule e piu le riconosceva corrette cosr come le aveva vergate. Anzi, con
immensa sorpresa, si accorse che l'anonima mana che le aveva ricopiate suggeriva
ad un certo punto un cambiamento, avendo rilevato un errore di calcolo.
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Era nel frattempo giunta la sera, 10 sportello dal quale sarebbe arrivato il cibo do-
veva essere stato riparato (0 per 10 meno i rumori provenienti dan'esterno glielo
avevano fattopensare) ed in effetti, ana solita ora, l'anta si aprl ed una mana si-
lenziosa spinse all'interno il vassoio e ad attenderla c'era Zacaria. In un attimo la
porta si aprl, come gia era accaduto a mezzogiorno, rna questa volta a tirarla a se
fu Mallius in persona. II ragazzo ruzzolo come la prima volta, fissando atterrito
l'occupante della stanza.
"Vi prego signore, non puniterni, non e colpa mia, ve 10 giuro" disse coprendo-
si il volto con le rnani.
"Lo so, perche sono stato io ad aprire la porta" rispose semplicemente il mate-
matico. "Ora voglio che tu mi dica chi ha ricopiato le mie formule" gli intimo con
durezza.
II ragazzo 10 guardo di nuovo con due occhi grandi e scuri, due perle nere che luc-
cicavano in un limpido mare.
"Sono stato io" e parlo con una voce dolce, quasi femminile, che colpi profon-
damenteZacaria.
(CTu? Non ci credo! Se sei stato veramente tu, per quale ragione questa calcolo sa-
rebbe sbagliato?" gli chiese sicuro di metterlo in croce. II ragazzo si levo in piedi,
tiro su con il naso, prese in mana il foglio e con grande semplicita spiego all'uo-
mo esattamente quello che non andava. Zacaria Mallius impallidl e per la prima vol-
ta osservo quello scricciolo d'uorno in modo diverso, non soltanto perche aveva tro-
vato un errore nei suoi calcoli, rna perche nel correggerlo gli aveva fatto intravedere
una strada di sviluppo della sua teoria totalmente diversa da quella che fino ad
allora aveva seguito, una via che meritava d' essere percorsa.
"Siediti" gli disse e, avvicinataun'altra sedia al tavolo, prese a spiegargli quel
che stava facendo. Dopo mezz'ora gli comunico chepoteva andarsene, rna di tor-
nare l'indomani senza dir nulla a nessuno delloro incontro. Non gli importava che
10 avesse capito nelle sue spiegazioni, gli interessava soltanto che 10 stesse a sen-
tire. II ragazzo, che si era limitato ad ascoltare quel che il matematico gli stava di-
cendo, non rispose ed user dalla stanza, rna il giorno dopo torno al tacito appun-
tamento ed ascolto le proposizioni che Zacaria Mallius gli sottoponeva; 10 fece
quel giorno ed il giorno dopo ed il giorno dopo ancora. Passarono gli anni ed or-
mai per Zacaria quel momenta era diventato il culmine della giornata, l'istante nel
quale avrebbe mostrato i passi avanti che aveva fatto 0 motivato i ripensamenti
ed i cambiamenti che aveva dovuto intraprendere 0 semplicemente avrebbe espo-
sto le sue riflessioni.
Fu dunque una dolorosa sorpresa quando una sera, lasciata socchiusa la por-
ta come d'abitudine per l'ingresso del ragazzo, ormai fattosi uomo, quello non
giunse. E non venne neppure nei giorni seguenti, sostituito da un altro servito-
reo E con il passare del tempo la porta venne nuovamente rinchiusa ed il cibo
passato solo attraverso l' anta che serviva allo scopo. Zacaria Mallius non pote-
va soffrire, non doveva soffrire, troppo alto era 10 scopo che si era dato, anche se
I'assenza del serale ascoltatore gli pesava. Cost, esattarnente come aveva fatto
con la donna dai capelli neri che 10 aveva invano aspettato nella sala dalle co-
lonne ioniche molti decenni prima, decise di dimenticarsi del ragazzo che si-
lenziosamente 10 aveva a lungo visitato.
Passarono gli anni e per Zacaria la vita ripresea scorrere regolata dalle ferree leg-
gi della torre. Cio nonostante, ogni tanto, avvicinandosi il momenta della cena, si
accorgeva di tendere piu del necessario I'orecchio nella speranza di sentir risuo-
nare di nuovo sui pavimenti di pietra della torre il passo di quel giovane uomo. E
fu proprio in occasione di uno di quei momenti che percept delle voci provenire
dal corridoio. Incuriosito da quella stranezza, avvicino l' orecchio all'uscio e pote
udire distintamente due servitori che discorrevano a bassa voce, convinti di non
essere ascoltati.
"Hai vistoi Uno che serviva un tempo come noi e entrato infine tra gli ospiti
della torre" diceva uno all' altro.
"Chi era? Ah, ho capito. Lo ricordo bene, aveva due occhi che ti inchiodavano
quando ti guardava. Era entrato a servire ch' era un ragazzino. Pensa che si rae-
conta che si fermasse ad ascoltare quello della stanza 31416 e che 11 abbia scoper-
to la sua passione per la matematica" rispondeva I'altro.
"Veramentei Poveraccio, che brutta fine.Chiuso per sempre in questa sepolcro.
Diverra anche lui come tutti gli altri! E dove sta?" ribatte l' altro.
"Nella 27183 che si eliberata da poco" e dopo questa frase non pote piu udire nien-
t' altro perche i due uomini si allontanarono.
Zacaria Mallius avrebbe dovuto essere orgoglioso di se stesso perche, non c'era
dubbio.I'uomo del quale parlavano era proprio il ragazzo che per tanti anni 10
aveva ascoltato e che ora, anche grazie ai suoi insegnamenti, non solo aveva deci-
so di studiare la maternatica, rna era stato ritenuto degno dell'onore di entrare
nella torre d'avorio, Eppure non 10 era, neppure un poco. Cosa volevano dire quei
due dicendo che aveva fatto una brutta fine? In che senso sarebbe diventato come
gli altri? Una facile risposta era quella di dire che sarebbe diventato un matema-
tico di prima grandezza come tutti quelli che si trovavano nella torre, rna Zacaria
aveva sentito nella loro voce un to no di biasimo e di dispiacere. Forse che lui non
era un uomo degno di ogni rispetto? Forse che non aveva sacrificato tutto per la
sua gente, per degli studi che sarebbero serviti immensamente all'Impero, come gli
avevano detto prima di accompagnarlo nella torre? Per la prima volta gli occhi
tristi di una donna dai neri capelli emersero dalla sua memoria e 10 fissarono con
rammarico misto a dolcezza. Cerco di scacciarli, rna ad essi si sostituirono quelli
limpidi di un giovincello che aveva avuto la sventura di rovesciare un vassoio nel-
la sua stanza e gli venne in mente iltermine sventura e non fortuna, come sareb-
be accaduto qualche tempo prima. 'Che disastro' si disse, 'ho condotto un'altra ani-
ma a morire in questa torre inseguendo un sogno che a nessuno interessa' e, seduto
con la testa fra Ie mani, si mise a piangere amaramente. Fu un numero, 27183, che
10 scosse. Ma certo, era ancora in tempo per salvarlo! Non doveva far altro che tro-
varlo e convincerlo ad abbandonare il compito che gli era stato affidato.
La porta della sua cella si apri docilmente e per la prima volta da quando era
entrato in quelluogo Zacaria si ritrovo in corridoio. Sull'uscio, ormai alle sue spal-
le, una targa con sovra scritto 31416 ricordava a tutti il numero della stanza. Fat-
ti pochi passi in salita, il corridoio era infatti leggermente pendente, noto che la cel-
la successiva riportava il numero 31417, doveva quindi andare nella direzione op-
posta. La torre aveva uno sviluppo elicoidale e per arrivare alla 27183 calcolo che
avrebbe dovuto percorrere un considerevole cammino, manulla 10 spaventava vi-
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sto che ora il suo scopo era quello di salvare una persona. Cammino per tutta la not-
te senza mai fermarsi e senza incontrare nessuno per quel monotono corridoio. Le
porte si succedevano tutte uguali se non per il numero che progressivamente di-
minuiva. 'Nascondevano tutte stanze occupate da qualcuno 0 alcune erano vuote
o dedicate alla servitui' si chiese approfittando di una pausa per rifiatare, ma su-
bito scaccio l'interrogativo e riprese il cammino. Pinalmente, quando i piedi co-
minciavano a dolergli ed i primi accenni di crampi 10perseguitavano, si ritrovo di
fronte alla cella 27183. II cuore batteva tanto forte che sembrava volesse uscire dal
petto. Chi avrebbe trovato dietro quella porta? II ragazzo disposto ad ascoltarlo
come tanti anni prima 0 un uomo reso schiavo di una missione che 10 aveva to-
talmente assorbito? Non poteva saperlo se non spingendo l'uscio, e cost fece.
II battente ruoto lentamente sui cardini e Zacaria Mallius entro in una stanza
che non aveva nulla ache vedere con la sua: da una vetrata, che ricopriva l'intera
parete rivolta all' esterno, il cerchio del sole, seppur basso sull'orizzonte, proietta-
va i suoi caldi raggi. Zacaria a causa della luce diretta dovette riparare gli occhi
con una mana per riuscire a vedere e solo allora si rese conto che una figura, in con-
troluce, era in piedi davanti alla vetrata. Stava guardando fuori, forse ammirata
dallo spettacolo del sorgere del nostro astro.
"Zacaria, sii il benvenuto" gli disse senza voltarsi. "Vieni avanti per goderti que-
sto miracolo!" e a quell'invito Zacaria Mallius avanzo sapendo chi gli stava parlando.
Aveva riconosciuto infatti subito la voce di quel ragazzo che tanti anni prima era
entrato nella sua stanza. II sole si era ormai levato al di sopra della linea dell'oriz-
zonte e illuminava la citta che si stendeva ai piedi della torre. Dovevano essere
mo1to in alto perche si riusciva ad avvertire la rotondita del pianeta. Mallius era,
per la prima volta da tempo, confuso, rna riusci comunque a parlare:
"Devi andartene da qui. Non ridurti come me, rinuncia all'incarico che ti e sta-
to affidato finche sei in tempo. L'Impero..."
L'uomo si volse verso di lui sorridendo.
"Caro Zacaria.I'Impero non esiste piu da diversi anni. Si esgretolato sotto il suo
stesso peso quando genti nuove sono penetrate nei suoi confini" gli disse senza
muoversi. Mallius non riusciva a credere a quelle parole.
"Siediti, ti prego e ti spieghero tutto" e, fatto accomodare Zacaria, gli racconto quel-
10 che era successo in quegli anni, delle battaglie che erano state combattute spar-
gendo fiumi di sangue, di come alla fine le frontiere fossero state travolte e la ca-
pitale stessa fosse stata saccheggiata e di come infine le nuove genti si fossero con
il tempo fuse con le vecchie prendendo il meglio delle une e delle altre.
"Sai, in questa torre ci sono gia stato. No, non solo quando venivo ad ascoltarti,
rna molto tempo dopo quando venni incaricato di dimostrare se una certa con-
gettura fosse vera 0 falsa. Ci riuscii tra 10 stupore generale in pochi giorni e di-
venni tanto famoso nel mondo conosciuto da salire rapidamente ai vertici del con-
sesso dei matematici finche non divenni il responsabile della torre d' avorio. La
sa1vai dal crollo della civilta che l'aveva vo1uta, facendo in modo che nessuno de-
gli occupanti si accorgesse di quel che stava avvenendo fuori fino a quando il mon-
do non avesse trovato un nuovo equilibrio" spiego con semplicita,
"Ed e in questa stanza dove vivi?" chiese con esitazione Zacaria.
"No, io non abito in questa edificio" rispose senza esitazioni il suo interlocutore.
la d'avorio

"Ma come, io ho sentito..." disse Zacaria balbettando, rna l'uomo 10 interruppe:


"Tu hai sentito quello che io volevoche tu sentissi. Ho ordinato io ai quei due in-
servienti di parlare vicino alIa tua porta ben sapendo che avresti potuto origliare.
La sera di ieri era gia la terza nella quale ripetevano quei discorsi. Vedi Zacaria, vo-
levo sapere se tu avresti avuto il coraggio di abbandonare la tua cella, la tua casa,
per venire da me ed ho avuto la risposta che cercavo,"
Zacaria si alzo per rimettersi subito a sedere.Non sapeva ne cosa dire, ne cosa
fare.
"Fuori dalla torre il mondo emolto cambiato, tante certezze sono svanite, la lin-
gua che univa i popoli sta scomparendo ed il futuro appare piu incerto e proprio
per questa la gente ha bisogno di te, dei matematici che l'Impero, nella sua pom-
posa cecita, ha finito per rinchiudere in questa torre. Problemi nuovi e stimolan-
ti non aspettano che le vostre intelligenze se solo avrete il coraggio di uscire da
questa luogo protetto" concluse affacciandosi nuovamente verso I' esterno. Zacaria
10 aveva ascoltato silenzioso, come aveva fatto il suo interlocutore quando lui gli par-
lava delle sue teorie.
"Quello che mi hai dettomi ha molto rattristato. Tutto cio che conoscevo ed in
cui credevo non esiste pin. Una vita di dedizione e lavoro completamente spreca-
tao Come posso esserti d'aiutoi" gli disse con una profonda tristezza nel cuore
mentre il suo pensiero andava al passato. Curiosamente, non erano pero i viali or-
nati da templi bianchi come l'avorio 0 le statue colossali di divinita 0 la baldanza
dei legionari che si percuotevano 10 scudo con il gladio ad apparirgli nitidamen-
te, rna una donna sola in mezzo ad una stanza che, muta, gli ricordavaquanto lui
avrebbe potuto essere felice se I'avesse scelta. E la disperazione si impadronl del suo
animo perche gli parve allora che con il suo mondo lui stesso era andato perduto.
L'uomo che gli era accanto, comprese il suo stato, gli si pose davanti e gli ap-
poggio le mani sulle spalle.
"Zacaria, guardami, ti prego, non tutto eperduto" gli disse con voce calma e se-
rena. "Credevi nella Matematica e nelle sue potenzialita ed implicitamente crede-
vi quindi nell'uomo, nella sua capacita di.migliorare il mondo. Ebbene tutto que-
sto c'e ancora. E scomparsa un'istituzione che tutti, sbagliando, pensavano im-
mortale, rna solo il nostro spirito 10 e. D'altra parte, anche questa torre non e sta-
ta concepita nella forma attuale. Fu SI edificata per raccogliere le migliori menti ma-
tematiche del mondo conosciuto, rna era completamente ricoperta di vetrate co-
me questa, che permettessero alIa luce del mondo esterno di entrare e riflettesse-
ro su di esso scintillanti fantasie, quasi a significare come la Matematica sia aper-
ta aIle sollecitazioni del mondo e restituisca a quello meravigliose costruzioni.
Non vi erano limiti d'accesso e chiunque 10 desiderasse poteva entrare nell'edifi-
cia e chiedere di discutere i suoi problemi. Con il passare degli anni ed il divenire
sempre piu incerto della situazione i vari Imperatori decisero di fortificare la tor-
re, impedendo illibero accesso, e di ricoprirne la superficie esterna con la pietra
color avorio per renderla meno appariscente ed invitante per le razzie di quelli
che chiamavamo barbari. In questa modo pero ne decretarono I'isolamento. I pro-
blemi affrontati dai suoi occupanti, seppur stimolanti e di primissimo piano nello-
ro settore, venivano avvertiti come alieni dalla gente comune e dopo neppure un
secolo, persino nella citta dove la torre sorge, si era perso il senso vero di questa
matemance e 2008

monumento" spiego l'uomo guardando le lora immagini riflesse nella vetrata ver-
so la qua1e si erano ora voltati.
"Aiutarni a riportare la torre al suo compito originario, questa ti chiedo. Conta-
gia con l'entusiasmo che dimostrasti a me da giovane pili persone possibili all'in-
terno ed all' esterno della torre. Te la senti di lasciar germogliare i numeri che hai
nel cuore e di lasciarli fiorire in modo che la gente ritrovi la bellezza per la mate-
matica e non 1aveda come uri'inutile torre volta asfidare il cieloi" chiese a Zaca-
ria con quella stessa dolcezza che aveva da ragazzino.
Zacaria non rispose subito. Abbandonare la sua cella, il suo mondo con un solo
problema.Ia sua lavagna con i gessi sempre presenti per gettarsi in un mondo che
nel frattempo era completamente mutato? Pura follia avrebbe risposto solo il gior-
no prima, rna non oggi. Ed anche la donna dai capelli corvini parve per un attimo
sorridergli nella mente ed incitarlo ad andare, senza rernore, perche sapeva che
c'era in lui un amore pili forte di quello che puo legare un uomo ed una donna.
"Vedo che l'Impero, 0 comunque tu 10voglia chiamare, ha di nuovo bisogno di
me e mi ha posta un nuovo problema. Accetto! Quando si cominciai" domando
ed i due uomini si strinsero in un abbraccio fraterno illuminati dal sole ormai
alto nel cielo,"

Gastald non aveva sollevato neppure per un secondo gli occhi dalla Gazette tan-
to il racconto 10aveva preso e solo allora si accorse che due persone 10stavano si-
lenziosamente fissando a pochi passi da lui. Si trattava di Louise e Fabrius che era-
no arrivati da qualche minuto e non avevano voluto disturbarlo. Si alzo di scatto
per la sorpresa, finendo per rovesciare la sedia dove era seduto, felice che i suoi
due amici fossero It,
"Vedo che il racconto vi ha catturato" disse Fabrius risollevando la seggiola da
terra.
"Di cosa state parlandoi" domando incuriosita Louise ed il dottore Ie porse la Ga-
zette. "L'ho letto anch'io e devo dirvi che mi ha lasciataun poco meravigliata per-
che...", rna Fabrius 1ainterruppe.
"Perrni tutti! Scusatemi signorina se intervengo, rna propongo a voi ed al dottore
di discutere della novella e di quel che avete pensato leggendola, mentre andiamo
al mare, alla moda dei peripatetici, 0 finiremo per far troppo tardi" esclamo ri-
dendo e gli altri due, scambiatisi con gli occhi un sorriso, risposero all'unisono:
cc.Agli ordini, mon capitainl" emai passeggiata si dimostro pili animata ed inte-
ressante di quella.
Introduzione

Matematici, perche?

Nel film Signorina Effe di Wilma Labate, uscito nelle sale agli inizi .deI2008,la pro-
tagonista, interpretata da Valeria Solarino, euna studentessa di matematica che si
staIaureando al Politecnico di Torino. Sono gli anni Ottanta, gli anni della marcia
dei 40.000, impiegati e dirigenti della FIAT, che si oppongono allungo sciopero
degli operai. Sara la sconfitta dei sindacati dei metalmeccanici alla FIAT, malgra-
do la famosa visita di Enrico Berlinguer, allora segretario del Partito Comunista Ita-
liano. Una ragazza colta, pienadi interessi, sensibile la protagonista, che vuole
cambiare il mondo in cui vive. Hanno pensato gli sceneggiatori che doveva esse-
re una studentessa di matematica. Giustamente, verrebbe da dire.
Stessa scelta era stata fatta anni fa, nel 2003, in un altro film La meglio gioventu
di Marco Tullio Giordana, per una delle protagoniste del film, una ragazza piena
di entusiasmo, piena di vita, che corre a Firenze a dare una mana dopo la grande al-
luvione del 1966.Studentessa di matematica, appassionata di musica, idealista, de-
siderosa di cambiare. Che poi delusa finira con il diventare una brigatista rossa.
Delle scelte di vita in cui il primo pensiero non ecerto quello di ottenere dei ri-
sultati economici e dei privilegi, rna piuttosto di correre dietro a una passione, a un
entusiasmo che domina su tutto.
Se mi econsentito un piccolo ricordo personale, quando nel1981 partecipai al-
Ia grande rassegna di cinema dell'Estate Romana nell'area archeologica di Massenzio
con il mio breve film Bolle di sapone, non c'era molta gente a vederlo. E qualche gior-
no dopo ebbi dei garbati, rna fermi rimproveri da colleghi che mi dissero che un
matematico, un profess ore universitario non partecipa a cose del genere!
Certo i tempi sono cambiati, sono passati 27 anni da allora. Nel bene e nel ma-
le. Si parla molto di pili di matematici e di matematica ai giorni nostri, non sem-
pre a proposito, molte volte a sproposito. Lo spettacolo sta alle volte prendendo il
sopravvento su tutto.
Introduzione

Questi volumi sono iniziati con la grande ambizione di dire una parola impor-
tante sui rapporti tra la matematica e la cultura, e nello stesso tempo essere dei li-
bri interessanti e divertenti da leggere.
Credo che ci siamo riusciti. Grazie all'aiuto di tanti.

Tra i quali quello di Fausto Saleri al cui ricordo questa volume ededicato.
E sempre a lui ededicato il breve film in DVD reaIizzato durante il convegno
del 2007 che si pub richiedere alla seguente email: emmer@mat.uniromal.it.
Se sara possibile, con il ricavato vorremmo istituire una borsa di studio a lui de-
dicata.

MICHELE EMMER
Indice

matematica e letteratura
L'ultimo Teorema di Fermat. Mettere in scena la matematica
Simon Singh. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

matematica e culture
I Quipu e la geometria dello spazio sacro presso gli Inca
Giulio Magli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
L'infinito attraverso i1 gioco dei numeri:
geometria e numeri nel giardino islamico
NausikaaMandana Rahmati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19

vite di matematici
L'autobiografia riluttante di G.H. Hardy
Marco Abate. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
Suggestioni di Archimede nella poesia latina
e nelle ricerche scientifiche moderne
Mario Geymonat. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
II re dello spazio infinito
Siobhan Roberts. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61

matematica e arte
II mio lavoro, Ie ragioni del materiale
EmanuelaFiorelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 83
Laboratorio di idee in movimento.
Sculture vive di Santiago Calatrava
Antonino Saggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . 97
II Mazzocchio da Paolo Uccello a Lucio Saffaro
Michele Emmer. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111
Lo studiolo virtuale di Urbino
Roberto Mantovani, Francesco Serafini. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 127

matematica e apptlcazlonl
Mettete gli stivali: arriva l'acqua alta
Elio Canestrelli .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 141
Aritmetica per la Costituzione: la ripartizione dei seggi al Senato
Marco Li Calzi -. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 151
Modelli matematici in azione: il caso di una banca centrale
Stefano Siviero, Daniele Terlizzese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 163
Sistemi a particelle
GianMarco Todesco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 179

matematica e cinema
Dall'Astrattismo all'astratto
Carlo Montanaro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193
A proposito della genesi del film La lettre scellee du soldat Doblin
e di alcuni casi non quantificabili
[urgen Ellinghaus 0. . . . . . . . . . . . . . . . 199

matematica, estetica e poesia


Alcune osservazioni intorno all'estetica,
10 stile e la visibilita nella matematica
Nathalie Sinclair, David Pimm . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 213
Matematica e poesia
Paolo Maroscia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . •. . . . . . . . . . . . . . . . . . . 227

matematica e investigazione
Crimini e misfatti matematici
Michele Emmer. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 245
La storia di Arne Beurling
Kjell-Ove Widman, Bengt Beckman. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 261
Matematica e romanzi gialli
Catherine Shaw. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 269

matematica e spazio
La forma dello spazio: imparare facendo
Jeff Weeks . .. . .. . ... .. . . .. . . .... . .... . . .. . . . .. .. . . . . . . . . . . . . . . . 279
Architettura e Cosmologia: percezioni del cielo sulla terra
DanielaBertol . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 285

matematica e simboli
I segni della matematica: le origini della moderna simbologia
Maria Linda Falcidieno, Saverio Giulini, Massimo Malagugini. . . . . . . . 297

matematica e bolle di sapone


Bolle di sapone: un lungo viaggio
Michele Emmer. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 317
Bubble Shadows (Ombre di Bolle)
BradMiller. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 323

omaggio a Hugo Pratt


Venezia nei luoghi diHugo Pratt
LucianoMenetto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 335
matematica e letteratura

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MYt
L'ultimo Teorema di Fermat.
Mettere in scena la matematica

SIMON SINGH

Nel1995 il Professor Andrew Wiles della Princeton University e finalmente ri-


uscito a dimostrare l'ultimo Teorema di Fermat. Tutta la stampa popolare l'aveva con-
siderata la dimostrazione del secolo, in grado di risolvere il pili famigerato proble-
ma della storia della matematica. II Dipartimento scientifico della BBC a Londra
produce regolarmente una serie di documentari scientifici intitolata Horizon. In
essa vengono affrontati argomenti che spaziano dall'ambiente alla medicina, dal-
I'evoluzione all)astronomia, rna raramente vengono trattate questioni come la ma-
tematica. Alla fine, pero.anche la matematica ha avuto la sua storia da raccontare.
Ne11996) assieme a John Lynch, un direttore di produzione della BBC, ho diretto
e prodotto un documentario sulla dimostrazione di Andrew Wiles dell'ultimo Teo-
rema di Fermat. Ha ottenuto 1,8 milioni di telespettatori alla prima messa in onda
e da allora estato trasmesso in tutto il mondo, Stati Uniti compresi, dove estato in-
cluso nella serie NOVA della PBScon il titolo di The Proof-La dimostrazione. Inol-
tre, il documentario ha vinto un premio BAFTA come miglior documentario del-
l'anno del Regno Unito e ha ricevuto una candidatura al premio americano Emmy.
Una delle parti pili importanti, che da sola giustifica parzialmente il successo
del documentario, ela sequenza iniziale. In questa breve intervento esaminero l'a-
pertura del documentario e cerchero di illustrare i processi mentali che l'hanno ispi-
rata e Ie modalita in cui e stata realizzata.

La sequenza iniziale

Dopo i titoli di testa diHorizon ela sigla musicale.il programma si apre con Ie im-
magini di diverse sagome scure all'interno di una stanza misteriosa, mentre Andrew
Wilesspiega che la ricerca matematica emolto simile all)esplorazione di una casa buia.
Questa sequenza eseguita dalle immagini di Andrew Wiles che lavora alla sua scri-
vania, mentre la sua voce in sottofondo illustra il momenta decisivo, quandoha im-
provvisamente compreso di essere giunto alla dimostrazione dell'ultimo Teore-
rna di Fermat. Infine, Wiles parla direttamente alla macchina da presa e completa
la narrazione della sua scoperta matematica. II racconto di come egiunto alIa sco-
perta ecost emozionante che il professore ha un momenta di esitazione, non e in
grado di proseguire e si scosta dall'inquadratura,
Questa sequenza iniziale ha una durata di 2 minuti e 20 secondi.
matematica e cl!ltltra 2008

Le ricerche prima delle riprese

Prima di procedere alle riprese, abbiamo dedicato tre mesi alle ricerche sulla
storia dell'ultimo Teorema di Fermat e all'analisi dei fatti che hanno portato alla
dimostrazione di Wiles. Ci sono stati colloqui con molti matematici impegnati in
quest'area di ricerca ed e stato raccolto molto materiale sulla questione, dallibro
"I'ultimo problema" di E.T. Bell a notizie recenti apparse sulla stampa.
In sostanza, nel diciassettesimo secolo, il matematico Pierre de Fermat sosten-
ne di avere trovato la dimostrazione del fatto che una particolare equazione non
ha soluzioni intere. Egli non la scrisse, rna si limito a lasciare una provocante no-
ta a margine, nella quale diceva di disporre di tale dimostrazione. Tre secoli dopo,
nessuno aveva ancora riscoperto la dimostrazione di Fermat e la cornunita mate-
matica aveva perso le speranze di riuscire a trovarla; rna all'eta di dieci anni, An-
drew Wiles si impose l'obiettivo di riscoprire ladimostrazione di Fermat. Nel1986,
quando era gia profess ore a Princeton, si rese conto di poter essere in grado di di-
mostrare l'ultimo Teorema di Fermat affrontando un problema noto come Con-
gettura di Taniyama-Shimura. Ci sono voluti sette anni di lavoro in gran segreto per
completare la dimostrazione rna si accorse di aver commesso un errore. La fama
e la gloria internazionale si trasformarono improvvisamente in un'umiliazione
pubblica. Per fortuna, nel1995 riusci a sistemare la sua dimostrazione e, alla fine,
riusci a espugnare I'ultimo Teorema di Fermat.
Prima di procedere alle riprese, avevamo definito una bozza dell'intero pro-
gramma, sulla base delle nostre ricerche. Oggi mi edifficile ricordare i contenuti
e la forma di quella bozza, poiche dopo le riprese fu subito gettata via.All'inizio del-
le procedure di post produzione, non importava pili cosa speravamo 0 ci aspetta-
vamo che dicessero gli intervistati; quello che contava era piuttosto cia che essi
avevano effettivamente detto davanti alla macchina da presa. In altre parole, i1 do-
cumentario e stato completamente reinventato durante le sei settimane di post
produzione effettuate sulla base del materiale a nostra disposizione.

La storia della villa al buio

La sequenza iniziale del film aveva una funzione cruciale, perche entro i primi
minuti gli spettatori decidono se hanno intenzione di guardare l'intero program-
rna 0 cambiare canale. L'apertura era doppiamente importante perche si trattava
di un programma sulla maternatica, e di per se non eun argomento che crea inte-
resse spontaneo nella maggior parte degli spettatori.
Nel corso delle nostre interviste, Wiles aveva cercato di darci un'idea di cosa vo-
lesse dire essere un matematico:

Entri nella prima stanza della villa e la trovi completamente buia. Per cui in-
ciampi improvvisamente nella mobilia, rna pian piano finisci per imparare dove
si trovano gli oggetti. Infine, dopo circa sei mesi,scopri dove si trova l'interrut-
tore della luce, 10 accendi e improvvisamente si illumina tutto. E puoi vedere esat-
tamente dove ti trovi. Quindi ti sposti nella stanza seguente e passi altri sei me-
si al buio. Pertanto, ognuna di tali scoperte (anche se alle volte esse sono tempo-
ranee, potendo durare un giorno 0 due) non enient'altro che il risultato - e non
potrebbe esistere senza - di molti mesi di vita difficile al buio che la precede.

Ci sembrava questa il modo ideale per aprire il documentario, poiche rendeva


il senso generale di una ricerca senza concentrarsi sul tipo di equazioni e imma-
gini che avrebbero potuto scoraggiare i potenziali spettatori. Questa apertura era
anche un tentativo di proporre i matematici come degli esploratori che si avven-
turano in un territorio sconosciuto, scoprendo nuove idee nelle regioni inesplorate
dell'universo matematico.
II tipo di immagini utilizzate in questa sequenza (ombre e sagome scure) si e
rivelato utile anche nel resto del documentario, dove l'abbiamo usato per indica-
re i periodi della ricerca di Wiles in cui il matematico si etrovato a inciampare nel
buio intellettuale, nel tentativo di trovare una nuova intuizione.

"11 momenta pili importante della mia vita professionale"

La sequenza della residenza al buio si conclude con uno stacco su una scena che
mostra Wiles allavoro alla sua scrivania. Si tratta di una scrivania caotica con pile
di documenti suI punto di rovesciarsi. Sullo sfondo, la vocedi Wiles ci racconta:

All'inizio di settembre ero seduto qui alla mia scrivania, quando all'improvviso,
in maniera totalmente inaspettata, ho avuto questa incredibile rivelazione.

Quindi passiamo alle immagini di Wiles che parla alla macchina da presa. La
frase che sta pronunciando suscita in lui una tale emozione che non gli consente
di concluderla:

Estato il momenta - il momenta pili importante della mia vita professionale. Nul-
la che saro ancora in grado di fare potra... Scusatemi.

II motivo della sua reazione sta nel fatto che, mentre pronunciava queste paro-
le,Wiles si trovava seduto alla scrivania sulla quale aveva lavorato per risolvere un
problema che l'aveva ossessionato per decenni, rammentando il momenta in cui
aveva finalmente realizzato il suo sogno, ottenendo la dimostrazione dell'ultimo
Teorema di Fermat. In ogni caso, e davvero notevole che Wiles abbia mostrato
tantaemozione, dato che di solito e uno studioso piuttosto riservato, e in quel-
l'occasione si trovava davanti a una macchina da presa, circondato da circa mez-
za dozzina di persone, compresi l'assistente di produzione, il fonico e il tecnico lu-
ci. Dunque, per quale ragione Wiles si e dimostrato COS1 emotivo in una situa-
zione del genere?
Innanzitutto, a quel punto delle riprese l'intera squadra aveva trascorso quasi
cinque giorni con Wiles. Ogni mattina venivano realizzate delle riprese di lui e nel
pomeriggio si svolgevano Ie registrazioni delle interviste. Si pote quindi rendere
conto che eravamo interessati a lui e alla sua storia e, durante le pause per il caffe
maternatica e cultura 2008

o per il pranzo, i membri della troupe gli facevano delle domande generiche, per
esempio sulle sue ricerche attuali 0 su come era stato capace di mantenere segre-
to il suo lavoro per cost tanti annie
Questo livello di comprensione umana estato indispensabile per permettere al
nostro cameraman, Joe Vitagliano, di catturare il momento dell' esitazione di Wi-
les. Prima dell'intervista avevamo probabilmente concordato di realizzare una ri-
presa abbastanza standard di Wiles dal busto in su, rna Joe ha percepito che illi-
vello emotivo stava crescendo e che la scena avrebbe avuto un maggiore impatto
se la ripresa si fosse concentrata solo sul viso di Wiles.Di solito, pero, 10 zoom euna
tecnica che non viene utilizzata nei film, poiche non rientra tra le modalita in cui
gli umani vedono le cose - se sposto la mia visione dal muro intero all'orologio ap-
peso al muro, non sto facendo uno zoom sull' orologio, rna piuttosto faccio un sal-
to (0 uno stacco) dal muro intero all'orologio. Sfortunatamente, in questa caso,
l'unica possibilita di cui Joe disponeva era zoomare su Wiles mentre parlava, rna
e riuscito a farlo in maniera cosi.impercettibile da non dare l'impressione ana
maggioranza degli spettatori che una zoomata era effettivamente in corso. In-
nanzitutto, ha cominciato 10 zoom durante una pausa tra le parole di Wiles; poi
la zoomata eproseguita molto lentamente; infine, l'operatore ha fermato 10 zoom
durante un'altra pausa e prima che Wiles fosse sopraffatto dall'emozione.

Un'immagine vale mille parole

Poco tempo dopo la produzione di questa film con John Lynch, ho scritto un li-
bro sul tema dell'ultimo Teorema di Fermat. Sono certamente molto orgoglioso
del mio libro, rna mi e stato impossibile comunicare nei miei scritti l'emozione
trasmessa nella sequenza di apertura di questa documentario. Spesso si dice che
un'immagine vale mille parole, ma con 25 fotogrammi al secondo e con una durata
di 140 secondi, si puo dire che questa sequenza di apertura vale ben oltre un mi-
lione di parole. Sono infinitamente grato al professor Wiles e agli altri matemati-
ci che hanno contribuito in maniera cost eloquente al film e che ci hanno per-
messo di raccontare la loro storia.
matematica e culture
I Quipu e lageometria
dello spazio sacro presso gli Inca

GlULlO MAGLl

La civilta degli Inca

Spesso nella studio delle conoscenze delle antiche civilta ci si imbatte in un com-
plesso e affascinante problema. Ci si rende infatti conto che eimpossibile ,- oltre che
insensato - cercare di districare cio che noi intendiamo come "scienza", dal pensiero
religioso e simbolico da una parte, e dalle strutture e sovrastrutture che su esso fon-
davano il proprio potere, dall'altra [1].Questo,tuttavia, non significa affatto che gli an-
tichi affrontasseroi problemi in modo meno serio del nostro. r esempio piu nota esen-
za dubbio quello dei Maya:le lora conoscenze astronomiche non avevano infatti nul-
la da invidiare a quelle dei Greci (peresempio.Ia lora stima della durata del ciclo del-
le fasi lunari era pili accurata di quella di Tolomeo), rna 10 studio dei fenomeni cele-
sti era indissolubilmente legato alla religione e alla gestione del potere, tanto che spes-
so si afferma (sbagliando, ovviamente) che erano"astrologi e non astronomi" [2].Di
fatto, equindi necessario rinunciare ai nostri schemi mentali e tentare di immerger-
si nella mentalita di persone che avevano una visione della natura completamente
diversa dalla nostra. II caso in cui, forse, questa operazione ein assoluto la piu diffi-
cile,rna anche, proprio per questo, affascinante, equello degli Inca.
La storia della civilta nel continente sud-americano elunga e complessa [3] e
l'impero degli Inca costituisce soltanto l'ultimissima fase di questa storia mille-
naria. Le prime notizie certe sugli Inca risalgono infatti al1200 quando questa bel-
licosa tribu (di cui non sappiamo il nome, perche la denominazione "Inca" poi
adottata dagli Spagnoli era in realta solo l'appellativo del sovrano) originaria del-
l'altopiano di Cusco, nell' odierno Peru, comincio pian piano a estendere il pro-
prio territorio. Nell'arco di meno di due secoli illoro dominio arrive a costituire
un enorme impero, che comprendeva tutti iterritori dell'America sud-occiden-
tale, cheoggi si estendono dalla Colombia all'Argentina. Fu a questa impero che
le poche centinaia di Spagnoli del conquistatore Pizarro si trovarono davanti quan-
do misero piede in Peru nel1532. Anche se edifficile da credere, a meno di un an-
no di distanza il piu grande stato dell' America precolombiana non esisteva gia
pili, e iniziava una distruzione meticolosa esistematica della cultura, della reli-
gione e delle tradizioni degli Inca. Di conseguenza, la maggior parte delle nostre
matematica e culture 200 8

conoscenze sulla civilta Inca provengono da fonti indirette, spesso confuse 0 co-
munque "di parte": le cronache scritte in Spagnolo dopo la conquista. Tuttavia, na-
turalmente, degli Inca ci parlano innanzi tutto le loro stesse opere. Essi furono,
infatti, costruttori form idabili. Erano, per esempio, maestri nelle opere idrauliche
e di terrazzamento, che permettevano un'agricoltura efficiente e molto produtti-
va, e nella costruzione di strade, che attraversavano l'impero per migliaia di chi-
lometri seguendo due direttrici principali, una lungo la costa e una in quota (gli
animali da soma andini, i lama, non sono adatti al traino di carri, e per questa mo-
tivo le strade Inca erano percorse a piedi; non certo dunque, come qualcuno ha il
coraggio di scrivere ancora oggi, perche "non avevano inventato la ruota") .
Gli edifici in pietra venivano costruiti tramite l'incastro a secco (cioe senza malta
o altri leganti) di grossi, talvolta enormi blocchi di andesite (una pietra dura simile al
granito), secondo due modalita diverse, rna altrettanto perfezionate . Ne primo caso,
i blocchi venivano tagliati in parallelepipedi tutti uguali e disposti in corsi orizzon -
tali sovrapposti. Nell'altro caso, detto opera poligonale,i blocchi venivano tagliati in
bizzarre forme di poligoni irregolari, e poi incastrati perfettamente l'uno con l'altro.
Gli incastri, a dispetto della difficolta estrema nella loro realizzazione, venivano ese-
guiti con precisione maniacale e millimetrica, quasi sconcertante, come accade di ve-
dere, per esempio nelle grandi muraglie del Sacsahuaman, a Cusco (Fig. 1).

Fig. I. Mura poligonali Inca


sul Sacsahuaman, Cusco
(da Magli 2005)

Illivello di perfezione tecnica raggiunto dalle costruzioni andine trova pochis-


simi termini di paragone nella storia dell'architettura ed einteressante notare che
le costruzioni che pili si avvicinano a quelle Inca si trovano nel Centro Italia, do-
ve esistono magnifiche ed enigmatiche cinte murarie megalitiche (per esempio,
ad Alatri , Norba e Circei), la cui datazione - abitualmente attribuita all'eta roma-
na - e di fatto molto incerta (Fig. 2; per una introduzione completa alle costru-
zioni megalitiche del Centro Italia efr. [4]).
Lo stato Inca era detto Tahuantinsuyu 0 "Le Quattro Parti della Terra" ed era or-
ganizzato secondo un rigido schema centralizzato; in particolare, la burocrazia
statale teneva accuratamente conto della popolazione, registrando sesso, eta e con-
I Quipu e la ge ometria della spazi o sacro pre sso gli Inca

Fig. 2. Mura poligonali sul-


la fronte di nord-ovest del-
l' acropoli di Alatri (da Ma-
gli 2007)

dizione sociale di ogni elemento delle Ayllu, unita agricole autonome, che riunivano
gruppi di famiglie dediti alle stesse attivita e governate da un capo ereditario. La
lingua dello stato era il Quechua, parlato ancoraoggi inalcune zone rurali e del qua-
le si hanno dizionari di epoca coloniale. Il governo del paese era affidato a una ri-
gida gerarchia al cui vertice si trovavano le famiglie nobili, che risiedevano nella
capitale, Cusco. Le tasse venivano risco sse sotto forma di prodotti 0 di lavoro ob-
bligatorio nelle imprese statali, e gli archivi centrali registravano quindi metico-
losamente anche entrate, raccolti e prestazioni di lavoro. Il metodo di registrazio-
ne dei dati degli Inca era chiamato Quipu (Fig. 3).

··...
t' 0 0

: • • 'I
eo •
. 0
~ 0 I) 0 Fig. 3. Un funzionario statale addetto alle
registrazioni sui Quipus dalla Cronica di
Poma de Ayala. In basso a sinistra e raffi-
gurato un abaco 0 yupana
matenlatica e culture, 2008

Un Quipu e all'apparenza un oggetto semplice: si tratta infatti di un fascio di


cordicelle disposte "ad albero" e legate a una corda primaria, sulle quali sono pre-
senti dei nodi. Se 10 si guarda con attenzione, tuttavia, ci si rende conto che le cor-
dicelle (che possono essere anche centinaia) hanno lunghezze, dimensioni e colori
differenti e portano nodi realizzati in molti modi diversi. Purtroppo, la nostra co-
noscenza dei Quipu eestremamente lacunosa. Essi infatti vennero sistematica-
mente distrutti dai conquistatori, tanto che oggi ne rimangono solo alcune centi-
naia; tuttavia, e certo che la quantita di informazioni che era possibile registrare
in un Quipu era vastissima. Innanzi tutto era possibile registrare numeri, su base
decimale, che corrispondevano ai nodi: un nodo a 8, per esempio, indicava una
singola unita, un nodo lungo le unita da 2 a 9, e gruppi di nodi indicavano sue-
cessivamente decine, centinaia eCCe (questi Quipu "numerici" potevano, dunque, es-
sere letti rapidamente scorrendoli con le mani). I Quipu venivano poi utilizzati,
assieme alle cosiddette yupana (abachi 0 pallottolieri), come supporto per compiere
operazioni algebriche, incluse, per esempio le divisioni in frazioni semplici [5]. In
definitiva, dunque, si trattava di un sistema per registrare dati numerici assoluta-
mente equivalente a qualunque altro. InoItre, moIte"funzioni accessorie"rendevano
i Quipu vicini a un vero e proprio sistema di scrittura, perche l'utilizzo di nodi e
colori diversi permetteva di associare concetti ai numeri (per esempio, cordelIa
rossa = numero dei lama in un villaggio). In ogni caso, si esempre affermato, fin
dalle cronache scritte poco dopo la conquista, che gli Inca non ebbero mai una
vera e propria forma di scrittura. La cosa risulta naturalmente difficile da crede-
re, ed esistono dei documenti ritrovati e pubblicati di recente (i ManoscrittiMic-
cinelli, redatti dal gesuita meticcio BIasValera e da altri confratelli nel periodo im-
mediatamente successivoalla conquista), che testimoniano dell'esistenza di una for-
ma di scrittura di tipo sillabico, basata su una combinazione di Quipu e di imma-
gini intessute con essi [6].

Tempo, spazio e astronomia presso gli Inca

La concezione del tempo nell' America precolombiana era profondamente di-


versa dalla nostra. Per noi il tempo "scorre uguale a se stesso", in un procedere "li-
neare" e monotono. Noi abbiamo, infatti, la divisione del tempo in secondi e minuti
(sessanta), ore (ventiquattro), giorni (sette), mesi (dodici) e anni, maquesti ulti-
mi sono "senza fine", al 2007 segue il 2008, al 2008 il 2009 ecc. Invece, per i Maya,
per esempio, anche gli "anni" erano in numero finito; raggiunto questo, termina-
va una lunghissima "eta" (equivalente a 5125 anni solari) e si ricominciava a con-
tare. Spesso si dice dunque che il tempo pre-colombiano era ciclico; io preferisco
la parola "ricorsivo" perche ovviamente non eil tempo a ripetersi, masolo il mo-
do in cui viene misurato. Eopportuno notare a questa proposito che, anche se non
c'e dubbio sul fatto che queste ricorrenze fossero pensate come una sorta di «Eta
del Mondo", non emai stato dimostrato che il termine di un periodo dovesse, nel-
l'immaginario dei Maya,corrispondere al verificarsi di immani cataclismi naturali,
come invece vorrebbe chi sostiene le cost dette catastrofiche "profezie" per il2012,
anna in cui l'attuale "Eta" Maya avra termine.
E probabile che gli Inca avessero una concezione dello scorrere del tempo ana-
loga a questa. In ogni caso, per gli Inca il tempo - 0 almeno il tempo sacro, quel-
10 legato alle attivita rituali -era in qualche modo un concetto «concreto" indistinto
dallo spazio, tanto evero che il vocabolo quechua corrispondente significava tem-
po e spazio contemporaneamente. Si comprende allora come ogni aspetto del
mondo naturale che avesse carattere di ciclicita, come i cicli agricoli e quelli dei
corpi celesti, facesse parte della stessa struttura simbolica; all'interno di questa an-
che i numeri erano concepiti in modo diverso da quello occidentale; in partico-
lare 10 zero era a sua volta in qualchemodo un concetto "concreto": esso corri-
spondeva alIa luna, un corpo celeste che e "assente" (il "nostro" zero), rna solo ci-
clicamente [7,8].
Essendo tempo e spazio in qualche modo .indistinguibili, la "vita religiosa" de-
gli Inca comprendeva la venerazione di oggetti, luoghi e fenomeni naturali. In un
certo senso l'intero paesaggio, disseminato di "cose da venerate" (huacas) era
considerato sacro. Cio che ci interessa particolarmente qui ela geometria, terri-
bilmente complessa e affascinante, secondo la quale questa spazio sacro era con-
cepito e organizzato.
Innanzi tutto, il territorio dell'impero era detto "stato dalle quattro parti" pro-
prio perche era suddiviso in quattro grandi "cantoni" (suyus): Chinchaysuyu e An-
tisuyu, associati con "hanan" 0 "sopra", Collasuyu eCuntisuyu, associati con "hurin"
o "sotto", All'intersezione (ideale e reale-amministrativa) delle "quattro parti" si
trovava la capitale, Cusco, cuore dell'impero e vero proprio centro dell'universo In-
ca. La divisione in quattro parti, 0 "quadripartizione", della superficie terrestre fu
comune amoltissime civilta in tutto il mondo, tanto che i quattro punti cardinali ve-
nivano accuratamente indicati da immagini 0 pietre nelle tombe Maya, rna anche,
per esempio, in quelle cinesi [1]. Tuttavia nel caso degli Inca i quattro "cantoni" non
corrispondevano ai quattro punti cardinali; non eaffatto chiaro come si originarono
i loro confini, ed equantomeno possibile che il fatto che siano "storti" rispetto ai pun-
ti cardinali rifletta un'analoga divisione che gli Inca operavano nel cielo, utilizzan-
do le configurazioni della Via Lattea (cioe la striscia luminosa delle stelle della no-
stra galassia). La Via Lattea era infatti uno degli elementi fondamentali dell'astro-
nomia Inca. Era interpretata come un fiume celeste, "controparte" cosmica delle
acque che scorrevano nei fiumi terrestri; visivamente.Ia parte piu brillante della
Via (dal Cigno fino alle stelle vicine al polo celeste sud, come la Croce del Sud e il
Centauro) appare divisa in due fasce luminose che recano al centro una zona piu
oscura. Qui gli Inca identificavano delle costellazioni a nebulosaoscura, cioe "con-
torni" di figure che - a differenza delle nostre costellazioni, ottenute unendo con di-
segni immaginari selle brillanti - corrispondono a sagome scure nel cielo. E inte-
ressante notare che di queste costellazioni si trova testimonianza gia nelle opere
dei cronisti, rna questa modo di rappresentare immagini nel cielo e cosi lontano
dal nostro, che nessuno aveva mai capito di che cosa si trattasse realmente. Soltan-
to negli anni settanta dello scorso secolo, con la pubblicazione del fondamentale
lavoro sul campo dell'antropologo Gary Urton [9], si e potuto finalmente rendere
giustizia alle costellazioni Inca. Urton ha infatti ritrovato le tracce dell'immagina-
rio Inca del cielo presso la popolazione odierna dei Misrninay, che vive in villaggi
a poche decine di chilometri da Cusco, e ha potuto individuare con certezza mol-
matematica e cultu ra 2008

te delle antiche costellazioni, disposte "in processione" tra Ie nostre costellazioni


Sagittario, Scorpione, Croce del Sud, Vela e Puppis (Fig. 4).

Fig. 4. Le costellazio -
ni Inca a nebulosa
scu ra individuate da
Gary Urton: 1) Rospo;
2) Volpe; 3) Piccolo
Lama; 4) Lama; 5-6)
Pernici 7) Serpente
(da Magli 2005)

Da alcune testimonianze e documenti risulterebbe anche una ulteriore costel-


lazione oscura, chiamata chuqui chincay e corrispondente alIa sagoma di un puma.
La localizzazione di questa costellazione non eappurata con certezza; secondo al-
cuni potrebbe essere nella "coda" dello Scorpione, mentre chi scrive ha recente-
mente proposto di localizzarla piu
a nord,presso il Cigno [10]. II mo-
tivo e, ancora una volta, legato al-
le profonde connessioni tra Ie co-
noscenze "scientifiche" - in que-
sto caso, astronomiche - e it mon-
do simbolico degli Inc a. Risulta
infatti da alcune cronache, in par-
ticolare quella di Sarmiento de
Gamboa, che Cusco fu pianifica-
ta per assumere, se vista dall'alto,
il profilo di un puma (Fig. 5).

Fig. 5. Pianta di Cusco redatta nel19


secolo da E. Squier. Si individua facil-
mente il profilo della citta Inca, che
ricorda quello di un puma
--
e presso Inca

Di fatto ancora oggi varie zone di Cusco portano nomi che si riferisconoalle
parti di questa animale, in particolare la zone dove confluivano i due torrenti citta-
dini (oggi coperti) che delimitavano la citta e detta pumachupan cioe <CIa coda del Pu-
rna". Di conseguenza, esiste la forte possibilita che Cusco sia stata concepita come la
"controparte" terrestre di una costellazione oscura che si trovava nella zona, presso
il Cigno appunto, dove i due "fiumi celesti" della Via Lattea si riuniscono.

I Quipus e la concezione radiale della spazio

Come abbiamo visto, 10 stato era "quadripartite" e i quattro "cantoni" si incro-


ciavano nel centro ideale del mondo, Cusco, A questa divisione se ne aggiungeva
un'altra,molto pili fine, della citta stessa e deisuoi dintorni, che faceva capo al Co-
ricancha, il tempio principale. Da esso, infatti, avevano origine 41linee ideali, det-
te ceques. Lungo il percorso di ognuno dei ceques si trovavano numerose huacas,
"siti degni di venerazione", di vario tipo, fra cui sorgenti, colline, grotte 0 altriluo-
ghi ritenuti sacri, per un totale di 328.AIle linee corrispondevano anche divisioni
sociali della popolazione, e Ie persone che vivevano lungo ogni ceque avevano ob-
blighi di "manutenzione" nei confronti delle relative huacas. Si trattava di obblighi
sia di tipo amministrativo (per esempio, controllare la distribuzione delle acque dal-
le sorgenti) che di tipo rituale, come portare offerte nei giorni previsti.
Conosciamo la struttura del sistema ceque soprattutto in base alla Relazione del
cronista Bernabe Cobo, che riporta nome edescrizione di ogni singola huaca. Tut-
tavia, la mappatura archeologica del sistema sul territorio si e dimostrata impre-
sa tutt'altro che sernplice e si e conclusa solo di recente, con l'identificazione di
circa il 500/0 delle huacas (si veda [11] e le referenze n citate); le altre sono state
distrutte 0 si trovano sotto le abitazioni moderne. Iprincipali risultati di tale ricerca
si possono riassumere nel modo seguente:

1.I ceques sono in generale delle linee spezzate; tuttavia, non si intersecano.
2. Esistono huacas divarie tipologie: sorgenti (290/0), pietre (290/0), colline 0 passi
collinari (10%), edifici sacri(90/0), campi pianeggianti (90/0). II rimanente 140/0 e
composto da tombe elo grotte. Curiosamente, la distribuzione delle tipologie
nelle linee non sembra obbedire a nessun ordine, gerarchia 0 significato pre-
stabiliti.
3. Solo pochissime delle huacas erano rimuovibili (per esempio, grandi pietre).
Dunque l'intero sistema fu accuratamente pianificato sul territorio in maniera
unitaria.

Questa complessa e raffinata struttura "cosmografica" pone ovviamente il pro-


blema della sua nascita e interpretazione. Da questa punto di vista le nostre co-
noscenze sono molto frammentarie. In particolare, senza alcun dubbio il sistema
conteneva dei riferimenti a osservazioni astronomiche; per esempio, la collina det-
ta Chinchincalla ospitavadue piloni usati per osservazioni solari e questi piloni co-
stituivano la terza huaca del tredicesimo ceque del Cuntisuyu. La presenza di al-
lineamenti astronomici e il fatto che le huacas siano proprio 328 portarono Tom
matematica e culture 2008

Zuidema [12,13] a supporre che il sistema ceque corrispondesse, di fatto, a un ve-


ro e propro calendario rituale, basato sul mese lunare siderale e composto da 12 me-
si di 27 giorni e un terzo. II totale era dunque di 328 giorni, e - secondo Zuidema
- i 37 giorni necessari a riallineare il calendario con quello solare di 365 giorni
corrispondevano al periodo di invisibilita delle Pleiadi, un gruppo di stelle senza
dubbio molto importante nell'astronornia Inca.
Questa interpretazione, senza dubbio suggestiva, non epero confermata ne dal-
l'indagine archeologica [14] ne da quella sui documenti disponibili [15], edun-
que l'astronomia, anche se certamente giocava un ruolo importante, non pub da
sola fornirci la chiave per I'interpretazione della struttura simbolica del sistema.
Forse, tuttavia, questa chiave econtenuta proprio nei Quipu. Infatti.I'impressione
generale che si trae dalla geometria radiale dello spazio Inca esenza dubbio ana-
loga alIa forma mentis che corrisponde ai Quipus e, di fatto, una pianta dei ceques
di Cusco non sembra altro che un Quipu disteso, una replica monumentale di un
Quipu, come fu notato gia da vari commentatori e comee confermato dai mano-
scritti Miccinelli [6]. Di fatto, io ritengo che possa trattarsi di qualcosa di pili di una
semplice analogia formale. In altri termini, penso che il sistema ceque potrebbe
non essere la rappresentazione di un generico Quipu, rna quelladi uno specifico Qui-
pu, nel quale dunque erano riportate delle specifiche informazioni (per esempio,
sulla data di fondazione e sui fondatori della citta) [10]. Per cercare di cap ire se
questa interpretazione evalida e necessariocostruire un database di tutti gli ele-
menti del sistema e stabilire se il modo in cui essi furono disposti pub essere de-
codificato assegnando un significato numerico a ogni tipologia, esattamente come
si procederebbe nell'analisi di un vero Quipu.
Dopo oltre quindici anni di attivita di ricerca in astrofisica, spero adesso di por-
tare avanti questa ricerca nel futuro; naturalmente, tenendo bene in mente Ie pa-
role pronunciate dal re Inca Pachacuti e riportate dal cronista Garcilasode La Ve-
ga: "Colui che cerca di contare Ie stelle senza neanche saper contare i nodi e i se-
gni dei Quipu, dovrebbe essere fatto oggetto di scherno".

Bibliografia

[1] G.Magli (2005) Misteri eScopertedell'Archeoastronomia, Newton Compton eds., Roma


[2] M. Coe (2001) The Maya, Thames and Hudson, NewYork
[3] M. Moseley (2001) The Incas and TheirAncestors, Thames and Hudson, London
[4] G. Magli (2007) Segreti delleantiche citta megalitiche Newton Compton eds., Roma
[5] G. Urton (2003) Signsof the Inka Khipu, (University of Texas Press, Austin)
[6] L. Laurencich Minelli (2007) Exsul Immeritus BIas Valera Populo Suo e Historia et Ru-
dimenta Linguae Piruanorum. Indios, gesuiti e spagnoli in due documenti segreti sul
Perdel XVII secolo CLUEBBologna
[7] L.Laurencich Minelli (2001) Illinguaggio magico-religioso dei numeri, deiflli e della mu-
sicapresso gli Inca Esculapio, Bologna
[8] L. Laurencich Minelli (2004) Lo zero concreto nel mondo inca e maya e cenni sul calco-
10 degliInca, in: Calcolo precolombiano Julio Macera Dall' Orso ed.; (Bardi, Roma) pp.
289-314
[9] G. Urton (1982) At the Crossroads of the Earth and the Sky:An Andean Cosmology,
University of Texas Press, Austin
[10] G. Magli (2005) Mathematics, Astronomyand Sacred Landscape in the Inka Heartland
Nexus Network Journal- Architecture And Mathematics 7 p. 22-32
[11] B.Bauer (1998) The Sacred Landscape of the Inka: The Cusco Ceque System, University
of Texas Press, Austin
[12] R.T.Zuidema (1964) The Ceque System of Cusco: TheSocial Organization of the Capital
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[13] R.T.Zuidema (~977) TheInca calendar. In Aveni,A.F. (ed.), Native American Astronomy,
University of Texas Press, Austin, pp. 219-259
[14] B.Bauer, D. Dearborn (1995) Astronomyand Empire in the AncientAndes:The Cultu-
ral Origins of Inka Sky Watchtng, University of Texas Press, Austin
[15] L.Laurencich Minelli, G. Magli (2007) A calendarQuipuof the early 17 centuryand its
relationship with the Inca astronomy, pre-print, www.arxiv.orglabsIOB01.1577
L'infinito attraverso il gioco dei numeri:
geometria e numeri nel giardino islamico

NAUSIKAA MANDANA RAHMATI

Vorrei illustrare alcune idee elaborate intorno allo studio dei giardini persiani,
precursori dei modelli sui quali sono stati basati i successivi impianti islamici
esportati dall 'oriente all'occidente, con le conquiste dei popoli mussulmani nel
corso dei secoli. La rice rca di linee geometriche che furono poi applicate al giar-
dino , oltre a essere associate a una filosofia basata sull'idea cosmic a dell'universo,
erano il fondamento suI quale si basavano i lavori di progettazione per una pili
facile realizzazione dell'impianto idrico.
Fin dall'antichita il modello geometrico del giardino mantiene una relazione
importante con la filosofia cosmica e religiosa. Incontriamo ripetutamente la di-
visione del giardino in quattro parti, attraversato da due assi perpendicolari, al
cui incrocio si trova, a volte una vasca d'acqua, a volte un padiglione; riferimento
cosmologico della suddivisione quadripartita del mondo mazdeo [1].

Fig.I. Ricostruzioneipotetica del palazzo di Artaserse II, Susa,Iran,V sec.a.c., tratta da: M.
Kansari, M. R. Moghtader,M. Yavari, (1998) Tha Persian Garden. Echoes ofParadise, Mage
Publishers, Washington
I --·--·--·-... .
matemat ica e culture 2008
-----~· _----- - _·_----- --- -_ ·_·_-~----_· . ---------
i .
Q~est~ porter~ in se?uito, ~e.l co.rso d~ ~ucces~ivi periodi st~rici: al~a creazione
I di divers I modelh architettonici nei quah 11 tracciato regolare e variabile, pur con-
I servando, di base, la stessa antica regola matematica [2].

Fig. 2. Pianta e sezione del giardino del palazzo


di al-Badi, Marrakech, 1578,tratta da: C.Von Han-
1I,.- •• r----r"l • • ·d telman, D.Zoerin (2001) Gardens of Delight: the
Great Islamic Gardens, Dumont Monte

Di per se il giardino, sempre visto come luogo di relax e di piacere, ein realta quel-
10 spazio delimitato creato dall'uomo, prodotto da un ordinamento d'elementi na-
turali e considerato di alto interesse materiale e spirituale. In funzione della sua ori-
gine, del passato storico e dei suoi valori estetici, sensoriali e botaniei, il giardino
ebbe modo d' essere oggetto delle piu svariate interpretazioni. Proprio perche fornisce
vaste argomentazioni, si deve esaminarlo ricercando i lineamenti generali della re-
lazione tra l'uomo e la natura, dal punto di vista materiale e anche da quello spiri-
tuale, e vedere il giardino non solo come ambiente agricolo , botanico, architettoni-
co, estetico e decorativo, rna anche come bisogno del cuore e della mente, come luo-
go di riposo, di solitudine e meditazione, quello cioe che videro, interpretarono e
applicarono le popolazioni dell'antica Persia, e le successive popolazioni arabe.
Per poter avere un' idea piu precisa sul percorso dei canoni architettonici e sul-
le influenze storiche del giardino islamico, enecessario fare un quadro di quello che
fu la storia artistica della Persia antecedente all' era islamica, tenendo in cons ide-
razione vari fattori, tra i quali le contaminazioni di diversi gruppi etnici e sociali
e le differenze religiose all'interno dello stesso Islam, che ebbero effetti diversi e in-
cisivi in relazione al periodo storico.
Non si deve altresl sottovalutare l'influenza della conformazione geografica e
climatica dei territori dell'espansione islamica, che s'identificano con regioni ari-
de e spesso desertiche, dove la presenza dell'acqua, e la conseguente formazione di
un'oasi ricca di vegetazione, costituiscono un bene inestimabile, visto spesso co-
me un dono divino. Eper questa che il tema del giardino s'inserisce in un vasto con-
testa, che comprende sia un'analisi temporale e geografica sia un'analisi specifica
degli elementi fondamentali che 10 formano.
L'infinito attraverso iI gioco dei numeri: ge o met ria e num eri nel giardino islamico

Aspetti storico-religiosi

Analizzando il punto di vista religiose, dai documenti che sono stat i ritrovati, ca-
talogati e interpretati si ricava la sensazione che la religione fu onnipotente nella
vita degli abitanti della Persia. Sin dalle origini, essa costituiva il fondamento del-
la vita; il pensiero religioso e quello politico erano strettamente legati l'uno al-
l'altro.
Diversi culti religiosi erano praticati nell'antic a Persia, rna l'unica religione mo-
noteista, che ininterrottamente praticata sin dal tempo degli Achemenidi (700-330
a.C,) e fino ai giorni nostri, e la religione fondata da Zarathustra. Gli Dei di que-
st'antica religione iranica, Mithra (dio della luce), Ahura Mazda (dio della crea-
zione e del fuoco) e la dea Anahita (Dea dell'acqua), costituiscono il fondamento
del credo zoroastriano, che venerava pero Ahura Mazda come unico "signore" e i
"quattro" elementi della vita, con i quali i fedeli hanno il compito di proteggersi dal-
l'impurita: il fuoco, la terra, l'acqua e l'aria.
Secondo gli scritti dell'Avesta, libro sacro del credo zoroastriano, Zarathustra
ebbe la visione della lotta cosmica tra le forze del bene e del male, tra Dio e Sata-
na. Una suddivisione in due mondi contrapposti, una distinzione tra la materia e
10 spirito, associata a una volonta mistica e filosofica, a cui si collega una regola ma-
tematica di vita , in cui la vita si contrappone alla morte e dove l'acqua, con il suo
eterno fluire diviene l'elemento principale, simbolo della fede fonte di vita [3].
In questa antica religione persiana il piu grande elernento, venerato da Ahura
Mazda era l'acqua, alla quale si attribuiva un carattere femminino e fecondante [4].
Fin dalle origini, molti miti affermano la nascita della vita dalle acque, anticipan-
do l'attuale ipotesi scientifica in cui le prime cellule viventi apparvero nell 'acqua,

~ il
0-
1
R--

qJ
I"
I
I"-,,. I.r-<.
"""""--- -
...... - I-=-- -
-... r"-" Fig. 3. Ricostruzione
della pianta del Tempio
I
d'Anahita a Bishapur

~
(Iran), tratta da: M. Kan-
rI
sari, M. R. Moghtader,

I
M. Yavari, (1998) Tha
Persian Garden. Echoes
of Paradise, Mage Pu-
blishers, Washington
matematica e culture 2008
_._--_._---

I
...

Questo misticismo ha influenzato notevolmente il modello di giardino. Esso era


strumento di meditazione, la raffigurazione terrestre del paradiso celeste, rifletteva
il cosmo, il potere e allo stesso tempo creava una perfetta unione tra globo e divi-
nita. Questa unione era riprodotta attraverso l'uso della forma quadrata, forma
statica del mondo fisico, e attraverso il cerchio, espressione dell'infinito, dell'uni-
verso e dell'eterno assoluto [5].
Alcune immagini di vasellame, attribuite a epoca pre-islamica, mostrano vasche
d'acqua annesse all'albero simbolo della vita; altre ritraggono il mondo diviso in
quattro parti, con al centro una vasca d'acqua, anticipando nel disegno a croce 10
schema fondamentale dal quale si sviluppera la forma del giardino persiano, il
chahar-bagh, 0 quattro giardini. Alcuni frammenti di mattoni dipinti, risalenti al-
l'VIII secolo a.c., furono rinvenuti in un palazzo a Baba-Jan nel Luristan (Iran); es-
si pare rappresentino la suddivisione in quattro del mondo [4].

Fig. 4. Frammenti di mattoni dipinti, VII sec. a.c., tratta da: M. Kansari, M. R. Moghtader, M.
Yavari, (1998) Tha PersianGarden. Echoesof Paradise, Mage Publishers, Washington

Dall'inizio dell'Egira di Maometto (622 d.C.), comincio il computo degli anni


dell'era islamica. Con il profeta Maometto, le diverse tribu nomadi, provenienti
dai deserti del sud dell' Arabia, si unificarono, dando origine a un'unica razza, che
rapidamente si dedico alla conquista dei territori vicini a lora in nome di "Dio" .
La Persia, fu il primo paese a essere conquistato dalla nuova fede. Per secoli fe-
dele alla riforma zoroastriana, il suo popolo aveva adorato gli elementi naturali
e, anche quando mutarono i credi religiosi, questo culto naturalistico continuo a
essere una caratteristica fondamentale. Come tutti gli altri popoli orientali, anche
quelli del mondo arabo erano, per natura, portati a conservare il pili possibile le stes-
se usanze, gli stessi costumi, le medesime tradizioni per secoli. Insieme alle altre
usanze, i persiani conservarono illoro radicato amore per le piante e i giardini;
nonostante l'avvento dell'Islam, riuscirono a mantenere vivo illegame con il giar-
dino, integrando in esso i nuovi stili e adattandolo alle nuove epoche.
A questa nuova religione corrispondevano colti e riti nuovi, che costituirono una
caratteristica costante della civilta islamica. Cosll'arte e l'architettura andavano a
rinnovarsi di elementi specifici dellafede mussulmana, strettamente legata al con-
cetto di un'architettura occulta, sempre connessa al simbolismo cosmologico.
L'infinito attraverso iI gioco de i numeri: geometr ia e numeri net giardino islamico

Fig. 5. Caravanserraglio nel Pangiab


(India) XVII sec. (rielaborazione
grafica dell'autrice)

Fig. 6. Madrese-Ye Musta n-


siriya: tipica scuola cora ni-
ca ira nica (r iela boraz ione
grafica dell'autri ce)

Fig.7.Veduta della Masjed-e


Imam a Esfahan, Iran (ri-
elaborazione grafica del-
l'autrice)

Tra Ie varie architetture nuove, ricordiamo l' hammam (bagno pubblico), il Kara-
vansaray (caravanserraglio, Fig.5),la madrasa (scuola coranica, Fig.6) e la masjid (mo-
schea, Fig. 7); tutti edifici in cui il giardino s'inserisce come elemento predominan-
teo Nella Masjid il disegno architettonico proponeva il simbolismo religioso del giar-
dino, attraverso la vasca d'acqua che riflettendo i quattro iwan, che la racchiudono,
diventa parte centrale del rito in cui si concentra tutta l'energia religiosa [2].
matematica e cult ure 2008
- - -_._-------------_. __._---- - _._- -

Elementi geometrici e simbolici

Architetture
Fin dall'inizio della costruzione delle prime citta persiane, vennero adottati me-
todi che in seguito perseguirono anche le popolazioni del mondo orientale e oc-
cidentale. La prima impronta urbana si fondava su assi centrali rappresentanti una
croce, come quella di Herat (Fig. 8) e di Sultanabad, (Fig. 9) [6]. La stessa immagine
della citta era molto simile a quella di un giardino, dal quale prese la denomina-
zione, quali per esempio la citta-giardino d' Ashraf (Fig. 10) 0 quell a d'Esfahan, in
Iran, chiamate in origine chaharbagh.

A@
'\7

Fig. 8. Ricostruzione della


citta di Herat e i suoi giar-
dini all'inizio del XVI sec.
(rielaborazione grafica
dell'autrice)

Fig. 9. Carta della citta di Sultanabad, Iran, 1851,


tratta da: M. Mehryar, EE Tehran i (2000) Picto-
rialDocuments of Iranian Cities in the Qajar Pe-
riod, Shahid Beheshti University, Iranian Cul-
tural Heritage Organization, Tehran (IRAN)

Fig. 10. Ricostruzione della planimetria


della citta di Ashraf, Iran, datata al1611
L'infinito attraverso il gioco dei numeri: geometria e numeri nel giardino islamico

Le citta erano, di norma, costruite secondo un impianto avente come base strut-
turale il quadrato, la cui forma organizzava la planimetria generale e la pianta dei
vari edifici, nonche quella dei giardini. n suo rapporto con la croce ne fa un sim-
bolo eli pienezza, totalita e universalita : quattro settori della terra, quattro punti car-
dinali. Al quattro si attribuisce un carattere altamente cosmologico e per questo af-
fine alla "tetrakys pitagorica", che con la somma della sua combinazione numeri-
ca 1+2+3+4 da 10, numero della completezza [7].
L'uso della forma quadrata diventa, quindi, matrice e generatrice delle linee ar-
chitettoniche dei vari giardini.

Ill . . ... .........---'•.. -M.JM. ·"·1


Fig. 11. La duplicazione del quadrato: planimetria, sezione e vista del Shali-
mar Bagh a Lahore, 1637,tratta da: C.Von Hantelman, D. Zoerin (2001) Gardens
of Delight: the GreatIslamic Gardens, Dumont Monte

Profondi conoscitori della matematica e della geometria, custodi delle cono-


scenze scientifiche dell'antich ita, esperti nella classificazione e nella descrizione del-
le specie botaniche, gli Arabi applicarono al giardino rigide regole geometriche
ed elaborarono un impianto nel quale trovarono posta criteri desunti dal giardi-
no persiano e da quello romano.
Una leggenda araba fa derivare le cifre numeriche da una sigla che rappresente-
rebbe un quadrato diviso da due diagonali che s'intersecano a forma di croce, sim-
bolo universale di collegamento fra materia e spirito, fra mondo terrestre e Dio [7].

Fig. 12. Ricostruzione dello


schema numerico-geometri-
co dell'Anello di Salomone
matematica e cultura 2008

Le caratteristiche dell'organizzazione del giardino sono state considerate come


principi matematico-geometrici, messi in pratica con linee e angoli e, simbolica-
mente, considerati nelle architetture e nelle decorazioni. Nella composizione del-
l' Alhambra (Spagna), per esempio, i due patii sono posti a forma di L, pur man-
tenendo, ognuno, illoro impianto primitivo persiano.

Fig. 13. Composizione degli schemi geometrici dei patii dell'Alhambra a Granada
(ricostruzione grafica dell'autrice)

Gli elementi inerenti Ie strutture architettoniche variano a seconda della sceIta


dell'impianto geometrico del suolo e del suo trattamento. Spesso i giardini erano
strutlurati su quote differenziate, mediante chabutra e takht (banchine e piattaforme
rialzate) e con l'inserimento cadar (piano inclinato su cui scone I'acqua), buhayra
(vasca d'acqua) e strutture architettoniche contenitrici come gallerie, pergole, por-
tali, canali, muri, minareti; oltre alla scelta di particolari materiali utilizzati per Ie
pavimentazioni e Ie decorazioni delle superfici (materiali ceramici, ceramica vetra-
ta, terra drenata, marmo, gres, pietra, gesso); queste uItime erano spesso trattate con
una vasta gamma di cromatismi, applicati a disegni rigorosamente geometrici.

Fig. 14. A sinistra: pia-


strelle nella Madrese di
Fe'z. A destra: ceramiche
del portale della Masjid
[orne, a Yazd (foto del-
l'autrice)
l'infinito attraverso il gioco dei numeri: ge ometria e numeri nel giardino islamico

Si ottennero cost notevoli effetti decorativi, mediante un sottile utilizzo delle


forme geometriche che riproponevano spesso il tema della dualita, Il due, sim-
bolo di eguaglianza e di opposizione, egenerato dall'uno e indica la riflessione
e l'equilibrio.
La mitologia persiana abbina a questa cifra due aspetti: quello del giorno e quel-
10 della notte, un mondo terrestre e quello dell'aldila [5].
Il progetto dei giardini e la loro costruzione e, di norma, una combinazione di
forme architettoniche circondate da mura piu 0 meno alte. Esse isolavano il giar-
dino-paradiso dal mondo esteriore. Le mura, che delimitavano cOSI illotto qua-
dripartito, rappresentavano la materializzazione del mondo dell'aldila e attraver-
so la sua forma quadrilatera, e quindi antidinamica, si contrapponeva al movi-
mento scorrevole e ciclico dell'universo, rappresentato dal cerchio e collegato a
esso attraverso la figura ottagonale, sfruttata architettonicamente per la costru-
zione dei padiglioni.
Per ottenere la forma ottagonale si deve considerare, oltre ai quattro punti car-
dinali, i quattro punti intermedi che formano, con essi, un'insieme di otto dire-
zioni. Questo simbolismo e riscontrabile soprattutto nelle costruzioni architetto-
niche delle moschee e nelle tombe-giardino, dove il mausoleo e posta al centro
dell'incrocio degli assi principali.
Il numero otto, infatti, raggiunge la perfezione e l'infinito e, come tale, rappre-
senta il punto d'arrivo all'eternita [5].

Fig. IS. Linee generatrici del giardino


del Taj Mahal, Agra, 1632 (ricostru-
zione grafica dell'aut rice)
matematica e cultura 2008
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Combinazione e multiplo del quattro, 1'otto richiama l'equilibrio cosmico, es-
sendo con la sua combinazione geometrica piu vicina al cerchio, intermediario
tra il mondo terrestre e quello dei cieli. I padiglioni venivano spesso situati a
capo dell'asse Iongitudinale divisorio principale del giardino, simbolizzati ar-
chitettonicamente da due palazzi: la vita terrestre intesa come dimora con due por-
te, una per entrare (nascita) e una per uscire (morte) . Da qui nasce 10 sviluppo
dei rytid 0 patio arabo. Tra i vari, ricordiamo il Patio de I'Acequia Real nel Ge-
neralife a Granada.

Fig. 16. Alcuni esempi di patii e giardini secondo la divisone del "Due" (ricostruzione gra -
fica dell'autrice)

Acqua
11 giardino, quindi, seguiva il tradizionale archetipo del chahdr-bag]: (quattro
giardini: l'incrocio di due canali perpendicolari determinava quattro campi ret-
tangolari, rappresentanti le quattro parti del mondo, 0 i quattro elementi sacri
di Zarathrusta), spesso sviluppato su terreni in pendio 0 su terrazzamenti, per fa-
vorire e facilitare I'irrigazione, sviluppando secondo rigide simmetrie infiniti
spazi armonici [8].
Eil mezzo che mette in sintonia cosmo e mondo tangibile, definendo COS! I'as-
se orizzontale e l'asse verticale. I due assi determinano il concetto di giardino, co-
me una riflessione cosmologica dal cui centro scaturiscono Ie forze verso il mon-
do paradisiaco, simbolicamente interpretate da un albero 0 da una struttura ar-
chitettonica, come un padiglione 0 una vasca d'acqua, a significare I'asse zenitale
in cui Ie forze esterne confluiscono al centro del mondo.
L'infinito attraverso il gioco de i numer i: geometria e numeri net giardino islamico

Fig. 17. In alto: vista del padi-


glione centrale di Shotorgului-e
Fath All Shah, tratta da: H. Far-
rokhyar (1995) A paradise on
themargin ofKavir (Salt desert),
The architecture of thegarden:
Kashan-Pin, Development of
Fin Garden Building, Kashan ,
(IRAN). In basso : mausoleo di
[ahangir, Lahore, XVII sec.
Tratta da: C. Von Hantelman,
D. Zoerin (2001) Gardens of
Delight: the Great Islamic Gar-
dens, Dumont Monte

Fig. 18.Schemi che riproducono Ie forze cosmologiche scaturite dall'impianto geometrico


del giardino islamico (ricostruzione grafica dell'autrice)
matematica e culture 2008

Si nota la frequente applicazione del numero due e dei suoi multipli alle ripar-
tizioni del giardino attraverso i canali d'acqua. Molti, infatti, sono per 10 meno
suddivisi in due parti. Lesuccessive ripartizioni divengono conseguenza della mol-
tiplicazione del due, fino a raggiunge l'apice con il numero otto, che rappresenta
il "Paradiso" e definisce simbolicamente l'icona matematica dell'infinito (00).
Anche nel Corano, nella Sura 55,46-68, il numero due e evidente:

Per chi avra temuto di presentarsi al cospetto del suo Signore ci saranno due
giardini... In entrambi sgorgano due fonti... in entrambi due specie di ogni
frutto ... E ci saranno altri due giardini oltre a quelli ... di verde scurissimo ...
in entrambi due sorgenti sgorganti. .. [9).

11 canale principale del giardino era interrotto, a distanze regolari, da altri pic-
coli canali ortogonali, che si aprivano su piccole vasche quadrate: queste, assume-
vano forme di vario tipo e avevano dimensioni piu 0 meno grandi.

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Fig. 19. Suddivisione dei lotti, dati dalle geometrie multiple dei canali d'acqua (ricostru-
zione grafica dell'autrice)
l'infinito attraverso il gioco dei numeri: ge ometria e numeri nel gia rdino islamico

Da questa controllo iniziale dell'amministrazione dell'acqua, sorsero sistemi


che a loro volta resero possibili i grandi giardini-paradisi, situati in austeri terri-
tori desertici, come quelli di Ciro il Grande (VI sec. a.Ci); infatti, "paradiso" deri-
va dall'antica lingua persiana pairi-daeza (recinto murato).
Questa dualita, tra il fisico e 10 spirituale, rifletteva i molti interessi della vita
persiana e la forte continuita dello sviluppo del giardino attraverso i secoli.
Molti aspetti della cultura persiana, tra questi il disegno dei giardini, con la sua
enfasi nel dare importanza e celebrazione all'acqua, richiamo l'attenzione degli
arabi. Durante il periodo dell'invasione araba in Persia, gli insegnamenti del pro-
feta Maometto furono salvati nel Corano, con abbondanti referenze ai giardini e,
in forma piu profonda, all'idea del paradiso come giardino, dove l'abbondanza
d'acqua proveniente dai fiumi della vita e quello che sgorga attraverso le fonti, era
un elemento chiave. Quello che gli Arabi videro nei giardini persiani era in ar-
monia con le descrizioni del sacro testa del Corano e le due fonti d'ispirazione si
fusero per dettare le regole del giardino islamico .

Fig. 20. Miniatura rappresentante Mao-


metto nel giardino delle Delizie. Tratto
da: Corano - Qazvin, Iran, 1581

La presenza dell'acqua, quindi, era essenziale; non solo ricopriva un ruolo prin-
cipalmente architettonico, nel sottolineare e dividere le diverse zone del giardino,
rna simbolizzava anche la presenza della vita in contrasto con le montagne e il de-
serto, che circondava le citta.
Inoltre, stretti canali , 0 balze situate in posizioni centrali nel giardino, mirarono
alla funzione simbolica, rappresentazione dell'abbondanza divina, generatrice del-
la vita del paesaggio paradisiaco immaginario dei Mazdei. Nel paesaggio di Xvar-
nah eimmaginata la residenza della Dea delle acque, sorgente di vita intorno alla
quale crescono le piante [5].
matematica e cultura 2008

Fig. 21. Miniatura delPaesaggio diXvarah, trattoda:An-


tologia persiana, 1398 (Turkive Islam Muzesi, Istanbul)

Vegetazione
Riguardo al sistema vegetativo, nei giardini venivano proposte le piante e i fio-
ri, considerati appartenenti al paesaggio celeste; unitamente alle indicazioni sul-
le specie da utilizzare, venivano forniti anche i criteri per illoro posizionamento.
La disposizione del verde assume un ruolo rilevante e significativo. Le varie spe-
cie vegetali assumono la loro posizione ottimale, secondo delle precise regole com-
positive, dove niente pare lasciato al caso e, spesso, la propria collocazione dipen-
de dalla struttura degli impianti idrici.
In una lettera di Pietro della Valle che viaggio in Persia nel XVII sec. si trova
scritto:

... Non c'e altro nei giardini che alberi spessissimi di frutti, piantati per ordine
in fila,e tutti bassi con rami molto sparsi, che a cavallo et a piedi si possono i frut-
ti coglier con le rnani; e son distinti e compartiti a quadri grandi, cioe: un qua-
dro tutto fichi, un altro tutto di peschi, e cost tutti gli altri... [10].

Cio nonostante,la tradizione del giardinaggio persiano non favorival'arte topiaria:


la principale regola dei persiani non era quella di potare gli alberi, forzandoli ad
assumere una determinata forma, rna quella di conservarli in modo ordinato e se-
condo la propria natura. Lo schema a divisione delle aiuole in forma di chahtir-
bagh, spesso poste a un livello inferiore rispetto a quello dei viali, permette una fa-
L'infinito att raverso iI gioco dei numeri: geometria e numeri nel giardino islamico

cile irrigazione mantenendo fresca la terra coltivata, necessaria a causa della for-
te evaporazione naturale per l'umidita,
All'interno del giardino si creava una gerarchia nella disposizione delle varie
specie vegetative: erano indispensabili gli alberi di grandi dimensioni, come ace-
ri, pioppi e nod (latifoglie), abeti, cedri e cipressi (conifere), che servivano a om-
breggiare e a offrire refrigerio. I cipressi venivano collocati regolarmente a fianco
dei viali, poiche questa particolare dislocazione e conformazione definiva la pro-
spettiva.
Fondamentali erano anche le masse arboree d'altezza media e i frutteti, la cui di-
slocazione e fioritura erano fondamentali elementi ornamentali. La coltivazione di
quest'ultimi offriva l'opportunita al visitatore di usufruire della bellezza dei loro
fiori e della delizia dei loro frutti.

/J.

Fig. 22. A1cune rappresentazioni della presenza del cipresso, come albero generatore delle
linee geometriche del giardino islamico

Sono numerosi gli alberi piantati per dare ombra: arbusti, latifoglie, conifere e
masse arboree d'altezza media, la cui ornamentazione si attiene a un tracciato
geometrico per le bordure. Vengono predisposte piante alternate con foglie pe-
renni e tempo ranee, in modo tale da avere una fioritura per tutte le stagioni. Ogni
specie viene selezionata per i propri caratteri: il fior di loto a otto petali, come il ci-
pres so sono simbolo della vicinanza alIa divinita,
In Spagna, nel Patio de Los Narajos nella Moschea di Cordova, i filari di aranci
traspongono nel patio esterno la ritmica successione dei filari interni di colonne
che, sormontate da archi, determinano le 19 navate della moschea; in altri, come
quello di Santa Isabel nell' Aljaferia di Zaragoza, disegnano il giardino [11].
mat ematica e cult ure 2008

Fig. 23. Patio di Santa Isabella, nel palazzo dell'Aljaferia a Saragoza. Immagine a sinistra, tratta da:
C.Von Hantelman, D.Zoerin (2001) Gardens ofDelight: theGreat Islamic Gardens, Dumont Monte

11 giardino islamico, quindi, riferisce la sua origine a forme geometriche, a nu-


meri, a filosofie matematiche, le quali costituiscono il fondamento culturale della
genesi e archetipo della vita.

Bibliografia

[1) G. Bellinger (1989) Enciclopedia dellereligioni, Garzandi Editore s.p.a., Milano


[2) 1. Zangheri, B. Lorenzi, N.M. Rahmati (2006) II Giardino Islamico, Leo S. Olschki, Fi-
renze
[3) G. Schweizer (1986) I Persiani, da Zarathustra a Khomeini, Garzandi editore Sip.a., Mi-
lano
[4) M. Kansari, M. R. Moghtader, M. Yavari, (1998) ThaPersian Garden. Echoes of Paradise,
Mage Publishers, Washington
[5) H. Corbin (1986) Corpo spirituale e Terra celeste. Dall'Iran mazdeoall'Iran sciita,Adel-
phi Edizioni, Milano
[6) M. Mehryar (2000) EE Tehrani, Pictorial Documents of Iranian Cities in theQajar Period,
Shahid Beheshti University, Iranian Cultural Heritage Organization, Tehran (IRAN)
[7) S. Boncompagni (2006) II mondodei simboli. Numeri, lettere efiguregeometriche, Edi-
zioni Mediterranee, Roma
[8) H. Farrokhyar (1995) A paradise on the margin ofKavir (Salt desert), The architectu-
reof the garden: Kashdn-Fin, Development of Fin Garden Building, Kashan, (IRAN)
[9) Corano (1996) Edizione Integrale, Newton, Roma
[10) P. Della Valle (1972) Lettere dallaPersia, Torno I, in II Nuovo Ramusio VI, a cura di E
Gaeta e 1. Lockhart, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma p. 34
[11) Marquesa De Casa Valdes, M. Y M. Valdes Ozores (1973) [ardines de Espana, Aguilar,
Madrid
• •
vite di matematlci

MYt
L'autobiografia riluttante di G.H. Hardy

MARCO ABATE

A Mathematician's Apology di Godfrey H. Hardy e probabilmente il testa pili


nota scritto da un matematico sul fare matematica, ed e spesso citato a sostegno
dell'inutilita e inapplicabilita della matematica, viste come valori positivi.
Anche se non esattamente in questi termini, e inserite (come vedremo) in un
contesto che ne varia e modifica il significato, affermazioni di tal genere sono
effettivamente contenute nellibro diHardy, In questa intervento, pero, voglio
invece concentrarmi su un' altra possibile lettura del testo: voglio affrontarlo co-
me un'autobiografia. Questo diverso punto di vista perrnettera, credo, di capir-
ne meglio il significato e 10 spirito con cui e stato scritto, e, forse, anche di in-
terpretare pili correttamente le affermazioni di Hardy cOSI spesso citate (pili 0 me-
no a proposito).
S'intende che Hardy stesso era ben cosciente della duplice natura del testo, del
suo procedere a cavallo fra il saggio e l'autobiografia. Infatti, mentre a p. 63 1 dice:

I proposeto put forward an apologyfor mathematics [Mi propongo di presenta-


re un'apologia della matematica],

a p. 65 precisa

But I should say at once that my defence of mathematics will be a defence of


myself, and that my apology is bound to be to some extent egotistical. [Ma devo
dire subito che lamia difesa della matematica sara una difesa di me stesso, e che
la mia apologia non potra non essere almeno in parte egocentrica].

Un'altra indicazione chiara della natura autobiografica dellibro econtenuta nel


titolo e di primo acchito potrebbe sfuggire allettore italiano. Prima di tutto, la pa-
rola apology in inglese ha mantenuto il significato etimologico di "discorso in di-
fesa di" e non ha assunto il significato di "discorso in esaltazione di", che ha inve-
ce la parola italiana apologia. Dunque A Mathematician's Apology eun discorso in
difesa di un matematico. Ma nondi un matematico generico; l'uso del genitivo
sassone (A Mathematician's Apology e non Apology of a Mathematician) indica
che si tratta delladifesa di un matematico specifico, ben determinato. Se Hardy

1 I numeri di pagina si riferiscono all'edizione [I} del testa. Le traduzioni dall'inglese sana mie.
Ina1temiathc:a e cultura 2008

avesse voluto difendere la categoria dei matematici, avrebbe probabilmente usato


il genitivo ordinario (Apology of a Mathematician), che non suppone I'apparte-
nenza a una persona specifica. Quindi Hardy intende difendere un matematico
preciso. E, come vedremo, sara presto chiaro che, sotto le spoglie di un saggio sul-
l'importanza della matematica, Hardy ha voluto parlare di se stesso, ha voluto cer-
care un senso alIa propria vita.
Ma per poter cap ire davvero l'aspetto autobiografico di questa libro occorre
conoscere qualcosa della vita di Hardy e del particolare momenta personale in cui
il testa estato scritto. Per questa motivo la prossima sezione contiene una breve
biografia di Hardy, essenzialmente desunta dalla prefazione a [1] e da [2] (si ve-
da anche [3]).

Cenni biografici

Godfrey Harold Hardynacque il7 febbraio 1877,a Cranleigh, da una famiglia del-
la media borghesia. Studente estremamente brillante (in matematica, rna non so-
10) fin da giovane, grazie a una serie di borse di studio pote frequentare le migliori
scuole inglesi, venendo ammesso al Trinity College di Cambridge, di cui divento
fellow nel1900, a soli 22 anni.
In prima approssimazione possiamo suddividere la sua carriera in tre periodi
distinti. II primo (1900-1910) 10 stabilisce come una figura di prima grandezza
all'interno della cornunita matematica inglese, principalmente grazie alIa pub-
blicazione nel 1908 del testo A Course of Pure Mathematics, e al ruolo fonda-
mentale da lui svolto nella riforma del 1909 dei Mathematical Tripos. La sua rile-
vanza fu sancita dalla nomina a fellow della Royal Society nel191 0, quando Hardy
aveva 33 anni (ed era quindi molto pili giovane della grande maggioranza degli
altri fellow).
Per capire il significato di A Course of PureMathematics all'interno della mate-
matica inglese bisogna risalire alla fine del diciassettesimo secolo. Una delle con-
seguenze della diatriba su chi avesse inventato il calcolo infinitesimale (Newton
o Leibniz) fu che i matematici inglesi (schierati come un sol uomo a favore di New-
ton) recisero in gran parte i rapporti con i matematici del continente. La situa-
zione rimase sostanzialmente invariata per i due secoli successivi; di conseguen-
za, tranne rare eccezioni, i matematici inglesi dell'inizio del Novecento non erano
a conoscenza dei tumultuosi sviluppi dell'analisi matematica avvenuti nell'Otto-
cento grazie alle scuole francesi e tedesche, sviluppi che avevano trasformato una
serie di tecniche potenti, rna basate su fondamenta approssimative e piene di pos-
sibili contraddizioni, in una disciplina rigorosa, ben fondata e anche pili potente,
l'Analisi Matematica. II testa di Hardy eil primo in lingua inglese a presentare l'A-
nalisi Matematica moderna, e contribut in maniera fondamentale allo svecchia-
mento della matematica inglese - ottenen do un successo tale da essere tuttora in
stampa [4], un secolo dopo la prima edizione.
L'opera di svecchiamento condotta energicamente da Hardy si applico anche al-
la struttura stessa dei college inglesi. Una delle tradizioni pili consolidate (risa-
l~aU1:0bIOgrafla rttuttante

lente quasi ai tempi di Newton) dei college era quella dei Mathematical Tripos [5]:
una sorta di gara matematica che si svolgeva ogni anno, aperta a tutti gli studen-
tie I primi classificati diventavano famosi, e venivano corteggiati dai college piu
prestigiosi. II guaio era che i problemi dei Tripos avevano ormai assunto una strut-
tura standardizzata, e la preparazione matematica universitaria era quasi com-
pletamente strutturata in funzione della preparazione per questi problemi. Gli
studenti erano fortemente sollecitati a imparare l'insieme di tecniche necessarie per
risolverli e a non perdere tempo studiando argomenti (tipicamente piu teorici 0 piu
moderni) non strettamente correlati ai Tripes, 0, peggio, cercando di creare mate-
matica nuova. Hardy mise in gioco tutto il suo prestigio e la sua (notevole) vis po-
lemica per cambiare questa stato di cose, introducendo un sistema piu flessibile e
meno rigido e stantio; e la riforma introdotta nel1909 deve molto al suo contributo.
II secondo periodo (1911-193.8) della carriera di Hardy e quello matematica-
mente piu fecondo, in cui ottenne Ia maggior parte dei risultati matematici per cui
ericordato, in teoria dei numeri e in analisi complessa. Nel1911 inizio la colla-
borazione trentennale con I.E. Littlewood; e nel1913 quella (famosissima, su cui
non voglio spendere una sola parola, rimandando a [2] e [6] per dettagli) con S.
Ramanujan.
Nel1914 scoppio la prima guerra mondiale. Hardy, unpacifista convinto, si espo-
se (fallendo) per evitare I'ingresso della Gran Bretagna in guerra. La sua posizio-
ne al Trinity College non fu messa in dubbio, rna l'atmosfera non gli era piu con-
geniale: durante la guerra si rifugio completamente nella matematica, lavorando
indefessamente con Ramanujan.
Nel1919, forse in seguito agli strascichi professionali legati all'espulsione di Ber-
trand Russell dal Trinity Collegeper Ie sue posizioni pacifiste (espulsione fortemente
avversata da Hardy), e forse anche in seguito all'aggravarsi dello stato di salute di
Ramanujan, costretto a tornare in India dove sarebbe morto qualche mese dopo,
Hardy lascio Ia sua alma mater, accettando la posizione di Savilian Professor al
New College di Oxford, dove rimarra dodici anni, tra i piu produttivi della sua car-
riera-. Ritornera al Trinity College ne11931, accettando la Sadleirian chair, posto
che gli avrebbe permessodi continuare a vivere nel college anche dopo il pensio-
namento, clausola non prevista dalla sua posizione a Oxford, ed essenziale per un
don celibe come lui.
In questi trent'anni Hardy godette di buona salute, e mantenne abitudini es-
senzialmente invariate. Questo felicestato di cose fu interrotto bruscamente nel1939
da un grave infarto, che 10 lascio fortemente debilitato. Inoltre, nel1939 inizio la se-
conda guerra mondiale. Hardy era sempre un pacifista convinto, rna chiaramen-
te la posizione di un pacifista in Gran Bretagna durante la seconda guerra mondiale
era estremamente piu difficile di quanta non fosse durante la prima. Inoltre il cat-
tivo stato di salute gli impedi di trovare il consueto rifugio nellavoro matematico.
Hardy cadde in una profonda depressione, che caratterizzo tutto il terzo periodo
(1939-1947) della sua carriera.E in questa stato d'animo che scrisse,neI1940,A Ma-
thematician's Apology. Nel1942 si ritiro per motivi di salute, e, dopo un fallito ten-
tativo di suicidio, ormai ridotto a un invalido recluso nella sua stanza, mort il 1
dicembre 1947,a Cambridge.

2 Hardy ha scritto i suoi lavorimigliorifra i 40 e i 60 anni, con buona pace di coloro che ritengonocheper produrre
buona matematica occorra essere giovani.
cultura 2008

Perche faccio queUo che faccio1

Di cosa tratta A Mathematician's Apology? Hardy 10 spiega chiaramente all'inizio:

I shall ask, then, why is it really worth while to make a serious study of mathe-
matics? What is the properjustification of a mathematician's life? [Chiedero,
dunque, perche vale davvero la pena studiare seriamente matematica? Qual ela
corretta giustificazione della vita di un matematico?] (p.65).

Vale la pena di notare che le due domande non sono esattamente equivalenti: la
prima eimpersonale, generale, mentrela seconda ha un aspetto piu personale, le-
gato al singolo matematico. Questa dualita, questa oscillare fra saggio impersona-
le e considerazioni legate al singolo - Hardy stesso, anche se ancora non nomina-
to - pervade l'intero libro (che diventa esplicitamente autobiografico nel finale )..
Hardy inizia la sua argomentazione distinguendo fra due possibili aspetti da
considerare:

The first [question1 is whether the work which he does is worth doing; and the
second is why he does it, whatever its value may be [La prima [domanda] e se
vale la pena fare illavoro che fa; e la seconda eperche 10 fa, indipendentemen-
te dal suo valore] (p.66).

II modo con cui Hardytratta sbrigativamente il secondo aspetto rivela un lato in-
teressante della sua personalita (e dell'ambiente dei college inglesi). Dopo aver
spiegato che si tratta di un lato secondario del problema che vuole trattare, Hardy
afferma che ci sono essenzialmente due possibili risposte alIa domanda del perche
uno fa quello che fa. La prima e:

(1) I do what I do because it is the one and only thing that I can do at all well. [(1)
10 faccio quello che faccio perche ela sola e unica cosa che riesco a fare bene]
(p.67),

affermazione che Hardy subito chiosa dicendo

I am not suggesting that this is a defence whichcan be made by mostpeople, sin-


ce most peoplecan do nothing at all well. [Non sto suggerendo che questa dife-
sa possa essere usata da molta gente, in quanta molta gente non e in grado di
far bene alcunche] (p.67)

e che

If a man has any genuine talent, he should be ready to make almost any sacrifi-
cein order to cultivate it to thefull. [Se un uomo possiede un talento genuino qual-
siasi, dey'essere pronto a fare quasi qualunque sacrificio pur di coltivarlo ap-
pieno] (p. 68).
La seconda risposta possibile e:

(2) There is nothing that I can do particularly well. Ido what I do because it ca-
me my way. [(2) Non c'e nulla ch'io sappia fare particolarmente bene. Faccio
quello che faccio perche mi ci sono trovato] (p. 73),

che Hardy commenta in questa modo:

It is a conclusive reply, but hardly one likelyto be made by a man with any pride;
and I may assume that none of us would be content with it. [E una risposta de-
finitiva, rna e improbabile sia usata da chiunque abbia un minima di orgoglio;
e posso assumere che nessuno di noi ne rimarrebbe soddisfatto] (p.73).

Lo snobismo di Hardy eassolutamente evidente: da una parte mostpeople (la mag-


gior parte della gente), il cui destino e per lui irrilevante; dall'altra us (noi), gli
unici che Hardy ritiene degni del suo interesse. Hardy si comporta come un ari-
stocratico: chiunque non appartenga alla sua classe non edegno di nota. Questo
era un sentire comune all'interno dei college inglesi dell'epoca; rna eimportante sot-
tolineare che si tratta di un' aristocrazia culturale e non di censo 0 di classe. Hardy
(che non era ne nobile ne ricco) e i suoi colleghi avevano considerazione solo per
coloro che ritenevano intellettualmente loro pari, indipendentemente dalla ric-
chezza 0 dall'estrazione sociale. Ramanujan eun esempio evidente: pur trattandosi
di un povero impiegato indiano, Hardy 10 tratto del tutto alIa pari - anzi.Io con-
siderava superiore a lui. In ogni caso, i discorsi di Hardy sono rivolti e riguarda-
no solo gli appartenenti a questa aristocrazia intellettuale, al ristretto circolo di
persone in grado di fare almeno una cosa davvero bene.

Curlosita, orgoglio, ambizione


Una digressione successiva sul perche ci si voglia occupare di ricerca scientifi-
ca ha un sapore simile:

There are many highly respectable motives which may lead men to prosecute re-
search, but three whicharemuch moreimportant than the rest. Thefirst (without
which the rest must come to nothing) is intellectualcuriosity, desire to know the
truth. Then, professional pride, anxiety to be satisfied with one's performance
(... ). Finally, ambition, desire for reputation (... ) [Ci sono molti motivi alta-
mente rispettabili che possono condurreuomini a occuparsi di ricerca, rna tre
sonomolto pili importanti degli altri. II primo (senza il quale il resto non con-
ta nulla) ela curiosita intellettuale, il desiderio di conoscere la verita, Poi, l'or-
goglio professionale, l'ansieta di essere soddisfatti dalla propria performance
(...). Infine, l'ambizione, il desiderio di avere una reputazione( ... )] (p.79).

Dal punto di vista di Hardy, l'ambizione eun sentimento strettamente positivo.


matemettc» e 2008

Euna forza che spinge a ricavare il meglio possibile da se stessi, in modo da otte-
nere il riconoscimento pubblico del proprio valoree

A man'sfirst duty, a young man'sat any rate, is to be ambitious. [II primo dove-
re di un uomo, 0 almeno di un uomo giovane.e essere ambizioso] (p.77).
Ambition has been the drivingforcebehind nearlyall the bestwork of the world.
[L'ambizione estata la forza trainante dietro quasi tutti i lavori migliori nel mon-
do] (p.78).

La curiosita intellettuale porta a cercare di scoprire qualcosa di nuevo: l' orgoglio


professionale a lavorare bene; e l'ambizione a spingersi a richiedere il meglio. In ogni
caso, si tratta di motivazioni strettamente personali, che rispondono a bisogni pro-
pri dell'individuo. Con un pizzico di cinismo, Hardy ritiene che

So ifa mathematician, ora chemist, orevena physiologist, were to tellme that the
drivingforce in his work had been to benefit humanity, then I should not believe
him. [Cost se un matematico, 0 un chimico, 0 persino un medico, mi dicesse che
la forza che l'ha spinto nel suo lavoro estata voler beneficiare l'umanita, io non
devo credergli] (p.79).

Beneficiare l'umanita esolo un modo (altamente benvenuto) di soddisfare la


propria ambizione e il proprio orgoglio professionale, non una motivazione pri-
maria. II medico fa del bene principalmente perche ne ricava una soddisfazione per-
sonale, e non soltanto per motivi altruisti.
A questa punto Hardy avanza un' osservazione apparentemente curiosa:

If intellectual curiosity, professional pride, and ambition are the dominant in-
centives to research, then assuredly no one has afairer chance of gratifying them
than a mathematician. [Se curiosita intellettuale, orgoglio professionale, e am-
bizione sono gli incentivi dominanti per la ricerca, allora sicuramente nessuno
piu di un matematico ha possibilita di soddisfarli] (p.80).

La principale giustificazione di questa osservazione anticipa quello che, come ve-


dremo, sara uno dei temi principali dellenostre argomentazioni:la permanenza. Infatti,

fA mathematician's] subject is the most curious of all - there is none in which


truth plays such odd pranks. It has the most elaborate and the most fascinating
technique, and gives unrivalled openings for the display of sheerprofessional skill.
[II campo di studio [di un matematico] eil piu curioso fra tutti - in nessun al-
tro Ia verita gioca scherzi altrettanto strani. Richiede le tecniche pili elaborate e
affascinanti, e offre impareggiabili occasioni per 10 sfoggio di pura abilita pro-
fessionale] (p. 80).

Ma soprattutto

Finally, as history proves abundantly, mathematical achievement, whatever its


intrinsic worth,is the most enduring ofall. [Infine, come la storia dimostra am-
piamente, Ie conquiste matematiche, indipendentemente dal loro valore intrin-
seco, sono le piu durature] (p. 80).

Quale migliore soddisfazione della propria ambizione del sapere che il proprio
lavoro verra ricordato per sempre? Ne riparleremo.

Bellezza, serleta, importanza

La parte centrale di A Mathematician's Apology e dedicata a una discussione


sull'utilita della matematica - distinta, come vedremo, dall'importanza. Siccome
si tratta di un aspetto relativamente secondario per la nostra analisi, mi limitero
a riassumerlo brevemente.
Prima di tutto, Hardy distingue fra due tipi di matematica; una matematica ba-
nale, che non gli interessa, e una matematica "superiore", Come esempi di mate-
matica banale cita i problemi di scacchi (oggi citeremmo il sudoku) e buona par-
te delle tecniche puramente computazionali usate nelle applicazioni della mate-
matica all'ingegneria. Cerca poi di individuare caratteristiche che contraddistin-
guano la matematica superiore:

The best mathematics is serious as well as beautiful. [La matematica migliore e


seria oltre che bella] (p. 89).

Diverse pagine sono dedicate a cercare di definire il concetto di matematica ccse-


ria" (tramite caratteristiche quali generalita, profondita e significativitai, rna 10
stesso Hardy e cosciente della difficolta di un talecompito. Anche piu difficile e
identificare cosa contraddistingua la bellezza di un teorema (0 di un quadro, 0 di
un poema, se eper questo); Hardy si limita a citare

(... ) a very high degree of unexpectedness, combinedwith inevitability and eco-


nomy. [(... ) un alto grado di imprevedibilita, combinato con inevitabilita ed
economia] (p. 113).

Rimane il fatto che la bellezza euna caratteristica essenziale della matematica mi-
gliore. Nelle parole di Hardy,

Themathematician's patterns, likethepainter's or thepoet's, must be beautiful (...).


Beauty is thefirst test: there is no permanent place in the worldfor ugly mathe-
matics. [Lestrutture' del matematico, come quelle del pittore 0 del poeta, devo-
no essere belle(...). La bellezza eil primo test: nel mondo nonc'e posto perma-
nente per matematica brutta] (p.85).

(Notate la ricomparsa della "perrnanenza" come valore dirimente.)


Una volta stabilito quale matematica gli interessa, la domanda che si pone e:

3 "Struttura" riproduce soloparte dei significatie delleconnotazioni del termine inglesepattern, chesignificaanche
"modello", "campione", "disegno".
questa matematica e "utile"? Da buon matematico, Hardy per rispondere prima
di tutto offre una definizione di utilita:

A science or an art may be said to be 'useful' if its development increases, even


indirectly, the material well-beingand comfort of men. [Una scienza 0 un'arte
possono essere dette 'utili' se illoro sviluppo accresce, anche indirettamente, il
benessere e il conforto materiale degli uomini] (p. 115).

Con questa definizione del concetto di utile, Hardy non ha dubbi:

(... ) very little of mathematics is useful practically, and that little is comparati-
vely dull. [(... ) ben poca matematica e utile in pratica, e quel poco e relativa-
mente noioso] (p.89).

Per Hardyl'unica matematica "utile" e quella da lui ritenuta "banale"; il resto, la


matematica importante, e del tutto inutile.

The generalconclusion, surely, stands out plainly enough. If useful knowledge is,
as we agreedprovisionallyto say, knowledge wich is likely, now or in the compa-
ratively nearfuture, to contribute to the material comfort of mankind, then thegreat
bulk of higher mathematics is useless. [La conclusione generale, di sicuro, e suf-
ficientemente chiara. Se la conoscenza utile e, come abbiamo provvisoriamen-
te convenuto, conoscenza che e probabile possa, ora 0 in un futuro sufficiente-
mente prossimo, contribuire al conforto materiale dell'umanita, allora la gran par-
te della matematica superiore e inutile] (p.135).

Questa conclusione e vissuta da Hardy in modo ambiva1ente. Da un lato, si av-


verte l'orgoglio della c1asse superiore che si eleva al di sopra dei meri interessi
materiali. Ino1tre, per un pacifista come lui l'inutilita della sua matematica ha una
conseguenza fondamentale':

Thereis one comfortingconclusion which is easyfor a realmathematician. Real


mathematics has no effects on war. [C'e una conclusione confortante e facile per
un vero matematico. La vera matematica non ha effetti sulla guerra] (p. 140).

Ma l' onesta intellettuale di Hardy 10 porta necessariamente a vedere l'altro lato del-
la medaglia: se la matematica e inutile, non e possibile usare l'utilita come criterio per
giustificarne10 studio.Lavita di un matematico non pub esseregiustificatain questi ter-
mini; ne quella di un matematico generico, ne quella del matematico specificoHardy.

I have neverdone anything 'useful'. No discovery of mine has made, or is likely to


make, directly or indirectly, for good or ill, the least difference to the amenity of
the world. [Non ho mai fatto alcunche di 'utile'. Nessuna mia scoperta hafatto,
o e probabile che faccia,direttamente 0 indirettamente, nel bene 0 nel male,la mi-
nima differenza per le amenita del mondo] (p.151).

Ma allora cosa giustifica l'esistenza di un matematico? La risposta sta altrove, in


qualcosa per Hardy molto pili importante della mera utilita pratica.

4 La seconda guerra mondiale avrebbe cambiato anche questa, per esempio tramite I'utilizzo della matematica (an-
che quella che Hardy avrebbe considerato "seria") in crittografia.
Arte e lmrnortallta

II fatto eche

It will be obvious by now that I am interestedin mathematics only as a creative


art. [Sara ormai chiaro che sono interessato allamatematica solo in quanta ar-
te creativa] (p. 115).

Per Hardy, qualunque giustificazione, qualunque significato possa avere la vita


di un matematico deve derivare dal fatto che creare matematica e del tutto equi-
parabile alla creazione di opere artistiche. Quindi

( ) the real mathematics, (...) must bejustified as art if it can bejustified at all.
[( ) la vera matematica, (...).dey'essere giustificata come arte ammesso che pos-
sa essere giustificata] (p. 139).
Mathematics is not a contemplative but a creative subject. [La matematica e un
campo creativo, non contemplativo] (p. 143).

II parallelo fra matematica e arte deriva dal fatto che entrambe creano struttu-
re (pattern); solo gli strumenti usati cambiano.

A mathematician, like a painter or a poet, is a maker of patterns. If his patterns


are morepermanent than theirs, it is because they are made with ideas. [Un ma-
tematico, come un pittore 0 un poeta, e un creatore di strutture. Se Ie sue sono
piu durature delle loro, eperche sono fatte di idee] (p.84).

II matematico manipola le idee come il pittore manipola i colori 0 il poeta le pa-


role. Ma i colori sbiadiscono, e i linguaggi cambiano; invece le idee restano. Ritor-
na il concetto di "perrnanenza" cOSI importante per Hardy, che ribadisce:

(...) the mathematics which is eternal because the best of it may, like the best li-
terature, continue to causeintense emotional satisfaction to thousands ofpeople
after thousands ofyears. [(...) la matematica che eeterna perche quella miglio-
re puo, come la migliore letteratura, continuare a causare intensa soddisfazione
emotiva a migliaia di persone dopomigliaia d'anni] (p.131).

Stiamo avvicinandoci al punto cruciale. La maternatica, come l'arte, per quanto


apparentemente inutile, puo causare piacere (emotivo, non solo intellettuale); ed
eun piacere che resta, che permane nel tempo, che viene ricordato.
What we do may be small, but it has a certain character of permanence;and to
haveproduced anything of the slightest permanent interest, whetherit be a couple
of verses or a geometrical theorem, is to have done something utterly beyond the
powersof the vast majority of men. [Quello che facciamo puo essere piccolo, rna
ha un qualche carattere di permanenza; e aver prodotto alcunche del minimo in-
teresse perrnanente, sia esso un paio di versi 0 un teorema geometrico, e aver
rnatematlca e cultuee 2008

fatto qualcosa totalmente al di la delle possibilita della grande maggioranza de-


gli uomini] (p.76).

I'aver creato qualcosa che merita di essere ricordato, l' aver prodotto qualcosa da
tramandare ai posteri, ci pone al di sopra della grande maggioranza dell'umani-
ta, ci fornisce un senso, un motivo per la nostra vita. E la matematica, proprio per-
che manipola idee e concetti astratti, offre maggiori possibilita per la creazione
di qualcosa che rimanga.

So Greek mathematics is ''permanent'', morepermanent even than Greek litera-


ture. Archimedes will be remembered when Aeschylus isforgotten, because lan-
guages die and mathematical ideas do not. "Immortality" may be a silly word,
but probably a mathematician has the best chance of whatever it may mean.
[Quindi la matematica greca e"duratura", anche pili duratura della letteratura gre-
ca. Archimede sara ricordato quando Eschilo e dimenticato, perche Ie lingue
muoiono e Ie idee matematiche no. "Immortalita" e forse una parola stupida,
rna probabilmente un matematico ha la migliore occasione di ottenere qualsia-
si cosa essa significhi] (p. 81).

Godfrey Harold Hardy

Come osservato all'inizio, A Mathematician's Apology e stato scritto in un mo-


mento molto duro della vita di Hardy. Le pessime condizioni di salute accomuna-
te allo scoppio della seconda guerra mondiale l'avevano fatto cadere in una pro-
fonda depressione.

I writeabout mathematics because, likeany othermathematician whohaspassed


sixty, I haveno longer thefreshness of mind, the energy, or thepatience to carryon
effectively with my properjob. [Scrivo sulla matematica perche, come ogni altro
matematico che ha superato i sessant' anni, non ho pili la freschezza mentale, l' e-
nergia 0 la pazienza per continuare efficacemente il mio vero lavoro] (p. 63).

E ancora pili esplicitamente:

It is plain now that my life, for what it is worth, is finished, and that nothing I
can do canperceptibly increase or diminish its value. [E ormai chiaro che la mia
vita, per quel che vale, efinita, e che nulla ch'io possa fare potra aumentarne 0
diminuirne il valore in modo percepibile] (p.148).

C'e una tristezza di fondo che traspare da tutto il testo. Mascherandolo da sag-
gio sull'importanza della matematica in generale, Hardy sta in realta riflettendo sul-
la propria vita, sta impietosamente chiedendosi se tutto quello che ha fatto ha un
senso 0 se estata tutta fatica sprecata, se ha lasciato un segno 0 se scomparira co-
me non fosse mai esistito. Nella parte finale del testa abbandona ogni pretesa di sag-
gio generale, e l'aspetto autobiografico, la valutazione della propria vita, esce in
primo piano:

I said at the beginningthat anyonewho defends hissubjectwillfind that he is de-


fending himself; and my justification of the life of a professional mathematician
is bound to be, at bottom, ajustification of my own. [Ho detto all'inizio che chiun-
que difenda il proprio campo scoprira che sta difendendo se stesso; e la mia giu-
stificazione della vita di un matematico professionista e forzata essere, in ultima
analisi, una giustificazione della mia vita] (p. 144).

Come abbiamo visto, Hardy rifiuta la semplice giustificazione di aver fatto qual-
cosa di "utile"; non esu questa piano che vuole essere giudicato:

Judged by all practicalstandards, the value of my mathematical life is nil; and


outsidemathematicsit is trivial anyhow. I havejust one chance of escaping a ver-
dict of complete triviality, that I may bejudged to have created somethingworth
creating. [Giudicato secondo qualsiasi metro pratico, il valore della mia vita ma-
tematica enullo; e al di fuori dellamatematica e comunque banale. Ho una so-
la possibilita di evitare un verdetto di completa banalita, ed ech'io possa essere
giudicato aver creato qualcosa che valesse la pena creare] (p. 151).

In questa senso, le sue argomentazioni non si applicano solo ai matematici, rna


a tutti gli artisti. II senso della propria vita consiste nell'aver creato qualcosa che
possa essere ricordato; nell' aver lasciato un segno nella memoria dell'umanita,

The case for my life[...] is this: that I haveaddedsomethingto knowledge, and hel-
ped othersto add more; and that thesesomethings have a value which differs in
degree only, and not in kind, from that of the creations of the great mathemati-
cians, or of any of the otherartists, great orsmall, who have left somekind of me-
morial behind them. [II caso per 1amia vita [...] e questa: che ho aggiunto qua1-
cosa alla conoscenza, e aiutato altri ad aggiungerne ancora; e che questi qua1cosa
abbiano un valore che differisca solo in grado, e non in genere, da quello delle
creazioni dei grandi maternatici, 0 di qualsiasi altro artista, grande 0 piccolo,
che abbia lasciato un qualche tipo di memoriale dietro di se] (p. 151).

Hardy non riusci piu a riprendersi dalla depressione. Pochi mesi prima di mo-
rire, affermava di essere cost inutile da non essere neppure capace di suicidarsi. Ep-
pure, a sessant'anni dalla sua morte, Ie sue riflessioni e la sua matematica sono
ancora ricordate, vive e attuali; io sono qui a scriverne, e voi a leggerne. Usando il
suo metro di giudizio, possiamo dirgli che ha vissuto una vita degna di essere vis-
suta: ha raggiunto l'immortalita,
marematica e culture 2008

Bibliografia

[1] G.H. Hardy (1940) A Mathematician's Apology, with a Foreword by C.P. Snow, Canto
edition 1992, decima ristampa 2005, Cambridge University Press, Cambridge. Tradu-
zione italiana: Apologia di un matematico. Garzanti, Milano, 2002
[2] R. Kanigel (1991) The man who knew infinity, Little, Brown and co., London. Traduzio-
ne italiana: L'uomo che vide l'infinito. Rizzoli, Milano, 2003
[3] http://www-history.mcs.st-andrews.ac.uk/Biographies/Hardy.html
[4] G.H. Hardy (1908) A Course of PureMathematics. Cambridge Mathematical Library,
Cambridge University Press, Cambridge, 1993
[5] http://en.wikipedia. org/wiki/Cambridge_Mathematical_Tripos
[6] M.Abate (testi), P.Ongaro (disegni) (2001) Laformula di Ramanujan. Martin Mystere
230, Sergio Bonelli Editore, Milano
Suggestioni di Archimede nella poesia latina
e nelle ricerche scientifiche moderne

MARIO GE YMONAT

L'antico siracusano rimane senza dubbio un modello da imitare anche per gli
scienziati di oggi: non a caso sulla Fields Medal, il prestigioso premio internazio-
nale per la matematica, sono riprodotti un profilo stilizzato di Archimede e il suo
nome scritto in greco.
Ho scritto un piccolo libro, Il grandeArchimede [1], arricchito da una presenta-
zione di Luciano Canfora e, a partire dalla seconda edizione, da un'introduzione del
russo Zhores Alferov, premio Nobel per la fisica nel 2000.

Figg. 1,2. La Fields Medal riporta sui recto un ritratto di Arehimede con il suo nome in gre-
co e il motto latino Transiresuum pectus mundoque potiri [Traseendere il proprio animo e
dominare I'universo], tratto dagli Astronomica di Manilio. Sui verso si legge Congregati ex
toto orbe mathematici ob scripta insignia tribuere [I matematici radunati da tutto il mon-
do attribuirono per gli scritti eeeelientiJ, mentre il nome dello scienziato che riceve il pre-
mio e l'anno di conferimento sono sui bordo

Volendo fare un volume piacevole, l'ho arricchito con illustrazioni tratte da pa-
gine di manoscritti medievali e di edizioni rinascimentali, dagli emblematici af-
freschi dello "Stanzino delle Matematiche" agli Uffizi, dai francobolli a lui dedi-
cati e persino dall 'allegra trasmigrazione di Archimede nei fumetti per i ragazzi
(1' Archimede Pitagorico di Walt Disney). Al suo fascino si sono mostrati sensibi-
li artisti del passato e del presente: alla fine del Quattrocento Piero della France-
sea ricopio nel Trattato d'abaco oltre 70 pagine delle sue opere tradotte in latino
e nel 2006 il russo Zurab Tsereteli ha costruito a Mosca un'imponente statua che
10 rappresenta.
matematica e culture 2008

SuI persistente interesse per Archimede nel mondo moderno ha esercitato un


ruolo importante la simpatia umana del personaggio, ironico e autoironico come
i migliori scienziati di oggi. Si ricordi il sorriso divertito con cui prendeva in giro
i boriosi colleghi di Alessandria, ai quali aveva inviato due falsi teoremi (10 rae-
conta egli stesso nella prefazione a Spirali) di cui gli altezzosi scienziati d'Egitto non
si accorsero subito. E si pensi pure al quesito aritmetico a ben otto incognite che egli
espose in un poemetto, il Problema bovino, dove con finta ingenuita indagava la
quantita e qualita delle mandrie del Sole che pascolavano in tutta la Sicilia (1a so-
luzione esatta, trovata ne11880, richiede un numero di oltre duecentomila cifre!).
Giocoso rna tutt'altro che semplice epure 10Stomachion. In questa breve trattato
di geometria combinatoria Archimede si occupava di un quadrato diviso in 14
pezzi, una specie di puzzle la cui ricomposizione in diverse figure poteva stimola-
re creativita e fantasia.

Figg.3,4. Nello Stomachion Archimede prende in esame un sofisticato gioco-puzzle,le in-


numerevoli possibilicombinazioni di 14pezziin cui era divisoun quadrato,che avevano for-
ma di triangoli isosceli e scaleni, di quadrangolie altri poligoni,da cui con adeguatafantasia
e replicando alcuni pezzisi potevano comporre le pili varie figure:un cane che abbaia, una
torre e persino un elefante

Per la modernita dello spirito scientifico di Archimede e rivelatore il generoso


entusiasmo con cui salutava Ie proprie scoperte. Cosl mentre conduceva una serie
di ricerche sulle proprieta della leva, giunse ad affermare con estroso ottimismo:
"Daterni un punto d'appoggio e sollevero il mondo".
Suggestioni di Archimede nella poesla latina e nelle ricerche scie ntifiche moderne

Fig.5. "Datemi un punto d'appoggio e sollevero il mondo": il principio della leva illustrato
in un affresco sui soffittodella Stanzino delle Matematiche nellaGalleria degliUffizi a Firenze

Erimasto famoso il suo grido Eureka! Eureka! [Ho trovato! Ho trovato!], quan-
do, facendo un bagno, comprese i1 carattere del peso specifico e non ebbe imbarazzo
a correre nudo annunciandolo con entusiasmo per le strade di Siracusa (sviluppo
poi rigorosamente la scoperta nel trattato sui Galleggianti, dove preciso che "un cor-
po immerso in un liquido riceve dal basso verso l'alto una spinta uguale al peso del
liquido spostato", il principia di Archimede, basilare per la navigazione di tutti i
tempi). In effetti il matematico antico continua a trasmetterci un messaggio illu-
minista di fiducia nella scienza e nel progresso umano: non e un caso che Enrico
Bombieri abbia dedicato a lui quasi per intero la lezione magistrale tenuta due an-
ni fa a Crotone quando gli fu assegnato il PremiaPitagora.
Alla decifrazione e all'interpretazione odierna di Archimede ha contribuito un
codice del secolo X su cui vale la pena di spendere qualche parola [2]. Giusto cen-
to anni fa, net 1906, il filologo danese Heiberg 10 scoprl a Costantinopoli e pub-
blico rapidamente do che riuscl a leggervi [3]. Dopo la prima guerra mondiale pe-
raltro il manoscritto ando perduto net trasferimento di quella biblioteca da Co-
stantinopoli ad Atene, per riapparire a un'asta di Christie's a New York nel1998,
dove fu venduto per oltre due milioni di dollari. L'acquirente attuale 10 ha ora ge-
nerosamente depositato al Museo d'Arte di Baltimora. Que! manoscritto ha da-
to impensati stimoli in America per nuove ricerche di paleografia combinata con
la chimica e la fisica, con una serie di luci artificiali al Rochester Institute of Tech-
nology e, da ultimo, a Stanford in California, dove, con l'aiuto del potente sin-
matematica e culture 2008

crotrone di quella universita, si stanno ricostruendo i tracciati degli inchiostri


antichi attraverso le molecole di ferro che ancora permangono in fogli altrimenti
illeggibili.
La vitalita di Archimede, anche al di fuori dell'impero bizantino, esottolinea-
ta dal fatto che alcune sue opere ci sono pervenute solo in traduzione araba (i mu-
sulmani non hanno mai tradotto Omero, Ie cui divinita pagane potevano rap-
presentare un pericolo per la loro religione, rna ebbero un grande interesse per
la scienza e in non pochi casi scambiarono un ricco prigioniero bizantino con
qualche manoscritto di matematica 0 di medicina). Araba e, per esempio, la ver-
sione del trattato Sui cerchi reciprocamente tangenti, pubblicata in Germania nel
1975 [3].
Gli scritti del matematico antico furono accolti con ammirazione e uno speciale
interesse anche in Occidente alla fine del Medioevo, quando vennero tradotti in
latino e trovarono cost nuovi lettori. Di fronte a essi i dotti dell'inizio del Cin-
quecento provarono la sensazione di un limite impossibile da superare, rna Ar-
chimede si rivelo invece in pochi decenni un motore stimolante per il rinnova-
mento della scienza: Galileo guardo a lui "con infinito stupore", Keplero e New-
ton 10 considerarono come un collega e, del resto, il russo Alferov 10 ritiene un
premio Nobel ante litteram.

Fig. 6. Archimede in me-


ditazione al tavolo di la-
voro, fra libri e strumen-
ti scientifici,in un quadro
di Domenico Fetti dipin-
to aRoma ne11620, in
pieno "secolo galileiano".
Si trova adesso nella Ge-
miildegalerie Alte Meister
di Dresda, in Germania
'fII'llfiI"iII!'.!t.'fII"~l!iII!'.li scientifiche rnodeme

Quello che piu interessa in questa sede sono i contributi di Archimede alIa ma-
tematica, che si rivelano nella realta come una gara continua tra la complessita
della materia e le sue originali e brillanti dimostrazioni. Con raffinata modestia,
10 scienziato si dice sorpreso che i corpi geometrici gli palesino un cost grande
numero di caratteristiche, rimaste ad altri fino a quel momenta ignote. Va a sua glo-
ria il calcolo antico pili preciso del rapportofra la circonferenza e il suo diametro,
il famoso pi greco, rna molto produttive furono anche Ie sue .ricerche sulle Spirali,
un trattato nel quale egli riuscl quasi magicamente a dimostrare che il terzo giro
e e
della spirale doppio del secondo, il quarto triplo, il quinto quadruplo sempre e
del secondo e COS! via. Una serie di risultati innovativi sievidenziano pure nella
Quadratura dellaparabola e si puo ricordare l'interesse di Archimede per le sim-
metrienon banali dei poliedrisemiregolari, menzionati in un intrigante scolio al-
la Collezione matematica di Pappo: in quella ricerca 10 scienziato siracusano si
occupo, fra l'altro, dell'icosaedro troncato, formato da 12 pentagoni e 20 esagoni re-
golari, il modello del nostro pallone da football.
Archimede ando particolarmente orgoglioso del trattato su La sfera e il cilin-
dro, dove giungeva a risultati di esattezza e semplicita sorprendenti, come quello
che la superficie della sfera misura esattamente quattro volte quelladel cerchio
massimo.La sfera, modello del cielo, era guardata con venerazione dagli antichi,
e nelle sue opere il nostro scienziato sembra muoversi verso di essa come in un
sogno ([4]). Egli stesso si impegnoconcretamente a fabbricare alcuni splendidi
planetari, due dei quali venneroportati a Roma come "preda di guerra" dal gene-
rale conquistatore Marcello. Per influenza del proprio padre, Archimede si inte-
resso seriamente anche di astronomia e all'inizio del suo Arenario si trova late-
stimonianza pili antica della dottrina eliocentrica, che prima di Copernico era sta-
ta proposta in Grecia da Aristarco di Sarno.
II breve, rna denso Arenario, dedicato al giovane tiranno di Siracusa Gelone, go-
dette giustamente di una straordinaria fortuna. In esso Archimede si ripromette-
va di contare i granelli di sabbia necessari per riempire lavolta celeste, unnume-
ro che si avvicina pericolosamente all'infinito: non perdendosi d'animo, il mate-
matico siracusano,con prodigiosa fantasia e,uno stile giocoso, invento un sistema
numerico capace di esprimere quantita elevatissime (i granelli di sabbia conte-
nuti dentro la sfera delle stelle fisse non sarebbero pili diquelli che noi potremmo
indicare con 1063 ) .
Cio che ci incanta delle scoperte di Archimede e illoro carattere originale e for-
temente innovativo. Ma oggi non possiamo non guardare con ammirazione e en-
tusiasmo anche alIa sua ardimentosa difesa di Siracusa contro l'esercito invasore
nemico, un esempio di impegno civile e preoccupazione morale comune anche ai
migliori scienziati a noi contemporanei. Della sua vita, delle sue macchine belliche
e della tragica morte siamo informati come di nessun altro scienziato antico: da Po-
libio e da Plutarco, da Livio, da Valerio Massimo e.da altri ancora.
Secondo la tradizione, la fantasiosa genialita di Archimede affascino Marco Clau-
dio Marcello,la cui conquista di Siracusa fu a lungo ostacolata dalle potenti mac-
chine belliche da lui messe in campo. Quando nel 212 a.C. quella che era allora
una delle pili importanti e fiorenti citta del Mediterraneo cadde nelle sue mani, il
comandante romano dette l'ordine di risparmiargli la vita, rna un suo milite, in-
metematice cultura 2008

nervosito dalla testardaggine dello scienziato a non interrompere le proprie ri-


cerche (Archimede gli avrebbe gridato: Noli turbare circulos meosl, "Non scompi-
gliare i miei cerchil"), 10 decapito senza indugi, confondendo barbaramente nel
sangue gli abbozzi su cui lavorava.
Questa ela versione ufficiale,anche se si pub ben osservare che Marcello non ave-
va mandato delle sentinelle a proteggere I'abitazione dello scienziato e il soldato
che vi fece irruzione aveva la spada sguainata e gli chiese insistentemente chi fos-
se. Non manca chi corne 10 storico padovano Lorenzo Braccesi [5] con buoni ar-
gomenti sostiene che la favola della distrazione di Archimede e della balordaggi-
ne del milite sarebbe una invenzione successiva per giustificare un atto di barba-
rie, programmato e commissionato per evitare che, lasciato in vita, egli potesse
mettersi al servizio di Annibale, in quegli anni il piu temuto nemico di Roma: i
tempi non erano ancora maturi perche i servizi della potenza vincitrice si atti-
vassero per tutelare la vita di qualche ricercatore in cambio della sua futura col-
laborazione a livellotecnologico (corne alla fme della II guerra mondiale russi e ame-
ricani fecero con gli scienziati nazisti). I'assassino di Archimede non sarebbe sta-
to dunque un legionario eccitato, rna un freddo sicario, che si presento subito do-
po al comandante non per scusarsi dell'accaduto, rna per mostrarne la testa, pro-
va che il suo sporco lavoro era stato compiuto.
Per parte mia, sono convinto che la barbara uccisione di Archimede da parte
del soldato romano - pur moderata dalla supposta clementia del comandante Mar-
cello, che sara poi la politica ufficiale di Augusto e degli imperatori che a lui sue-
cedettero - abbia indotto un forte senso di colpa e uno speciale interesse per Ar-
chimede nei migliori intellettuali di Roma. Parlo soprattutto del I secolo a.C; poi-
che purtroppo del passo che trattava della presa di Siracusa negli Annales di En-
nio, dell'inizio del II secolo, ci e rimasto solo un misero mezzo verso. Venendo
dunque al I secolo a.C; il maggiore intellettuale romano che dichiaro apertamen-
te la propria ammirazione per Archimede fu Marco Tullio Cicerone, che ricorda-
va con evidente imbarazzo il trasporto corne preda di guerra aRoma di due suoi
planetari (De republica 1,21), rna si mostrava giustamente orgoglioso di averne ri-
scoperto egli stesso la tomba, identificata fra gli sterpi da una sfera e un cilindro,
i due solidi di cui Archimede si era occupato nell' opera matematica di cui anda-
va piu fiero, scolpiti in bassorilievo (Tusculanae Disputationes 5,23,64,traduzione
di Nino Marinone [6]):

Quando ero questore [ne175 a.C.] scopersi il suo sepolcro, tutto circondato e ri-
vestito di rovi e pruni, di cui i Siracusani ignoravano l'esistenza, anzi escludevano
che ci fosse. Ricordavo alcuni versi di poco conto, che sapevo trovarsi iscritti
sulla sua tomba: dicevano che sulla sommita del sepolcro era posta una sfera
con un cilindro. Un giorno scrutavo ogni angolo con 10sguardo (fuori della por-
ta sacra a Ciane c'e un gran numero di sepolcri) e scorsi una colonnetta che non
sporgeva molto dai cespugli, su cui stava I'effigie di una sfera e di un cilindro. Su-
bito dissi ai Siracusani (si trovavano con me i piu ragguardevoli cittadini) che pen-
savo si trattasse proprio di cio che cercavo.Si mando molta gente con falci e illuo-
go fu ripulito e sgombrato. Quando fu aperto I'accesso, ci avvicinammo allato
frontale del piedestallo: si vedeva un'iscrizione quasi dimezzata, in cui i versi
Suggestioni di Archimede nella poesia latina e neUe ricerche scientifiche moderne

erano corrosi verso la fine di ciascuno. Cosl una delle piu celebri citta della Ma-
gna Grecia, e una volta anche fra le piu dotte, avrebbe ignorato I'esistenza della
tomba del suo piu geniale cittadino, se non gliela avesse fatta conoscere un uo-
mo di Arpino'.

Fig. 7. Cicerone e i maggiorenti di Siracusa osservano compiaciuti la tomba di Archimede,


riconosciuta in una fitta macchia di cespugli per il bassorilievo della "sfera inscritta in un
cilindro": eun quadro dipinto nel 1787 da Pierre-Henri de Valenciennes, ora al Musee des
Augustins di Tolosa, in Francia

L'opera di Archimede piu conosciuta aRoma fu comunque I'Arenario ('Paf..lJlf't'Il~),


citata da Igino Gromatico ancora alIa fine del I secolo d.C.:

Nam et Archimedem, virum praeclari ingenii et magnarum rerum inventorem,


ferunt scripsisse, quantum arenarum capere posset mundus, si repleretur-.

I In latino: "Cui us [Archimedis] ego quaestor ignoratum ab Syracusanis, cum esse omnino negarent , saeptum un-
dique et vestitum vepribus et dumetis indagavi sepul crum. Tenebam enim quondam sen ariolos, quos in eius mo-
numento esse inscriptos acceperam, qui declarabant in summo sepulcro sphaeram esse positam cum cylindro.
Ego autem cum omnia conlustrarem oculis (est enim a porta sacra Cyanes magna frequentia sepulcrorum), ani-
mum adverti columellam non multus a dumis eminentem, in qua inerat sphaerae figura et cylindri, Atque ego sta-
tim Syracusanis (erant autem principes mecum) dixi me ilIud ipsum arbitrari esse quod quae rerem. Inm issi cum
faicibus multi purg arunt et aperuerunt locum. Quo cum patefactus esset aditus, ad adversam basim accessimus: ap-
parebat epigramma exesis posterioribus partibus versiculorum dim idiatum fere. Ita nobilis sim a Graeciae civitas,
quondam vero etia m doctissima , sui civis un ius acut issimi monumentum ignorasset, nisi ab homine Arp inate di-
dicisset",
2 Si legge nel Corpus Agrimensorum Romanorum, p. 148,4-7 Thulin ("Infatti dicono che Archimede, uomo di splen-
dido ingegno e inventore di cose straordinarie, abbia scritto che quantita di chicchi di sabbia potesse contenere l'u-
n iverso, se ne venisse riemp ito"),
culture 2008

rArenario era stata esaltato pochi anni prima in una poesia da Silio Italico,che si
rivolgeva a lettori che evidentemente ne avevano notizia (Punica 14.350-351):

Non illum mundi numerasse capacis harenas


vana fides'

A me sembra probabile che Catullo nei vv. 7-13 del suo carme 5 ammicchi pro-
prio a quell'opera sui grandi numeri:

Da mi basia mille, deinde centum,


dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum;
dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus ilIa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorunr'

Non mancava qui forse un'allusione alle colonne dell' abaco, 10 strumento usa-
to comunemente per i calcoli aritmetici nei mercati. Peraltro i richiami dotti alla
matematica si sostanziano anche nel carme 7:

Quaeris quot mihi basiationes


tuae, Lesbia, sint satis superque.
Quam magnus numerus Libyssae arenae
lasarpiciferis iacet Cyrenis,
oraclum Iovis inter aestuosi
et Batti veteris sacrum sepulcrum,
aut quam sidera multa, cum tacet nox,
furtivos hominum vident amores,
tam te basia multa basiare
vesano satis et super Catullo est;
quae nee pernumerare curiosi
possint nee mala fascinare lingua"

Qui al quinto verso I' oraclum Iovis eil tempio di Ammone nell' oasi africana di
Siwa,al verso 4 Cyrenis ela regione di nascita dell'ammirato poeta Callimaco, al ver-
so 6 Batto e il mitico fondatore di Cirene, mentre magnus numerus al terzo verso
e pernumerare all'undicesimo sono vocaboli peculiari dell'aritmetica, Se il nu-

3 "Che egli avesse contato i granelli di sabbia che il mondo contiene non / era vana credenza».
4 "Dammi mille baci e poi cento, / poi altri mille e poi altri cento, / e poi ininterrottamente ancora altri mille e altri
cento ancora; / infine, quando ne avremo sommate moIte migliaia, / altereremo i conti 0 per non tirare il bilancio
/ 0 perche qualche maligno non ci possa lanciare il malocchio, / quando sappia I'ammontare dei baci".
5 "Tu mi chiedi, 0 Lesbia: a quale numero arrivano i tuoi baci, / perche io mi senta sazio e nauseato./ Quale eleva-
to numerodi granelli di sabbia africana / si stende nella Cirenaica fertile di silfio, / tra I'oracolo del torrido Giove
°
/ e la venerabile tomba dell'antico Batto, / quale sconfinato numero di stelle, quando la notte e silenziosa, / sbir-
cia gli amori clandestini degli esseri umani, / tale e10sterminato numero di baci / che devi dare a Catullo, pazzo
d'amore, perche si senta sazio e nauseato; / che tale cifra i ficcanaso non possano contare, / ne le lingue dei mali-
gni ci lancino contro il malocchio".
rtcercne scientiflche moderne

mero dei baci richiesti a Lesbia viene paragonato a quello enorme dei granelli di
sabbia della costa africana, non eimprobabile che il poeta romano avesse in men-
te proprio l'inizio della qsaJlJli'tll~, dove Archimede affermava di volersi occupa-
re del numero dei granelli di sabbia, «non solo di quelli che sono intorno a Siracusa
e nel resto della Sicilia, rna anche di quelli che sono in ogni regione, sia abitata sia
non abitata"[7].
II richiamo ai granelli della sabbia africana ritorna nell'epitalamio 61 (206-210),
dove la quantita dei giochi d'amore che Catullo augura agli sposi novelli e un'ac-
cattivante esagerazione poetica, anche tenendo conto del Kamasutra:

Ille pulveris Africi


siderumque micantium
subducat numerum prius,
qui vestri numerare vult
multa milia ludi"

Nella generazione successiva a Catullo di numeri si diletto particolare Virgilio,


il quale, come ricorda nel secolo IV l'autorevole vita Donatiana (§15):

Inter cetera studia medicinae quoque ac maxime mathematicae operam dedit?

Si possono leggere in questa prospettiva i versi 73-75 dell'egloga VIII, dove la


conclusione deus... gaudet indica come i numeri procurino un particolare piace-
re alle stesse divinita:

Terna tibihaec primum triplici diversa colore


licia circumdo, terque haec altaria circum
effigiem duco; numero deus impare gaudet"

Nelle Georgiche (2, 103-106) Virgilio ricorda il numero dei granelli della sabbia
africana in relazione alle qualita di vino note gia allora (e·oggi sarebbero molte
di piul):

Sed neque quam multae species nee nomina quae sint


est numerus, neque enim numero comprendere refert;
quem qui scire velit, Libyci velit aequoris idem
discere quam multae Zephyro turbentur harenae?

6 "Calcoli prima il numero / dei granelli di sabbia africana /0 delle stelle lucenti, / colui che vuole contare / Ie mol-
te migliaia dei vostri / giochi d' amore",
7 "Fra gli altri studi si occupo anche di medicina e soprattutto di matematica",
8 "Prima di tutto ti metto attorno a tre a tre questi fili / di.tre diversi colori, e tre volte porto la sua immagine / in-
torno a questo altare; del numero dispari gioisce il dio",
9 "Ma quante Ie specie, e con quali nomi, non / si pub enumerare; chi volesse conoscerlo, / vorrebbe anche impara-
re quanti grani di sabbia / della pianura libica si agitano allo Zefiro".
matematka e cultura 2008

II nome dello scienziato siracusano inizia metricamente con un cretico (lun-


ga-breve-lunga) e non poteva quindi entrare in un poema in esametri, rna Vir-
gilio, che evidentemente 10 ammirava (corne del resto ammirava il poeta sira-
cusano Teocrito), 10 dissimula abilmente nella risposta a una domanda, insie-
me ingenua e raffinata, su una coppa istoriata che un pastore rivolge nella III
egloga, vv. 40-42:

In medio duo signa, Conon et - quis fuit alter,


descripsit radio totum qui gentibus orbem,
tempora quae messor, quae curvos arator habereti"

Gli Scholia Veronensia ci testimoniano che ancora nel IV e V secolo parecchi


critici ritenevano che il poeta si riferisse qui a Archimede (Nonnulli Archimedem)
e questa convinzione eresa esplicita in una nota giuntaci sotto il nome del gram-
matico Valerio Probo:

Alterum post Cononem quem dicat, incertum est, sed suspicatur Archimedem,
quoniam Cononis discipulum".

Si ricordi che la Chioma di Berenice di Callimaco era stata tradotta pochi anni
prima in latino nel carme 66 di Catullo, che si apre con un esplicito omaggio alIa
disciplina astronomica, di cui Conone era stato uno dei massimi rappresentanti
(Omnia qui magni dispexit lumina mundi, "Colui che numero tutti gli astri della
volta stellata"), ne possiamo dimenticare il rapporto intenso, seppur contrastato,
che Catullo ebbe con Cicerone, al quale aveva dedicato il solenne rna ironico car-
me 49 (Disertissime Romuli nepotum, "0 il piu facondo dei nipoti di Romolo"). Si
puo aggiungere che radius significava in latino anche "raggio del cerchio", uno
degli argomenti centraIi della geometria di Archimede.
Ma si puo ancora ricordare che il paragone con il grande numero dei granel-
Ii di sabbia ritorna intrigante nell'inizio emblematico dell' ode 28 del primo libro
di Orazio:

Te maris et terrae numeroque carentis harenae


mensorem..., Archyta."

Qui terrae... mensorem euna evidente perifrasi di "geometra", e non sembra in-
verosimile che proprio i1 nome di Archimede, che corne abbiamo visto iniziava
con un cretico e non poteva entrare in un verso dattilico, possa essere stato scam-
biato con il nome di Archita, il filosofo pitagorico che non risulta, pero, essersi
mai occupato del numero dei granelli disabbia. L'ipotesi eavanzata con garbata pru-

10 "Nel mezzo due figure, Conone [l'astronomo della corte egiziana con cui Archimede fu realmente in corrispondenza]
e - chi fu l'altro, che agli uomini disegno con la bacchetta tutto quanta il cielo, quali siano Ie stagioni per il mieti-
tore, quali per il curvo aratore?"
11 "Chi dica per secondo dopo Conone e incerto, rna si sospetta che sia Archimede, per il fatto che era state allievo

di Conone." ,
12 "Te, 0 Archita, che misuravi il mare e la terra e l'innumerabile arena".
Archhnede nelle ricerche scientifiche moderne

denza da Robin G.M. Nisbet e Margaret Hubbard, nelloro autorevole commento


a Orazio (p. 321):

In his \}Jaflfli'tl1<; or 'Sand-Reckoner' Archimedes achieved the impossible; he


showed that the sand could be counted even if the whole universe were filled
with it [...] There is no evidence that Archytas had previously counted the sand;
Archimedes does not mention him, and his own treatise is said to show charac-
teristic originality. But it would be rash to assume that Horace has simply con-
fused Archytas and Archimedes. Obviously he had heard of the 'Paflfll'tl1<; [...]
So Horace ascribed the counting of the sand to Archytas, as the sort of thing
that mathematicians did. A poet would have no respect for facts in a matter of
this kind".

Bibliografia

[1] M. Geymonat (2006) Il grande Archimede, Sandro Teti Bditore, Roma


[2] R. Netz, W. Noel (2007) Il codice perduto di Archimede, Rizzoli, Milano
[3] J.L. Heiberg (Ed.) (1910-1915) Archimedis opera omnia cum commentariis Eutocii,
voll. I-III, Teubner, Leipzig; corrigenda adiecit E.S.Stamatis (1972); vol. IV ed. Y.Dold-
Samplonius (1975)
[4] R. Netz (2001) Archimede, in: Storia della Scienza I, Istituto della Enciclopedia Italia-
na.Roma
[5] L. Braccesi (2007) Eassassinio di Archimede, in: Hesperia 22
[6] N. Marinone (1976), traduzione di Cicerone, Tusculanae Disputationes,Utet, Torino
[7] Archimede, Opere (1974) a cura di A. Frajese, Utet, Torino
[8] R.G.M. Nisbet, M. Hubbard (1970) A Commentary on Horace OdesBook 1, Clarendon
Press, Oxford
[9] T.L. Heath (1897) The Works of Archimedes, edited in Modern Notation with Intro-
ductory Chapters, con un Supplement (1912; reprint Dover, New York 1953)
[10] M. Geymonat (2007) Archimede: spirito moderno di uno scienziato antico, in: Bollet-
tino della Unione Matematica Italiana, Serie VIII, vol. X-A

13 "Nel suo Arenario Archimede raggiunse I'impossibile: egli mostro che i granelli di sabbia potrebbero essere con-
tati anche se ne fosse riempito l'intero universo [...] Non c'e prova che Archita avessein precedenza contato i granelli
di sabbia;Archimedenon 10 nomina, e si diceche il suo trattato abbia specifichecaratteristichedi originalita,Ma sarebbe
avventato presumere che Orazio abbia semplicemente confuso Archita con Archimede.Ovviamenteil poeta latino ave-
va sentito parlare dell'Arenario [...] Cost egli attribut il conteggio dei granelli di sabbia ad Archita, come il tipo dicose
che facevanoi matematici. In una faccenda di tal genere un poeta non avrebbe avuto rispetto per i fatti",
II re della spazio infinito 1

SIOBHAN ROBERTS

"Potrei viver confinato dentro a un guscio di


noce e sentirmi re della spazio infinite,"
William Shakespeare, Amleto, Atto II, Scena 2
(Citato da Coxeter a proposito della "Pinitezza
dei triangoli", Introduzione alla geometria)

Fui iniziata alla prospettiva del mondo di Coxeter in occasione di un viaggio ac-
cademico, durante il quale partecipammo alla cerimonia di benvenuto per Ie nuo-
ve reclute della Royal Society of Canada. In attesa dell'inizio delle formalita, Coxeter
e io ci trovavamo nella biblioteca della villa di proprieta del presidente dell'Universita
di Toronto. Con una mano, Coxeter reggeva un bicchiere di vino rosso pericolo-
samente inclinato, e con l'altra un pasticcino con un ripieno forse troppo ricco.
"Questa pasta alla crema e un po' fuori luogo", osservo, come sempre vestito con
minuziosita in giacca e cravatta. Tra un saluto dei suoi ammiratori e un augurio dei
colleghi, Coxeter alzo il braccio per indicare qualcosa It vicino e mi chiese: "Di che
forma e quel tavolo?". Gia m'immaginavo fosse una domanda a trabocchetto. Ma
io dissi quello chevedevo. Era un cerchio. Mi corresse: "Se fossi appeso al soffitto,
guardando dall'alto, allora sarebbe un cerchio". Ma dalle coordinate della nostra
posizione nella stanza, la prospettiva era deviata e trasformata. Egli vedeva il tavolo
come un'ellisse e aggiunse, come nota a margine,che aveva addirittura scritto un
saggio sull'argomento, intitolato poeticamente In qual caso un cerchio pUD appa-
rir come un'ellissei [1]
Ebbi I'opportunita di conoscere Donald Coxeter nel2001 quando era giornali-
sta per il quotidiano National Post a Toronto. Lo seguii aIle conferenze sulla geo-
metria a Banff e Budapest, per Ie qualiaveva arditamente accettato l'invito, non-
ostante i suoi 94 anni di eta. Seguendo Coxeter nei suoi viaggi, mi accorsi che per
definire la geometria gli piaceva ripetere spesso un vecchio detto, "La geometria e
10 studio di segni e disegni", diceva: segni nel senso di numeri e disegni nel sen-
so di figure. Durante Ie mie ricerche, mi vennero riferiti diversi aneddotimolto
eloquenti, che ben rappresentano Coxeter studioso di geometria, con il suo stile ele-
gante e assolutamente essenziale. Molti dei suoi studenti mi raccontavano delle

1 e
Questo intervento tratto da 11 re della spazio infinito. Storia dell'uomo che salvo la geometria, pubblicato in Ita-
lia da Rizzoli, Walker/USA, Profile/UK, e Anansi/Canada.
matematica e cultura 2008

piccole dimostrazioni pratiche di geometria,


come ricavare un pentagono da una striscia di
carta, piegandola adeguatamente (Fig. 1). "Si
pub ricavare in maniera precis a la figura di un
pentagono con le diagonali," spiegava Coxeter
nella sua Introduction to Geometry, "facendo
un semplice nodo con una lunga striscia di car-
ta e appiattendolo con cura" [2].

Fig.L Unpentagono ricavato piegando una striscia di


cartaconl'esposizione della sezione dorata

Si tratta di un vecchio trucchetto di geometria, tra i preferiti di Coxeter, as-


sieme a un'altra dimostrazione pratica che riguardava il modellino di uno dei
solidi platonici, i cinque solidi regolari che costituivano il fondamento e la ma-
teria prima di gran parte dellavoro di Coxeter. Era solito ricavare un modellino
di dodecaedro a partire da un elastico e due ciotole di cartone fatte di pentago-
ni , dette anche reti (Fig. 2). II solido prende forma con la pressione di un ele-
mentare sistema a molla ottenuto sistemando I'elastico in corrispondenza de-
gli angoli delle reti. Gli studenti ricordavano che, durante le lezioni, a Coxeter
piaceva fare un po' di teatro, fingendo di aver perso il suo modellino con l'elastico,
"Oh, rna guarda!", esclamava a meta lezione,"E ora do ve e andato a finire il mio
dodecaedro?". Si guardava in giro, rovistando tra le sue cose, alzando una pila di
carte 0 aprendo un libro e poi, a un certo punto, ecco che il modellino saltava
fuori all'improvviso.

Fig.2. Undodecaedro "a molla" ricavato


condue reti di pentagoni e un elastico
IIre dello spazio infinito

Quelli citati sono solo due piccoli esempi del carattere di Coxeter. Molto prati-
co come studioso di geometria, amava toccare con mana i propri modelli, per va-
lutare cosi le loro diverse prospettive e proprieta.Attribuiva molta importanza al-
l'impatto visivo, che gli permetteva di alimentare la sua fervida intuizione. Molte
volte ho sentito dire che "Coxeter riusciva veramente a VEDERE le cose" ,
Accompagnando Coxeter alle sue conferenze, mi capito di sentire dire molte
volte che era considerato "l'uomo che aveva salvato la geometria". Forse una lusinga
un po' iperbolica, rna che certamente eben rappresentata in una vignetta del com-
pianto matematico David Logothetti, raffigurante Coxeter nei panni di un bee-
chino che riesuma la sua amata geometria (Fig. 3).

Coxeter exhuming Geometry.

Fig. 3. "The man who saved geometry" (L'uomo chesalvo lageometria) di David Logothet-
ti (per gentile concessione di Faith Logothetti)

E risaputo tra i conoscitori della materia che la tradizione antica della geome-
tria classica e stata detronizzata durante il XX secolo, quando si ritenne che fosse
ormai superata. Al suo posto, furono incoronate l'algebra e la matematica astrat-
ta: tutti simboli, lettere, equazioni fastidiosamente ondeggianti, nessuna forma 0
solido. Nonostante Coxeter fosse un esperto sia di algebra che di geometria, era
prima di tutto uno studioso di geometria classica (che, per i miei canoni, gene-
ralmente rientra nella seconda categoria). II suo interesse per la geometria classi-
ca non venne meno neanche negli anni pili bui , consentendo alla tradizione di
conservarsi fino agli ultimi venti cinque anni del secolo, quando fu nuovamente
assurta a materia di studio in diversi ambiti.
Ogniqualvolta osavo dire che stavo scrivendo un libro sull'uomo che aveva sal-
vato la geometria dalla quasi-estinzione, per esempio quando il discorso veniva
fuori durante una cena con amici, la conversazione subiva una battuta d'arresto, 0
forse pili d'una. Le persone cambiavano espressione nel ricordare le lezioni scola-
stiche di matematica, trascorse ad armeggiare con compassi e goniometri e a im-
parare a memoria teoremi sui triangoli. La geometria era impressa nella loro men -
te come un'esperienza traumatizzante e come una materia che avevano lasciato
alle spalle con sollievo. La conversazione riprendeva solo quando qualcuno si lan-
matematica e cultura 2008

I ciava in commenti del tipo: ~Qnestotizio ha salvato la geometriaili Per qnale as-
surdo motivo l'ha fatto? Avrebbe risparmiato a tutti molte pene, se solo l'avesse
lasciata morirel". Quando ebbi l'opportunita di conoscere Coxeter, pero, intravi-
di diverse qualita che in breve tempo mi conquistarono senza indugi. Era l'uomo,
il professore allo stesso tempo geniale e distratto, ancora in grado di lavorare con
le proprie forze - rinfrancato da uno stomacante elisir, che era solito assumere
prima di coricarsi, fatto di liquore al caffe Kalhua, una specie di grappa alla pe-
sea, a volte una spruzzata di vodka, il tutto mescolato con latte di soia (era vege-
tariano). Ed era anche Coxeter il matematico, un'ispirazione per persone quali
Douglas Hofstadter, M.e. Escher, Buckminster Fuller, John Horton Conway e Em-
ma Castelnuovo .

( S 5-/t ~)

Fig. 4. Lo schizzetto di Coxeter di una cupola geodetica


(per gentile concessione di Susan Coxeter Thomas)

Coxeter era un grande ammiratore delle cupole geodetiche di Buckminster Ful-


ler (Fig. 4), e scrisse un saggio intitolato Virus macromolecules and geodesic do-
mes [3], nel quale confrontava la struttura di particolari cupole geodetiche con
quella dei virus. La struttura della sfera alta 11 metri che Fuller costrul sulla vet-
ta del Monte Washington era simile a quella dell'herpes virus e alla varicella; l'a-
denovirus, noto per essere la causa del comune raffreddore e della polmonite, fu
riconosciuto da Coxeter nella struttura a icosaedro del padiglione degli Stati Uni-
ti all' esposizione di Kabul, in Afghanistan. Fuller, dal canto suo, dedico illibro
II re della spazio infinito

Synergetics, Explorations in the Geometry of Thinkinga Coxeter. Riporto qui di se-


guito la dedica:

In virtu dello straordinario lavoro di una vita nel campo della matematica,
il prof. Coxeter eLO studioso di geometria del nostro burrascoso
ventesimo secolo, spontaneamente acclamato
curatore terrestre dell'inventario storico
della scienza dell'analisi delle figure.
Dedico a lui questa lavoro, con particolare stima
e in ringraziamento a TUTTI gli studiosi di geometria di TUTTI i tempi
della cui importanza per l'umanita
egli eun esempio. [4]

Coxeter e l'artista olandese M.e. Escher instaurarono un rapporto di ispirazione re-


ciproca. Escher aveva un interesse particolare per il concetto di infinito, esemplifica-
to dalle improbabili costruzioni che aveva concepito, come gli edifici con le rampe in-
finite di scale. Aveva anche realizzato diversi disegni intitolati "divisioni regolari del
piano", con motivi in chiaroscuro di pesci, uccelli 0 lucertole, alternati come pezzi cor-
rispondenti in un puzzle. Ma a Escher non piaceva il fatto che la sua rappresentazio-
ne dell'infinito si dovesse fermare di netto al bordo della pagina, percio era alla ricer-
ca di un modo per rappresentare l'infinito in maniera pin convincente. Escher aveva
conosciuto Coxeter nel1954 al congresso internazionale dei matematici e in seguito ave-
vano iniziato una collaborazione sui generis, attraverso corrispondenza e visite occa-
sionali. In una lettera, Coxeter chiedeva a Escher il permesso di riprodurre uno dei
suoi disegni in un saggio sulla simmetria che stava ultimando. Quando Escher ricevette
una copia della pubblicazione di Coxeter [5], l'artista fu felice di vedere la riprodu-
zione del suo disegno, rna fu ancora piu felice nell'imbattersi in uno dei diagrammi del
piano iperbolico di Coxeter. Esso forniva una visione piu avvincente dell'infinito, con
i disegni dei triangoli che si rimpicciolivano man mana che si allontanavano dall' 0 -
rizzonte della sfera. Escher raccontava che, nel vedere questa figura, ebbe un vero e
proprio shock: aveva finalmente rotto il suo blocco mentale. Cerco di abbozzare uno
schema in maniera da riprodurre tale
struttura (Fig. 5), quindi ricostrulla fi-
gura lui stesso, per poi crearne la propria
personale interpretazione, inclusa nella
_" serie Circle Limit- in particolare nella se-
rie Circle LimitIII, della quale Escher in-
vio una copia a Coxeter, con la dedica To
Proffessor [sic] H.S.M. Coxeter, with gra-
titude (Fig. 6).

Fig. 5. I disegni a matita di Escher sul dia-


gramma di Coxeter che dimostrano la coper-
tura del piano iperbolico (per gentile conces-
sione di Doris Schattschneider)
matematica e cultura 2008

Fig. 6. Circle Limit III di Escher


con la dedi ca a Coxeter "con
gratitudine," 1959. (Copyright
© 2008 the M.C. Escher Com-
pany- Holland. All rights reser-
ved. www.mcescher.com)

Mentre lavorava alla serie Circle Limit, net parlare, Escher aveva addirittura co-
niato il verba to Coxeter ed era solito dire I'm Coxetering today. Dal canto suo, il ma-
tematico scrisse diversi saggi [6-9] in cui analizzava l'''intuizione geometrica" di
Escher, il quale non aveva alcuna formazione scolastica di questo tipo. Secondo
Coxeter, i risultati che lui stesso aveva raggiunto nella trigonometria, Escher li ave-
va raggiunti solo grazie all'intuizione. Escher parlava di "forrnule magiche", rife-
rendosi all'analisi matematica avanzata che Coxeter aveva fatto della sua arte, so-
stenendo di non capirci una parola.
La nozione di intuizione geometrica ecia che Coxeter ed Escher avevano davve-
ro in comune. Coxeter stesso si considerava un artista. Una volta gli chiesi perche
aveva fatto quello che aveva fatto - 0 forse, all'epoca in cui 10conobbi, la domanda
era pin perche continuava a farlo, dato che
la maggioranza dei suoi colleghi era gia in
pensione. Coxeter mi diede una risposta sec-
ca: "Nessuno chiede agli artisti perche fan-
no quello che fanno. 10sono come un artista.
Casualmente, la mia mente eossessionata da
forme e schemi". Per cui, cOSI come Escher la-
vorava matematicamente, Coxeter, in quali-
ta di matematico, lavorava artisticamente.

Fig. 7. Un giovane Coxeter con la tasca piena di


penne (per gentil e concessione di Susan Coxeter
Thomas)
IIre dello spazio infinito

Quando era ancora un talentuoso giovane matematico (Fig. 7) a Londra, Coxeter


subl grandemente il fascino della quarta dimensione. Scrisse anche un saggio sul-
l'argomento, poi premiato, intitolato Dimensional Analogy, che stese su numerosi
quaderni di appunti. Nella prima adolescenza, fu anche un abile pianista e compo-
sitore (Fig. 8) e si diletto inventando una lingua, che chiamo Amellaibian (Fig. 9).

Fig. 8. Da adolescente, Coxeter compose Ie


musiche per l'opera treatrale di G.K. Che-
sterton "Magic" (per gentile concessione
di Susan Coxeter Thomas)

I,., A..,CUA'",' ",N • • ,. T ~ . ",," , •• c ,U ,t W.,..., , .. t:

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Iq . 10" q Go LA N T ~ rt-wr ,»
1.0 " 2K lp . C.LA'"" .. T-' J.AN....;

Fig. 9. Una pagina tratta dal racconto di Co- Z, a- 2,)( If + I ':' Ct" "'1"'1'~ &Lt.\olTO 'LA JlU/ .
~ ': :a1C, 10+ 1.!.: Ct. ,. ......, .,. - M~lIII'fq
xeter scritto nella sua lingua inventata, l'A- ,LJ,tr. IH'T.

mellaibian (per gentile concessione di Susan


Coxeter Thomas)

Ma l'ossessione del giovane Coxeter per la quarta dimensione 10 portava addirittura


a trascurare alcuni principi base della matematica. Quando venne il momenta di im-
mergersi nei libri, in preparazione degli esami di ingresso a Cambridge, il suo tu-
tor gli proibl di pensare alla quarta dimensione, se non la domenica. Alla fine, do-
po aver provato due volte l'esame, vinse una borsa di studio al Trinity College.
Alla base della passione di Coxeter per le forme geometriche c'e la nozione di
simmetria. Come Coxeter disse una volta

Tutta la matematica estudio della simmetria, 0 di come cambiare una cosa sen-
za veramente cambiarla. Inoltre, e la simmetria che, nelle sue varie forme, soggiace
all'ordine, alle leggi e alla razionalita dell'universo, e quindi anche allinguaggio
della matematica.

- - - -- - -- - _._-'
matematica e cultura 2008

Ho imparato da Coxeter che esistono due categorie distinte di simmetria: simmetrie


infinite, come quelle di una sfera, e simmetrie discrete, come quelle possedute dai
solidi regolari. Un modo semplice per distinguerle, mi fu spiegato , ericordarsi un
aneddoto sull' astrofisico Fritz Zwicky: egli era noto per chiamare "bastardi sferici"
Ie persone che non gli andavano a genio . Partiva dal ragionamento che queste per-
sone , comunque Ie considerasse, erano sgradevoli 0 prive di interesse. Quindi, per
alcuni gusti, Ie simmetrie infinite non hanno grandi attrattive: sono, di fatto, pre-
vedibili e di conseguenza meno interessanti delle simmetrie discrete, materia di
studio preferita da Coxeter,che in particolare, si occupo di simmetrie discrete di po-
Iitopi come il dodecaedro quadridimensionale 0 l'iperdodecaedro (Fig. 10).

Fig. 10. Copia originale di Coxeter del


disegno di W.A Wythoff dell'iperdode-
caedro (per gentile conces sione di Asia
Ivic Weiss)

Uno dei metodi con cui Coxeter studiava


Ie simmetrie di forme e solidi era l'uso di
specchi (Fig. 11). Egli utilizzava caleido-
scopi con specchi fatti su misura, che cura-
va con particolare attenzione (lucidandoli
e assicurandosi scrupolosamente che i car-
dini fossero ben stretti) e che portava con
se quasi ovunque (la madre gli aveva cuci-
to appositamente un involucro in feltro per
evitare danneggiamenti durante il tra-
sporto).

Fig. I!. Coxeter mentre monta uno dei suoi calei-


doscopi personali dell'epoca di Cambridge (per
gentile concessione di Susan Coxeter Thomas)
II re dello spazio infinito

I disegni e le forme geometriche erano generati sistemando un oggetto, come


una stecca 0 una palla, in un punto particolare del collo del caleidoscopio. Ri-
flesso dal caleidoscopio,l'oggetto formava un'immagine geometrica composita.
Con tre specchi si riuscivano a produrre figure tridimensionali, come il dode-
caedro (Fig. 12).

Fig. 12. Lamappatura di un dodecaedro


su una sfera, generata dagli specchi di
un caleidoscopio a icosaedro (per gentile
concessione di SeymourSchuster)

Coxeter svolgeva ricerche sulle dimensioni multiple, dove le forme ruotano e si


riflettono, replicando le proprie proprieta nello spazio degli specchi, che el'iper-
spazio . Avevasviluppato una vera e propria passione per questa tipo di politopi a
piu dimensioni, tanto che durante il periodo del suo servizio a Princeton, nei pri-
mi anni trenta, divenne conosciuto come "Mr. Politopo", Fece scoperte significati-
ve sui politopi, arrivando a elencare tutte le simmetrie generate dai riflessi. Cio
nonostante, come annoto nel suo diario, dopo che gli era balzata in mente la pri-
ma idea di quello che poi sarebbe diventato il diagramma di Coxeter (Fig. 13), le
reazioni al suo lavoro erano spesso riduttive.

@~-.~-.
5
Fig.13. Undiagrammadi Coxeter per un icosaedro, generatoentro un caleidoscopio a ico-
saedro (per gentileconcessione di Doris Schattschneider)
matematica e cultura 2008

Coxeter aveva fatto di questo studio illavoro di una vita, rna un matematico di Prin-
ceton quale Solomon Lefschetz 10 freddo commentando: "Ebello pensare a cose inu -
tili ogni tanto". La geometria di Coxeter si trovava in forte declino proprio mentre la
sua carriera cominciava a muovere i primi passi negli anni 30. La geometria classica
era considerata un passatempo della domenica pomeriggio, ne pili ne meno che uno
svago con dei giocattoli. Ipoteticamente, come avvenne p~r la scomparsa del latino, se
scomparisse la geometria classica di Coxeter,nessuno se ne accorgerebbe troppo, se non
qualche aficionado. Nell'era dei supercomputer e della teoria delle superstringhe,lo stu-
dio essenziale della geometria classica esenz'altro diventato obsoleto.
Tuttavia, seguendo Coxeter nei suoi viaggi, mi fu chiaro che la moderna ragion
d'essere della geometria era qualcosa di pili che non un semplice tributo alIa bellez-
za delle forme .In realta, la bellezza era cio che animava Coxeter, per la quale aveva qua-
si una disposizione elitaria. Rimuginava su ellissi e cerchi, esagoni e icosaedri. Si ral -
Iegrava a guardare la semplice geometria della schiuma, delle spugne, degli alveari, dei
girasoli. Ma Ie applicazioni della geometria vanno ben oltre. Molte persone non no-
tano la geometria pili di quanta non notino la curvatura della Terra camminandoci
sopra, rna a uno sguardo pili attento,la geometria appare dove meno te l'aspetti. Al-
goritmi geometrici producono Ie curve, disegnate al computer, di un' automobile Mer-
cedes e di film a cartoni animati come Gli incredibili della Pixar. Le molecole dei ci-
bi che mangiamo e delle medicine che assumiamo hanno strutture geometriche. Os-
servata con uno stereomicroscopio,la molecola della menta verde e10 specchio del-
la molecola del cumino tedesco: aIle loro strutture simmetriche si devono Ie diverse
proprieta e il gusto. La geometria molecolare svolge un ruolo cruciale nel funziona-
mento del sistema immunitario e nello studio dei medicinali. La forma 0 Ia struttu-
ra di un medicinale deve essere tale da legarsi come un pezza di un puzzle alIa strut-
tura della proteina appropriata. Se i medicinali non riescono a Iegarsi, non possono
nemmeno svolgere Ia Ioro funzione. Allo stesso modo, Ie cruciali interazioni tra Ie
immunoglobuline e le proteine si basano su un'unione del tipo "chiave-serratura" 0
"adattamento-corrispondenza" di forme molecolari compatibili (Fig. 14).

&~-, ~ ( (...J
i ... J

Fig. 14. Un diagramma sche-


matico di un'immunoglobuli-
na, che illustra la sua interazio-
ne a "chiave-serratura" con le
proteine (per gentile conces-
sione di Sean Law)
II re della spazio infinito

Una volta delineati questi parametri del valore della geometria pura e applicata in
generale, in seguito ho voluto comprendere esattamente come fece Coxeter a "salvare"
la geometria, come spesso si dice. In un certo senso, egli non fece altro che perseve-
rare stoicamente. Persevero con Ie forme che amava. Pratico la geometria con in-
comparabile semplicita e bellezza. E oltretutto, con il suo stile elegante, divento an-
che un grande divulgatore. E il suo libro Regular Polytopes [10] divenne una bibbia
per i maternatici: John Ratcliffe,della Vanderbilt University, ne teneva una copia nel
suo studio e un'altra a casa propria, per consultarla nelle sue serate. Per concludere
degnamente il quadro, i suoi libri non erano soltanto matematicamente coinvol-
genti, erano anche scritti con uno stile eloquente e arguto. Stuzzicava l'attenzione
dellettore con inaspettati cambi di registro quali" ...dividendo il prodotto delle pri-
me tre espressioni per il prodotto delle ultime due, e indulgendo a un'autentica or-
gia di soppressioni, si ottiene... "2.

Fig. 15. Sbarco da un yolo Aerlingus (per gen-


tile concessione di Susan Coxeter Thomas)

Inoltre, egli viaggio in lungo e in largo, quasi come un missionario (Fig. IS}.Du-
rante la sua carriera, attraverso l'Oceano Atlantico quasi cinquanta volte. Una se-
ra del gennaio 19S9, durante una nevicata, prese il treno notturno per recarsi da To-
ronto a Philadelphia, dove doveva tenere un discorso, e approfitto del viaggio per
sisternare il suo intervento. Il giorno seguente, annoto nel suo diario:

Circa una quarantina di persone sono scoppiate in un applauso spontaneo do-


po il mio intervento di died minuti su L'impacchettamento delle sfere nello spa-
zio e la schiuma.

2 Ndt: nell'originale inglese: "...dividingtheproductof thefirst threeexpressions by theproductof the last two,and
indulgingin a veritable orgyof cancellation, we obtain..."
2008

II mese seguente, tenne un conferenza sullo stesso tema davanti a un pubblico di


settanta insegnanti. Due mesi pili tardi, parlo di "1'impacchettamento delle sfere
nella spazio e la schiuma" agli alunni pili bravi di un istituto. Un'opera del dicias-
settesimo secolo gli fornll'ispirazione per un titolo che i1 suo giovane pubblico
potesse trovare divertente: Vegetable Statics [11].Vi si dibatteva i1 metodo per cal-
colare quanti piselli, una volta compressi in un grande contenitore cubico, avreb-
bero potuto essere adiacenti al pisello centrale.
Lavorando in sedi diverse, con i suoi viaggi e le sue pubblicazioni, Coxeter en-
tro gradualmente in contatto con un vasto pubblico, assicurandosi un folto grup-
po di ardenti seguaci. Tuttavia, contro di lui c'era anche una forte corrente di op-
positori. Ne11959, 10 stesso anna in cui Coxeter presento a diversi tipi di pubbli-
co i1 tema dell'impacchettamento perfetto di sfere e delle straordinarie proprie-
ta dei caleidoscopi, dei triangoli e poliedri e dei numeri di Fibonacci (spesso usan-
do un ananas come oggetto esemplificativo), qualcosa su questa sponda dell' At-
Iantico andava remando esattamente nella direzione opposta. In Francia, duran-
te una conferenza in cui si discuteva dell'urgente bisogno di riformare il piano na-
zionale di studi di matematica, un famoso matematico francese balzo dalla pro-
pria sedia durante una riunione e, sbattendo i1 pugno sul tavolo, grido: "A bas
Euclide! Mort aux triangles!" [(~bbasso Euclide! Morte ai triangoli!"]. Secondo
una leggenda che ho sentito raccontare tra matematici, questa grido di battaglia
fu proferito da Nicolas Bourbaki, il quale aveva intrapreso la stesura di una rigo-
rosa e assiomatica enciclopedia in vari volumi e totalmente senza diagrammi
[12]. l' avversione per le forme e i diagrammi si basava sulla difesa dell'interesse
della purezza. Tutti i risultati matematici dovevano essere raggiunti esclusiva-
mente dall'intelletto - dalla razionalita - piuttosto che dai sensi. La nostra per-
cezione delle cose non e affidabile, i nostri occhi ci rendono vittime della sog-
gettivita edell'errore.
Un articolo apparso su Scientific American riferiva che Nicolas Bourbaki e il suo
approccio rivoluzionario avevano preso d'assalto non solo la Francia, rna anche
la comunita matematica internazionale.

"Circolano numerose storie su di lui;' diceva l' articolo,"e il suo mito cresce di gior-
no in giorno ... Le sue opere vengono lette e ampliamente citate in tutto il mon-
do. A Rio de Janeiro,due giovani hanno tratto quasi tutta la lora istruzione in cam-
po matematico dalle sue opere, e ci sono rinomati matematici a Berkeley che ri-
tengono nociva la sua influenza" [13].

Lintroduzione all'articolo si concludeva con una frase emblematica: "La cosa


pili strana riguardo a Bourbaki, comunque, eil fatto che egli non esiste veramen-
te". Nicolas Bourbaki era in realta uno pseudonimo usato da una societa segreta
composta dalla cremede la creme dei matematici francesi (Fig. 16).
IIre dello spazio infinito

Fig. 16.Vignetta tratta da Scientific American, maggio 1957,che rappresenta Bourbaki sot-
to forma di "una folia disordinata di matematici francesi " (da "Nicholas Bourbaki", di Paul
R. Halmos. Copyright © Scientific American, Inc. All rights reserved)

Quando affrontai con Coxeter la vicenda di Bourbaki e del suo intervento che vo-
leva la "Morte ai triangoli!" - che, per inciso, fu perpetrato da Jean Dieudonne, il
segretario della societa Bourbaki -, il profess ore rimase piuttosto tranquillo, an-
che grazie allo sguardo retrospettivo che gli conferiva la vecchiaia. "Ognuno ha
diritto ad avere la propria opinione", mi disse . "Ma Bourbaki, purtroppo, aveva
torto". Coxeter,in realta, costitul un'alternativa ben accolta a Bourbaki. "Coxeter mi
ha salvato da Bourbaki", spiega Marjorie Senechal, del Smith College."Per me, Co-
xeter fu l'antitesi di Bourbaki. Ha mantenuto vivo il fuoco della Geometria e ci ha
incoraggiato, spinto ad andare avanti".
Ma poi, il pendolo della geometria econ certezza tornato indietro. Nel 1980,la co-
pertina della rivista della MathematicalAssociation of America rappresentava uno
scheletro incappucciato, il fantasma della geometria, con il suo dito ossuto cion-
dolante su di un rotolo usurato di pergamena con il diagramma del cerchio dei no-
ve punti, uno dei primi teoremi che si studia in qualsiasi corso di geometria ele-
mentare. II titolo chiedeva La geometria emarta? La risposta di allora fu un sono-
ro "No". Quello stesso numero conteneva un'intervista a Coxeter, in cui diceva:

"Oh, penso che la geometria si stia sviluppando tanto velocemente quanta gli
altri tipi di matematica. Solo che la gente non se ne sta accorgendo" [14].

Almeno, non la maggioranza dei matematici.


Le scoperte di Coxeter nel campo dei politopi stavano, di fatto, diventando stru-
menti matematici di valore inestimabile, noti come numeri di Coxeter e gruppi di
Coxeter, strumenti che qualche matematico considera essenziali almeno quanta i
numeri stessi, e che trascendono l'ambito della geometria, dal momenta che si so-
no rivelati utili nei settori piu popolari dell'algebra. Grazie a essi estata sviluppa-
matemat ica e cultu re 2008

ta una branca della matematica chiamata teoria dei gruppi. Si tratta dello studio si-
stematizzato della matematica della simmetria: mi dissero che questa era una mate-
ria spinosa e impenetrabile, che avrei dovuto lasciar perdere. Ma come avrei potuto?
Sitrattava dell'area in cui illavoro di Coxetersi esprimevaal meglio. Lo stesso Coxeter
mantenne la discussione sui gruppi a un livello molto concreto, ancora una volta at-
traverso l'impiego dei suoi specchi.Eglidescrisse i gruppi di Coxetercome«1'espres-
sione algebrica del numero di immagini di un oggetto, che possono essere viste in
un caleidoscopio". Un'esperienza di vita quotidiana che ben illustra un gruppo di
Coxeter equella di guardarsi in uno specchio appeso in bagno.Tu sei Ii nella stanza
e la tua immagine riflessa e dall'altra parte. Per cui,in un certo senso ci sono due "te
stesso" e la descrizione matematica di cio eche si tratta di "un gruppo di Coxeter di
ordine due". Charles Addams pubblico una vignetta sui New Yorker che raffigurava
la bottega di un barbiere con uno specchio davanti al cliente e uno specchio paralle-
10 alle sue spalle, generando una serie infinita di immagini, dimostrando involonta-
riamente un gruppo di Coxeter di ordine infinito (nella vignetta pubblicata dal New
Yorker, nella settima immagine il cliente si trasforma nel diavolo) (Fig. 17).

Fig.I7. La vignetta di Charles Ad-


dams apparsa nel1957 sul New
Yorker che involontariamente il-
lustra un gruppo di Coxeter di or-
dine infinito (Copyright © Teeand
Charles, Addams Foundation. All
rights reserved)

Coxeter, naturalmente, cercava forme e schemi geometrici negli specchi, e in


questa modo tradusse le simmetrie delle forme in algebra, ed enumero tali sim-
metrie in un sistema di gruppi di Coxeter, i quali fornivano un ponte dal valore
inestimabile che legava la geometria all'algebra, allargando cost il campo di en-
trambe. Fu in questa modo che Coxeter trascese le sue radici classiche, posizio-
nandosi sulla cuspide della geometria "moderna". «Laprospettiva di Coxeter eog-
gi parte del sostrato matematico", spiega Ravi Vakil, un giovane studioso di geo-
metria a Stanford. «E nell'aria che respiriamo".
Allo stesso tempo, illavoro di Coxeter nella geometria pura trovava, e continua
a trovare , un'involontaria applicazione nella scienza: come spesso succede in ma-
tematica, cio che e bello diventa anche utile. Un esempio della geometria di Coxeter
applicata in chimica fornisce una prova di quello che estato denominato il«gapgeo-
metrico" [15]:l'idea che un declino nella geometria porti a un impoverimento non
IIre dello spazio infinito

solo della matematica, rna anche della scienza e dell'intera societa, Sir Harry Kro-
to e uno dei tre chimici che vinse il premio Nobel per la scoperta del C60, ora svi-
luppato come superconduttore nella creazione di potenti elettromagneti, come
quelli usati nei macchinari per la risonanza magnetica e nella tecnologia dei tele-
foni cellulari. Inoltre, il C60 eattualmente oggetto di ricerca per un suo potenziale
uso medicinale in farmaci che potrebbero essere in grade di combattere il can-
cro, l'AIDS e le malattie neurodegenerative.
Kroto in persona mi confermo che con una conoscenza approfondita dellavoro
gia svolto da Coxeter, la lunga e difficile ricerca della forma della mole cola del C60
sarebbe stata molto pill rapida. In precedenza, erano solo due le forme allotro-
pe di carbonic conosciute: la grafite, usata per la mina delle matite, nella quale
gli atomi sono ammassati in sottili strati con ordine esagonale, e i diamanti, i
cui atomi sono disposti in una serie tridimensionale con collegamenti a forma
di tetraedro. Sulla base dell'osservazione di vibrazioni che indicavano la pre-
senza di molecole composte da 60 atomi di carbonio, gli scienziati ritenevano
esistesse un'ulteriore forma di carbonio. Ma Kroto e i suoi colleghi non erano
del tutto sicuri della sistemazione che tali atomi avrebbero potuto assumere in
un'unica molecola. La struttura che alIa fine Kroto riuscl a scoprire ricorda va-
gamente la forma di un pallone da calcio, con 20 facce esagonali e 12 facce pen-
tagonali, ognuna di esse costituita da un atomo di carbonio. Si tratta di uno dei
poliedri regolari complessi che Coxeter trovava cosl interessanti da studiare: I'i-
cosaedro tronco, uno dei solidi archimedei. L'unico punto di riferimento di Kro-
to nel tentativo di determinare la forma di questa molecola era il fatto che gli
ricordava la cupola geodetica di Buckminster Fuller, per cui decise di sopran-
nominare il C60 'buckminsterfullerene.' In seguito alIa scoperta del C60 , dopo al-
cune ricerche, Kroto giunse a considerare illibro di Coxeter RegularPolytopes un
suo riferimento essenziale. Per tale motivo, Kroto, ritiene che le tracce dell'ope-
ra di Coxeter siano da ritrovare in qualunque sua successiva ricerca sulle mole -
cole, giganti di Fullerene (Fig. 18).

Fig. 18. Diagramma schematico di diversi tipi di fullereni, dalla sinistra: C60 , C240 , CS40 ' C960 •
(per gentlle concessione di Sir Harry Kroto)
matematica e cuitura 200B

Si mise allavoro per ricostruire il C240 , il CS40 ' il C960 e addirittura il C6000 , usando
una copia dellibro RegularPolytopes come manuale [16].
Un ultimo esempio dell'onnipotenza e della portata della geometria classica di Co-
xeter si riscontra in un'affermazione di Brian Greene, un fisico delle superstringhe
della Columbia University e autore de L'universo elegante [17]. "Non c'e forse mo-
do migliore di prepararsi allescoperte scientifiche del futuro", secondo Green,"che
imparare illinguaggio della geometria", Si riferiva in particolare all' enigma della fi-
sica moderna: i fisici sono partiti da dove si era fermato Einstein nella ricerca di una
"teoria del tutto", un'unica teoria capace di unificare tutte le forze della natura. L'ul-
e
tima rivoluzione nella fisica negli ultimi venticinque anni senza dubbio la teoria
delle superstringhe. Essa salto fuori durante una delle mie interviste a Coxeter. Si
stava parlando di Alice nel paese delle meraviglie (0, piuttosto, dell'edizione con
note di Martin Gardner) [18], una delle sue opere letterarie preferite. Chiesi a Co-
xeter perche gli piacevano cost tanto le razionali assurdita di Alice. Mi rispose:

"E come leggere qualcosa a proposito di una parte della matematica che sai es-
sere bella, rna che non capisci fino in fondo. Come la teoria delle stringhe, che ri-
mane per me un mistero, tanto quanta alcune persone non riescono a capire
niente dell'undicesima 0 sedicesima dimensione",

A questa riguardo, inconsapevolmente, sembrava che Coxeter sapesse qualcosa.


L'annoso problema della teoria delle stringhe e che gli stessi teorici delle stringhe
non sono capaci di spiegarla. Fanno spallucce e dicono: "Potrebbe essere giusto,
rna potrebbe essere anche sbagliato", Lovidi personalmente.in occasione di una con-
ferenza internazionale sulla teoria delle stringhe a Toronto. In una delle sessioni, i
teorici delle stringhe esposero pubblicamente i lora "panni sporchi", Ci fu un'an-
gosciante discussione su quando sarebbe avvenuta la prossima, e ormai da molto
attesa, scoperta sulla teoria delle stringhe. Lenny Susskind da Stanford parlo in ma-
niera incomprensibile su qualcosa di incomprensibile; dopodiche mise le mani
avanti dicendo: "Non chiedetemi di spiegarvi quello che ho appena detto". E a pro-
posito della mancanza di progressi negli ultimi dieci anni, scherzo dicendo che l'u-
nica cosa da fare era "sperare che l'amministrazione Bush continui a retribuirci",
e
II problema della teoria delle stringhe I'assenza di prove sostanziali, dato che
occupa solo undici (0 poco pili) minuscole dimensioni, che sono troppo micro-
e
scopiche per essere osservate. L'ipotesi che entro queste undici dimensioni ri-
sieda una nuova specie di particelle subatorniche, note come particelle supersim-
metriche 0 sparticelle. La pili grande promessa della teoria delle stringhe e legata
al maggior esperimento - e il pili costoso - della storia del genere umano, il Lar-
ge Hadron Collider, un nuovo acceleratore di particelle presso il CERN, attual-
mente nelle fasi finali di costruzione dopo venti anni, del quale si prevede I'entra-
ta in funzione nella primavera 2008. La grande caccia per la supersimmetria, co-
e
me la caccia del Carbonio 60, cominciata.
Tutto cio mi ha fatto pensare: sembrera un po' azzardato, rna i gruppi di Coxe-
ter potranno forse essere utili per spiegare i misteri della teoria delle stringhe e del-
la supersimmetria? Ho provato a immettere le parole "Coxeter e teoria delle strin-
II re dello spazio infinito

ghe" net motore di ricerca di Google e ho ottenuto un risultato rilevante in un in-


tervento pubblico (tratto dagli articoli [19,20]) sulla teoria delle stringhe di Marc
Henneaux, un esperto di buchi neri della Libera Universita di Bruxelles. Il titolo,
a grandi caratteri maiuscoli, era:

Solidi platonici e teoria della relativita di Einstein: inaspettati collegamenti

I solidi platonici, naturalmente, sono i blocchi fondamentali della geometria e i


giocattoli con cui Coxeter ha passato il tempo durante i suoi quasi 90 anni tra-
scorsi da studioso della geometria (Fig. 19).

Fig. 19. Incoronato con solidi


platonici (per gentile conces-
sione di Faith Logothetti)

Sfogliail'interevento in cui Henneaux discuteva la geometria spazio-tempo del-


la gravita e i problemi della relativita di Einstein. Suggeriva che le simmetrie po-
trebbero essere la chiave di tutto e rilevava che i solidi platonici sono la "porta do-
rata" verso la simmetria. Verso la fine, in maniera abbastanza scontata, l'autore fa-
ceva riferimento all'opera di Coxeter e concludeva con la considerazione che "i
gruppi di Coxeter potrebbero in questo modo segnalare I'esistenza di una sim-
metria ancora piu grande".
Questa sarebbe una risposta piu che soddisfacente al perche la perdita della geo-
metria classica di Coxeter sarebbe incommensurabile, esistenzialmente infinita,
su una scala universale nell'ordine di una dimensione ancora sconosciuta. Que-
sto pensiero mi ha fatto ricordare una considerazione sulla geometria che avevo re-
matematicae cultura 2008

centemente visto in un posto del tutto inaspettato. Guidando la mia macchina lun-
go la strada principale di una piccola cittadina dell'Ontario, un deserto culturale
fatto solo di parcheggi, distributori di carburante, ristoranti fast-food e piccoli ne-
gozi uno dietro l'altro - un cartellone di un noleggio auto attire la mia attenzio-
ne .Vi era scritto a grandi caratteri: "SENZA GEOMETRIA, LA VITA NON QUADRA"
(Fig. 20).

Fig. 20. Conferma dell'onnipre-


senza della geometria. Foto scat-
tat a dall'autrice a Belleville in
Ontario, Canada, 2002

Mi colpl perche ricordava molto una di quelle frasi a doppio senso di Coxeter. 01-
tretutto, era un ottimo modo di riassumere l'esperienza che avevo vissuto scri-
vendo la biografia di Coxeter. La geometria everamente dappertutto. Bisogna sol-
tanto cercaria.

Bibliografia

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ple Lie Algebras:'Iournalof High EnergyPhysics
[21] Henneaux (2003) "Cosmological Billiards;' Classical and Quantum Gravity, 20
matematica e arte

MYt
II mio lavoro, Ie ragioni del materiaIe

E MANUELA FIORELLI

II mio lavoro nasce da un'esigenza di relazione con il mondo, tra me e il mondo,


fra le cose del mondo. Cercavo un materiale che mi potesse aiutare in questa mia in-
tenzione e alla fine Tho travato: il filo.
II filo per me e un mezzo di esplorazione, un punto in pianta, una superficie di ta-
glio, un segno nello spazio; e relazione visibile e tangibile, estensibile se eelastico,
tubolare, circolare, pupilla, sonda, linea protesa a indagare, a immaginare. Traiettorie
di yolo. Linea di confine che forza confini. II filo e quasi mai interrotto in questo
suo cercare, in questa suo formare involontario, che solo rende visibile cio che e
solo immaginato 0 esistente rna da noi disvelato e riconosciuto. Linee di forza, po-
larita, occhi di ciclone nel cui centro vorremmo trovarci per vedere il mondo roteare
intorno a noi, mulinelli d'acqua nei torrenti estivi, vorticosi cieli di Van Gogh, gu-
sci di conchiglie da tagliare con bisturi affilatissimo per ripercorrere con gli occhi
e le dita la spirale ossea strutturante, i segni luminosi del firmamento. Filo che bu-
ca 10 spazio e 10 ricuce con un ritmo febbrile, rna non di una febbre a 40, bensl di
una coscienza e sensibilita estrema, che ci fa intuire simultaneamente tempi e spa-
zi multipli, caleidoscopici, sfaccettati.
II mio spazio intimo si raggruma in sottili filamenti preziosamente organizza-
ti, isole delica tissime nel caos che esso stesso ha prodotto. Tempo minuscolo di
matematica e cult ure 2008

i=~nte :lldditil. fragile illusione di ordine. Filo di ntgno imperlato di brina, se-
gno vibrante nel vento, impercettibilmente sonoro e cangiante di luce.

I II filo elastico ha in se la proprieta dell'estensione, del debordamento da se stes-


so, del prolungamento e dell'assottigliamento se tirato fino a un limite. Riesce a
diventare 2,3 volte se stesso senza perdere la sua forza, anzi manifestandola nella
sua opposizione allo strappo, adattandosi a ogni ostacolo senza perdere la sua
identita di filo. La tensione e la condizione del filo. Senza essa perderebbe ade-
renza alle cose. La tensione fisica del filo ela proiezione della tensione psico-fisi-
ca che noi abbiamo con il mondo. Tensione che non ammette prolassi, sfilacciature,
assottigliamenti, indebolimenti rna che invece protende a relazionarsi, a trovare
nuovi ancoraggi 0 passaggi per poi dispiegarsi 0 avvilupparsi.Tensione come for-
za invisibile che c'e e ci sara nel tempo, tenace e resistente fino allo sfinimento.
La ripetizione del segno come conferma continua, come prova di non casualita,
rna anche come configurazione di superfici attraverso la molteplicita dei segni.
Una linea vicino all'altra a formare una pelle osmotica. II colore ha ragione empatica,
di atmosfera, narrativa. La tintura per controllare, come in camera oscura, ilgiu-
sto tono. Una tecnica antica imparata in Turchia. Le condizioni iniziali determi-
neranno la traiettoria che prendera il filo e la conseguente "forma"che ne risulte-
ra. La forma e il risultato del particolare punto di vista dell'osservatore, che os-
serva l'oggetto da tutti i lati, e dell'osservato. Come dice Giulio Paolini, artista no -
to, anche l'opera ci osserva. Quindi la relazione nasce da noi che guardiamo l'og-
getto e dall'oggetto che guarda noi. La superficie esterna del filo diventa interna al-
l'opera, in un gioco di rimandi e di scatole cinesi. La forma e aperta e quindi non
si pub chiamare forma. Non c'e un dentro e un fuori, un sopra e un sotto, rna so-
lo forma in formazione, pelle percettiva e sensibile ai piu piccoli spostamenti del-
le condizioni iniziali. Esse determineranno il suo dispiegarsi e ilsuo contrarsi, il suo
ritmo monotono 0 concitato. La forma non e forma perche non se ne pub ricava-

Installazione, Genius, Loci, Viterbo, 2005


II mio lavo ro, Ie ragioni del mate riale

re un calco per riprodurla. Essa, come il nastro di Moebius, non ha superfici inter-
ne 0 esterne, aperte 0 chiuse, rna solo dialogo aperto.
L'installazione nasce dall'esigenza di relazione fra le cose. I miei fili come le mie
mani, come prolungamento dei miei sensi che si amplificano nella molteplicita
delle superfici toccanti e nella lora estensione. Volonta di delimitare pezzi di spa-
zio invisibili per manifestarli all'occhio e al tattoo Porzione di spazio polarizzata,
rubata all'indistinto. Proiezione del mio sentire. Fili come corpi adattabili, elasti-
ci, che nascono dalla relazione con do che incontrano. L'ostacolo non e piu un
ostacolo rna un elemento da raccordare, anzi indispensabile per il filo che a lui si
conforma. E sostegno e ragion d'essere. L'ostacolo eil sassetto fastidioso che 1'0-
strica trasforma in morbida perla.
10 come non io, pelle protesa all'assottigliamento, alla trasparente porosita, pel-
le proiettiva di emozioni, contemplante passivo di forme che si generano sponta-
neamente dall'informe , fuoco e cristallo.

100 metri, box in plexiglass e fila elastica, 2007


matematica e cultura 2008

I ~
Archicolor, 2005

Installazione, Sculpture Space , Utic a, N.Y., 2002


II mio lavoro, Ie ragioni del materiale

l' oggetto invisibile, I pre-


mio Ace. Naz. San Luca,
2004

Dos IV, 2004

J
r--'----
matematica e cultu re 20 08

I
- - -------- - ---- ._ - _ ._ - - -

Origine con argine, XXXIX Premio Vasto, 2006


II mio lavoro, Ie ragioni del materiale

Coquillage, 2002

Numen,2007
matema tica e cult ure 2008

Affetto ottico, 2006


II mio lavoro, Ie ragioni del materiale

Connect, 2005

Installazione "5-forma", galleria Costantini, Milano, 2006

J
mat emat lca e cult ure 2008

Disarchitexture, 2004

Spazio specchio, 2007


II mio lavoro, Ie ragioni del materiale

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Caosmo IV, 2006

Installazione "Effimera", Inner Space Multimedia, Poznan, Polonia, 2002


F~~ti"'.,,-,,,ltu,. 20~. _
- - '-- ", , ' - -' -

I Caosmo VI, 2006

Fugacentrica,2005
II mio lavoro, Ie ragioni del materiale

Reverie, XIVQuadriennale, Palazzo Reale, Napoli,2003

_ J
Installazione "Il caos esatto", Convegno Matematica e cultura 2007, Venezia
matematica e cultura 2008

Superficie biomorfica, 2007


Laboratorio di idee in movimento.
Sculture vive di Santiago Calatrava

A NTONINO SAGGIO

Per Santiago Calatrava l'analisi scientifica, il calcolo, la modellazione matema-


tica si intrecciano in maniera quasi indissolubile con la ricerca artistica ed espres-
siva. In tutte le sue mostre una parte cospicua esempre rappresentata da scultu-
re e installazioni. Legittimo e quindi che in un congresso di studiosi che si inte-
ressano ai rapporti tra la matematica e l' arte, il suo lavoro susciti interesse e curiosita,
Vediamo di ripercorrere alcune tappe di questo lavoro e di calarci poi net suo mon-
do espressivo tra scultura, costruzione, calcolo e arte.

Fig. I. Disegni di Santiago Calatrava a sinistra modello del progetto per il Reichstag 1992
matematica e culture 2008

La ricerca di Calatrava

Calatrava nasce nel1951 a Valencia e nella citra spagnola segue sin da giovanissi-
mo corsi serali d' arte, mentre frequenta la scuola primaria e secondaria. Dopo il di-
ploma si iscrive alla Scuola d'arte della sua citta e, successivamente, alla Facolta di
architettura, dove ottiene la laurea nel1973. Nel '75, decide di lasciare la Spagna e di
andare al Politecnico di Zurigo a studiare ingegneria civile.Ottiene il dottorato nel1979
con una dissertazione sulla Foldability of Spaceframes e inizia a lavorare come assi-
stente nell'Istituto di Statica prima e di Costruzioni leggere poi. Sotto la guida di Chri -
stian Menn sviluppa in questo ambito accademico una concezione tridimensionale
di piastre e sezioni in cui tutti e tre gli assi spaziali hanno uguale importanza.

Fig. 2. Ritratto di Santiago Calatrava

Nell981 apre uno studio a Zurigo, partecipa a concorsi e ha le prime commesse in


Spagna e in Svizzera. Vince nel1984 il concorso per la stazione di Stadelhofen di Zu-
rigo,la cui realizzazione 10 proietta nel circuito internazionale, gli permette di otte-
nere prestigiosi incarichi e di aprire un secondo studio a Parigi. Negli ultimi anni il
suo lavoro elegato a realizzazioni anche molto ampie e di grande visibilita interna-
zionale, come la "Citta della scienza" di Valencia e "11 parco Olimpico" di Atene 2004.

Fig. 3. Stazione Sta-


d elhofen , Zurigo,
1983-1990
laboratorio di idee in movimento. Sculture vive di Santiago Calatrava

Fig.4. Stadio Olimpi-


co, Atene, 2000-2004

Fig . 5 . Percorso a l Parco


Olimpico, Alene, 2000-2004

Fig . 6. Staz ione eli Oriente, Lisbona,


1993-1996

_ _J
mate matica e culture 2008

Fig. 7. Stazione di
Oriente, il palmeto
sui binari, Lisbona
1993-1996. Sinistra
La copertura semo-
vente del Reichstag,
Berlino 1992

Fig.8. Reichstag, Berlino


1992

Fig. 9. Parco della Scienza, Valencia


1996-2003
Laborato rio di idee in movimento. Sculture vive di Santiago Calatrava

Ingegneria come arte del possibile

Dietro questo curriculum non vi e solo la storia di un architetto, rna vi possia-


mo anche trovare condensata l'originalita della sua ricerca. Mentre per i grandi
architetti-ingegneri come Nervi 0 Morandi il momenta espressivo ed estetico del-
le strutture e il punto d'arrivo di un'impostazione matematico-scientifica, Cala-
trava percorre il percorso inverso. Calcolo e conoscenza tecnica sono necessita di
approfondimento di una vocazione che etutta artistica. In un caso la forma ela su-
blimazione pili alta del calcolo, nell'altro il calcolo e10 strumento per ottenere la
forma. Di pili: se l'ingegneria tradizionale si muove alla ricerca della soluzione
spazialmente ed esteticamente pili ricca, tra le molte tecnicamente equivalenti, per
Calatrava essa e solo strumento per dare forma alla ricerca spaziale, trasforman-
dosi da arte della razionalita in arte della possibilita.

Fig. 10. Studi di Ser-


gio Musmeci per
Ponti, 1956-1959,
Ponte sui Basento Po-
tenza 1967-1969, in
Basso Sala delle fiere,
Pierluigi Nervi , Tori-
no, 1960, e Riccardo
Morandi pilastro del
Salone della Macchi-
ne Torino, 1960

Se qualcuno gli domanda il perche della progettazione di una determinata ar-


chitettura infatti la sua risposta esempre:"Perche no, se epossibile? L'ingegneria
e l'arte del possibile". II confine tra illecito e l'illecito, tra il giusto e l'ingiusto e
secondario, ininfluente. In realta affermazioni come queste sono giustificate non
dalla lora perentoria assolutezza, rna dal valore della ricerca espressiva che le mo-
tiva, in questo caso spinta con una certa originalita nei territori dell' astrattismo e
degli equilibri din amici cari, per esempio, al nostro Fausto Melotti.
Calatrava ancor prima di essere costruttore e infatti scultore e rinfresca (insie-
me all'americano Frank Gehry) la complicita e l'interdipendenza che scultura e
matematica e cultura 2008

architettura avevano nell'opera di maestri come Michelangelo, Borromini e Ber-


nini. Nella scultura Torus del 1985 due cubi si appoggiano asimmetricamente sul-
la punta di altrettanti coni e sono tenuti in posizione da tiranti. Sono volumi so-
spesi nella spazio a formare una composizione staticamente controllata e allo stesso
tempo, ben lontana da ogni astratta razionalita: segnano simbolicamente le due ge-
nerazioni di distacco che intercorrono con i compassiribaltati,logo e marchio di Mo-
randi. In opere come l'aeroporto di Bilbao,con il suo guscio che parte da terra per slan-
ciarsi nell'aria, oppure nelle due ali divaricate della stazione a Lione, ritroviamo 10
stesso mondo espressivo di Torus e di altre sculture, trasformato in macrostrutture che
ricordano Eero Saarinen, FelixCandela e Jern
Utzon, rna che segnano allo stesso tempo un
punto innovativo nel panorama internazio-
nale. L'opera di Calatrava ha, infatti, solo
un'apparente contiguita con gli architetti-co-
struttori come Renzo Piano, Norman Foster
e Richard Rogers. In quel caso ci si trova di
fronte a una ricerca espressiva che fa tesoro
della tecnologia contemporanea, nel caso di
Calatrava materiali e tecnica sono tradizio-
nali , rna assemblati alla luce di una ricerca
plastica, che fa tesoro proprio del suo essere
scultore prima che architetto e ingegnere.

Fig. 11. Scultura in Ebano 1989 ca.

Sculture di Calatrava

Ed entriamo ora gradualmente nel grande mondo delle sculture di Calatrava.


Un vero e proprio lab oratorio di ricerca estetica. Un luogo autonomo e allo stes-
so tempo intimamente correlato alla sua rice rca costruttiva e architettonica.
Due mi sembrano i riferimenti principali di Calatrava. Innanzitutto la ricerca
"oggettuale" delle tensioni nella
spazio in chiave macchinista nel
Bauhaus. Questa ricerca ha avuto
pili tardi, nell'Italiano Fausto Me-
lotti, degli interessanti sviluppi,
che, se da un lato conservavano
l'approccio astratto e macchinista
del Funzionalismo Bauhausiano,
dall'altro assumono del tutto ina -
spettate valenze oniriche e poeti-
che. Una specie di "realismo ma-
gico applicato alla scultura".

Fig. 12. Sculture di Fausto Melotti, Im-


magini dai laboratori del Bauhaus
Laboratorio di ide e in movimento. Sculture vive di Santiago Calatrava

Dall'altra parte in Calatrava ediretto, soprattutto negli ultimi anni come vedre -
mo in seguito, un rapporto con il grandissimo scultore britannico Charles Moore.
Nel 2000 Calatrava ha esposto a Palazzo Strozzi a Firenze molti pezzi che incor-
porano una tensione verso concavita e cavita che occupano e creano 10 spazio,
prassi evidentemente molto diversa dai vettori lanciati nello spazio e dalle forze in
opposizione di tipo macchinista.

Fig.B. Mostra di Ca-


latrava a Palazzo
Strozzi, Firenze, 2000

Nella mostra di Firenze in cui erano dedicate molte sale alle sculture si com-
prendono alcune relazioni andata e ritorno tra scultura e architettura.
In Calatrava la ricerca plastica eassolutamente necessaria alla sua architettura.
Ne costituisce l'indispensabile supporto e campo di esplorazione.

Fig. 14.Viste della Mostra a


Palazzo Strozzi

- - -_ ._--- ---
matematica e culture 2008

Sicuramente molte opere e sculture di Calatrava appaiono alla ricerca del raggiun-
gimento di un equilibrio faticoso,un equilibrio,come dire,raggiunto solo in un attimo.
Tiranti, puntoni, equilibri, strutture a fuso per veicolare le forze e rispondere
come una sezione plastica alle tensioni sono temi che viaggiano trasversalmente
e si ritrovano tanto nelle sculture che nell'architettura.

Fig. 15. Sculture alia


mostra di Palazzo
Strozzi

Una serie di opere scultoree pili recenti di Calatrava, invece, dove nel gioco di-
namico delle forze espresse nello spazio prevalgono composizioni pili ieratiche e
statiche, anche se spesso arricchite da inaspettate cavita, ricordano appunto Moo-
re oppure dei tagli inaspettati nella materia che richiamano Lucio Fontana.

Fig. 16. Scultura di


Henry Moore, Lucio
Fontana allavoro

Queste opere sono realizzate attraverso macchine a controllo numerico. In que-


sto caso dei pezzi di materia, spesso di marmo di Carrara, sono incisi, levigati,
scolpiti secondo la logica stessa di alcune operazioni eseguite al computer. Come
le rotazioni, le estrusioni su assi in movimento 0 come se alla materia si applicas-
sero delle autentiche operazioni booleane, che fanno apparire le sculture come dei
pezzi di anti-materia: come se fossero pieni, descrivendo pero con le loro forme uno
spazio cavo, un possibile spazio abitato.
Laboratorio di idee in movimento. Sculture vive di Santiago Calatrava

,-~

.
~
. .-z- Fig.17.Sculturein Marmo al-
Ia Mostra di Palazzo Strozzi

In ogni caso, al montaggio asimmetrico di forze dinamiche nella spazio del-


le sculture della prima fase, si sostituisce una pesantezza levigata e bolsa, forse
interessante come ricerca scultorea autonoma, rna pericolosissima quando tra-
sportata in architettura.
Era un pericolo molto evidente gia a una visita alla mostra fiorentina del 2000
e, purtroppo, confermato per quello che sembra aspettarci a Roma per la Citta
della Sport (che non vorrei farvi vedere, per carita di patria, rna che fa pensare
a un Calatrava appesantito alla Botero, se non addirittura alla Mario Botta, in cui
tanto le planimetrie che si risolvono in montaggi simmetrici e neo monumen-
tali quanta i singoli pezzi della scala architettonica sembrano riecheggiare tut-
to il peggio di una mal interpretata tradizione romana classica).

Fig. 18. La citta del nuoto, TorVergataRoma, 2006


matematica e culture 2008

Ma questa saggio vuole mettere in evidenza alcuni aspetti vitali della ricerca,
ormai pili che ventennale, di Calatrava e centrare la discussione sul tema del mo-
vimento, che ha un rapporto anch'esso molto stretto tra scultura e architettura.

Fig. 19. La Sala del


volo alla mostra di
Palazzo Strozzi

Le architetture semimoventi di Calatrava

La caratteristica del progettare di questa scultore-ingegnere (rna anche, architetto-


scienziato) e una tensione plastica ed estetica verso le membrature. Dominare le
tensioni, calcolarne le sezioni, disegnare le poligonali di equilibrio sono gli stru-
menti per realizzare le sue visioni. La scultura ela base, l'ingegneria l' arte del pos-
sibile, l' architettura la necessaria conseguenza. Ma e l' amore per le strutture vegetali
e anatomiche la linfa delle sue creazioni. Non solo per l'armonica sagomatura del-
le armature rispetto agli sforzi, ne per la conformazione antiscatolare e organica
degli spazi, rna perche i rami degli alberi, e soprattutto gli scheletri degli esseri vi-
venti, sono strutture che si muovono.

Fig. 20. La Sala delle


sculture e strutture
semoventi a Palazzo
Strozzi
Laboratorio di idee in movimento. Sculture vive di Santiago Calatrava

Non a caso una delle sue prime opere e la porta di un magazzino industriale e
la sua tesi di dottorato riguarda propria la possibilita di piegarsi e racchiudersi
delle strutture. Sia che le sue costruzioni si muovano effettivamente (come le por-
te dei magazzini Ernsting, il ponte sul Garonne in Francia, il padiglione del Ku-
wait per l'esposizione di Siviglia del '92 0 quello progettato per le celebrazioni del-
la confederazione elvetica a Zurigo), sia che esse siano ferme suggeriscono sempre
la possibilita del movimento. Per Luigi Nervi la forma perfetta (classica, immobi-
le) e la ragione del calcolo, per Riccardo Morandi l'equilibrio e il raggelamento
dell' attimo prima del crollo, rna per Santiago Calatrava eil movimento, anche so-
lo immaginato 0 virtuale, l'ispirazione feconda .

Fig. 21. Strutture in


movimento

Le opere piu affascinanti di Calatrava sono infatti le sue architetture semoven-


ti. Nei magazzini Ernsting ogni asta che compone la chiusura, ruotando lungo
una linea curva, si apre e si chiude ottenendo un notevole effetto di tridimensio-
nalita dinamica. Nel padiglione Swissbau a Basilea 10 studio sul movimento del-
la struttura permea tutto l'edificio, che e una vera macchina semovente. La com-
posizione si basa su una serie di costole che sono incernierate lungo un muro in
cemento armato, con dei dischi la cui rotazione si ripercuote nel movimento
ascendente e discendente delle costole. E un misto di tutto il suo operare. La scul-
tura come base di ispirazione, l'ingegneria come scienza del possibile, la rice rca
scientifica universitaria e, infine, l'amore per la natura e per le sue strutture ve-
getali e anatomiche.
A Torontoha realizzatola strabiliante Galleriae Heritage Square al BayStreet Place.
Pensare all'aspirazione verticale del gotico con il viaggio delle forze dalle volte
aIle membrature di sostegno, apprezzare il raccordo che la nuova galleria segna
in un isolato caratterizzato da diversi edifici preesistenti e da due nuovi gratta-
cieli, immergersi nella luce che dall'alto si riverbera nelle ossature, con fantasma-
gorici giochi di ombre e di vibrazioni che si rispecchiano sul granito del pavi -
mento non basta.
Percorrendo questa galleria siamo, con Calatrava , dentro la pancia di un dino-
sauro: la gabbia toracica si sta per espandere in un respiro possente, gli arti si de-
vono muovere, le grandi fauci si aprono e si chiudano (come, per altro, fanno ef-
matematica e cultura 2008

fettivamente per permettere la chiusura di notte). Natura e tecnica sono mescola-


te insieme a presente e passato.
II tema del movimento effettivo delle strutture genera opere originali, come nel-
l'emergere della copertura di che si apre e si chiude come un girasole, per ripre-
sentarsi nello stato di quiete schiacciata suI suolo nel centro di soccorso di St. Gal-
le, oppure in strutture protese come un mantra all'attacco, 0 an cora come nella
stu penda pensilina progettata per Venezia, in cui delle mensole sono applicate su
dischi rotanti, generando un movimento armonioso e bellissimo.

Fig. 22. Pensilina semovente per Venezia

II movimento delle sculture (come le onde esposte a Firenze ne12000, in cui ogni
asta si muove indipendentemente simulando Ie onde del mare), rna anche delle
stesse architetture in Calatrava non e mai meccanico, non evoca 10stridore delle
macchine, rna gli armoniosi movimenti vegetali e animali che ha lungamente stu-
diato. Ed eproprio in questa contributo alIa riflessione architettonico-contempo-
ranea che il suo intervento edi maggiore interesse e originalita,
Naturalmente la sua ricerca si pub evolvereancora di pili quando i movimenti del-
le sue sculture e architetture siano dotate di sensori e attuatori e,quindi, animate an-
che di informazioni elettroniche. In questo caso si tenderebbe verso un ambiente per-
meato anche dalla sensibilita verso un ambiente sensibile, capace di interagire con
uomo e ambiente. Ma questa e l'inizio di un'altra storia.
Laboratorio di idee in movimento. Sculture vive di Santiago Calatrava

Fig. 23. Art Museum, Milwaukee, 1994-2001

Bibliografia

[1] L.5utherland (1991) Calatrava Dynamic Equilibrium, Verlag, Zurigo


[2] S. Polano (1996) Santiago Calatrava operacompleta,Electa Milano
[3] A. Saggio (febbraio 1992) Un artista in cantiere. Santiago Calatrava, Costruire, n. 105,
pp.122-123
[4] A.Saggio(1994) SantiagoCalatrava. Uno spagnolo in movimento, Costruire, n. 130,mar-
zo, pp. 160-164
[5] A. Tzonis (2005) Santiago Calatrava. Opera completa, Rizzoli, Milano
[6] AA.VV. (2007) Calatrava. Complete Works 1979-2007, Taschen, Monaco
[7] Per le animazioni relative alle sculture epossible consultare il sito: http://www.arc1.uni-
roma1.it/saggio/Conferenze/MatematicaEmmer/Sculture.htm
II Mazzocchio da Paolo Uccello a Lucio Saffaro

M ICHELE E MMER

La storia comincia: Paolo Uccello

Paolo Uccello,eccellente pittore fiorentino, (1397-1475) il quale perche era do-


tato di sofistico ingegno, si diletto sempre di investigare faticose e strane ope-
re nell'arte della prospettiva, e dentro tanto tempo vi consume che se nelle fi-
gure avesse fatto il medesimo, pili raro e mirabile sarebbe divenuto. Ove altri-
menti facendo, se la passe in ghiribizzi mentre visse e fu non manco povero che
famoso . Per il che Donato (Donatello) che 10 conobbe spesso gli diceva, es-
sendo suo caro e domestico amico: "Eh, Paulo, cotesta tua prespettiva ti fa la-
sciare il certo per l'incerto". E questo avveniva perche Paulo ogni giorno mo-
strava a Donato mazzocchi a facce tirati in prospettiva, e di quegli a punte di
diamanti con soma diligenza bizarre vedute per essi, Conduceva bruccioli (tru-
cioli, un lungo truciolo form a una spirale che vista di scorcio poteva prestar-
si aIle complicate scomposizioni prospettiche di Paolo Uccello) in su i basto-
ni che scortassero perche si vedesse di dentro e 'I di fuori e Ie grossezze di
quelli, e palle a settantadue facce molto difficili.

Fig. 1. Paolo Uccello, Mazzocchio, disegno, (GDSU) Galleri a degli Uffizi, Firenze, su con -
cessione del Ministero per i Beni e le Attivita Culturali
matematica e cult ure 2008

Aggiunge il Vasari .in Le vite de' piu eccellenti architetti, pittori, et scultori ita-
liani, da Cimabue, insino a' tempi nostri [1]

Sotto queste due storie di mana d' altro, pili basso, vi fece il Diluvio con I'Arca di
Noe. . . Opera tutta di bonta e d'eccellenza infinita che gli acquisto grandissima
fama . Diminui le figure ancora per via di linee in prospettiva, e fece mazzocchi
et alter cose in tale opra certo bellissime [2].

Figg.2,3, 4. Paolo Uccello, II diluvio, Chiostro


verde, S.Maria Novella, Firenze,su concessio-
ne del Servizio Musei Comunali di Firenze

L'opera di Paolo Uccello si trova nel chiostro verde della Basilica di Santa Maria
Novella a Firenze, cost chiamato perche Uccello negli affreschi utilizza terre ver-
di.Il chiostro verde, costruito dopo il1350 da fra'Iacopo Valenti (Terre Verdi:le spe-
cie mineralogiche che danno la colorazione sono principalmente dei silicati idra-
ti di ferro, magnesio, alcali. Tra queste, la glauconite che si presenta disseminate nel-
le argille). Anche nella famosa Battaglia di San Romano compaiono mazzocchi.
IIMazzocchio da Paolo Uccello a lucio Saffaro

Figg.5,6.Paolo Uccel-
10, Battaglia di San
Romano, dal film I so-
lidi Platonici di M.
Emmer

Masolino e Masaccio

A partire dal1422 circa Masolino, con l'aiuto di Masaccio, lavora alla Cappella
Brancacci a Firenze. La cappella Brancacci esituata all'interno della chiesa di San-
ta Maria del Carmine a Firenze .
Committente del cido di affreschi, a cui si deve anche la scelta del tema, fu Felice
Brancacci.
n e
tema del cido di affreschi la salvezza dell'umanita operata dal Signore attra-
verso Pietro. Le scene rappresentano il peccato originale con la cacciata di Adamo
ed Eva dal Paradiso terrestre e storie della vita di San Pietro. I lavori furono iniziati
intorno al1422 da Masolino e dal suo aiutante Masaccio, il quale continuera da
solo dopo la partenza di Masolino per l'Ungheria.
maternatica e culture 2008

Figg.7,8. Masaccio,
La guarigione del-
10 storpio e la re-
surrezione di Tabi-
ta, Chiesa del Car-
mine, Cappella
Brancacci, Firenze,
su concessione del
Servizio Musei Co-
munali di Firenze

Masaccio applica alla pittura le nuove teorie rinascimentali sulla prospettiva. I


primi affreschi non permettono di stabilire bene la predominanza di un artista
sull' altro.
Masaccio morira ne11428, a soli 27 anni, durante un viaggio di studio aRoma, la-
sciando l'opera incompiuta.
Questa fu terminata quasi 50 anni dopo da Filippino Lippi, che cerco di mantene-
re 10 stile del maestro.
In particolare Masolino realizza la Guarigione dello storpio e la Resurrezione di
Tabita. A Masaccio sono attribuiti l'impostazione prospettica, i palazzi, la piazza.
Le due scene sono separate dal particolare di due personaggi in vestito moderno,
che passeggiano indifferenti parlando dei loro affari.
"Due indicibili giovanottini stoffati e in mazzocchio, da parer sagome per il sarto
di moda a Firenze nella stagione 1424-1425",scrisse Roberto Longhi.
II Mazzocchio da Paolo Uccello a Lucio Saffaro

II mazzocchio, dunque

Che cosa era il mazzocchio? La parola deriva da mazza 0 mazzo di cui e un


diminutivo. Ovvero puo derivare dallatino maxuca tramite il diminutivo ma-
xuculus.

Quantita di cose strette insieme a guisa di mazzo e quindi gambo sottile pan-
nocchiuto in cima e in modo speciale tallo di radicchio od anche specie di gra-
no grosso .Anello che si forma intorno ad un tronco d' albero. Per similitudine si
chiamo cOSI il berretto.

Perche Paolo Uccello era cosi interessato ai mazzocchi? E perche Donatello, per
bocca di Vasari, 10 rimprovera di un suo eccessivo interesse per quella forma geo-
metrical Certo non era il copricapo che interessava Uccello, rna quella specie di
cerchio sfaccettato che era una stilizzazione geometrica del cappello.

Fig. 9. Paolo Uccello, Cali-


ce, disegno, (GDSU) Gal-
leria degli Uffizi, Firenze,
su concessione del Mini-
stero per i Beni e le Attivi-
ta Culturali
mate matica e cult ura 2008

Nel famoso disegno di Paolo Uccello, noto come il Calice agli Uffizi di Firenze
compaiono diversi mazzocchi. Talbot, che ha dedicato un articolo alIa costruzio-
ne del Calice [3], scrive:

La mie tesi eche il progetto dell'intero Calice, la sua elevazione, e basato 0 deri-
vato dalla stessa costruzione geometrica e dagli stessi procedimenti che avreb -
bero dovuto essere richiesti per la costruzione del pin grande mazzocchio pre-
sente nel disegno. La costruzione del piano di questo mazzocchio a 32 facce, con
la sua sezione verticale ottagonale, avrebbe richiesto il disegno di un quadrato,
la costruzione di un ottagono all'interno di quel quadrato, e poi un'ulteriore
suddivisione per dare le 16 e poi le 32 sezioni che descrivono la circonferenza.

l'
I ~~----I

,./
Fig. 10. Kern, Ipotesi per la costru-
zione del mazzocchio di P. Uccello

Piero della Francesca (1420-1492) nel Deprospectiva pingendi,composto negli


ultimi anni prima della morte, nellibro primo, XXVII, traccia un mazzocchio in pro-
spettiva, spiegando come si doveva costruirlo.

I Fig. 11.Piero della Franee-


."
sea, Mazzocchio
II MaZZ()CClrUO da Paolo Uccello a Lucio Saffaro

Margaret Daly Davis nel volume Piero della Francesca's Mathematical treatises
[4] ricorda che Piero nel Libellus de quinque corporibus regolaribus presentava la
corretta misurazione di parti di edifici come colonne, volte, apsidi, cupole e simi-
lie La loro corretta rappresentazione prospettica era di estrema importanza per gli
architetti, per i pittori e, inoltre, per chi doveva realizzare i meticolosi disegni per
i fabbricanti di intarsi, come ricorda 10 stesso Piero nella dedica a Guidobaldo del
Monte della Summa arithmetica.Ricorda ancora la Daly Davis che

I principali motivi dei primi lavori a intarsio erano usualmente semplici ogget-
ti a carattere geometrico, 0 vaste piazze e palazzi, resi in prospettiva. Coloro che
lavoravano illegno ed erano esperti nella tecnica della prospettiva, venivano
chiamati nel Quattrocento Maestri di prospettiva.

Nelle Memorie di Benedetto Dei, citate dalla Davis, gli intarsiatori sono ricordati
come "Maestri di prospettiva in Firenze tutti fiorentini nell'anno 1470". Ne sono
nominati 14, a cui se ne aggiungono altri 19. Inoltre "Florentia bella a 66 botteghe
di speziali e a 84 botteghe di Iegnaiuoli di tarsie e 'ntagliatori", Per dire quanta era
diffusa quest'arte. La maggior parte dei disegni che dall'architetto 0 dal pittore
passavano all' artigiano per esser realizzati in legno si sono perduti,ma di alcuni
e rimasta traccia, come i1 mazzocchio diPaolo Uccello 0 quello diPieronelDe
prospectiva pingendi 0 ancora quello attribuito a Leonardo da Vinci.

Intarsi e geometria

Alan e Judith Ferr Tormey scrivono un articolo sul Scientific Americannel1982


intitolato Renaissance Intarsia: the Art of Geometry [5]:

Alla meta del XV secolo avvenne una importante trasformazione nell'arte dell'intarsio,
che passo dall'essere considerata una attivita decorativa e di abbellimento di se-
condaria importanza per diventare I'arte geometrica per eccellenza. I pannelli a in-
tarsio rappresentano nella stragrande maggioranza architetture complesse, imma-
ginarie 0 reali in prospettiva, come se fossero viste attraverso una finestra aperta. Pra-
ticamente ogni pannello euna illusione di prospettiva tridimensionale. L'improvviso
fiorire e la susseguente grande fortuna dell'intarsio coincideva con la sforzo di da-
re all'arte una base matematica, e la storia dello sviluppo di quest'arte esemplifica mol-
to efficacemente la fusione di arte, matematica e filosofia durante il Rinascimento.

Nella pratica dell'intarsio si selezionano e quindi si tagliano un gran numero di


pezzi di legno di diversa origine e colore, utilizzando come base un cartone 0 un
disegno. Era quindiessenziale per gli intarsiatori avere i disegni degli oggetti che
volevano riprodurre, e dovevano avere questi disegni tracciati in accordo con la pro-
spettiva. Non fu certo una coincidenza che l'attivita artistica degli intarsiatori si svi-
hippo a Pirenze 0 nelle vicinanze della citra, dato che a Firenze stava emergendo
la teoria della prospettiva lineare. Una forma d' arte, l'intarsio, che era strettamente
legata all'idea di una rappresentazione del mondo basata sulla matematica. Fu so-
matematica e cultura 2008

10grazie alIo sviluppo e alIa eodifiea-


zione della prospettiva ehe gli intar-
siatori furono eapaci di sviluppare la
loro abilita, Serviva una teoria ben de-
lineata e compresa per far diventare
l'intarsio da attivita artigianale un'ar-
teo Aggiungono i Tormey ehe sotto I'in-
fluenza del Timeo di Platone, Piero
della Franeesea eereava di rieondurre
le forme alIa geometria dei Solidi Pla-
ton ici e dei solidi geometrici da loro
derivati. Era quindi del tutto evide nte
ehe i pannelli a intarsio pili interes-
santi era quelli ehe eontenevano og-
getti geometrici. Ne1 1519,qualche an-
no dopo la morte di Piero, fra' Gio-
vanni da Verona realizza i pannelli ad
intarsio per il Monastero di Monte
Oliveto Maggiore vicino Siena .

Fig. 12. Fra Giovanni da Verona, lntarsio,


Monastero di Monte Oliveto Maggiore. Su
concessione della Soprintendenza per il
patrimonio storico artistico per le pro-
vincie di Siena e Grosseto

I Tormey suggeriscono ehe fra' Giovanni doveva forse aver avuto accesso ad al-
cuni disegni di Piero 0 di altri. Nell'artieolo, sulla base dellibro di Daniele Barba-
ro Pratica dellaProspettiva (1569) e di uno storieo della matematica tedesco, G. 1.
Kern, i Tormey forniseono una possibile via per disegnare in prospettiva un maz-
zocehio.Si comi ncia con il tracciare due ottagoni equilateri alIa stessa distanza da
una lin ea ver tiea le.

9 a h 16

P 8

P 8

9 a h 16

Fig. 13.Immagine di A. e J. F.Tormey, tratta dall'articolo del Scientific American (5)


II Mazzocchio da Paolo Uccello a Luci o Saffaro

Nel secondo passo le linee tracciate prima, per esempio 1-8,devono diventare dia-
metri di 4 semicerchi concentrici. I semicerchi sono divisi in 12 archi eguali. Quin-
di si connettono i punti finali degli archi. Si ottengono 4 poligoni concentrici che
sono un'immagine piana del mazzocchio vista da sopra.

Fig.14.Immaginedi A.e J. F.
Tormey, tratta dall'articolo
del Scientific American [5]

Ora si devono inserire i punti ottenuti al secondo passo nella costruzione fatta
al primo passo. Si traccia una linea verticale per ognuno dei punti, finche interse-
ca le due linee orizzontali della costruzione iniziale.

9 10 a b 11 c 12 d e 13 f 14

4c--~--~:",;,,:,~-r--""r---r--.j--4-..:..t--':"'+---.:...J~~_ _.,L-~8

9 b 11 c 12 d e 13 f 14 9 h 15 16

Fig. IS.Immagine di A.e J. F. Tormey, tratta dall'articolo del Scientific American [5]

n quarto stadio e un'elaborazione del metodo di Alberti. Ogni poligono e de-


terminato da 8 punti. Si tracciano le diagonali, per esempio dai punti 9-16 sino al
distance point e si tracciano le linee orizzontali dai punti dove le diagonali incon-
trano una verticale.

DISTANCE
I
POINT

I I I:I i I I I: II I
'",,- , / )\ I ,/ I \ «<: / /
Fig.16.Immagine di A. e J. F. Tormey, tratta dall'articolo del Scientific American [5]
matematica e culture 2008

I
- - - -· --- ~ ·_ - -- - - _· _ - -- - -

Il quinto passo e ritenuto plausibile dai Tormey. Si tracciano le linee verticali,


che salgono sino a incontrare un piano verticale che include la parete superiore del
mazzocchio. Quindi dai punti d'intersezione le Iinee si estendono verso Il punto di
fuga dell'orizzonte.I'intersezione di queste ultime con le linee orizzontaIi del pas -
so precedente danno un poIigono in prospettiva.

VANISHINGPOINT

Fig. 17.Immagineeli A.e


J. F. Tormey, tratta dal-
I'articolo del Scientific
American [5]

Ripetendo di nuovo i due passi precedenti per 7 volte si ottiene il mazzocchio in


prospettiva.

Fig.IS.Immagine di A.e J. F.
Tormey,tratt a dall'articolo
del Scientific American [5]

Aggiungeva Daniele Barbaro che la costruzione del mazzocchio era considera-


ta molto difficile anche alla fine del XVI secolo. Proprio per questa il mazzocchio
diventa il simbolo della geometria e compare nei lavori a intarsio piu interessan-
ti, nel Duomo di Modena, per esempio. La bottega meglio organizzata, a cui furo-
no commissionate le piu importanti opere dell'epoca, fu quella dei fratelli Cristo-
foro e Lorenzo Canozi da Lendinara, che erano in contatto con la pittura di Piero
della Francesca. I fratelli di Lendinara contribuirono con la loro bottega e i loro
collaboratori a diffondere il genere in tutto il nord ItaIia. In particolare, Luca Pa-
doli, nel De Divina Proporzione scrive che Lorenzo da Lendinara era "suo caro
fratello" con Piero. Nel1645 i fratelli realizzano nel Duomo di Modena degli stal-
Ii intarsiati per l'abside, in cui compare il mazzocchio.
II Mazzocchio da Paolo Uccello a Lucio Saffaro

Fig. 19-22. Intarsi nel Duomo di


Modena, dettagli, foto dell'autore

Ai maestri di prospettiva si rivolgeva la


classe culturalmente pili elevata, per rea-
lizzare studioli simboli di un'ideale solitu-
dine riflessiva. Le tarsie per 10 studiolo di
Federico da Montefeltro a Palazzo Ducale
di Urbino vengono realizzate tra il1474 e
il1476 da Baccio Pontelli.

Fig. 23. Baccio Puntelli, Studiolo, Palazzo Duca-


Ie, Urbino, dettaglio. Su concessione del Mini-
stero per i Beni e Ie attivita' culturali. Soprin-
tendenza PSAEdi Siena e Grosseto
matematica e culture 2008

Molti dei ritratti che vi erano contenuti si trovano oggi al Louvre. Dove, tra l'al-
tro, si trova anche un pannello in cui sono ricordati i personaggi importanti del
tempo: Donatello, Paolo Uccello, Giotto, Brunelleschi e Giovanni Manetti, mate-
matico.
La tavola e attribuita a Paolo Uccello, al Louvre giace nei sotterranei. Titolo: I
fondatori dell'arte fiorentina.

Fig.24. Paolo Uccello, Ifondatori del/'artefiorentina , dal film I solidi Platonici di M. Emmer

Vasari nella prima edizione delle Vite attribuisce il quadro, che si trovava all'e-
poca in casa dell'architetto Giuliano daSangallo, a Masaccio 0 alIa sua cerchia.
Nella seconda edizione del 1568Vasari invece scrive:

Amo Paulo, sebbene era persona stratta le virtu degli artefici suo i; e perche ne
rimanesse ai posteri memoria, ritrasse di sua mano, in una tavola lunga, cinque
uomini segnalati, e la ten eva in casa per memoria lora; l'uno era Giotto pittore,
per illume e principio dell'arte; Filippo di ser Brunelleschi il secondo, per l'ar-
chitettura; Donatello per la scultura; se stesso per la prospettiva ed animali; e
per la matematica Giovanni Manetti suo amico con quale conferiva assai e ra-
gionava delle cose di Euclide .

Pope -Hennessy ritiene che Manetti potrebbe essere Antonio Manetti che era
nelle liste degli intarsiatori riportate nelle Memorie di Benedetto Dei [6].Simile a
quello di Urbino e 10 studiolo eseguito per il palazzo di Gubbio, ora conservato al
Metropolitan Museum. Andre Chastel definira l'arte a intarsio il Cubismo del Ri-
nascimento.Con la fine dell'interesse per la prospettiva e degli studi geometrici
ad essa legati, l'arte dell'intarsio declina rapidamente sino a scomparire. Molti ca-
polavori vennero distrutti nei secoli successivi .
II Mazzocchio da Paolo Uccello a Lucio Saffaro

I solidi stellati

Nel1569 a Venezia Daniele Barbaro pubblica Lapratica della prospettiva, in cui


sono contenuti molti riferimenti a Piero della Francesca. Vi si trovano disegni di
molti corpi geometrici, anche stellati, e mazzocchi piu 0 meno complicati, come ri-
corda la Davis.

..,...

f - - - - - - - - - - - --
~----- -- - - - -

Figg. 25,26. D. Barbaro. La pratica della


prospettiva

Molti anni prima Paolo Uccello era arrivato a Venezia. Si ritiene sia stato Jo-
hannes Kepler il primo a notare che i solidi regolari si presentano in forma duale
tra loro. Nel trattato Harmonices Mundi del 1619 Keplero cost descrive un solido
che chiama Stellarum duodecim planarum pentagonicarum:

Habet hocconjiugium et stellam solidas, cujus genesis estex continuatione quino-


rum planorum Dodecaedri, ad concursum omnium in puncto unico [Questo ma-
trimonio comprende anche ilsolido stellato,la cui generazione ha luogo dalla con-
tinuazione dei cinque piani del dodecaedro finche si incontrano in un solo punto].

II solido di cui parla Keplero e un dodecaedro stellato,la cui scoperta gli e at-
tribuita; si chiama stellato perche su ogni faccia del dodecaedro e costruita una
piramide regolare. Keplero pubblicava nel1619 le prime rappresentazioni pro-
spettiche di due dodecaedri stellati.
matematica e culture 2008

Ss Tt Fig. 27. J. Kepler,


Dodecaedri stellati

Tuttavia una delle due forme ottenute da Keplero compare, realizzata a mosai-
co, suI pavimento della basilica di San Marco a Venezia ed eattribuita a Paolo Uc-
cello che la avrebbe realizzata mentre si trovava a Venezianegli anni 1425-1430, cioe
molti anni prima della scoperta matematica ufficiale. Evento molto raro dovuto
al fatto che i veri matematici dell'epoca si possono considerare gli artisti.

Fig. 28. Paolo Uccello, Dodecaedro


stellato, rno aico, an Marco, Venezia

Della presenza del solido stellato attribuito a Paolo Uccello si accorse l'artista
Lucio Saffaro. Quando nel1970 noto il poliedro, gli parve incredibile che nessun
matematico 10 avesse preso prima in considerazione. In seguito scoprira che il po-
liedro veniva menzionato con evidente stu pore in un lavoro dello storico tedesco
S. Gunther pubblicato nel1876.Saffaro aveva osservato che i lievi difetti che si ri-
scontrano nella rappresentazione del poliedro si possono ascrivere al tentativo di
dare maggiore profondita spaziale alIa immagine e posso essere facilmente giu-
II Mazzocchioda Paolo Uccelloa LucioSaffaro

stificati. Si puo anche supporre che Ie correzioni siano state apportate dai maestri
mosaicisti nel momenta dell'esecuzione all'insaputa di Paolo Uccello, che potreb-
be aver fornito lora solo il modello geometrico del poliedro.

Fig. 29.Lucio Saffaro, Manifestoper la Biennale internazionale d'arte di Venezia, 1986

L'immagine del dodecaedro stellato di Uccello e divenuta famosa nel 1986 per-
che estata scelta come simbolo della Biennale d' Arte di Venezia dedicata al tema
Arte e Scienza. n che non impedisce che la pregevole opera d'arte stia decompo-
nendosi, essendo posta suI pavimento di una delle entrate della basilica: vi passa-
no sopra migliaia di persone al giorno.Successivamente Saffaro ha notato che suI
pavimento di una cappella della chiesa di San Pantalon, sempre a Venezia,a due pas-
si dallugo dove si svolgono i convegni Matematica e cultura, vi sono due tarsie
marmoree uguali, che rappresentano il secondo dodecaedro stellato di Keplero .
Ne e a tutt'oggi ignoto l'autore, potrebbe trattarsi sempre di Paolo Uccello.Alla
mostra e nel catalogo L'Occhio di Horus: itinerari nell'immaginario matematico
del 1989 [7] vi era oltre a opere di Saffaro sui poliedri stellati, una ricostruzione in
legno per incastri senza colla e chiodi del mazzocchio, realizzata da Felice Ragaz-
zooErano in mostra anche alcuni disegni preparatori.

Figg.30,31. FeliceRagazzo, Modelli in legno di mazzocchio


matematica e cultura 2008

Fig. 32. Ben [akober e Iannich Vu, Mazzocchio, tu-


bo lare d'acciaio, Prato, Porta Frascati (1995), dono
dell'Unione Ind ustriale Pratese alla citta di Prato

II fascino di quel cappello fiorentino del Cin-


quecento resiste e continua a interessare arti-
sti e designer. E la storia iniziata a Firenze pro-
segue in modo vir tuale ripartendo dallo stu-
diolo di Urbino. Si veda l'ar ticolo in questo
volume [8].

Un artista come Mimm o Paladino ha scelto


la forma del mazzocchio per l'ins tallazione al-
l'Ara Pacis realizza ta insieme con Brian Eno.
Nello spazio realizzato dall'architetto Richard
Meier per "contenere" l'Ara Pacis, un mo nu-
mento romano assol utamente unico, il "soli-
do" mazzocchio circondato dalla musica di
Eno. Musica, arte classica, Rinascimento, mo -
dernita, post modernita, nel nome di quella
forma antica e contemporanea.

Fig. 33. Mimmo Paladino, Senza titolo, alluminio, dia-


metro 3 metri (2008), foto di Ferdinando Scianna

Bibliografia

[1] G.Vasari (1550) Le vite de' piu eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cima-
bue, insino a' tempi nostri, nell'edizione per i tipi di Lorenzo Torrentino, Firenze, Ei-
naudi ed ., Torin o, 1986, vol. 1, p. 236-237
[2] in [I) , p. 239
[3] R. Talbot (ottobre 2006) Design and Perspective Construction: Whyis the'Chalice' theshape
it is?, in corso di stampa in:Atti del convegno TheArt ofMathin Perspective Studies, Urbino
[4] M. D. Davis (1977) Piero della Francesca's Mathematicaltreatises. The 'Trattato d'aba-
co' and 'Libellus de quinque corporibus regularibus, Longo editore, Ravenna
(5) A. e J. F.Tormey (luglio 1982) Renaissance Intarsia: theArt of Geometry, Scientific Ame -
rican, vol. 247 p. 136-143
[6] J. Pope -Hennessy (1969) Paolo Uccello, Phaidon Press, Londra, p.157-158
[7] M. Emmer (a cura di) (1989) L'occhio di Horus: itinerarinell'immaginario matematico,
Ist , Enciclopedia Italiana, Roma
[8] in questo volume, p. 127
Lo studiolo virtuale di Urbino

ROB ERTO M ANTOVANI, FR ANCESCO SER AFINI

Le nuove tecnologie digit ali, oggi, offrono straordinarie potenzialita per l'in-
cremento della conoscenza e dello studio in diversiambiti di ricerca. Illoro utilizzo
spazia, infatti, in amp i settori produttivi: dal design per la progettazione di ogget-
ti, al prototipo di veicoli per le aziende automobilistiche, alle tecniche aeronauti-
che per la simulazione dei voli, all'ingegneria edile per la resa visiva e I'impatto
ambientale delle opere finite. Recentemente an che i beni culturali, e in particola-
re le discipline umanistiche, stanno traendo da queste nuove tecniche grande be-
neficio : basti pensare alle numerose ricostruzioni virtuali nel campo del patri-
monio artistico e culturale 0, per esempio, all'archeologia computazionale per la
ricostruzione di monumenti, siti archeologici 0 citta del passato. Un approccio di
questo tipo estato recentemente sviluppato anche dal Gabinetto di Fisica dell'U-
niversita di Urbino, una struttura universitaria finalizzata alla didattica e alla ri-
cerca storico-scientifica che raccoglie nei suoi Iocali anche una tra le pin importanti
collezioni universitarie di strumenti scientifici presenti nel nostro Paese, databi-
le tra la seconda meta del XVIII e i primi anni del XX secolo (vedi Fig. I).

Pig.L Museo del Gabinetto di Fisica dell'Universita di Urbino: scorcio espositivo


,-----
matematica e cultura 2008

Per questa raccolta sono state realizzate negli ultimi anni numerose ricostruzio-
ni virtuali multimediali e interattive, finalizzate all'alta divulgazione storico-scien-
tifica e, primariamente, alIavalorizzazione della cultura scientificae artistica urbinate.
Nell'ambito di queste attivita, nel2006,e stata per la prima volta realizzata la rico-
struzione virtuale interattiva e multimediale del famoso studiolo del Duca Federi-
co da Montefeltro (1422-1482), senza dubbio illuogo pili suggestivo dell'intero Pa-
lazzo Ducale di Urbino. La ricostruzione permette di muoversi liberamente all'in-
terno dello studiolo, effettuare degli zoom, interagire con esso e osservare in dettaglio
ogni particolare di questo ristretto e affascinante ambiente, dalle meravigliose de-
corazioni a intarsio, al cicIo pittorico degli uomini illustri, fino al policromo soffit-
to a lacunari, ornato di emblemi e imprese federiciane (vedi Fig. 2).

Fig. 2. Studiolo: ricostruzione vir-


tual e dell'angolo Est-Sud

Questa realizzazione e avvenuta all'interno di una mostra dal titolo Radicie svi-
luppo della tradizionescientifica urbinate: Federico da Montefeltro e if Gabinetto
di Fisica dell'Universita, organizzata dal Gabinetto di Fisica per celebrare i cin-
quecento anni della nascita dell'Universita di Urbino. L'idea di base della mostra
e stata quella di sottolineare Ie origini culturali e scientifiche della collezione stru-
mentale urbinate, poiche proprio negli splendidi intarsi prospettici dello studio-
10 del duca si possono ammirare i pili antichi strumenti scientifici che la storia di
Urbino abbia mai registrato.
Lostudiolo virtuale di Urbino

Lo Studiolo e la Scienza

Unitamente a quello di Gubbio (ideato successivamente dallo stesso Federico


e ora ubicato al Metropolitan Museum di New York) 10 studiolo di Urbino, i cui
lavori terminarono nel1476, rappresenta uno degli ambienti principeschi meglio
conservati e piu completi del secondo umanesimo che siano giunti fino ai gior-
ni nostri. In esso Federico materializzo il suo poliedrico universo culturale, sim-
bolizzato dai ritratti di ventotto uomini illustri e dalle immagini metaforiche
(ma rinnovate) della cultura medievale delle arti liberali del trivium (retorica,
grammatica e logica) e del quadrivium (aritrnetica, geometria, musica e astro-
nomia) . Questo eccezionale ambiente, primariamente studiato dagli storici del-
l'arte - Andre Chastel, con espressione densa e felice, 10 defini un sacrario del
pensiero e della meditazione - offre anche allo storico della scienza significati-
vi spunti di ricerca. Esso rappresenta, infatti, una delle prime e piu alte forme di
commistione tra Ie arti e il sapere tecnico-scientificodel primo Rinascimento. Due
elementi concorrono a suffragare tale tesi: da una parte I'analisi del programma
iconografico sviluppato nello studiolo, nel quale risaltano, all'interno di com-
plessi significati allegorici, anche realistici e precisi disegni di strumenti scien-
tifici e musicali; dall'altra 10 studio della traduzione visiva del programma stes-
so, affidata alla pittura fiammingo-spagnola (la galleria dei ritratti degli uomi-
ni famosi, ideali interlocutori del Duca) (vedi Fig. 3) e alla tarsia prospettica,
una tra Ie piu emblematiche e raffinate tecniche visive e illusionistiche del pri-
mo rinascimento.

I
Fig.:tudiOlO~ri""tm,ion, virtuale della quadreria degli nomini illustri (angelo N:d-E"; I
matematica e culture 2008

Quest'ultima, in particolare, e basata su una magistrale conoscenza della teo ria


prospettica, frutto di quel maturo sodalizio tra arte e scienza che si realizzo in Ita-
lia fin dalla prima meta del quattrocento dai "signori della prospettiva", veri e pro-
pri maestri intarsiatori che operarono principalmentenel nord d'Italia per com-
mittenze di ambienti eccIesiastici. Gli intarsi lignei parietali dello studiolo simu-
lano, illusionisticamente, uno studio con sgabelli, allegorie e una serie di scansie
semiaperte che lasciano intravedere una moltitudine di soggetti e oggetti perso-
nali del Duca: virtu cardinali e teologali, libri, armi, emblemi, strumenti musicali
e scientifici, un ricco corredo di simboli volti a celebrare il composito universo
culturale delle arti liberali di cui Federico era un profondo conoscitore. Gli stru-
menti scientifici, in particolare, sottolineano il notevole interesse del Duca verso
Ie arti del quadrivium, i cui attributi, a differenza di quelli del trivium, disegnati spar-
si e perlopiu incompleti nel ciclo, sono invece riprodotti in forma compiuta in due
pannelli contigui della parete Sud (Fig. 4).

Fig. 4. Studiolo: pannel-


Ii relativi agli attributi
delle Arti del Quadr ivio

La realta virtuale

Per ricostruzione in realta virtuale si intende un'applicazione al computer in


grado di ricostruire fedelmente 0 in scala oggetti e ambienti tridimensionali. Que-
sto tipo di applicazione si dist ingue, rispetto ad altre tecniche ricostruttive, per la
sua elevata interattivita e per l'utilizzo di azioni e movimenti non prevedibili nel
mondo reale. L'utente, infatti, tramite opportuni comandi e un sistema di visua-
lizzazione, e in grado di esplorare e interagire in real time con un vero e proprio
mondo spaziale 3D dove e possibile manipolare oggetti, cioe muoverli, smontar-
li, interrogarli e farli funz ionare. Per realizzare tutto cio e necessario conoscere in
primo luogo Ie misure reali degli oggetti e degli ambienti da ricostruire, quindi
operare con software professionali di modellazione e di visualizzazione. I pro-
grammi di modellazione permettono di ricostruire geometricamente oggetti e
ambienti, decidendone colori e materiali e giocando su diversi parametri, quali la
Lo stud iolo virtuale di Urbino

riflettivita, la trasparenza e I'emissivita, In questa fase assume notevole rilievo il de-


licato processo di texturizzazione delle superfici ricostruite al fine di conferire a es-
se il maggiore realismo possibile. Tale realismo viene anche completato montan-
do appropriate luci e scegliendo specifiche simulazioni di funzionamento. I pro-
grammi di visualizzazione permettono, invece,di costruire l' applicazione vera e pro-
pria, con la quale andra a interagire l'utente. Con essi si determinano metodi e co-
mandi per la manipolazione spaziale 3D, nonche eventuali collegamenti a zone
sensibili delle ricostruzioni per la visualizzazione di testi 0 l'ascolto di suoni.

Lo studiolo virtuale

La ricostruzione virtuale multimediale e interattiva dello studiolo e stata per la


prima volta mostrata al pubblico nel settembre 2006 in occasione della mostra pre-
cedentemente citata. Per la sua visualizzazione si escelto un sistema semi-immer-
sivo su computer desktop ad alte prestazioni, fruibile da pili utenti e collocato in una
piccola stanza da proiezione, dotata di impianto di amplificazione audio, nella qua-
Ie vi era la costante presenza di un operatore che eseguiva i comandi e forniva le spie-
gazioni storico-scientifiche dell'applicazione. Tutto illavoro e stato lungo e labo-
rioso. L'ambiente estato ricostruito con fedelta, che si e cercato di mantenere mol-
to alta.A questofine estata preventivamente predisposta un'accurata e totale map-
patura fotografica dello studiolo ducale , nonche precise rilevazioni planimetriche
per la riduzione in scala. Con un programma di modellazione si sono realizzati il
modello geometrico dello studiolo e le ricostruzioni virtuali di un buon numero di
soggetti raffigurati nelle tarsie e nella quadreria, quali libri, manoscritti musicali,og-
getti personali, strumenti musicali e scientifici.La struttura geometrica parietale del-
1'ambiente estata completata anche con la ricostruzione in profondita di alcuni ri-
postigli realmente presenti tra gli intarsi e con la ricostruzione virtuale del pan-
nello che raffigura 1'armadio relativo alle arti del quadrivio (Fig. 5).

Fig. 5. Studiolo:
wireframe del-
la ricostruzione
virtuale
matematica e culture 2008

I Successivamente si e proceduto alla texturizzazione di tutte le ricostruzioni, uti-


lizzando, per la massima parte, il materiale fotografico digitale ad alta risoluzio-
ne ripreso nello studiolo. La fase di montaggio delle foto e la calibrazione dei co-
lori e stata effettuata tramite alcuni programmi di gestione delle immagini; si e
cosl ottenuto un primo ambiente del tutto simile a quello reale. L'applicazione esta-
ta elaborata con un software di visualizzazione appositamente programmato con
il suo linguaggio proprietario, per fornire all'operatore illibero movimento di
esplorazione 3D, la gestione dei movimenti e degli ipertesti degli oggetti tridi-
mensionali ricostruiti nonche l'interazione con le pareti dello studiolo. II movi-
mento spaziale a 3600 dell'operatore e degli oggetti virtuali e stato ottenuto con
specifici comandi per le rotazioni e per le traslazioni, attivabili tramite tastiera 0
mouse. Per l'operatore l'unica limitazione erisultata quella di simulare il compor-
tamento reale di non oltrepassare le pareti. A tal fine si ecollegato all'occhio del-
l'operatore virtuale una forma poligonale (avatar), in grado di riconoscere le col-
lisioni con Ie pareti e arrestarsi automaticamente. L'interazione con gli intarsi pa-
rietali e la quadreria degli uomini illustri e risultata piu complessa. Sfruttando zo-
ne sensibili attivabili con un click di mouse, 0 comandi specifici eseguibili su ta-
stiera, si sono programmate innumerevoli azioni, quali cambiare la cromia dei qua-
dri, visualizzare e modificare scritte, far ascoltare suoni e voci, aprire ante, porte e
scansie, far fuoriuscire dai disegni delle pareti copie virtuali di oggetti 3D (Fig. 6).

Fig. 6. Studiolo: alcuni degli oggetti virtuali ricostruiti

Lefinalita raggiunte sono state molteplici. L'applicazione ci fornisce un'idea di co-


me dovesse apparire il ciclo figurativo degli uomini illustri al tempo di Federico:
utilizzando un comando da tastiera e possibile alternativamente passare dalle at-
tuali quattordici riproduzioni color seppia alle corrispondenti copie a colori (i qua-
dri originali sono conservati al Louvre di Parigi), ricreando in tal modo l'atmosfe-
ra dell'ambiente originale; un secondo tasto permette, invece, di visualizzare di col-
po le ventotto iscrizioni latine che Federico aveva voluto far apporre sotto ogni qua-
lo studiolo virtuale di Urbino

dro per magnificare il singolo personaggio e che, successivamente, per il taglio dei
quadri, erano andate perdute. Cliccando due volte su ciascuna di queste iscrizioni lau-
dative e possibile anche ascoltarne, tramite una voce fuori campo, una traduzione in
italiano. Un'altra azione che si e programmata (tramite tasto) permette, invece, di
visualizzare la traduzione italiana di una bella ed elegante iscrizione latina, inta-
gliata in caratteri romani, presente lungo una stretta fascialignea perimetrale, che tut-
t'intorno circonda il soffitto. L'iscrizione latina, tradotta, cost recita:

Federico da Montefeltro, Duca di Urbino, Conte di S. Leo e Durante, Capitano


generale del Serenissimo Re di Siciliae Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa 1476.

Numerose azioni interattive sono state programmate anche lungo le pareti a intar-
sio. Cliccando sui pannello della parete sud, che riproduce un armadio a due scansie
con anta aperta, l'applicazione visualizza il medesimo armadio in 3D,con all'interno
la ricostruzione tridimensionale di tutti gli oggetti raffigurati nel pannello (Fig.7).

Fig. 7. L'armadio relativo alle Arti del Quadrivio: reale (a sinistra), wireframe
(al centro), virtuale (a destra)

Si tratta di un armadio particolarmente significativo, per il complesso e raffi -


nato programma iconografico presente nelle decorazioni delle tarsie, soprattut-
to se posto in relazione alla nuova simbologia dell'umanesimo matematico, che
proprio in questo periodo inizia a diffondersi; l'armadio riporta, infatti, oltre ad
alcuni libri, un calamaio e un rosario, anche i disegni di alcuni oggetti-simbolo,
riconducibili aIle arti del quadrivium, quali il mazzocchio (geometria), la tavo-
letta d'abaco (aritmetica), l'astrolabio (astrologia) e la sfera armillare (astrono-
mia). La ricostruzione 3D, tramite opportuni comandi, offre l'opportunita di
estrarre tutti gli oggetti dalle loro collocazioni originali, quindi di traslarli libe-
ramente nello spazio e ruotarli a 3600 per osservarne i dettagli costruttivi e di su-
matematica e culture 2008

perficie. La medesima manipolazione spaziale si applica per molti altri oggetti


ricostruiti virtualmente, tutti attivabili dalle pareti; l'effetto finale che si ottiene,
forse tra i pill spettacolari, e quello di animare 10 spazio dello studiolo con una
miriade di oggetti fluttuanti, quasi fossero sospesi in un ambiente a gravita ze-
ro. L'attivazione esemplice: cliccando sopra un particolare oggetto presente in un
quadro 0 nelle decorazioni lignee si estrae e si visualizza, nelle immediate vici-
nanze, il corrispondente oggetto 3D,che puo essere zoomato, ruotato e sposta-
to nello spazio grazie a una combinazione mouse-tasto e messo in funzione tra-
mite tastiera. Ad esempio, nel quadro che raffigura Tolomeo, il grande astrono-
mo alessandrino e raffigurato nell'atto di osservare con attenzione una sfera ar-
millare, che egli stesso sostiene con la mana sinistra (la medesima sfera, sem-
plificata, e presente anche negli intarsi); cliccando su di essa si estrae la corri-
spondente sfera virtuale (Fig. 8), che, con una combinazione di comandi tastie-
ra-mouse, puo essere spostata in qualsiasi punto della stanza, messa in rotazio-
ne rispetto ai due assi, orizzontale e verticale, ed esplorata muovendo l'occhio del-
l'operatore attorno a essa.

Fig. 8. La sfera armil-


lare nel quadro di To-
lomeo e nelle tarsie (ai
lati) e ricostruita vir-
tualmente (al centro)

Sulla base di uno studio storico-scientifico si e poi programmato di far muo -


vere in senso orario e antiorario (tramite tasti) i due circoli pill interni della
sfera armillare. Ancora, nel quadro che ritrae Euclide nell'atto di utilizzare un
compasso su tavoletta, si e simulato il movimento di apertura e chiusura del
compasso virtuale ricostruito. Esso e stato texturizzato con una colorazione si-
mile all'ottone, e quando ci si muove attorno a esso, alternativamente si illu-
mina e va in ombra. II computer, in modo del tutto realistico, calcola l'illumi-
nazione della finestra, unica fonte di luce presente nello studiolo e, in base aIle
leggi dell'ottica, fornisce istante per istante la corretta illuminazione dell'og-
getto. Sofisticate tecniche di manipolazione spaziale sono state programmate
anche per molti altri oggetti virtuali. Cost,cliccando sull'orologio meccanico, raf-
figurato sull'anta di una porta, si visualizza 10 strumento, un complesso siste-
ma di parti meccaniche costituite da uno scappamento a verga (tra i pill anti-
chi che si conoscano), un bilanciere, alcune ruote dentate e tre pesi. L'orologio,
oltre a essere traslato, ruotato ed esplorato nei minimi dettagli, puo anche essere
messo in funzione (Fig. 9).
Lostudiolo virtuale di Urbino

Fig.9. I'orologio meccanico rico-


struito virtualmente e nelletarsie

La simulazione si attiva con uno specifico tasto. Vengono visualizzati i movi-


menti di tutte le parti meccaniche, compreso un ingegnoso meccanismo di sbloc-
co, che attivava il suono di una campanella (riprodotto nella simulazione) e per-
metteva al Duca di programmare la propria sveglia diurna 0 notturna. La rico-
struzione e la programmazione dei movimenti dinamici virtuali estata accompa-
gnata, per alcuni oggetti, anche dall'ascolto di brani musicali. Lo studiolo, infatti,
presenta tra i suoi intarsi ben dieci strumenti musicali di vario tipo, ossia tre flau-
ti, due liuti, un tamburo, una viola da braccio, un organo da tavolo, un cembalo e
un clavicordo. Cliccando su ciascuno di essi si materializza la corrispondente ri-
costruzione virtuale e, contemporaneamente, si attiva l'ascolto del relativo brano
strumentale, quest'ultimo scelto all'interno di un repertorio musicale il pili possibile
coevo al periodo di costruzione dell'ambiente, Negli intarsi sono presenti anche due
codici musicali, disegnati a mo' di libri aperti, i cui spartiti riproducono le note e
i versi di due famose canzoni anonime della seconda meta del quattrocento, Bel-
la gerit e I'ay pris amour, entrambe ricostruite musicalmente su fonti manoscrit-
teo I codici sono stati riprodotti virtualmente e attivandoli, si possono ascoltare le
loro antiche e suggestive musiche. La fedele ricostruzione tridimensionale della
maggior parte degli oggetti della studiolo non e stata facile da eseguire. Molti di
essi, per via delloro disegno prospettico, non lasciano intravedere parti e dettagli
costruttivi importanti per cui, onde supplire a tali carenze e ricostruire gli ogget-
ti con la maggiore fedelta storica possibile, sono stati necessari specifici studi ico-
nografici e consulenze esterne. Prendiamo, quale esempio per tutti, la ricostru-
zione effettuata dell'organo positivo, simbolicamente associato alla musica, posi-
zionato lungo la parete sud, in un pannello contiguo a quello che ritrae l'armadio
contenente gli altri attributi del quadrivio precedentemente citati. Esso e rappre-
sentato nella sua parte anteriore, in prospettiva frontale verticale, e mostra in det-
taglio la tastiera, il somiere e le diciassette canne disposte simmetricamente a cu-
matematica e culture 2008

spide. Questa rappresentazione nulla ci dice su altre sue caratteristiche costrutti-


ve quali, per esempio, Ia presenza nel retro di una seconda fila di canne, Ie forme
e il numero dei mantici che alimentano Ia cassa di distribuzione dell'aria 0 il ti-
po di materiali utilizzati. Estato quindi necessario svolgere un dettagliato studio
documentario e descrittivo degli organi positivi 0 da tavolo di fine Quattrocento,
attingendo soprattutto al repertorio storico iconografico in circolazione. Si sono
anche interpellati costruttori di organi antichi e storici della musica, per presen-
tare 10 strumento ricostruito in una veste che fosse, storicamente, pili aderente ai
modelli che circolavano in quel periodo. II risultato finale conseguito equello mo-
strato in Figura 10.

Fig. 10.L'organo positivo


nelle tars ie (a sinistra) e
ricostruito virtualmen-
te (a destra)

Lo strumento, secondo la nostra interpretazione finale, veniva suonato con en-


trambe Ie mani, mentre, contemporaneamente, un operatore posto suI retro prov-
vedeva ad azionare alternativamente i due mantici, ciascuno dei quali provvisto di
pesi, che assicuravano alle canne un flusso d'aria costante.

Conclusioni

Le caratteristiche dell'applicazione qui esposte non forniscono un quadro com-


pleto delle azioni e degli effetti che l'operatore virtuale e in grado di svolgere e
mostrare al suo pubblico; molte altre manipolazioni non descritte sono state pro-
grammate e molte altre speriamo, in futuro, di poteraggiungere. Riteniamo, tut-
tavia, che quanto esposto possa fornire allettore curioso e interessato una sufficiente
idea delle notevoli potenzialita didattiche e di ricerca offerte dall'applicazione. In
un'epoca altamente tecnologica, qual eIa nostra, l'approccio ai beni culturali at-
traverso sistemi di virtual heritage apre nuovi e rilevanti orizzonti nel campo del-
la pedagogia scientifica. Le attuali frontiere delle tecnologie digitali, anche se non
stUICUCllO virtuale di

ancora in grado di rendere indistinguibile la simulazionedalla realta e, quindi, di


sostituire tout courtl' enorme valore culturale ed emozionale dell'esperienza diretta,
possono tuttavia offrire significative opportunita euristiche sia in relazione ai me-
todi di apprendimento cognitivo sia in quelli per la divulgazione a distanza. Le re-
centi rivoluzioni delle reti telematiche (internet a banda larga), degli accessi wireless
e delle tecnologie multimediali e il costante incremento di potenti personal com-
puter a prezzo contenuto, oggi permettono di fornire a milioni di utenti sparsi
nel mondo un numero sempre maggiore di informazioni integrate, quali immagini,
animazioni, testi e suoni. Inquesto contesto la fruizione del bene culturale in real-
ta virtuale, avvalendosi di un approccio metodologico di elaborazione e control-
10 dell'inforrnazione interattiva in uno spazio imitativo della realta, rna pur sem-
pre privo della fluidita temporale, pub innescare quel benefico processo di incre-
mento dell'esperienza cognitiva individuale e collettiva, che in alcuni casi, tra-
scendendo la realta empirica, eanche in grado di modificarne il carattere, l'inter-
pretazione, il valore,
matematica e applicazioni
Mettetegli stivali: arriva I'acquaalta

ELla CANESTRELLl

II·titolo richiama la battuta del neo sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, pro-
nunciata negli anni '90:((C' eacqua alta?Veneziani,mettete gli stivali", Un modo sem-
plice e provocatorio per esprimere perplessita nei confronti dei vari e costosi progetti
che tentano di risolvere il problema della salvaguardia di Venezia dalle acque alte.
Questo articolo si propone di introdurre inizialmente il fenomeno dell' alta ma-
rea, inquadrandolo in un contesto spaziale e ternporale, e successivamente di pre-
sentare in modo conciso i vari modelli quantitativi utilizzati per la previsione del-
l'acqua alta nella laguna di Venezia.
Da11800in poi i1 caso piu rilevante di acqua alta nella laguna di Venezia eavvenuto
il4 novembre 1966 con + 194cm sullivello medio del mare.
Purtroppo, ben pochi, tranne i Veneziani, hanno veramente presente quanta e ac-
caduto. Anche I'anna scorso, a distanza di 40 anni, sono stati mandati in onda nu-
merosi servizi televisivi rievocativi di quei giorni, rna I'attenzione dei media si e
concentrata, ora come allora, molto piu su Firenze che su Venezia.

Alta marea nel mondo e a Venezia

L'alta marea nel mondo e dovuta a due cause principali: astronomica e meteo-
rologica [1].
In prima approssimazione, il contributo astronomico edeterminato dalla luna
e dal sole, che, come spiega la legge di gravitazione universale, esercitano una for-
za di attrazione sulla terra facilmente quantificabile con larghissimo anticipo.An-
che tutti gli altri corpi celesti esercitano un' attrazione sulla terra, rna, date le lora
masse e le lora distanze, il contributo sullivello della marea terrestre equasi nul-
lo e, ai fini pratici, del tutto trascurabile.
II contributo meteorologico, invece, emolto piu difficile da prevedere e quanti-
ficare e dipende da numerosi fattori, quali la pressione atmosferica e, quindi, l'in-
tensita e direzione dei venti, le precipitazioni, la profondita delle acque.Ia forma
del territorio ecce
Se passiamo ad analizzare la laguna di Venezia, un particolare fenomeno, chia-
mato sessa, si aggiunge a quelli sopra descritti, dovuto alla specifica conforma-
zione del mare Adriatico (Fig. 1).
Esaminiamo come tener conto di tutte queste cause a fini previsivi [2,3].
matematica e culture 2008

Calcoliamo illivello di marea in laguna, come somma di due contributi: astro-


nomico e meteorologico (quest'ultimo deve tener conto anche della sessa).

Contributo astronomico
Si utilizza 10 sviluppo in componenti armoniche, cioe una formula del tipo:
liv = Ao + LAj cos( (OJ H<pj),
in cui liv e illivello di marea calcolato, Ao e illivello medio di riferirnento, Aj
l'ampiezza, (OJ la velocita angolare, <pj la fase. Per ottenere una precisione di un cen-
timetro e sufficiente sommare Ie prime otto componenti armoniche 0=1,2, ...,8).

Contributo meteorologico
Viene determinato esaminando in alcune localita, opportunamente individua-
te, la pressione atmosferica e calcolando intensita e direzione dei venti. Per quan-
to riguarda questi ultimi, c' eda tenere presente che il mare Adriatico elungo, stret-
to e poco profondo, quindi venti da Sud-Est (scirocco) e da Nord-Est (bora) pro -
ducono accumulo di acqua nella laguna di Venezia.Relativamente alIa pressione at-
mosferica, il suo effetto edi tipo "barometrico inverso", cioe un aumento di pres-
sione produce un abbassamento dellivello di marea, mentre una diminuzione di
pressione provoca un innalzamento dellivello. Inoltre Ie perturbazioni suI mare
Adriatico agiscono come un'impulso su una barra monodimensionale, la quale
entra in risonanza a una sua propria frequenza fondamentale, avente un periodo
di circa 22 ore. Quest'ultimo fenomeno viene chiamato sessa.

Fig. 1: Mare Adriatico e


gradienti barici
Mettete stivali:

Quindi puo accadere che nei giorni successivi al passaggio di una perturbazio-
ne (con effetto via via smorzato nel tempo), i due contributi di marea astronomi-
ca (periodo: 24 ore circa) e di sessa (periodo: 22 ore circa) entrino in fase e quin-
di si sommino.
Una domanda sorge spontanea: il fenomeno dell'acqua alta in laguna di Vene-
zia e recente oppure si presentava anche nel passato? Rispondere non e difficile
perche esistono numerose testimonianza storiche che dimostrano il verificarsi del
fenomeno fin dal Medio Evo. Per un approfondimento di tale questione si cons i-
glia di consultare il cap. II dellibro di A. Giordani Soika [4].
Per quanta riguarda tempi pili tecenti, sono disponibili le serie storiche dei da-
ti di marea a Venezia dal1872 [5]. Dalloro grafico epossibile osservare che la fre-
quenza e l'altezza di marea eandata aumentando nel tempo [6]. II liveII0 medio del
mare (eustatismo) si einnalzato in media di circa 2,7 ern per decennio.

Effetti dell'acqua alta a Venezia e mezzi di allertamento

Numerosi e dannosi sono gli effetti dell'acqua alta sulla vita della citta insulare [3].
Innanzitutto, se si vuole evitare di mettere i piedi "a mollo", bisogna percorrere
molte calli, campielli, rive ecc. indossando stivali e, comunque, l'attraversamento
e difficoltoso.
Le abitazioni a piano terra, i negozi e le attivita commerciali vengono invase dal-
l'acqua del mare, danneggiando merci e cose.
Imezzi pubblici (ACTV), quelli di soccorso e di sicurezza (polizia, carabinieri,
vigili urbani, vigili del fuoco, idroambulanze, ecc.) e gli altri mezzi pubblici e pri-
vati di trasporto su acqua trovano canali e rii intransitabili soprattutto per la dif-
ficolta a passare sotto i ponti.
Tra i possibili rimedi per evitare l'acqua alta in laguna ein corso di realizzazio-
ne il "progetto Mose", che prevede la chiusura, mediante dighe mobili delle tre
bocche di porto che collegano la laguna al mare Adriatico, nelle ore di prevista al-
ta marea. Tale chiusura presenta, accanto a effetti positivi, anche altri negativi, tra
i quali va considerato, oltre alle modifiche all'ambiente lagunare, il temporaneo
impedimento del traffico portuale, una delle attivita economiche pili rilevanti per
Venezia e il suo entroterra [7]. Per meglio valutare tale impatto estato appronta-
to parecchi anni fa un modello di simulazione per il traffico portuale, ipotizzan-
do la chiusura temporanea delle bocche di porto in coincidenza con i periodi di al-
ta marea [8]. In modo pili semplice, un confronto tra la distribuzione oraria del traf-
fico portuale e la frequenza oraria delle alte maree porta a una prima approssi-
mata valutazione.
Qualora sia stato previsto, con congruo anticipo, l' arrivo dell' acqua alta, allora
vengonoutilizzati numerosi mezzi di allertamento e di informazione per tra-
smettere la notizia alIa popolazione. Tra questi citiamo: il suono delle sirene po-
ste in cima ad alcuni campanili, i comunicati trasmessi dalle radio e tv locali, gli sms
inviati ai telefoni cellulari, i pannelli luminosi installati in punti strategici, Ie se-
greterie telefoniche del Centro Maree, il sito web del Comune, le comunicazioni
verbali 0 automatiche ai centralini delle grandi utenze eCCe
2008

Previsioni e modelli di previsione

Prevedere illivello di marea a Venezia con un anticipo di parecchie ore 0 addi-


rittura di alcuni giorni non e facile. Del resto, tale attivita viene svolta, su base
scientifica attendibile, solo dagli anni '70. A cia ha contribuito certamente una
maggiore consapevolezza della gravita del fenomeno, a seguito dell'eccezionale
evento di altamarea del 4 novembre 1966 e il suo dannoso impatto sulla vita la-
gunare. Anche il continuo miglioramento delle previsioni meteorologiche su bas-
sa scala territoriale ha portato a un miglioramento delle capacita previsive. E non
da ultimo, il sensibile incremento della capacita di calcolo elettronico distribuito
a basso costa (personal computer e workstation) ha consentito 10 sviluppo e l'im-
plementazione di rigorosi modelli quantitativi.
Per prevedere correttamente, infatti, occorre innanzitutto uno studio accurato del
fenomeno e delle sue cause, e a cia abbiamo brevemente accennato nel secondo
paragrafo. Poi bisogna costruire un modello di previsione, fissando anche la pre-
cisione che tale modello dovrebbe fornire. E auspicabile che il modello, pur ga-
rantendo la precisione richiesta, sia anche il piu semplice possibile, e comunque
permetta il conseguimento del risultato (la previsione) in tempi ragionevoli.
Da un punto di vista quantitativo e a grandi linee, attualmente possiamo dividere
i modelli di previsione in due categorie: modelli deterministici (in condizioni di cer-
tezza) e modelli stocastici (probabilistici 0, piu in generale, in condizioni di in-
certezza).

Modelli di previsione deterministici

Come abbiamo gia accennato nel secondo paragrafo, il contributo astronomico


allivello di marea edi tipo deterministico e calcolabile, con la precisione del cen-
timetro, nel modo ivi indicato.
In questa e nei successivi paragrafi, ci limiteremo pertanto a considerare il so-
lo contributo rneteorologico, utilizzando differenti tipologie di modelli.
Tra i modelli deterministici annoveriamo i modelli matematici di tipo idrodi-
namico [9, IO].Essi utilizzano, per il calcolo del contributo meteorologico, sistemi
di equazioni differenziali aIle derivate parziali, che vengono risolti per via ap-
prossimata. Si possono utilizzare modelli ad ampia scala (mar Adriatico) 0 a sca-
la piu ristretta (golfo di Venezia 0 la sola laguna di Venezia) [11].
Si presentano sotto la seguente forma:

au
--fV+gH- r + a ( p) (aZu
p - -A H - +
aZu)
1 ( r -r=O
-z - -
a ar Po ) (1)
at ~
aX og z
X
sx bx

av
--fU+gH- a ( p) -A (aZv
-+-.-aZv) - -1 ('r, -'r ) =0 (2)
at ax ~+-
Pog axz ayz Po r
H b
y

a~ + au + av =0 (3)
at ax ay
Mettete stiveli: arrlva alta

Le equazioni idrodinamiche sono ricavate dalla legge di Newton (1) e (2) e dal-
la legge di conservazione dellamassa (3) in un sistema di riferimento rotante (ro-
tazione terreste). Viene inoltre applicata l'approssimazione shallow-water, perche
il mare (Adriatico) ha dimensione verticale (in media 300 m) molto inferiore al-
la dimensione orizzontale (circa 800 km). Nelle equazioni (1) e (2) sono state in-
trodotte delle forzanti atmosferiche, pressione (p) e vento (ts),
Le equazioni vengono risolte per via numerica. Quindi vanno discretizzate nel
tempo e nello spazio mediante griglie di calcolo. A ciascun punto spaziale della
griglia viene associata la profondita del mare in quel punto. II tempo viene pure sud-
diviso in passi di ampiezza ~t.
Sarebbero richiesti i dati delle forzanti su tutti punti del reticolo, rna cia non e
attualmente possibile. Si utilizzano allora dei modelli numerici che riproducono
10 stato dell'atmosfera e ricostruiscono approssimativamente l'intero campo a par-
tire da alcuni dati puntuali.
Presso l'Istituzione Centro Previsioni e Segnalazione Maree (ICPSM) sono ope-
rativi due modelli numerici deterministici:
- HYPSE,sviluppato presso il Dipartimento di Fisica dell'Universita di Padova,
- SHYFEM, sviluppato presso ISMAR-CNR di Venezia.

I tempi di calcolo richiesti sono elevati e rendono attualmente tali modelli po-
co utilizzabili a fini previstivi immediati, rna il continuo incremento delle poten-
zialita di calcolo fa sperare che presto diventino maggiormente operativi.

Modelli di previsione stocastici lineari

Considerati gli elevati tempi di calcolo richiesti dai modelli deterrninistici, tut-
tavia sono stati costruiti altri modelli in grado di approssimare in modo soddi-
sfacente le altezze di marea future mediante analisi della storia passata e delle leg-
gi che ne determinano il contributo meteorologico.
Consideriamo ora modelli stocastici di tipo lineare, riservando al paragrafo sue-
cessivo la presentazione di modelli stocastici non lineari.
Inquadriamo tra i modelli stocastici non lineari quelli che si basano su metodi
statistici autoregressivi e a media mobile (ARMA) e utilizzano la teoria dei mini-
mi quadrati.
A partire dal primo modello (MARCO),reso operativo da P.Canestrelli eA. To-
masin nelI98I [12], molti altri si sono susseguiti nel tempo (modello semplifica-
to, completo, esteso [13]), raggiungendo ragguardevoli capacita previsive.
II modello completo (e in modo analogo gli altri modelli stocastici) [14] prevede
illivello di marea a Venezia dal tempo t+1 al tempo t+ ~ utilizzando 70 0 pin predittori:

Input:
30 valori di marea (Punta della Salute da t a t-29);
20 valori di pressione atmosferica in 4 stazioni (Genova, Alghero, Venezia e Ba-
ri) in 5 istanti t, t-3, t -6, t-9, t-12;
20 valori di gradiente barico elevati al quadrato (con segno) per 4 coppie di 10-
matemetice e cultura 2008

calita opposte nel mare Adriatico (Pola-Rimini, Zara-Falconara/Pescara, Spala-


to-Termoli, Dubrovnik-Bari, vedi Fig. 1).

Output:
un valore di previsione della marea per ogni anticipo orario (da 1 a 48 ore).

In formule:

~h(t +~) = al(~)~h(t) + a2~h(t - 1) + ... + a3o(~)~h(t - 29) +


+ b1pve(t) + b2pve(t - 3) + + b.pvei] - 12) +
+ c1pge(t) + c2pge(t - 3) + + c.pvei] - 12) +
+ d1pal(t) + d2pal(t - 3) + + dspal(t - 12) +
+ e1pba(t) + e2pba(t - 3) + + e.pbat: - 12) +
+ h~ppr(t)2 + fz~ppr(t - 3)2 + + fs~ppr(t- 12)2 +
+ gl~pzf(t)2 + g2~pzf(t - 3)2 + + gs~pzf(t - 12)2 +
+ hl~PSt(t)2 + h2~PSt(t - 3)2 + + hs~pst(t - 12)2 +
+ 11~pdb(t)2 + 12~pdb(t - 3)2 + + lsl1.pdb(t - 12)2.

Per la calibrazione dei coefficienti a, b, c, d, e, f g, h,1si utilizzano le serie storiche


di marea a Venezia e di pressione nelle varie localita e si minimizzano gli scarti qua-
dratici tra i dati previsti e quelli osservati con il metodo dei minimi quadrati.
Numerosi altri sottomodelli sono stati creati utilizzando sottoinsiemi opportu-
ni dei dati (per esempio, i dati dei soli mesi di ottobre, novembre e dicembre; i da-
ti con contributo meteorologico oppure con gradiente barico superiore a una so-
glia prefissata ecc.) [15].
Pin recentemente sono stati sviluppati dei modelli che utilizzano non solo le osser-
vazioni, rna anche le previsioni dei valori barici nelle varie localita (modello esteso).
Un rilevante problema comune a tutti i modelli stocastici consiste nel come va-
lutarne l'attendibilita [12]. Occorre fissare degli indicatori atti a misurare l'atten-
dibilita delle previsioni prodotte dai vari modelli in esame, A tal fine vengono con-
siderati opportuni indici statistici (errore medio, deviazione standard, errore as-
solute medio, errore massimo, indice di accuratezza ecc.), che permettono di va-
lutare I' efficienza dei modelli.
Allo stato attuale dell'arte, con il modello lineare piu attendibile (esperto este-
so) si ottiene, su circa 15.000 casi esaminati, con un anticipo di 18 ore un errore as-
soluto medio di 3-4cm e un errore massimo di 25-26 cm. Con gli stessi casi,non ap-
pena si consideri un anticipo di 48 ore l'errore assoluto medio passa a quasi 5 em
e l'errore massimo a 36-37 cm.

Modelli di previsione stocastici non lineari

e
In tempi piu recenti si pensato di utilizzare alcune tecniche proprie dell'intel-
ligenza artificiale per costruire dei modelli di previsione in grado di esplorare, 01-
tre alle relazioni lineari tra i dati osservati anche le loro eventuali relazioni di non
Iinearita [16].
Tra queste tecniche estata posta maggiore attenzione al clustering, alla fuzzy lo-
gic e alle reti neurali. Forniamo ora un breve panorama descrittivo di tali tecniche.

Tecniche di clustering
Esse rispondono alla necessita, basilare per ogni scienza, di raggruppare in ma-
niera oggettiva e quantificabile elementi, dati, individui, variabili, caratteristiche,
misure, relazioni ecc. simili tra loro. Si tratta, cioe, di suddividereun insieme di
dati in sottoinsiemi (detti clusters), in modo tale che gli elementi di unostesso
sottoinsieme siano il pili possibile simili tra loro e contemporaneamente il pili
dissimili da quelli appartenenti agli altri sottoinsiemi. Lo scopo equello di suddi-
videre in gruppi (classi) le osservazioni, cost da avere un grado di associazione
alto tra elementi di uno stesso gruppo (alta omogeneita nel gruppo) e basso tra ele-
menti di gruppi diversi (alta eterogeneita tra gruppi). Questo scopo puo essere
raggiunto in vari modi, rna queste tecniche si servono di metodi quantitativi (ma-
tematico-statistici) rigorosi, cercando di superare opinioni e sensazioni persona-
li e di rendere il metodo quanta pili oggettivo possibile.

FuzzyLogic 0 logica sfocata


Permette di affrontare e quindi tentare di risolvere problemi e situazioni, che
per loro natura sono vaghi, imprecisi, incerti, sfumati, di tipo pili qualitativo che
quantitativo. Con la fuzzy logic si hanno a disposizione strumenti adeguati a pe-
netrare e, quindi, affrontare e operare in situazioni concrete, che quasi mai sono per-
fettamente strutturate, rna presentano contorni incerti e indefiniti. E un grande
contributo, soprattutto sul piano metodologico, che questa approccio ha appor-
tato, permettendo di esaminare matematicamente aspetti reali a elevato contenu-
to di incertezza e rischio e di cercare di fornire risposte attendibili. Inoltre va fat-
to notare che un sistema fuzzy (a operatori algebrici) dotato di un numero suffi-
ciente di regole ein grado di approssimare qualsiasi funzione reale continua con
precisione arbitraria.

Reti neurali
Possiamo definire una rete neurale artificiale come un sistema di elaborazione
dati tipicamente non lineare, adattativo e a impostazione teorica non predeter-
minata, capace di emulare funzioni vettoriali continue. Un tale sistema ha la ca-
ratteristica di essere stabile e robusto, quindi scarsamente condizionabile da ru-
more 0 altri disturbi. Inoltre saltuari e non sistematici errori nei dati non ne mo-
dificano significativamente le prestazioni e, comunque, tolgono efficienza al sistema
in modo graduale con illoro intensificarsi. Econ l'avvento e il progressivo sviluppo
dei calcolatori che le reti neurali artificiali accrescono la loro importanza, per-
che in ultima analisi queste non sono altro che un insieme di istruzioni (cioe un
programma) da inserire in un calcolatore. Tuttavia sono dotate di una precisio-
ne, per cost dire, "sfocata", che le rende inadeguate per il calcolo algebrico preci..
so, rna molto efficienti, per esempio, per il riconoscimento di forme e l'elabora-
zione di immagini. Analogamente ai sistemi a logica sfocata, riescono a fornire buo-
ni risultati anche se i dati di input sono imprecisi, ambigui e talvolta in contrad-
dizione tra loro.
maternatica culture 2008

Ed eappunto al fine di cercare di governare la cornplessita del problema relati-


vo alla previsione dellivello di marea che l'ICPSM, il Consorzio Venezia Ricerche
e il Dipartimento di Matematica Applicata dell'Universita Ca' Foscari di Venezia han-
no deciso di collaborare a un progetto dal titolo "Realizzazione di un sistema di pre-
visione di marea e diffusione alla popolazione veneziana", che ha ricevuto un con-
tributo finanziario dal M.I.U.R.Tale progetto ha prodotto dei modelli di previsio-
ne che utilizzano le tecniche di intelligenza artificiale sopra citate. Pili in partico-
lare,l'utilizzo di tecniche di clustering e della fuzzy logic, si concretizza in un al-
goritmo di ricerca di andamenti (patterns) simili all'insieme di dati a disposizio-
ne antecedenti temporalmente al caso in esame e di attribuzione a ciascun pat-
tern di un grado di similarita con il caso in esame. La previsione e poi realizzata
tramite il metodo della regressione pesata, mediante i pesi forniti dai valori di si-
milarita, L'approccio neurale porta, invece, alla realizzazione di una rete artificia-
le polinomiale di tipo GMDH [17]. Inoltre, una ulteriore rete neuraleartificialedi
tipo MLP viene implementata con 10 scopo di combinare in modo ottimale le pre-
visioni ottenute dai vari metodi e di ottenere un'ulteriore previsione mediamen-
te migliore di quelle prodotte separatamente da ciascuna metodologia.
I risultati di questi ultimi modelli vanno testati in fase operativa online per al-
meno tutto l'anna 2007 e confrontati con i modelli stocastici lineari, in assoluta
parita di condizioni.
A tal fine, presso l'ICPSM stanno funzionando in fase di testing online due mo-
delli stocastici non lineari: CVR-DMA-FUZZYCLAST e CVR-DMA-GMDH.
Presso il Dipartimento di Matematica Applicata dell'Universita Ca' Foscari di
Venezia sono inoltre in fase di avanzato sviluppo altri due modelli di intelligenza
artificiale: CVR-DMA-MLP CVR~DMA-ENSEMBLE.
Si auspica che tutti questi sforzi congiunti portino a un miglioramento delle
previsioni a medio e lungo termine (12-48 ore), e quindi a una significativa ridu-
zione sia dell'errore medio assoluto, sia soprattutto dell' errore massimo.
Cio consentirebbe inoltre di ridurre al minimo gli eventuali periodi di chiusu-
ra delle bocche di porto del realizzando progetto Mose, con un conseguente minor
impatto sia suI traffico portuale che sull'ambiente lagunare.

Bibliografia

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zia, tesi di laurea in Economia e Commercio, a.a. 2001/02, Universita Ca' Foscari di
Venezia
Aritmetica per la Costituzione:
la ripartizione dei seggi al Senato

MARCO LI CALZI

Anche Ie Costituzioni devono "fare i conti" con l'aritmetica. Per esempio, l'arti-
colo 1 della Costituzione degli Stati Uniti d'America (1789)sottopone al Congresso
l' obbligo di risolvere un problema aritmetico di equa rappresentanza degli Stati nel-
l'organo legislativo: a ogni Stato deve essere assegnato un numero di rappresen-
tanti al Congresso proporzionale alla sua popolazione.
Come vedremo, questa problema non ammette una soluzione esatta e deter-
minare quale sia la migliore approssimazione e difficile. Negli Stati Uniti, l'ap-
prossimazione in uso - stabilita per legge dal Congresso - e stata cambiata piu vol-
teo Ne11948,invece, Ia Costituzione della Repubblica Italiana ha preferito non de-
mandare al Parlamento la rice rca della soluzione al problema, fissando esplici-
tamente la regola da seguire negli articoli 56 (per la Camera dei Deputati) e 57 (per
il Senato della Repubblica). Con la riforma costituzionale del 1963,l'articolo 57 e
stato modificato in piu punti introducendo fra l'altro un metoda diverso per la ri-
partizione dei seggi al Senato. I due metodi producono spesso ripartizioni iden-
tiche, rna godono di proprieta diverse.

La formulazione del problema

Facciamo un passo indietro, in modo da vederci meglio. Supponiamo che un


generoso benefattore abbia donato 21 computer identici, da distribuire fra le tre
scuole elementari di un plesso in proporzione al numero degli studenti. La scuo-
la Aha 548 studenti; la scuola B ha 432 studenti; la scuola C ha 158 studenti.
Rappresentiamo Ia situazione nella Tabella I.La prima colonna eintestata alle
scuole. La seconda colonna riporta il numero degli studenti e Ia terza colonna for-
nisce illoro numero in percentuale suI totale dei 1138 studenti del plesso. La quo-
ta nella quarta colonna e data dal prodotto fra questa percentuale e il numero di
matematica e cult ura 2008
~-_._-------

computer disponibili; essa rappresenta il numero esatto di computer che una ri-
pa rtizione perfettamente proporzionale dovrebbe assegnare a ciascuna scuola.

Tabella 1. La ripartizione dei computer fra tre scuole


Scuola no. studenti % studenti quota
A 548 48,16 % 10,11
B 432 37,96% 7,97
C 158 13,88% 2,92
Totale 1138 100% 21

L'ovvio problema e che i computer sono beni indivisibili: non e possibile asse-
gnare una frazione di computer a una scuola. Quindi non possiamo dare 10,11com-
puter ana scuola A, come prescrive la quota proporzionale. Come si deve pro cede-
re allora per distribuire i 21 computer? Una soluzione parziale rna piuttosto natu-
rale assegna a ciascuna scuola almeno la parte intera della sua quota: 10 computer
ad A, 7 a B,e 2 a C. In questa modo si distribuiscono 19 computer. Ne restano da at-
tribuire ancora 2, e quindi almeno una scuola ricevera necessariamente un nume-
ro di computer inferiore alIa sua quota mentre almeno un'altra scuola ne avra di pili.
Dobbiamo trovare un criterio generale per decidere chi deve essere favorito .
II problema dell' equasuddivisione consiste nel trovare una maniera equa per ri-
partire un insieme di oggetti identici e indivisibili in modo (quanto pili possibile)
proporzionale. Questi oggetti identici e indivisibili da suddividere e i parametri di
proporzionalita possono essere i pili diversi: i computer per le scuole di un plesso
in relazione al numero degli studenti; le biglie dena collezione del nonno fra gli
eredi secondo Ie quote di legittima; 0 i turni di riposo in proporzione alle ore lavorate.
Ma la struttura matematica del problema non cambia: in generale, le quote sono
numeri razionali, mentre il numero degli oggetti assegnati deve essere intero. La
soluzione che cerchiamo consiste nel trovare una configurazione di numeri interi
che meglio approssima l'ideale di proporzionalita rappresentato dalle quote.
II problema dell'equa suddivisione diventa particolarmente rilevante quando in-
teressa i seggi dena Camera da distribuire in proporzione al numero dei voti ri-
cevuti da ciascun partito (in un sistema proporzionale) oppure i seggi del Sena-
to da assegnare a ciascuna regione in proporzione alle rispettive popolazioni (in
un sistema federale) . Per semplicita, in questa lavoro facciamo riferimento al se-
condo caso, che comprende sia la ripartizione dei seggi del Congresso fra i 50
stati degli USA sia l'assegnazione dei seggi del Senato fra Ie 20 regioni della Re-
pubblica Italiana.
Riprendiamo l'esempio precedente, rna supponiamo di volere assegnare 21 seg-
gi fra Ie tre regioni A, B e C in proporzione alIa loro popolazione. Per maggior rea-
lismo, il numero degli abitanti di una regione eottenuto moltiplicando per dieci-
mila il numero degli studenti nell'esempio precedente. Come si vede immediata-
mente nella Tabella 2, non cambiano ne la percentuale di abitanti ne la quota e
quindi in generale il problema einvariante rispetto a una trasformazione omoge-
nea del criterio di proporzionalita,
Aritmetic a per la Costituzione: la ripa rtizione dei seggi al Senato

Utilizzando la soluzione parziale che assegna a ogni regione un numero di seg-


gi non inferiore alla parte intera della sua quota, possiamo attribuire 10 seggi ad
A, 7 aBe 2 a C. Con questa suddivisione, la regione A non ha la maggioranza as-
soluta dei seggi. A seconda di come attribuiamo i due seggi residui, la bilancia del
potere puo spostarsi in modo significativo. Se diamo ancora un seggio ad A, que-
sta ottiene la maggioranza assoluta dei seggi (e il controllo del Senato) senza rap-
presentare la maggioranza assoluta degli abitanti. In casi come questa, il proble-
ma dell'equa suddivisione si confonde con il problema di determinare 0 limitare
il potere di ciascuna regione. Noi tratteremo il problema dell'equa suddivisione
in base ad argomenti di equita e di buon senso, indipendenti dagli effetti sulla di-
stribuzione di potere.

Tabella 2. La ripartizione dei seggi fra tre regioni


Regione no. abitanti % abitanti quota
A 5.480.000 48,16 % 10,11
B 4.320.000 37,96% 7,97
C 1.580.000 13,88% 2,92
Totale 11.380.000 100% 21

II metodo di Hamilton

La prima proposta storicamente documentata per risolvere il problema dell'e-


qua suddivisione fu avanzata da Alexander Hamilton (1755-1804) nel1791, subi-
to dopo che il primo censimento aveva determinato la popolazione nei 13 stati
che avevano firmato la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti. La illu-
striamo con riferimento all'esempio in Tabella 21•
Per prima cosa, ad ogni regione si assegna un numero di seggi uguale allaparte
intera della sua quota. Dunque A riceve inizialmente 10 seggi, B ne riceve 7 e C
solo 2. In questo modo sono assegnati 19 seggi e ne restano da attribuire ancora
2.I seggi residui sonoassegnati aglistati chehanno i restipiu alti. Nella fattispe-
cie, i resti sono 0,11 per A; 0,97 per B; 0,92 per C. Quindi i due seggi residui sono
attribuiti rispettivamente aBe C. L'assegnazione finale e 10 seggi ad A, 7+ 1=8 a B
e 2+1=3 a C. Intuitivamente,i seggi residui sono attribuiti secondo un ordine di prio-
rita, determinato dallivello dei resti: a un resto piu alto corrisponde un "maggior"
diritto ad avere uno dei seggi ancora disponibili.
La storia non finisce qui. La proposta di Hamilton, approvata a maggioranza dal
Congresso, fu inviata al Presidente Washington che, invece di promulgarla, appo-
se il primo veto presidenziale nella storia degli USA. Il veto presidenziale e una
clausola di salvaguardia costituzionale, che consente al Presidente di rinviare al
Congresso una legge; in questa caso, per l'approvazione diventa necessaria una
maggioranza qualificata di 2/3. In seguito al veto, il Congresso riesamino la legge
gia approvata e decise di sostituire il metodo di Hamilton con un metodo propo-
sto da Thomas Jefferson (1743-1826), di cui parleremo piu avanti.

1 Netprossimoparagrafo it testa incorsivodescrive it metodo generate, mentre it testain stampatello esemplifical'applicazione.


matematica e cultura 2008

Nel corso degIi anni sono state proposte diverse soluzioni per il problema del-
l'equa suddivisione. I metodi di ripartizione pili importanti si devono a Hamil-
ton (1791), Jefferson (1791), Webster (1830), Adams (1830), Dean (1832) e Hill
(1911). Non e affatto semplice determinare quale metodo sia pili equo. Lo stesso
Congresso degIi USA ha modificato la legge elettorale pili volte, anche se talvolta
db eavvenuto essenzialmente per ragioni di convenienza politica. Sinteticamen-
te, possiamo dire che il metodo di Jefferson e stato adottato dal1792 a11840. 11
metodo di Webster esubentrato dal1840 a11850, mentre quello di Hamilton esta-
to in vigore dal1850 al1911. 11 metodo di Webster e stato ripristinato dal1911 al
1941,quando estato soppiantato dal metodo di Hill in uso an cora oggi.

Tre paradossi

11 metodo di Hamilton appare una soluzione piuttosto naturale, rna, sorpren-


dentemente, ci sono ottime ragioni per metterlo in discussione. Vediamo la pri-
ma con l'aiuto della Tabella 3, dove abbiamo riportato un esempio di ripartizione
di sette seggi fra quattro stati adattato da Young (1995).

Tabella 3. 11 paradosso della popolazione


Regione pop. quota seggi pop. quota seggi
A 752 5,013 5 753 3,984 4
B 101 0,673 1 377 1,995 2
C 99 0,660 1 96 0,508 0
D 98 0,653 0 97 0,513 1
Totale 1050 7 7 1323 7 7

Nella parte sinistra della tabella leggiamo le popolazioni (in migliaia), Ie relative
quote e l'assegnazione dei seggi seguendo il metodo di Hamilton. Nella parte de-
stra vediamo le popolazioni alIa successiva elezione: in seguito a nascite, morti e
tlussi migratori,la popolazione complessiva eaumentata da 1050a 1323.Questo au-
mento non si edistribuito in modo uniforme fra le quattro regioni. Come enatura-
le, ci aspettiamo che Ie nuove quote e la nuova ripartizione dei seggi (calcolata con
il metodo di Hamilton) sulla parte destra risentano dei cambiamenti demografid.
Confrontando la parte sinistra con la destra, osserviamo una situazione parados-
sale: mentre la popolazione di A eaumentata e quella di D ediminuita, il numero dei
seggi di A esceso da 5 a 4 e quello di D esalito da 0 a 1. In altre parole, i seggi si spo-
stano in direzione opposta all'aumento della popolazione! Efacileimmaginare a qua-
Ii tensioni e dubbi sull'equita del metodo possa dare luogo questa situazione. Uno
scenario in cui la popolazione di una regione cresce e quella di un'altra regione di-
minuisce, mentre Ie rispettive assegnazioni di seggi si muovono in direzione opposta,
enoto come Paradosso della popolazione. Come mostra l'esempio, l'uso del metodo
di Hamilton espone al rischio che si possa verificare un paradosso della popolazio-
ne. Altri metodi, come vedremo, garantiscono che db non possa avvenire.
Aritm etica per la Costituzione: la ripa rtizione dei seggi al Senato

Un'altra situazione imbarazzante a cui espone l'uso del metodo di Hamilton ela
seguente: supponendo che le popolazioni restino costanti, un aumento del nume-
ro totale dei seggi da assegnare puo ridurre il numero dei seggi attribuiti a una
particolare regione. (Naturalmente, vale anche il contrario: una riduzione del nu-
mero totale dei seggi puo comportare 1'aumento dei seggi attribuiti a una regio-
ne.) Questo scenario e nota come Paradosso dell'Alabama, dal nome dello stato
per il quale nel 1880 l'Ufficio del Censimento americana rilevo il rischio che si
manifestasse il fenomeno .Vediamo un esempio nella Tabella4. Nella parte sinistra,
si attribuiscono 10 seggi fra tre regioni; nella parte destra si ripartiscono 11 seg-
gi. Le popolazioni sono costanti.

Tabella 4. Il paradosso dell' Alabama


Regione pop. quota seggi pop. quota seggi
A 600 4,286 4 600 4,714 5
B 600 4,286 4 600 4,714 5
C 200 1,429 2 200 1,571 1
Totale 1400 10 10 1400 11 11

Come si puo notare, la regione C si vede attribuiti 2 seggi quando (a sinistra)


ce ne sono 10 da ripartire rna soltanto 1 quando (a destra) i seggi totali salgono a
11. l' aumento dei seggi produce un "furto" ai danni di C difficile da comprendere
e da giustificare, visto che null'altro e cambiato. L'uso del metodo di Hamilton
espone al rischio che si verifichi un paradosso dell'Alabama, che almeno in teoria
puo diventare un ostacolo ingombrante a una proposta di variazione del numero
dei parlamentari. Fortunatamente, esistono metodi di ripartizione dei seggi immuni
da questa paradosso.
Il terzo paradosso a cui esoggetto il metodo di Hamilton fu scoperto ne11907,
quando l'Oklahoma entro a far parte degli Stati Uniti d' America. Prima del suo
ingresso, il Congresso disponeva di 386 seggi. Fu calcolato che il numero equo di
seggi da attribuire all'Oklahoma fosse 5. Per non costringere nessuno degli altri
stati a cederne qualcuno, fu deciso di aggiungere ai seggi gia esistenti cinque nuo-
vi seggi per l'Oklahoma, portando il totale a 391. L'ovvia intenzione era di asse-
gnare i nuovi seggi all'Oklahoma, lasciando a tutti gli altristati il numero di seg-
gi che avevano prima. Come prescriveva la legge, fu applicato il metodo di Ha-
milton per ripartire 391 seggi fra tutti gli stati, rna accadde qualcosa di inatteso:
il metodo confermava l' attribuzione di 5 seggi all'Oklahoma, rna imponeva anche
allo stato di New York di cederne uno al Maine. In altre parole,1'aggiunta di nuo-
vi seggi interamente assegnati a un nuovo stato finiva per modificare anche le
vecchie attribuzioni!
Questo tipo di scenario enota come paradosso dei nuovi statio Ancora una vol-
ta, il metodo di Hamilton si rivela soggetto a un paradosso da cui sono immuni al-
tri metodi di ripartizione. Vale la pena segnalare che fu proprio il paradosso del-
l'Oklahoma a dare il colpo di grazia all'uso del metodo di Hamilton negli Stati
Uniti, che fu abrogato nel 1911 .
matematica e cultura 2008

I metodi con divisore

A questa punto ci sembra tempo di vedere qualche metodo di ripartizione di-


verso daquello di Hamilton. Cominciamo naturalmente dal metodo di Jefferson,che
dopo il veto di Washington nel1792 divenne il primo metodo ufficialmenteadot-
tato per la ripartizione dei seggi del Congresso USA.Vale la pena di menzionare
che in ambito europeo il metodo di Jefferson e comunemente attribuito a Victor
d'Hondt (1841-1901), un giurista belga appassionato di matematica, che inconsa-
pevolmente 10 ripropose ne11878.
II metodo di Jefferson richiede di scegliere un divisore d, che rappresenta il nu-
mero ideale di abitanti (0 elettori) che dovrebbe corrispondere a ogni seggio e di
calcolare per ogni regione i un quoziente qi= PiI d pari al rapporto tra la sua po-
polazione e il divisore. A ogni regione eattribuito un numero di seggiuguale alla
parte intera del quoziente. II numero complessivo di seggi assegnati dipende dal di-
visore scelto. Se questonumero efissato all'inizio, si rende necessario scegliere un
divisore che generi il giusto numero complessivo di seggi, Ad esempio, se pren-
diamo il caso riportato in Tabella 2 e, per semplicita, esprimiamo Ie popolazioni in
decine di migliaia, i1 divisore d=90 genera i quozienti qA=6,09, qB=4,80 e qc=I,76
con parte intera rispettivamente 6,4, e 1.Questi tre valori rappresentano i seggi ri-
spettivamente assegnati aIle tre regioni. In questa caso, il metodo di Jefferson ri-
partisce un totale di 11 seggi. Se desideriamo suddividere esattamente 21 seggi,
basta diminuire il divisore a d=50: i quozienti diventano qA=10,96, qB=8,64 e qc=3,16
e Ie rispettive parti intere 10,8 e 3.
II metodo di John Quincy Adams (1767-1848) edel tutto analogo,rna attribuisce
a ogniregione un numero di seggi uguale al quoziente arrotondato per eccesso (il me-
todo di Jefferson arrotonda invece per difetto). Con riferimento al solito esempio,
la scelta del divisore d=90 conduce ad assegnare ad A, B, e C rispettivamente 7, 5 e
2 seggi, per un totale di 14. Scegliendo opportunamente d=60, invece, si possono
suddividere esattamente 21 seggi attribuendone rispettivamente 10,8 e 3.
II metodo di DanielWebster (1782-1852), invece,propone di attribuire a ogniregione
un numero diseggi uguale alquoziente arrotondato all'intero pitt vicino. In ambito eu-
ropeo questa metodo ecomunemente attribuito ad Andre Sainte-Lague (1882-1950),
un matematico francese che 10 riscopri ne11910.Nel solito esempio, il divisore d=90
genera rispettivamente 6,5 e 2 per A, B e C,per un totale di 13.Scegliendo opportu-
namente d=55, invece, i 21 seggi sono suddivisi rispettivamente in 10,8 e 3.
Questi tre metodi sono collegialmente noti comemetodi con divisore, perche si
differenziano soltanto nel modo in cui arrotondano i quozienti generati dal divi-
sore comune. Oltre a essi, esistono altri due metodi con divisore (Dean, 1832;Hill,
1911), che risolvono in modo piii originale il problema di arrotondare il quozien-
te a un numero intero. Per semplicita, confineremo la discussione ai metodi di
Adams, Jefferson e Webster, rna quanta attribuiremo ai metodi con divisore vale an-
che per i due metodi qui sottaciuti.
Come si pub controllare, rispetto al problema di suddividere 21 seggi fra Ie tre re-
gioni della Tabella 2, sia il metodo di Hamilton sia i metodi con divisore produco-
no tutti la stessa ripartizione finale: 10 seggi ad A, 8 aBe 3 a C. II sospetto che, al
di la della specifica formulazione matematica, conducano tutti alla stessa suddivi-
Aritmetica per la Costituzione: la ripartizione dei seggi al Senato

sione e legittimo, rna (ahimel) infondato: in generale, ciascuno di questi metodi


pub condurre a una suddivisione diversa da tutti gli altri . Abbiamo aperto con un
esempio in cui tutti concordano perche vogliamo valutare i metodi secondo Ie 10-
ro proprieta generali e non secondo il particolare risultato ottenuto in un esempio .

Criteri di prlorlta

Ritorniamo adesso al metodo di Hamilton, per chiederci quale sia la causa di tut-
ti i paradossi a cui espone il suo uso. Essa risiede nell'uso di due logiche diverse, che
non sono coerenti tra loro. II metodo di Hamilton, infatti, funziona in due stadi. Nel
primo stadio, si assegna un numero di seggi uguale alla parte intera della quota . Nel
secondo stadio, si attribuiscono i seggi residui sulla base dei resti piu alti, Poiche non
esiste nessuna relazione matematica rilevante dal punto di vista dell'equita tra la par-
te intera e i resti di una divisione, l' attribuzione dei seggi al primo stadio si basa su un
criterio indipendente da quello usato per i seggi residui. Questo rende il metodo sog-
getto a incongruenze, che i paradossi presentati nella Sezione 3 rendono manifeste.
Se vogliamo formulare un metodo di ripartizione coerente (e dunque immune
dai paradossi), occorre ragionare diversamente e trovare il modo di assegnare tut-
ti i seggi seguendo un solo criterio. Un'idea effieace eassegnare i seggi seguendo
un ordinamento di priorita, espresso da un indice numerico. I seggi si attribui-
scono uno per volta alIa regione con l'indice di priorita piu alto, fino a quando
tutti sono stati assegnati.
Un indice di priorita naturale eil rapporto pls , tra la popolazione della regione
i e il numero di seggi a questa gia attribuito. Questo indice misura il numero di
abitanti che corrispondono in media a un seggio . Per esempio, se PA/SA=1000 e
PB/SB=700, vuol dire che ci sono 1000 abitanti per ogni seggio assegnato ad A e 700
per ogni seggio assegnato a B. Le regioni con un indice piu alto sono relativamente
sottorappresentate e, quindi, hanno una priorita maggiore nell'assegnazione di
un ulteriore seggio.
Vediamo come funziona il metodo, riprendendo i dati della Tabella 2 (per sem-
plicita, Ie popolazioni sono indicate in decine di migliaia). Dobbiamo attribuire
21 seggi. Scriviamo in testa a ogni colonna (a partire dalla terza) il numero pro-
gressivo dei seggi da 0 a 20 e riportiamo in ogni casella il rapporto tra la popola-
zione della regione sulla relativa riga e il numero di seggi sulla relativa colonna. Ci
prendiamo la licenza di scrivere "infinite" nella terza colonna, dove appare zero
al denominatore.

Tabella 5. La ripartizione di 21 seggi fra tre regioni


Seggi 0 2 3 4 20
Regione pop. indice indice indice indice indice indice indice
A 548 infinito 548 274 182,7 137,0 27,4
B 432 infinito 432 216 144,0 108,0 21,6
C 158 infinito 158 79 52,7 39,5 7,9
culture 2008

All'inizio nessun seggio estato attribuito e quindi i1 rapporto P/Si vale "infinite"
per tutti, come si legge nella terza colonna. Assegniamo un seggio a ciascuna re-
gione. Gli indici di priorita per l' assegnazione del quarto seggio diventano 548 per
A, 432 per B e 158 per C,come indicato nella quarta colonna. Adesso A ha l'indice
pili alto e, quindi, le assegniamo un secondo seggio,portando a quattro il totale dei
seggi gia attribuiti. I nuovi indici di priorita per I'assegnazione del quinto seggio
sono 274 per A,432 per Be 158 per C,cost che B riceve un secondo seggio. Iteran-
do il procedimento, gli indici di priorita per I'attribuzione del sesto seggio sono ora
274 per A, 216 per Be 158 per C e quindi A riceve un terzo seggio. Gli indici rela-
tivi al settimo seggio sono 182,7 per A, 216 per Be 158 per C: i1 seggio e assegna-
to a B. E cost via, fino a quando i1 ventunesimo seggio e attribuito ad A. La ripar-
tizione finale conferisce 10 seggi ad A, 8 aBe 3 a C;gli indici di priorita al termi-
ne del processo sono rispettivamente 54,8; 54,0 e 52,7.
La procedura appena descritta dispensa i seggi uno per volta secondo il criterio
di priorita fornito dal rapporto P/Si. Come si dimostra matematicamente, essa
equivale al metodo di Adams. Ovviamente si possono usare criteri di priorita di-
versi. Per esempio, l'uso del metodo di Jefferson e equivalente al criterio di prio-
rita fornito dal rapporto P/(Si+ I), che eil rapporto fra la popolazione di una regione
e il numero dei seggi ricevuti dopo I'assegnazione del seggio in discussione. II me-
todo di Webster sta a mezza strada fra questi due e usa come criterio di priorita il
rapporto P/(Si+!).

L'importanza di essere coerenti

II metodo di Hamilton assegna i seggi seguendo due criteri di priorita diversi:


prima la parte intera, poi i resti. I metodi con divisore, invece, sono equivalenti a
una procedura che dispensa i seggi uno per volta, seguendo sempre 10 stesso cri-
terio di priorita, Abbiamo affermato nella sezione precedente che il metodo di Ha-
milton esoggetto ai paradossi perche si basa su due logiche distinte. In questa se-
zione sostanziamo matematicamente questa affermazione sulla base dei Teoremi
8.3 e 8.4 in Balinski e Young [1].
Un metodo di ripartizione dei seggi ecoerente quando la suddivisione di un nu-
mero fissato di seggi fra due stati non dipende dagli altri stati presenti. Facciamo
un esempio, con riferimento alla Tabella 6. Guardando allato sinistro della tabel-
la, supponiamo di dover ripartire fra le regioni A e B un totale di 17 seggi, II me-
todo di Hamilton e quello di Webster concordano nell'assegnare 15 seggi ad A e 2
a B. Guardando allato destro della tabella, supponiamo di dover ripartire fra le
tre regioni A, B e C un totale di 21 seggi, I metodi di Hamilton e Webster concor-
dano nell'assegnare un totale congiunto di 17 seggi alle regioni A e B, rna divergono
sul dettaglio della suddivisione. II metodo di Hamilton assegna 15 seggi ad A quan-
do C eassente e 14 quando C epresente; ovvero, uno dei 17 seggi passa da A a B
se compare un terzo incomodo C.Pertanto, il metodo di Hamilton non e coeren-
teo II metodo di Webster, almeno in questa esernpio, fornisce sempre la stessa sud-
divisione. Per affermare che esso esempre coerente, riesce utile la prossima ca-
ratterizzazione.
Aritmetica per la Costituzione: la ripart izione dei seggi al Senato

Tabella 6. Coerenza nella ripartizione di 17 seggi tra A e B


Regione pop. Hamilton Webster pop. Hamilton Webster
A 727 15 15 727 14 15
B 123 2 2 123 3 2
C 222 4 4
Totale 850 17 17 1072 21 21

Introduciamo due definizioni preliminari. Un metodo di ripartizione e bilan-


ciato se il numero di seggi assegnato a due stati con popolazioni uguali differi-
see al pill di uno. Se consideriamo il caso di due sole regioni con popolazioni
identiche, un metodo ideale dovrebbe ovviamente assegnare a ciascuna 10 stes-
so numero di seggi; rna questa e possibile soltanto quando il numero totale dei
seggi e pari. Se e dispari, il meglio che si puo fare e dare un seggio in pill a una
delle due regioni. Un metodo bilanciato garantisce questa risultato. Diciamo in-
vece che un metodo e imparziale quando l'assegnazione dei seggi dipende solo
dalle popolazioni e dal numero totale dei seggi. La caratterizzazione dei metodi
coerenti e la seguente.

Teorema 1. Un metodo e coerente, bilanciato e imparziale se e solo se si bas a su


un solo criterio di priorita,

La coerenza, come mostra una lettura attenta della definizione, esclude che pos-
sana verificarsi i paradossi dell' Alabama e dei nuovi statioDunque ogni metodo di
ripartizione riconducibile a un solo criterio di priorita e immune da due dei tre
paradossi presentati. Come abbiamo visto, i metodi con divisore si basano su un
criterio unico di priorita e quindi sono coerenti. Naturalmente, in generale la clas-
se dei metodi coerenti e molto ampia. Tuttavia, se imponiamo anche il requisito
dell'immunita dal paradosso della popolazione, essa puo essere ulteriormente rifinita.
Un metodo di ripartizione eomogeneo se l'assegnazione dip en de solo dalle di-
mensioni relative delle popolazioni e dal numero tot ale dei seggi. Come abbiamo
visto all'inizio, questa e un requisito del tutto plausibile, Altrettanto naturale ela
richiesta che un metodo di ripartizione sia esatto, ovvero che a ogni stato sia at-
tribuito un numero di seggi uguale alla sua quota, qualora tutte le quote propor-
zion ali siano numeri interi.

Teorema 2. Fra i metodi che sono coerenti, imparziali, omogenei ed esatti, sol-
tanto i metodi con divisore evitano il paradosso della popolazione.

II Teorema 1 afferma che la coerenza (che rende immuni da due paradossi) ri-
chiede che il metodo di ripartizione si fondi su un solo criterio di priorita. II Teo-
rema 2 caratterizza i metodi con divisore come gli unici che risultano immuni da
tutti e tre i paradossi discussi nella Sezione 3. Questo ci permette di sostenere che
un metodo con divisore e superiore rispetto al metodo di Hamilton perche evita
tutti i paradossi.
matematica e cultu re 2008

L'ultimo paragrafo della precedente sezione lascia presagire che riteniamo i me-
todi con divisore superiori al metodo di Hamilton. Dobbiamo pero ammettere che
in realta nessun metodo di ripartizione eperfetto : in questa sezione mostriamo che
non esiste alcun metodo di ripartizione ragionevole che soddisfi due proprieta mol-
to naturali. Questo ci costringera a prendere partito: quale che sia il metodo di ri-
partizione che sceglieremo, almeno una delle due proprieta non sara soddisfatta.
Certamente, un buon metodo di ripartizione deve essere monotono: se la quo -
ta di una regione aumenta, il numero di seggi a essa attribuiti non deve dimi-
nuire. Questo e un requisito di buon senso, che non metteremo in discussione.
Le altre proprieta che cercheremo di soddisfare simultaneamente sono due. Pri-
mo, un metodo di ripartizione deve essere immune al paradosso della popola-
zione: non pub accadere che una riduzione della popolazione consenta a una re-
gione di guadagnare un seggio a spese di un'altra dove la popolazione invece e
cresciuta. La seconda proprieta e che il metodo di ripartizione deve assegnare a
una regione un numero di seggi che non dista dalla quota pili di uno. Per esem-
pio, a una quota di 3,14 corrispondono non meno di 3 e non pili di 4 seggi. In al-
tre parole, il numero di seggi assegnato deve essere compreso fra l'arrotonda-
mento per difetto e l'arrotondamento per eccesso della quota. Per comodita,
chiamiamo l'assenza di questa proprieta violazione della quota . Vale il seguen-
te risultato di impossibilita:

Teorema 3. Ogni metodo di ripartizione monotono che non viola mai la quota
esoggetto al paradosso della popolazione.
Di questa teorema forniamo la facile dimostrazione. Riprendiamo l'esempio ri-
portato nella Tabella 3, nel quale bisogna suddividere 7 seggi fra quattro regioni.
Per comodita di lettura, ricopiamo nella Tabella 7lepopolazioni e le quote. Rela-
tivamente ai dati sullato sinistro della tabella, Ie quote di A, B, C, D sono rispetti-

°
vamente: 5,013;0,673; 0,660 e 0,653. Per non violare la quota, dobbiamo assegna-
re ad A tra 5 e 6 seggi e a ciascuna delle altre tre regioni tra e 1 seggio. Come si
controlla facilmente, esistono soltanto due assegnazioni monotone che non viola-
no la quota. La prima assegna 5 seggi ad A e uno ciascuno aBe C;la seconda as-
segna 6 seggi ad A e uno a B. In entrambi casi, D non riceve nessun seggio e A al-
meno cinque.

Tabella 7. II paradosso della popolazione


Regione pop. quota pop. quota
A 752 5,013 753 3,984
B 101 0,673 377 1,995
C 99 0,660 96 0,508
D 98 0,653 97 0,513
Totale 1050 7 1323 7
at Senate

Procedendo in modo analogo per i dati sullato destro della Tabella,troviamo che
esistono soltanto tre assegnazioni monotone che non violano la quota. La prima
assegna 4 seggi ad A, 2 aBe 1 a D; la seconda attribuisce 4 seggi ad A e uno .ciascuno
a B, C, D; la terza assegna 3 seggi ad A, 2 aBe 1 ciascuno aCe D. In ogni caso, A
riceve al piu 4 seggi e D ne riceve certamente almeno 1.
Confrontando i dati relativi alle popolazioni con le assegnazioniminime e mas-
sime, troviamo che A passa dai 5 seggi minimi dellato sinistro ai 4 seggi massimi
dellato destro mentre la sua popolazione aumenta; invece D passa dagli 0 seggi del
lato sinistro a 1 seggio, mentre la sua popolazione diminuisce. Comunque si scel-
gano i seggi da attribuire ad A, ne segue che l'obbligo di non violare la quota ci
forza in un paradosso della popolazione.
Sappiamo gia che il metodo di Hamilton e soggetto al paradosso della popola-
zione. II Teorema 3 rivela che tutti i metodi con divisore, invece, sono soggetti a vio-
lare la quota. In ultima analisi, pertanto, si tratta di decidere quale dei due sia il ma-
Ie minore. Per un resoconto dettagliato di altre proprieta e delle differenze tra que-
sti e altri metodi di ripartizione, si veda [1].

La soluzione italiana

Vediamo in dettaglio che cosa dice la Costituzione della Repubblica Italiana in


relazione alla scelta del metodo di ripartizione. II primo comma dell'art. 57 nella
versione originale del 1948 recita:

A ciascuna Regione eattribuito un senatore per duecentomila abitanti 0 per fra-


zione superiore a centomila.

Questo eil metodo di Webster con divisore comune d=200.000. II numero dei seg-
gi al Senato non efissato a priori, rna dipende dalle dimensioni della popolazione.
La riforma costituzionale del 1963 ha sostituito la norma corne segue:

II numero dei senatori elettivi edi trecentoquindici. [... ] La ripartizione dei seg-
gi tra le Regioni [...l si effettua [...] in proporzione alla popolazione delle Re-
gioni, [...] sulla base dei quozienti interi e dei piu alti resti.

Questo e il metodo di Hamilton con un numero di seggi prefissato a 315 che,


dal1963 a oggi, e sempre stato piu alto di quanta avrebbe comportato la formula-
zione originale.
Come sappiamo dall'esempio della Tabella 7, i due metodi possono produrre ri-
partizioni diverse. Sulla base dei dati demografici rilevati da11948 a oggi e delle al-
tre disposizioni di legge, tuttavia, l'uso dell'uno 0 dell' altro finora avrebbe sem-
pre prodotto la stessa ripartizione. Considerato che ai fini pratici i metodi sono
finora risultati equivalenti, si sarebbe tentati di immaginare che nel1963 illegislatore
abbia semplicemente cambiato idea sui vantaggi relativi del metodo di Webster
rispetto a quello di Hamilton. La lettura degli atti relativi, tuttavia, non riporta al-
cun passaggio esplicito in proposito.
matemance e cutture 2008

l' evidenza indiretta suggerisce una storia diversa. La decisione consapevole fu


di innalzare il numero di seggi al Senato. Invece di ridurre il valore del divisore co-
mune, fu scelto di fissare il numero dei seggi, Come sappiamo, quando il numero di
seggi efissato, l'applicazione del metodo di Webster richiede la ricerca del diviso-
re appropriato. I'ipotesi pili probabile eche l'adozione del metodo di Hamilton sia
imputabile a una presunta maggiore semplicita di calcolo. Certamente, essa ha eli-
minato l' obbligo di rendere esplicito il valore del divisore comune d, facilmente in-
terpretabile come il "costo medio" di un senatore in termini di abitanti necessari
per avere diritto ad un seggio. Per effetto di un' altra disposizione costituzionale
(circa il numero minimo di seggi garantiti), questa "coste medio" emolto diverso
da una regione all'altra. Usando i dati del censimento del 2001, esso va da circa
85.000 abitanti per senatore in Basilicata a oltre 201.000 per la Calabria.

Biblloqrafla
[1] M.L. Balinski, H.P.Young (2001) FairRepresentation: Meetingthe Idealof OneMan, One
Vote, seconda edizione, Brookings University Press, Washington DC
[2] V. d'Hondt (1878) Question electorale - La Representation proportionnelle des partis.
Parun electeur. Bruxelles
[3] A. Sainte-Lague (1910) La representation proportionnelle et les Mathematiques, Revue
generale des Sciences pures et appliquees 21, 846-852
[4] H.P.Young (1995) Equity: In Theory and Practice, Princeton University Press, Princeton NJ
Modelli matematlcl in azione:
il caso di una banca centrale

STEFANO SIVIERO, DANIELE TERLIZZESE

Perche un madelia?

Per decidere in modo oculato tra varie azioni disponibili occorre avere un'idea
delle loro conseguenze, cOSI da poterle confrontare e selezionare quelle pili gra-
dite. Per anticipare le conseguenze delle varie azioni epoi necessario avere un'idea
del funzionamento del sistema nel quale la decisione viene presa, un'idea del mo-
do in cui le nostre azioni - le cause - generano delle conseguenze sulle altre gran-
dezze del sistema - gli effetti.
La prima affermazione eovvia (sebbene, per motivi oscuri, virtualmente im-
possibile da far accettare ai nostri figli); la seconda 10 eleggermente meno, anche
perche talvolta efalsa. Se un bicchiere di cristallo pieno d' acqua e poggiato su un
tavolo e viene spinto oltre il bordo, possiamo anticipare con sufficiente sicurezza
che il bicchiere cadra in terra, I'acqua in gran parte uscira e quasi certamente il
vetro si rompera, anche se non sappiamo nulla di gravitazione universale 0 di le-
gami molecolari. La previsione non richiede una comprensione del funzionamento
del sistema perche, in questa caso, I'esperienza e sufficiente: l' osservazione nel
passato di azioni simili e delle conseguenze a cui hanno dato luogo basta a con-
vincerci che anche questa volta la stessa sequenza di causa ed effetto si realizzera,
Spesso pero l'esperienza non e sufficiente: quando nel sistema sono all' opera
simultaneamente pili forze e difficile capire se I'osservazione di una determinata
conseguenza dipenda dalla decisione presa 0 da altri fattori che nel frattempo si so-
no modificati.
Per fare un esempio, immaginiamo che la banca centrale debba modificare il
valore del "tasso ufficiale di interesse" (il prezzo a cui Ie banche commerciali pos-
sono rifornirsi di fondi liquidi presso la banca centrale) in modo da tenere sotto
controllo l'inflazionenei periodi a venire.' Se osserviamo cia che, nel passato, ha
fatto seguito a scelte di questa tipo, notiamo che talvolta un aumento del tasso di

1 SuI perchesi ritiene chesia desiderabile evitare che i prezzi salgano 0 scendano tropporapidamente non ci si pUD
dilungarein questa sede.Bastisolodire che tutti gli agenti economicihanno maggioridifficoltaaformulare lepro-
prie decisioniquando sono.piu incertisui prezzi cheprevarrannonelfuturo, e che un'inflazione elevata ed errati-
ca rendeper l'appunto maggiore tale incertezza. Piu in generale, si pUD pensare che nel decideresul tassodi inte-
ressela banca centralepotrebbetenere in conto anchegli effetti su altre variabilidel sistema.
2008

interesse estato seguito da una moderazione della crescita e dell'inflazione, tal-


volta cio non esuccesso, talvolta si everificato persino l'opposto. Molte, troppe co-
se possono succedere simultaneamente per poter attribuire il risultato osservato
all'azione intrapresa. Un rialzo dei tassi di interesse rende il denaro piu caro per
le banche, le quali alzano pertanto l'interesse da loro richiesto per prestare alla
clientela; la clientela, trovando piu costoso approvvigionarsi di denaro, abbando-
nera alcuni progetti, ridimensionando quindi i propri piani di spesa (per investi-
menti, per consumi); il raffreddamento della domanda fara sl che chi vuole ven-
dere debba essere disposto a ribassare le proprie richieste, moderando quindi, apa-
ritadi ognialtracircostanza, i prezzi. La clausola "a parita di ogni altra circostan-
za" appare ingannevolmente innocua, mentre edi fondamentale importanza. Nel-
l'ipotetica sequenza descritta il risultato finale dipende da un numero elevatissi-
mo di azioni e reazioni individuali, ciascuna delle quali einfluenzata da numero-
si fattori: per fare solo alcuni esempi, la reazione di una banca commerciale di-
pendera dal grado di liquidita del proprio bilancio e dalle sue aspettative circa le
decisioni future della banca centrale; le imprese potranno reagire in maniera di-
versa a seconda di come percepiscono le prospettive sul futuro, che a loro volta
dipenderanno da quello che potra succedere ai prezzi delle materie prime 0 alla do-
manda da parte di altre economie 0 alla tassazione 0 alla spesa pubblica, tutti fat-
tori che possono modificare in modo autonomo anche la domanda delle famiglie.
Se potessimo eliminare gli effetti di tutte queste circostanze e fattori concomi-
tanti - fattori di "confondimento" - potremmo osservare l'effetto "puro" di una
variazione del tasso ufficiale di interesse.
Cia e quanta si ottiene, nelle scienze naturali, da un ben disegnato esperimento
in cui ciascuno dei fattori di confondimento viene opportunamente controllato - per
esempio mantenendone costante l'effetto - cOSI da poterne eliminare l'influenza.
Questo e quanta si pub ottenere, almeno in prima approssimazione, attraverso
l'uso di un modello, quando sia impossibile condurre un esperimento controlla-
to su un sistema economico - visto che i sistemi economici hanno l'irritante ten-
denza a fare di testa loro.
II modello equindi una rappresentazione artificiale del sistema economico che
riproduce, in via inevitabilmente semplificata e approssimata, i vari meccanismi
all'opera e che consente di "spegnere" in modo selettivo tutte quelle influenze che
impediscono di osservare l'effetto "puro" delle decisioni che siamo interessati a va-
lutare. Usando il modello ci avviciniamo, percio, alla situazione in cui ci troverem-
mo se potessimo condurre un esperimento controllato sul sistema economico.
C'e un secondo motivo per usare un modello. Abbiamo gia implicitamente sug-
gerito, nell' esempio fatto in precedenza, che alcuni dei meccanismi all'opera nel si-
sterna possono essere interdipendenti, con una ragnatela complicata e multiforme
di reazioni e controreazioni in cui una variabile ne influenza un' altra e ne e a sua
volta influenzata. Per fare solo un esempio,la reazione delle famiglie alla modifica del
costa del denaro decisa dalla banca centrale,in generale,dipendera dalla reazione del-
le imprese, che ridimensionando illoro livello di attivita possono influenzare il nu-
mero di persone occupate in attivita lavorative e, quindi, il reddito spendibile dalle
famiglie; reciprocamente, la reazione delle famiglie sara tenuta in considerazione
dalle imprese nel decidere di quanta modificare i propri piani di spesa.
dl una banca centrale

Tenere traccia dei canali molteplici e, in genere, non indipendenti, attraverso i qua-
li Ie decisioni dei singoli agenti hanno un effetto sul sistema economico eoperazione
complessa: difficilmente pub essere fatta in modo sintetico e intuitivo,anche in maniera
solo approssimativamente affidabile,senza disporre di uno strumento che tenga con-
to, in qualche misura, delle varie possibili influenze reciproche e consenta di calcolar-
ne l'effetto finale e complessivo. Questo strumento e, per l' appunto, un modello.
In definitiva, dunque, un modello del sistema economico e, sul piano concet-
tuale, una rappresentazione schematica di un certo numero di relazioni di causa-
effetto, corrispondenti ai meccanismi all' opera nel sistema stesso; in pratica, eun
sistema simultaneo di equazioni, tipicamente dinamiche, la cui soluzione e di-
pendente in genere dai valori assunti da un sottoinsieme delle variabili, dette "eso-
gene" - sono invece dette "endogene" Ie variabili per le quali il sistema di equa-
zioni viene risolto.

Un esempio di madelia
A fini puramente esemplificativi e per introdurre un minimo di terminologia, con-
sideriamo un modello "minimalista" per un'economia nella quale non esistano
scambi commerciali con l' estero e in cui i prezzi siano fissi:

Consumo = a + b x Reddito disponibile + residua,


Reddito disponibile = ElL - lmposte
lnvestimento = c x ElL - d x Tasso di interesse + residua,
ElL = Consumo + lnvestimento

Si tratta di quattro equazioni, la cui soluzione fornisce i valori di quattro varia-


bili endogene - consumo, investimento, PIL (prodotto interno lordo), reddito di-
sponibile - in funzione dei valori di due variabili esogene - imposte e tasso di in-
teresse; in linea di principio sono variabili esogene del sistema anche i due termi-
ni di residuo (che colgono Ia parte della variabile a sinistra non attribuibile alle aI-
tre variabili a destra) ma tipicamente essi vengono posti nella soluzione pari a ze-
ro; le lettere a, b, c, d sono parametri (0 coefficienti), che caratterizzano la forma
funzionaIe utilizzata per rappresentare Ia relazione tra le variabili - in questo ca-
so tutte Ie equazioni sono lineari, sono prive di dinamica e i vaIori dei parametri
si intendono tutti positivi. Per risolvere effettivamente il sistema devono essere
assegnati ai parametri dei valori numerici; questa si ottiene attraverso procedure
di stima del modello: tecniche statistiche volte a garantire I'accostamento, secon-
do un' opportuna metrica, tra le variabili generate dal modello e quelle osservate
nella realta (detto altrimenti, le tecniche di stima cercano di rendere minima una
qualche funzione delle variabili residuo). Questo argomento non verra trattato ul-
teriorrnentein queste pagine-. La prima e la terza equazione rappresentano rela-
zioni causali (0 comportamentali) tra Ie variabili: corrispondono in modo pili 0
meno approssimato e indiretto ai comportamenti di soggetti nel sistema economico
(in questa esempio: imprese, famiglie; pili in generale, i modelli della macroeco-
nomia descrivono anche il comportamento di: autorita di politica fiscale e mone-
taria, intermediari finanziari, operatoriesteri); Ia seconda e Ia quarta sono identita:

2 Peruna esposizioneaccessibile delleprincipali tecnichedi stima per modelli econometricisi veda [J}.Un testopiu
avanzato e recentissimo e[2}.
matematica cultur« 2008

definitorie (la seconda) 0 rappresentative di una relazione di equilibrio, cioe di un


vincolo di coerenza contabile (la quarta).
I'esempio, sebbene rudimentale, ci consente di vedere con immediatezza il ruo-
10 del modello nel valutare la conseguenza di una certa azione, per esempio l'au-
mento del tasso di interesse. In primo luogo, si vede facilmente che un aumento del
tasso di interesse portera a una riduzione del PIL soltanto se non ci sara stata, si-
multaneamente, una riduzione delle imposte (sufficientemente grande); la varia-
zione delle imposte e un esempio di quei fattori di confondimento che rendono
difficile valutare.l'effetto della decisione contemplata. Nel risolvere il modello es-
sa pub essere sterilizzata (basta tenere le imposte costanti). In secondo luogo, si ve-
de che il canale attraverso il quale la variazione del tasso di interesse modifica il PIL
non e solo quello diretto rappresentato dalla terza e dalla quarta equazione, rna
anche quello indiretto che passa per l'effetto che il PIL ha sul reddito disponibile
(seconda equazione), che questa ha sul consumo (prima equazione), e sulla re-
troazione del consumo sul PIL (quarta equazione): e quindi necessario, per poter
produrre valutazioni affidabili, risolvere simultaneamente le quattro equazioni.

Sulla natura dei modelli


In una economia di mercato quasi tutte Ie decisioni sono prese, in Iarga misura
in modo indipendente, da una molteplicita di soggetti. Le statistiche pero ci mo-
strano, nella maggioranza dei casi, il risuitato netto di questa miriade di decisio-
ni: Ie variabili economiche sono spesso l'aggregazione (per somma, per media) di
un numero elevato di componenti individuali, relative a singole famiglie 0 impre-
se, ciascuna risultante da decisioni in certa misura diverse, in relazione alle diver-
sita di condizioni iniziali, di vincoli a cui i soggetti sono sottoposti, di obiettivi
che li muovono all' azione, di interpretazioni della realta in cui si trovano ad agi'""
re, di aspettative sul futuro e sul comportamento degli altri.
Nel modellare il sistema economico si possono allora seguire due "filosofie", La
prima, che potremmo etichettare come "tradizionale", esemplificata nel modello
del paragrafo precedente, corrisponde a stabilire relazioni causali direttamente
tra Ie variabili aggregate. Nel far questa il "comportamento" rappresentato nel mo-
dello sara in buona sostanza un artefatto deH'aggregazione, una qualche media di
comportamenti, magari molto diversi tra loro, finanche opposti. E per questa stes-
so motivo la giustificazione di tale comportamento medio sara necessariamente po-
co precisa e stringente, dal momenta che la teo ria economica fornisce indicazio-
ni relativamente univoche (anche se non necessariamente corrette) quasi esclusi-
vamente con relazione ai comportamenti individuali. Per esempio, poiche nelle
decisioni individuali il reddito euna delle principali determinanti del consumo, nel
modello il totale dei consumi delle famiglie viene modellato come funzione del
totale dei redditi percepiti dalle famiglie; sulla forma della relazione funzionale
tra le variabili aggregate la teoria fornisce poche indicazioni (oltre al fatto che si
tratta di una relazione tendenzialmente monotona crescente: pili reddito condu-
ce a pili consumi). Questo tipo di "filosofia" epropria di molti dei modelli econo-
metrici attualmente in uso presso Ie banche centrali e gli organismi internazio-
nali (un esempio concreto, su cui torneremo nel seguito, e il modello econome-
trico trimestrale della Banca d'Italia): essi presentano un insieme di relazioni cau-
MoaeUi matematid in .-;,.~;,;--,. . . caso at una banca centrale
mil

sali, rna la specificazione di tali relazioni esolo in parte coerente con una teoria ben
articolata del funzionamento del sistema economico", Lo svantaggio di questa ap-
proccio eappunto l'assenza di un riferimento teorico stringente e sistematico; il van-
taggio ela capacita di "adattarsi ai dati", proprio perche non costretti dalla cami-
cia di forza di una teoria che potrebbe rivelarsi errata.
Una filosofia alternativa di modellazione, che per contrasto potremmo definire
"moderna", porta a rappresentare non le relazioni tra variabili aggregate rna i pro-
cessi decisionali individuali, per poi aggregarne i risultati. Pili esplicitamente: i
soggetti che popolano il sistema economico si comportano per ipotesi in accordo
con una qualche teoria (tipicamente, si assume un comportamento razionale, che
si traduce nel risolvere problemi di ottimo vincolato); si richiede che le scelte in-
dividuali siano tra lora coerenti secondo un qualche criterio (tipicamente, si im-
pongono condizioni di equilibrio che specificano la coerenza tra la domanda e
l'offerta aggregate e la coerenza con le risorse disponibili); si sommano i risultati
delle scelte individuali, ottenendo relazioni tra variabili aggregate. E opportuno
sottolineare che, allo stato attuale, la limitata disponibilita di informazioni sulle
scelte individuali (i cosiddetti microdati), i vincoli computazionali e la stessa di-
sponibilita di teorie coerenti e complete del comportamento economico rendono
impossibile mettere in pratica questa "filosofia" nella sua forma pura: in concre-
to, non si riesce a dar conto della varieta e articolazione dei comportamenti indi-
viduali e si ricorre ad artifici come quello di immaginare l' esistenza di un nume-
ro molto limitato di "agenti rappresentativi", il cui comportamento produca ri-
sultati coerenti con quanta si osserva nella variabili aggregate', Vantaggi e svantaggi
di questa approccio sono speculari rispetto a quelli indicati per l'approccio tradi-
zionale; esso eperaltro ancora in via di definizione e il suo sviluppo eattivamen-
te perseguito sia in ambienti accademici sia tra le banche centrali e gli organismi
internazionali (anche la Banca d'Italia sta sviluppando modelli di questa tipo).
Come accennato all'inizio del paragrafo, i modelli economici devono fare i conti
con un fenomeno peculiare. Le unita elementari del mondo dell'economia, gli atomi
che in quel mondo agiscono, sono esseri umani: entrano in relazione tra loro, stabi-
liscono dei piani di azione formando delle aspettative sui piani d'azione degli altri, cer-
cano di anticiparne e talvolta prevenirne le mosse future; le aspettative sulla situazione
futura dell'economia intluenzano quindi i1 presente.Abbiamo percio un sistema di-
namico in cui, per cost dire, il tempo non scorre in una sola direzione, come invece ac-
cade nelle scienze fisiche. La presenza di flussi causali dal futuro al presente richiede
strumenti matematici in parte nuovi, non necessari per descrivere il comportamen-
to delle grandezze nelle scienze fisiche. Introduce inoltre la possibilita che aspettati-
ve sul futuro determinino oggi le condizioni che renderanno quelle aspettative rea-
lizzate (il fenomeno e efficacemente descritto dall' espressione inglese self-fulfilling
expectations, aspettative che si autorealizzano). Quale sia il modo migliore di coglie-
re in un modello questa aspetto e questione caldamente dibattuta e sulla quale non
potremo soffermarci, salvo rilevare che, almeno in una certa misura, l'approccio mo-
derno sembra pili in grado di fornire una risposta soddisfacente.

3 Questouso minimale della teoria eportato alle estreme conseguenze nei cosiddetti modelli VAR (modelli di tipo
autoregressivo vettoriale); in questi lapreselezione, sulla basedellateoria economica, di quali variabilidebbanoap-
parire in quali relazioni causa-effettonon viene affatto operata: ogni variabilepuo apparirein ogni equazione,se
questo ecio che apparecoerente(da un punto di vista puramente statistico)con i dati.
4 La validita di tali artifici edimostrabilesoloin condizionipiuttosto restrittive,e l'utilizzo dell'agenterappresenta-
tivo eoggettodi criticheabbastanza radicali.
culture 2008

I modelli in Banca d'italia

II madelia econometrica trimestrale


II modello econometrico dell'economia italiana utilizzato in Banca d'Italia si
inserisce in una tradizione "modellistica" cominciata quasi mezzo secolo fa: i
primi lavori di specificazione e stima di relazioni matematiche atte a rappre-
sentare i comportamenti di consumatori, imprese, settore pubblico, settore
estero, risalgono infatti agli inizi degli anni sessanta. Da allora, si sono succe-
dute diverse generazioni di modelli, che differivano dai precedenti per una
pluralita di motivi: modifiche ai paradigmi teorici di riferimento (per esernpio,
le aspettative erano pressoche ignorate dalla scienza economica 50 anni or so-
no, mentre svolgono ora un ruolo rilevante); cambiamenti nei meccanismi isti-
tuzionali dell'economia (per esernpio, l'abolizione dell'indicizzazione dei salari
- la cosiddetta scala mobile); comprovata incapacita del modello di garantire
un sufficiente grado di accostamento ai dati (un esempio di interventi di que-
sta natura verra fornito pili avanti); nuova, specifica attenzione a certi feno-
meni 0 perdita di interesse per altri (interi modelli, 0 loro parti, sono stati ac-
cantonati nella storia della modellistica econometrica in Banca d'Italia), Quan-
do un modello viene impiegato con regolarita, la necessita di, e l'aspirazione a
"fare meglio" portano ad aggiustamenti, piccoli e grandi, quasi quotidiani; il mo-
dello econometrico tende a somigliare a un organismo quasi vivente, in con-
tinua mutazione.
La manciata di equazioni del primo modello della Banca d'Italia e cresciuta
nel tempo, fino a trasforrnarsi, intorno al 1990, in un insieme di quasi 1000
equazioni (per un decimo relazioni causali, per la restante parte identita); il
numero di equazioni si epoi gradualmente ridotto: la versione attualmente in
uso del modello ne comprende circa 700 (poco meno di nove equazioni su die-
ci sono identita)", II modello descrive il comportamento di una pluralita di
agenti (consumatori, imprese, autorita della finanza pubblica, operatori esteri),
il funzionamento di numerosi mercati (dei beni, dei servizi, del lavoro, degli
scambi internazionali), l'evoluzione di un ampio numero di variabili (produ-
zione, prezzi, salari, occupazione e disoccupazione, esportazioni e importa-
zioni, saldi del bilancio pubblico, tassi di interessi, moneta e credito). II mo-
dello ha un equilibrio di lungo periodo: in assenza di disturbi, esso raggiunge
una situazione nella quale tutti gli agenti hanno raggiunto i propri obiettivi,
cornpatibilmente con i vincoli ai quali Ie loro azioni sono sottoposte, e il siste-
ma si riproduce nel tempo immutato - fatto salvo un fattore di scala. La presenza
di diverse fonti di disturbo, di errori di valutazione, di costi associati al cam-
biamento, generano frizioni che possono mantenere il sistema lontano dall'e-
quilibrio per periodi anche prolungati.
La Figura 1 riporta 25 delle circa 700 equazioni del modello: le relazioni che de-
scrivono le scelte di spesa da parte dei consumatori (corrispondono approssima-
tivamente, alla prima equazione nel modello esemplificativo del primo paragrafo).
Rispetto all'esernpio, Ie equazioni del modello sono molto pili numerose (non si li-
mitano a descrivere il consumo privato nel suo insieme, rna separatamente quel-

5 Peruna introduzioneal modelloeconometrico trimestrale dellaBancad'Italiasipossono consultare [3, 4].


n dl una banca centrale

Figura 1: Llnee di codice del modeUoeeonometrico trimestrale della Banca d'Italia relative aile scelte di consume

EQUATION> DLCECOR TSRANGB 1971 2 2001 4 IDENTITY> TARIF70


EQ:> DLCECOR ., COO EQ> TARIF70 ., RAPTAR '" CFZRD
+ COl 1< LAG(DLCECOR,l) IDENTITY > AFP70
+ C02 * (LAG{CBCORD ,l>/LAG{WNBGCK2/PCFNDUD,2}) EQ> AFF70 ;:; RAPAFF '* CFZRD
+ C03 '* (LAG(REDISR2,1) / LAG(WNl!:QCK2!PCFNDUD,2» IDENTITY> CNDNR
+ C04 * LAG(RRl\TE/100) EQ> CNDNR .. CFNDURD - TARIF7 a - AFP? 0
+ COS '* DEL (LOO(REDISR2) ) IDENTITY > QBEN
+ C06 * (DU742-DU782+DO'841) EQ> QBBN :: PESOS '" CFZRD
+ C07 .. DUS42 IDENTITY> QGAS
IDENTITY> CBCORD EQ> QGAS ., (PESOO+PESOM) '" CFZRD
EQ:> CBCORD .. EXP(DLCECOR + LOO{LAG(CBCORD» ) IDENTITY> QDIE
IDENTITY:> RRATE BQ> QDIE .. PESOD * CFZRD
EQ> RRAT! .. TAOS· « (1+INFELP/100) **4·1) *1(0) *LEARNC IDENTITY> QENB
IDENTITY:> CFNDURD EQ> Q:BNE = PESOE '" CFZRD
EQ> Ci'NDURD '" CECORD - CDIMPRD IDENTITY :> CNDNNR
BQUATION> COURSD TSRANGB 1971 1 2001 4 EO> CNDNNR =CNDNR • QBEN ~ QGAS ~ QBNE - QDIE
BQ:> CDURSD.. CO0 EQUATION> LCmERD TSRANGE 1982 1 2001 4
+ COl * LAG(I.oOG{STDURD/CFNDURD) ,1) EQ> LCFNBRD =COO
+ C02 1< LAG(CDURSD,l) + COl" LOO(GDPOECD)
+ C03 .. LAG(CDURSD,2) + C02 .... LAG(LCFNBRD)
+ C04 .. LAG (LOG(NTAF/NTAMTO), 2) + C03 * DU891
+ COS * DBL (LOQ(PCFDUD!PCFNDUD) ) + C04 * DU922
+ C12 * LOG(PCFDUD!PCFNDUD) + C05 .. LOO{PALTORA*ITCAMA/PCFNSD)
+ CO? * (1-DUBF901) *LAG ( (l~RATB) ,1) RESTRICT> COl + C02 "' 1
+ C09 .. 0U791 IDENTITY > CFNERD
POL> C05 0 4 EQ> CFNBRD "' EXP (LCFN!RD)
IDENTITY > CFOURD IDENTITY > COMl?TUP
EQ> cFDURD '" cDtmSD .. LAG(STOURD, 1) / 4 EQ> COMP'!'UP= PCFZD J PCFNID
IDENTITY :> SToURD EQUATION> LcFNIRD 'l.'SRANSE 1982 1 2001 4
EQ> STDURD .. 39 I 40 ... (LAG(STDURD) + CPDURD) - EQ> LCFNIRD .. COO
(39 I 40) **41 * LAG(CPDURD, 40) + COl * LOO(CFZRD)
IDENTITY > CPZRD + C02 '" LAG(LOG(CFNIRD) )
EQ;> CFZRD .. CFNDURD + CFPURD + C03 '* LAG(LOG{CFNIRD), 2)
IDENTITY :> cPIRD + C04 '" LOO(COMPTUP)
BQ> CFIRD .. CFZRD + CFNERD - CFNIRO + C05 '* DBL(LOG(CFZRD»
IDENTITY :> CDIMPRD + C06 .. (DU923-0U912)
EQ;> cDIMPRD;:; DISRATB"" LAG(STDURD,l) + C07 ." (DU961-DU891-DO'893)
IDENTITY> CFNSRD RESTRICT> COl + C02 + C03 :: 1
BQ> CFNSRD ,. CFNDURD + CFN'ERD • CFNIRD PDL> COS 2 5 F
IDENTITY :> CFSVRD IDENTITY :> CFNIRD
BQ> CFSVRD '" QCFSV * CFZRD EQ> CPNIRD = SXP(LCPNIRD)

10 per beni durevoli, non durevoli, di servizi, di energia elettrica, di benzina, per sco-
pi di turismo, e cosl via)" e pin complicate (il consumo non dipende solo dal red-
dito corrente, rna anche da altre variabili, come la ricchezza e i tassi di interesse, non-
che da variabili riferite a periodi passati - si tratta quindi di una relazione dina-
mica - e la forma funzionale e spesso non lineare).

Una suite di modelli


II grado di complicazione del frammento di modello econometrico trime-
strale (poco pin di un trentesimo del modello intero) presentato nella Figura 1
potra sembrare gia molto elevato. In realta, illivello di dettaglio del modello
e
econometrico a volte insufficiente: per questa motivo, esso viene talvolta im-
piegato in congiunzione con altri modelli-satellite, capaci di cogliere aspetti
particolari dell'economia 0 di tenere conto di informazioni molto specifiche.
In altre parole, esiste in Banca d'Italia un ventaglio di modelli, spesso (rna non
necessariamente) utilizzati a corredo del modello econometrico trimestrale.
Sono disponibili: un modello dettagliato dell'inflazione; uno delle voci del bi-
lancio pubblico; uno (commerciale) per l'economia internazionale; diverse ver-
sioni di un modello costruito seguendo la strategia di modellazione "moder-
na": un modello di micro-simulazione, che descrive il comportamento di con-
sumo e di risparmio di un numero elevato di singoli agenti economici, identi-
ficati da caratteristiche economiche (per esempio: reddito, ricchezza) e socio-

6 Qualegradodi dettaglio nelladescrizione deifenomeni pUD ritenersiadeguatoin un modello? Non esisteuna rispo-
sta univoca. In parte, dipendedallefinalita dell'utilizzatore e del suo committente,dalla disponibilita dei dati, dal-
l'aggregabilita di relazioniin principiodiverse. Inoltre, la capacita di interpretare e trasmettere ad altri i risultatige-
neratida un modelloespesso meno agevole quando sonopiu numerosee complicate le relazioniche 10 compongono.
cultUt~a 2008

demografiche (per esempio: eta, stato civile, istruzione); e altri ancora. Un'a-
nalogia pub aiutare a capire l'utilizzo di vari modelli: nel compiere un viaggio
tra due citta europee utilizzeremo inizialmente una carta cittadina; la riporre-
mo una volta raggiunta l'autostrada, dove bastera consultare una carta, meno det-
tagliata, delle vie di scorrimento veloce; anche questa verra poi accantonata, aI-
le porte della citta d'arrivo, in favore di una seconda carta cittadina. Avremo
impiegato quindi tre diversi modelli. In linea di principio avremmo potuto im-
piegare un solo modello: una carta dell'intera Europa caratterizzata dallo stes-
so grado di dettaglio delle mappe cittadine. La consultazione di una carta siffatta
sarebbe pero estremamente disagevole, e la carta stessa avrebbe dimensioni ta-
li da renderne pressoche impossibile il trasporto; il suo grado di dettaglio sarebbe
il pili delle volte manifestamente inutile, finanche dannoso",

I principali usidei modelli


I modelli dell'economia sono usati essenzialmente per tre finalita:
- per elaborare previsioni sull'evoluzione delle principali grandezze economiche
nel futuro;
- per valutare e confrontare le conseguenze di diverse linee di azione, al fine di
selezionare quella ritenuta pili soddisfacente;
- per interpretare e comprendere gli andamenti dell'economia nel passato.

La prima finalita non richiede particolari spiegazioni: ne sono ovvi tanto il si-
gnificato quanta l'interesse. La seconda pub riguardare la scelta tra un insieme
in cui le alternative sono esplicitamente indicate, oppure il disegno dell'azione che
rispetta determinati criteri (tipicamente: ottimizza un funzionale opportuna-
mente specificato). Essa riflette nel modo pili diretto l'intenzione di usare i mo-
delli come strumenti di ausilio alIa decisione, che e I'aspetto sottolineato in que-
sto lavoro. La terza si esplicita, in genere, nella costruzione di scenari controfat-
tuali: sostituendo per alcune variabili il profilo temporale osservato nel passa-
to con un altro opportunamente definito - per esempio, un profilo costante - si
ottiene una simulazione di cio che sarebbe successo se quelle variabili avessero
assunto valori diversi da quelli che hanno di fatto assunto, e in questa modo se
ne pub meglio apprezzare il contributo al risultato complessivo osservato nel
periodo storico. Capire perche il passato si e svolto in quel modo e non in altri
pub servire, oltre che a soddisfare la naturale curiosita di chi studia i fatti del-
l' economia, anche per valutare quali lezioni quel passato pub insegnarci riguar-
do al presente e al futuro.
Nel seguito forniremo tre esempi concreti, uno per ciascuno di questi tre am-
biti di utilizzo di un modelIo dell' economia.

7 II progresso tecnicoha in realta messoa disposizioneun modellostradale dettagliatissimo, maneggevole, di facile


consultazione: il GPS. In qualchemisura, un aumento delgrado di dettagliodei modellipermessodaglisviluppi in
campo informatico eavvenuto, e sta avvenendo,anche in economia. Tuttavia, poiche i risultati dei modelliecono-
mici non vanno soloprodotti ma anche spiegatiall'utilizzatorefinale (il quale ha bisogno di essere convinto della
plausibilitadei meccanismisottostantii risultatiche il modelloproduce), enostracongettura chel'impiego di un so-
lo modellodettagliatissimonon si riveleramai una via pienamente praticabile.
Modelli matematid in azione: il caso di una ba nca centrale

Un modello in azione

Previsioni
Fare previsioni e spesso fonte di imbarazzo: capita, fin troppo frequente-
mente, di sbagliare. Con il senno di poi si potrebbero, naturalmente, selezio-
nare esempi in cui la previsione si e dimostrata corretta. E pero pili onesto, e
certamente pili interessante, presentare un episodio in cui un rilevante erro-
re di previsione ha stimolato una modifica del modello; questa poi ha con-
sentito, in un successivo episodio, di formulare una previsione approssimati-
vamente corretta. E, in altri termini, un esempio di come l'uso del modello
spinga a imparare dagli errori compiuti, COS1 da introdurre le modifiche che
ne eviteranno il ripetersi.
Nella tarda estate del 1992 e nuovamente nei primi mesi del 1995 si verifi -
carono in Italia due episodi di rilevante svalutazione del cambio: due vere e pro-
prie crisi valutarie. Nel1992, a partire dal mese di agosto la lira si deprezzo,
perdendo in pochi mesi oltre il 30 per cento del proprio valore (misurato ri-
spetto a una media delle altre valute; parte alta della Fig. 2).

(a) Tasso di cam bio cffettivo nomina le della lira. 1l)t)1.1-1'J'J3.12

( h) In fluzlon e prevlsta per iI It),) 3 (aggiornamc nti previsivi 1l)t)1.1 ·1 lJ93. 12 )

I
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Infla zi one e llett ivame nte
osservata ex post
I
I
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~",L..
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Fig. 2. I
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maremanca e culture 2008

II deprezzamento della lira non era un evento senza precedenti, era anzi stato
quasi una costante nel secondo dopoguerra. Era pero pressoche senza preceden-
ti l' entita della svalutazione.
Normalmente, la perdita di valore esterno di una valuta porta a un aumento del-
l'inflazione interna proporzionale, grosso modo, all'incidenza delle importazioni
suI totale dei consumi moltiplicata per l' entita della svalutazione: a parita di altre
circostanze, i beni importati diventano infatti piu costosi in proporzione alIa sva-
lutazione e cio si riflette sull'indice dei prezzi al consumo.
Le previsioni fatte nel1992 riflettevano questa valutazione: nel corso del 1991 e
fino alIa meta del 1992, in una situazione di sostanziale stabilita del cambio della
lira, ci si attendeva per la media del 1993 un tasso di inflazione al consumo di po-
co superiore al 4 per cento; dopo la svalutazione Ie previsioni vennero riviste al
rialzo in misura sensibile; approssimativamente:

300/0 di svalutazione x 20% di quota delle importazioni


suI consumo = 6% di maggiore inflazione

La previsione per il1993 passo quindi, tra la primavera e l' autunno del 1992, da
poco piu del 4 al l Oper cento (parte bassa della Fig. 2).
Ci si rese rapidamente conto che l'inflazione italiana non stava reagendo al de-
prezzamento della lira in modo coerente con quanta codificato nelle equazioni
del modello, e le proiezioni vennero successivamente riviste al ribasso. Alla fine, nel
19931'inflazione al consumo fu solo del 4,7 per cento, di poco superiore a quanta
si prevedeva prima della svalutazione, intorno alIa meta del 1992: la reazione del
modello e dei suoi utilizzatori alIa svalutazione della lira si era rivelata esagerata.
L'insuccesso stimolo un esame approfondito del modello. Nella versione allora
in uso le imprese estere che vendevano suI mercato italiano decidevano il prezzo
nella propria valuta e 10 trasformavano nel prezzo di vendita in Italia, semplicemente
moltiplicandolo per il tasso di cambio, trasferendo cost sul prezzo in lire ogni
oscillazione del cambio", L' evidenza disponibile fino agli inizi degli anni novanta
- fino a quando Ie oscillazioni del cambio della lira erano state relativamente con-
tenute - non era tale da sollevare dubbi circa l'ipotesi di traslazione immediata e
completa di quelle oscillazioni sui prezzi praticati dagli operatori esteri in Italia;
sul piano statistico, l'ipotesi non poteva essere rifiutata. Con il passaggio del cam-
bio lira/marco da 700 a 1.000 nel giro di poche settimane, tuttavia, una traslazio-
ne siffatta avrebbe presumibilmente annullato, nell'immediato, le vendite dei pro-
duttori tedeschi di automobili in Italia: l'ipotesi che la traslazione potesse essere in-
completa, almena nel breve periodo - fino a quel momenta trascurata - si impo-
se all'attenzione. L'esame dei dati effettivamente ne confermo la validita: nel caso
di un deprezzamento della lira le imprese estere tendevano per un certo periodo
ad accettare una compressione dei propri profitti, praticando prezzi in lire che
non riflettevano pienamente la svalutazione, al fine di contenere l' erosione delle pro-
prie quote di mercato. Secondo Ie analisi allora condotte, il comportamento delle
imprese estere era inoltre asimmetrico: apprezzamenti della lira venivano traslati

8 Perfare un esempio, il modello prevedeva chei produttoridi automobiliin Germania, deciso un prezzodi 10.000mar-
chiper un dato modello, avrebbero venduto quel modelloper 7.000.000di lirein Italia con un cambiodi 700 lireper
marco,e a 10.000.000con un cambiopari a 1.000.
Modelli matemat ici in azio ne: il caso di una banca centrale

sui prezzi piu rapidamente dei deprezzamenti. Infine, il comportamento delle im-
prese estere tendeva a influenzare, nella stessa direzione, quello delle imprese ita-
liane, che dovevano reagire aIle strategie altrui per limitare a propria volta le per-
dite di quote di mercato. Un punto e interessante: questa ipotesi di traslazione
temporaneamente incompleta (e asimmetrica) era in grado di descrivere l'evi-
denza meglio di quella precedente (traslazione completa e immediata) anche li-
mitando l'analisi al periodo antecedente la svalutazione del 1992; semplicemente,
prima di quella svalutazione non se ne era sentita la necessita e a nessuno era ve-
nuto in mente di formularla e sottoporla a verifica statistica.
Le equazioni che descrivevano i comportamenti delle imprese vennero modifi-
cati sulla base dei risultati descritti. Quando, circa due anni dopo, si ripresento un
caso analogo, il modello era attrezzato per farvi fronte e non sbaglio.
Ira la meta del 1994 e i primi mesi del 1995,la lira si deprezzo nuovamente, an-
cor piu che nel1992-1993 (di quasi il35 per cento) . Le previsioni di inflazione ven-
nero riviste alrialzo, dal3 per cento a circa i16. Ma, a differenza dell'episodio pre-
cedente, non vi fu alcun eccesso di reazione alla svalutazione: la revisione delle
previsioni fu graduale e adeguata aIle circostanze (Fig. 3)9.

(n) Tasso di camhlo dTeuh'o nomlnale della lira. 1993.1-1995 . t2

(b ) Inn llzlone pr evtst a per il 1t)C-) S ( 1I ~a.: i l) r n.ll me n li p re vlsivi t9'J3.I -l l)C)5.12)

Infla zio ne effetlivamente


osservata ex po st
<,

...
,L-
, ... --'

Fig.3.

9 Una panoramica delle problematiche relative all'utilizzo di modelli econometrici a fini previsivi e[ornita da [5]. Le
modifiche apportate al modello econometrico trimetrale a seguito degli errori di previsione registrat i all'indomani
dalla crisi di cambio della lira nell'autunno del 1992 sono documentate in [6].
mat e mat ica e cultu re 2008

Valutazione di misure di politica economica


Nel corso della campagna elettorale del 2006 venne avanzata da parte di uno dei
due schieramenti una proposta volta a rilanciare, indirettamente, la competitivi-
ta dei produttori italiani: nel programma della coalizione di centro-sinistra era
presente il progetto di tagliare i contributi sociali e quindi il costo dellavoro, al
fine di consentire una riduzione dei prezzi di vendita e di innalzare la competiti-
vita delle imprese italiane, compensando la riduzione di gettito cost generata con
altri interventi fiscali.
Le caratteristiche specifiche della proposta erano solo parzialmente individuate;
per poterne simulare gli effetti con il modello era necessario fare delle ipotesi - ne-
cessariamente arbitrarie - sugli aspetti incerti 0 non esplicitati.La precisa misurazione
quantitativa ottenuta dipendeva quindi anche dalle ipotesi accessorie formulate, sul-
le quali non ci dilungheremo: non equesta la sede, infatti, per entrare nei dettagli de-
gli esercizi condotti; peraltro, la proposta che estata messa in atto successivamente si
discosta, sotto numerosi aspetti, da quella presa a riferimento nell'esercizio condot-
to. L'esempio ha dunque esclusivamente un valore illustrativo del metodo seguito.

Simulazione perturbata
realizzata con un modello
"di nuova generazione"

S imulazione perturbata
realizzata con il
modello econometrico
"tradizio nale"

Anno 0 Anno 1 Anno 2 Anno 3 Anno 4 AnnaS

Fig.4.

In primo luogo, si costruisce una simulazione priva dell'intervento in questio-


ne, che fornisce una valutazione degli andamenti tendenziali: la simulazione di
base (linea tratteggiata nella Fig. 4).Viene poi effettuata una seconda simulazione,
modificando i contributi sociali dell'entita indicata nella proposta e tutti gli altri
aspetti che si ipotizza facciano parte del "pacchetto": la simulazione perturbata
(linea continua nella Fig. 4). La differenza tra le due simulazioni fornisce una va-
lutazione di quali sarebbero, secondo il modello, le conseguenze di quell'azione. In
questo caso, un iniziale rna contenuto effetto negativo sul PIL, pili che compensa-
ModeUi matematicl in azlone: Ucaso dl una banca centrale

to da una maggiore crescita gia dal secondo anno. La valutazione basata sul mo-
dello econometrico tradizionale e sostanzialmente confermata da quella basata
su un modello di nuova generazione (Fig. 4, pallino; per motivi che non epossibile
presentare in questa sede, il modello impiegato fornisce in questa caso una valu-
tazione affidabile solo dell'effetto finale del taglio dei contributi, non dell'impat-
to di tale misura nel corso del tempo). Ovviamente, la decisione ultima su mano-
vre di politica economica, in particolare in materia fiscale,deve tenere conto, in ag-
giunta agli effetti macroeconomici colti con il modello trimestrale, anche di even-
tuali conseguenze microeconomiche (per esempio, delle eventuali implicazioni
distributive). Per queste sono necessari modelli con caratteristiche diverse: un
esempio e il modello di microsimulazione (cfr. secondo paragrafo).
L'impiego di modelli econometrici per analisi di politica economica con moda-
lita analoghe a quelle descritte e molto diffuso. Esso tuttavia e oggetto di una cri-
tica che non epossibile ignorare, dovuta a Robert Lucas, Jr.{premio Nobel per I'e-
conomia nel1995)lO: ogni agente econornico, se razionale, modifichera il proprio
comportamento qualora percepisca modifiche, attuali 0 anche solamente previ-
ste per il futuro, del contesto in cui opera - contesto che include il comportamen-
to delle autorita di politica economica. Quindi, relazioni comportamentali (equa-
zioni di un modello) appropriate in un certo contesto potrebbero rivelarsi non
appropriate in contesti diversi. Valutare e confrontare contesti differenti con il me-
desimo modello pub essere pertanto attivita futile, 0 comunque scarsamente in-
formativa {inlinea di principio, poiche i modelli di nuova generazione incorporano
direttamente i processi decisionali degli agenti invece di codificarne uno specifi-
co comportamento, essi dovrebbero essere immuni da quella critica - essi sono
nati proprio per risponderle - perche dovrebbero automaticamente modificarsi
al mutare del contesto: la questione e tuttavia piu complessa e l'effettiva robu-
stezza di tali modelli alla critica di Lucas eoggetto di aspro dibattito )11. Ora, se la
critica di Lucas e sul piano logico ineccepibile - almeno se si accetta la premessa
che il comportamento degli agenti economici eperfettamente razionale - sul pia-
no pratico pub essere scarsamente rilevante (non 10 e, per esempio, nell'esperi-
mento illustrato nella Fig.4, in cui si osserva una notevole somiglianza tra la risposta
di un modello "tradizionale" e quello di un modello di nuova generazione). Non-
dimeno.la critica suggerisce l'opportunita di analisi di robustezza: si impiegano mo-
delli diversi, e si modificano eventualmente alcuni meccanismi di ogni dato mo-
dello, per verificare che i risultati non siano legati alle caratteristiche specifiche
dello strumento impiegato ma abbiano valenza piu generale.

Comprensione del passato


I' economia italiana si caratterizza ormai da diversi anni, nel confronto con gli
altri paesi europei, per una sistematica e non trascurabile minore crescita. Da che
cosa dipendei Qual estato il contributo relativo di diversi fattori che possono essere
stati all'opera? Rispondere a queste domande e rilevante in se e, soprattutto, pub
servire a capire se la distanza verra riassorbita e che cosa si dovrebbe fare per an-
nullarla. I'analisi che presenteremo si limita a scalfire la superficie di problemi co-

10 Cfr [7].
11 Un confronto tra filosofie di modellizzazione tradizionale e moderna si trova in [8].
matematica culture 2008

sl complessi: non saremo in grado di risalire alle cause ultime, e quindi l'indivi-
duazione dei rimedi non potra essere affrontata, neanche in via preliminare. Ancora
una volta, ci interessa mettere in luce il metodo piuttosto che i risultati specifici.
II primo aiuto che il modello fornisce e nell'individuazione dei potenziali fat-
tori in gioco. Guardando al reddito nazionale (PIL) come somma delle compo-
nenti di domanda (consumi, investimenti, esportazioni e via dicendo) si puo an-
dare alIa ricerca di quelle che hanno mostrato andamenti maggiormente discosti
da quelli degli altri paesi europei, e questo puo suggerire la direzione in cui ap-
profondire l'analisi. Questo tipo di ricerca induce a puntare l'attenzione sulle espor-
tazioni, che balzano all'occhio per la loro performance particolarmente deluden-
te nel confronto internazionale. Da che puo dipendere? Di nuovo il modello gui-
da nella ricerca: le quantita di beni esportate da un paese sono determinate, es-
senzialmente, dal totale della domanda espressa dagli altri paesi (Ie importazioni
mondiali) e dal prezzo praticato, per 10 stesso bene, dal paese al quale siamo inte-
ressati, relativamente al prezzo praticato da tutti gli altri. La domanda mondiale e,
in prima approssimazione, la stessa per tutti; la debolezza delle esportazioni ita-
liane va quindi presumibilmente attribuita all' andamento dei prezzi relativi. A 10-
ro volta j prezzi relativi hanno una componente (approssimativamente) comune -
i prezzi dei competitori esteri - e una componente specifica dell'Italia, i prezzi pra-
ticati dalle imprese nazionali. Questi dipendono dai costi che esse si trovano a do-
ver fronteggiare (in primo luogo, il costo dellavoro) e dalle loro scelte di profitto.
La dinamica del costo dellavoro per unita di prodotto e data dalla somma (delle
dinamiche) delle retribuzioni e dei contributi sociali a carico delle imprese, meno
la produttivita,
Abbiamo quindi di fronte alcuni possibili colpevoli del ritardo: le scelte di prez-
zo (e di profitto) delle imprese; le richieste salariali; il cuneo dovuto alle imposte
sullavoro; la produttivita, II passo successivo e quello di identificarne l'impor-
tanza; per fare questo l'utilizzo del modello e essenziale.
Prendiamo a termine di paragone la Germania, un paese europeo approssimati-
vamente allo stesso grado di sviluppo dell'Italia. Rispetto alla Germania, in Italia la
crescita cumulata dei salari nel decennio 1996-2005 e stata superiore per circa 15
punti percentuali; la differenza si riduce a circa 10 punti quando si tiene conto de-
gli oneri contributivi (quando cioe si guarda al costo dellavoro); la crescita cumu-
lata della produttivita estata inferiore per circa 15 punti percentuali; nel complesso,
quella del costo dellavoro per unita di prodotto e stata superiore per oltre 25 pun-
ti percentuali.
Utilizzando questo termine di paragone possiamo costruire due esperimenti
controfattuali", II primo consiste nel misurare quale sarebbe stata l'evoluzione
dell'economia italiana con una dinamica salariale in linea con quella tedesca; nel
secondo esercizio la dinamica della produttivita dell'Italia viene invece fissata pa-
ri a quella della Gerrnania",

12 La costruzionedi controfattuali (controstorie 0, comevengonoanchechiamate, ucronie) eesercizio filosoficamen-


te,oltrechetecnicamente, irtodi difficolta, cheverranno completamente trascurate in questalavoro (peruna divertente
esposizionedei rischi cui ci esponeesplorandoil passato con la lente delle controstorie si veda [9J). E comunque
utile controllarnei risultati attraversoanalisi di robustezza.
13 Produttivitae salarinon sonovariabilireciprocamente indipendenti; in equilibrio il salarioreale("depurato dell'in-

Jlazione") si muoveconlaproduttivita.IIdisegno degliesercizi non tienecontodi talevincoloe immagina inveceche


salarie produttivita sipossanomuoverein manieraautonomagli uni dall'altra. Cisonomodiper tenerconto,alme-
no in qualchemisura,delladistorsione cosz introdotta;darneillustrazione esulapero dagliscopidi questalavoro.
Modelli matematici in azione: iI caso di una ban ca centrale

Secondo Ie simulazioni, se la crescita dei salari 0 quella della produttivita fossero


state uguali a quelle osservate in Germania la nostra economia sarebbe in media
cresciuta, nella prima meta del decennio 2000, di almena un punto percentuale
all'anno in piu rispetto a quanto verificatosi effettivamente - nell'ipotesi che la
diversa dinamica dei costi non fornisca l'occasione per un ampliamento dei mar-
gini di profitto (Tav. 1).La maggiore crescita del PIL non deriverebbe esclusivamente
da maggiori esportazioni - pur essendola debolezza delle esportazioni a motiva-
re la modifica introdotta: effetti di rilievo si sarebbero visti anche sulle altre com-
ponenti della domanda; in particolare la crescita dei consumi sarebbe stata mag-
giore anche nell'ipotesi che i salari nominali fossero cresciuti molto meno che nel-
la storia.

Tavola 1. Esperimenti controfattuali: "Che cosa sarebbe successo se l' evoluzione di alcune
variabili-chiave in Italia fosse stata in linea con quella in Germania?"

PIL Esportazioni Domanda Inflazione Competitivita


Storia, 2001-2005 0,6 - 0,6 1,0 2,6 -5,8
Uguale dimensione 1,6 2,1 1,7 2,1 -4,5
salariale
uguale dinamica 1,8 2,9 1,7 1,9 -4,2
della produttivita

Note: 1. Pertutte Ievariabili la tavola riporta i tassi di variazione mediannui nelperiodo 2001-2005
2. In entrambe Iesimulazionicontrofattuali il ricarico operate dalle impresesui costo dellavoro
per unita di prodotto e stato mantenutoinvariato ai valori storici.

L'analisi, come anticipato, si limita a ricostruire Ie determinanti pin prossime -


meno profonde - del rallentamento della nostra economia. Lascia senza risposta
altre domande: perche la produttivita ecresciuta cosl poco? Perche i salari sono ere-
sciuti cost tanto? Lascia totalmente in ombra la domanda fondamentale, che in
definitiva motiva la riflessione intrapresa: che si pub fare per migliorare, in futu-
ro.Ia situazione?
L'assenza di risposte lascera forse insoddisfatto illettore, e di questa ci ramma-
richiamo. Speriamo solo di aver dato sufficientemente conto, con questa e con gli
altri esempi forniti, delle potenzialita di uno strumento attraverso il quale la ma-
tematica lascia il campo dell'astrazione ed entra in quello dell'azione,
matemattce e cultura 200S

Bibliografia

[1] J.H.Stock,M.W. Watson (2003) Introduction toEconometrics,Addison Wesley;traduzione


italiana: Franco Peracchi (a cura di) (2005) Introduzione all'econometria, Pearson
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[3] D. Terlizzese (1993) 11 modelloeconometrico dellaBancad'Italia: Una versione in scala
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briel Fagan, Julian Morgan (a cura di) Econometric Models of the Euro-area Central
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sfatare, Rivista italiana degli economisti, 2(5), pp. 291-322
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cerca di discontinuitastrutturali nel modelloeconometrico dellaBancad'Italia, Ricer-
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H. Meltzer (a cura di) The Phillips Curve and LaborMarket, North-Holland
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keynesiano lavoro presentato al Convegno "Franco Modigliani tra teoria economica e im-
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[9] R. Preston McAfee (1983) American EconomicGrowth and the Voyage of Columbus,
American Economic Review, 73 (4), pp. 735-740
Sistemi a particelle

GIAN MARCO TODESCO

La computergraphics esiste da poco piu di 50 anni e ha conosciuto negli ultimi


due decenni uno sviluppo turbinoso. Anche se si tratta di una disciplina complessa
e difficile, il suo utilizzo nel campo dei videogiochi e nell'industria cinematogra-
fica rendono immediatamente visibili al grande pubblico i confini della ricerca
piu avanzata del settore. Le nuove tecniche sono sperimentate e messe a punto in film
nei quali gli effetti speciali hanno un peso rilevante (e spesso preponderante, rna que-
sta eun'altra storia). Per esernpio, il metallo liquido che costituisce l'androide T-
1000 nel film Terminator 2 [1] celebrava l'introduzione di una tecnica nota come mor-
phing, mentre il proliferare di personaggi pelosi in film come Monsters & Inc [2],0
IceAge [3] testimonia i progressi fatti nel campo del pelo digitale.
La relazione fra computer graphics e industria cinematografica ebidirezionale:
la disponibilita di un nuovo effetto speciale puo condizionare l' estetica dei film
prodotti successivamente, e viceversa le esigenze e la capacita visionaria di alcu-
ni registi indirizzano e stimolano la ricerca mentre Ie case di produzione assicu-
rano i finanziamenti necessari,
Finalizzata alla realizzazione di immagini realistiche 0 comunque credibili e
consistenti, la computer graphics utilizza modelli matematici tratti dalla fisica op-
pure definiti in modo empirico, alla rice rca del compromesso fra la qualita del ri-
sultato e il tempo di elaborazione necessario per ottenerlo. Regolare i parametri del-
l' effetto, per ottenere il risultato migliore, e un lavoro difficile, che richiede sensi-
bilita artistica oltre alla competenza tecnica.
L'obiettivo piu ambizioso ela riproduzione di elementi del mondo naturale (I'a-
spetto diafano della pelle umana, quello translucido del marrno.Ia superficie del-
l'acqua increspata da onde che si frangono ecc.), in genere piu difficili da model-
lare in modo soddisfacente.
Nel film Star Trek II [4] la bomba sperimentale Genesis viene usata per "terra-
formare" un asteroide brullo, creando atmosfera e vegetazione e rendendo il pla-
netoide adatto alla vita. Dal punto di vista visivo, 10 scoppio della bomba deve ge-
nerare un muro di fuoco che avvolge tutto il pianeta. William T. Reeves e gli altri
esperti di computer graphics della Lucasfilm Ltd, incaricati di creare la scena, si re-
sero conto di dover sperimentare un approccio nuovo per creare efficacemente
queste immagini. Infatti il fuoco euna forma fuzzy, cioe mal definita nei contor-
ni e molto diversa dalle superfici lisce e lucide che, all'inizio degli anni Ottanta,
matematlca e culture 2008

cominciavano a essere generate digitalmente con accettabile realismo. II nuovo


approccio scelto prevedeva di descrivere il muro di fiamme, non con un insieme di
forme geometriche ben definite, rna con un grandissimo numero di punti geo-
metrici, ognuno in movimento secondo una traiettoria indipendente.
L'idea non era nuovissima: per esempio, i video giochi dei primi anni '60 utiliz-
zavano nuvole di punti (in uno spazio bidimensionale) per simulare Ie esplosioni.
Ma nel film la tecnica venne spinta a un livello molto pill alto: nei momenti centrali
della sequenza, pill di 750.000 punti luminosi danno forma al muro di fiamma.
Possiamo considerare questa sequenza la nascita dei "sistemi a particelle" 0 "effet-
ti particellari" (in inglese,particle system). Da quel momento la tecnica verra utiliz-
zata sempre pill spesso, perfezionandosi (rna senza grandi cambiamenti rispetto al-
10 schema definito da Reeves nel1983 [5]) e rivelandosi molto efficace e sorpren-
dentemente duttile: con i sistemi a particelle epossibile realizzare fuoco, esplosioni,
nuvole, furno, zampilli di acqua, scintille, foglie e fiori che cadono, nebbia, neve, piog-
gia, code di meteore e comete, e anche pelo, capelli, erba eccetera. Oggi tutti i princi-
pali strumenti professionali per I'animazione digitale 3D e 2D incorporanodei si-
stemi a particelle. Inoltre l'ottimo rapporto fra la qualita dell'immagine prodotta e il
tempo di calcolonecessario permette di utilizzarli negli ambienti interattivi: video gio-
chi (come Quake [6]),mondi virtuali (come Second Life [7]) e video installazioni.
In questa conferenza studieremo questa tecnica cercando di esplorarne Ie ca-
ratteristiche e i molteplici campi di applicazione.

Schema generale

Un sistema a particelle e costituito da un numero variabile di oggetti simili,


chiamati appunto particelle, ognuno dei quali e soggetto a un determinato insie-
me di regole. Le particelle possono essere puntiformi, 0 possono avere una forma
arbitrariamente complessa (in effetti, il termine particella pub essere fuorviante).
Le particelle vengono create da un emettitore, in genere un normale elemento del-
la scena digitale, che pub essere manipolato dall'operatore con tecniche conven-
zionali. L'emettitore pub essere visibile (per esempio, una bacchetta magica che
emette una scia di stelline luminose 0 una sigaretta da cui si leva un filo di fum 0 )
oppure pub essere invisibile e servire soltanto per controllare il flusso delle parti-
celIe (ad esempio l'emettitore che genera la pioggia).
Ogni particella e definita mediante un determinato insieme di parametri, come
per esempio la posizione, la velocita, il colore, l' eta (ovvero il numero di secondi 0
di fotogrammi trascorsi dalla sua creazione) e la durata di vita (cioe l'eta massima
oltre la quale deve essere eliminata).
La realizzazione dell'effetto prevede due fasi. Per ogni fotogramma dell'anima-
zione c' euna fase di calcolo in cui nuove particelle possono essere aggiunte al si-
sterna, Ie particelle che hanno esaurito la loro vita vengono eliminate e ogni par-
ticella evolve secondo Ie regole predefinite, modificando i suoi parametri interni:
la sua posizione, il colore, la dimensione, la trasparenza ecc, Poi c' euna seconda fa-
se di visualizzazione (0 rendering), in cui le particelle vengono finalmente dise-
gnate e contribuiscono a formare l'immagine finale.
Siste mi a partice lle

L'emettitore regola il numero di particelle generate a ogni fotogramma. Questo


numero pub variare nel tempo (per esempio, nel caso di un treno a vapore la cui
ciminiera emetta degli sbuffi di fumo). L'emettitore pub rimanere fermo nel ca-
so di fuoco 0 esplosioni, mentre si deve muovere per tracciare una scia: un raz-
zo in movimento genera un insieme di particelle inizialmente ferme lungo tutta
la sua traiettoria.
I fuochi d'artificio reali hanno spesso una struttura ricorsiva: il razzo principa-
le contiene razzi piu piccoli, che vengono liberati quando il primo arriva al cul-
mine della traiettoria ed esplode.A loro volta, i razzi piu piccoli possono esplode-
re liberandone traccianti an cora piu piccoli. Per realizzare quest'effetto (0 altri si-
mili) anche i sistemi a particelle sono ricorsivi: una particella pub, per esempio, es-
sere a sua volta un emettitore.

Dinamica

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, Fig. 1. Pioggia

Nell'immagine qui accanto un semplicissimo sistema a particelle viene utilizzato


per rappresentare una pioggerella primaverile. Le particelle sono le singole gocce
d'acqua che cadono.Arrivate suI pavimento,le gocce formano delle ellissi che si al-
largano, sbiadendo fino a scomparire. L'impressione visiva ela pioggia che cade su
un pavimento bagnato, formando delle increspature circolari.
In questo caso la dinamica che governa il sistema a particelle e piuttosto sem-
plice. A ogn i istante vengono generate delle nuove particelle (gocce) in una posi -
zione casuale, subito sopra al campo visivo. Ogni particella si muove con velocita
uniforme lungo una direzione diagonale diretta grosso modo verso il basso . Pos-
siamo supporre che la resistenza aerodinamica delle gocce di pioggia bilanci la
forza di gravita, esattamente come succede per un molto piu grande e molto piu pe-
sante paracadutista, e quindi che le gocce si muovano verso il basso con velocita
costante. II vento rende la direzione obliqua. Le particelle cambiano stato quando
matematica e cultura 2008
r----- · ----- -- - - - - -- - _.
la loro posizione scende sotto illivello del suolo: in fase di disegno esse non ap-
pariranno pin come gocce d' acqua in caduta, rna come increspature circolare del-
la superficie dell'acqua, che si espandono diventando via via piu fioche fino a
scomparire. Ogni particella viene eliminata dal sistema quando il raggio dell'in-
crespatura supera una determinata dimensione.
Un modello appena piu complesso realizza uno zampillo.

Fig. 2. Uno zampillo

A ogni fotogramma vengono generate nuove particelle sempre nella stessa po-
sizione e dotate di una velocita diretta lungo un ugello d'uscita. Le particelle si
muovono sotto l'effetto della gravita, descrivendo una parabola. Ogni particella
deve ricordarsi due grandezze vettoriali: la sua posizione (come nel caso della
pioggia), rna anche la sua velocita, A ogni fotogramma la velocita della particella
viene modificata per effetto della gravita e acquisisce una piccola componente di-
retta verso il basso. Anche la posizione viene aggiornata, tenendo conto del valo-
re corrente della velocita.
Per ottenere un effetto che ricordi i veri zampilli, bisogna evitare che tutte le
particelle seguano esattamente la stessa traiettoria. Invece di simulare esattamente
la dinamica del fluido epiu semplice definire una variazione casuale della veloci-
ta in uscita. I computer sono dispositivi predicibili, rna epossibile fargli generare,
con degli opportuni algoritmi, delle sequenze di numeri detti pseudo-casuali. Que-
ste sequenze hanno delle proprieta statistiche simili a quelle che ci si asp etta in
una sequenza di numeri generati lanciando un dado perfetto.
I numeri pseudo-casuali vengono usati spesso nelle tecniche di computer gra-
phics quando serva una distribuzione non regolare e nei sistemi a particelle svol-
gono un ruolo determinante.
Nel caso della pioggia, per esempio, le goccevengono generate in una posizione ca-
suale al di sopra dell'area inquadrata. Nel caso dello zampillo la velocita delle nuo-
ve particelle non e esattamente la stessa. Per ottenere questo risultato l'operatore
che controlla il definisce una velocita media Vo e gli associa una determinata varia-
zione Dv. Al momento di creare una particella il sistema utilizzera un generatore di
numeri pseudo-casuali per ottenere la velocita della particella in modo che sia com-
Sistemi a partiCelle

Fig. 3. Differenti valoridi


' - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ' DV

presa fra vo-Dv e vo+Dv. La definizione di parametri cosiddetti fuzzy, il cui valore
effettivo si distribuisca stocasticamente attorno a una media, ecaratteristico dei si-
stemi a particelle.
Le particelle normalmente sono soggette a forze tratte dal mondo della fisica
come la gravita che modifica la velocita della particella, aggiungendo una com-
ponente diretta lungo una direzione (in genere verso il basso, rna anche verso l'al-
to, per particelle che si considerano pill leggere dell' aria, come quelle che costi-
tuiscono il fuoco), l'attrito, che smorza la velocita, il magnetismo, che agisce sul-
le particelle facendogli seguire percorsi circolari, eccetera. Spesso queste forze ven-
gono utilizzate in maniera "creativa" I prescindendo dai modelli fisici reali. Per
esempio, si pub usare una forza magnetica per governare le particelle di polvere
che costituiscono un tornado.
Un'ultimo elemento da considerare el'interazione delle particelle fra loro e con
l'ambiente circostante. Nel caso
pill semplice non c'e alcuna in-
terazione: le goccedi pioggia del-
l'esempio precedente arrivano
sempre fino al pavimento, igno-
rano l' eventuale presenza di altri
oggetti che compongono la see-
na. Nell'immagine accanto, in-
vece, 10 zampillo si scontra con
una parete immaginaria.

I
Fig.4. Zampillo con parete I
---------~
matematica e cultura 2008

Per ottenere questo effettoa ogni istante ogni particella controllala sua posizione
rispetto alIaparete.Sesi trova dallato sbagliatoquesto significache ci dovrebbe es-
sere stato un contatto.Laposizionee il momento esatto del contattovengonocalco-
late e in base a quellesi calcola la nuova direzionee la nuovaposizioneeffettiva.
Le interazioni reciprochefra particelle sono molto piu complicate (e dispendiose
in termini di tempo di calcolo) e molto spessovengonoignorate.Nediscuteremonei
prossimi paragrafi.

Rendering

L'aspetto grafico di una singolaparticellapuo (e in generedeve) esseremoltosem-


plice,anche solo una piccola macchia colorata:la qualita dell'immagine finale de-
riva principalmente dal numero delle particelle impiegate e dalla complessita del
loro movimento. Per esempio, in una scena del film La citta Incantata [8] un dra-
go si dissolve in una nuvoladi frammenti dispersi lentamente dal vento:ogni fram-
mento epoco piu che un puntino luminoso.
Ovviamente il disegno associato aIle particelle va scelto con intelligenza e di-
pende dal tipo di effetto che si sta realizzando.
Spesso le particelle si muovono moltovelocemente, cioela posizione di un particella
in duefotogrammi consecutivi variamoho rispettoaIle suedimensioni. In questocaso,
rappresentare la particella con un punto 0 con un cerchietto puo dare originea un di-
fetto noto come strobing: le particelle si muovono a scatti e l'illusione del movimento
continuosi perde.In una realeripresadal vivo l'otturatoredellamacchina da presa ri-
mane apertoper un piccolo intervaIlo di tempo (pochimillesimi di secondo) durante il
qualegli oggetti veloci compiono un movimento apprezzabile.L'immagine risulta"mos-
sa": gli oggetti puntiformiappaiono comedelle scie. Questo effetto/difetto sichiamamo-
tionblur. Simulare il motion blur durante il renderingdelleparticelle praticamente eli-
minai fenomeni di strobing. Infatti, nell'esempio dellapioggia cheabbiamo vistoprima,
Iesingole gocce non sono rappresentate comepunti 0 cerchietti (comesuggerirebbe la
fisica), rna piuttostocomepiccole lineeaIlungate lungola direzione delmoto.

L'immagine accanto rappresenta


una fiamma. La dinamica delle par-
ticelle e ancora piuttosto semplice: a
ogni particella sono associati un pe-
so negativo, che la trasporta verso
l'alto,un effetto di trascinamentodo-
vuto al vento e una componente di
disturbo stocasticache simulala tur-
bolenza. Modelli piu sofisticati pos-
sono aggiungere altre forze in mo-
do da generare i vortici.
Passando al rendering, nella gene-
razione dellafiamma la sceltadei co- Fig. 5. Fuoco. Immagine tratta da Wikimedia
lori edeterminante. Nelmondo del- Commons http://endwikipedia.org/wikilima-
la computergraphics, ognicolorepuo ge:particlcsys-fire.jpg
Sistemi a particell e

essere rappresentato da un miscuglio dei tre colori primari rosso, verde e blu. Que-
ste componenti si sommano seguendo delle regole precise : per esempio, rosso e
verde formano il giallo, mentre il bianco edato dalla somma di tutti e tre i colori.
La singola particella del fuoco e rappresentata da una piccola macchia di colo-
re rosso, con una piccola componente di verde e una piccolissima componente di
blu. Durante la fase di disegno si fa in modo che una particella non copra l'altra,
rna invece i colori si sommino.
In questo modo le zone interessate da molte particelle prendono un tono gial-
lo-arancio e la zona centrale della fiamma, dove si muovono tantissime particel-
Ie, appare quasi bianca. Gli orli rimangono invece rossi.
Questa tecnica permette di ottenere dei risultati accettabili ed equella utilizza-
ta per la sequenza della bomba Genesis.
Per ottenere una fiamma di migliore qualita si possono usare delle fotografie di
piccole fiammelle. Questa tecnica, usata in un sistema particellare a tre dimen-
sioni, prevede di associare a ogni particella un quadrilatero rivolto esattamente
verso la telecamera virtuale (per evitare distorsioni prospettiche non volute, che ro-
vinerebbero l'illusione). Su questa quadrilatero viene applicata,con un procedimento
chiamato texture mapping, l'immagine desiderata (la foto della fiammella). Que-
sti pannelli rivolti verso il punto di vista e che permettono di associare a ogni par-
ticella un'immagine cromaticamente molto ricca, si chiamano billboard. Illoro
uso e molto frequente nei sistemi a particelle. Vengono in genere utilizzati per
creare fiamme, fumo, caseate di scintille, nevicate ecc.
Tecniche di rendering pill sofisticate permettono di ottenere una qualita anco-
ra migliore, rna richiedono un maggiore tempo di calcolo e rallentano la genera-
zione dell' effetto, fino a renderlo inapplicabile a sistemi in tempo reale (giochi,
mondi virtuali 0 installazioni interattive che richiedono la generazione di almeno
una dozzina di fotogrammi al secondo).
Per esempio, una nuvola 0 una torre di fumo che si leva da un grande incendio
hanno un aspetto pill convincente se il materiale di cui sono fatti fa ombra su se
stesso, in modo che le parti superiori abbiano un colore pill chiaro delle parti in-
feriori. Inoltre, un po' di luce filtra attraverso la nuvola, creando una distribuzio-
ne dei chiari scuri molto caratteristica. La computer graphics offre diverse tecni-
che di gestione delle ombre, che possono essere applicate in questa caso.
Un altro esempio di approccio, che privilegia la qualita rispetto alla velocita,
permette di creare delle convincenti
masse fluide in movimento. Le par-
ticelle non vengono direttamente di-
segnate, rna sono usate per definire
una superficie equipotenziale, una
specie diguaina elastica che le con-
tiene . Di questa superficie si fa poi il
rendering associandogli delle carat- "
teristiche superficiali appropriate a ."
seconda del fluido rappresentato (tra-
sparente per l'acqua, metallica per il
mercurio ecc.). La tecnica prende il
nome di metaballs [9] 0 blobmesh. Fig.6. Zampillo realizzato con metaballs
matematica e cultura 2008
,-- - - _.. _--- - ,.".. _------- --~ - - -_ . ~

i
!, Infine, va citato un approccio completamente diverso che crea la forma a parti-
! re dall'intera traiettoria. Per ogni fotogramma.la particella effettua tutto il suo ci-
do vitale, descrivendo una curva nello spazio, ed eproprio questa curva a venire
visualizzata. L'insieme delle curve presentera una coerenza spaziale (curve vicine
avranno un aspetto simile), rna ogni curva potra essere diversa dalle altre. Con
questa tecnica e possibile generare un'amplissima famiglia di strutture comples-
se, difficilmente gestibili in modo tradizionale: i fili d' erba di un prato, peli e capelli .

Fig. 7. Cubo che emette fasci colorati. Im-


magine tratta da Wikimedia Commons
http://endwikipedia.org/wiki/image:strand_
emitter.jpg

Stormi, banchi, greggi, mandrie

Associando aIle particelle forme molto pili complesse si apre la strada a un nuo-
vo tipo di effetto: la cosiddetta simulazione di folIe 0 crowdsimulation.
In film come Il gobbo di Notre Dame [10] 0 II signoredegli anelli [11] sono pre-
senti delle scene formate da molte migliaia di "comparse" ognuna delle quali non
e altro che una "particella" di forma e comportamento complesso.
C'e uno spettro continuo fra i sistemi a particelle e i simulatori di folIe. A un
estremo ci sono entita capaci
di un comportamento estre-
mamente complesso, gover-
nato da un sistema di intelli-
genza artificiale . All'altro
estremo si utilizzano gli stes-
si schemi visti nei paragrafi
precedenti, associando delle
semplici animazioni aIle sin-
gole particelle.

Fig. 8. "Storrno"
Per esempio, e possibile utilizzare un sistema a particelle per generare uno stor-
mo di uccelli composto da centinaia di unita, Ogni particella viene generata in una po-
sizione casuale, subito a destra dell'inquadratura, Durante I'animazione tutte si muo-
vono con velocita costante, da destra a sinistra e, durante il rendering, il modello as-
sociato batte Ie ali. Eindispensabile che la sequenza del battito d' ali abbia un' origine
scelta a caso, in modo da evitare che tutti i volatili battano le ali "a tempo".
Per migliorare la verosimiglianza eutile disporre gli uccelli su vari piani, piu 0
me no lontani dalla telecamera virtuale.
In questa modo gli uccelli pin vicini appariranno piu grandi e si muoveranno piu
in fretta, generando una sensazione di tridimensionalita dello stormo.
Se si vuole che gli uccelli seguano delle traiettorie piu interessanti e necessario
farli interagire fra loro. Uno schema semplice prevede che ogni uccello:
1. eviti altri uccelli cambiando direzione se necessario;
2. mantenga grossomodo la velocita dello stormo;
3. cerchi di stare vicino agli altri uccelli.

Con queste regole il comportamento complessivo diventa molto pili naturale e


interessante.
Le particelle gestite da questi sistemi vengono a volte chiamate boid (da bird ob-
ject) [12].
Epossibile rendere 10 schema pili complesso, selezionando un certo numero di
boid "leader". Questi si muovono secondo un percorso predeterminato dagli ani-
matori. Tutte Ie altre cercano di seguire illeader pili vicino, evitando le collisioni.
In questa modo il comportamento del gruppo appare molto naturale e nello stes-
so tempo puo venire diretto in maniera precisa.
Questa tecnica e stata utilizzata, per esempio, per generare la carica degli gnu
nel film II Re Leone [13 e 14].
Con questa schema ogni boid deve interagire con tutti gli altri per evitare le col-
lisioni e seguire il gruppo. Questo eun compito computazionalmente pesante. II nu-
mero di interazioni da considerare einfatti pari a N(N-l)/2 per N boid.
Se N raddoppia, allora il numero di interazioni praticamente quadruplica.
Diventa quindi importante sviluppare delle tecniche che abbattano il numero di
confronti necessari. Per esempio, si possono raggruppare periodicamente i boid in
base alla loro posizione e verificare le interazioni solo fra i boid dello stesso gruppo.

Sistemi a particelle come strumento


di studio e di divulgazione

Sistemi che simulano i1 comportamento di un grande numero diparticelle sog-


gette a forze semplici hanno un'utilita che travalica il regno della computer grafi-
ca. In natura esistono numerosi fenomeni complessi il cui comportamento e una
caratteristica emergente, che deriva in maniera indiretta da un modello semplice.
Per esempio, consideriamo N corpi sottoposti alIa mutua attrazione gravitazionale.
Determinare il comportamento di un corpo dotato di massa e sottoposto all'attrazio-
ne gravitazionale degli altri (N-i) erelativamente semplice (ignorando gli effetti rela-
matematica e cultu re 2008

tivistici). Invece il comportamento complessivo di tutti gli N corpi e estremamente


complesso e non pub essere ricavato analiticamente se non in pochi casi semplici.
Un sistema particellare permette di simulare l'evoluzione del sistema con una
grande precisione . Questo approccio viene effettivamente utilizzato in cosmologia
per studiare la formazione di strutture nell'universo a grande scala oppure even-
ti estremamente complessi, come 10 scontro fra galassie.
II numero di particelle da far interagire (milioni 0 addirittura miliardi) e mol-
to piu grande del numero di particelle utilizzate per gli effetti di computer grafi-
ca. Gli algoritmi per limitare il numero di interazioni individuali da considerare di-
ventano cruciali ed estremamente complessi.
In un campo completamente diverso, l'urbanistica, i sistemi di crowd simula-
tion vengono utilizzati per simulare l'effetto dell'allargamento di una piazza 0 la
chiusura di una strada. Ogni boid rappresenta un pedone, che va per la sua stra-
da cercando di evitare gli ostacoli. La folIa risultante fluisce nel reticolo di strade
in maniera molto complicata che il simulatore riesce a descrivere efficacemente.
Voglio concludere con due esempi piu semplici, che hanno una finalita didatti-
ca piu che di analisi. In entrambi i casi si pub notare un comportamento com-
plesso che emerge a partire da regole semplici.
II primo esempio e un modello di gas costituito da un grande numero di picco-
le sfere poste all'interno di una scatola . All'inizio le sfere hanno velocita e posi-
zioni casuali all'interno della scatola.

• I

Fig. 9. Gas a palline con istogramma delle velocita

Le regole sono relativamente semplici : ogni sfera si muove in linea retta, a velo-
cita costante fino a quando non si scontra con un'altra sfera 0 con le pareti del
contenitore. Gli urti sono perfettamente elastici. Nel caso di scontro fra sfere di
dimensioni diverse si tiene conto della differenza di massa.
Un trucco molto efficace per limitare i calcoli (ogni particella interagisce con
tutte le altre) consiste nel prevedere il prossimo scontro e aggiornare la previsio-
ne solo quando le due particelle coinvolte hanno cambiato direzione. Se il nume-
ro di particelle non etroppo grande rispetto alle dimensioni della scatola, il numero
Sistemi a particell e

di scontri per unita di tempo (e quindi il numero di calcoli da fare) rimane relati-
vamente piccolo. In questa modo e possibile visualizzare l'animazione di diverse
centinaia di palline in tempo reale. Questo modello cOSI semplice ci permette di stu-
diare i principi di base della termodinamica. Ad esempio possiamo esaminare la
distribuzione delle velocita delle palline trovando un buon accordo con la teoria.
Oppure possiamo simulare il mota browniano, aggiungendo una pallina molto
pin grossa che si muove erraticamente per effetto dei continui scontri con Ie altre.

Fig. 10. Moto Browniano

Nell'ultimo esempio definiamo una lunga strada a una sola corsia affollata di
macchine che vanno nella stessa direzione. Ogni macchina vuole andare a una ve-
locita leggermente diversa (evitando di tamponare la macchina seguente). I tem-
pi di reazione non sono istantanei.
, ·WOIT
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1"'011 10"
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Fig. 11. Simulazione di code automobilistiche


matematlca e culture 2008

Con questa configurazione semplicissima si osserva che quando il numero di


macchine che impegnano la strada supera una certa soglia cominciano a compa-
rire delle oscillazioni nella densita media sotto forma di code, che si formano ap-
parentemente senza motivo e si dissolvono nella stesso modo poco dopo . Questa
piccola simulazione ein grado di dirci qualcosa su una delle tante stranezze del-
la vita di tutti i giorni.

,, "

Bibliografia

[1] J. Cameron (1991) Term inator 2: JudgmentDay (film)


[2] P.Docter (200l) Monsters, Inc. , Pixar (film)
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[4] N. Meyer (1982) Star Trek: The Wrath of Khan, Paramount (film)
[5] Reeves, W. T.(Apr. 1983) Particle Systems - a Technique for Modelinga Class of FuzzyOb-
jects.,ACM Trans. Graph. 2, 2, pp. 91-108 DOl= http://doi.acm.org/10.1145/357318.357320
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[11] P.Jackson (2001) The Lord of the Rings: The Fellowship of the Ring (film)
[12] C. Reynolds, Boids (Flocks, Herds and Schools: a DistributedBehavioralModel), Pro-
ceedings of the 14th annual conference on Computer graphics and interactive tech-
niques, pages 25-34, 19871995. (anche in http://www.red3d.comlcwr/boidsl)
[13] R. Allers, R. Minkoff (1994) The Lion King, Disney (film)
[14] The Lion King: FilmNotes, 1994, http://www.lionking.org/text/FilmNotes.html
matematica e cinema
Dall'Astrattismo all'astratto

CARLO MONTANARO

Ultima nata tra Ie forme di creativita, la cinematografia ha dovuto, nel secolo


scorso, superare incomprensioni e pregiudizi prima di essere accettata nel nove-
ro delle "arti" importanti. La sua popolarita accomunata all'indotto economico
che ne sottende necessariamente I'esistenza, hanno Iimitato nel tempo e conti-
nuano, paradossalmente, a tratti, ancora a limitarne la portata espressiva perfino
in questa nostra epoca sempre pill dipendente dalle immagini artificiaIi. Eppure
attraverso la cinematografia si epotuto dimostrare I'esistenza della concettualita
(l'oggettivazione del soggetto e la soggettivazione dell'oggetto). Oltre che dotare l'ar-
te figurativa di quella marcia in pill che e rappresentata dalla gestione controlla-
ta e armonica del tempo. Ha ricordato Hans Richter nel:

La tela da cavalletto rappresentava un limite e per superare questa limite si do-


veva trovare un "inizio" e una "fine" tra lora progressivi. Cosl abbiamo (lui, Rich-
ter insieme con Viking Eggeling, n.d.r.) introdotto delle tele arrotolabili. Grazie
a questi rolli abbiamo scoperto, senza volere, un modo d' espressione dinamico
differente dalla pittura da cavalletto.

Siamo agli inizi degli anni '20. Richter ed Eggeling riescono a convincere la pili
importante casa produttrice tedesca, la potentissima UFA (Universum Film Ak-
tiengesellschaft), a offrire lora assistenza tecnica per trarre, da quei rolli (0 "papi-
ri") immagini in movimento: ovvero considerando 10 spazio della schermo un
quadro delimitato da una cornice buia si sono messi a fare cinema.

Ma contrariamente a quanta avevamo creduto quei rolli non potevano servirci


come "partitura" per un film. Per un paio d' anni ci eravamo sforzati di orchestrare
delle forme, rna per obbedire alle leggi del cinema bisognava che orchestrassi-
mo il tempo. Eil tempo che doveva diventare il fondamento estetico di questa nuo-
vo "strumento". Bisognava ricominciare da zero [...l: mi misi a filmare dei ret-
tangoli e dei quadrati di carta di tutte le grandezze, e passando dal grigio pill
scuro al bianco; [...] li facevo ingrandire e sparire, Ii muovevo a sbalzo 0 Ii face-
vo scivolare, non senza calcolare con cura i tempi, e seguendo ritmi precisi [...].
Agendo in modo simile a quanta avevo tentato negIi anni precedenti, con la te-
la e i "papiri", E provavo una sensazione nuova, che condensava tutte Ie mie pri-
me esperienze artistiche: la sensazione del ritmo. Sono ancor'oggi persuaso che
cultura 2008

il ritmo.ovvero I'articolazione delle unita di tempo, costituisce la sensazione per ec-


cellenza che pub provocare ogni espressione del movimento nell'arte del cinema'.

II frutto di questa esperienza, che apre la strada alIa consapevolezza del cinema
d'artista, e Rhytmus 21 e nella famosa gestione del tempo, per comprenderne Ie
logiche armoniche, viene amichevolmente coinvolto Ferruccio Busoni, composi-
tore italiano seguace del contrappunto. Rhytmus 21 e l'opera che apre il cinema
d' artista in funzione dell'astratto. I rettangoli e i quadrati, tra loro ortogonali, tro-
vano nell'opera successiva, Rhytmus 23, l' ampliarsi del dialogo con I'introduzione
di elementi obliqui. Rhytmus 25, dovrebbe aver introdotto il colore sovrapposto a
mana sulla pellicola positiva: una ulteriore sperimentazione andata perduta, an-
corche pili matura dato che il numero indicato dal titolo corrispondeva a quello del-
l'anno di produzione. Da parte sua con SymphonieDiagonale:

Eggeling pone come postulato due diagonali che tracciano un'ipotetica X sulla
superficie dello schermo. Queste linee non appaiono mai; sono invece suggerite
dai movimenti di figure curvilinee che si spostano ora suI primo asse ora suI se-
condo senza mai porvisi in modo simultaneo. Per esempio, due figure a forma di
pettine dal dorso ricurvo si spostano in direzioni opposte lungo una diagonale,
e diminuiscono in proporzione man mana che si avvicinano all'angolo dello
schermo. Poi 10 stesso movimento viene ripetuto secondo il secondo asse. La pri-
ma parte del film di Eggeling costituisce una esposizione definita del come, a
ogni movimento, corrisponda un eco all'incontrario, creando forme che sem-
brano divenire sempre piu complesse. Un'organizzazione ritmica viene ottenuta
variando la velocita con cui Ie figure si spostano lungo gli assi, 0 con cui appaio-
no 0 spariscono nella profondita dello schermo (come se Ie linee della X rappre-
sentassero la superficie di due piani in prospettiva). Nel centro del film noi assi-
stiamo ad un prolificare di forme che si sviluppano in curve e linee talmente
complesse che, per il momento, la diagonale pare perdersi per poi ritrovarsi spiaz-
zata durante I'elaborazione di un solo albero di figure. Cost i1 film viene a rap-
presentare qualcosa di simile alia perdita di tono in musica. II ritorno ad alternanze
semplici, verso la fine del film, eassociato a strutture piu complesse che lasciano
allo spettatore l'impressione di un tema e di variazioni molto aggrovigliate-,

Anche per Eggeling, insomma, una fase astratta e di grande pregnanza visuale,
rimasta unica malgrado altri fossero i progetti, anche a causa della scomparsa del-
l'artista pili anziano e "scapigliato" (malgrado la nascita nordica) di Richter. II qua-
le Richter, trovando corrispondenze addirittura di sapore teorico nell'approfon-
dimento del nuovo linguaggio, se da un lato percorrera una strada parallela spe-
rimentale nella forma, rna commerciale nella sostanza, continuera piu 0 rneno per
tutta la lunga vita di ricercare anche nella celluloide . Racconta ancora Richter:

Era un sogno che aveva ispirato il mio Filmstudie, benche il sogno si sia poi pro-
tratto fino all' alba. II risultato ottenuto fu, con un ritmo di base lento, un corteo

1 In Hans Richter, Ed.DuGriffon,Neuchatel196S, riportato in Cinema dadaiste e surrealiste (1976) CentreGeorges Pom-
pidou.
2 In P.Adams Sidney (1976) Le cinema dadaiste et surrealiste, CentreGeorges Pompidou.
Dal!'Astrattismo all'astratro

di teste sospese che si trasformavano in occhi, di occhi che si trasformavano in


lune, poi in una specie di piselli, i piselli in pioggia, la quale fa increspare la su-
perficie dell' acqua fino a formare delle onde, che, infine, trasportavano le teste...
Rifiutavo, allora, di cercare un significato a tutto cia. Lasciavo semplicemente
che le idee si formassero e si sviluppassero in uno stato, per cost dire, virginale,
di sogno, e io m'abbandonavo dolcemente all'imprevedibilita e spontaneita di
questa sogno. [...] Ma questa era stato sufficiente per fare-di me un surrealistai"

Al di la della domanda retorica che ribadisce, tra I'altro, il profondo legame tra
gli artisti dei primi anni del '900 perfino nel passaggio tra Dada e Surrealismo,
quello che caratterizzava i film precedenti, ovvero il ritmo ottenuto con la tecnica
del passo uno (leggi cartone animato) in Filmstudie veniva in parte affidato a im-
magini concrete, come le facce in esposizione multipla, gli occhi da bambola, i pic-
cioni in yolo e perfino, diagonale, i colpi di scure di un taglialegna. Come a cercar
di ritrovare nella realta riproducibile nel cinema quella qualita formale che pri-
ma pareva si potesse rappresentare solo tramite una gestione artificiale perche
fatta di carta pill 0 meno ritagliata 0 colorata.
II cinema, insomma, dava l'idea di volersi rifare sulle sperimentazioni artistiche
trasversali,offrendo comunque materiali adeguati all'evolversi dellinguaggio.
Corn'e accaduto per [oris Ivens, olandese, figlio di fotografo mercante di foto-
grafia che si appassiona giovanissimo di cinema, fonda con amici un Cine Club
(la Film Liga) che passa presto a provare a produrre come indipendente. De Brug
(II ponte) e una di queste operine (oggi si direbbe "un corto" ) che descrivono, at-
tentissime alle qualita formali delle inquadrature e del montaggio, la gestione di un
enorme ponte meccanico situato a Rotterdam. Ogni immagine e descrittiva e astrat-
ta nel contempo affidata come alla rigorosita del bianco e nero.

Cercai un argomento da studiare con la "camera" che fosse ancora pill fonda-
mentale come abicl del movimento e del ritmo, tuttavia non mi ritenni capace
di affrontare la complessita di una storia, 0 movimenti umani. Quando i miei
amici sentirono cia che volevo - un soggetto inanimato, rna con un'ampia va-
riabilita di movimenti e di forme - Ravenstein, un ingegnere delle ferrovie, mi
propose di andare a vedere il ponte ferroviario sulla Mosa, a Rotterdam. [... ]
Per me il ponte rappresentava un oggetto di ricerca, su cui potevo studiare mo-
vimenti, luce, forme, contrasti, ritmo e i rapporti di tutti questi fattori tra 10r04 •

Con la fine degli anni '20, allora, la sperimentazione artistica va a coincidere


con quella pill squisitamente cinematografica. Allargandosi poi, com'e giusto che
accada, a quella sui contenuti per Ivens sempre pill arrabbiato contro qualsivoglia
prevaricazione (si e fatto tutte le guerre del '900) politico-sociale che andava (lui
soprannominato com' e sin troppo facile capire, l"'olandese volante") a controlla-
re nelluogo dove accadeva.
Un'importante componente dellinguaggio cinematografico e, da sempre, la mu-
sica. Musica suonata sin dagli inizi dal vivo in cinema e teatri e, nel tempo, sempre

3 Etudes Cinematographiques (1965) N.38/39.


4 loris Ivens (1979) 10 cinema, autobiografia di un cineasta, Longanesi.
maternatica e culture 2008

piu interallacciata, nel senso che anche nel periodo muto le composizioni (originali
o pastiches di motivi preesistenti) funzionavano "in sincrono" con le suggestioni
visuali. Questa connessione profonda poteva, paradossalmente, funzionare perfino
senza musica. Ralph Steiner, fotografo e cineasta americano, offre una testimo-
nianza straordinaria relativamente ad H20, il suo corto d' esordio, basato sui rifles-
si di luce sull' acqua, filmati in un rigoroso bianco e nero, i cui contrasti - come per
tanta fotografia - erano amplificati da uno strepitoso utilizzo dei filtri colorati.

II mio primo film non rho neanche fin ito - non c'era niente che si muoveva.
Quello successivo, H 20, mi dicono gli storici del cinema, estato it secondo "film
d'arte" fatto da un americano - il primo e stato Manhatta di Paul Strand e Char-
les Sheeler. Poiche il mio primo film, quello abortito, mostrava oggetti inamovibili,
come soggetto del secondo ho scelto l'acqua in movimento. Non sapevo niente
del montaggio - come quasi tutti gli autori non hollywoodiani - rna convinsi
Aron Copland ad aiutarmi. Sosteneva di non sapere nulla di cinema, rna gli dis-
si che un compositore doveva sapere qualcosa dell'unita e della progressione e
che questi concetti erano molto importanti nel montaggio. Non tanto tempo fa
ho rivisto quel film per la prima volta in quasi quarant'anni e ho pensato che
Aaron e io non eravamo stati molto bravi riguardo I'organizzazione",

Malgrado il vezzo autolesionista dell'autore, H 20, resta uno degli esempi piu
straordinariamente consapevoli dell'uso della luce nel cinema; la precisa deriva-
zione fotografica completata dal movimento, comporta l'annullamento di qual-
siasi riferimento materico arrivando alla pura, e per questa magica, astrazione.
Ma il piu essenziale, minimalista tra i realizzatori cinematografici esenza dub-
bio Len Lye,neozelandese trapiantato poi, dopo anni di Inghilterra, negli Stati Uni-
tie Studioso animista delle origini del suo popolo maoro, ricercatore di materiali (nel-
la scultura ha progettato e realizzato enormi mobili semoventi e rumorosi). Lye e
stato il primo in assoluto a realizzare la "scrittura diretta" della pellicola, cara a
certe utopie di sapore futurista. Con Color box (1934) si apre una strada nuova nel
cinematografo, quella dei film realizzati "senza macchina da presa", che sara ri-
presa da altri, tra i quali il mitico Norman McLaren. Lye,dalla fine degli anni '50,
va oltre provando a "scavare" nell'emulsione fotografica. Utilizzando addirittura una
pellicola piuttosto piccola.la semiprofessionale Iornm, riesce, grazie alla sua straor-
dinaria abilita, a "grattare" segni complessi che gestisce, fotogramma dopo foto-
gramma, con movimenti essenziali rna efficacissimi. E, ovviamente, perfettamen-
te in sincrono con delle musiche primitive molto evocatrici. Siamo di fronte al-
l'ultimo, estremo limite dell'astrazione, giocato nella gestione diretta della luce,
dal momenta che, togliendo I'emulsione a una pellicola non rivelata, quello che il
supporto trasparante permette colpisca 10 schermo eI'emissione del raggio della
fonte luminosa.

Spruzzo la celluloide 0 la inumidisco con una spugna, la fisso con del nastro
adesivo al bancone e comincio a graffiarla... Con la punta incido l'emulsione

5 Moving Pictures, Ilfotografo regista1895-1990 (1992) Venezia.


Dall' Astrattismo ali'astratto

nera e comincio a fare dei segni. [... l Non epossibile capire che cosa si sta rea-
lizzando, perche la mana si muove meccanicamente... Quando abbiamo gia
completato una serie di questi segni, supponiamo per tre secondi di proiezione,
se volessimo ripassare sopra al disegno 0 cambiarlo la punta si bloccherebbe; e
pertanto necessario completare la sequenza altrimenti si e obbligati a ricorrere
al montaggio ... Ho scoperto che riesco a entrare in una specie di trance ipnoti-
ca e comincia a fare questi movimenti da spastico, la cosa funziona",

Ammanta sempre di componenti tra il mistico e l'esoterico le sue dichiarazioni


Len Lye. Ma dalla breve citazioni si evince con quale determinazione fosse neces-
sario lavorare per dar corpo a pure sensazioni (Particles in space) finito ne11980,
e frutto di successivi ripensamenti) materializzate attraverso dei segni apparen-
temente casuali, ma che riescono a coinvolgere fino a dare la sensazione di aver
assistito al passaggio tra il caso e l'ordine, a una sorta celebrazione dell' origine
stessa del mondo.
Un'astrazione, quindi, addirittura materica nel grattage. Che i pill moderni sistemi
di elaborazione delle immagini mai potranno ne simulare ne eguagliare.

Filmografia

Rythmus produzione: UFA


origine: Germania 1921/23
Symphonie Diagonale produzione UFA
origine: Germania 1921/24
Filmstudie produzione: Richter
origine: Germania 1926
Richter in america ha sincronizzato il film con un brano mu-
sicale tratto da La creazione del mondo di Darius Milhaud
De Brug produzione: CAPI
origine: Olanda 1928
H20 produzione: Steiner
origine: USA 1929
Particles on space produzione: National Endowment of the Arts (USA) e
Queen Elizabeth II Arts Council (New Zeland)
origine: nuova Zelanda 1980

6 Len Lye Speaksat the Film MakersCinematheque- in Film Culture n. 44, 1957.
matematica e cultura 2008
~._--

i
i
I
I

Rythmus produzione: UFA


origine: Germania 1921/23

Symphonie Diagonale produzione UFA


origine: Germania 1921/24

Filmstudie produzione: Richter


origine: Germania 1926
A proposito della genesi del film La /ettre see/lee du
so/dat Dab/in' e di alcuni casi non quantificabili

JURGEN ELLINGHAUS

l' apertura nel maggio del 2000 del "plico sigillato" n. 11.668 conservato dal feb-
braio del 1940 nell'archivio dell'Accademia delle scienze di Parigi, seguita dalla
sua presentazione, a cura di Bernard Bru et Marc Yor [1], in un numero speciale dei
Comptes rendus de l'Academie des sciences, ha suscitato un ritorno di interesse
scientifico, letterario e mediatico, per la vita e I'opera del matematico Wolfgang
Doeblin (1915-1940) e, di rimbalzo, per il destino del padre, 10 scrittore Alfred Do-
blin (1878-1957) [2].11 nostro film documentario si inserisce in parte nella dina-
mica di riscoperta del destino di questa matematico senza pari, inestricabilmen-
te legato al passato bellico franco- tedesco della prima meta del XX secolo-,
Che sia detto immediatamente: l'obiettivo del nostro film non era quello di por-
tare nuovi chiarimenti di ordine scientifico legati a questa riscoperta. I contribu-
ti teorici di Wolfgang Doeblin sono stati affrontati in modo dettagliato da specia-
listi rinomati e abbiamo potuto basarci sui lora lavori e sui lora preziosi consigli',
In effetti, il nostro interesse primario non etanto di ordine matematico. In segui-
to a una comunicazione da parte del germanista Wolfgang Schaffner [4] durante
i1 IX Convegno Internazionale della Internationale Alfred-Dbblin-Gesellschaft a
Parigi, nel giugno del '93, l'attenzione dell' autore di queste pagine fu richiamata dal-

1 IurgenEllinghaus / HubertFerry, Derversiegelte BriefdesSoldatenDbblin (Lalettrescellee du soldat doblin)[Lalet-


tera sigillata del soldato Doblin] documentario televisivo. Produzione:AMIP, 52 rue Charlot, 75003Paris, per
ARTE e la radiotelevisione berlinese RBB; 86 mn, 2005. Primediffusioni: 26 giugno2006(ARTE), 28 giugno2007(RBB).
Versione54 mn: La lettre cacheedu soldat Doblin [La lettera nascostadel soldatoDoblin]AMIP, in coproduzione
con i canali Histoire e France 3 Alsace, 2006. Distribuzione: Doc & Co, 13 rue Portefoin, 75003 Paris.
2 Al momenta della capitolazionefrancese di giugno 1940, un fante sconosciuto si tolse la vita nel villagiodi Hous-
seras, nei Vosgi. Quattroanni dopo.fu identificatocome"soldato DOBLIN, Vincent". Si trattavadel matematicoWol-
gang Diiblin(chefirma, in quanta scienziato,con il nome di "WolfgangDoeblin"), uno deifigli delfamoso scritto-
re tedesco Alfred Dahlin("BerlinAlexanderplatz"), il quale, antinazista e di origineebrea,aveva dovuto scappare
dallaGermania conlafamigliane11933. Naturalizzatofrancese nel1936, Wolfgang Doeblin proseguira lesue ricerche
nel campodei movimenti aleatoriin probabilitadurante il servizio militare e nellecondizioni estremedella ''finta
guerra". I suoi ultimi manoscrittiSur l'equation de Kolmogoroff [Sull'equazione di Kolmogorov], arrivaticome"pli-
cosigillato"all'Accademia dellescienzedi Parigiinfebbraio 1940, quattro mesiprima della morte,all'eta di 25 an-
ni, verrannostudiati solone12000. Ilfilm descrive il suopercorso cheva da Berlinoa Parigie dalleArdenne ai Vo-
sgi, e tenta di ridisegnare il suo itinerario personale,intellettuale e scientifico. Ci porta sui luoghi che hanno se-
gnato la gioventu di Wolfgang, studente di liceoribellee universitariosoprala media, e anche nelleregionicheat-
traversera questasemplicesoldatofrancese nato tedescodurante la disfattafrancesedel 1940.
3 Non vorreidimenticaredi ringraziare i professori Bru e Yorper la loragenerosita, disponibilitae lapazienza concui
hanno risposto a molte domande e sollecitidurante il nostrolavoro: senza la loracollaborazione, non avremmopo-
tuto portarequestaprogettoa termine.Numerosiparticolari biografici e scientifici sonostatipoi sviluppatinellavoro
piu completo dedicato allavita e all'opera di WolfgangDoeblin [3]. Siamodebitoriall'autoreMarcPetitpergli scam-
bi amichevolie per il preziosoaiuto checi ha permessodi accedere a documenti chepensavamopersiper sempre.
rnatematica e culture 2008

l'esilio francese della famiglia Doblin tra il1933 e il1940. II contributo riguarda-
va l'impegno di Alfred Doblin nella cellula parigina di contro-propaganda ger-
manofona, posta sotto la responsabilita del Commissario generale all'Informa-
zione.Io scrittore e drammaturgo Jean Giraudoux [5]. Alcuni germanisti francesi
e esuli tedeschi erano incaricati di elaborare la risposta francese - in lingua tede-
sea - diretta contro i1 potente macchinario di propaganda nazional-socialista del
Reich e i1 suo "Rundfunk", Ricordiamo che questa impegno di Alfred Doblin sul
fronte della propaganda - destinato alla diffusione su onde corte 0 tramite po-
tenti altoparlanti attraverso le linee nemiche - coincide in parte con i1 periodo di
servizio militare di suo figlio Wolfgang, chiamato aIle armi dall'esercito francese
dal novembre 1938, nel settore difensivo delle Ardenne',
Sensibilizzato dalla collaborazione alIa creazione radiofonica di Un theatre de
guerre del compositore Patrick Roudier [8], il quale aveva esplorato, a partire del-
l'archivio della propaganda radiofonica europea degli anni 1941-1945,questa cam-
po di battaglia di un genere nuovo, speravamo di ritrovare gli elementi di un ra-
dio-teatro dalle dimensioni pin delimitate, quello degli scontri franco-tedeschi di
1939-1940. Una prima trasmissione dedicata all' esilio della famiglia Doblin in
Francia, che poteva solo sfiorare l'argomento [9] dovrebbe essere seguita da ri-
cerche approfondite destinate a localizzare i supporti sonori 0 stampati di questa
rocambolesco episodio della "guerra delle onde". Ma gia, le ricerche intraprese da
Wolfgang Schaffner al Servizio storico dell'Esercito e la testimonianza di Alfred
Doblin stesso [10] avevano portato all'ipotesi della scomparsa 0 della distruzione
delle tracce registrate riguardanti questa impresa totalmente dimenticata [11].
D'altra parte, Ie circostanze non permettevano di riprendere Ie ricerche.
Una prima visita a Housseras, nel settembre del '93, rimarra anch'essa senza im-
mediata conseguenza. La placca commemorativa militare alla memoria di Vincent
Doblin sulla tomba di famiglia era an cora spezzata. La scritta Mortpour ia France
aHousseras (Vosges) Ie 21 juin 1940 ([Caduto per la Francia a Housseras (Vosgi) il
21 giugno 1940]), cioe quattro giorni dopo la richiesta di armistizio sottomessa al
Reich dal Maresciallo Petain, rimaneva un' enigma per il visitatore. Le testimonianze
pubblicate fino ad allora erano rare, piuttosto confidenziali e non senza errori",
Alla fine del 2001, dopo aver letto la pubblicazione gia citata di Bernard Bru e Marc
Yor, il progetto di un film documentario dedicato alla sorte di Wolfgang Doeblin e
nato da una decisione comune con Hubert Ferry. II rendiconto dell'Accademia delle
scienze porta, nella parte biografica, i risultati molto dettagliati delle indagini intra-
prese da Bernard Bru e fa seguito alle sue ricerche precedenti, rese pubbliche quasi un
decennio prima [13]. Ci saremmo presto resi conto che Ie tracce di Wolfgang Doe-
blin erano sparpagliate sia nello spazio che nel tempo. Se la sorte di Alfred Doblin
scrittore e della sua famiglia era molto documentata e conosciuta dal pubblico inte-
ressato in Germania [14],era praticamente ignorata in Francia. Se il seguito della sto-
ria - per la parte che riguarda Ia carriera scientifica e militare di Wolfgang Doeblin
- riappariva finalmente in Francia, era ancora totalmente sconosciuta in Germania.
Ma ancora pin della sua biografia, sono Ie sorprendenti analogie e contraddi-
zioni tra l'itinerario del personaggio e i fenomeni oggetto delle sue ricerche scien-
tifiche, tra l' errare dell'uomo e la voglia di controllo del matematico ad aver atti-

4 WolfgangSchaffner([4], p. 134), ipotizza lafine agosto1939 comedata dell'entratadi AlfredDbblin alla CGI(Com-
missariatoGenerale all'Inforazione). Questoviene contraddettoda altrefonti (si veda,per esempio, [6] 0 [7]).
5 Troveremo una prima evocazionecommoventedella tomba Doblina Housseras in [12].
A proposito della genesi del film La /ettre scellee du so/datDoblin

rata la nostra attenzione. In effetti, esconcertante constatare fino ache punto le "li-
nee" e i "movimenti" della vita di "Vincent Dohlin" trovano corrispondenze in
campo probabilististico, i "movimenti aleatori", queste "derive"delle "particelle" de-
scritte nei suoi teoremi. Einfine intrigante che Ie sue preoccupazioni di uomo e di
matematico siano finalmente cost vicine alle interrogazioni di suo padre, da cui tut-
to semhra separarlo. Alfred Doblin, per tutta la vita, ha cercato di sapere cosa ne
e della liberta e del posta dell'individuo in un mondo entrato nella "modernita":
comhattuto tra determinismi e casi socio-storici, l'uomo-particola deve trovare
la sua via, in un universo ormai secolarizzato, che si presenta a lui come quello
della decomposizione e del disordine. Lo attraversa, errando, privo delle promes-
se 0 della consolazione di un qualche disegno divino. A meno che non finisca con
il rimettersi, dopo quelle lunghe erranze, e come avverra nel caso di Alfred Da-
hlin stesso, alla Fede salvatrice . Wolfgang, al contrario, scegliera un'altra via. Uo-
mo ribelle, rifiutera la condanna pronunciata nei suoi confronti, alla quale pero
non potra sottrarsi.
Risultato di una successione di "movimenti aleatori" che hanno formato linee,
parallele in un primo tempo, separate poi, che si incrociano e si separano di nuo-
vo per ricongiungersi definitivamente pili tardi, abbiamo interpretato l'itinerario
e l'ultimo gesto di Wolfgang Doeblin anche come manifestazione di una delle pili
crudeli facezie della condizione umana della nostra epoca: quella dell'esperienza
dell'individuo improvvisamente costretto all'esilio e in seguito progressivamente
privato del controllo suI proprio dest ino. Quest'esperienza ci sembra avere un va-
lore universale; fu condivisa nel XX secolo da decine di milioni di individui, che vis-
sero e vivono ancora questa stesso sentimento: essere stranieri, lora malgrado, e
subire la propria sorte come costretti da forze oscure e indomabili, all'immagine
dell'eroe dobliniano di BerlinAlexanderplatz:

"Franz efuribondo che qualcuno l'ahbia potuto costringere, nessuno pili deve
costringerlo, nemmeno il pili forte . Egli leva il pugno contro questa forza oscu -
ra, sente che c'e qualcosa contro di lui, rna non puo vedere cos'e. II martello de-
ve scendere su di lui .e colpirlo" [15].

Fig. 1. Forte di Char-


lemont, Givet (Ar-
denne) , riprese al
Centre d'Entrain e-
ment Commando, no-
vembre 2004.Foto di
Hubert Ferry
marematica e culture 2008

Intenzioni della regia

Ci siamo fissati l' obiettivo di rendere conto, tramite un film documentario tele-
visivo, destinato a un pubblico non scientifico, dell'importanza della biografia,
della portata dell'opera matematica di Wolfgang Doeblin e delle circostanze del-
la sua tragica scomparsa. Questo implicava la ricostruzione di questa successione
fatale di eventi: l'alternanza delle costrizioni storiche e delle scelte personali (poli-
tiche, professionali e militari) che finiranno col portarlo alIa perdizione. II nostro
film avrebbero dovuto cost dare le chiavi che perrnettono allo spettatore di intra-
vedere illegame intimo che allaccia vita e opera di questa singolare personaggio.
Una prima tappa consisteva nell'esplorare tutte Ie risorse bibliografiche e bio-
grafiche disponibili e nel prendere contatto con i testimoni che avevano incrocia-
to la strada di Wolfgang Doeblin. Potevamo basarci sulle indicazioni date dal pro-
fessor Bru nel rendiconto dell'Accademia delle scienze e, nei Vosgi, sui buoni con-
sigli e sul sostegno amichevole dell'Associazione Doblin-Housseras [16].
Sulla base dei risultati delle nostre prime identificazioni dei luoghi e delle nostre
ricerche e letture (alla Biblioteca Nazionale di Francia, nell'archivio di Fontaine-
bleau, Berlino, Vincennes, Parigi), abbiamo quindi potuto redigere un primo pro-
getto, depositato alIa fine dell'estate del 2002 al Centre National de la Cinemato-
graphie. Questo progetto e stato arricchito in seguito dai nostri colloqui con i pro-
fessori Bru e Yor, i1 signor Claude Doblin e 10 studio dei documenti che abbiamo
potuto consultare ulteriormente nei fondi Alfred e Wolfgang Doblin, presso l'Ar-
chivio della letteratura tedesca di Marbach.
Completata la lettura dei numerosi documenti di archivio e, soprattutto, della cor-
rispondenza di Wolfgang Doeblin, e dopo aver ottenuto l'accordo della maggior par-
te dei testimoni, la forma piu giusta da dare al nostro film ci e sembrata quella di
una trama che avrebbe alternato testimonianze dei vivi e letture di testi scritti dal-
I'ormai scomparso protagonista. Lo scambio epistolare con amici e professori, i
suoi taccuini, Ie note e le bozze, che non riguardano solo argomenti di ordine ma-
tematico, forniscono numerosi indizi sull'evoluzione della condizione personale,
in particolare durante il servizio militare.
Una delle nostre prime scelte consisteva nel rinunciare alle immagini di archivio
filmato; ci sembrava pili interessante basare i1 nostro racconto esclusivamente sul-
Ie immagini del presentee Ci siamo permessi una sola eccezione: brani di "Nuits
electriques" [Notti elettriche] di Eugene Deslaw [17]. Questo film sperimentale era
appena stato restaurato e Ie sue luci "in negative" delle notti berlinesi della fine de-
gli anni '20 facevano, nella lora astrazione quasi onirica, cost magnificamente eco
alIa testimonianza di Claude Doblin a proposito delle ronde notturne di suo padre
nella Berlino di "Alexanderplatz" e della sua partenza in esilio [18].
Un altro punto fermo riguardava il ruolo delle spiegazioni scientifiche e la 10-
ro messa in immagine. Non potendo nel film dare un'idea estensiva del calcolo sto-
castico, abbiamo deciso dilimitare l' esposizione dei dati scientifici a quello che
ci sembrava indispensabile per la comprensione dell'itinerario di Wolfgang, del-
la sua "traiettoria aleatoria continua", fatta di "passi con punti successivi", di "ac-
celerazioni", di "traiettoria ostacolata" e di altre "variabili sfavorevoli con effetti
a distanza",
A proposito della genesi del film La /ettre sce//ee du soldat Doblin

Per conservare l'unita estetica, abbiamo preferito non ricorrere a immagini di ani-
mazione. Al contrario, immagini di "movimenti aleatori", di modelli e di forme
astratte, che sono nate dalle spiegazioni scientifiche (movimenti browniani, cate-
ne di Markov... ) torneranno come Zeit motiv pin volte lungo il film. Forme e mo-
vimenti osservati durante le nostre riprese li farebbero da eco: schemi e linee ir-
regolari osservabili nei paesaggi 0 che risultano da semplici fenomeni meteorologici
(pioggia 0 neve), oppure movimenti che derivano da certe attivita umane, che si ri-
feriscono al caso e all'aleatorio.

Fig. 2. Forte di Char-


lemont, Givet (Ar-
denne) : soldati du-
rante l'allenamento al
"villaggio bosniaco",
novembre 2004. Foto
di Hubert Ferry

Di archivi e di altri imprevisti


Le nostre ricerche furono contornate da alcune delusioni, rna anche di diverse sor-
prese positive: il fondo di archivio detto "di Mosca", recentemente diventato ac-
cessibile per la consultazione al Centre desArchives Contemporaines de Fontaine-
bleau (CAC, Archives Nationalesy, non conteneva i documenti previsti che ri-
guardavano le attivita di centro-propaganda di Alfred Doblin al CGI. Ci dava, in-
vece, la scheda amministrativa e poliziesca francese della famiglia Doblin costi-
tuita da11933, in particolare con la richiesta di carta di soggiorno di Wolfgang
("L'acces aux universites allemandes m'etant barre je suis venu en France pour y
faire la licence-es-sciences et y rester toujours" [Essendomi stato negato l'accesso
alle universita tedesche, sono venuto in Francia per conseguire la laurea in scien-
ze e rimanerci per sempre]) e anche alcune fotografie d'identita della meta degli
anni '30. Queste fotografie diventavano preziose per il nostro film, poiche la di-
sgregazione della famiglia Doblin sin dal1933 si rifletta anche nella rarefazione del-
le foto di famiglia, COS1 numerose invece nei decenni precedenti.

6 Confiscate nel1940 dalle forze tedesche di occupaz ione, l'archivio degli uffici delle amministrazioni francesi fu
trasferito in Germania nel1944, dovefu sequestrato dalle truppe russe ne11945. Fu integrato nell'Archivio centrale
speciale di Stato dell'URSS in un deposito situato a nord di Mosca, e posto sotto l'autorita del NKVD e poi del KGB.
Questi documenti sono stati restituiti dalla Russia alla Francia tra i/1994 e i/200l. Tra l'archivio attribuito al
CAC si trova in particolare i/ [ondo, notevole, della Direzione della Sicurezza generale del Ministero degli lnterni
(ammin istrazione della polizia), fatto di documenti che coprono i/ periodo 1880-1940. Per p iu ampi dettagli:
http ://www.archivesnationales.culture.gouv·frlcaclfr·
matemanca e 2008

Poco prima delle nostre ricerche, la ricercatrice francese Muriel Favre aveva 10-
calizzato una registrazione della propaganda tedesca, che mirava a destabilizzare
il morale delle popolazioni francesi durante la "guerra delle onde" [20]. Questo
frammento, datato gennaio 1940, conservato nell'archivio della televisione di Sta-
to della Repubblica Democratica Tedesca (DDR/RDT), permette di misurare la
perfidia rna anche l' abilita degli attacchi propagandistici nazisti contro i quali il CGI
voleva reagire. Testi di contropropaganda scritti da Alfred Doblin, pubblicati sot-
to il titolo Disques pour lefront [21], sono infine serviti come base per le nostre ri-
costituzioni sonore.
Una delle scoperte pin importanti e quella della trascrizione dattilografica di
un'intervista radiofonica sulla frequenza berlinese Funkstunde fino allora attri-
buita a Wolfgang e al fratello maggiore Peter, nel fondo Alfred Doblin dell' Archi-
vio della Letteratura tedesca di Marbach [22]. Gli ulteriori confronti con rendi-
conti pubblicati dalla stampa berlinese il giorno dopo la diffusione dimostrano
che Wolfgang ebbe questa colloquio con suo padre, il 26 febbraio 1929 [23]. Que-
sti documenti costituiscono i pezzi migliori per chi cerca di farsi un'idea dell'u-
niverso del giovane, che aveva appena compiuto 14 anni al momenta di questa in-
contro padre-figlio. La conversazione verte, in effetti, su tutti gli argomenti che
potevano agitare la mente di uno studente delle superiori berlinese "alla moda"
alla fine degli anni Venti.Dibattono sia della condizione degli animali domestici sia
della violenza alliceo, delle punizioni corporali - a scuola 0 a casa -del vegeta-
rianismo, delle letture "che rimbecilliscono" oppure di sport. II giovane respinge que-
st'ultimo con serieta e, con la stessa serieta, rigetta la religione - come tra l' altro
ogni convizione che non sia basata su idee acquisite tramite un atto intimo e in-
dividuale di riflessione. La rivendicazione precoce e radicale del (( Sapere aude -
Abbi il coraggio di essere saggio!" kantiano, che Wolfgang esprime qui non e pri-
va delle affermazioni che faceva suo padre in altre circostanze, rna che andavano
rigorosamente nella stessa direzione: Die Dinge mitssen in meinem Garten wach-
sen!Ichkaufe nicht aufeinem Markt! ([Le cose (Ie idee, n.d.l.a.) devono crescere nel
mio giardino! Non compro suI mercato!]) (si veda [10], p. 101). Osiamo afferma-
re che la massima filosofica si e mutata qui in un tratto di carattere, habitus che,
al di la di ogni divergenza intellettuale 0 politica che hanno potuto opporre pa-
dre e figlio, anche violentemente, collega di pin i due personaggi tra loro, anima-
ti da uno stesso senso (innato?) della ribellione permanente. Occorre segnalare
che nessun argomento di ordine politico sembra essere stato sfiorato durante que-
sta conversazione.
Abbiamo potuto ritrovare Ie fonti da cui Wolfgang traeva la sua inspirazione nei
suoi quaderni di scuola, che sono conservati anche a Marbach. Ci annotava con
cura Ie sue letture, facendo distinzione tra "libri che ho letto" e "libri che consulto
sempre (Marx: Das Kapital)", "riviste che leggo ogni tanto" 0 "regolarmente", Sia-
mo riusciti a decifrare praticamente tutte Ie iscrizioni nei suoi quaderni, decrip-
tazione non facile, poiche Wolfgang usava la scrittura tedesca "Sutterlin", inse-
gnata a quel tempo nelle scuole prussiane. Risalta il forte entusiasmo per Ie ope-
re a tematica economica, come Ie opere di storici, quali Eugen Fischer-Baling, Franz
Mehring e per i teorici del socialismo, in particolare gli "austromarxisti" (Max Ad-
1er'Rudolf Hilferding, Karl Renner... ). Questi ultimi avevano un ruolo importan-
A Dr()DC)Slt:O dt~na genesi del film La lettre scelleedu so/dot Dab/in

te nei dibattiti nel movimento operaio e, in particolare, dell'ala sinistra della so-
cialdemocrazia tedesca prima.deI1933.
Questo lungo elenco di letture testimonia un chiaro interesse per le vicende po-
litiche e conferma, d' altra parte, gli altri suoi interessi, enumerati gia nel suo cur-
riculum vitae da maturando", In termini ideologici, Wolfgang sembra voler ri-
prendere dove suo padre, il quale superb a poco a poco le sue posizioni politiche
per girarsi verso interrogazioni spirituali e metafisiche, si era fermato. Wolfgang,
evidentemente, punta sulle scienze - obiettive, moderne, innovatrici - per spie-
gare la marcia del mondo.
I documenti citati, cost come la lettera destinata a uno dei suoi insegnanti della
Scuola degli Studi politici di Berlino (DHP) nell'autunno 1932 (si veda [25], p.138),
con una breve rna significativa professione di fede politica, costituivano, ai nostri oc-
chi, gli elementi principali intorno ai quali si doveva articolare, nel nostro film, il rae-
conto della formazione intellettuale e delle convinzioni politiche del Wolfgang stu-
dente delle superiori. La DHp8 occupa un posto importante: Il insegnano, sin dal-
l'inizio della Repubblica di Weimar, (CIa politica" 0 piuttosto, le scienze allora dette
"della democrazia". La scuola propone anche insegnamenti di sociologia politica,
cosa innovativa per la Germania. Nuovi campi di azione si aprivano allora ai gio-
vani scienziati, attratti dai metodi innovativi delle scienze sociali moderne, anco-
ra balbettanti in Europa. Nuovi attrezzi di conoscenza dalle possibilita immense e
dalle capacita promettenti diventavano accessibili ai futuri ricercatori", Si notera
in quel contesto che l'austromarxista viennese Paul Lazarsfeld (1901-1976),giova-
ne matematico, fu all'origine di uno degli studi formativi della sociologia moder-
na tutt'oggi considerato come uno dei grandi classici in materia di indagini socia-
li [28]. Nel quadro dei suoi lavori scientifici'", Lazarsfeld aveva cominciato a mettere
le sue conoscenze matematiche al servizio di un'utopia sociale; si possono legitti-
mamente supporre delle motivazioni analoghe in Wolfgang Doeblin.
Rimpiangiamo di non aver potuto trovare posto nel nostro film per altre scoperte
che riguardavano il "periodo berlinese": una serie di quadri di Mah-Jong trovati nei
cartoni di Marbach. Claude Doblin ci conferrnera durante uno dei nostri colloqui
che suo fratello era appassionato da quel gioco, in Cina una volta riservato ai cir-
coli del potere, e che comincio a invadere le case borghesi europee negli anni Ven-
ti. Lasceremo ad altri la cura di esplorare illegame tra questa gioco, che mischia
caso e strategia guerriera, e il destino di un adolescente europeo, che dedichera
pili tardi la carriera alle probabilita, pur vestendo, costretto dalle circostanze, gli
abiti del guerriero ...
Avremmo anche voluto integrare nel nostro film alcuni brani tratti dalle (cinque)
poesie che Wolfgang Doeblin, alias soldato Vincent Doblin, copio nel suo taccui-
no del 1938-1939: ci trovammo Tristesse, di Alfred de Musset, e soprattutto La mort

7 Quest'ultimo fa anche parte dei documenti berlinesidel fonda WolfgangDoeblin di Marbach ed e riprodotto in
[24J. Peri documenti in versioneoriginale, ci riferiamoall'edizione tedescadellostessolibro [25}.
8 La storia della DeutscheHochschule fur Politik (DHP 0 DHfPa secondadellefonti), istituzione di insegnamento

private di influenza liberalee repubblicana; e trascrittain [26J.


9 Si veda [27} per un'idea istruttiva dell'evoluzionedelleindagini sociali, dei lorometodi e in particolaredel ricorso

crescente allestatistichein scienzesociali.


10 A questa proposito, si veda una prospettiva appassionantedei lavori di Lazarsfeld, della sua lettura dellafisica

socialedi Adolphe Ouetelet (1796-1874) e del suo rapportoal calcolo delleprobabilita [29J.
matematica e cult ure 2008
r--'·~ --------- -------_· _-~~-~_ ·'~ · -~ ~ ~~~

i
du loup, di Alfred de Vigny. Non crediamo che la scelta di questi grandi classici
del romanticismo francese sia un caso - le relazinni ci sembrarono troppo nu-
merose, esplicite 0 implicite, tra il vissuto 0 l'avvenire del nostro protagonista e
il suo interesse rivolto a una certa tradizione lirica. Questo titolo, "La morte del
lupo" (illupo - in tedesco: "Wolf" - diminutivo di "Wolfgang", soprannome usa-
to dai suoi cari, ancora oggi dai fratelli) richiamo la nostra attenzione. Rileg-
gendo la poesia, notammo alcuni leit motiv che aprono prospettive tanto ricche
quanta inaspettate per l'interpretazione della storia di Wolfgang, delle sue scel-
te e del suo ultimo gesto.
Notammo poi con sopresa un altro fenomeno intrigante, quello della "moltipli-
cazione degli Alfred": Alfred Doblin, Alfred de Vigny,Alfred de Musset - riferi-
menti familiari, affinita elettive intellettuali e spirituali, che suggeriscono una "tri-
nita familiare" 0, addirittura, "paterna", che pesera molto sui pochi anni di vita
che rimanevano a Wolf-il-Iupo.Questo tipo di segno si ripete, come "venendo dal-
l'alto". Perche non era finito con il gioco d'azzardo e delle coincidenze. Al mo-
mento delle riprese del nostro colloquio con il professor Abragam nella "piccola"
sala delle sedute dell' Accademia delle scienze, alla ricerca di un posto per la vi-
deocamera, ci trovammo a un tratto di fronte a due busti, uno accanto all'altro sui
muri di quest'aula sontuosamente ornata: Alfred de Vigny e Alfred de Musset. ..
Mettiamo altri casi sul conto dei "regali di riprese": la Deutsche Hochschule fur
Politik, citata prima, era alloggiata, sin dalla creazione nel1920, presso l'antica
Scuola di architettura prussiana, la Schinkelsche Bauakademie", cosl nominata se-
condo il famoso Baumeister berlinese Karl Friedrich Schinkel. Questo edificio,
molto danneggiato sotto i bombardamenti del 1945,fu definitivamente rasato sot-
to la RDT. Pero dal1999 avevano eretto, sul vecchio posto, ad alcuni metri da Ale-
xanderplatz e a lato del nuovo Ministero degli affari esteri della Repubblica fede-
rale ormai berlinese, una facciata modello. Essa, sotto forma di trompe-l'ceil ap-
poggiato contro un frammento di ricostruzione della stessa Bauakademie, serve da
supporto per un'iniziativa la cui meta ela ricostruzione di questo gioiello dell'ar-
chitettura prussiana.

Fig.3. Berlino: trompe


l'ceil della Schinkel-
sche Bauakademie
con, in fondo, i resti
del Palast der Repu-
blik [Palazzo della
RepubblicaJ, aprile
ZOOS. Foto di Jilrgen
Ellinghaus

11Per fastoria dell'edificio, si potrafar riferimentoal sito dell'associazione Pbrderverein Bauakademie e.V.,
www.schinkelsche-bauakademie.de.
oroeossto dena

Al momenta delle riprese a Berlino nell'aprile 2005, abbiamo constatato che un


semplice movimento panoramico della cinepresa permetteva di passare dalluogo
stesso dove Wolfgang aveva avuto a che fare con i suoi avversari nazisti all'antico
"Palazzo della Repubblica", che riparava ai tempi, tra I'altro, il parlamento tedesco-
orientale. II tetto era munito, durante i mesi precedenti jl suo smantellamento, di
un enorme scritta bianca, visibile da Iontano, con la parola ZWEIFEL (= IL DUB-
BIG). Che bell'omaggio, certo involontario, in un tale posta segnato dalle tracce
di tutti i regimi politici tedeschi che si sono succeduti sin dai re di Prussia, a quel-
10 che, sulle onde della radio berlinese, ha fatto suo credo, in uno slancio di carte-
sianesimo, di una delle condizioni del progresso della Ragione: "Nur der Zweifler
sucht das Recht - Solo quello che dubita trovera quello che egiusto!"

Bibliografia

[1] Comptes rendusde l'Academie dessciences (2000) serie I, vol. 331, numero speciale, Sur
l'equationde Kolmogoroff, par ~ Doeblin, (ed. Bernard Bru e Marc Yor),Elsevier, Paris,
e Bernard Brul Marc Yor (2002).Comments on the life and mathematical legacy of Wolf-
gang Doeblin, in: Finance and Stochastics, vol.6, n.l, pp. 3-47
[2] Citiamo, senza pretendere di essere esaustivi, alcune pubblicazioni recenti: Laurent
Mazliak (2007/1) On the exchanges betweenWolfgang Doeblin and Bohuslav Hostinsky,
Revue d'Histoire des Mathematiques , vol. 13,fasc.1. Laurent Mazliak (2007/2) Ten let-
tersfrom Wolfgang Doeblin to BohuslavHostinsky, Electronic Journ@l for History of
Probability and Statistics, vol. 3, n. I, giugno 2007, accessibile tramite www.jehps.net,
consultato il19luglio 2007. Jean-Pierre Kahane (2006) L'affaire Doeblin: Mon souvenir
du pli cachete de Wolfgang Doeblin, Mathematiques et sciences humaines n. 176(4), pp.
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matematrca e culture 2008

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[9] J. Ellinghaus (1993) Fern von "Berlin Alexanderplatz"- AlfredDiiblin im Pariser Exil.
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[11] A. Luneau (2001) La drole de guerre, in: J.-N. Ieanneney (ed) L'Echo du siecle,
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[15] A. Doblin (1963) BerlinAlexanderplatz,Rizzoli, Milano, p. 239
[16] J. Cressanges (2007) Introduzione, in: Association Housseras-Doblin: Commemora-
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[18] A. Doblin (1980) Abschiedund Wiederkehr, p. 429
[19] Centre des Archives Contemporaines (Archives Nationales), Fontainebleau, versa-
mento 940440, art. 279., dossier 23543, CV07243
[20] M. Favre (2001), Radio Humanite, der Sender der revolutionaren Arbeiterbewegung,
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[21] A. Doblin (1972), Schriften zur Politik und Gesellschaft: Disques pour lefront (1-4),
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[22] DLA Marbach, Handschriftenabteilung, Manuskripte, HS.1997.0007.00510
[23] Punkstunde,sa.i, Nr. 9 vom 22. Pebruar 1929, p. 263. W.N., Vater und Sohn, in: Berli-
nerZeitung (B.Z.) am Mittag,Nr. 57,27. Februar 1929; Vorwarts, 27. Februar 1929.Ve-
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[24] M. Petit (2003) citato secondo I'edizione Folio Gallimard, 2005, p. 156
[25] M. Petit (2005) Die verlorene Gleichung, Eichborn-Verlag, Frankfurt am Main, p. 135
DfC)D()SI1:0 dena genesi del fllm La lettre scellee du sotda: Dob/in

[26] E.Nickel (2000) Die GrUndung der Deutschen Hochschule fur Politik, Berlinische Mo-
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[27] H.Maus(1973)ZurVorgeschichte derempirischen Sozialforschung,in: ReneKonig (ed.)
Handbuch der empirischen Sozialforschung, Band 1: Geschichte und Grundprobleme,
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[28] M.Iahoda, P. Lazarsfeld, H. Zeisel (1933) Die Arbeitslosen von Marienthal. Bin sozio-
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Versioneitaliana: I disoccupatidi Marienthal, Edizioni Lavoro, Roma, 1986
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sbuch 125,K.-M. Michelet T. Spengler (ed.), Rowohlt-Berlin Verlag, Berlin, pp.169-178
matematica, estetica e poesia
Alcune osservazioni intorno all'estetica,
10 stile e la visibilita nella matematica

NATHALIE SINCLAIR, DAVID PIMM

Se ho incluso la Visibilita nel mio elenco di valori da sal-


yare e per avvertire del pericolo che stiamo correndo di
perdere una facolta umana fondamentale: il potere di met-
tere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e
forme dall'allineamento di caratteri alfabetici neri su una
pagina bianca, di pensare per immagini. Penso a una pos-
sibile pedagogia dell'immaginazione che abitui a con-
trollare la propria visione interiore senza soffocarla e sen-
za, d'altra parte, lasciarla cadere in un confuso, labile fan-
tasticare, rna permettendo che le immagini si cristalliz-
zino in una forma ben definita, memorabile, autosuffi-
ciente, icastica,'
Calvino, 1992

Italo Calvino (1992), con l'intento di offrire sei proposte sull'arte della scrittura,
espone in questa paragrafo un argomento a favore della visibilita, Egli mette in
contrasto il visibile con 10 scritto,l'immagine concepita con l' espressione verbale.
II suo argomento non riguarda la scelta di uno piuttosto che dell'altro, rna riguarda
invece il favorire 10 spostamento dall'espressione scritta all'immaginato, in ma-
niera da imparare a ricavare "colori e forme" dal testa scritto, piuttosto che cerca-
re di estrarre dall'immagine qualche tipo di interpretazione verbale 0 addirittura
"equivalente", L'immaginazione, sostiene Calvino, non etanto uno "strumento di
conoscenza", in grado di aiutare a trovare soluzioni che sfuggano alle risorse del-
la lingua, quanta piuttosto un'''identificazione con l' anima del mondo", che tende
l' orecchio verso le immagini e le sta ad ascoltare. II messaggio di Calvino e diret-
to agli scrittori, specialmente a quelli di racconti di fantasia.
La sua proposta sulla visibilita, tuttavia, PUQ avere un valore di guida per il nuo-
vo millennio entro un campo molto pili vasto dell'espressione umana che, forse, PUQ
comprendere anche la matematica. In questa contributo, vogliamo riflettere su co-
me la qualita della visibilita possa essere tradotta nella matematica, e su come que-

1 N.d.T.:Testotratto dall'originale in italiano:Italo Calvino (1993), Lezioni americane. S~i proposte per il prossimo
millennio, OscarMondadori,Milano, p. 103. Testo in corsivonell'originale.
culture 2008

sta qualita intersechi questioni riguardanti l'estetica, il gusto e 10 stile, special-


mente nel campo della scrittura matematica. In particolare, si vuole sostenere che
nonostante la matematica scritta abbondi di valori e affermazioni estetiche, la ba-
se di queste considerazioni einvisibile, nascosta entro le espressioni verbali che non
hanno trovato nessuna immagine - e che potrebbero anche opporsi all'essere im-
maginate. Si potrebbe pensare che esse si oppongano a causa della natura stessa del-
la matematica. Ma la matematica e scritta da matematici, 10 stile, i valori e Ie ar-
gomentazioni dei quali potrebbero essere pin flessibili e variegati della disciplina
che essi stessi cercano di approfondire. Se fosse proprio cost, e se le speranze di
Calvino per il futuro potessero davvero materializzarsi a un livello culturale piu am-
pio, cosa potrebbe voler dire per la matematica acquisire maggiore visibilitai

II corpo e I'immagine della matematica

Henderson e Taimina [1] hanno raccontato di come un saggio dello studioso di


geometria David Henderson abbia provocato una valanga di domande da parte
di altri matematici. Lo scritto:

contiene una dimostrazione molto concisa e semplice (circa una mezza faccia-
ta). Questa dimostrazione ha prodotto piu domande da parte di altri matema-
tici che qualsiasi altro suo scritto di ricerca, e la maggior parte delle domande era-
no del tipo: "Perche e veroi", "Da dove l'hai ricavatoi", "Corne hai fatto a capir-
lo?" Essi accettavano la dimostrazione a livello logico, rna non erano soddisfat-
ti (p. 66).

Parte della sfida che ci pone Calvino equella di identificare cia che, nel contesto
della matematica, possiamo opporre alla visibilita, Certamente, cia che viene in men-
te eI'invisibilita, seguita dal nascosto e dal segreto. Cia che non erappresentato nel-
la scrittura matematica professionistica, si dice, eimportante almeno quanta cia che
rappresenta. Ma perche questa velato atteggiamento ela norma accettata?
Ritorneremo in seguito su questi antonimi naturali, rna prima di tutto dobbia-
mo concentrarci sul visibile nel campo dell'immagine, ed esaminare la distinzio-
ne di Leo Corry [2, 3] tra il corpo e l'immagine della matematica (terminologia
che si riferisce a una precedente e piu ampia distinzione di Yehuda Elkana), che
Corry vede come formante "due strati intercollegati di conoscenza matematica"
([3], p.135). Mentre il corpo comprende

domande direttamente legate all'oggetto di ogni data disciplina matematica:


teoremi, dimostrazioni, tecniche, problemi aperti,

le immagini della matematica

si riferiscono, e contribuiscono a spiegarle, alle domande che nascono dal cor-


po della conoscenza, rna che in generale non sono parte, e non possono essere
risolte al suo interno, del corpo della conoscenza stesso.
Attune osservaaioni intomo alres1:etlca, la VISlbllllta nella matematica

Si noti che "corpo" eusato al singolare, mentre esiste una pluralita di immagini
possibili. Questo uso non e direttamente visivo quanta il riferimento di Calvino
all'rirnmagine", tuttavia tali immagini costituiscono l'intero deposito di informa-
zioni su come noi "vediarno" la disciplina.
Dicendo che l'immagine fornisce sia illuogo che il mezzo per affrontare que-
stioni che non possono essere risolte dall'interno del corpo, Corry afferma che i ca-
ratteri neri e i simboli sulle pagine bianche che costituiscono i testi formali di ma-
tematica, cioe il saggio di ricerca pubblicato, non possono produrre forme e colo-
ri che costituiscano l'immagine della matematica. Lo stesso si pub dire riguardo
alle arti: questioni di categorizzazione e importanza, per esempio, vengono risol-
te da commentatori esterni, in particolare critici d'arte che utilizzano nozioni e
strumenti di estetica. Pero, dove sono i critici della matematica?
Le immagini potranno in questa modo comprendere visioni sull'organizzazio-
ne interna della matematica in branche e sottobranche 0 l'importanza dichiarata
di una sottobranca rispetto a un' altra (per esempio, il modo in cui i topoi posso-
no essere considerati pili importati della teoria delle categorie), la relazione per-
cepita tra la matematica e la fisica teorica, per dire (un caso insolito per le di-
mensioni in cui estato pubblicizzato, cioe reso altamente visibile, si trova nel di-
battito di Jaffe e Quinn: si veda, per esempio, [4], che si sofferma su questa dibat-
tito e il sottostante disagio sui confini disciplinari e i lora segnali testuali di su-
perficie). La risposta del matematico William Thurston [5] al primo articolo di
Jaffee Quinn [6] contiene molte di queste considerazioni sulle immagini, basate sul-
la propria autorevole esperienza di ricerca matematica, e tra esse riteniamo che
ce ne sia una molto importante, data lasua straordinaria natura. In pratica, i ma-
tematici non scrivono abitualmente a proposito delle proprie immagini, nel sen-
so inteso da Corry, anche se scrivono a partire da esse.
Tali immagini della matematica possono includere anche, secondo Corry,

le concezioni metodologiche, filosofiche, semi -filosofiche e anche ideologiche


che guidano, consciamente 0 inconsciamente, in maniera dichiarata 0 meno, il
lavoro di ogni matematico 0 gruppo di matematici. (p. 135)

Un esempio dell'ultimo caso si pub trovare nella provocante osservazione di Le-


besgue ([7], p. 122):

Gli studi sui fondamenti della matematica e sul metodo matematico lasciano
notevole spazio alla psicologia, e addirittura anche all'estetica.

Cio pub essere visto in maniera ancora pili sistematica nell'articolazione di Laka-
tos delle prevalenti (anche se in larga misura non dette) metodologie della sviluppo
matematico e della "matedologia" pili orientata al futuro di Borwein e Bailey [8].
Nello scrivere sulla metodologia, fu molto difficile per Lakatos evitare le que-
stioni di estetica, come Lebesgue avrebbe potuto prevedere. Egli sottolinea la ne-
cessita di "produttori di immagini" nella matematica: gli studenti X e Y (nella sua
classe immaginaria) cercano di capire fino ache punto eancora interessante con-
tinuare a generalizzare la formula di Eulero. X insiste che si tratta di una questio-
culture 2008

ne di gusto. Allora Y chiede,"Perche non ci sono critici matematici, cost come ci so-
no critici letterari, a sviluppare il gusto matematico attraverso la critica pubbli-
ca?" (p. 98). E David Corfield [9, 10], filosofo che ha lavorato sotto e oltre il man-
tello Lakatosiano, ha raccolto degli aspetti di questa sfida.

La possibilita di una critica estetica nella matematica

II filosofo della matematica Thomas Tymoczko [11] ritiene che la critica mate-
matica sia essenziale, dal momenta che i matematici vogliono credere che ne la
realta ne l'utilita possano fondare i loro valori di giudizio. In altre parole, i valori
estetici determinano cia che i matematici scelgono di studiare, come 10 studiano,
e perche ritengano i propri valori utili [12]. Difatti, diversi matematici hanno de-
scritto il modo in cui la bellezza motivi e guidi la loro opera nel campo della ma-
tematica (si veda [13]).
Hardy [14] parla del matematico come di colui che cerca soltanto le strutture
pin belle. Poincare suppone che i matematici generino nuove idee sulla base del-
la loro "particolare sensibilita [estetica]" ([15], p. 2048), mentre Krull ([16], p. 49)
spiega che i matematici hanno degli obiettivi piu estetici che epistemologici:

I matematici non si occupano meramente di trovare e dimostrare teoremi, rna


vogliono anche organizzare e assemblare i teoremi in maniera che appaiano
non solo corretti, rna evidenti e avvincenti.

.A fianco di questi scritti sulla matematica, spesso Ie conversazioni tra i mate-


matici vertono su asserzioni sulla bellezza 0 eleganza in relazione a certi proble-
mi, teorerru u dimostrazioni.
II problema di queste asserzioni, secondo il matematico Giancarlo Rota ([17],
pp. 132-133), e che esse contribuiscono solo a oscurare ulteriormente (piuttosto
che rendere visibile) la pratica matematica:

La bellezza matematica e l'espressione che i matematici hanno inventato per


ammettere, in maniera indiretta, il fenomeno dell'illuminismo, evitando al con-
tempo di riconoscere la mancanza di chiarezza di questa fenomeno. [... ] Questa
scappatoia euna tappa di un'attivita amata dai matematici, quella di costruire un
mondo perfetto, immune dalla confusione del mondo reale, un mondo dove
quello che pensiamo debba essere vero si riveli essere vero, un mondo libero dal-
le delusioni, le ambiguita, i fallimenti di quell' altro mondo in cui viviamo-.

Naturalmente, i matematici possono usare anche tali espressioni per comuni-


care a proposito dello stato e dell'appartenenza - qualcuno che fa un'osservazio-
ne sulla bellezza di un'idea matematica potrebbe anche sostenere di appartenere
al gruppo di persone che conosce e apprezza la matematica. I'estetica, in questa mo-
do, svolge un ruolo sia epistemologico che sociale.
Leincisive osservazioni di Rota non fanno altro che sostenere la visione di Corry,

2 N.d.T.: Traduzione di Massimo Caregnato. Per la traduzione pubblicata in Italia, si veda Giancarlo Rota (1997)
Pensieri indiscreti, Garzanti,Milano:' Testoin corsivonell'originale.
visibilita nella matematica

che i matematici sono incapaci di fornire una qualita della visibilita capace di ri-
ferirsi all'immagine della matematica (anche se, come vedremo in seguito, la visi-
bilita potrebbe essere possibile anche entro il corpo stesso della matematica). E
interessante considerare i tentativo di critica di Tymoczko nello stabilire se esiste
un' alternativa possibile 0 desiderabile alla "scappatoia" di Rota. La motivazione di
Tymoczko e stabilire che la matematica e veramente un'arte (un'altra questione
che non puo essere risolta entro il corpo della matematica) e poiche qualsiasi ar-
te eanche accompagnata dalla critica dei suoi oggetti, egli deve dimostrare che la
critica epossibile anche in relazione agli oggetti matematici - in particolare in ri-
ferimento alle dimostrazioni. Invece di concentrarsi sullo stabilire se una parti-
colare dimostrazione sia precisa 0 imprecisa (0 sia bella 0 meno), egli tenta una for-
ma di critica che ricordi quella del critico d' arte, il quale fornisce

un modo di vedere 0 sentire un'opera d'arte cercando di attirare l'attenzione su


certe caratteristiche del mondo e, cost facendo, migliora il nostro apprezzamento
o articola per noi il movimento delle nostre stesse sensazioni (p. 71).

Tymoczko cerca qualcosa in piu che chiarire semplicemente cio che i matemati-
ci potrebbero voler dire con termini quali "bellezza" ed "eleganza" (vogliono vera-
mente dire, come suggerisce Hardy [14], "profondita" e "valore" , oppure anche "ina-
spettato" ed "economia'T), Tymoczko vuole anche ricreare l'esperienza che produ-
ce la sensazione estetica di piacere e conoscenza. II critico deve ricavare un'imma-
gine avvincente dal testa di partenza (sia esso scritto su carta 0 dipinto su tela).
Tymoczko sceglie la dimostrazione tradizionale del teorema fondamentale del-
l'aritmetica, il quale dice che ogni numero naturale maggiore di 1 0 e un numero
primo 0 si puo esprimere come prodotto di potenze prime con fattorizzazione ca-
nonica. Egli viola la scaletta tradizionale della dimostrazione matematica, intro-
ducendo un certo ritmo, che indugia su alcune dichiarazioni mentre sorvola su
altre (si veda [18] per una valutazione del valore letterario dell'indugiare, che si ben
si oppone alla "rapidita", un'altra delle sei proposte di Calvino).
Tymoczko rende esplicite le dimensioni psicologiche dell'argomento, rilevan-
do che, per esempio, la disinvoltura della prima tappa, in cui si prova I'esistenza,
porta soltanto a una maggiore frustrazione quando si incontrano le difficolta del-
I'unicita, Egli fa degli accenni ad alcune delle componenti soddisfacenti e persua-
sive della dimostrazione, che hanno molti punti in comune con l'estetica (per
esempio, la dimostrazione e abbellita dalla presenza dell' algoritmo euclideo del
MCD, che appare abbastanza inaspettatamente, e la possibilita di fare appello a
un' ottima tecnica da sempre soddisfazione). Egli definisce il proprio tentativo di
critica come una performance attraverso cui cerca di descrivere un'f'opera vissu-
ta". Infatti, grazie al suo uso della prefigurazione (Ie difficolta che devono ancora
emergere) e deiflashback (la riflessione su una tecnica particolarmente utile), egli
scolpisce nuovamente la dimostrazione nel tempo. Nel farlo, cambia anche la na-
tura della sua voce di autore, cost come il modo di rivolgersi allettore: saltando da
"noi" e 'nostro' "io" e "mio" in tali digressioni, e anche rivolgendosi allettore di-
rettamente con il "tu", Tymoczko sostiene che la sua interpretazione della dimo-
matematlca e cultura 2008

strazione sara ricordata pili facilmente. Se cost fosse, sara stato in grado di trasfe-
rire l'espressione scritta entro una modalita pili sensoriale, che risultera in una
sua maggiore visibilita,
E qui sorge un problema di pubblico. Per chi e scritta tale critical Sapendo
di non potersi aspettare che un numero troppo grande di persone capisca la
matematica in questione, Tymoczko indica come suo pubblico gli stessi mate-
matici di professione. In questa modo, il matematico non solo e colui che crea
nuove dimostrazioni, rna anche colui che apprezzera le dimostrazioni degli al-
tri - e a volte e anche colui che dovra "interpretare" la dimostrazione davanti ai
colleghi e agli studenti (si veda [19] e [20], per ulteriori informazioni su questa
implicita analogia teatrale.) Notiamo che questa improvvisa riduzione dei par-
tecipanti al tentativo di critica matematica di Tymoczko ha un sentore vaga-
mente nepotistico, quasi a voler mantenere le cose in famiglia. La potenziata
visibilita che ne deriva sara in grado di uscire dalla ristretta cerchia di mate-
matici e produrre immagini condivise in maniera pili ampia? Dopotutto, con il
valore della maggiore visibilita, Calvino stava cercando di comunicare con l'a-
nima del mondo.
Facendo un passo indietro, ricordiamo che Tymoczko efermo nel ritenere Ie
dimostrazioni matematiche e i teoremi come opere d'arte. Che il teorema fonda-
mentale dell' aritmetica sia considerato un' opera d' arte e una riflessione fonda-
mentale per l'immagine della maternatica. La questione inerente ese Ie caratteri-
stiche e i valori estetici possano essere applicati in maniera appropriata aIle ope-
re d'arte matematiche. E nel considerare la questione, Tymoczko e costretto ad
abbandonare 10 stile d'espressione paradigmatico che domina la scrittura nel cor-
po della matematica.
Qui utilizziamo la distinzione di Jerome Bruner [21] tra la modalita narrati-
va e quella paradigmatica di pensare, per distinguere la proposta di Tymoczko
da quella che si trova nei tradizionali libri di testo di matematica. La modalita
paradigmatica eun modo esplicito, logico, di ragionare suI mondo dei fatti. La
narrativa riguarda essenzialmente il resoconto di una sequenza di eventi e im-
plica una qualita drammatica, una sequenzialita (e spesso, la riorganizzazione
delle esperienze nella dimensione temp orale), creando collegamenti tra 10 straor-
dinario e l' ordinario e l'irrilevanza dei fatti (il reale e l'immaginario si fondo-
no facilmente).
Se la dimostrazione formale e il tipico esempio della modalita paradigmati-
ca, allora la reinterpretazione della' dimostrazione di Tymoczko certamente
adotta uno stile piu narrativo. Egli ricerca esattamente una qualita drammati-
ca e racconta di proposito la storia nel tempo, in maniera da far evolvere nuo-
vi significati a partire da ogni tappa che sussegue a un'altra, Le caratteristiche
di Bruner del creare collegamenti e irrilevanza fattuale potrebbero essere pili dif-
ficili da identificare. Riguardando questa insieme di imrnagine, estetica e nar-
rativa, siamo tentati dalla possibilita di evocare nuove immagini attraverso I'u-
so di narrative che incorporino l'insieme pili completo delle caratteristiche.
Tuttavia, gli stili e Ie pratiche contemporanee nella scrittura matematica certa-
mente non rendono facile questa compito.
osservazlcni visibUita nella marematlca

Aspetti della stile matematico

Candia Morgan [22] ha tentato di definire alcune caratteristiche dello stile discorsi-
vo di un moderno articolo di ricerca di argomento matematico. I' elenco comprende:
- un ampio uso di nominalizzazioni, piuttosto che di forme verbali, che trasforma
i processi in oggetti e che serve anche a nasconderne la causa;
- un uso di forme verbali non attive;
- un' assenza di riferimenti all'attivita umana;
- una voce dell'autore distante e assenza di riferimenti diretti allettore;
- i tempi verbali alla forma progressiva del presente;
- una preferenza per gli imperativi impersonali sull'uso pronominale (per esem-
pio si consideri, si supponga, ecc.);
- un uso prevalente di connettori, che segnalano la relazione di ogni frase alle fra-
si precedenti e seguenti (per esesempio, rna, quindi, per cui, allora,di conse-
guenza ecc.).

Inoltre, queste caratteristiche interagiscono amplificando gli effetti discorsivi di


ognuna di esse.Queste alcune delle caratteristiche superficiali che identificano un ar-
ticolo di una rivista matematica come un testa paradigmatico. Ricerche successive
(per esempio [23,24]) hanno esaminato le opinioni dei matematici di professione su-
gli aspetti dello stile della scrittura matematica, in particolare in relazione ai tentativi
degli studenti universitari principianti di acquisire maggiore padronanza della stessa.
Tuttavia,non esemplicemente una questione di come si dovrebbe fare; ci sono sem-
pre questioni riguardanti il perche di una determinata forma piuttosto che di un'al-
tra. Quali sono i risultati di questa stile? (si veda [4]). Cosa andrebbe perso se ve-
nisse modificato 0 ibridato, specialmente in relazione alle modalita narrative piut-
tosto che a quelle paradigmatiche? Parte dell'intento dichiarato erendere comple-
tamente trasparente la "struttura logica"del testo. Ma,in parte, un possibile e piu na-
scosto obiettivo riguarda la creazione del senso stesso di certezza e autorita de-
contestualizzata che si ritiene sia la caratteristica principale della matematica.
Solomon e O'Neill [25] oppongono con fermezza la matematica alla narrativa
(illustrando illoro argomento su una varieta di testi del matematico irlandese del
diciannovesimo secolo William Rowan Hamilton), sostenendo che la differenza
risiede esattamente in questa "collante" di strutturazione logica contro quella cro-
nologica (e le loro manifestazioni di superficie in termini di tempi verbali, uso di
pronomi nominali, connettori tra le frasi e altre scelte lessicali). E interessante no-
tare che negli scritti di Hamilton, tale collante sintattico cambiava a seconda che
la sua scrittura fosse per note personali, lettere agli amici 0 quando scriveva i suoi
saggi per le riviste 0 monografie (apparentemente rivolti ai suoi colleghi).

Un esame delle lettere e degli appunti rivela una struttura pili complessa di una
semplice narrativa. I testi contengono due componenti distinte: il testo mate-
matico eimmerso entro una narrativapersonale. La differenza tra i testi eindi-
cata dal sistema dei tempi, la scelta dei riferimenti deittici e le forme di coesio-
ne testuale utilizzate 3 (p. 216).

3 N.d.T. Testoin corsivo nell'originale.


matemarica e culture 2008

Quale potrebbe essere l'aspetto di uno stile piu narrativo nella matematica? In
cosa si potrebbe differenziare da quanto attualmente vediamo negli scritti pro-
fessionistici matematici, e tali differenze sono rilevanti? In particolare, potrebbe for-
nire un margine piu ampio per scrivere delle immagini della matematica, piutto-
sto che solamente del suo corpo? Queste domande ci conducono alIa natura del
"collante" semantico/sintattico che tiene uniti i testi matematici, quel collante che,
in maniera problematica, sembrava assente nella prosa dei principianti. Ma rite-
niamo anche che ci sia un locus limitrofo di interesse - forse di maggiore interes-
se - che ela questione del pubblico e del suo ruolo (sia in teoria che in pratica) nel
dare una forma alIa scrittura matematica.

Una questionedi pubblico e di comeci si rivolge

I'atteggiamento di Euclide [verso illettore] emolto chiaro: egli dimostra di non


fare per niente caso all' esistenza dei lettori. [... ] Egli non si rivolge mai alletto-
re. ([26], p. 25)

Una delle questioni piu difficili implicata nella complessa correlazione tra lingua
e matematica riguarda la strutturazione della forma per contenuto e del contenu-
to per forma. Uno degli aspetti meno considerati di questa influenza reciproca ri-
guarda la natura e l'influenza del pubblico sulla lingua, specialmente sulla lingua
scritta della matematica, il cui lettore empirico (un pubblico potenziale, rna asso-
lutamente non esclusivo) potrebbe non condividere il tempo e 10 spazio dell'autore.
Tuttavia, come Bachtin [27] insisteva, ogni enunciazione umana ecaratterizzata dal-
l'avere un destinatario, cioe una disposizione verso l' altro.

Indice essenziale (costitutivo) dell' enunciazione eil suo rivolgersi a qualcuno, il


suo avere un destinatario.A differenza delle unita significanti della lingua - pa-
role e proposizioni - che sono impersonali, non appartengono a nessuno e non
hanno destinatario, l' enunciazione ha un autore (e, quindi, un' espressivita, del che
gia abbiamo parlato) e un destinatario. Questo destinatario puo essere il diret-
to partecipante-interlocutore del dialogo nella vita quotidiana, una collettivita
differenziata di specialisti in un campo specifico della comunicazione cultura-
Ie, un pubblico piu 0 meno differenziato, un popolo, i contemporanei, i compa-
gni di idee, gli avversari e i nemici, un sottoposto, un capo, un inferiore, un su-
periore, un vicino, un estraneo ecc., pub essere anche un altro, del tutto inde-
terminato e non concretizzato [... ]4.

Pertanto,la questione del pubblico segnalata dal titolo di questo paragrafo ri-
guarda il fatto che un testo matematico ha, in effetti, un destinatario, e non sem-
pre si tratta di una questione ben chiara, come indicato dalla citazione preceden-
te di John Fauvel.
I matematici, in realta, ne sono abbastanza consapevoli. Norman Steenrod, per
esempio, nei paragrafi di apertura del suo contributo per la monografia della Ma-

4 N.d.T.:Testo tratto dalla traduzione apparsain Italia in MichailBachtin (1988), VAutore e l'eroe. Teoria lettera-
ria e scienze umane, Einaudi, Torinopp- 284-285. Testoin corsivo nell'originale.
Aitune osservazioni intorno aU'esteti4ca,110 stile e Ia visibilita nella matematlca

thematical Association of America, How to Write Mathematics (Steenrod et al.,


1973, p. 1) osserva:

Un'obiezione di rilievo alla definizione di criteri per l' eccellenza dell'esposizio-


ne e il fatto che l'efficacia di uno sforzo d'esposizione dipende molto anche dal-
le conoscenze e dall'esperienza dellettore. Una dimostrazione chiara ed estre-
mamente precisa per un lettore potrebbe risultare noiosa per qualcun altro che
ne ha gia vista una simile. Lo stesso lettore potrebbe trovare una parte pedan-
temente chiara e un'altra parte ingannevole, anche se l'autore credeva di aver
scritto in maniera ugualmente dettagliata entrambe le parti.

E Paul Halmos, nel suo ampio contributo per la stessa pubblicazione, dichiara:

Mi piace defin ire il mio pubblico, non solo in senso ampio e vago (per esempio,
studiosi di topologia 0 studenti universitari del secondo anno), rna anche in sen-
so molto specifico e personale. Mi aiuta pensare a una persona, magari qualcu-
no con cui ho discusso dell'argomento un paio di anni fa,o magari un collega ami-
chevole, rna deliberatamente ottuso, e tenere questa persona ben in mente men-
tre scrivo. (p. 22)

Se cio pub facilitare il compito dello scrittore, un simile pubblico "virtuale" po-
trebbe tuttavia non avere conseguenze sulla leggibilita del risultato finale.
La matematica formale non esempre stata scritta in questa modo. Anche se esi-
ste una varieta di generi scritti usati nella matematica piu sofisticata, non c' ebi-
sogno di andare molto indietro nel tempo per trovare delle varianti. Richard De-
dekind ([28], pp. 9-10), per esempio, dichiara che Ie sue considerazioni sulla con-
tinuita della linea retta

sono cosl familiari e note a tutti, che molti riterranno la loro ripetizione piuttosto
superflua. Nonostante tutto, ho ritenuto questa ricapitolazione necessaria per
introdurre adeguatamente la questione principale, Questo perche il modo in cui
i numeri irrazionali sono solitamente presentati ebasato direttamente sul con-
cetto di grandezze estremamente grandi, che non e mai stato definito in ma-
niera precisa e che spiega un numero come il risultato della misurazione di ta-
le grandezza attraverso un'altra dello stesso tipo. Invece, io ritengo che l'arit-
metica debba essere sviluppata sulla base di se stessa. "

Parlando della definizione di continuita, egli prosegue cosl:

Come ho gia detto, credo di non sbagliare ritenendo che la verita di questa affer-
mazione verra da tutti accettata; la maggioranza dei miei lettori sara molto delu-
sa nell'apprendere che a causa di questa osservazione, che costituisce un luogo
comune, il segreto della continuita verra rivelato,A questa proposito, vorrei dire
che saro lieto se il principio sopraesposto verra ritenuto cost ovvio da tutti e cost
in sintonia con la propria idea di linea; poiche io sono del tutto incapace di forni-
re una prova della sua correttezza,e nessuno ha il potere di farlo. (pp.II-12).
culture 2008

Quindi, egli rivela I'assunzione nascosta di continuita, che e stata usata nella
geometria e nell' analisi per secoli.
II resoconto di Dedekind presenta diverse caratteristiche sorprendenti, se letto
in relazione agli scritti matematici pubblicati verso la fine del ventesimo secolo.Vi
euna forte voce narrativa alIa prima persona ed eindirizzato a un generico e in-
differenziato «tutti", che si suppone abbiano certe caratteristiche di conoscenza, det-
tagli di supposizione che contribuiscono a quello che Eco [29] ha definito il "let-
tore modello" di un testa (per un dibattito su questa nozione in relazione al testa
maternatico, si veda [30]).

Conclusioni

Dalla magia rinascimentale d'origine neoplatonica parte l'idea dell'imrnagina-


zione come comunicazione con l'anima del mondo.' [31]

La teoria di Bachtin, secondo la quale l' avere un destinatario eun elemento cen-
trale di ogni cornunicazione, solleva il problema di perche nella prosa matemati-
ca pin formale tali elementi siano sistematicamente assenti. Non ci rimane altro che
chiederci a chi sia rivolto un tale enunciato-testa matematico cosl snaturato, pri-
vato dei pronomi e del tempo e di altri legami specifici con il mondo deittico del-
I'umano hie et nunc. Calvino aveva indirizzato le sue sei proposte agli scrittori, in
particolare a quelli dei racconti di fantasia. Ma - qualcuno potra sicuramente sup-
porre - i testi matematici sono I'antitesi completa della fantasia, soprattutto nel
loro stile paradigmatico antiquato che trasuda franchezza, certezza e verita lontane
da considerazioni prive di senso. Eppure... eppure...
Quali sono alcune fantasie dei matematici, fantasie che, nonostante si sforzino
al massirno, vengono incise nei loro scritti matematici? II matematico Brian Rot-
man scrive del "sogno della ragione", un' efficace fantasia di permanenza e di cer-
tezza:

L'oggetto del desiderio e un discorso puro, immutato nel tempo, in cui le affer-
mazioni dimostrate siano dimostraste per sempre (e in qualche modo sono sem-
pre state vere), dove tutte Ie questioni sono determinate, e tutte Ie risposte sono
assolutamente certe. ([32], pp. 187-188)

Viene in mente come nell' arte europea pre- impressionista si pensasse che gli
artisti dovessero eclissarsi dalle proprie opere (quasi letteralmente, assicurando-
si che nessuna traccia delloro pennella potesse rimanere visibile). Le convenzio-
ni intorno all'assenza del pronome, per esempio, si alleano con altri strumenti lin-
guistici per rimuovere la mana dello scrittore del testo matematico, la voce del
parlante di tali enunciazioni matematiche.

5 N.d.T.:Testo tratto dall'originalein italiano:Italo Calvino (1993) Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo
millennio, OscarMondadori,Milano, p. 98.
la vlsibiUta

E tale fantasia si scontra in maniera rilevante anche con le questioni estetiche.


Un pensiero molto amato dai maternatici, a questa proposito, e che esistono
giudizi indipendenti dal tempo e dal contesto sull'importanza, il valore, la per-
manenza e la bellezza su cui su concordano tutti (si veda anche [33]). Nonostante
l'importante opera degli storici della rnaternatica, Corry [34] e Netz [35] in par-
ticolare, che con grande maestria hanno esaminato queste questioni del cam-
biamento e della relativa ternporaneita a un livello molto elaborato, e ancora
abbastanza frequente ascoltare e leggere queste affermazioni stereotipate di
trascendenza.
Infine, le questioni relative alla modalita di rivolgersi servono anche a ma-
scherare il destinatario, celando anche il fatto che sin dall'inizio era inteso che
ce ne fosse uno. Un modo di vedere il desiderio di Calvino di maggiore visibi-
lita e riconoscimento dell'anima del mondo in qualita di ascoltatore attento al-
la maternatica, quindi, e quello di vedere la stessa anima del mondo come il ve-
ro destinatario del testa matematico (e forse e anche di gran lunga preferibile
a un io ipercritico e dissociato del matematico-autore). I riti e i rituali dello
scritto matematico formale possono essere, pertanto, visti nei termini di quale
sia la maniera corretta di rivolgersi a un pubblico cost elevato. E come ci ricor-
da Achille, in maniera un po' interessata, all'inizio dell'Iliade ([36], p. 29): «Co-
lui che ascolta gli del, eda essi ascoltato'".
Tuttavia, dobbiamo anche ricordare I'osservazionedi John Nash,fornita in risposta
a un professore a proposito dell'apparente profonda distanza tra 'un maternatico,
un uomo che si dedica alla ragione e alla dimostrazione logica' e credere nell'esi-
stenza degli extraterrestri( [37], p. 11):

Poiche le idee sugli esseri sovrannaturali mi sono occorse allo stesso modo del-
le mie idee maternatiche, allora le ho prese sul serio.

Esiste una modalita narrativa, che pub essere utilizzata per raccontare in ma-
niera diversa una dimostrazione maternatica, che permetta la costruzione di
un'immagine, 0 che consenta una comunicazione pili chiara con l'anima del
mondo? E se si, potranno tali idee stabilire qualcosa suI corpo della matematica?
E infine, siamo tutti destinati, come lettori matematici e ascoltatori pitagorici, a
rimanere nient'altro che, come dice il poeta Robert Kroetsch (1989),"coloro che
origliano una preghiera ai santi" 7 (p. 163)?II che ci lascia col dubbio se, in real-
ta, non sia l'udibilita, tanto quanta la visibilita, il valore di Calvino piu appro-
priato per la matematica.

6 N.d.T.:Traduzione di MassimoCaregnato.
7 N.d.T.:Traduzione di MassimoCaregnato.
matemanca e culture 2008

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Matematica e poesia

PAOLO MAROSCIA

Quando si parla di "maternatica e poesia", gli atteggiamenti possono essere


molto diversi. Per esempio, 0 si dice che si tratta di due attivita che hanno ben
poco in comune, se non addirittura che sono agli antipodi tra loro, oppure ci si li-
mita a osservare che entrambe hanno SI qualcosa in comune, rna solo in senso
lato, come accade per tutte le attivita creative 0 artistiche, oppure ancora, si con-
sidera il contributo fornito dalla matematica allo studio, alla comprensione, e
perfino alla sperimentazione di testi poetici. Quest'ultimo atteggiamento si ri-
scontra, tuttavia, solo tra gli studiosi affascinati dallo strutturalismo, dalla se-
miotica e dalla matematica combinatoria, mentre il primo, legato a pregiudizi e
tradizioni radicate nel sentimento comune, appare il piu diffuso e, pertanto, ver-
ra qui considerato con attenzione.
I'obiettivo principale di questa articolo e quello di illustrare un aspetto peculiare
dei rapporti tra poesia e matematica, apparentemente non esplorato finora. Si trat-
ta precisamente del ruolo che la poesia svolge, in molti casi, illuminando varie zo-
ne d' ombra che circondano simboli, oggetti e proprieta matematiche, e facendo
cOSI emergere un mondo ricco di suggestioni e di significati, al di la dellinguag-
gio formale e della struttura assiomatico-deduttiva.
L'articolo ediviso in tre partie Nella prima, vengono analizzati alcuni dei pre-
giudizi pili diffusi nei confronti della matematica e nei confronti della poesia. Cio
permettera, tra l'altro, di avvicinare le due attivita in questione e di agevolare 10 stu-
dio dei rapporti tra di esse. La seconda parte ededicata soprattutto all'esame di al-
cuni testi poetici, tra i tanti a disposizione, che gettano una nuova luce su vari
aspetti importanti dell' attivita matematica: cio a sostegno della tesi centrale del-
l'articolo, sopra enunciata. Nella terza parte, si accenna ai rapporti tra matemati-
ca e poesia nel XX secolo, mostrando, tra l'altro, come il matematico e il poeta si
ritrovino ad affrontare e a condividere, in tale periodo, alcuni problemi a livello pro-
fondo. Illavoro termina con alcune osservazioni finali, rna non conclusive, essen-
do impensabile poter sviluppare adeguatamente un argomento cOSI vasto e com-
plesso, in poche pagine. Quanto alla bibliografia, anch'essa limitata per ragioni di
spazio, segnaliamo i riferimenti da [1] a [10] per spunti e considerazioni varie, di
particolare interesse per i temi qui trattati.
cultura 200S

Alcuni luoghi comuni

Cominciamo con la matematica. Qui la lista dei pregiudizi emolto lunga: c'e so-
lo l'imbarazzo della scelta. Partiamo dal Dizionario dei luoghi comuni di Gustave
Flaubert (1821-1880) [11], dove troviamo una voce specifica: (( Matematiche. Ina-
ridiscono il cuore".
C'e poi un passo di Leopardi, nella Zibaldone, che contiene un'analisi di alcuni
aspetti cruciali che sono alla base dell'apparente aridita della matematica:

Percio la maternatica, la quale misura quando il piacer nostro non vuol misura,
definisce e circoscrive quando il piacer nostro non vuol confini [...], analizza
quando il piacer nostro non vuole analisi ne cognizione esatta della cosa piace-
vole [... ], la rnatematica, dico, dey'essere necessariamente I' opposto del piacere.
(Zib.247-248)

Ma evero che la matematica e"intrinsecamente" un'attivita priva di emozioni e


decisamente poco piacevole? In realta le cose non stanno affatto cost, Basterebbe
guardare agli inizi della storia della matematica, nel mondo occidentale, e quindi,
innanzitutto, alle figure di Talete, Pitagora, Platone, Euclide, Archimede. L'intrec-
cio profondo con la filosofia greca, in particolare, da subito un'idea della straor-
dinaria ricchezza culturale, in senso lato, del pensiero matematico [12-14]. Illu-
minante, in proposito, euna celebre frase di Voltaire: "C'era pili immaginazione nel-
la testa di Archimede che in quella di Omero"; per di pili, numerose sono state le
risonanze del pensiero di Archimede tra i poeti dell'antichita [15].
Una risposta migliore alle osservazioni di Flaubert e di Leopardi potrebbe essere
fornita da un passo autobiografico di Giacomo Debenedetti (1901-1967), forse il
pili 'grande critico letterario italiano del Novecento, il quale cost ricorda i suoi stu-
di iniziali di Matematica, all'universita, prima di passare a quelli di Giurispru-
denza e approdare infine a quelli di Lettere [16]:

Ero un giovane malinconico ed entusiasta, facevo il biennio di matematica al Po-


litecnico di Torino. Ero completamente rapito da quei teoremi, da quei calcoli,
da quegli algoritmi, dalla bellezza propriamente lirica di quei ragionamenti, di quel-
le associazioni, di quei passaggi, dal trionfo ogni volta inebriante con cui si giun-
geva alle splendide cadenze dei risultati verificabili, dopo illungo palpitare nel-
l'inseguimento delle formule successive a volte ansioso, implacabile nell'accele-
rare il cuore, come quando si respirano i cromatismi della musica di Tristano.

Naturalmente, non mancano testimonianze di analogo tenore da parte di ma-


tematici "professionisti", tra i quali, H. Poincare, J. Hadamard, H. Weyl, A. Borel,
E. De Giorgi, R. Osserman eCCe (0 di umanisti "matematici", come R. Musil, L.Si-
nisgalli, P.Valery, F. Le Lionnais, R. Queneau, J. Roubaud, G. Perec, H.M. Enzen-
sberger, ecc.). Ci limiteremo qui a riportare due passi significativi.
Matematica e

II primo edi Andre Weil (1906-1998), uno dei pili grandi matematici del XX se-
colo [17,]:

Nulla epili fecondo, come tutti i matematici sanno, di quelle oscure analogie, di
quei torbidi riflessi da una teo ria all' altra, di quegli accarezzamenti furtivi, di
quelle discordanze inspiegabili; nulla dunque da pili piacere al ricercatore. Ar-
riva un giorno in cui l'illusione si dilegua, il presentimento si muta in certezza,
le teorie gemelle rivelano la lora origine comune prima di svanire ...

II secondo edi Renato Caccioppoli (1904-1959), forse il pili geniale matematico


italiano della prima meta del secolo scorso, il quale, in una conferenza a Parma
nel1949, cost riassumeva la sua attivita di rice rca nel campo dell' Analisi Funzio-
nale [18]:

Credo che possiamo ascrivere a nostro merito di aver affrontato una serie di
problemi concreti e di aver portato in queste questioni un certo sana realismo
proprio di noi italiani. Dunque, concludendo, non metodo, rna indirizzo generale.
Un punto di vista se volete; gusto potra chiamarlo uno scettico, programma po-
tra chiamarlo un politico e, perche no? stato d'animo potrebbe chiamarlo un
poeta, cost come Anouilh diceva che il paesaggio e uno stato d'animo e cosl un
complesso di teorie potrebbe essere in ultima analisi uno stato d'animo ...

Dunque, dalle ultime citazioni, emerge un'immagine della matematica che non
corrisponde affatto al cliche tradizionale. In realta, come racconta Debenedetti, epos-
sibile sperimentare concretamente il piacere e la bellezza della matematica, anche a
livello elementare: basta pensare, per esempio, alla "vecchia" tavola pitagorica 0 alla
semplice equazione di secondo grado 0, ancora, al Teorema di Pitagora, secondo cui

in ogni triangolo rettangolo, il quadrato dell'ipotenusa euguale alla somma dei


quadrati degli altri due lati.

Quest'ultimo risultato, di straordinaria eleganza e profondita, possiede addirit-


tura un forte contenuto poetico, come ha osservato la poetessa polacca Wislawa
Szymborska, Premio Nobel per la Letteratura nel1996 [19]:

...Non ho difficolta a immaginare un'antologia dei pili bei frammenti della poe-
sia mondiale in cui trovasse posta anche il teorema di Pitagora. Perche no? Ll
c'e quella folgorazione che e connaturata alla grande poesia, e una forma sa-
pientemente ridotta ai termini pili indispensabili, e una grazia che non a tutti i
poeti e stata concessa.

Passando ora alla poesia, c' eda notare che anch' essa appare prigioniera di alcuni
pregiudizi. Infatti, si ritiene comunemente che essa sia il regno dell'immagina-
zione e del sentimento; il tutto, in assoluta Iiberta, senza regole. Ma in realta, an-
che la poesia e soggetta a regole [20]. Innanzitutto, c'e il codice linguistico, che ri-
guarda la scelta delle parole in una lista di possibilita alternative e i vari modi di
cultura 2008

combinare Ie parole nei versi, tra i quali, in particolare, la rima. E poi, soprattutto,
c' e il codice poetico,che si e formato e consolidato nel corso dei secoli, sulla base
dell' attivita e della produzione poetica di numerosissimi autori, il quale consiste
di metodi e procedimenti specifici che servono ad ampliare e arricchire le possi-
bilita dellinguaggio, utilizzando, in primo luogo, Ie varie "figure retoriche". Dun-
que, anche l' attivita poetica deve rispettare, in qualche modo, delle regole precise,
sicche, parafrasando la "definizione" della matematica, data in [21], come

un treno
di numeri
che corre su binari
di regole

si potrebbe "definire" la poesia come

un treno di parole/che corre/su binari di regole.

Vediamo subito alcuni esempi concreti.


Cominciamo con un esempio "classico" [20], che riguarda una prima versione ma-
noscritta della poesia A Silvia di Giacomo Leopardi (1798-1837), la quale inizia
cosl:

Silvia, sovvienti an cora


quel tempo della tua vita mortale,

Ebbene, Leopardi poteva scegliere, al posta di "sovvienti", un altro verba tra va-
ri sinonimi. Per esempio, rammentare, cioe riportare alla mente, oppure ricorda-
re, ossia riportare al cuore, 0 ancora rimembrare, vale a dire ridare membra. Ma,
a pensarci bene, trattandosi di una lirica che rievoca la "vita mortale", il verba pili
appropriato eproprio "rimembrare", che equello che comparira poi nella versio-
ne definitiva,
Un altro esempio, tra i tanti, di scelta accurata dei termini si trova in una poesia
di Eugenio Montale (1896-1981), nella quale riecheggia, in lontananza, un antico
paradosso di Zenone [22]:

Tu sola sapevi che il mota


non ediverso dalla stasi,
che il vuoto eil pieno e il sereno
ela pili diffusa delle nubi.

Si noti il termine scientifico "stasi", diverso da "quiete", e inoltre, il sapiente effetto


poetico creato dalle contrapposizioni, disposte in ordine decrescente di intensita: mo-
to/stasi, vuoto/pieno, sereno/nubi, con l' accento finale posta sull'immagine evane-
scente di un (cielo) sereno, in cui si stempera I'atmosfera iniziale di forte contrasto.
Matelinat:ica e

Ma vi sono anche regole piu nascoste, legate al ritmo, alla rima e alla lunghezza dei
versi, da rispettare. Vi si adegua perfino un poeta "trasgressivo" come Aldo Palazze-
schi (1885-1974), come si vede in questa breve poesia.di ispirazione matematica [23]:

Uno due tre


caffe caffe caffe,
Quattro cinque sei
lei lei lei.
Sette otto nove
piove piove piove.
Zero.
Nero.

Si noti che, al di la dell' aria scanzonata, sono proprio le regole del codice poeti-
co a creare un effetto piacevole, intorno a questi numeri "in liberta", ricchi di suo-
ni, odori e colori.
Tuttavia, non e facile definire, in modo preciso, la "specificita" dellinguaggio
poetico. In proposito, riportiamo alcune considerazioni molto interessanti, espres-
se mediante illinguaggio dei numeri complessi, contenute in una lettera [2] del
poeta-matematico Leonardo Sinisgalli (1908-1981) al grande critico letterario
Gianfranco Contini (1912-1990):

Carissimo Gianfranco, cerca di approfondire questa idea che mi son fatta della poe-
sia: un quantum, una forza, una estrema animazione esprimibile mediante un
numero complesso a+bj: idealis mundi monstrum, inter ens et non ens amphi-
bium (Leibniz); quantita silvestre (Cardano); somma di un reale e di un imma-
ginario (Cartesio); un vettore, diremo noi con Marcolongo. [... ] Ma torniamo ai
numeri complessi e alla poesia, al binomio a-bj, dove a e b sono quantita reali e
j eil famoso operatore immaginario. Questo operatore da un senso, un'inclinazione
al numero che per sua natura eorizzontale e inerte.Io rende attivo.Io traduce in
una forza. A me pare analoga I'azione di j a quella che il poeta esercita sulla C(co-
sa". Le parole per formare un verso devono avere una particolare inclinazione
(scritta cosi, questa frase sembra ora addirittura lapalissiana). Voglio dire, in-
somma, che il simbolo j ci darebbe un'idea di quella che el'alterazione provoca-
ta dallinguaggio sulla realta, del rapporto cioe tra "cosa" e "immagine"...

Leggendo queste righe, si ritrova un po'T atmosfera suggestiva di alcune cele-


bri pagine di Robert Musil, dedicate al "mistero" dei numeri complessi [24]. Pili
in particolare, l'intuizione di Sinisgalli sembra accordarsi con la "definizione" di poe-
sia data dal grande poeta del Novecento Ezra Pound (1885-1972), come attivita ri-
volta a rinnovare continuamente il linguaggio, il quale rischierebbe altrimenti di
consumarsi con l'uso quotidiano, perdendo cosl la capacita di comunicare [20].
Un'eco di questa nuova concezione della poesia si ritrova, in particolare, in questi
versi di Umberto Saba (1883-1957), uno dei massimi poeti italiani del Novecento [25]:

10 sono .. .io sono appena un ciabattino.l Vecchie suole s'affanna a rifar nuove.
matematica e culture 2008

La matematica nascosta nei versi

Prima di entrare nel vivo dell'argomento di questa paragrafo, che costituisce la


parte centrale dell' articolo, conviene accennare a una caratteristica importante
della poesia, che svolge un ruolo addirittura fondamentale nella matematica. Si
tratta della concisione, che non ha solo un aspetto formale, legato alIa disposizio-
ne ottimale delle parole nei singoli versi, rna ha soprattutto un aspetto din amico,
dato, per cOSI dire, da un concentrato di energia espressiva che colpisce il lettore,
in profondita, Gli esempi migliori forse sono dati da alcuni incipit,ben noti:

Quisfuit, horrendos primus qui protulit enses? (Tibullo)


Piove. E mercoledl. Sono a Cesena (Marino Moretti)
Vergine madre, figlia del tuo figlio (Dante)
April is the cruellest month, ... (T.S.Eliot)

Ma oltre alIa concisione, vi e un'altra proprieta fondamentale in matematica, la


simmetria, che epresente anche nella poesia, sia pure in forme e accezioni pecu-
liari, e che riguarda sia la struttura dei singoli versi che la disposizione dei versi stes-
si, all'interno della composizione poetica. Tralasciando la Divina Commedia, mi-
niera inesauribile di spunti e riferimenti concreti [26], un esempio tra i tanti eda-
to da un celebre verso di Lucrezio, nel De rerum natura, 1, 101, a proposito del sa-
crificio di lfigenia [27]:

Tantum religio potuit suaderemalorum.

E un verso di grande potenza espressiva e dotato di una simmetria trasparente,


centrata suI verbo potuit, con Ie corrispondenze ai due lati: tantum/malorum, re-
ligio/suadere.
Naturalmente, non e difficile citare nozioni, formule e risuitati matematici in
cui la concisione e Ia simmetria giocano un ruolo fondamentale, anche a livello
elementare: per esempio, Ie congruenze tra numeri interi, il triangolo di Tartaglia,
i numeri di Fibonacci, i poligoni e i poliedri regolari, le matrici quadrate, i nume-
ri complessi, il teorema fondamentale dell' aritmetica, ecc.
E bene segnalare tuttavia che, accanto ad alcuni tratti comuni importanti, co-
me la concisione e la simmetria, grazie ai quali la poesia e la matematica contri-
buiscono, in particolare, all'educazione alIa bellezza e alIa formazione del pensie-
ro (cfr. per es.I l, 4, 28-32]), vi sono altri aspetti che differenziano notevolmente Ie
due attivita; su cio, torneremo pili avanti.
Passiamo finalmente a illustrare alcuni testi poetici, in cui compaiono collega-
menti significativi con la matematica, anche se non in modo esplicito e diretto,
come, per esempio, nei Cantidi Maldoror [33]. Va detto subito che il materiale a di-
sposizione, in proposito, e ampio e copioso, comprendendo testi appartenenti a
varie civilta letterarie e a varie epoche, sicche i pochi esempi citati potranno dare
solo un'idea del contributo che la poesia e in grado di offrire alIa matematica. Ta-
le contributo - vale la pena precisare - consiste soprattutto in un ampliamento di
orizzonti del mondo della matematica, al di la dei confini segnati dallinguaggio for-
Matematica e

malizzato e dai procedimenti logico-deduttivi, che porta, in particolare, alla sco-


perta di una straordinaria ricchezza e profondita di significati, legati all'attivita
e
matematica.Tutto cio reso possibile dalla poesia, come vedremo, proprio perche
essa e
un linguaggio diverso da quello che usiamo per comunicare nella vita quoti-
diana e di gran lunga pin ricco, piu completo, piu compiutamente umano; un
linguaggio al tempo stesso accuratamente premeditato e profondamente invo-
lontario capace di connettere fra loro le cose che si vedono e quelle che non si ve_-
dono, di mettere in relazione cio che sappiamo con cio che non sappiamo. [34]

I testi poetici di seguito riportati (cfr., nell'ordine, [35-42]) saranno seguiti da bre-
vi commenti.

Notturno per Mondrian


Piu 0 meno,
croci armoniose
dell'alfabeto che non parla mai.
Di se solo perfetto
cimitero di segni
l'infinito.
Alfonso Gatto (1909-1976)

Gia il titolo, con il riferimento esplicito all'arte astratta di Mondrian e il termi-


ne "notturno", vagamente musicale, crea un'atmosfera ideale per esplorare la ric-
chezza semantica del segno + . In esso c'e innanzitutto il segno - ,e poi c'e la cro-
ce, con la sua "arrnonica simmetria", racchiusa nell'ortogonalita, rna c'e anche il
dramma silenzioso delle persone analfabete che scrivono la propria firma con una
croce, e poi c'e l'immagine del cimitero, delle croci perfettamente allineate dispo-
ste sulle tombe, a perdita d'occhio, cOSI da lasciarci intravedere e immaginare ad-
dirittura l'infinito.

I'ombra
L'ombra di una retta
e sempre una retta;
non e quasi mai un cerchio
l'ombra di un cerchio
Leonardo Sinisgalli

I primi due versi sono rassicuranti, poiche descrivono un fatto ben noto, per
esperienza. La sorpresa compare nei due versi successivi, dove si assiste a un ve-
e
ro capovolgimento, a livello di significati: la circonferenza, che una linea rigida,
per eccellenza, essendo "costretta' nella sua forma dalla proprieta di equidistanza
dal centro, si rivela a un tratto un oggetto flessibile, che si las cia trasformare do-
cilmente in altre linee curve. Sono quattro versi brevi, rna intensi, raccolti in una
forma compatta, mediante un gioco di inversioni e di opposizioni (e/non e, sem-
cultura 2008

pre/quasimai). Sembra quasi di avvertire una traccia di "furore maternatico" tra-


dotto in poesia.

I'm Nobody! Who are you?


Are you - Nobody - too?
Then there's a pair of us!
Dont tell! They'd advertise- you know!

How dreary - to be - Somebody!


How public - like a Frog -
To tell your name - the livelong June -
To an admiring Bog!
Emily Dickinson (1830-1886)

Colpisce, in questi versi, il ritmo chiaro eben scandito, come se si trattasse di


una serie di fotogrammi, nitidi e staccati tra loro in modo brusco e quasi nervo-
so, con tutti quei punti esclamativi. .. Si ha come l'impressione di trovarsi davan-
ti a una serie di brevi passaggi matematici, che girano intorno allo zero, poiche si
respira un forte desiderio, anzi, il piacere, di non essere "nessuno", Si avverte cost
una profonda attrazione verso il nulla, acuita dal fatto che, nonostante l'apparen-
te forma di dialogo, si tratta in realta di un monologo, sviluppato con grande sin-
cerita e partecipazione.

L'infinito
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di Ia da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
10 nel pensier mi fingo; ove per poco
II cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E Ie morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Cost tra questa
Immensita s'annega il pensier mio;
E il naufragar m'e dolce in questo mare.
Giacomo Leopardi

L'idillio leopardiano efin troppo noto ed e stato cosi tanto studiato e analizza-
to, che sarebbe davvero temerario pensare di scrivere delle osservazioni, in qual-
che modo originali. Ci limitiamo qui a segnalare soltanto un possibile filo di col-
legamento tra i due brani precedenti. Precisamente, accostando i versi di Dickin-
son e di Leopardi, sembra emergere un legame profondo e misterioso tra il nulla,
cioe 10 zero, e l'infinito, attraverso il "cupiodissolvi", qualcosa di simile, sia pure in
tutt'altro contesto, appare anche nella poesia di Gatto sopra riportata. Ebbene, un
tale legame ha una notevole importanza in matematica, dove 10 zero e l'infinito
vengono trattati come "due facce di una stessa medaglia": basta tradurre tutto nel
linguaggio formalizzato e considerare la funzione che manda x in l/x , con I'av-
vertenza di supporre x*"O . Dunque non si tratta di una novita per i maternatici,
rna e senz'altro sorprendente e affascinante il modo in cui i poeti riescono a per-
cepire e a esprimere tutto cio, Per alcune osservazioni di carattere filosofico, am-
pie e approfondite, legate soprattutto alla concezione dell'infinito in Leopardi, ri-
mandiamo a [38].

Zenon! Cruel Zenon d'Eleel


M' as- tu perce de cette fleche ailee
Qui vibre, vole, et qui ne vole pas!
Le son m'enfante et la fleche me tue!
Ah! Le soleil... Quelle ombre de tortue
Pour l'ame.Achille immobile a grands pas!
Paul Valery (1871-1945)

Questa strofa del Cimitero marino [40] esprime in modo efficace, al di la del to-
no intellettualistico, I'effetto dirompente di alcuni celebri paradossi di Zenone.
Precisamente, attraverso un linguaggio poetico, quasi violento, viene descritta la
notevole "forza d'urto" dei paradossi, che investe non soltanto il pensiero logico,
o meglio I'attivita razionale, rna I'essere umana in profondita, Prevale tuttavia, in
questi versi, una delle caratteristiche principali dell'opera poetica di Valery, ossia
I'atteggiamento riflessivo, influenzato dalla familiarita con il metodo scientifico, piut-
tosto che l'ispirazione vera e propria.

Geometria
I'importante e colpire
alle spalle.
Cost si forma un cerchio
dove I'inseguito insegue
il suo inseguitore.
Dove non si puo pin dire
(figure concomitanti
fra loro, e equidistanti)
chi sia il perseguitato
e chi il persecutore.
Giorgio Caproni (1912-1990)

La poesia si apre con un messaggio piuttosto raggelante nella sua crudezza, qua-
si una dichiarazione di principio, che illumina e "spiega" i versi successivi. Infatti,
subito dopo il quadro si anima tramite due figure che si inseguono lungo il bordo
di un cerchio: si assiste cost a un rovesciamento di ruoli tra I'inseguitore e l'inse-
guito, cio che porta, alla fine, a una indeterminazione vera e propria. Si ritrova qui
rnatemanca e culture 2008

uno dei temi centrali della poetica di Caproni, quello del cacciatore che e anche
un fuggiasco, come se ci fosse una specie di sdoppiamento dell'io, in due persone
che cercano di eliminarsi a vicenda. Tutto cio viene espresso in forma incisiva e qua-
si tagliente, grazie a un notevole labor limae, e rivela, incidentalmente, elementi
di "complessita", perfino in una figura semplice come una circonferenza. Anzi e
proprio il contesto geometrico, chiaro e ambiguo nello stesso tempo, che consen-
te al Poeta di esprimere con grande efficacia il proprio dissidio interiore, profon-
do e insanabile. Anche qui, come nel brano precedente di Sinisgalli, e illinguaggio
poetico che porta alIa luce qualcosa di "sorprendente" legato alIa circonferenza.

Parabola
Anni di giovinezza grandi e pieni!
Mattini lenti, faticoso ascendere
di gioventu che avanza
come il carro del sole
sulla via del meriggio.
A colpi di frusta,
con grida eccitanti,
noi la sproniamo a passare.
Ed illusioni, errori,
non sono allora che stimoli al tempo
e una maniera d'ingannar l'attesa.
Giunti che siamo al sommo, volti all'ombra,
gli anni van gin rovinosi in pendio.
Ne il numerarli ha ormai nessun valore
in sl veloce moto.
Vincenzo Cardarelli (1887-1959)

Si tratta di una poesia limpida, classicheggiante, rna moderna, ossia senza reto-
rica, che rispecchia gli elementi fondamentali dell' opera di Cardarelli. Essa e cen-
trata suI problema del tempo e della sua transitorieta, In particolare, viene ripre-
so un topos antico: motus in fine velocior, che pub essere applicato in vari contesti,
tra i quali, per esempio, la caduta dei gravi, in cui si registra un aumento progres-
sivo della velocita, oppure la vita umana, che verso la fine sembra davvero preci-
pitare. Grazie a questi versi, la parabola con la concavita rivolta verso il basso, qui
"analizzata" in dettaglio, appare molto espressiva e ricca di risonanze, a differen-
za di quella, sia pure pin farniliare, con la concavita verso l'alto.

Lacrisi del XX secolo

In questa paragrafo accenneremo alIa particolare situazione in cui si ritrovano


la matematica e la poesia alla fine del XX secolo, perche essa offre, a nostro avvi-
so, vari spunti interessanti per osservazioni e riflessioni, che meriterebbero di es-
sere sviluppate e approfondite in altra sede.
Innanzitutto occorre notare che sia la matematica che la poesia hanno subito
Matematica e

delle trasformazioni notevolissime, quasi epocali, anche in conseguenza della ri-


voluzione culturale, economica, politica e sociale avvenuta nel secolo scorso. In
breve, entrambe hanno perso quell'aura di "sacralita" che le aveva contrassegna-
te per secoli, fin dalla loro nascita. E non poteva accadere altrimenti, in un'epoca
di smarrimento generale, in seguito alla perdita dei valori tradizionali, alla scom-
parsa dei punti di riferimento e alla frantumazione del sapere, un'epoca in cui, ri-
correndo a un verso molto efficace di Montale, il calcolo dei dadi pill non torna.
Per avere un'idea del clima culturale, 0 meglio dello Zeitgeist all'inizio del No-
vecento, possiamo citare alcuni versi della poesia Mi contraddico? di Arturo Graf
(1848-1913) [43]:

Mi contraddico? Sicuro.
Perche te ne meravigli?
Non siamo noi forse i figli
Del dubbio e dello spergiuro?
Non sai (mistero giocondo!)
Che la contraddizione
El'anima del mondo?

In particolare, nel corso del XX secolo, il poeta ha preso coscienza di un "ridi-


mensionamento" del proprio ruolo: non e piu un profeta 0 un vate, ispirato dalla
Musa, depositario di messaggi da consegnare all'umanita (a parte alcune ecce-
zioni importanti, tra cui, Eliot, Blok e D'Annunzio). Egli esoltanto un uomo come
tutti gli altri, anche se ha qualcosa di importante da dire. E qui forse basterebbe ci-
tare Umberto Saba e la sua opera poetica, caratterizzata da una grande immedia-
tezza e sincerita, senza artifici di alcun tipo, ne rigorosi controlli forrnali, oltreche
da una forte moralita, Erimasta famosa la sua dichiarazione di principio: "Ai poe-
ti resta da fare la poesia onesta", dove Saba intendeva per "disonesta" l'insinceri-
ta, a livello profondo, verso illettore e verso se stessi.
Per dare un'idea della ricchezza del suo messaggio poetico, al di la dellinguag-
gio diretto e accessibile, riportiamo qui i primi versi di Amai, una delle sue poe-
sie piu significative [25]:

Amai trite parole che non uno


osava. M'incanto la rima fiore
amore,
la piu antica difficile del mondo.

Amai la verita che giace al fondo,

C'e da sottolineare che, proprio immergendosi pienamente nella realta, senza


trascurare aspetti della vita quotidiana, ne termini comuni, apparentemente poveri
di significati, Saba riesce a toccare e a raggiungere il "fondo", ossia, a intravedere
una risposta ai principali problemi legati alla condizione umana.
eultura 2008

Allo stesso modo, e nello stesso tempo, il matematico ha scoperto, suo malgra-
do, di non essere pili depositario di verita assolute, certe e rigorosamente dimo-
strabili. Le dimostrazioni dell'esistenza di proposizioni indecidibili all'interno del-
la matematica (cioe di enunciati di cui non epossibile stabilire ne la verita ne la fal-
sita), e dell'impossibilita di provare la coerenza dell' Aritmetica, date nel1931 dal
pili grande logico del Novecento, Kurt Gode~ (1906-1978), hanno inferto un duro
colpo, non solo ai matematici professionisti, rna anche ai non addetti ai lavori. La
conseguente "perdita della certezza" [44], comparsa in modo improvviso e del tut-
to imprevedibile, ha costretto il matematico a rivedere il suo ruolo tradizionale, 01-
treche l'immagine della matematica stessa, senza che cio pregiudicasse tuttavia 10
sviluppo della disciplina.
Dunque, nel XX secolo, sia il poeta che il matematico sono scesi, per cOSI dire, dal
piedistallo, ossia, dalla cattedra: si tratta di un fatto singolare e straordinario, che
accomuna, in qualche modo, le due figure. Pub essere illuminante, a riguardo, l'ul-
tima strofa di una nota poesia di Montale, Non chiederci la parola [22]:

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,


SIqualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
cio che non siamo, cio che non vogliamo.

In realta, per quanta riguarda la matematica, alcuni segni premonitori erano


gia comparsi nel corso delll'Ottocento: prima con la scoperta delle geometrie non
euclidee, poi con la nascita della teo ria degli insiemi, ad opera di Georg Cantor
(1845-1918), e successivamente con i problemi riguardanti i fondamenti stessi del-
la matematica. Anche nell'ambito della poesia, cOSI come nella letteratura, dopo i
trionfi del Romanticismo, erano comparsi, gia verso la meta dell'Ottocento, i pri-
mi segni di crisi, di cambiamento di atteggiamento. Emblematico, a tale riguardo,
appare uno dei versi pili celebri di Charles Baudelaire (1821-1867),quello che chiu-
de il Prologo delle Fleurs du mal [45]:

- Hypocrite lecteur, - mon semblable, - mon frerel

A partire dalla fine dell'Ottocento, la "rivoluzione" riguardante i1 ruolo del poe-


ta e la funzione della poesia diventera sempre pili diffusa e marcata, per tutto i1
secolo successivo (cfr. per es. [23,46]).
Ritornando alIa matematica, c'e da aggiungere che la crisi avvenuta nel corso
del xx secolo ha prodotto altre conseguenze piuttosto problematiche, anche in
seguito all'inevitabile crisi dell'unita della disciplina e all'avvento della specializ-
zazione, sempre pili esasperata. In particolare, si eacuito il distacco tra gli ogget-
ti, i metodi, i risultati della ricerca matematica, espressi in un linguaggio sempre
pili astratto e formalizzato, e i loro significati espliciti, profondi; cio soprattutto
sotto l'influenza del Bourbakismo, che ha dominato la scena per almeno un qua-
rantennio, fino agli anni '80. Un campanello d'allarme riguardo a tale problema com-
pare, di sfuggita, in un articolo del grande matematico Pierre Deligne, Medaglia
Fields per la Matematica nel1978. In questa articolo [47] si trovano varie osser-
vazioni abbastanza significative; in particolare, alIa fine della dimostrazione di un
lemma fondamentale, sviluppata in modo puramente formale, si legge questa fra-
se un po' inquietante:

Ie serais reconnaissant atoute personne ayant compris cette demonstration de


me l'expliquer.

Ela spia di un dis agio pili generale, realmente sentito da molti (citiamo qui, tra
gli altri, Gian Carlo Rota, Rene Thorn, Errett Bishop, David Mumford), il quale an-
drebbe valutato con grande attenzione all'interno della comunita matematica. In
proposito, gia molti anni prima, il grande matematico italiano Bruno de Finetti
aveva osservato (nell'ambito della Teoria della Probabilita) che "cio che e logico e
esatto, rna non dice nulla" [48].
Tuttavia, nonostante Ie enormi difficolta.la Matematica ha avuto nel corso del XX
secolo uno sviluppo straordinario in tante direzioni, e per di pili, con ricadute di
notevole importanza in numerosi e svariati settori applicativi [10, 49, 50]. Forse
in nessuna epoca della storia dell'umanita essa ediventata cOSI pervasiva, anche se
cio non ha avuto come conseguenza ne una maggiore visibilita e neppure una
maggiore considerazione sociale. Si tratta di un vero e proprio paradosso, sicche
si potrebbe parlare della matematica come della "cultura invisibile" del nostro
tempo [51].

Osservazioni finali

Come abbiamo visto, matematica e poesia hanno vari "punti di contatto", an-
che perche operano entrambe attraverso la "mediazione dellinguaggio", sia pure
di un linguaggio con caratteri e significati diversi [52]. Tale diversita, se da un la-
to, pub dar luogo a un arricchimento per ciascuna delle due attivita, dall'altro, tut-
tavia, porta a differenziarle sensibilmente: basta considerare, per esempio, iI pro-
blema antico della "intraducibilita" di un testa poetico, dalla lingua originale in
un' altra lingua [53]. Ma vi sono anche altre differenze sostanziali, "irriducibili",
tra la matematica e la poesia. Ci limiteremo qui a segnalarne brevemente alcune,
tra Ie pili rilevanti.
La prima riguarda il modo in cui Ie due attivita si sviluppano nel corso del tem-
po. Nella matematica, si procede soprattutto per accumulazione; inoltre, l'attivita
di ricerca sta diventando sempre pili un'attivita di gruppo, a volte di laboratorio [10,
50]. Ma per la poesia, la situazione, com'e noto, e completamente diversa.
La seconda riguarda Ie finalit adelle due attivita, La matematica, in qualche mo-
do, resta vincolata sia dal forte desiderio di conoscenza e dalI'ansia della ricerca del-
la Verita, che dallo studio di problemi concreti, con chiari risvolti applicativi. La poe-
sia, invece, apparentemente non ha di questi vincoli. Addirittura, il poeta si com-
piace dell'inutilita della sua attivita, come fa, per esempio, Montale nella sua No-
belLecture dal titolo ((E ancora possibile la poesia?" [54]. In realta, anche una par-
te dei maternatici, oggi pero sempre meno numerosa, fa altrettanto riguardo alIa
propria attivita [3, 10,50].
matematrca e culture 2008

In conclusione, la poesia, avendo meno vincoli espliciti, riesce ad attraversare


pin "territori" e) soprattutto, a toccare aspetti e lati umani piu profondi. Cio ri-
chiama un'immagine "geometrica")molto felice)del grande poeta Paul Celan (1920-
1970): quella della poesia come un meridiana [55]. Per di piu, essa esprime una
grande varieta di visioni del mondo e della vita) utilizzando un'incredibile ric-
chezza di linguaggi e mezzi espressivi. Pertanto, potrebbe risultare preziosa, anche
per i maternatici, I' esortazione di Leon Battista Alberti (1404-1472) ai pittori del suo
tempo, contenuta nel Depictura [56]:

Consiglio ciascuno pittore molto si faccia famigliare ad i poeti, retorici e agli al-
tri simili dotti di lettere, gia che costoro doneranno nuove invenzioni 0 certo
aiuteranno a bello componere sua storia.

Ringraziamenti

L'autore desidera ringraziare, in particolare, Mario Geymonat, Enrico Guaral-


do) Paolo Zellini, per le osservazioni, i commenti critici e gli incoraggiamenti ri-
cevuti durante la stesura finale dell)articolo.

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matematica e investigazione

MYf
Crimini e misfatti matematici

MICHELE EMMER

Play it, Sam. Play"As Time Goes By". La famosa battuta pronunciata da Ingrid
Bergman in Casablanca e la canzone di Herman Hupfeld nel film di Michael Cur-
tiz. E un esplicito omaggio a quel film il nuovo film diretto da Steven Soderbergh
ne12007, tratto dal romanzo The Good German di Joseph Kanon. Intitolato in ita-
liano Intrigo a Berlino, girato in un fascinoso bianco e nero, riprendendo le tecni-
che dei nair degli anni quaranta. Interpretato da George Clooney, Cate Blanchett
e Tobey Maguire. Con un personaggio, che ein parte la chiave del mistero.

Fig. 1. Poster del film Intrigo


a Berlino (The GoodGerman)

Quale personaggio inserireste in una storia misteriosa per renderla ancora pill
interessante? Ma certo, un matematico che ha un mistero da nascondere e ha la
testapiena di numeri, che forse ha lasciato un quaderno di appunti. Perche un ma-
tematico?
cultura 2008

II matematico investigatore

Nell'immaginario collettivo l'idea del matematico viene spesso associata al bi-


nomio genio e sregolatezza: genio, perche chiunque si occupi di matematica deve
essere un genio; sregolatezza, perche per occuparsi di cose simili bisogna non ave-
re tutte le rotelle a posto. E chiaro che un ruolo privilegiato i matematici 10 possono
avere nella risoluzione di enigmi complicati, quindi nel ruolo di investigatori; al-
10 stesso modo i matematici possono essere credibili nel ruolo di criminali che
utilizzano le lora capacita per sfuggire aIle indagini.
Nel1990 il matematico Mary Gray ha dedicato un articolo al tema matematica
e letteratura poliziesca sulla rivista The Mathematical Intelligencer [1]: I'occasio-
ne era la pubblicazione di un libro poliziesco dal titolo Advanced Calculus ofMur-
der di Erik Rosenthal, seguito di Calculus of Murder (di cui e uscita qualche anna
fa l'edizione italiana nei gialli Mondadori) [2]. La variante nel titolo dei due libri,
Calculus e Advanced Calculus, risulta chiara a chiunque si occupi di matematica.
II primo libro tratta di un normale omicidio, il secondo di un omicidio piu com-
plicato, in cui vi e bisogno di una maggiore specializzazione. L'autore non ha re-
sistito alla tentazione di usare una piccola raffinatezza maternatica, piuttosto che
indicare il seguito del primo libro semplicemente con il numero 2. II giudizio del-
la Gray e che il secondo volume sia molto mediocre, al contrario del primo, che
ha avuto un notevole successo. Calculus ofMurder e interessante per molti moti-
vi. Prima di tutto perche, essendo stato scritto da un matematico, permette di ave-
re delle informazioni di prima mana dall'interno su come un matematico vede la
propria attivita e la propria disciplina e su come ritiene che si debba parlarne ai non
adepti. II protagonista eun matematico che utilizza le sue conoscenze per risolvere
un caso di omicidio su cui indaga, attivita che svolge per integrare i1 proprio sti-
pendio di docente part-time.
E chiaro, quindi, che i1 ruolo della matematica nellibro e quello che ci si po-
trebbe aspettare: fornisce il metodo di indagine e gli strumenti per risolvere il ca-
so. II matematico vi aggiunge la sua capacita. II personaggio principale fa l'inve-
stigatore: e dalla parte dei buoni, per cosl dire.
Come in un qualsiasi Iibro, giallo 0 no, l'autore ha la necessita di presentare i1 pro-
tagonista del racconto. Pone problemi il fatto che in questa caso il protagonista, che
parla in prima persona, sia un maternatico, un matematico investigatore 0 un in-
vestigatore matematico? Nessun problema, almena per l'autore che, come detto, e
un matematico, II protagonista si presenta nel modo piu usuale, come qualsiasi
persona norrnale, parlando di cosa si occupa:

Finalmente, nel197 6, ottenni la laurea, il che significava che sapevo tutto 0 qua-
si tutto sugli operatori lineari limitati definiti su uno spazio di Hilbert separa-
bile infinito-dimensionale...

Potrebbe sembrare un modo complicato, un poco snob, di presentarsi. II pro-


blema e che, a livello di pubblico, tutti pensano di avere un'idea di cosa faccia un
chimico, un fisico, un astronomo: in realta nessuno ha un'idea non solo delle co-
se di cui i matematici si occupano, rna nemmeno delle parole che usano.
maternatlci

Come si sa, i gialli Mondadori si trovano in vendita nelle edicole, nelle stazioni,
dappertutto; sono libri che, per definizione, servono a far passare il tempo, libri
leggeri, insomma. Si potrebbe legittimamente pensare che gli operatori limitati
non siano parte del bagaglio culturale di un qualsiasi viaggiatore. I responsabili del-
la collana poliziesca non se ne sono affatto preoccupati, anzi: hanno voluto che la
traduzione, tranne qualche piccola smagliatura, fosse fatta da persone che cono-
scevano i termini matematici; che l'ambientazione dellibro fosse resa in modo
accurato. Una traduzione in ogni caso pili accurata di alcuni testi matematici per
prestigiose case editrici scientifiche. Probabilmente chi ha deciso di pubblicare
I'edizione italiana ha pensato che sarebbe stato meglio far nascere dei dubbi, e for-
se delle curiosita, su parole e argomenti di difficile comprensione, piuttosto che
affermare delle inesattezze, 0 peggio ancora, delle banalita,
Tornando al protagonista del libro, Dan Brodsky, anche un non matematico ca-
pisce subito che l'autore e un matematico che conosce il suo mestiere.Brodsky
tiene un corso di calcolo all'Universita di Berkeley, rna ha una doppia vita. D'altra
parte, se non I'avesse, se si occupasse solo di matematica, non avrebbe certo potuto
essere il protagonista di un racconto giallo!

Mi sveglio presto la mattina a preparare la lezione per il corso di calcolo dalle no-
ve alle undici. Stavamo studiando le tecniche di integrazione: avevo bisogno di
esempi per illustrare l'uso delle sostituzioni trigonometriche.

Da questa primo esempio si comprende quale sia la caratteristica del libro, la


parte di gran lunga pili interessante, un poco a scapito, forse, della suspense, rna che
tuttavia voglio sperare non sia stata saltata a pie' pari dai lettori appassionati di gial-
li: e quella in cui l' autore fa svolgere al protagonista acute riflessioni sulle diffi-
colta e sulla fatica richieste per insegnare la matematica (argomento che serve na-
turalmente all'autore per rendere credibile l'ambientazione e il personaggio).
Come devono essere svolte delle esercitazioni di matematica? "In quasi tutti i
casi basta scegliere fra i problemi del testa per i compiti a casa e svolgerli diretta-
mente in classe". Tuttavia, dato che il corretto svolgimento per completare i calcoli
richiesti pub richiedere anche un'ora di tempo, pub accadere che il metodo di so-
luzione vada perduto tra i dettagli numerici. Bisogna quindi che vi sia "un'atten-
ta considerazione prima di presentare gli esempi in classe".
Ricordo che non si sta parlando di un libro di pedagogia e didattica della mate-
matica, rna di un giallo! E molto importante che non si dia l'impressione allo stu-
dente di fornire semplicemente delle tecniche di calcolo (derivazione, integrazio-
ne), rna delle idee qualitative alla base della moderna analisi matematica.
Se nellibro di Rosenthal il matematico protagonista, a parte la professione e la
capacita logica, euna persona normale, nella maggioranza dei casi in cui un ma-
tematico eil protagonista di un libro, poliziesco in particolare, gli aspetti patolo-
gici prendono il sopravvento. Se una persona ha deciso di studiare matematica,
di diventare matematico, deve esserci qualcosa che non funziona. Da qui ad affer-
mare che chi studia matematica eda tenere sotto controllo il passo ebreve.
Ne12005 ancora Mary Gray ha scritto la recensione di altri libri con contenuti pili
o meno polizieschi 0 misteriosi che riguardano la matematica. Tra gli altri il best-
matematica e cultura 2008
!-_._-- ------------ ~---

i
I
I
seller The Da Vinci Code, a proposito del quale scrive che e del tutto assurdo che
1
i matematici abbiano delle obiezioni di tipo scientifico (anche se affermare che la
proporzione aurea e un numero razionale e un po' forte ...) [3].

I racconti polizieschi di Catherine Shaw

Nel marzo del 2006 mi ecapitato di notare in un'edicola un libro giallo che ave-
va un titolo che sembrava interessante: Ilproblema dei trecorpi; con un occhiello :
II mistero della formula scomparsa [4].Autri-
ce Catherine Shaw.
Dell'autrice si diceva che quel nome era uno
pseudonimo e che l'autrice era un docente
universitario di matematica. Ovviamente ho
comprato illibro e l'ho letto . Poi ho letto an-
che illibro successivodella Shaw: Flowers Stai-
ned with Moonlight, pubblicato ne1200S.

Fig. 2. Copertina di The Three Body


Problem

Fig. 3. Copertina di Il problema dei tre


corpi[5)
1,68 11ft Itall al
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..1 " -
2 l1 1/2816

Protagonista delle storie e una giovane insegnante di matematica, Vanessa Dun-


can, che si trova coinvolta in trame poliziesche che hanno sempre una particola-
rita: illegame stretto con i matematici e la matematica. In particolare, nel primo
libro si tratta di matematici che vengono uccisi per una ragione che eprofondamente
matematica. Meno diretto il Iegame nel secondo libro anche se porta il sottotito-
10 di A Mathematical Mistery. Gli avvenimenti descritti in tutti i libri della serie si
svolgono alIa fine dell' ottocento a Cambridge. Sono scritti in forma epistolare, nel
Criminl e misfattl matematlcl

senso che la protagonista descrive quello che le accade in lettere che spedisce alla
sorella gemella. Un modo di scrivere che alle volte appesantisce la trama.
Un' altra caratteristica dei romanzi della Shaw e che tra i protagonisti della sto-
ria compaiono in parti anche non marginali, veri matematici dell'epoca, Inoltre
sono citati articoli di matematica, vengono descritti con accuratezza i problemi
scientifici di cui si parla. Infine, al termine dei romanzi una nota "matematica"
fornisce maggiori dettagli sull' aspetto scientifico.
Dunque la storia di IIproblema dei trecorpi inizia con la misteriosa uccisione di un
matematico all'universita di Cambridge ne11888.Si tratta di GeoffreyAkers, giovane
docente di matematica pura al St John's College,ucciso con un violento colpo alla te-
sta inferto con un attizzatoio di un caminetto. Gli altri matematici e ricercatori di ma-
tematica dell'universita' di Cambridge protagonisti della storia si chiamano Arthur
Weatherburn, Charles Morrison, Philip Beddoes, Jeremy Crawford, Edward Withers,
Arthur Cayleye Grace Chisholm, gli ultimi due effettivamente membri dell'istituto di
matematica all'epoca in cui si svolgono i fatti. Di tanti altri veri matematici si parla
nel libro, primo fra tutti Henri Poincare, che si occupo del problema degli n-corpi.
11 matematico ucciso ovviamente frequentava gli altri matematici dell'universi-
tao Che tipo di persona era?

Gli accadeva spesso di dimenticarsi degli appuntamenti 0 di perdere la nozione


del tempo. Aveva un caratteraccio. Non ne sentiro certo la mancanza

dichiara una sua conoscente.


Come nellibro giallo di Rosenthal, anche nei libri della Shaw vi sono continua-
mente osservazioni sulla matematica. Parlando di Lewis Carrol, I'autrice scrive
che pubblicava enigmi destinati ai giovani: «non c'e modo migliore di insegnare che
divertendo,"
A poco a poco, la Duncan, frequentando l'ambiente dei matematici per cercare
i motivi dell'omicidio, si rende conto che deve per forza trattarsi di un motivo ma-
tematico. Parlando con il matematico che frequentava I'ucciso (era I'unico che 10
facesse), comincia a comparire l'idea che il problema degli n-corpi debba entrar-
ci qualcosa:

"Voleva (il matematico ucciso) parlare a tutti i costi di un'idea eccezionale che
gli era venuta ultimamente," Dice Weatherburn.
c Che genere di idea?", chiedono i matematici presenti.

«A quanta sembra aveva lavorato sul problema degli n-corpi. A un certo punto
ha tirato fuori un foglietto dal taschino e ci ha scritto una formula per mo-
strarmela, dicendo che offriva una soluzione completa e straordinariamente ori-
ginale per le equazioni differenziali del problema degli n-corpi. Ma poi si e rimesso
in tasca il foglio prima che riuscissi a esaminarlo attentamente... Sembrava par-
ticolarmente preoccupato per la possibile reazione del professor Crawford".
Sembrava che anche il matematico Crawford lavorasse allo stesso problema.
"Impossibilel Troppo difficile per un matematico come lui. Quell'uomo ha del-
le idee, rna gli manca il rigore! Come spera di competere con un genio come il gio-
vane Poincare?"
culture 2008

Viene cost spiegato il motivo che sara alIa base della storia poliziesca. II con-
corso per il compleanno del re Oscar II di Svezia.

"Ma che tipo di re sceglierebbe la matematica per festeggiare il suo anniversa-


rio?" chiede la Duncan.
cell nostro benefattore e re Oscar II di Svezia. Ha studiato approfonditamente
matematica all'universita di Uppsala ed emolto legato alla materia, oltre a essere
grande amico del piu insigne matematico svedese, Gosta Mittag-Leffler. II con-
corso del compleanno eun'idea sua, rna piu che usare la matematica per festeg-
giare gli anni, si augura di dare un po' di gloria all'unica rivista di matematica sve-
dese e di dare un incentivo alIa ricerca della soluzione",

Ed ecco il bando del concorso, pubblicato su Acta Matematica:

Sua Maesta re Oscar II, onde dare ulteriore prova del Suo interesse per il pro-
gresso delle scienze matematiche, in occasione del Suo sessantesimo compleanno,
che cade il21 gennaio 1889,ha deciso di offrire un premio per una scoperta im-
portante nel campo dell'analisi matematica superiore. II premio consistera in
una medaglia d'oro con l'immagine di Sua Maesta del valore di duemila franchi,
oltre a una somma di duemilacinquecento Corone d'oro,
Sua Maesta ha delegato il compito di dar corso aIle Sue intenzioni a una commis-
sione composta da tre membri; i signori Carl Weierstrass a Berlino, Charles Her-
mite a Parigi e Gosta Mittag-Leffler a Stoccolma. Nel rapporto la commissione ha
deciso di attribuire il premio alIa tesi migliore su uno dei seguenti soggetti:
1.Dato un sistema di un numero arbitrario di punti materiali che si attraggono re-
ciprocamente secondo Ie leggi di Newton, proponiamo, partendo dall'ipotesi che
due punti non possano mai collidere, di rappresentare Ie coordinate di ciascun
punto sotto forma di una serie in una variabile complessa espressa in funzioni di
tempo note e che converga uniformemente per ogni valore reale della variabile.

Naturalmente nellibro della Shaw e spiegato il problema, partendo dal proble-


ma dei due corpi, per esempio Sole e Terra, per poi passare a quello dei tre corpi,
i1 Sole e due pianeti.

Tu immagini che ciascuno dei due piccoli pianeti abbia un rapporto di gravita
solo con il Sole,rna dimentichi l'influenza per quanta minima che ognuno dei due
ha sull'aItro.

Gli altri tre problemi non sono descritti, rna viene letta la conclusione del con-
corso:

I lavori sottoposti al concorso dovranno pervenire accompagnati da una epi-


grafe e dal nome e dall'indirizzo dell' autore sigillati in busta chiusa e indirizza-
ti al direttore di Acta Mathematica entro e non oltre ill giugno 1888. Illavoro
che Sua Maesta giudichera meritevole del premio, sara pubblicato sulla rivista,
purche ancora inedito.
Crimini mlstattl matematlci

Aggiunge nella nota alla fine dellibro la Shaw:

II concorso si svolse esattamente come descritto, fino al dettaglio dei manoscritti


non firmati, rna identificati da epigrafi; molti degli autori restano ancora oggi sco-
nosciuti.

Gli altri matematici danno un giudizio su Akers, quello ucciso, ritenendo che
non fosse in grado di risolvere il famoso problema, dato che "pur avendo un otti-
mo cervello, non aveva la capacita di cogliere il quadro piu ampio delle cose",
E qualche riga dopo, viene fornita la motivazione, che si capira alla fine, del pri-
mo delitto e dei successivi:

Le idee valgono piii di qualsiasi cosa per un matematico che preferirebbe di gran
lunga perdere tutto il denaro che ha piuttosto che le sue idee ... Sta forse insi-
nuando che l'assassino possa essere un matematico pronto a uccidere per ru-
bare un'ideai

II foglietto che il matematico ucciso ha velocemente mostrato al suo collega di-


venta la chiave del giallo. Cosa c'era esattamente scritto? La Duncan comincia a
pensare che si tratti della chiave per risolvere il problema degli n-corpi. Se uno
dei matematici dell'istituto di Cambridge inviera un suo lavoro a Stoccolma emol-
to probabile che sia l'assassino.
La Duncan tra l'altro partecipa alla conferenza che tiene il professor Cayley in
difesa della geometria euclidea.

Secondo lui, l'unica via di accesso alla matematica eattraverso Euclide, le cui
opere hanno toccato la massima perfezione nel pensiero matematico. Le racco-
mandava con vigore agli scolari piu giovani e sosteneva che illoro studio non de-
ve essere mai abbandonato ... A uno studente che non abbia padroneggiato del
tutto gli Elementi non dovrebbe essere permesso di avvicinarsi al tempio della
matematica moderna.

Qualche giorno dopo viene ucciso un altro matematico, Philip Beddoes, e poi
ancora Jeremy Crawford. Tutti i lettori avranno a quel punto capito che il titolo
rimanda al famoso concorso e al problema degli n-corpi, rna anche al mistero del-
l'uccisione dei tre matematici, i tre corpi.
Diventa un fatto acquisito che:
- l'assassino deve essere un matematico,
- gli appunti e la formula scomparsa sono la ragione degli omicidi.

Viene incarcerato uno dei matematici che ha vista i tre uccisi poco prima dei
delitti e il pubblico ministero descrive le motivazioni dei crimini:

Sebbene un profano possa avere difficolta a comprendere un crimine a fini ma-


ternatici, la giuria deve rendersi conto che il desiderio di gloria e successo al-
berga nel cuore dei matematici non meno che in quello di chiunque altro.
2008

La popolazione di Cambridge segue con interesse l' evolversi della situazione,


notando che "ultimamente a Cambridge muoiono solo matematici!",
Dei delitti eaccusato Arthur Weatherburn, altro matematico, di cui Vanessa Dun-
can si enel frattempo innamorata. Le motivazioni:

Tutto il suo lavoro dipende esclusivamente dal suo lavoro personale e soprat-
tutto dallavoro che svolge al momento, cioe dal posto di ricercatore offertogli dal-
l'universita: un incarico temporaneo, che puo essere rinnovato 0 no. Nulla di
straordinario se talvolta ha nutrito il timore che le sue capacita non siano al-
l'altezza del compito. Perche un posto di ricercatore non e una borsa di studio,
non viene assegnato per particolari meriti neUo studio bensl per stimolare e so-
stenere il ricercatore. E la ricerca in matematica eun terreno insidioso, dove epos-
sibile andare incontro all'insuccesso e al faUimento anche quando si sono otte-
nuti risultati brillanti negli studio

Spiega il pubblico ministero che deve trattare del mondo poco noto della ricer-
ca matematica e della psicologia per chiarire le ragioni degli omicidi.

La devozione alla matematica e Ie reazioni di fronte a successi e fallimenti possono


turbare la mente del matematico, fino a portarlo alla follia... La monomania del
matematico, il suo continuo rinchiudersi in un mondo di astrazione totale, il bi-
sogno di creare, la pressione costante, coniugata con la profonda delusione per gli
insuccessi, tendono molto naturalmente a produrre un effetto di squilibrio psi-
cologico. La foUia esempre in agguato, pronta a colpire qualsiasi matematico.

Esamina gli articoli scritti dal giovane matematico, pochi; nota la sua frequen-
tazione con famosi matematici, primo fra tutti Cayley,e ne conclude che cercava
di carpire idee per poter arrivare a produrre un lavoro di ricerca di altissimo va-
lore, che gli avrebbe garantito la fama. E uccide per non dividere la fama con nes-
suno. "Si sono commessi omicidi per molto meno", ne conclude.
Invece il difensore cerca di accusare l'ultimo dei matematici morti, Crawford,
morto avvelenato, affermando che si tratta di suicidio, di un matematico non pili
giovane, non pili creativo, che si ereso conto che la dimostrazione che aveva car-
pito ai giovani colleghi non funzionava e si uccide.
Tra i testimoni e chiamato a deporre anche Cayley, per dare un suo giudizio
scientifico suI matematico accusato. E si parla allora di creativita del matematico,
di come nascono Ie idee in matematica, di come si coUabora tra matematici.
Da notare che uno dei giudici si chiama Penrose!
II processo continua, si cercano Ie prove. II matematico accusato si difende per
aver affermato di aver fatto una grande scoperta che riguardava un problema di ma-
trici e non il problema degli n-corpi.
Sara la Ducan ha trovare Ie prove di accusa del vero colpevole, ritrovando anche
Ie carte scomparse con gli appunti suI problema degli n-corpi.
Naturalmente la Duncan trovera la soluzione utilizzando il problema dei tre cor-
pi, facendo una analogia tra il problema matematico e l'uccisione dei tre (corpi) ma-
tematici.
Crimini e misfatti matematici

A me sembra ci sia un singolare parallelismo fra il famoso problema dei tre cor-
pi e il mistero che stai disperatamente cercando di risolvere. 10 vedo due satel-
liti, Akers e Beddoes, che orbitano attorno alIa ben pili grande figura di Craw-
ford e lottano contro le leggi gravitazionali, che li legano inesorabilmente a lui,
per riuscire a sganciarsi e a proiettarsi nell'infinito della gloria indipendente.

La prova per dimostrare chi eil colpevole consistera nell'andare a Stoccolma, il


1 giugno 1888,giorno in cui si aprono le buste del concorso, per cap ire chi ha par-
tecipato da Cambridge. II colloquio chiarificatore sara con Mittag-Leffler. Che tra
l'altro racconta che aveva riconosciuto la calligrafia di Poincare, che vincera il con-
corso. Aggiunge la Shaw nella nota finale:

Poincare scoprl che il manoscritto con cui aveva vinto il premio conteneva un er-
rore, ma se ne accorse solo dopo che il testa era stato stampato sugli Acta Ma-
thematica. Allora insistette perche fossero distrutte tutte le copie della rivista e
ristampate, con la debita correzione, a sue spese. l'operazione gli costo tutto il de-
naro vinto con il premio.

Con l'aiuto di Mittag-Leffler la Duncan riuscira a scagionare il suo innamorato


matematico e a far scoprire il vero assassino.
Un giallo ben costruito che si legge con piacere e che certo puo divertire anche
i matematici. Senza voler affermare che eun giallo per soli matematici!
II secondo libro della Shaw (non ancora tradotto in italiano) si intitola Flowers
Stained with Moonlight [5].

Fig. 4. Copertina di Flowers


Stained with Moonlight
matemattca e c:ultura 2008

La Duncan viene invitata a investigare su un omicidio e con la storia si intrec-


ciano alcune riflessioni soprattutto sull'ultimo teorema di Fermat. A pagina 100vie-
ne enunciato il teorema e si racconta del fatto che la famosa dimostrazione, che
Fermat affermava di avere, non era mai stata trovata. Riportando la frase scritta al
margine della copia di Fermat dellibro di Diofanto "Cuius rei demonstrationem
mirabilem sane detexi. Hanc Marginis exiguitas non caperet," Si parla in partico-
lare di un certo Korneck, di Kempen, Poznania, che ha riscoperto un vecchio e di-
menticato problema, appunto l'ultimo teorema di Fermat.

Sfortunatamente fu messo da parte dalla nascita della moderna teoria dei numeri;
fu considerato non interessante, 0 troppo complicato, anche se sembra che il
mio amico Korneck vi stia dedicando la sua vita.

Si racconta anche la storia di Sophie Germain, le difficolta per portare avanti i


suoi studi di matematica in un' epoca in cui era vietato alle donne l' accesso all'u-
niversita e l'utilizzo della pseudonimo Monsieur Le Blanc. Invio i suoi risultati
sul teorema di Fermat a Gauss che le rispose ammirato. Ci sono altre osservazio-
ni, sempre sul teorema di Fermat, come la discussione tra Augustin Cauchy e Ga-
briel Lame all' Academic des Sciences a Parigi, ove la Duncan si reca per investi-
gare. La discussione tra i due e raccontata in dettaglio, citando gli atti ufficiali
dell'Academie. In particolare, quando Lame afferma di aver dimostrato l'ultimo
teorema di Fermat citando la nota depositata il primo marzo 1847, affermazione
alla quale Cauchy risponde ricordando la sua nota del 19 ottobre 1846, in cui af-
fermava di aver dimostrato 10 stesso teorema. Fu poi Ernst Kummel ha chiarire che
entrambi avevano fallito. Tuttavia queste osservazioni matematiche restano ai
margini della storia investigativa, come invece non era nell'altro romanzo. Nota-
zioni per applicare un metodo scientifico alIa risoluzione della ricerca del colpe-
vole (quali: "dobbiamo cercare di ragionare come si fa in matematica quando si
ha di fronte un apparentemente inspiegabile fenorneno"), compaiono qua e Ia, II
che non sarebbe un problema se il racconto avesse un andamento serrato e con-
vincente. Invece eproprio la storia che risulta lunga e tortuosa e le citazioni ma-
tematiche non aiutano.
II personaggio di G.Korneck, che compare tra i personaggi del romanzo, ha real-
mente inviato una memoria all'Academie desSciences a Parigi riguardo l'ultimo teo-
rema di Fermat, memoria esaminata da Henri Poincare, che notava come uno dei
lemmi citati da Korneck fosse falso, mostrando un controesempio [6].
Catherine Shaw ha pubblicato un altro libro poliziesco nel 2006, The Library
Paradox [7], ispirato al paradosso di Bertrand Russel e, nell'estate 2007, ne esta-
to pubblicato un altro che prendera spunto dalle scoperte di Marconi [8].

Altri libri polizieschi matematici

Nel1995 Martyn Bedford pubblica Acts of Revision [9], tradotto in italiano con
il titolo Esamidi riparazione: un serial killerpost-scolastico. Alla morte della madre,
il protagonista trova in solaio in uno scatolone le sue vecchie pagelle di scuola e si
Crimini e misfatti matematici

convince che i professori sono stati la causa di tutte le sue disgrazie. Decide di eli-
minarli, realta 0 sogno, non si capira. Il capitolo 4 ededicato alla Matematica.

Matematica: la scienza che studia gli enti numerici, le loro proprieta e le loro
relazioni e combinazioni; Ib scienza che studia le configurazioni dello spazio e
la loro struttura, misura ecc.; 2 operazioni matematiche che riguardano un par-
ticolare problema, campo di studi ecc.

Cosl inizia il capitolo. In cui si racconta che l'insegnante di matematica era pa-
kistano, il professor Teja e il protagonista gli manifestava tutta la sua ostilita per la
religione che praticava. E all'avvocato che gli chiede di che religione si trattasse
risponde "La matematica. Il Dio dei numeri. Il fatto verificabile. La certezza," E ci-
ta una frase di Einstein

In quanta si riferiscono alia realta le leggi della matematica non sono assolutamente
certe . E in quanto sono assolutamente certe non si riferiscono alla realta.

E continua a fantasticare e ricordare il protagonista:

Quando gli dissi che non capivo la matematica, lui fece:"Cosa c'e' da capire? So-
no solo numeri, tutto si riduce a numeri. Non c'e conoscenza senza calcolo. I
numeri", diceva "sono essenziali alla comprensione del mondo. Chi ne sa di pin
sull'esistenza, non sono i poeti, gli intellettuali 0 i filosofi, rna chi sa far di con-
to. I matematici".

Non potevano mancare i numeri di Fibonacci, rna il racconto non decolla, tan-
to meno la trama poliziesca. Tra l'altro il professor Teja era morto da tempo.

I Gialli di S. S.Van Dine


THE BISHOP
Molti anni prima, nel 1925,iniziava a scrive- MURDER CASE
re i suoi gialli S.S. Van Dine, creando il perso- A PHILO v AXCE STORY
naggio divenuto famoso di Philo Vance. Una B,

delle prime storie riguarda omicidi tra mate- s. S. VAS n IXE

matici e si intitola The Bishop Murdercase. Cre-


do sia stata scritta nel1928, anche se ho potuto
leggere solo un'edizione del 1929,tradotta poi in
italiano con il titolo L'enigma dell'arciere [10] .

P. F. Collier & Soo Corporation


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Fig. 5. Copertina di The


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BishopMurder Case, 1929

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mat emat ica e cultura 20 08
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Fig. 6. Copertina di
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L'enigma dell'arciere

S.S.vllnDlnf
L'EnlGf'\ft DELL'ftLflERE

COMPAGNIA DEL GIALLO


GRUPPO NEWfON

Praticamente tutti i protagonisti sono dei matematici, tranne Philo Vance. Dopo
i primi omicidi - il primo avviene con arco e frecce (da cui il titolo in italiano) - Van-
ce si convince che l'assassino non pub che essere un matematico e che Ie ragioni de-
gli omicidi non possono che essere matematiche. II capitolo pili interessante e il
21, intitolato Mathematics and murder.
Vance discute con il procuratore:

"Non c'e nemmeno una persona la cui possibile colpevolezza non sia un insul-
to alla ragione", dice Markham.
"10 non direi. Questo e il crimine di un matematico e fin troppi matematici so-
no coinvolti nella vicenda".
"II crimine di un matematico? A me il caso sembra una serie di atti insensati
commessi da un maniaco in preda alla follia omicida".
"II nostro criminale e tutt'altro che un folle. I suoi atti non sono per nulla in-
sensati, rna sono terribilmente logici e precisi. Vero,sono stati concepiti con un
tremendo cinismo, seguendo un senso dell'umorismo macabro e terrificante,
rna presi in se sono assolutamente razionali".
"Come potete conciliare questi crimini con Ie filastrocche di Mamma Oca (che
l'assassino lascia sul-luogo del delitto) con la mente di un matematico? In che mo-
do possono essere visti come atti logici?"
"Per comprendere questi delitti dobbiamo tener conto del bagaglio culturale
dello studioso di matematica, poiche tutti i suoi calcoli e Ie sue specializzazioni
tendono a enfatizzare la relativa mancanza di significato di questa pianeta e del-
la vita umana. Notate, per prima cosa, la vastissima gamma di colori di cui si
occupa un matematico ... Cerca di misurare 10 spazio infinito ... La visione del
(ri mini e misfatti matematici

mondo di un matematico ha prospettive trascendentali, in cui la terra e i suoi abi-


tanti affondano fin quasi a scomparire".
"II matematico si impegna in speculazioni astratte e apparentemente contrad-
dittorie che una mente normale non pub nemmeno afferrare.Vive in un regno
che per quanta ne sappiamo non ha altro significato se non quello di un'inven-
zione della mente.. . In questa regno dei moderni matematici, nulla pub esiste -
re senza le tangenti. Ne Newton ne Leibnitz si sono mai sognati una curva con-
tinua senza una tangente, ossia una funzione continua senza un coefficiente dif-
ferenziale. Va oltre i poteri dell'immaginazione. Nonostante questo, tra i mate-
matici odierni lavorare con curve prive di tangenti e assai comune. Vi sto an-
noiando?", chiede Vance.
"E forse sorprendente che un uomo che ha a che fare con simili concetti colos-
sali e incommensurabili possa col tempo perdere ogni valore e arrivare a provare
un enorme disprezzo per la vita umana? Un simile uomo diventerebbe cini-
co..."."Indubbiamente", risponde Markham.
"I concetti della matematica moderna proiettano l'individuo al di fuori della real-
ta . .. L'esistenza di spazi a cinque e sei dimensioni... II solo giocare con la sem-
plice idea dell'infinito esufficiente a scombussolare la mente dell'uomo medio .. .
L'infinito efinito! 0 come direbbe 10 scienziato,lo spazio eillimitato, rna finito".

Lo scienziato a cui si allude e ovviamente Riemann e le nuove idee sulla geo-


metria, in particolare relative alla curvatura dello spazio. Allusione a Riemann
comparsa qualche anno prima anche nel manifesto Du Cubism, [11], a riprova di
quanta viaggiano le idee matematiche.
La chiave stessa del giallo, la formula matematica per la quale si uccide , elega-
ta al tensore di curvatura di Riemann-Christoffel, importante in teoria relativisti-
ca della gravitazione (ringrazio i colleghi di fisica matematica per i dettagli).

Blte~ = -A , (gUt g.~ - gill

Bllt.~ =0

Fig.7.La formula chiavedi TheBishop Murder Case


metemanca e cultur» 2008

La lezione di matematica

1120febbraio 1951 eandato in scena a Parigial Theatre de Poche un incontro tra


un insegnante di matematica e una studentessa.
Ecco come viene presentato il professore:

E un vecchietto con barbetta bianca; ha gli occhiali, una papalina nera, indossa
una lunga casacca nera da maestro di scuola, un solino bianco, cravatta nera.
Eccessivamente compito, timidissimo, voce attutita dalla timidezza, molto cor-
retto, molto professore. Si frega continuamente Ie mani; di tanto in tanto un Iam-
po Iubrico appare nei suoi occhi, rna esubito represso.

II professore insegna tra Ie altre materie matematica:

Professore: Signorina, vuole che facciamo un po' d'aritmetica, se non Ie dispiace ...
Allieva: Certamente, professore. Non domando di meglio.
Professore: E una scienza molto nuova, una scienza moderna, anzi, per essere
esatti, e un metodo piuttosto di una scienza... E anche terapeutica.

Provera con Ie addizioni, il professore, e I'allieva sara magnifica. Entra subito in


crisi con Ie sottrazioni. E con il contare:

Professore: Lei sa contare, vero? Fino a quanta sa contare?


Allieva: Posso contare... sino all'infinito.
Professore: Impossibile, signorina.
Allieva: Allora mettiamo fino a sedici.

L'allieva non sa distinguere tra un numero piu grande e uno pin piccolo. Da bra-
vo professore, l'insegnante usa degli esempi.

Professore: Ecco qui tre fiammiferi. Ed eccone ancora uno che fa quattro. Guar-
di bene, ce ne sono quattro, ne tolgo uno, quanti ne restano?
Allieva: Cinque.
Professore: Non ci siamo. Lei ha tendenza a sommare. Ma bisogna anche sot-
trarre. Non basta integrare, occorre anche disintegrare. E Ia vita. E
Ia filosofia. Ela scienza. E i1 progresso, la civilta.

Ebrava con Ie moltiplicazioni, l' allieva, non perche Ie sappia fare, rna perche ha
imparato a memoria tutti i possibili risultati che si ottengono moltiplicando tut-
ti i numeri possibili! Ma il professore non e soddisfatto.

Professore: In matematica cia che conta e comprendere; solo attraverso un ra-


gionamento simultaneamente induttivo e deduttivo lei avrebbe do-
vuto trovare il risultato. La matematica e nemica mortale della me-
moria. Percio io non sono affatto soddisfatto.
Nel corso de1.dramma, la timidezza del professore scomparira progressivamente,
insensibilmente. I bagliori lubrici dei suoi occhi finiranno per diventare una fiam-
rna divorante, ininterrotta; d' apparenza pill che inoffensivo al principio dell' atto,
egli diventera sempre pill sicuro di se, nervoso, aggressivo,dominatore, tanto da gio-
carsi a suo piacere l' allieva. Iniziera a torcerle un braccio, a maltrattarla sino a
prendere un coltello. Vuole che l'allieva rip eta il nome dell' oggetto - il coltello - in
molte lingue. "Professore: Attenzione... II coltello uccide," E il professore uccide
l' allieva. A coltellate. E la governante 10 rirnprovera:

Governante: E dire che io la avevo avvertita un momenta fa: l'aritmetica con-


duce alla filologia e la filologia conduce al delitto...

L'atto unico si chiude con una nuova allieva pronta per la lezione di matematica...
Si tratta del dramma comico La lezione di Eugene Ionesco [12].
Un thriller matematico surreale.
Nello stesso anno, il1951, Raymond Queneau e Pierre Kast realizzano un breve
film di sette minuti. Doveva essere l'inizio di una serie, una sorta di enciclopedia
cinernatografica, rna l'impresa non venne continuata. II titolo: A comme Arithme-
tique [13,14]. Una lezione di aritmetica tenuta dallo stesso Queneau. Con una
espressione serissima, 10 scrittore francese enuncia grandi banalita sui numeri.
Enuncia alcune loro proprieta, cornpie somme e sottrazioni tra fiammiferi (una
influenza diretta della Lezione di Ionesco?), petardi, pezzi di ghiaccio, ciclisti e tan-
te altre cose. Per sottrarre, semplicemente butta gli oggetti dalla finestra. La sua
lezione viene interrotta da irnprovvisi lampi di musica e irnmagini. Non si tratta di
un film poliziesco, rna certo di una delle pill belle lezioni di matematica surreale
mai viste al cinema.

Bibliografia

[1] M. W. Gray (1990) Review of Advanced Calculus of Murder by E.Rosenthal,The Mathe-


matical Intelligencer, vol. 12, n. I, p. 77-79
[2] E. Rosenthal (1986) Calculus of Murder, TheMathematical Mistery, St. Martin's Press, New
York, 1986; ed. it. Equazione di morte, il Giallo Mondadori, Milano, 1987; Advanced Cal-
culus of Murder, St. Martin's Press, New York
[3] M. W. Gray (2005) Reviews, The Mathematical Intelligencer, vol. 27, n. 2, pp. 88-91
[4] C. Shaw (2005) The ThreeBody Problem, a Cambridge Mystery, Allison and Busby Ltd,
Londra; ed. it. IIproblema dei tre corpi,Classici del Giallo Mondadori, Milano, 2006; R.
Montgomery (October 2006) Review of The ThreeBody Problem, a Cambridge Mystery,
Notices of the AMS, Vol. 53, N. 9, p. 1031-1033
[5] C. Shaw (2005) Flowers Stained with Moonlight,Allison and Busby Ltd, Londra
[6] in [5] p.267
[7] C. Shaw (2006) The LibraryParadox, Allison and Busby Ltd, London
[8] C. Shaw (luglio 2007) Riddle of the River,Allison & Busby Ltd, Loridon
[9] M. Bedford (1996) Acts of Revision, Bantam press; ed. it Esami di riparazione, Bompia-
ni, Milano, 1996
metematica e culture 2008

[10] 5.5. Van Dine (1929) TheBishop MurderCase, P.E Collier & Son Corp, New York, ed. it.
Tenigma dell'arciere, Compagnia del Giallo, Gruppo Newton, Roma, 1993
[11] A. Gleizes, J. Metzinger (1980) Du Cubism [1912], Presence, Sisteron
[12] E. Ionesco (1961) La lezione, Einaudi, Torino
[13] P. Kast e R. Queneau (regia di) (1951) A commeArithmetique, con R. Queneau, pro-
duzione Le Trident, Francia
[14] M. Emmer, I numeridi Queneau, in corso di stampa in atti Queneau: la scrittura e i suoi
multipli, Ricerche Malatestiane, Ass. Sigismondo Malatesta, Bulzoni editore
Si veda anche:
M. Emmer (2007) Visibili armonie:arte, cinema, teatro, matematica, Bollati Borin-
ghieri, Torino
La storia di Arne Beurling

KjELL-OVE WIDMAN, BENGT BECKMAN

Uno dei risultati di maggior rilievo ottenuti dai servizi di intelligence durante la
seconda guerra mondiale fu la decod ifica del piu complesso sistema di comuni-
cazione crittografica in uso presso i tedeschi, il T52 Geheimschreiber, conosciuto
anche come Sturgeon (Storione, Fig.I). L'artefice di questa impresa fu Arne Beur-
ling, un giovane professore svedese di matematica. n suo successo fu reso ancora
piu straordinario dal fatto che egli lavoro completamente da solo e partendo pra-
ticamente da zero, senza ness una conoscenza iniz iale dei metodi impiegati nei
procedimenti di crittografia. Eppure gli occorsero meno di tre settimane per com-
prendere il funzionamento del sistema e sviluppare un metodo di crittoanalisi.
Grazie ana sua scoperta, le auto rita svedesi furono in grado di decifrare e leggere
circa 250.000messaggi scambiati tra l'ambasciata tedesca e i1 ministero degli affari
esteri a Berlino e tra i1 quartier generale tedesco a Berlino e Ie truppe tedesche in
Norvegia e Finlandia.

Fig. I. T-52 Geheimschreiber Fig. 2. Arne Beurling, 1940

- - - - --- -- ----- - - --
matern atlca e cultu re 2008

Nel1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, Arne Beurling (Fig.2) ave-
va 34 anni e lavorava gia da due anni come professore di matematica all'Universi-
t30 di Uppsala. Venne arruolato nel Dipartimento di crittoanalisi dello stato mag-
giore (in seguito noto come FRA) e fu subito in grado di decifrare con grande sue-
cesso le comunicazioni della marina sovietica. Nel1940 gli fu assegnato il compi-
to di decifrare illinguaggio in codice utilizzato dai tedeschi nelle comunicazioni
tra Berlino e le forze occupanti in Norvegia. Diversamente dai sistemi russi, i cui
principi erano ampiamente noti e studiati, il nuovo sistema tedesco era apparen-
temente un mistero e si fondava su idee rivoluzionarie rispetto al passato. Il ma-
teriale di partenza non fu altro che una serie di dieci 0 dodici telegrammi tedeschi
crittografati trasmessi il2S maggio 1940,ognuno della lunghezza di alcune centi-
naia di caratteri soltanto (Fig. 3).

H e S"U'''n ·.. · ~- . : ·'_ r :="· . i. ....


If st ... r 5 4 Sf' h •• I S h 4 • • SI J r Il •• U U,,,,,
! J S''''h" IIISS $I Sh ...... " I til J JJ U J J J J J J. CH """" ~-I . c-;. .. ,
t."
~ . l IS .. ,r 1."S l tUvo , Sw,I ISI CIlS.ocIlS, I. rft,n'hu SV.rll . . .. 'nUul'
ce llSlU t . r.. II' Ihp SJJ H 1 5" " " t51 I toSS 55 re Uht I H e " " " 54 z '"
'54 .,1 t JH ,,,,,". hlil.1II1".S " Sf~"OO 'z '"'' "' v 411 J '1 ",. t,.5 Sdk
"'.' S 141! 51 I aoU 5 J '''''' r 54~ n, t Jcll." U $k "hi,. U,-S llIJU IS 5 5,1, , I

55 ~ ~ III s.v 11 SSJ' II t 5 SlIt I h I I lIIu" II, rJjI 5" 154 USS4JS' CliS It "SH !
' .• ,C .. j . . . . ,5II .. c ~IInSV.r. h'~'t4U.. IJ.hJ " UO J"Il' • • 41 ;~ , ..
~ .•UO••uhflf l.,J J ,J .SIlI.,h~~ , IISSIl-.-.;;;I;· ;;~~;I~~ ~-;-,7,
....5S~ .._. , I , .... 11" 'lISeS,., r' lllu " ... ..., U I. r ' I Ir t I'" Sq •• us SU , 55
[,h'U.'hh'U,h54JUIIIJ trS. I I "I ' l t h S Vl 54 U ' S. l f I Il I C ., t O ' t·~ ,
1.!.!~!~.:!.:'" U Shi c III t I,a II,UUD I S I a II" "S. ,III ' 4-1I;-~';-S'; S~ ';~~.~·J·h'''~ ~~
1151I I",,, UU", 'U J' Sill t ill I a tl .. t h: I"; ~':;-;;;'a ~-;~·.I.'.~-;-"-;:;Sll
~" II Ut tr -501 S1a II' ,uhell t4 IIJS .!.~!'.!..~.' e llI ~~!.f '~~.f 5_4J' ~-S-~:-f ~'.~-~;;',
~ ~~~ II IS " J h S ' S ~ S S SS h llllll ' h ' ''' h P ll h P '' ''' I '' ' ' ''''·I·~·e ; ~ t-'·1
ir,' l PIli' ".. 14 ' 5 J 1" t" ,Ill 11 1111 t , . , "IIloa I ;'I;;'~ ~;;;~;~-~~ II: ~'O;:::-(
.c o , . a.... ' I Uq l k4l1U.,htJ U, .. , "' ''1''''11,. llvd I., ...~~~ t~;;;:::
• ' 01 I t . I h , Oqdll.aooUn . . . ,lq4' Jr ,_;~:; ~~-, I d; t l ·l·~ :;;;;;;;;;c
• td l dC,I'. ''''','''UU IIU.ShfSwfh ll.. l' ' Ullh."I I. hnhc 1IIIIt I
U'uSuut o , u" . IlH t 1, ... ldJ •• "oj r ov wClIVJ" "' . 4. v " l , '. "1 ' , II,
$o4, . 't l"ll.u"'ll 1SnIMU,.1 t , IIU III U III , t " "U JJ o h . I H . , t , . ;
I IJ IIld··,,., ,.,,,..04.011 J t t h .... IUI fa nlll J, I J' 1" I pI 1'I o,,, tu
11" .Ilv •• IIIJ II., 14 4 tllq4 , l u I f4 0" 'd, .. " ll• ., I tJ! 114 ,. Oi l " SIl'" ." vII
, .JI"'OJ tlll."lIt.I'h:'ll t'tl'l tIl IlJ,"l 'Jllklll "'d . ' •• t~1
CII U IfI"h'SdIll.J' ."Jh'O"f't't' O" I'IIIIlS .'k'I'Sd.I ;.~(
....U.'''''''',.'........ t J" II; tJ .~I '.' f't h ili,.., .. ... , u., I J,.,I. I
Fig. 3. Telegramma tede sco crittografato

Nell'arco di dieci giorni, egli fu in grado di comprendere il funzionamento del-


la macchina TS2 e del suo sistema di crittografia e, grazie alia collaborazione dei
colleghi della FRA,gli servl soltanto un'altra settimana per produrre dei testi com-
pletamente decodificati. Vale la pena sottolineare che il Geheimschreiber era con-
siderato il sistema pili sicuro tra i linguaggi crittografati tedeschi. Veniva infatti
usato per le comunicazioni tra Berlino e i capi di stato maggiore dell'esercito e
dell'aeronautica nei Paesi sotto occupazione (la Norvegia in questa caso) . Per ren-
dere l'idea, il famoso sistema Enigma non veniva ritenuto altrettanto sicuro e ve-
niva usato solo a livello tattico.
Corn'e possibile che il pili sicuro dei codici cifrati di una delle nazioni tecnolo-
gicamente pili avanzate al mondo potesse essere decifrato da una persona sola,
soltanto per mezzo di un testa in codice e senza una conoscenza pregressa del si-
stema? Con Enigma, Ie cose erano andate diversamente: la sua decifrazione aveva
di

richiesto un lavoro preliminare da parte della Polonia e della Francia, spionaggio


e stratagemmi, e un lavoro di squadra coordinato, prima che i britannici potesse-
ro disporre in maniera tempestiva di interi testi decifrati.
Ci sono, sostanzialmente, due motivazioni:
1.Arne Beurling era un uomo straordinario, da molti considerato un genio.
2. Le circostanze furono allo stesso modo eccezionali e favorevoli.

Beurling aveva acquisito familiarita con la crittografia e la crittoanalisi duran-


te il servizio militare, nei primi anni trenta, e aveva destato un po' di preoccupa-
zione quando spiego ai colleghi di essere riuscito a 'rompere' un linguaggio crit-
tografato in uso presso l'esercito svedese attraverso la lettura del testa in chiaro, cioe
disponendo del messaggio crittografato e di parte del corrispondente testa di par-
tenza. Rimase poi in contatto con le autorita e quando, il primo settembre 1939,la
Germania invase la Polonia, fu immediatamente messo allavoro per interpretare
i sistemi russi di scrittura crittografata. La Svezia all' epoca vedeva l'Unione So-
vietica come la minaccia piu grande, essendo stata quasi ininterrottamente in guer-
ra con la Russia per 600 anni, fino al1809. Dopo tale data, la Finlandia sembrava
aver assunto la funzione di Paese-tampone. Tuttavia, il30 novembre 1939,la Fin-
landia fu attaccata da imponenti contingenti sovietici. La Russia era di nuovo a
caccia, e sembro ovvio che la Svezia sarebbe stata la prossima preda di Stalin.
Arne Beurling ebbe un ruolo fondamentale nella decifrazione dei sistemi di crit-
tografia della marina sovietica del Baltico e di altri codici cifrati russi. Su questa
fronte, gli svedesi lavorarono in collaborazione con i finlandesi, di fatto gia grandi
esperti di codici russi. La loro capacita di lettura dei messaggi cifrati russi fu uno dei
fattori chiave nella coraggiosa lotta ingaggiata contro le forze dell'Unione Sovietica.
Ma quando, il 9 aprile 1940,le forze armate tedesche attaccarono la Danimarca e la
Norvegia,la Sveziasi trovo completamente circondata, da una parte dall'esercito te-
desco e dall' altra da quello russo. Gli svedesi si resero subito conto che la neutralita
dichiarata dai paesi scandinavi allo scoppio della guerra non avrebbe fornito alcu-
na protezione: i1 pericolo di un attacco tedesco era imminente.
Subito dopo l'invasione della Norvegia, l'ambasciatore tedesco a Stoccolma ri-
chiese alle autorita svedesi il permesso affinche le forze armate tedesche potesse-
ro continuare a usare la linea telefonica e telegrafica che collegava Oslo a Gote-
borg e al continente. Quando i1 ministro della difesa rivolse la questione al capo del-
la FRA,egli rispose: "Protestate in ogni possibile modo, rna bisogna ringraziare il
cielo per questa opportunita," II governo svedese acconsenti, pertanto, alla richie-
sta. Questo accordo rese possibile l'installazione di cimici nella centrale dei ripe-
titori a Goteborg e la registrazione del traffico di messaggi tra le truppe tedesche
in Norvegia e il quartier generale a Berlino. Dopo alcune difficolta iniziali, ri-
guardanti il fatto che il sistema T52 era un sistema di telescrivente duplex,la FRA
cornincio a registrare messaggi cifrati in massa. In seguito, si venne a sapere che
l'ambasciata tedesca a Stoccolma usava un simile sistema criptato e pertanto ven-
ne intercettato anche il traffico proveniente da 11.
Come spesso accade, i problemi tecnici ostacolarono l'impiego della registra-
zione del traffico tedesco: si verificarono errori di registrazione e disturbi; e quan-
do Beurling incomincio a esaminare le migliaia di telegrammi in arrivo, si rese
2008

conto che c'erano diversi tipi di errori e alterazioni nei messaggi crittografati. Par-
te delle comunicazioni avvenivano pero in chiaro, in particolare i1 traffico tra gli
operatori del sistema crittografico. Attraverso queste trasmissioni, Beurling riuscl
a studiare le abitudini degli addetti tedeschi al linguaggio cifrato e le tecniche che
utilizzavano per far fronte aIle difficolta, Ma egli aveva bisogno di una ripetizione
della chiave di messaggio, cioe di messaggi crittografati esattamente nello stesso
modo, e senza errori. Dopo aver esaminato i messaggi inviati in diverse giornate,
ne riscontro un numero interessante, che sembravano essere completi e senza er-
rori, trasmessi il25 e il27 maggio, e si mise a lavorare su questi.
Per comprendere meglio sara necessario addentrarsi un po' di pin nel funzio-
namento del sistema T52. In sostanza, si trattava di ~n terminale telefonico con
telescrivente provvisto di un dispositivo codificante. La telescrivente era un siste-
ma precursore della moderna comunicazione di dati, dotato di un sistema di crit-
tografia per cui lettere e numeri erano rappresentati da cinque bit (i sistemi mo-
derni utilizzano un codice a 80 16 bit). Poiche solo 32 caratteri potevano essere rap-
presentati con cinque bit, esisteva un carattere maiuscolo, molto simile a quello
del tasto SHIFT sulle macchine da scrivere e sulle tastiere, che aumentava il numero
dei caratteri fino all'incirca a 58. Se un carattere maiuscolo, pero, veniva alterato,
per esempio quando arrivava a destinazione in maniera incorretta, una lunga par-
te del messaggio risultava illeggibile. Per evitare questa evenienza, gli operatori
tedeschi inserivano ulteriori caratteri maiuscoli, spesso molti di seguito, come si
puo vedere all'inizio del messaggio in Figura 3. Inoltre, all'inizio dei messaggi, gli
operatori usavano segnali di chiamata tratti dal codice telegrafico, il codice Q, del
tipo QRV= "capitol" 0 espressioni quali ((ALLES KLAR".
Un altro punto debole si rivelo il sistema di criptaggio. Le chiavi di criptaggio ge-
stite dagli operatori erano due: una (chiamata QEK) era giornaliera, mentre l'al-
tra veniva scelta a caso dall'operatore per ogni messaggio (QEP). Per facilitare l'az-
zeramento della QEK,0 Tagesschliissel, il T52 era dotato di un meccanismo a ma-
novella, rna ogni volta che veniva azionato, esso resettava automaticamente anche
la variabile QEP,0 Spruchschlitssel. In seguito, pero, molti operatori si dimentica-
vano di selezionare una nuova chiave QEP, il che naturalmente portava alIa temu-
ta apparizione di messaggi in chiave ripetuta. La ripetizione della chiave era spes-
so causata anche dalla ritrasmissione di messaggi. Le normali pratiche di crip-
taggio dell' epoca prevedevano che se un messaggio dovesse essere ritrasmesso,
per esempio quando giungeva a destinazione alterato, risultando illeggibile, si uti-
lizzassero esattamente Ie stesse impostazioni della prima trasmissione (per evita-
re un ulteriore problema con Ie chiavi ripetute). Tuttavia, con il T52, a causa della
conversazione dell'operatore che precedeva ogni messaggio, il contenuto della ri-
trasmissione non era identico all'originale, e apparivano fatalmente due messag-
gi diversi rna crittografati allo stesso modo.
Le chiavi ripetute e Ie frequenti conversazioni tra operatori furono il punto d' at-
tacco di Beurling. Nel confrontare i messaggi in chiave ripetuta, egli nota che bre-
vi sequenze identiche di lettere apparivano in due o pin messaggi, alla stessa distanza
dall'inizio e giunse alIa corretta conclusione che esse erano causate dall'uso con-
tinuato degli operatori di caratteri maiuscoli e segnali comuni di chiamata. Fu an-
che in grado di comprendere come i caratteri maiuscoli e i caratteri del codice Q,
La storia di Arne Beurling

come Q, ReV venivano convertiti dal processo di crittografia, e ne dedusse il fun-


zionamento del meccanismo di codifica della macchina T52.
Naturalmente, per gli standard attuali, il crittoalgoritmo della T52 non era ec-
cezionale, rna all'epoca sembrava un sistema sicuro e di eccellenza; senz'altro 10sa-
rebbe stato, se usato in maniera appropriata. n processo di crittografia pub esse-
re descritto brevemente come segue: i bit del carattere del testa in chiaro veniva-
no incrociati attraverso il connettivo logico della disgiunzione esclusiva (XOR)
con i bit di una sequenza prodotta dalla macchina, per cui i bit risultanti veniva-
no modificati sempre secondo una sequenza di chiave. Talisequenze venivano let-
te a partire da dieci dischi aventi codici formati dalla successione delle cifre 0 e 1
lungo illoro perimetro (per dettagli si vedano [1-4]). Questi codici avevano di-
verse lunghezze, il che dava all'intero meccanismo un periodo eccessivamente lun-
go, circa 9x1017, che costituiva una delle ragioni per cui si credeva che l'algoritmo
fosse cost sicuro. Con le moderne tecnologie informatiche, ci sarebbero altre pos-
sibilita di condurre un attacco , anche senza ripetizioni della chiave di messaggio.
In realta, gia ne11943, la FRA elaboro un attacco sulla base di un solo messaggio
avente una certa lunghezza, rna si trattava di un metodo cosl laborioso che fu uti -
lizzato solo se i sistemi pili semplici non avevano prodotto risultati.
Avendo inte rpretato con successo la crittografia T52 solo grazie alla teoria e a
carta e penna, Beurling si mise a lavorare sul progetto di una macchina decodi-
fieante cap ace di decifrare automaticamente i messaggi in arrivo. La compagnia
telefonica Ericson produsse circa 40 di queste macchine decodificanti, chi am a-
te "Apps", forma abbreviata per "Apparatus" (Fig. 4). Per costruire la telescri-
vente furono utilizzati materiali Siemens; una beffa oltre al danno, visto che an-
che le macchine T52 erano prodotte da Siemens. A quel punto, venne istituita
una piccola industria di crittoanalisi nella sede di Karlbo della FRA. Ogni mat-
tina i crittoanalisti svedesi recuperavano la chiave QEK giornaliera e la maggior
parte dei messaggi in arrivo veniva decifrata il giorno stesso, in particolare quel-
Ii che venivano ritenuti importati e segnalati con Geheime Kommandosache (im-
portante segreto militare) e Chefsache (affare di comando). n numero di mes-
saggi T52 decifrati e consegnati fu: nel 1940,7.000; ne11941, 41.000; nel1942,
120.000; ne11943, 71.000.

i
I
II
I

Fig.4. App, mac-


china decodifi-
cante, con tele-
scrivente Sie-
mens
matemetlc» e culture 2008

Dopo il1943, il numero di trasmissioni militari decifrate incomincio a ridursi.


La ragione di tale declino fu il fatto che nel1942 i tedeschi scoprirono che gli sve-
desi stavano intercettando Ie loro comunicazioni e cominciarono a prendere con-
tromisure, tra cui: l'utilizzo di un altro tipo di macchina cifrante, la SZ40 (detta
(Tunny'), il reindirizzamento del traffico in maniera da evitare i cavi svedesi,l'in-
troduzione di migliori procedure di gestione delle chiavi e ulteriori miglioramenti
al crittoalgoritmo della T52. In totaIe, vennero costruiti cinque modelli di T52: il
T52a e il T52b,identici dal punto di vista crittografico, seguiti poi dalle versioni mi-
gliorate T52c, T52d, T52e. I crittoanalisti svedesi si adoperarono con ingegno per
rispondere con la stessa moneta. Venne fatta presto irruzione nel sistema di fun-
zionamento del modello C; al contrario, il modello D non venne mai decifrato,
mentre riuscirono a intercettare solo poche comunicazioni del modello E. La mac-
china SZ40 fu ugualmente sconfitta dalla FRA: un'altra grandissima impresa, da-
to che illavoro parti di nuovo da zero. Anche il Bletchley Park, il dipartimento di
crittoanalisi britannico, considerava la SZ40 piu complicata della macchina Enig-
ma e, allo scopo di decifrare il suo sistema crittografico, progetto e costrul la mac-
china 'Colussus'. Purtroppo pero, le comunicazioni cifrate con la SZ40 si dimo-
strarono di scarso valore pratico. Mentre l'abilita della FRA di leggere Ie comuni-
cazioni tedesche si indeboliva e scompariva, la guerra prese un' altra piega, e il pe-
ricolo di un'occupazione tedesca della Svezia venne in seguito ridimensionato.
Durante i momenti piu critici, gli svedesi mantennero sempre attivo illoro pre-
zioso "buco della serratura" sulla macchina da guerra tedesca.
Leggendo i messaggi T52, gli svedesi furono in grado di seguire 10 schieramen-
to e la posizione delle truppe dell' esercito tedesco in Norvegia e Finlandia. Anche
altre preziose informazioni vennero raccolte attraverso i rapporti giornalieri inviati
da Berlino a tutti i comandanti. Per esempio, grazie ai messaggi decifrati, venne-
ro raccolte informazioni sull' operazione Barbarossa, l' attacco tedesco all'Unione
Sovietica, con diverse settimane di anticipo: in particolare, non appena fu decisa
dal comando supremo tedesco, la Svezia venne a conoscenza della data esatta pre-
vista per l' operazione. In conseguenza dell'invasione tedesca,la Finlandia intraprese
la riconquista del territorio che aveva dovuto cedere ai sovietici ne11940, avvian-
do la cosiddetta guerra di continuazione, per la quale ottenne aiuto dai tedeschi,
che inviarono le loro truppe in Finlandia. Ancora una volta vennero usate le linee
di telecomunicazione suI territorio svedese; ancora una volta le informazioni fu-
rona intercettate e raccolte. Con tutta probabilita, Ie comunicazioni crittografate te-
desche avrebbero rivelato i piani per un eventuale attacco tedesco alIa Svezia,for-
nendole un ampio margine di avviso. Naturalmente tale attacco non venne mai
pianificato seriamente, ne tantomeno realizzato.
La figura di Arne Beurling (Fig. 5) era e rimane piuttosto misteriosa. La sua vi-
ta fu caratterizzata da una brillante carriera di maternatico, nella quale egli si di-
stinse come eccellente docente e professore. Allo stesso modo, era fisicamente mol-
to forte e un buon ginnasta: gli piaceva praticare attivita all'aria aperta, andare a
caccia e veleggiare nell'arcipelago di Stoccolma. Si dice che avesse un carattere
molto violento e che avesse un debole per l'alcol e Ie donne. Poche tra Ie molte sto-
rie che si narrano su di lui -trovano effettivo riscontro, rna un avvenimento ben
documentato accadde poco prima di Natale ne11939. Yves Gylden, nipote dell'a-
La storia di Arne Beurling

stronomo e figlio di madre francese, era bilingue e divenne specialista di codici


diplomatici francesi. All'epoca, Gylden e Beurling stavano lavorando insieme sui
sistemi di cifratura a blocchi, rna avevano idee molto diverse su come attaccarli, in
particolare per quanta riguarda i metodi statistici, per i quali Beurling trovo Gylden
carente nella comprensione teorica. Per questo motivo Beurling fece un rimprovero
al collega e il tutto sfocio in una rissa dalla quale Gylden usc! con evidenti botte e
segni in faccia. L'inclinazione di Beurling per l'alcol e le donne non si addiceva al-
la vita militare, per cui dopo i primi due anni di guerra dovette lavorare da casa pro-
pria 0 dal suo studio all'universita, invece che dalla sede della FRA. Una delle sue
amiche aveva un altro legame con le vicende di guerra: Anne-Marie Yxkull, tren-
tunenne in questa fotografia del 1946 (Fig. 6), era stata sposata con un nobile te-
desco, Alexander von Uexkiill-Gyllenband, il cui padre era uno dei fautori della
congiura contro Hitler del 1944;l'esecutore materiale della fallito attentato, Claus
von Stauffenberg era proprio il cugino del marito di Anne-Marie.

Fig. s. Arne Beurling, ca. 1960

Fig. 6. Anne-Marie Yxkull,


arnica di Beurling, 1946
_
mate mat ica e cultu ra 2008
.•..._.....•.- ... ..
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!

Dopo la guerra, Arne Beurling prosegulle sue ricerche nel campo della mate-
matica, costruendosi una solida reputazione grazie allavoro sull'analisi arrnoni-
ca. Io studio di funzioni armoniche e di funzioni analitiche. Nel1952, gli fu proposto
un incarico all'Institute for Advanced Study di Princeton, dove prese il posto di
Albert Einstein, da poco scomparso. Beurling rimase negli Stati Uniti fino alla
morte, causata dal cancro, nel1986 , avendo creato la leggenda di un matematico ge-
niale rna enigmatico, e anche di un crittoanalista capace di concretizzare la sua
opera migliore nel momento in cui il suo paese ne aveva pin bisogno.
Ulteriori informazioni su Arne Beurling e le sue imprese durante la seconda
guerra mondiale si trovano nellibro di Bengt Beckman - rivisto e tradotto da
Kjell-Ove Widman - disponibile in svedese, inglese, tedesco e italiano.

Arne Beurling
e lacrittografia nella II guerra mondiale

Bibliografia
[1) B.Beckman, revisione di K.-O.Widman (2005) Svenska kryptobedrifter. HurArne Beur-
ling kniickte den tyska chiffertrafiken, Bonniers, Stoccolm a
[2) B. Beckman (2002) Codebreakers. Arne Beurlingand the Swedish Crypto Program Du-
ringWorld War II, American Mathematical Society, Providence RI, traduzione di K.-O.
Widman
[3) B. Beckman (2006) Arne Beurling und Hitlers Geheimschreiber, Springer, Heidelberg,
traduzione di K.-O. Widman
[4) B. Beckman (2005) Codici cifrati. Arne Beurling e la crittografia nella II guerra mon-
diale, Springer, Milano, Traduzione di C. Ancona
Matematica e romanzi gialli

CATHERINE SHAW

II genere del romanzo poliziesco nasce da un desiderio essenzialmente anglosas-


sone, sorto nel diciannovesimo secolo, di dare un aspetto pin intellettuale e rigoro-
so al romanzo gotico classico, arricchendolo di circostanze misteriose dalla natura
impressionante e inspiegabile, piuttosto che di atmosfere oscure e spaventose.
Al primo detective apparso in un romanzo.Auguste Dupin) frutto del genio di Ed-
gar Allan Poe ne11841) fece seguito il primo romanzo giallo inglese, scritto dalla
penna di Wilkie Collins. Tuttavia, si puo affermare che il primo scrittore a intro-
durre un legame esplicito con la matematica fu Arthur Conan Doyle. II suo detec-
tive) Sherlock Holmes) colloca il ragionamento logico e la deduzione molto al di so-
pra di tecniche investigative "terra-terra", come la ricerca di indizi materiali 0 le con-
clusioni psicologiche derivate dall) osservazione delle personalita coinvolte nel
giallo. Non che egli non faccia ricorso a queste tecniche, in realta presenti in gran-
de quantita e utilizzate con molta cornpetenza, rna e il ruolo comparativo della de-
duzione e dell'eliminazione che produce il primo legame tra romanzo giallo e ma-
tematica. Questa corrispondenza e sottolineata dalla personificazione dell)arci-
nemico di Holmes in Moriarty) professore di matematica, I'unico criminale che
Holmes abbia mai considerato alla sua altezza.
Diversi racconti riconducono pin 0 meno esplicitamente alla matematica I'uso
della logica rigorosa nella risoluzione di misteri, in particolare del tipo della "stan-
za blindata", C'e da dire) pero, che per molti decenni questa corrispondenza, quan-
do esistente, e stata espressa presentando colui che risolve l'enigma come un ma-
ternatico, sottolineando la sua capacita straordinaria di ragionamento, piuttosto che
attraverso l'uso effettivo di una specifica forma di matematica. Uno splendido
esempio ne eil racconto IIproblemadella cella n. 13 1) scritto dal giornalista e scrit-
tore americano Jacques Futrelle, perito nell'affondamento del Titanic ne11912. II
protagonista della storia, il professor Van Dusen, dotato di un'eccellente capacita
di ragionamento logico, accetta la scommessa di riuscire a evadere da una cella di
massima sicurezza entro una settimana - e vi riesce. Nel racconto, il personaggio
epresentato in questi termini:
Praticamente tutte le lettere dell)alfabeto rimaste libere dopo il battesimo di Au-
gustus S. F. X. Van Dusen erano state acquisite dallo stesso gentiluomo nel cor-

1 N.d.T.:Titolo originale The Problem of Cell 13.


metematlca e culture 2008

so di una brillante carriera scientifica. E, essendo state ottenute onorevolmente,


erano andate ad aggiungersi al suo nome. Questo, dunque, con tutto quello che
gli apparteneva, formava una struttura imponente e meravigliosa. Van Dusen
era Ph. D, LL.,F.R. S., M. D. e M. D. S., vale a dire dottore in filosofia, dottore in
legge, membro della Royal Society, dottore in medicina e persino dottore in
odontoiatria. Era anche una quantita di altre cose - nemmeno lui era in grado
di ricordarle tutte - ottenute attraverso il riconoscimento delle sue capacita da
parte di universita e di istituzioni scientifiche straniere.
[... ] II professor Van Dusen era di lontana origine tedesca. Per generazioni i suoi an-
tenati si erano distinti nelle scienze, e lui ne era il naturale risultato: un genio. In pri-
mo luogo, e soprattutto, era un logico. Almeno trentacinque anni del mezzo seco-
10 circa della sua esistenza erano stati dedicati unicamente a provare che due e due
fanno sempre quattro, fatti salvi certi casi particolari quando fanno tre 0 cinque, a
seconda delle circostanze. In linea di massima partiva dall' affermazione generale
secondo la quale tutte le cose che hanno un inizio devono andare da qualche par-
te, ed era perfettamente in grado di applicare la potenza mentale dei suoi antena-
ti a qualunque problema gli venisse sottoposto. Per inciso, si pub anche rimarcare
che il professor Van Dusen portava cappelli della misura numero otto.
II mondo, in generale, conosceva vagamente il professor Van Dusen come la
"Macchina Pensante". Era stato un giornale a coniare questa soprannome in se-
guito alla strabiliante prova che il professore aveva dato di se nel corso di un
torneo di scacchi; in quell'occasione, infatti, aveva dimostrato che, grazie alla
forza della logica, una persona totalmente digiuna di quel gioco era in grado di
sconfiggere un campione che aveva dedicato tutta la sua vita a studiarlo.
La Macchina Pensante! Forse quella era la definizione che 10 descriveva meglio
- molto di piu delle sue tante iniziali - poiche solo lui soleva passare settimane
dopo settimane, mesi dopo mesi, nella solitudine del suo piccolo laboratorio da
dove, poi, se ne usciva con ragionamenti e riflessioni tali da sbalordire le asso-
ciazioni scientifiche e creare scalpore nel mondo intero-,

La trasformazione del grande pensatore logico da detective (Sherlock Holmes)


a realizzatore di imprese impossibili prima (Professor van Dusen), e a sinistro e me-
todico criminale poi, estato un passo breve. Nel racconto di Agatha Christie Euc-
cello con l'ala spezzata del 19303, l'assassino, un matematico solo e isolato, evoca,
senza mai realmente descriverlo, 10 stereotipo secondo il quale la purezza e l' a-
strazione della lora materia rende i matematici immorali e parzialmente folli. Una
versione molto piu evoluta del matematico-assassino per definizione appare nel ro-
manzo giallo L'enigma dell'alfiere', scritto da S.S.Van Dine nella stesso anno. Nel-
l'opera di Van Dine, troviamo un ritratto estremo del matematico, quale persona
allo stesso tempo fredda e disumana; l'assassino ideale, completamente distacca-
to dalle normali preoccupazioni ed emozioni umane:

I concetti della moderna matematica proiettano l'individuo fuori dal mondo


della realta in una pura astrazione del pensiero e conducono a quella che Einstein

2 N.d.T.:Testo italiano tratto da]. Futrelle(2002) II problema della cella n. 13, PolilloEditore,Milano, pp. 7-9.
3 N.d.T.:Titolo originale The Bird with the Broken Wing.
4 N.d.T.:Titolo originale The Bishop Murder Case.
Matematica e romanzl

definisce la forma pili degenerata d'immaginazione, l'individualismo patologi-


co. [... ] L'abitudine di baloccarsi con la semplice idea di infinito esufficiente a
scardinare la mente dell'uomo medio. [... ] Quel che sto cercando di chiarire e co-
me concetti in apparenza incoerenti e perfino assurdi per la mente del profano
siano cosa di tutti i giorni per l'intelligenza del matematico. [... ] Spazio e ma-
teria, cioe il campo speculativo del matematico. Eddington concepisce la mate-
ria come una caratteristica dello spazio, una protuberanza nel nulla, mentre
Weylvede 10 spazio come una caratteristica della materia: per lui 10 spazio vuo-
to non ha significato. Cost il noumeno e il fenomeno di Kant diventano inter-
cambiabili; e anche la filosofia perde ogni valore. Ma quando giungiamo alle
concezioni matematiche dello spazio finito, tutte le leggi razionali sono abroga-
te. [... ] Ora, cosa ne e della natura, del mondo in cui viviamo, dell'esistenza uma-
na, quando li soppesiamo in raffronto a simili concerti! Eddington suggerisce
la con.clusione che non esistano leggi naturali, cioe che la natura non sia riduci-
bile alla legge della condizione sufficiente. [... ] E Bertrand Russel riassume gli
inevitabili risultati della fisica moderna avanzando l'ipotesi che la materia deb-
ba essere intesa semplicemente come gruppo di eventi e che non debba per for-
za esistere! Vedi a cosa porta tutto questoi Se il mondo non segue leggi causali,
ne esiste, che cosa euna semplice vita umanai 0 la vita di una nazionei 0, alla
fine, l'esistenza stessai [... ] Ti sorprende che un uomo abituato a occuparsi di si-
mili concetti colossali, incommensurabili, dove l'uomo in quanta singolo ele-
mento della societa umana einfinitesimale, possa col tempo perdere completa-
mente il senso dei valori relativi sulla Terra e giungere a un enorme disprezzo per
la vita umanai Le faccende al confronto insignificanti di questa mondo diven-
teranno allora trascurabili intrusioni nel macrocosmo della sua consapevolez-
za. Inevitabilmente, quell'uomo assumera un atteggiamento cinico, scornando
in cuor suo tutti i valori umani e deridendo la piccolezza delle cose visibili in-
torno a lui. Forse, nel suo atteggiamento, entrera un'inclinazione sadica, dato
che il cinismo euna forma di sadismo...
Markham, non c'e modo di sfuggire alla realta: questi fantastici e apparente-
mente incredibili omicidi sono stati progettati da un matematico come sfoghi ob-
bligati di una vita di intensa speculazione astratta e di emozioni represse. Sod-
disfano, infatti, tutti i requisiti indicati: sono nitidi e precisi, elegantemente ela-
borati, con ogni minimo fattore esattamente al suo posto: nessun particolare
trascurato, nessun residuo, in apparenza nessun movente. E a parte la loro ac-
curatezza fervidamente immaginosa, tutte le loro caratteristiche indicano in
mondo inconfondibile un'intelligenza incline all'astrazione in libera uscita, un
devoto della scienza pura che si da alla pazza gioia',
L'Enigma dell'Alfiere,S.S.Van Dine, 1930

L'argomento esposto in questa brano, che identifica in un matematico il plurio-


micida apparentemente senza movente, ricorda un capzioso criterio logico, che
da oltre duemila anni i matematici utilizzano per scherzare (si veda, per esempio,
il ragionamento di Platone: La mia cagna ha appena avuto dei cuccioli, quindi ora

5 N.d.T.: Testo in italiano tratto da S. S. Van Dine (2007) L'enigma dell'alfiere, Polillo Editore, Milano, pp. 248-252.
emadre, d'altraparte eanche mia, quindi essa emia madre, e pertanto io sono un
cucciolo). II ragionamento sembra fare acqua da tutte Ie parti: mentre I'interesse di
un matematico andrebbe a concentrarsi sulla ricerca specifica del difetto, verosi-
milmente il profano avrebbe una reazione piu orientata verso la pratica, limitan-
dosi a osservare che Ie conclusioni non corrispondono alIa realta, I matematici non
sono come Philo Vance Ii descrive: in generale, essi coltivano un profondo interes-
se per i dettagIi umani delle proprie vite, almeno quanto tutti gIi altri. Certo, alcu-
ne caratteristiche sono piu frequenti della media tra i matematici di professione, rna
il cinismo e il disprezzo per l'umanita non vi sono annoverate. II matematico che qui
viene descritto non ha nessuna aderenza con la realta, rna costituisce un esempio
estremo della concezione romantica ereditata dal diciannovesimo secolo.
Stranamente, ci sono voluti circa settanta, ottanta anni dall'ingresso della ma-
tematica e dei matematici nel genere poliziesco perche spuntassero Ie prime ope-
re dove la matematica ha un ruolo da protagonista, e non vi si facesse un sempli-
ce uso di personaggi matematici 0 del ragionamento logico. Una parziale motiva-
zione si ritrova nel fatto che, inizialmente, quasi nessuno degIi autori di romanzi
gialli era un matematico (proviamo a immaginarci un Lewis Carrol con questo ti-
po di formazione: probabilmente i suoi rornanzi, come evoluzione delle storie per
ragazzi edegli enigmi che cosl tanto amava produrre, sarebbero stati piacevol-
mente allettanti). Nessuno, quindi, possedeva conoscenze matematiche sufficien-
ti da essere utiIizzate nella soluzione di un mistero. Un personaggio secondario
utilizzato da Rex Stout in Abbiamo trasmesso... del 19486 era un probabilista, rna
si limitava essenzialmente a fornire commenti. Sempre 10 stesso autore insert un
indizio matematico lasciato da un ricercatore analista in Nero Wolfe fa duepiil due
del 19527 • NegIi anni Ottanta i romanzi di Isaac Asimov sfruttarono diverse tecni-
che combinatorie e di decodificazione. Gli economisti Marshall e Ievons scrissero
a quattro mani dei romanzi in cui i modelli economici hanno un'influenza decisiva
nella soluzione dei gialli.
Tuttavia.Ia maggior parte dei teoremi matematici si applica a modelli semplifi-
cati in paragone alle questioni umane, e pertanto se un autore vuole utilizzare ri-
gorosamente la matematica pura per risolvere un mistero, dovra costruirlo in ma-
niera del tutto artificiale, per adattarlo aile precise ipotesi che la matematica utilizza.
Un esempio estremo di quest'uso artificiale eil racconto Chiha ucciso ilDuca di Den-
smorei" di Claude Berge, del gruppo francese dell'Oulipo, che descrive un giallo ri-
solto unicamente grazie alIa teoria dei grafi. Di scarso valore letterario, il racconto
si articola quasi nella forma di un elementare esercizio di rnatematica liberamen-
te adattato alIa narrativa nello stile di Lewis Carrol, anche se con minore perizia
stiIistica. La trama si puo facilmente riassumere, senza grandi perdite, come segue:

II duca di Densmore viene ucciso dall'esplosione di una bomba in un castello


scozzese nel quale si era ritirato dopo una vita lunga e avventurosa, che ha visto
la celebrazione di addirittura otto matrimoni diversi, tutti conclusisi con un di-
vorzio. Spinto da grande generosita, il duca aveva invitato tutte Ie otto ex mogli
a fargli visita al castello, per discutere delle condizioni del suo testamento. Egli

6 N.d.T.:Titolo originale And Be a Villain.


7 N.d.T.:Titolo originale The Zero Clue.
8 N.d.T.:Titolo originalein ingleseWho Killed the Duke of Densmore?
Matematica e romanzi gialli

non aveva ricevuto nessun'altra visita . II detective epertanto convinto che una
di loro sia colpevole dell'omicidio,
I resti della bomba scoperti dagli investigatori mostrano che il modello esplo-
so era complesso, necessariamente fabbricato in un laboratorio specializzato, e
progettato specificatamente per essere nascosto in un'armatura nella camera da
letto del duca. Di conseguenza, appare chiaro che il costruttore dell'ordigno co-
noscesse bene il castello e che, a tale scopo, l'avesse visitato almeno in due oc-
casioni. Durante gli interrogatori, tutte le otto donne, pero, assicurano di aver
visitato il castello una volta sola. Nessuna delle donne ricorda la data precisa
della propria visita, rna ognuna di esse ein grado di ricordare il nome delle al-
tre donne incrociate durante la visita stessa.

*Ann ha incontrato Betty, Cynthia, Felicia e Georgia .


* Betty ha incontrato Ann, Cynthia, Emily, Felicia e Helen
* Cynthia ha incontrato Ann, Betty e Emily
* Diana ha incontrato Betty, Cynthia e Felicia.
* Emily ha incontrato Betty, Cynthia e Felicia.
*Felicia ha incontrato Ann, Betty, Emily e Helen.
* Georgia ha incontrato Ann e Helen.
* Helen ha incontrato Betty, Felicia e Georgia .

Come si puo constatare, tutte le affermazioni delle donne corrispondono.


Turner-Smith, un arnico del confuso detective Ralston, estrae una matita e disegna
un grafico corrispondente alla serie di incontri menzionati. Non lasciandosi sco-
raggiare dall'atteggiamento pessimista del detective, che gli ricorda che le donne
sembrano dire tutte la stessa cosa, egli esamina attentamente il grafico, quindi
esclama:"Conosco il nome dell'assassinal"

II grafico disegnato da Turner-Smith, facilmente riproducibile dai lettori, e il se-


guente.

A B

H ,e:.....--I--+--+--- - --""lo C

G o

F E
II raggiungimento immediato della conclusione pub risultare sorprendente se non
si ea conoscenza di alcuni semplici elementi della teoria dei grafi. E necessario
ricostruire le testimonianze delle donne collocando ognuna delle loro visite su di
una linea del tempo in maniera tale che le visite che si sovrappongono corri-
spondano anche alle loro affermazioni su chi hanno incontrato.
In realta, la soluzione deriva dal fatto che un "grafico di intervallo" corne quello
qui presentato, i cui vertici corrispondono a intervalli di tempo e i cui bordi cor-
rispondono alle sovrapposizioni tra tali intervalli, pub assumere solo un numero
limitato di forme. In particolare, eliminando i vertici C, D, E e F dal grafico, quel-
10 che rimane e un sottografico con vertici A, B, G e H, il quale assume una forma
che rientra tra quelle impossibili per un grafico di intervallo. N e deriva che, se Ann
e Helen non si sono incontrate, i loro intervalli lungo la linea del tempo non po-
trannocorrispondere, rna allora eassolutamente impossibile che Betty e Georgia
abbiano visto Ann e Helen senza essersi mai viste reciprocamente. Si pub dedur-
re, pertanto, che una di queste quattro ha mentito. Per comprendere chi sia tra le
quattro, cancelleremo in sequenza ognuna di esse dal grafico, e noteremo che
quando A viene cancellata, il grafico assume la forma di un grafico di intervallo,
mentre quando vengono cancellate le altre tre, il grafico eancora difettoso. Dun-
que, si pub concludere che Ann el'assassina.
Per quanta interessante, questa esempio ben illustra la reale difficolta nell'utilizzo
di veri e propri teoremi matematici nella risoluzione di misteri: il giallo deve es-
sere ridotto a un insieme essenziale di dati, ignorando alcune banali circostanze.
Per esempio, il fatto che il duca stesso si sarebbe stupito di una seconda visita di
Ann e probabilmente avrebbe commentato il fatto con le altre donne; oppure il
fatto che qualcuna fra le ex mogli avrebbe potuto fornire una data precisa maga-
ri tratta da un'agenda, restringendo in questa modo il campo delle possibilita,
Questa modalita, pero, contraddice la vocazione stessa dei racconti polizieschi,
che sono allo stesso tempo romanzo e mistero, e hanno 10 scopo di fare ordine in
una situazione che nasce dal caos naturale delle vicende umane. La caratterizza-
zione, il caso, la coincidenza, ricordiparziali 0 errati, sono tutti fattori ordinari
della vita quotidiana, e trovano tutti illoro posto nel romanzo giallo. Sostanzial-
mente, questa ela ragione per cui, nello scrivere romanzi gialli ispirati alla mate-
matica, ho cercato di collocarmi nella zona pili realistica tra i due estremi qui il-
lustrati: quello del matematico artificiale, ridotto a un'inumana macchina logica,
e quello del giallo artificiale, pensato solo per soddisfare l'ipotesi di un teorema ma-
tematico. Per evitare entrambi i tipi di artificio, ho scelto di ritrarre i miei mate-
matici corne esseri umani ordinari, mostrando alcune manie tipiche della profes-
sione, rna in maniera piuttosto individuale, senza ricorrere a stereotipi. Soprat-
tutto, ho cercato di presentare la matematica vera e propria nei miei romanzi, nel
loro contesto storico e umano. Tuttavia, piuttosto che fornire meramente dei teo-
remi, la matematica contribuisce alla risoluzione del giallo attraverso l'ispirazio-
ne e l' analogia, visto che le situazioni umane assumono spesso forme riconduci-
bili a1 mondo matematico. Infine, gli aspetti narrativi della mia scrittura sono con-
diti della conoscenza dello stile di vita matematico: delle preoccupazioni quoti-
diane, al di la dei risultati e dei teoremi, di coloro che praticano 1amatematica co-
rne professione.
Matematica e romanz;

L'ambientazione dei miei romanzi e l'Inghilterra del diciannovesimo secolo, pe-


riodo di grande fertilita matematica e, allo stesso tempo, epoca in cui gli stereoti-
pi estremi, romanticizzati e idealizzati come nel brano di Van Dine, erano diffusi
e molto apprezzati nella letteratura. Ho cercato, allo tesso tempo, di rispettare e
rappresentare quella tradizione e di confutarne la sua realta, Ne «II problema dei
tre corpi'", l'atteggiamento corrente del tempo eespresso dal pubblico ministero,
che sostiene con le seguenti parole l'accusa di triplice assassinio nei confronti di
un giovane matematico:

Non sara possibile scoprire e svelare il movente degli omicidi, signori della giu-
ria, senza compiere, una breve digressione nel mondo poco nota della ricerca
matematica e della sua psicologia.
La devozione alla matematica e le reazioni di fronte a successi e fallimenti pos-
sono turbare la mente del matematico, fino a condurlo alla follia. Tale fenome-
no e stato osservato fin troppo spesso nella storia di questa materia; il massi-
mo scienziato che ha frequentato la nostra universita, sir Isac Newton, soffriva
gravemente di manie di persecuzione. La monomania del matematico, il suo
continuo rinchiudersi in un mondo di astrazione totale, il bisogno di creare, la
pressione costante, coniugata con la profonda delusione per gli insuccessi, ten-
dono molto naturalmente a produrre un effetto di squilibrio psicologico. Signori
della giuria, la follia esempre in agguato, pronta a colpire qualsiasi matematico.
Pub non essere visibile, rna covare nel segreto della mente, cercando silenziosa-
mente uno sbocco".

A questa tesi risponde I'avvocato della difesa, il quale cerca di presentare gli
omicidi come conseguenza del senso di ingiustizia che puo derivare da un lavoro
di gruppo tra matematici in cui i contributi non sono egualmente ripartiti:

Signori, enota che il vigore di un matematico diminuisce con l'avanzare dell'e-


tao Immaginate un matematico nota per la sua straordinaria capacita e origina-
Iita di pensiero che invecchiando scopre di non essere pili abile come una volta
nel dare corpo alle sue intuizioni. Ha sempre idee brillanti, rna gli mancano pre-
cisione, memoria, persistenza nel superare gli ostacoli. E naturale che quel ma-
tematico si rivolga ad altri per chiedere aiuto, e che 10 riceva, perche i matema-
tici di norma sono persone generose, pronte ad aiutarsi reciprocamente.
Ora, immaginiamo che quel matematico produca un'idea veramente notevole:
l'idea di tutta una vita! Immaginiamo che si sfoizi di svilupparla e completar-
la, rna si veda bloccato da difficolta tecniche che non riesca a superare, e quin-
di si rivolga ad altri per ottenere aiuto. Supponiamo che questi altri riescano a
risolvere quel piccolo dettaglio che fa funzionare il tutto, la riprova della vali-
dita del grande teorema. Non eplausibile che l'autore consideri i contributi dei
colleghi di un'importanza ben inferiore al suo lavoro, essendo di natura stret-
tamente tecnica, mentre l'idea centrale e originale era soltanto sua? E non sa-
rebbe naturale da parte sua ritenere che i collaboratori non meritino onore e glo-
ria in eguale misura a lui? Eppure la pubblicazione di articoli matematici con pili

9 N.d.T.:Titolo originale The Three-Body Problem.


10 N.d.T.:Testo in italiano tratto da C. Shaw (2006) II problema dei tre corpi, collana I classici del giallo mondadori,
Arnoldo Mondadori,Milano.
culture 2008

firme non fa distinzioni tra i diversi autori. Efacile che ne scaturiscano gelosie
e rancori, che possono sfociare nel desiderio di accaparrarsi e tenere per se tut-
ta la gloria".

Pili che descrivere la realta della professione del matematico, il mio obiettivo
nello scrivere questi brani era esprimere sentimenti e punti di vista che sono, in-
dipendentemente dalla loro accuratezza, ampliamente condivisi all'interno della co-
munita matematica, e mostrare alcune delle preoccupazioni che turbano i mate-
matici di professione. Che, all'interno della comunita matematica, vi siano rivali-
ta e gelosie e che, in alcuni casi, si possano verificare anche atti moralmente ri-
provevoli eun fatto psicologico. II fatto che nel mio romanzo tali sentimenti con-
ducano a un omicidio e una tecnica letteraria per ritrarre la loro forza e realta in
termini concreti. Ci sono aspetti dellavoro nel campo della matematica che cau-
sana sofferenza: la professione e guastata da frustrazione in mancanza di pro-
gressi, da delusione, a volte cocente, quando una scoperta che si era creduta im-
portante si rivela sbagliata, e anche dalla sensazione innegabile, anche se solo oc-
casionale, di disprezzo, 0 anche di invidia. Se i matematici perseverano in una pro-
fessione cosl difficile tanto da considerare il raggiungimento di un singolo risul-
tato entro una ricerca durata un anna - e spesso solo in conseguenza di un'intui-
zione istantanea - come normale ritmo di ricerca, eperche questi lampi di genio
di una regione misteriosa precedentemente sconosciuta dal cervello umana for-
niscono un'euforia cosl intensa, che il matematico dedichera il resto della sua vi-
ta a cercare di raggiungerla soltanto poche volte. Ho tentato di descrivere sia gli
aspetti positivi che quelli negativi dellavoro del matematico, nel contesto di un
racconto giallo, senza dubbio, rna con l'ulteriore obiettivo di rivelare qualcosa del
mondo dei matematici quale e, in termini personali e professionali, in tutti gli
aspetti che 10 rendono affascinante e degno di interesse e apprezzamento da par-
te del pubblico, e con uno sfondo inusuale, complesso e intrigante in cui ambien-
tare storie classiche di misteri gialli.

Bibliografia

[1] C. Shaw (2004) The Three-Body Problem, Allison and Busby, Londra
[2] C. Shaw (2005) Flowers Stained with Moonlight, Allison and Busby, Londra
[3] C. Shaw (2006) The LibraryParadox, Allison and Busby, Londra
[4] C. Shaw (2007) The Riddle of the River, Allison and Busby, Londra

11 N.d.T.:Testo in italiano tratto da C. Shaw (2006) II problema dei tre corpi, collana I classici del giallo mondadori,
Arnoldo Mondadori,Milano.
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matemattca e spazro

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La forma della spazio: imparare facendo

JEFF WEEKS

Se ascolto dimentico,
se vedo ricordo,
sefaccio capisco.
Confucio (551 a.C. - 479 a.C.)

Le osservazioni astronomiche compiute dai primi anni '90 in poi ci suggerisco-


no che l'universo, dopo tutto, potrebbe non essere infinito. Al contrario, i dati po-
trebbero indicare che il nostro universo e finito, anche se non presenta un confi-
ne. I cosmologi continuano a studiare i dati in maniera approfondita, sperando di
scoprire quale delle tante possibili «forme" il nostro universo possa avere. Ma co-
me fa l'universo a essere finito se non presenta confini? E cosa significa dire che 10
spazio ha una forma? Queste due ultime domande presentano delle risposte cost
semplici da essere alla portata anche di un alunno di quinta elementare. La stra-
tegia migliore nel presentarle agli studenti e tenere presente I'aforisma di Confu-
cio qui citato: se cerchiamo di spiegare la forma dell'universo usando solo paro-
le, gli studenti non capiranno nulla; se mostriamo qualche immagine, gli studen-
ti avranno una vaga idea; se lasciamo che gli studenti sperimentino universi fini-
ti .attivamente e direttamente, allora comprenderanno benissimo.
Un corollario dell'aforisma di Confucio eche il presente articolo, confinato in una
statica pagina stampata, pub condurre i lettori al massimo al secondo livello, quello
di una vaga percezione passiva dell'idea principale. Si consiglia ai lettori che deside-
rino raggiungere il terzo livello, quello di una profonda comprensione intuitiva, di
scaricare il software Torus Games dal sito web www.geometrygames.orgITorusGames
e provare a cimentarsi con i vari giochiproposti (tris, labirinti, parole crociate,
crucipuzzle, puzzle, scacchi, biliardo e mele). Torus Games viene fornito in ita-
liano, inglese e altre quattro lingue e funziona correttamente su piattaforme
Mac e PC.
matematica e culture 2008

Fig.la. Quando il topo oltrepassa il bordo si- Fig. lb. Quando poi oltrepassa il bordo in-
nistro del labirinto, rientra dal bordo destro feriore, rientra dal bordo superiore

Fig. Ic, COS! arriva al formaggio Fig. ld. Condurre il topo al formaggio

Illabirinto in Figura I sembra, a prima vista, avere un confine, rna in realta non
ce l'ha: quando il topo cammina a sinistra non sbatte suI bordo, rna rientra da de-
stra (Fig. Ia). Allo stesso modo, quando cammina in giu ritorna da sopra (Fig. lb).
Quindi, questo spazio bidimensionale non ha nessun bordo, anche se la sua area
e finita (Fig. Ic). Illettore potra divertirsi a risolvere illabirinto nella Figura l d
usando 10 stesso principio, cioe che quando il topo esce da un lato, ritorna dalla-
to opposto.
La forma dello spazio: imparare facendo

Fig. 2a. Torus Crossword Puzzle #1. Pig.zb, Torus Crossword Puzzle #2.
Orizzontali: 1. vi naeque Galileo, 2. eapo- Orizzontali: 1.citta famosa per 10spumante,
luogo della Puglia, 3. resistente, 4. mezzo di 3. tutte Ie strade vi portano, 5. Noe ne costrui
trasporto a pedali, 5. eseursione . una, 7. estesi, 9.vale 11 punti a briseola.
Verticali: 1.10 sono i numeri 16,24 e 68,2. vi Verticali: 2. mezzo urbano su rotaia, 4. gra-
si infilano Ie lettere, 3.la mana ne ha 5,4. ae- notureo, 6. baraonda, eonfusione, 8. eoppia,
eompagnano i risi a Venezia,S. quello d'Ita- 10. flume ehe nasee in Francia e poi seorre in
lia si fa in bici Germania

Questo universo bidimensionale finito si chiama toro (dallatino torus, non tau-
rus). I Torus Games sono pensati per piacere a tutti, sia agli appassionati di lette-
re che agli appassionati di scienza, Per tale motivo includono anche parole cro-
date sul piano del toro, doe cruciverba in cui le parole che oltrepassano illato de-
stro continuano a sinistra, analogamente a quanto accade per le parole verticali
(Fig. 2a). I lettori pot ran no divertirsi a risolvere il cruciverba della Figura 2b (si rae-
comanda di fare una fotocopia della griglia 0 di copiarla a mano, per mantenere in-
tatto illibro). Nonostante un foglio di carta possa andare bene per giocare con un
cruciverba sul piano del toro, il software Torus Games e in grado di offrire un'e-
sperienza piu completa, in quanto il giocatore pub far scorrere l'intera griglia in ogni
direzione, eliminando in questo modo qualsiasi impressione dell'esistenza di un
confine e portando a una comprensione intuitiva piu pro fonda del piano del toro,
che le immagini statiche non sono in grado di fornire.
Immaginiamo una porzione del fondo del mare, i cui lati opposti sono uniti a for-
mare un toro (Fig. 3a). Cosa vede il rombo in questo spazio quando guarda drit-
to a se? La linea del suo campo visivo (linea orizzontale nella Fig. 3a) compie un gi-
ro intero del toro e il rombo vede la propria coda! Ha l'illusione di vedere un altro
rombo posizionato esattamente davanti a se (linea orizzontale nella Fig.3b).AlIostes-
so modo, quando guarda verso l'alto la linea del suo campo visivo compie un giro
completo e il rombo vede se stesso da sud (linea verticale nella Fig.3a). Ha l'illusione
di vedere un altro rombo posizionato verso nord (linea verticale nella Fig.3b). Ana-
logamente, esso vede un'immagine di se stesso quando guarda lungo una diago-
matematica e culture 2008

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Fig.3a. Quandoil romboguardaaliasua de- Fig.3b.Anchese l'universodel rombo e fi-
stra.Ialineadelsuocampo visivo (linea oriz- nita,essoha l'illusione di vivere in uno spa-
zontale) rientra da sinistra, quindi vede se zio infinito. Vede immagini virtuali di se
stesso.Analogamente, il rombovedese stes- stesso in un numero infinitodi direzioni
so quandoguardaversonord (lineavertica-
Ie) 0 lungouna diagonale (freccia obliqua)

nale (freccia obliqua nella Fig. 3a). Di fatto, anche se il suo universo efinito, l'ani-
male ha l'illusione di vivere in uno spazio infinito costellato da infinite immagini
di se stesso e di ogni altra creatura nel suo mondo (Fig. 3b).
Per estendere l'idea di toro a uno spazio tridimensionale, non si deve partire da
un quadrato, rna da un cubo (Fig. 4a). Incollare le facce opposte del cubo, in ma-
niera che chiunque esca da una faccia, rientri nel cubo dalla faccia opposta. Se
ritagliamo una finestra in una di queste facce, la linea del nostro campo visivo
esce dal muro davanti e ritorna dal muro di dietro, e vediamo un'altra immagine
della Terra davanti a noi (Fig. 4b) . Lo stesso effetto si verifica anche nelle altre
direzioni, quindi anche se questa spazio e decisamente finito, abbiamo l'illusio-
ne di uno spazio infinito (Fig. 4c). Se partiamo da un poliedro diverso, per esem-
pio un dodecaedro invece che un cubo, risulta sempre uno spazio finito, rna con
un'altra forma (Fig. 4d). 11 software Curved Spaces, disponibile all'indirizzo
www.geometrygames.orgICurvedSpaces, permette all'utente di sperimentare di-
verse forme possibili per un universo tridimensionale.
Per quanto riguarda la cosmologia, la conclusione e che l'universo puo essere
finito senza avere un bordo e che un universo finito ci puo dare l'illusione d'infi-
nita. Infatti, recenti dati satellitari suggeriscono che l'universo reale potrebbe es-
sere finito. Tuttavia, non esiste ancora una prova definitiva.
Per quanta riguarda l'insegnamento, concludiamo che la saggezza di Confu-
cio e valida anche per 10 studio della geometria moderna. Chi ascolta una spie-
gazione dell'idea di universo finito non capisce nulla. Chi legge questo artico-
10 probabilmente ne potra capire un pochino. Chi scarica i Torus Games da
www.geometrygames.orgITorusGames e li sperimenta di persona cornprendera I'i-
dea di un universo finito a un livello profondo e molto intuitivo.
Laform a della spazio: imparare facendo

Fig. 4a. Per costruire un toro tridimensio- Fig.4b. Se ritagliamo delle finestre nei mu-
nale, incollare Ie facce opposte di un cubo, ri, la nostra linea del campo visivo esce dal
nella stesso modo in cui abbiamo incollato muro davanti e ritorna dal muro di dietro
i lati opposti di un quadrato per i labirinti
(Fig. 1) e Ie parole crociate (Fig. 2)

Fig.4c. Anche se questa toro tridimensio- Fig.4d. Se partiamo da un dodecaedro in-


nale e finito, riceviamo I'illus ione di uno vece del cubo, Ie immagini si ripetono lun-
spazio infinito go un reticolo dodecaedrico invece di un re-
ticolo cubico
Architettura e Cosmologia:
percezioni del cielo sulla terra

DANIELA BERTOL

Nel1524 Peter Apianus pubblicava Cosmographicus Liber in cui definiva la co-


smografia:

Cosmographia (ut ex etymo vocabulipatet) est mundi qui ex quatuor elementis,


Terra, Aqua,Aere & Igne, Solequoque Luna & omnibus Ste.llis constat & quieqd
coeli circumflexu tegitur descriptio [1].

La finalita della cosmografia era la definizione della posizione di tutti i corpi ce-
lesti e luoghi terrestri, integrando diversi campi del sapere: cosmologia, mate-
matica, astronomia, architettura, cartografia, geografia. La cosmografia si esten-
deva ad applicazioni pratiche quali costruzioni tridimensionali per rilievo topo-
grafico, strumenti per osservazioni astronomiche (1'astrolabio e la sfera armilla-
re) e altri strumenti per la misura del tempo. La navigazione e le esplorazioni
geografiche - in questa periodo era appena avvenuta la scoperta dell' America -
erano altre applicazioni pratiche della cosmografia [2]. Essa offriva un approccio
olistico alIa conoscenza urnana, integrando sintesi scientifica con intuizione ar-;-
tistica, in continuita con il corso del pensiero rinascimentale.
Da questa approccio e desiderio di unificare teorie con osservazioni dirette,
e arte con natura, e derivata l'ideazione di Sun Farm, un progetto multidisci-
plinare di architettura e paesaggistica, attualmente in corso di realizzazione
nella Hudson Valley, circa 200 km a nord di New York (USA). Sun Farm econ-
cepita come un'applicazione contemporanea della cosmografia: osservazioni
astronomiche si concretizzano in forme geometriche scolpite nel paesaggio, e
volumi architettonici esaltano il rapporto con gli elementi naturali rivisitando
l'ecologia delluogo. Le modalita di realizzazione e le premesse filosofiche del pro-
getto sono anche di naturadiversa: simbolismo e metafore si intersecano con in-
terventi pili letterali. La finalita del progetto e la formulazione di una teoria
unificata dell' esistenza, in cui l'osservatore e I'oggetto dell' osservazione sono ele-
menti imprescindibili l'uno dall' altro e la consapevolezza di dove ci troviamo nel
tempo e nello spazio diventa integrata in pratiche di vita. Le premesse filosofi-
matematic» e cultura 2008

che del progetto - e le sue principali caratteristiche - si possono sintetizzare


come:
- interventi di paesaggistica, che esprimono il rapporto tra geometria e natura;
- analisi della spirale corne forma archetipica;
- intersezione della spirale con assi definiti dal percorso apparente del sole;
- definizione di luogo corne intersezione tra tempo e spazio.

II rapporto tra geometria e natura e un tema ricorrente sia nel pensiero orien-
tale che in quello occidentale ed eanche presente nella simbologia della cosmologia
antica: Platone associava i cinque elementi - fuoco, aria, terra, acqua e etere - ai po-
liedri regolari, rispettivamente il fuoco al tetraedro, l'aria all'ottaedro, la terra al cu-
bo, I' acqua all'icosaedro e l'etere al dodecaedro [3]. Keplero interpretava le orbite
dei pianeti anche in referenza ai cinque poliedri [4]. Nonostante queste teorie ab-
biano perso la loro validita scientifica, rimangono testimonianze della tendenza
umana di interpretare I'universo attraverso idealizzazioni geometriche che poi si
identificano con forme archetipichee con metafore.
II rapporto tra geometria e natura rimane una costante anche nella scienza mo-
derna e contemporanea, espresso poeticamente fin da Galileo Galileinellibro IISag-
giatore del 1623, con l' affermazione che l'Universo eun grande libro, scritto con il
linguaggio della matematica:

La filosofia escritta in questa grandissimo libro che continuamente ci sta aper-


to innanzi agli occhi (io dico l'universo), rna non si pub intendere se prima non
s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali escritto. Egli escrit-
to in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geo-
metriche, senza i quali mezi e impossibile a intenderne umanamente parola;
senza questi eun aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto [5].

Nelle tradizioni orientali il cosmo erappresentato da diagrammi concentrici


inscritti 0 circoscritti inpoligoni regolari, quali il triangolo e principalmente il
quadrato. Queste forme archetipiche rappresentavano anche stati di contrazio-
ne ed espansione, simboli del rapporto tra l'io e l'universo. II quadrato eassociato
ai quattro punti cardinali, diagrammi dell'apparente percorso-ciclo del sole du-
rante il giorno e il ciclo annuale. I mandala e gli yantra indu e buddisti sono
diagrammi di forme di manifestazioni di energia e connessioni tra microcosmo
e macrocosmo e, alla fine, espressione della consapevolezza umana di esistere
nell'universo [6].
In continuita can l'iconografia della cosmografia, ho realizzato una serie di dia-
grammi, espressione artistica di osservazioni scientifiche. L'immaginedi Figura
1 simboleggia l' osservazione della sfera celeste con I' osservatore al centro. I dia-
grammi di Figura 2 rappresentano l'apparente percorso di un ipotetico corpo ce-
leste, con la direzione dello sguardo al Nord, Est, Sud e Ovest: sono grafici di per-
cezioni spaziali scanditi nella dimensione temporale. La Figura 3 rappresenta un
diagramma planimetrico dell'apparente percorso del sole durante gli equinozi e i
solstizi, per una latitudine di circa 42 gradi.
Architettura e Cosmologia: percezioni del cielo sulla terra

Fig. 1. l' osservazione della sfera celeste con l'osservatore al centro

Fig. 2. Diagrammi che rappresentano l'apparente percorso di un ipote-


tico corpo celeste
matematica e cultura 2008
I

Fig. 3. Rappresentazione di un diagramma


planimetrico dell'apparente percorso del so-
le durante gli equinozi e i solstizi, per una
latitudine di circa 42 gradi

In questo corso di pensiero la spirale si presenta come una forma estremamen-


te significativa: e un simbolo del tempo astronomico, rappresentando ciclicita ed
espansione. La sequenzadi Figura 4 rappresenta una serie di spirali di Archime-
de a diversi coefficienti di crescita [7].

Fig.4. Serie di spirali di Archi-


mede a diversi coefficienti di
crescita
Architettura e Cosmolog ia: percezioni del cielo sulla terra

La spirale eanche una forma estremamente dinamica che esprime espansione


e contrazione, simile alle forze centrifuga e centripeta. Nelle Figure 5 e 6 si pub
vedere come il rapporto tra i punti delle spirali e il centro e espresso da vettori
che definiscono movimenti dal centro (Fig. 5) e verso il centro (Fig. 6).
La spirale e anche una forma estremamente significativa in cosmologia, pre-
sente sia nel microcosmo che nel macrocosmo, come evidenziato da esperimenti
nella camera a bolle e dalle spirali classificate come galattiche.
Una delle tesi pin significative di Mircea Eliade nellibro IlSacro e il Profano si pub
sintetizzare cosi: gli insediamenti umani nel territorio rappresentano una cosmo go-
nia [8].In tante civilta,sia orientali che occidentali, l'inizio di un insediamento era de-
signato dal trovare l' axismundi, cioe l'asse simbolico che univa illuogo prescelto con

Fig.5. Rapporto tra i punti delle spirali e il centro; espresso da vettori che definiscono mo-
vimenti dal centro

Fig.6. Rapporto tra i punti delle spirali e il centro; espresso da vettori che defin iscono mo-
vimenti verso il centro

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!i
matematica e cultu ra 2008

il centro della terra e che si estendeva verso il cielo. L'architettura come espressione
"costruita" dell'insediamento umano nel territorio e spesso un'iscrizione di forme
nella topografia, trascendendo 10 spazio fisico locale ed estendosi verso il cielo [9].
Da tutte queste tematiche si e sviluppato il corso di pensiero che motiva Sun
Farm. La spirale ela forma che definisce il progetto. La problematica costante che
ispira i diversi artefatti (alcuni gia realizzati come costruzioni, altri progettati ed
esistenti solo come modelli digitali) si pub sintetizzare nella ricerca di un'espres-
sione/interpretazione di forme geometriche "costruite" come segni architettonici
nel paesaggio, configurazioni che offrono diverse chiavi di lettura, da iscrizioni
letterali a metafore.
Le immagini di Figura 7 mostrano la posizione geografica di Sun Farm, defini-
ta da una spirale equiangolare sovrapposta a diverse immagini satellite della Ter-
ra, ricavate dal software Google Eartht», Google Earth" e uno degli esempi piu
comuni della cartografia contemporanea digitale: l'immaginario delle mappe ce-
lesti degli antichi trattati astronomici e sostituito da immagini satellitari e aeree,

Fig.7. Posizione geografica di Sun Farm, definita da una spirale equiangolare sovrapposta
a diverse immagini satellite della Terra, ricavate dal software Google Earth"
Architettura e Cosmologia: percezioni del delo sulla terra

che divent ano parte di una rete di Geographic Information Systems (GIS), accessi-
bili attraverso Internet e il GPS (Global Positioning System).
Le spirali di Sun Farm non sono esclusivamente forme geometrico-simboliche,
rna sono anche definite da due fenomeni astronomici:
1. La rotazione ciclica della Terra intorno al proprio asse e il ciclo annuale di ri-
voluzione intorno al Sole;
2.la percezione, da diversi punti di osservazione, del percorso apparente del Sole
da Est a Ovest durante il giorno e 10 spostamento apparente del sole da Sud a Nord
nella transizione da inverno a estate - i solstizi sono i giorni in cui il sole inver-
te questo percorso apparente.

---
- . . . Q~------:=~....:=-------

Fig. 8. Sun Farm: planimetria e foto aerea con sovrapposizione dei diagrammi
concettuali

Fig.9. Diagramma dei vettori che configurano 10schema concettuale delle spirali
diSun Farm
matematica e culture 2008

La foto aerea di Figura 8, orientata al Nord geografico, con sovrapposizione dei


diagrammi a spirale, esprime queste premesse. Gli assi Est-Ovest delle spirali sono
allineati con la direzione del sorgere e tramontare del sole durante gli equinozi. II
vettore di espansione dalla spirale equiangolare posizionata a Est (East Spiral) si
sviluppa in una contrazione (Fig. 9) nella spirale Ovest (WestSpiral). L'espansione
di EastSpiral ela rappresentazione letterale e la metafora del sorgere del sole men-
tre la contrazione di West Spiral rappresenta il tramonto del sole e la notte.

Fig. 10. East Spiral; costruita nel paesaggio come stagno art ificiale, situato nel pun-
to ad altitudine minima del terreno

East Spiral (Fig. 10) ecostruita nel paesaggio come stagno artificiale, situato nel
punto ad altitudine minima del terreno. II suo centro e anche l' axis mundi di Sun
Farm e la sua configurazione e definita dall'intersezione tra la forma geometrica
ideale - una spirale logaritmica - e la topografia delluogo. Uno schema di dre-
naggio segue la geometria radiale della spirale, rendendo EastSpiral un sistema di
smaltimento di acque piovane, in accordo con la filosofia ecologica di Sun Farm.
La terra scavata dallo stagno eaccumulata in un monticello che inizia al perime-
tro dell'acqua, rafforzando la configurazione della spirale con una rampa elicoidale.
A sud dello stagno ogni punto della spirale e allineato con il movimento appa-
rente del Sole. La geometria regolare ideale della spirale e dei suoi assi edefinita
da interventi effemeri e minimalisti, quali sottili tubi d'acciaio innestati nel ter-
reno, e interseca la geometria di forme complesse della natura, create dall'intera-
zione di vento, pioggia, erosione, composizione minerale del suolo e tanti altri ele-
menti dinamici. Gli elementi artificiali dell'intervento progettuale sono ispirati da
Architettura e Cosmologia: percezioni del delo sulla terra

elementi naturali: un evento astronomico (il percorso apparente del sole) e la na-
tura geologica del terreno. Questa contrapposizione risulta in una connessione
percettuale tra 10 spazio locale del paesaggio e 10 spazio remoto del cielo.
West Spiral (progettata ed esistente virtualmente come model1odigitale, rna al mo-
mento attuale non ancora realizzata come costruzione) segue la configurazione
di una spirale di Archimede, con al centro una sfera armillare (Fig. 11), il cui asse
eallineato al Nord geografico e paral1elo al1'asseterrestre. La sfera esituata al pun-
to di massima altitudine topografica e servira come osservatorio astronomico per
osservazioni a occhio nudo. I punti della spirale saranno definiti da reti metalliche
(Fig. 12) con sistema di illuminazione tramite LED; il sistema di reti ruotera se-
guendo la forma risultante dall'intersezione tra un anello di Moebius e una spira-
le. West Spiral e la fine (e la contrazione) del percorso iniziato con l'espansione di
East Spiral, rappresenta il tramonto del Sole e la notte, come espresso anche dal-
l'osservatorio stellare.

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Fig. II. West Spiral. progetto (esistente per ora come modello digitale) segue la configurazione
di una spirale di Archimede con una sfera armillare al centro

Fig. 12. WestSpiral. Modello delle reti metalliche con sistema di illuminazione tramite LED

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matematlca cultura 2008

II nome Sun Farm riflette l'intenzione progettuale: farm assume il significato di


energyfarm, dove l'orientamento delle opere in pianta e in prospetto,qualora in-
tegrate con pannelli fotovoltaici, puo produrre energia solare. Sun Farm ha la po-
tenzialita di diventare un segno visibile nel territorio, espressione architettonica e
paesaggistica di costruzioni che usano materiali e tecnologie ecologicamente so-
stenibili, in armonia con la natura circostante e l'universo, in cui I'ambiente co-
struito dall'uomo interagisce con la natura in un rapporto di simbiosi.
Sun Farm vuole suscitare diversi tipi di percezioni nel fruitore. Da percezioni
date dall' esperienza del camminare tra le opere di architettura e paesaggistica, se-
guendo il percorso delle due spirali, aIle percezioni del cielo - attraverso l'osser-
vazione dei percorsi apparenti del sole e degli altri corpi celesti - incorniciate da-
gli interventi progettuali. E la transizione dalla percezione del cielo dalla Terra al-
la percezione della Terra dal cielo con vedute aeree conclude il ciclo, offrendo una
percezione del progetto simile alIa planimetria stessa, con veduta dall' alto delle
due spirali. Sun Farm si propone, in essenza, come un giardino che ci fa pensare.

Bibliografia

[1] P.Apian (1524) Cosmographicus liber Petri Apiani mathematici studiose collectus,
Landshutae, Impensis P.Apiani
[2] K.A. Vogel (2006) Cosmography, in: Katharine Park (ed.) The Cambridge History of
Science volume 3, Cambridge University Press, Cambridge
[3] Plato (1937) Timaeus Plato's cosmology; the Timaeus of Plato, traduzione diFrancis
Macdonald Cornford, London, K. Paul, Trench, Trubner & Co. ltd.; New York,Harcourt,
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[4] J.Kepler, The Harmony of the World, traduzione inglese di E.J.Aiton, A.M. Duncan, J.V.
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[5] G. Galilei, II Saggiatore, in: Franz Brunetti (a cura di) (1980) Opere di Galileo Galilei
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[7] E.H. Lockwood (1967) A Book of Curves, Cambridge, England: Cambridge University
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[8] M. Eliade (1987), The Sacredand the Profane, San Diego, New York, London: Harcourt
[9] C.Norberg-Schulz (1980) Genius Loci, Towards a Phenomenology of Architecture Rizzoli,
New York
matematica e simboli
I segni della matematica:
Ie origini della moderna simbologia

MARIA LINDA FALCIDIENO, SAVERIO GIULINI, MASSIMO MALAGUGINI

2i. r- (X). cos( (n· f !).f IIf k 1 II

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)2

esolo un modo un po' complicato di scrivere 1.

Questo lavoro nasce dall'incontro di persone di diversa formazione, umani-


stica e scientifica, accomunate dall'interesse per la comunicazione per immagi-
ni e per i segni che la realizzano. Partendo dal disegno come fondamento idea-
le della comunicazione, si eindividuato il percorso parola-disegno-segno, come
naturale evoluzione di ogni forma di comunicazione per immagini ed e stata
elaborata una lettura critica e analitica dei linguaggi simbolici in differenti con-
testi, quali la musica, la pubblicita, l'architettura, il fumetto, il marchio, la mate-
matica [1]. Quest'ultima sembrerebbe a prima vista estranea alla linea princi-
pale in cui tale ricerca si e sviluppata, rna la sua presenza e motivata da un epi-
sodio: un giorno, un alunno delle elementari, "tomato a casa da una lezione ... ri-
petendo quanta detto dalla maestra, ha raccontato come si esprime e, soprat-
tutto, perchesi esprime cOSI (... e intanto disegnava... ) il concetto di maggiore,
uguale, minore," (v. Fig.3.)
Questo episodio ha suggerito di sviluppare autonomamente la parte di lavoro
relativa ai segni della matematica, presentandola in forma sempre diversa per
differenti tipi di pubblico (quello degli studenti di architettura e di disegno in-
dustriale, quello delle scuole medie superiori, quello, eterogeneo, del Festival
della Scienza) arricchendosi grazie ai commenti e alle domande che ci venivano
poste.
Parola, disegno, segno (M.l.F.)

Anche l' evoluzione delle notazioni matematiche segue storicamente 10 stesso


percorso, parola-disegno-segno, che d'altronde ha caratterizzato il cammino del-
10 spirito creativo di tutta I'umanita, A tale proposito puo essere opportuna una bre-
ve digressione. Circa 40.000 anni fa accadde al genere umano un fatto straordina-
rio, che Jared Diamond ha denominato il «grande balzo in avanti" [2]: appaiono le
prime espressioni artistiche e tra queste, le pili appariscenti furono le pitture ru-
pestri che in Europa decorano le pareti di alcune grotte (Lascaux e Altamira, per
citare le pili note). Era nato il disegno con cui l'uomo aveva imparato a tradurre in
immagini cio che prima poteva descrivere solo con la voce. Ma quanta prima?
Tale improvvisa esplosione artistica ha portato a ipotizzare che essa sia coinci-
sa con la nascita dellinguaggio. Studi pili recenti sono pero in contrasto con tale
conclusione e, in particolare, 10 studio statistico delle variazioni della parte «si-
lente", cioe non tradotta in proteine, di un gene umana strettamente legato allin-
guaggio, il gene FOXP2, giunge alla conclusione che la nascita dellinguaggio si
collochi circa 200.000 anni fa, probabilmente in coincidenza con il passaggio dal-
Yllomo sapiens arcaico a quello moderno [3].
Ed einteressante ricordare come a simili conclusioni fosse giunto pochi anni pri-
rna Ben Marwick: partendo dall'osservazione che, nella storia dell'uomo e dei suoi
antenati, si era assistito per due volte a un grande e improvviso aumento di scambi
di materie prime tra popolazioni anche molto distanti tra lora (circa un milione di
anni fa e 130.000 anni fa), suggeriva la possibilita di far coincidere tali eventicon la
nascita di un protolinguaggio prima e di un linguaggio dotato di sintassi poi, indi-
spensabili per l'instaurarsi di una qualsiasi forma di scambio commerciale [4]. Sem-
bra quindi certo che la parola abbia preceduto nel tempo, e non di poco, il disegno.
Ilpassaggio al segno eampiamente testimoniato dalla nascita degli alfabeti, rna,
dal nostro punto di vista, eforse pili interessante riferirsi al graduale passaggio
dall'immagine "realistica' delle pili antiche pitture in grotte a quelle estremamente
stilizzate (anche per motivi "tecnici") delle incisioni rupestri; un esempio su tut-
ti: la trasformazione della figura del toro, che si semplifica sempre pili fino a ridursi
agli elementi caratterizzanti essenziali, Ie corna a U, corredate solo da un piccolo
segmento per indicarne il corpo. Una sorta di immagine di diapason che ben dif-
ficilmente avrebbe potuto ricordare all'uomo moderno il modello originario, se non
si fossero conservate tutte le fasi di questa trasformazione.
II percorso parola-disegno-segno ha quindi caratterizzato fin dall'inizio Ia co-
municazione umana. E tale percorso e anche comprensibile in modo del tutto in-
tuitivo, se si pensa aIle ragioni che 10 sottendono; infatti, se, per esempio, si pensa
alla necessita di comunicare l' entita "casa", il primo passo e certo tentare di tra-
smettere l'informazione verbalmente e con gesti, per poi cercare di rappresentar-
Ia nella sua forma realistica, di adesione alla realta, cosicche sia comprensibile nel-
la sua rispondenza di segno e significato. Solo in un secondo tempo, quando gia la
realta corrisponde a un concetto, perche "casa' ediventato un elemento del patri-
monio comune di informazioni, sara possibile procedere a una semplificazione
delle forme, a una "tipizzazione" dell'immagine reale, senza per questa perdere in
efficacia e chiarezza comunicativa.
Isegni della matematica: Ie origini della moderna simbologia

Fig. 1. L'immagine del toro nell a grotta Lascaux (sin., 17.000 anni fa) e, soggiogato all'ara-
tro, nelle incisioni rupestri della Va1camonica (4500-5000 anni fa). Rielaborazione grafica di
Ruggero Torti da [5,6]

Tale successione e avvenuta e avviene in maniera del tutto analoga anche per
cio che riguarda la comunicazione non verbale, basata esclusivamente sulle im-
magini: di norma, infatti, in prima istanza si rappresenta la realta nella manie-
ra piu fedele possibile, compatibilmente con le capacita e le potenzialita tecni-
che, per poi procedere a un ridisegno sintetico delle forme, fino a giungere al-
la formulazione di un possibile "codice" grafico, anche molto lontano dalle ipo-
tesi iniziali e, percio, non sempre facilmente e immediatamente riconoscibile
[1, Cap. 1 e 2]; un esempio emblematico di questa processo e il codice della stra-
da, nel quale convivono riferimenti grafici realistici accanto ad astrazioni e co-
dici progettati "ex novo".
Ed eproprio il progetto (per sua natura arbitrario e personale, legato alla singola
individualita, pur se condizionato dalla situazione "al contorno") e nella fattispe-
cie il progetto di un codice di comunicazione, a rappresentare un possibile estre -
mo dello spirito creativo dell'uomo, da sempre colpito dalla sostanziale incomu-
nicabilita dovuta alle differenti lingue (come ben evidenzia la narrazione della
Bibbia sulla Torre di Babele!) e da sempre alla ricerca di una spiegazione e di una
soluzione:lingue e codici "inventati" (1' esperanto, il codice di Bliss,il Morse...) 0 "de-
dicati" (ai non udenti, ai non vedenti...).
Ideare e formulare un mezzo di comunicazione significa, in definitiva, tenta-
re di superare illimite dell'incomunicabilita, a diversi livelli: da quello dovuto
all'appartenenza a differenti ceppi linguistici, a quello dovuto alla novita del-
l'argomento da trattare, fino a quello della trasrnissibilita delle informazioni a
un pubblico il piu vasto possibile .. . E appare, quindi, evidente come , seguendo
tali differenti livelli si possano riscontrare almeno due conseguenze diame-
tralmente opposte: da un lato quella dell'ideazione di forme il piu possibile uni-
versalmente comprensibili (si pensi alle icone del gia citato codice della strada), I
dall'altro quella dell'introduzione di forme per "addetti ai lavori", che hanno
10 scopo di chiarire i contenuti a un pubblico specifico e mirato (si pensi al lin -
guaggio Morse). I
Illinguaggio dei segni della matematica comprende entrambi gli aspetti e rap-
presenta, percio, un caso abbastanza unico, dal momento che i "codici" dei mate-

. , . ._ _-.1!
matematica e culture 2008

matici sono gli stessi che vengono impiegati per la divulgazione della disciplina,
con un risultato a volte devastante: infatti, se evero che

«... l'adozione di un simbolismo universale ha permesso a matematici di tempi


e luoghi diversi di comprendersi pili facilmente e ha sicuramente avuto un ruo-
10 fondamentale nell'avanzamento della disciplina"

e altrettanto vero che

"dal punto di vista della comunicazione verso i pubblici di non esperti l'ado-
zione di una notazione simbolica estesa e universale, ha enfatizzato, tuttavia, l'a-
strattezza dellinguaggio matematico agli occhi del neofita, contribuendo ad au-
mentare Ia distanza tra I'esperto, in grado di leggere simboli e forrnule, e I'e-
straneo alla disciplina" [7].

Comprendere le ragioni che hanno portato alla forrnulazione di determinati se-


gni, percio, pub contribuire a ereare un approccio positivamente critico nei frui-
tori della materia, con un conseguente migliore rapporto e aumento di interesse,
oltreche con una maggiore possibilita di ricordare tali segni, proprio perche non
pili imparati «a memoria", rna acquisiti consapevolmente,

Simbolisti e retori

L'uso della notazione simbolica in matematica e assai pin recente di quanta co-
munemente si creda e l'uniformizzazione di tale notazione e una conquista del
XX secolo. In realta, all'interno della comunita matematica, la diatriba tra i fauto-
ri dell'introduzione dellinguaggio simbolico e i loro oppositori, che prediligeva-
no nelle loro argomentazioni l'uso delle espressioni verbali, si e protratto per pa-
recchi secoli con alterne vicende. Florjan Cajori denomina le due fazioni "simbo-
listi" e "retori" e considera come esempi paradigmatici del prevalere di una parte
sull' altra le successive edizioni degli Elementi di Euclide.
Le argomentazioni usate da Euclide nella sua opera sono esclusivamente verba-
li, com'era consuetudine nell'antica Grecia. Solo pili tardi le costruzioni geome-
triche, utilizzate come dimostrazioni per Ie risoluzioni dei problerni, verranno cor-
redate da disegni e bisognera attendere il III secolo dopo Cristo con Diofanto per
vedere apparire, in forma non sporadica, qualcosa dianalogo aIle formule a cui
siamo abituati. Tuttavia nelle prime traduzioni in arabo e in latino dell'opera di Eu-
elide, come pure nelle prime edizioni a stampa, la notazione simbolica eestrema-
mente ridotta, se non del tutto assente.
II prepotente ingresso dei simboli in matematica avviene nel1634 con il Cursus
Mathematicae di Pierre Herigone: I'autore francese e conscio di avere realizzato
qualcosa di rivoluzionario tanto da affermare nella prefazione della sua opera:

Ho inventato un nuovo metodo di scrivere Ie dimostrazioni, breve ed intelligi-


bile, senza l'uso di qualsiasi forma di linguaggio.
della matematica: Ie della moderna srmeorocra

La via aperta da Herigone fu proseguita, in modo ancora pili radicale, da William


Oughtred che, nella sua traduzione degli Elementi del 1648, utilizzo un linguaggio am-
piamento ideografico, introducendo oltre 40 nuovi simboli. E curioso tuttavia osser-
yare che, delle quasi 200 nuove notazioni introdotte da questi due autori, neppure una
si e conservata nella matematica moderna. D'altronde la novita dellinguaggio simbo-
lico trove dei fieri oppositori, tra cui spicca il filosofo Thomas Hobbes, che, al contra-
rio di Herigone, sosteneva che l'uso di tali notazioni rendeva estremamente difficolto-
sa la comprensione delle opere matematiche, perche richiedeva alla mente dellettore la
doppia fatica della traduzione prima dai simboli alle parole e poi dalle parole ai concetti.
Tali obiezioni fecero sl che l'iniziativa "rivoluzionaria" di Herigone e Oughtred
non avesse molto seguito e portarono all'estremo dell'edizione del 1756 dell'ope-
ra di Euclide, redatta da Robert Simpson, in cui ogni espressione non verbale era
rigorosamente bandita. Ma eben nota che a ogni azione corrisponde una reazio-
ne contraria e, a cavallo tra '700 e '800, molte voci si levarono contro questa "ritorno
alle origini", bollando l'utilizzo in matematica dellinguaggio verbale di prolissi-
ta, pesantezza, ambiguita e mancanza di chiarezza. Ormai tale diatriba e comple-
tamente sopita e, dopo le speranze sorte, tra la fine dell' '800 e l'inizio del secolo scor-
so, di ridurre ogni affermazione matematica in forma di espressione puramente sim-
bolica, si e raggiunta, negli ultimi quaranta anni, una sorta di equilibrio e oggi si
puo affermare che in un qualsiasi testa contemporaneo di matematica, sia esso
elementare 0 di ricerca, la parte simbolica non occupa pili del 200/0 del totale.

Le origini dei simboli della matematica moderna:


dall'invenzione della stampa all'eta d'oro della matematica

Lo scopo di questa lavoro consiste nel presentare una breve rassegna di quei
simboli che a noi appaiono graficamente pili significativi. Chi desiderasse un'in-
formazione pili completa ed esauriente puo consultare l'opera di Cajori [8; fino
all'inizio del XX secolo], a cui questa capitolo si ispira largamente, 0, per i simbo-
li pili recenti, il sito di Jeff Miller [9].
La comparsa dei primi simboli matematici moderni coincide con la prima dif-
fusione delle opere a stampa. Questa rivoluzione tecnologica rese superata la vee-
chia forma di comunicazione del sapere che, fino ad allora, si limitava al rappor-
to diretto tra maestro e discente e che aveva influenzato l'impostazione dei pochi
testi scritti; la possibilita di diffondere Ie proprie ricerche a un pubblico assai pili
vasto, unitamente alle esigenze di spazio e di costi che il nuovo mezzo imponeva,
rese necessario il progressivo abbandono delle espressioni verbali a favore del-
l'introduzione di nuovi simboli pill concisi ed efficaci.
e
Ed proprio alla fine del' 400 che fanno la loro prima apparizone i simboli di +
e - in un trattato di matematica "commerciale" di Johann Widman ([10], 1489) e
in alcuni manoscritti di poco anteriori (1486 e 1481). L'origine di tali simboli, a
noi cost familiari, e controversa e alcuni storici hanno ritenuto, tenendo soprattutto
conto del tipo di opere in cui erano apparsi, che la si dovesse ricercare in ambito
mercantile. 'Iuttavia, se questa ipotesi e probabilmente corretta per il segno "me-
no" (un trattino separava il peso lordo della merce dalla tara), sembra plausibile che
matematica e culture 2008

il segno "pili" abbia tutt'altra origine. Se si tiene infatti conto che in tedesco anti-
co l'operazione di addizione era indicata con la parola "vnd" e che, in manoscrit-
ti contemporanei, la congiunzone latina et sub iva spesso una sorta di "contrazio-
ne stenografica", in cui la lettera "e" si riduceva sempre pili, fino a scomparire del
tutto, e la lettera "t" si trasformava in una croce greca, si fa strada la suggestiva
ipotesi di una origine alfabetica per il segno +, per contrazione della parola et.

*+
Fig. 2. Possibile evoluzione dalla congiunzione et al segno +

Nonostante la lora indubbia semplicita, i due simboli + e - non si affermeran-


no facilmente al di fuori della Germania: approderanno in Inghilterra solo nel
1557 per opera di Robert Recorde e arriveranno in Italia addirittura nelI608, gra -
zie a un matematico tedesco, Clavius, trovando tuttavia dei fieri oppositori nei due
simboli, di evidente origine latina,p e m. Ma gia intorno alI630 essi erano pres-
soche dimenticati. Pili travagliata ela storia del segno -, proprio a causa della sua
semplicita, All'epoca, infatti, tale simbolo assumeva molti significati differenti in
differenti contesti e, quindi, si prestava a fraintendimenti; una versione che ebbe
parecchio successo in tutta Europa fu l'obelus (.;-) che sopravvisse, seppure in for-
ma sempre pili sporadica, fino alI921.

Ma i simboli che, dal nostro punto di vista, rivestono maggiore interesse sono quel-
li di maggiore, minore e uguale:
>,<,=
Essi appaiono abbastanza tardi, i primi a opera di Tomas Harriot nel1631 [11],
l'ultimo quasi un secolo prima, nelI557, nel celebre Whetstone ofWitte di Robert
Recorde; particolarmente interessanti, soprattutto per quello che diremo in se-
guito, sono le parole usate da quest'ultimo per motivare la scelta del suo simbolo:

"I will sette as 1 doe often in woorke use, a pair of parallels, or Gemowe lines of
one lenghte, thus : = , bicause noe 2 thynges can be more equalle",

La giustificazione adottata, che non vi e nulla di pili uguale di due segmenti


paralleli di eguale lunghezza, appare particolarmente suggestiva.
Ma quale fu la motivazione che spinse Harriot nella scelta dei simboli di mag -
giore e minore? La spiegazione, addotta da alcuni autori [9], che egli si fosse ispi-
rata a un tatuaggio visto suI braccio di un indigeno americano, sembra poco ere-
dibile, soprattutto perche, nei manoscritti originali, i due simboli di maggiore e
minore avevano una forma sensibilmente diversa da quella presente nel volume da-
to aIle stampe, apparso postumo.
Sembra pili plausibile che tale scelta fosse ispirata in qualche modo dalla vo-
lonta di uniformare i segni, che denotavano Ie nozioni di maggiore e minore a
Isegni della matematica : le origini della moderna simbologia

quello di uguaglianza, e a questo proposito e opportuno riprodurre il disegno di


quell'alunno delle elementari, di cui abbiamo parlato all'inizio di questo contributo,
eseguito per spiegare a sua madre perche i tre simboli di maggiore, uguale e mi-
nore dovevano essere fatti in quel modo (Fig. 3.).

. .
0--.
.--.
Fig. 3.

Tale disegno, anche se forse non fornisce la vera motivazione dell'origine


di questi segni, sicuramente sintetizza in modo particolarmente efficace il
perche delloro successo. Nonostante la loro indubbia razionalita, i simboli di
Harris incontrarono una certa difficolta ad affermarsi e trovarono degli irri-
ducibili competitori nelle notazioni introdotte da William Oughtred (vedi la
prima riga di Fig. 4) net suo Clavis mathematicae, uscito nello stesso anno
dell'opera di Harris.

autore anno maggiore minore


Oughthred 1631 L ~
Oughthred 1647 L
Oughthred 1652,1657 L
Barrow 1657,1660
L -:=J
Wallis 1685 -:=J ~
Ward 1653 L L
Rawlinson 1655,1658 -=:J L
Jeake 1696
L ~
Taylor 1717 -:=J L
Hatton 1721 L ~
New Math.Diet. 1726 LO -:=J ~OL
Fig. 4. La notazione di Oughtred

Allettore moderno tali simboli appaiono decisamente infelici, perche non pre-
sentano alcun tipo di simmetria e sono, quindi, difficili da memorizzare e, inoltre,
non appare affatto chiaro da quale parte stia il termine pin grande. Eppure tale
notazione ebbe un notevole successo, perche l'opera di Oughtred vantava due esti-
matori di primo piano, John Wallis e Isaac Barrow,i due maggiori matematici del-
l'epoca. Che la scelta di Oughtred fosse particolarmente infelice eampiamente di-
mostrato dalla precedente tabella, che mostra le numerose "variazioni sul tema" del-
le sue notazioni; si deve rilevare che neppure 10 stesso Oughtred fu coerente con
:
i
._._, . ~ ..__,.__.,_.._. .. . ~ __,__._. ". . ~__J
matematica e culture 2008
r r...,..- _._ '~ '-'-' .... - '-_ .~ ~- - -.'~_.~ _._ ~ _ .... ~-- _-..- ..-_.._._-..- ,.' ~"~' - - "' ------ .-- - ~ ---- ..- .--.... < ~ ~. ~, -. - ->--------.-~~ -._-
i
se stesso. A questo punto non si pub fare a meno di citare Cajori, che, mettendo a
confronto le notazioni dei due autori inglesi, afferma:

"Perhaps nowhere is there another such a fine example of symbols ill chosen
and symbols well chosen" .

Per fortuna, dopo ill726 i simboli di Harriot presero definitivamente il soprav-


vento.
Neppure 1'=di Recorde incontro subito una grande diffusione, anzi ci vollero ben
61 anni dalla sua prima comparsa per ritrovarlo in un lavoro a stampa, anche se si
hanno prove certe di un suo uso, seppure episodico, in alcuni manoscritti. Un mo-
tivo di questa lenta affermazione fu probabilmente l'uso che altri autori avevano
fatto del simbolo di = con significati differenti: per esempio,"meno' per Vieta e "piu
o rneno' per Cartesio.A questo proposito, si possono elencare numerosi rivali del sim-
bolo di Recorde, rna tra questi merita segnalare uno strano segno (Fig.S) che ebbe
la fortuna di essere introdotto da Cartesio, nel "La Geometric" (1637).

Fig.5.n simbolo di ugualeper Cartesio

L'indiscussa autorita dell'autore francese fece SI che tale simbolo riscuotesse un


immediato successo e si diffondesse assai rapidamente anche tra coloro che ave-
vano in precedenza adottato la notazione di Recorde, rna fu una moda passegge-
ra e, dopo il 1693,la sua fortuna decline; la logica e la semplicita della notazione
di Recorde aveva ripreso definitivamente il sopravvento.
Pur se non ebbe alcun seguito, e anche opportuno citare la proposta avanzata
da Pierre Herigone per denotare l'uguaglianza: nei suoi scritti l'espressione
a2+ab=b2
diventava
a2+ab 212 b2.

Tale notazione potrebbe sembrare un'invenzione alquanto bizzarra, se non fos-


se che, nella stessa opera, "maggiore di" veniva indicato con "312"e "minore di"
con "213". Notazione sicuramente infelice, rna non priva di logica dal punto di vi-
sta mnemonico: da rilevare soprattutto 10 sforzo di accomunare in un'unica tipo-
logia i tre simboli che indicano "maggiore, minore e uguale".
La storia del simbolo di radice e, sorprendentemente, una storia molto antica . Se
torniamo per un attimo ai segni di addizione e sottrazione, einteressante ricordare
che nella traduzione geroglifica del papiro ieratico di Ahmes (XII dinastia; me -
glio noto come papiro Rhind) tali operazioni sono rappresentate da un paio di
gambe che eseguono un passo rispettivamente verso destra e verso sinistra, qua-
dena matemanca:

si a denotare che le operazioni di somma e di differenza sono una l'inversa dell'altra;


10 stesso simbolo comparira, in un papiro di poco successivo, con significato ana-
logo, rna an cora pili intrigante: le due gambe che procedono a ritroso denoteran-
no ancora una volta una funzione inversa, rna, questa volta, la radice, intesa come
inversa dell'elevamento al quadrato.
A parte questa fatto che, per quanta interessante, rappresenta solo una curiosi-
ta, i simboli adottati per la radice rientrano, secondo Cajori, in 4 categorie, di cui
le prime tre hanno come prototipi rispettivamente la lettera l iniziale di latus, la let-
tera R iniziale di radix e I' archetipo del simbolo odierno ~ . Queste tre famiglie di
simboli convivranno, in varie forme, per parecchi secoli: la R fino al 1690 (e nel
1683 era ancora adottata da Rolle), la L almeno fino al1624 (Briggs); per quanta ri-
guarda ~ , esso venne introdotto nel1525 dal matematico tedesco Christoff Ru-
dolff nella forma senza barretta orizzontale e, dopo essersi diffuso abbastanza ra-
pidamente, prima in Germania e successivamente in Inghilterra, subi diverse vi-
cissitudini prima di stabilizzarsi nella sua forma attuale nella seconda meta del
XIX secolo; in particolare l'introduzione della barretta superiore (") risale, ancora
una volta, alIa Geometric di Cartesio (1637).
Manca ancora all' appello la quarta famiglia di simboli: quelli legati alIa nota-
zione esponenziale. Introdotta pressoche contemporaneamente da James Hume
(1636) e da Cartesio (1637), nel caso di esponenti interi positivi (rna Cartesio pre-
feriva scrivere a-a piuttosto di a2, riservando la notazione esponenziale aIle po-
tenze pili elevate), venne estesa prima da Newton (1676) al caso di esponenti ra-
zionali (e limitatamente al caso 1/ 2, per denotare la radice quadrata) e solo da Eu-
lero, oltre un secolo dopo la loro comparsa (1740), al caso generale. Tale notazio-
ne merita un discorso a parte perche pur avendo sofferto, come abbiamo visto, di
una gestazione piuttosto Iunga, rappresenta, come osservato in [12], uno dei mi-
gliori esempi di come una buona notazione sia uno strumento potente per il pro-
gresso del pensiero matematico: scrivere
an invece di a-a-... -a ripetuto n volte,
permette di definire immediatamente, grazie aIle proprieta dell'esponenziale di
somma e prodotto, le potenze con esponente intero negativo 0 razionale del tipo
lIn; ora il passaggio a ogni esponente razionale 0, per densita, reale, appare del
tutto naturale e, una volta che si possiede I' equazione aX=b, con una semplice in-
versione si ottengono i logaritmi; rna a questa punto sorge spontanea l'idea di so-
stituire al numero a, una matrice oppure un operatore (per esempio, di deriva-
zione): il calcolo funzionale, che ha svolto un ruolo rilevante nell'analisi degli ul-
timi cinquant'anni, parte proprio da tali premesse.
Se torniamo al moderno simbolo di radice e ci chiediamo quali siano le moti-
vazioni della sua forma, appare assai difficile non essere d'accordo con Eulero, che
10 vedeva come una deformazione della lettera r minuscola (tale interpretazione
esuffragata dalle diverse forme che tale lettera presenta nei manoscritti dell'epo-
ca, v. Fig.6.); e invece difficile accettare l'ipotesi di Cajori che la fa risalire a una
notazione tedesca cinquecentesca, costituita da un punto arricchito da una "co-
da" verso l'alto,
matematica e culture 2008

(
Fig. 6. Variazioni sul tema della "r" in manoscritti del '600

Tutti gli esempi introdotti fino a ora rivelano una caratteristica comune: i sim-
boli hanno bisogno di un periodo piuttosto lungo, prima di stabilizzarsi nella 10-
ro forma definitiva ed essere accettati dalla comunita matematica. Un'eccezione a
tale regola e rappresentata dal simbolo di 00. Viene introdotto da John Wallisnel1655,
senza fornire alcuna spiegazione sulla sua scelta, quasi si trattasse di una simbo-
logia gia affermata

Cum enim primis terminus in serie Primanorum sit 0, primus terminus in serie
reciproca erit 00 vel infinitus

e a esso arride un successo quasi immediato. Si sono fatte varie ipotesi sulla sua ori-
gine, tenendo soprattutto conto della cultura umanistica dello Wallis; Ie piu plau-
sibili sono l'antico segno etrusco CD,che significa mille, 0 una deformazione del-
l'ultima lettera dell'alfabeto greco, co. Bisogna pero ricordare che la lemniscata ha
rappresentato l'infinito gia nell'antico Egitto e nella Grecia classica, sotto forma di
serpe 0 di dragone, che tiene la propria coda tra Ie fauci (oupojcpoc), simbolo di
continua distruzione e rigenerazione. Non stupisce quindi che un am ante del-
l'antichita classica, qual era 10 Wallis, ritenesse naturale indicare con tale simbo-
10 l'infinito.
Siamo cosi giunti a quello che viene giustamente considerato il periodo d'oro del-
la matematica, in cui si posero Ie basi dell'analisi infinitesimale e della geometria
analitica. La figura di Eulero, che fu con Leibniz il pin grande innovatore nel cam-
po delle notazioni matematiche (si devono a lui, tra gli altri, la moderna notazio-
ne funzionale, i simboli dell'unita immaginaria e di sommatoria), chiude tale epo-
ca, che si era aperta nel1637 con l'uscita di La Geometric di Cartesio, primo ad
aver utilizzato Ie ultime lettere dell'alfabeto per denotare quantita incognite (for-
se l'uso della lettera x come simbolo principe delle incognite nasce dal suggeri-
mento di un tipografo di usare tra Ie ultime tre lettere dell'alfabeto quella meno co-
mune nella lingua francese) .
Ma i due personaggi che, per quanta riguarda i segni della matematica, mag-
giormente caratterizzano, seppure per ragioni contrapposte, tale periodo sono
Leibniz e Newton .
Entrambi sono considerati i padri del calcolo infinitesimale, rna il contributo
che questi due autori hanno portato alIa simbologia moderna edecisamente dif-
ferente .
Newton usava per Ie flussioni (che noi oggi chiameremmo derivate) i simboli
x
x oX X, mentre per Ie quadrature (integrazioni indefinite) -* .*l. I simboli usati da
Leibniz, invece, furono : per la derivata prima e Ix per l'integrazione indefinita.
La scelta di Newton era infelice per almeno due motivi: prima di tutto non si con-
servava alcun riferimento all'operazione rappresentata; in secondo luogo,la sim-
dena matemanca: Ie

bologia di "integrale" appariva alquanto ambigua, potendosi facilmente confondere


con notazioni del tipo x) ex". Sebbene la notazione di Newton per le derivate sia
ancora oggi utilizzata dai fisici (almeno fino all'ordine 2)) a un lettore moderno e
evidente la supremazia delle notazioni del tedesco: egli infatti riuscl a tradurre nei
simboli le due intuizioni geometriche di derivata come quoziente di due quantita
che tendono a diventare arbitrariamente piccole e di integrale come somma del-
le aree di un gran numero di rettangoli, di base tendente a 0 e altezza "coinciden-
te" con il valore della funzione.
La disputa tra matematici inglesi e continentali su chi)tra Newton e Leibniz, do-
vesse essere considerato il padre nel calcolo infinitesimale, si riflesse nel diverso sue-
cesso che i simboli introdotti dai due autori ebbero in Inghilterra e nel resto d'Eu-
ropa. D'altra parte l'uso di entrambe le simbologie per Ie derivate sopravvive an-
cora oggi, anche se, in generale, la notazione di Newton viene utilizzata quando
la variabile e temporale e quella di Leibniz e spesso soppiantata, soprattutto nel
caso di derivate ordinarie, dalla notazione di Lagrange (1797) f'(x). Nel caso del-
l'integrale il simbolo di Leibniz dimostro immediatamente la sua superiorita rispetto
a quello di Newton) che non venne adottato neppure nellanatia Inghilterra. A ti-
tolo di curiosita, in una lettera indirizzata a Leibniz nel 1796) Johann Bernoulli)
che per primo aveva adottato il termine calculus integralis (al posto del Leibni-
ziano calculussummatorius) suggeriva l'adozione della lettera I per denotare l'in-
tegrale: e singolare come la Storia non abbia voluto far torto ad alcuno, conser-
vando il termine di Bernoulli e il simbolo di Leibniz. Per concludere, ci fu forse
un solo matematico di rilievo che rifiuto ostinatamente il simbolo di integrale di
Leibniz: fu August Leopold Crelle, che, enfatizzando la natura dell'integrazione in-
definita come operazione inversa (cum granu salis) della derivazione, sosteneva che,
se quest'ultima veniva denotata con dx, alla prima doveva essere riservato il sim-
bolo;}; .

Le origini dei simboli della matematica moderna:


Peano e Bourbaki

Nella storia della rnatematica, si possono individuare quattro periodi in cui si e


assistito alla nascita di un gran numero di notazioni rnatematiche, sopravvissute
fino ad oggi: i primi due) che abbiamo esaminato nel precedente capitola e che
corrispondono, l'uno alla nascita della stampa e alla sua progressiva diffusione e
I' altro all'introduzione del calcolo infinitesimale, sono egregiamente rappresen-
tati nellibro di Cajori ed abbracciano un intervallo di tempo piuttosto lungo (cir-
ca un secolo e mezzo ciascuno); rna vi sono altri due momenti in cui si assiste a una
vera e propria proliferazione di nuovi segni in un lasso di tempo molto breve e che
sono troppo recenti per trovare una collocazione (0 almeno una collocazione ade-
guata) nell'opera di Cajori. Essi coincidono con due eventi cruciali nella matemati-
ca moderna: la critica dei fondamenti e l'affermarsi della scuola bourbakista.
Dall'antichita greca fino alla fine del XIX secolo, la matematica si era fondata
su una quasi cieca fiducia nell'intuizione geometrica. Ma a tale fiducia avevano
assestato un durissimo colpo le scoperte delle geometrie non euclidee e di alcune
cultura 2008

curve fortemente patologiche, che l'analisi aveva creato, quale, per esempio, quel-
la di Peano: divenne quindi indispensabile procedere a una critica radicale dei
principi logici che cosituivano le fondamenta dell' edificio matematico. Nasceva la
logica matematica e, con essa, vedevano la luce nuovi simboli.
II matematico torinese Giuseppe Peano viene considerato, accanto a Gottlob
Frege, il padre della logica matematica. Ma mentre le notazioni adottate dall'autore
tedesco erano particolarmente pesanti e repulsive, a Peano deve essere ascritto il
merito di essersi posto costantemente il problema di una scelta opportuna per i sim-
boli da adottare. Egli pubblico tra il1895 e il1903 i cinque volumi del suo Formu-
laire de Mathematiques e gia all'inizio del primo volume introduce, seppure in
forma lievemente diversa da quelli entrati ormai nell'uso comune, i simboli di
"contenuto" (c), "contiene" (::)),"e" (1\),((0" (v) (in realta la paternita della moder-
na notazionedi inclusione dovrebbe essere attribuita a Schroder (1890)). Ma sen-
za dubbio il suo simbolo piu noto equello del quantificatore esistenziale 3, anche
se si deve riconoscere che la prima versione era decisamente infelice (a- = A per
"esiste un a") e furono gli allievi a convincerlo a cercare un simbolo meno astru-
so. L'altro quantificatore, quello universale, V, non e un'invenzione di Peano: esso
apparira oltre 30 anni dopo (1935), a opera di Gerhard Gentzen [14], che affermo
esplicitamente di essersi ispirato al matematico italiano, scegliendo la A rovescia-
ta, in quanto iniziale di All-Zeichen. In realta Peano aveva dedicato a tale quanti-
ficatore la lettera V,in contrapposizione a A per "nessuno", e gia da queste poche
righe si pub osservare la propensione (che in seguito divenne una vera e propria
mania) diPeano ad usare simboli ottenuti da altri per rotazione e riflessione, al fi-
ne di attribuire loro significati opposti (a tale proposito si legga la gustosissima
biografia in [15]). II simbolo di appartenenza, poi, nei lavori di Peano, era una sem-
plice E, iniziale della forma verbale greca "eortv" (e non dallatino "est", come alcuni
sostengono), mentre la sua versione stilizzata E sembra sia dovuta a Bertrand Rus-
sel, che voleva evitare possibili confusioni causate dall'uso ormai radicato di de-
notare con tale lettera greca una quantita (arbitrariamente) piccola.
Superata la crisi di inizio XX secolo e la prima guerra mondiale, si assistette a una
vera e propria esplosione della produzione matematica, che non era pin limitata ai so-
liti 40 5 paesi europei. Ovviamente a tale esplosione corrispose una dispersione dei ri-
sultati che rese loscambio di informazioni estremamente piu difficile di quanto non
10fosse stato nel passato (e di quanto non 10sia ora); la sfida di rendere disponibile in
un'unica opera tutto il sapere matematico, che era stato sviluppato negli ultimi de-
cenni, fu raccolta dal francese Nicolas Bourbaki, autore degli oltre 40 volumi degli Ele-
mentsde mathematique (al singolare, perchela matematica euna sola) che, come tut-
ti i matematici sanno e nonostante lui stesso abbia pili volte orgogliosamente affer-
mato la propria esistenza individuale, non e mai esistito come persona fisica, rna e
semplicemente 10pseudonimo collettivo che,alla fine degli anni '30,un gruppo di gio-
vani matematici dell'Ecole Normale Superieure assunse, proprio con 10scopo di rac-
cogliere e rielaborare in modo sistematico la gran mole di matematica che si era svi-
luppata a partire dall'inizio del XX secolo: a loro si devono molte delle notazioni piu
familiari nel mondo della matematica. Fin dal primo volume degli Elements com-
paiono simboli ormai di uso comune, quali Ie frecce per denotare le implicazioni (==>,
<==, ¢::», che sostituiscono scritture cervellotiche 0 ambigue quali p.q (Peano) 0 p)q
I segni della matematica: Ie orig ini della moderna simbologia

(Whitehead e Russel),che in precedenza avevano tradotto l' affermazione "p implica q",
o tutti i simboli che denotano gli insiemi numerici N, Z, Q, R, C. E everamente singo-
lare il fatto che sino al1940 nessuno avesse sentito l'esigenza di unificare le notazioni
di enti cosl basilari quali gli insiemi numerici (si pensi che in [8] all'argomento Num-
berfields (§414) ededicata solo mezza paginetta e le uniche informazioni riguardano
1'uso delle espressioni Kerper R e Kiirper J, che Dedekind riserva nel1877 ai raziona-
li e ai complessi). Per concludere, a Bourbaki, 0 piu precisamente a un bourbakista,
Andre Weil,si deve attribuire la paternita di un altro simbolo assai usato (e abusato),
quello di insieme vuoto: 0. Sorprende il fatto che 1'autore, sebbene riferisca numero-
si aneddoti su tale notazione,non spieghiil motivo per cui decise di adottarla, limitandosi
ad affermare di averla tratta dall'alfabeto norvegese, perche tutte le altre lettere di al-
fabeti meno esotici erano gia state utilizzate in precedenza; personalmente, pur non co-
noscendo le usanze della scuola francese di quegli anni, preferiamo immaginare che
esso sia stato ispirato dallo 0 barrato, che veniva assegnato, nei tempi andati, agli stu-
denti la cui preparazione era, per l'appunto, vuota.
Una tale interpretazione va contro uno dei piu radicati luoghi comuni sulla ma -
tematica e i matematici: la completa mancanza di senseof humour. E a conferma di
quanto questo preconcetto sia poco fondato si deve menzionare un altro contribu-
to borbakista: il simbolo di courbe dangereuse, che, messo a margine di un paragrafo,
serviva per indicare un passaggio particolarmente insidioso, che richiedeva da par-
te dellettore un notevole livello d'attenzione e di conoscenze, per evitare pericolo-
si errori. Nonostante l'incondizionata ammirazione per tale simbolo, espressa nel
1957 da Paul Halmos, un grande matematico dotato di sagace spirito, questa nota-
zione non ha avuto seguito, se non da parte degli informatici, soprattutto dopo che
Donald Knuth,l'inventore del miglior editor scientifico esistente, il TEX,10 ha adot-
tato con 10 stesso significato, seppure in una forma piu realistica, inserendo il sim-
bolo di Bourbaki all'interno di un tipico cartello di segnaletica stradale.

Fig. 7. n simbolo di dangerous bend di Knuth, costruito a partire dalla courbe dangereuse di
Bourbaki

La presentazione (M.M.)

Come fa notare Marta Salvador [16] nella sua tesi, una delle principali difficol-
ta nel divulgare la matematica consiste proprio nella ripugnanza che molte persone
provano di fronte al simbolismo matematico. Per illustrare la storia di quei segni
della matematica moderna, che sembrano incutere tanto timore in una parte co-
sl consistente dell'umanita, noi abbiamo pensato di percorrere in qualche senso a
ritroso il cammino parola-disegno-segno, affiancando alla parola il disegno, 0 pin
precisamente il fumetto, che unisce, all'immediatezza visiva del disegno, la paro-
matematica cultura 2008

la scritta e i segni grafici, convenzionali, che esprimono emozioni e stati d'animo,


Contaminazioni tra matematica e fumetto non sono in realta rare. La scienza, la
ricerca e, in senso piu generale, la cultura sono parte integrante delle storie illustrate
a fumetti. Basti pensare alle citazioni che, nelle sceneggiature di Tiziano Sclavi,
costituiscono la struttura portante delle vicende di Dylan Dog. Molto spesso, pe-
ro, tanto nel fumetto COS! detto "realista", quanta nel disegno "umoristico", i per-
sonaggi in qualche modo ispirati alla matematica sono ricondotti, sia sotto il pro-
filo psicologico che grafico, a certi stereotipi, poco aderenti alla realta: per esem-
pio, gli autori disneyani raccontano le imprese di un Pico De Paperis, onnisciente
la cui cultura spazia dalle piu raffinate conoscenze umanistiche fino alle piu in-
credibili teorie matematiche 0 di un Archimede Pitagorico, che riconduce a im-
probabili formule matematiche ogni tipo di invenzione 0 quelle dell'altrettanto
ingegnoso scienziato del male Spennacchiotto, che introduce l'annosa questione
sulle pericolose potenzialita della scienza, qualora sia controllata da figure malvagie.
Analizzando piu a fondo illinguaggio grafico delle storie a fumetti, e interes-
sante vedere come il modo stesso di esprimersi di questi personaggi-scienziati
faccia uso di segni grafici presi a prestito dal mondo matematico. Talvolta le "nu-
volette" che fuoriescono dalla bocca dei personaggi, oltre alle parole "pronuncia-
te", contengono formule, numeri e simboli. Eil caso per esempio dei pensieri di Ar-
chimende Pitagorico, quando eimpegnato in difficoltose dimostrazioni: la teoria
o il ragionamento teorico svolto da questi viene enunciato all'interno del balloon
direttamente da una formula, contenente il piu delle volte notazioni matematiche,
lasciando presagire una inspiegabile complessita del ragionamento in cui eimpe-
gnato il personaggio. In questi casi i segni matematici si piegano all'immaginario
collettivo e rimandano illettore all'idea di incomprensione e difficolta,
Degne di riflessione sono alcune tavole disegnate da Bruno Brindisi per le see-
neggiature di Tiziano Sclavi: nella storia Lassii qualcuno ci chiama, un'infinita di
figure affacciate dalla nota Torre di Babele, suggerita da Bruegel, si esprime con lin-
guaggi fantasiosi e incomprensibili fatti di segni, numeri, ideogrammi e strani co-
dici. Ma I'elemento piu curioso erappresentato dallinguaggio di una delle figure,
che si esprime mediante l'impiego delle "figure impossibili" di Escher. Cio rap-
presenta una ulteriore contaminazione della matematica, della geometria e delle
loro convenzioni "impossibili" nel campo del fumetto.
Naturalmente, COS! come le pin complesse (e spesso inesatte!) formule matema-
tiche stanno spesso a indicare concetti e ragionamenti pressoche incomprensibi-
li, COS! anche gli strani e fantasiosi codici linguistici trascritti nelle nuvolette di
Bruno Brindisi lasciano presagire una impossibilita di comunicazione fra i per-
sonaggi e fra questi e illettore. La Torre di Babele, simbolo per eccellenza dell'in-
comunicabilita, diventa allora illuogo in cui anche i segni e le convenzioni mate-
matiche appaiono in tutta la loro complessita, La reazione del malcapitato prota-
gonista, di fronte a una scena diquesto genere, non potra che essere di sorpresa e
stupore e verra ben rappresentata dal disegnatore mediante la modellazione dei trat-
ti del viso edell'espressione del volto.
II disegnatore riesce in questi casi a mettere alla prova gli strumenti che ha a
disposizione. Sara COS! che il sussulto e 10 stupore verranno rappresentati da un se-
gno di esclamazione come il punto esclamativo stesso, peraltro utilizzato anche
Isegni della matematica: Ie origini della moderna simbologi a

nellinguaggio matematico. Sara, invece, il punto interrogativo a descrivere I'in -


quietante stato di colui che, colto di sorpresa, non riesce a darsi risposta. Anche
in questo caso assistiamo a un sottile scambio di segni grafici fra matematica e
fumetto. Punti esclamativi, punti interrogativi, puntini di sospensione e partico-
lari onomatopee quali il ben nota "gulp", ben si adattano a suggerire condizioni di
stupore, disagio, a volte anche vera e propria paura, esattamente come quelle indotte
molto spesso dalle complesse formule matematiche.
Se i calcoli matematici sembrano inequivocabilmente generare stupore, timore
e aumento del battito cardiaco, diversamente, la semplicita di alcuni conti induce
a reazioni ben piu statiche: ecost, allora, che per raggiungere il sonno Paperino co-
mincera a enumerare la sequenza dei numeri cardinali, oppure Snoopy, sul tetto del-
la sua cuccia, rimirando le stelle in una notte serena, terra di conto secondo la con-
venzione che richiede la "spunta" di gruppi omogenei di segni.
Proprio analizzando le strisce di Schulz e interessante osservare come la magia
del fumetto consenta al cane Snoopy di avere una precisa personalita ed esprime-
re il proprio punto di vista attraverso l'uso della parola, rna eancor pili interessante
soffermarsi sulle relazioni che nascono fra il famoso "bracchetto" e il suo fedele ami-
co Woodstock, l'uccellino giallo suo confidente. Al primo spetta il dono della pa-
rola (in senso fumettistico, naturalmente), all'altro la capacita di esprimersi con quel
linguaggio degli uccelli che Schulz traduce graficamente in una serie di aste ver -
ticali mai perfette e mai uguali a stesse, secondo una stilizzazione che ricorda un
linguaggio binario matematico.
Appare in realta piu facilmente decifrabile la sequenza di segni utilizzata da Wood-
stock nei suoi sproloqui con Snoopy, piuttosto che le corrette formule matematiche
che, all'interno dei balloons, sembrano assumere il ruolo di elementi incomprensi-
bili, di sintesi di un linguaggio non accessibile. Quello che manca allettore e sol-
tanto il codice di traduzione che, nel caso dei personaggi di Schulz, e rappresentato
proprio dal bracchetto Snoopy. In realta, se Snoopy intenda e capisca cio che gli sve-
la il fedele arnico pennuto non possiamo ammetterlo con sicurezza, rna senz'altro egli
attribuisce un significato a cio che sente (e che, come noi lettori, vede).

Tavola 1. Uomo e mate-


matica
matematica e cultu re 2008

Questi esempi ci sono serviti come ispirazione per illustrare con alcune tavole
momenti particolarmente significativi del rapporto tra uomo e simboli materna-
tici. Se nella Tavola 1 ci si limita a sintetizzare in un'immagine il diffusissimo sen-
so di terrore che accompagna, in molti nostri simili, la visione dei segni della ma-
tematica, nella Tavola 2 e nella Tavola 3 vengono introdotti alcuni simboli propri
del fumetto (! e ?) per indicare l'ammirazione, in un caso, e 10 sconcerto dell' al-
lievo nei confronti del maestro nell'altro.

Tavola 2. Pitagora

Tavola 3. Newton
e Leibniz
- * '--y-;J~'
Yo.-:-x.
'tv
",:x.

-,
) /"

Ammirazione per Pitagora che scrive sulla sabbia la relazione che lega le lun-
ghezze di cateti e ipotenusa in un triangolo rettangolo, anche se nella nostra men-
te sorge il punto interrogativo del dubbio, di fronte a un linguaggio simbolico che
sarebbe nato circa 2000 anni dopo e che, di conseguenza, Pitagora non poteva in
alcun modo utilizzare; sconcerto, rappresentato anche dal segno dinamico che in-
dica 10 spostarsi della testa da una parte all'altra, di fronte alle infelici notazioni di
Newton, che si contrappongono a quelle logiche e suggestive di Leibniz.
Isegni della matematica: Ie origini della moderna simbologia

Tavola 4. Bourbaki

Tavola 3.Woodstock

" 1\ II I \/11
\l\lt\\ll'll~

1\\11 11/1\1 II

1\ I"~

Nelle ultime due tavole e invece evidente l'ispirazione a Brindisi e Schulz; alla
torre di Babele dei numerosi simboli che Bourbaki, in divisa da generale napo-
leonico, si trova a fronteggiare alla fine degli anni '30, si contrappone la dolcezza
del commento di Snoopy all'apparentemente 'indecifrabile discorso di Woodstock
e in questa vignetta e racchiuso il sogno del matematico: anche se il suo linguag-
gio pub sembrare ostico ai piu, spera sempre di trovare un interlocutore che, pur
non essendo matematico, sia in grado di intenderlo ed apprezzarlo.
matematica e culture 2008

Bibliografia

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language, Cambridge Archaelogical Journal 13, 67-81
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ra di) Le meravigliedel passato,Mondadori, Milano
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morial Volume, ed. Cargill Gilston Knott; Londra
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http://www.vialactea.net/od~reddi/bio/peano.htm
[16] M. Salvador (2004),Nel segnodellaMatematica, Tesi in Master in Comunicazione del-
la Scienza, SISSA,Trieste
matematica e bolle di sapone
Bolle di sapone: un lungo viaggio

M ICHELE EMM ER

A Venezia possono accadere delle cose strane, insolite, magiche alle volte, delle
cose che possono accadere solo a Venezia. Pub capitare in campo Sant' Angelo di
vedere decine e decine di persone che soffiano bolle di sapone che volano via ver-
so i1 cielo.

Fig. 1. Bolle in campo


Sant'Angelo, Venezia,
marzo 2007

Se ne sono viste spesso di bolle di sapone a Venezia in questi ultimi anni, com-
plici i convegni Matematica e cultura [1]. Ne12007 addirittura una mostra di bol-
le di sapone, alla Galleria Venezia Viva, sernpre in campo Sant' Angelo. La mostra
di Bradley Miller, fotografie di lamine di sapone.

Acqua, sapone, forme, scienza, esperimenti, arte: poche parole, rna di grande
importanza. Elementi a cui Bradley Miller ha aggiunto la sua capacita di creare
immagini. Ed ecco che i1 mondo delle forme delle lamine saponate, delle milio-
ni di lamine di sapone che si creano persino quando laviamo i piatti, diventano
un universo di forme geometriche perfette, essenziali, forme matematiche pure,
matematica e cult ura 2008
, - - ----- ----- ----------------- ---- - ----
i astratte eppure coinvolgenti, emozionanti. Un nuovo universo che si apre da -
I vanti ai nostri occhi increduli.
I Le bolle di sapone un gioco per ragazzi? Certo, rna molto molto di pili, un uni-
i verso di forme archetipo che Miller ci svela",
!
I Queste parole si leggono nella prefazione alla raccolta delle immagini di Miller [2].

Una storia, un viaggio, quello delle bol-


le di sapone, che inizia da lontano, nel tem-
po e nello spazio. E sono stati gli artisti i
primi, alla fine del XVI secolo, ad accor-
gersi delle forme e dei colori delle lamine
saponate. Una serie di incisioni realizzate
daHendrik Goltzius eritenuta l'inizio del-
la fortuna delle bolle nell'arte olandese del
XVI e XVII secolo. La pili nota si intitola
Quis evadet (Chi sfugge) ed e datata 1594.

Fig.2. BradleyR.Miller,Soap Film, foto-


grafia (2006) © B.R. Miller

Fig.3. H. Golztius, Quis evadet, incisione


(1594)

Nel2006 mi e capitato di andare in vacanza nell'isola spagnola di Majorca e di vi-


sitare la cattedrale. Gaudi Iavoro alla ristrutturazione dell'interno della grande chie-
sa, lasciandovi indelebile la sua impronta di architetto. Con mia grande sorpresa
mi sono accorto che al centro della navata, sul pavimento, vi era un'immagine di un
putto che soffia bolle di sapone, un'immagine molto simile a quella di Goltzius.
Bolle di sapone: un lungo viaggio

Fig. 4. Putto sul pavi -


mento della Catte-
drale di Majorca, foto
dell'autore

Ho cercato di sap erne di piu e sono andato a chiedere nella biblioteca della cat-
tedrale. Grazie alla collaborazione di Bernat Juan Rubi e di Cristina Menzel, che la-
vorano al Archivio de la Catedral de Mallorca e stato trovato un atto molto inte-
ressante contenuto negli archivi. Un atto datato 13 marzo 1596, due anni dopo la
data della incisione di Goltzius, in cui escritto (repertorio AC 1634, f. 155r):

Pro dominis canonicis seu eorum sepulcro


Conclusum in super que super tumulum seu sepulcrum ubi humari solentdomi-
ni canonici in presenti ecclesia reponantur lapidem marmoreo insignieij signisne-
cessarijs ut denotent sepulcrum honoratum.

A favore dei signori canonici. Si concluse che, sopra il tumulo 0 sepolcro dove ven-
gono seppelliti i signori canonici, siano poste lapidi con un fregio di marmo, con
i segni necessari a denotare una sepoltura onorevole.

Fig. 5. Repertorio AC 1634,f.155r,


cortesia dell'Archivio de la Cate-
dral de Mal/orca
matematica e cultura 2008

II Eprobabile che Ia persona incaricata di


per la sepoltura all'interno della chiesa, abbia visto l'incisione di Goltzius e abbia
"a1i"~" nuo~una lapide, piu degna,

pensato di riprodurla, come simbolo della fragilita della vita umana, del destino a
cui nessuno sfugge, Quis evadet appunto, titolo dell'incisione di Goltzius.
I La storia dei rapporti tra Ie bolle di sapone e l'arte visiva e stata narrata, con
' tante immagini, in un libro pubblicato nel1991 [3].
Una delle opere pili famose e stata realizzata nella prima parte del '700 da Jean
Baptiste Simeon Chardin, in diverse versioni, dal titolo LesBulles de savon.
Nello stesso periodo gli scienziati, da Hook a Newton, si accorgono delle bolle di
sapone. Sara poi Antoine Ferdinand Plateau a interessarsi alIa natura delle forze mo-
lecolari presenti nei fluidi, arrivando a scoprire Ie forme che assumono Ie lamine
di sapone contenute in particolari intelaiaturemetalliche immerse nell'acqua sa-
ponata. Nel 1873 pubblica il risultato di quindici anni di ricerche nei due volumi
del trattato Statiqueexperimentale et theorique desliquides soumisaux seules for-
ces moleculaires [4]. Sono gli anni del famoso dipinto di Manet Lesbulledessavon.
Sono gli anni in cui parte la nave oceanografica Challenger alIa ricerca di nuove for-
me di vita negli oceani. Una delle forme naturali pili affascinanti scoperte equel -
le dei Radiolari, microscopici animali marini, che fanno parte del Plancton.
Alcuni di questi animali hanno uno scheletro siliceo molto simile ad alcune del-
le forme che assumono le lamine di sapone per determinati contorni, forme che ave-
va scoperto Plateau. Qualche anna dopo D'Arcy Thompson nellibro OnGrowth and
Form [5], divenuto un classico, un libro dedicato allo studio delle forme animali uti-
lizzando modelli matematici, dedica un capitolo alle scoperte di Plateau e all'uti-
lizzo delle sue leggi sulle lamine saponate per spiegare le forme dei Radiolari. Dal-
la pubblicazione dellibro di Thompson alcune delle tavole sono state sempre le-
gate alIa geometria delle lamine di sapone. Tavole che hanno influenzato tanti de-
signer, artisti e architetti, tra gli altri Galle [6].

726 ox CO:SCR";T IU :SS. SI' ICU U:8, ETC. [C'H.


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i11 not fit. The figure,
fql:ular buajlt'tle "ix tl.'jtUl. r
bowever, ~n be euilJ ooMl rudat if we reptece t he &t~i~ht eolgn Fig. 6. D.ArcyThompson, Tavola Radiolari, ri-
presa da Haeckel
Bolle di sa po ne: un lunge viagg io

Quando nel1976 il matematico Jean Taylor dimostro che le leggi che Plateau ave-
va trovato sperimentalmente per spiegare la geometria della lamine di sapone erano
corrette, uno studente di arte, Bradley Miller, si reco all'universita di Princeton dove
la Taylor lavorava insieme a suo marito Fred Almgren, altro esperto di Calcolo delle
variazioni e geometria delle superfici minime, il nome matematico della lamine di
sapone [7].Miller ebbe l'idea di utilizzare la fotografia per fissare l'immagine delle la-
mine di sapone. Immagini che sono approdate a Venezia, era inevitabile.
Quel filo che lega le leggi di Plateau alle tavole di D'Arcy Thompson e10 stesso che
aveva portato nel2006 a Venezia Chriss Bosse, architetto del gruppo PTW di Sidney
che ha progettato 10 stadio del nuoto delle Olimpiadi di Pechino del 2008 [8].

Fig. 7. PTW, Progetto


stadio del nuoto, Pe-
chino

Non poteva maneare un libro d'artista dedicato alle bolle, realizzato natural-
mente nell'atelier della galleria Venezia Viva di campo Sant'Angelo, eseguito da
Veronica Longo, con una poesia di Tommaso Emmer [9].

Amicizia
Bolla disapone:
iridescente apparenza
dajragili contorni.
n« durevole il soffio
cosl ampia la sfera,
pervasad'istanti
vissuti insieme.
Un attimo...
e nullapiu.
Ancora sapone
nellavaschetta,
ancora fiato
nell'anima.
matematica e culture 2008
r--------------

e
Venezia la citta delle feste, da quella della Salute a quella del Redentore, alIa
Regata Storica, a tante altre. Bisognerebbe istituire una festa delle bolle di sapone,
da far svolgere ogni anna ovviamente in campo Sant'Angelo.

Fig. 8. V. Longo, Bolla di sapone

Bibliografia

[1] M. Emmer, Bolle di sapone:altro cheungioco di ragazzi!,in M.Emmer (a cura di) (2002),
Matematica e cultura 2002, Springer Italia, Milano, p. 205-225
[2] B.Miller (2006) Bubble Shadows, Anderson Ranch Arts Center, Snowmass Village, CO,
2006, con una prefazione di M. Emmer
[3] M. Emmer (2008) Bolle di sapone: un viaggio tra arte, scienza efantasia, La Nuova Ita-
lia, Firenze (l99I) Mille bolle blu, Bollati Boringhieri, Torino, in preparazione
[4] J. Plateau (l873) Statiqueexperimentale et theorique desliquides soumisaux seules for-
ces moleculaires, Tomi I e II, Gauthier-Villars, Paris
[5] D'Arcy Thompson (l917) On Growth and Form, Cambridge University Press, Cam-
bridge, ed. it. ridotta (l969) Crescita e forma, Bollati Boringhieri, Torino
[6] M. Emmer (2007) DaiRadiolari ai vasidi Galle, in M. Emmer, a cura di, Matematica e
cultura 2007, Springe r Italia, p. 31-41
[7] J. E.Taylor (l976) TheStructure of Singularities in Soap-Bubble-Like and Soap-Film-Li-
ke MinimalSurfaces, Ann. Math., vol.103,p. 489-539; EAlmgren & J. Taylor (1976) The
Geometry ofsoap bubbles and Soap Films Scientific American, p. 82-93;M. Emmer (1986)
Soap Bubbles, serie Art and Mathematics, DVD,durata 30 minuti
[8] C. Bosse (2007) L'architettura delle bolle di sapone, in M. Emmer, a cura di, Matemati-
ca e cultura2007, Springer Italia, p. 43-56
[9] T. Emmer (1992) Il dente delNarvalo, Centro Internazionale della Grafica, Venezia, se-
gnaIazione al Premio Montale
Bubble Shadows (Ombre di Bolle)

BRAD MILLER

La natura e allo stesso tempo organizzata e caotica, schematica e frammenta-


ria, ordinata e disordinata. Illavoro che ho svolto negli ultimi trent'anni riguarda
la riconfigurazione dei sistemi organizzativi pin ricorrenti in natura. Ricerco i1
terreno dinamico a meta tra tali dicotomie, dopodiche cerco di tradurre questa
insieme di immagini in opere di ceramica, scultura e immagini fotografiche.
Fermarmi a guardare la magia della spontanea fantasia di disegni che,senza sforzo al-
cuno, si formano nell'ambiente esempre stato un mio grande interesse. Immagini di
spirali che danzano lentamente nel vapore, bolle di sapone sospese nell'aria, cristalli di
ghiaccio che si allargano su una pozzanghera gelata:ecco alcuni dei miei primi ricordi.
All'inizio della mia carriera da artista, cominciai a esplorare immagini di crescita
e forme, spirali, l'impacchettamento di sfere nello spazio e i1 suo disfacimento. Mi
fu subito chiaro che molte di queste configurazioni ricorrenti sono state interio-
rizzate e trasformate in simboli carichi di contenuto nella storia dell' arte. Questi
schemi intrinseci della natura hanno sempre attratto l' attenzione della societa,
Con la tecnologia odierna siamo in grado di spingere i limiti della nostra osser-
vazione nel profondo dell'universo e oltre i suoi confini conosciuti. Queste esplo-
razioni in continua espansione confermano sempre di pin che questi modelli sche-
matici si ritrovano in tutte le scale di tempo e spazio.
Leimmagini qui presentate sono tratte da Bubble Shadows (Ombre di Bolle,2006),
un portfolio di venti stampe. Quest' opera eparte di una serie di portfolio che sto at-
tualmente producendo in collaborazione con I' Anderson RanchArts Center di Snow-
mass Village,in Colorado. Glialtri portfolio di questa serie includono immagini di ac-
qua in movimento, ghiaccio,olio e acqua,inchiostro e acqua,vari tipi di gel.1£ immagini
qui mostrate sono dei fotogrammi. Vengono realizzati collocando bolle di sapone di-
rettamente su una pellicola 8" x 10", che viene esposta a un lampo di luce. Questa tee-
nica, semplice e diretta, produce immagini straordinarie, che rivelano una comples-
sita e varieta altrimenti inimmaginabile per la superficie di una bolla di sapone.
La tecnica dell'uso di fotogrammi risale alle origini della fotografia. Anna At-
kins ha prodotto i1 primo vero libro di immagini fotografiche BritishAlgae: Cya-
notype Impressions (1843) usando tecniche simili con i fotogrammi. Illavoro mo-
strato in questa sede e una fusione di simili tecniche fotografiche fondamentali
con tecnologie digitali all'avanguardia. Le immagini che si trovano in BubbleSha-
dows rivelano la capacita spontanea della natura di creare una gamma di disegni,
allo stesso tempo eleganti e sregolati, ordinati e caotici.
matematica e culture 2008
Bubble Shadows (Ombre di Bolle)
matem atlCa
• e culture 2008
Bubble Shadows (Ombre di Bolle)
Bubble Shadows (Ombre di Bolle)

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matematica e culture 2008
Bubble Shadows (Ombre di Bolle)
omaggio a Hugo Pratt
Venezia nei luoghi di Hugo Pratt

LUCIANO MENETTO
ILLUSTRAZIONI Dr FABIO SANTIN

Cannaregio: la seduzione

Co Venezia comandava
se disnava, se cenava.
Co i Franzesi, bona zente, se disnavasolamente.
Co fa Casa de Lorena, no se disna ne se cena.

Questo primo itinerario potrebbe iniziare con il racconto di quanta avveniva a


Venezia nel 1866, quando nelle cose e negli uomini non erano ancora del tutto
spenti la luce e il ricordo dei trascorsi mille anni di libera Repubblica. In quei
giorni, in una Laguna innaturalmente mesta, si mostravano la rovina del patri-
monio artistico e la diffusa poverta della popolazione pili debole , frutti amari
delle spoliazioni e delle scelte politiche delle occupazioni francesi e austriache, fe-
rite ancora pili brucianti in una citta abituata all'oro e mai calpestata dal piede di
un esercito nemico.
!i
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matematica e culture 2008

Comunque sia, in quell'anno Venezia entrava a far parte dell'Italia e il sette no-
vembre un corteo acqueo accompagnava re Vittorio Emanuele II a Piazza San Mar-
co, dove per la prima volta veniva sciolto al vento il tricolore.
L'inizio del racconto non ecasuale, se soltanto l'anno dopo il Consiglio comunale
votava quasi per acclamazione l'apertura di una nuova strada, una retta tracciata
tra campo Santi Apostoli e quello di Santa Fosca, l'attuale StradaNova, intitolan-
dola, come nessuno la chiamera mai, Via Vittorio Emanuele II.
E un periodo desolato e strano questa per Venezia. II nostro moderno senso di
conservazione del bene storico non puo difatti che inorridire davanti all' entusia-
smo modernista e ai metodi spicci di molti tecnici e amministratori pubblici del
tempo, i cosiddetti "pontisti", impegnati a fondo a rendere la citta lagunare il piu
possibile simile alle altre capitali europee, a fare di Venezia "una citta come le al-
tre". Uno sforzo mirato al "rinnovamento dell'edilizia cittadina" che, oltre all' a-
pertura di nuove strade pedonali, puntava sull'allargamento delle piu frequenta-
te tra quelle esistenti, un progetto fortunatamente non portato a compimento, rna
che comunque, per quanta realizzato, significo la demolizione di un'incredibile
quantita di presenze architettoniche, anche povere, rna storiche. Per rimanere in Stra-
da Nova basti dire che il paventato prolungamento della ferrovia prevedeva la co-
struzione di una nuova stazione dei treni proprio in campo Santi Apostoli, tappa
intermedia di un percorso lagunare su rotaia che doveva collegare Venezia alle
isole di San Michele e Murano prima di ritornare verso la terraferma. Utopie, so-
gni in gran parte fortunatamente non realizzati che pero a Cannaregio (come in
Via XXII Marzo e in campo San Paternian per tutti) armarono sul serio il picco-
ne demolitore. In StradaNova il risultato dell'intervento e sotto gli occhi di tutti:
sono i quattrocento metri di questa strada di scorrimento, anomala sia per linea-
rita che per larghezza (dai dieci ai tredici metri). E interessante notare come le
calli che vi si connettono mostrino sui suoi bordi l'interruzione netta della loro
linea originaria. Sono linee di calli (a volte segnate dal bianco del marmo, proprio
come veri e propri sentieri) che dalle profondita raggiungevano una riva del Ca-
nal grande. In questa modo si puo comprendere che il vuoto attuale ela misura del-
la trasformazione avvenuta, e il disegno d'aria della mole incredibile di quanta e
stato abbattuto. E sufficiente imboccare una a caso di queste calli per tornare a
prima del devastante intervento urbanistico, alla realta di botteghe e di abitazio-
ni ricavate in spazi esigui, sfruttati al millimetro. Ci sono porte e finestre ovun-
que in queste strette calli (del Cristo, dell' oca, dei colori, delle vele), porte e fine-
stre che catturano l' aria e la luce un tempo necessarie a cuocere pane e dolci, a
cardare la lana 0 a battere il ferro. Ci sono poi le molte osterie dal soffitto basso e
la clientela rada e il vicino scorrere dellento rio di Santa Sofia.
Venezia nei luoghi di Hugo Pratt

Parecchi edifici della Stra-


da Nova, ora innaturalmen-
te alti e stretti, sono stati pri-
vati della loro profondita ori-
ginaria, per essere allineati al
taglio artificiale e tutti quel-
li che prospettano hanno
cambiato volto e mostrano
finestre rettangolari 0 con-
tornate da riccioli liberty, in
netto contrasto con il segno
gotico rimasto impresso ne-
gli altri lati della costruzio-
ne. Fortunatamente la Ca'
d'Oro si alza sull'acqua del
Canal Grande, a distanza di
sicurezza da tutto questo, e
la sua bellezza di casa patri-
zia quattrocentesca, almeno
all'esterno, e rimasta immu-
tata. Pochi passi bastano poi
per entrare nello spazio del-
la Corte dei pali, 0 Campiel-
10 Testori (dei tessitori), per
capire tutto: qui si e salvata
la vera da pozzo, le finestre
danzano sull'originario arco
e conducono all'intreccio di
calli, rughe e fondamente, ai luoghi magici di Pratt e di Corto Maltese. Lasciata
sulla destra calle racchetta (qui si giocava l'antenato del nostro tennis), si vali-
ca il ponte che apre illibro di avventure veneziane di Corto Pavola di Venezia e
si prosegue per la fondamenta dei felzi (il nome delle antiche coperture invernali
delle gondole) 0 di San Felice, che costeggia il rio omonimo lungo un percorso
che riempie gli occhi con l'equilibrio della sua semplice bellezza. Bisogna sede-
re in solitudine verso sera suI ponte senza spallette (ponte Chiodo), alla testa di
questa rio che lega la Laguna al Canal Grande, per affondare 10 sguardo nella
memoria verso il gemello ponte lagunare, quello del diavolo a Torcello, e subito
dopo ritornare al presente, verso la vicina apertura dello spazio della Miseri-
cordia. E una tappa necessaria, non fosse che per scoprire i segni di un giardino
segreto, ammirare l'equilibrio di un gatto che passeggia sul bordo di un muro sal-
so, ascoltare l'intreccio del merlo e, soprattutto, per non smettere di sognare e di
inseguire le tracce di Corto. Ma fermiamoci ancora per un momento in que-
st'angolo di San Felicee sui due vicini giardini murati per dire che il primo, ai pie-
di del ponte della Misericordia, altro non e che 10 spazio lasciato dalla demoli-
zione del secentesco Palazzo Antelmi, abbattuto nel1812, quando al suo restau-
ro si preferl farne macerie da vendere; alla stregua di materiale da costruzione.
matematlca e cuttvra 2008

11 secondo giardino, che separa, lanciato sull' acqua, il rio di San Felice da quel-
10 della Misericordia, e anch' esso il vuoto lasciato dalla demolizione ottocente-
sea di Palazzo Tiepolo. Sempre la stessa storia.
Signora di questa spazio e comunque la cinquecentesca Scuola Grande della
Misericordia, una delle sette Scuole Grandi un tempo attive in citta, forse l'unico
posta mai toccato dall'acqua alta, opera di Iacopo Sansovino, una vera e propria
montagna di mattoni rimasta incompiuta, ossia priva della tradizionale rifinitu-
ra in pietra d'Istria sulla facciataesterna. A spigolo, sulla fondamenta della Mi-
sericordia, quasi per estremo contrasto, si alza il biancore d'Istria di Palazzo Lez-
ze, opera di Baldassare Longhena, dimora famosa un tempo per la ricchezza del-
le opere d'arte che l'arricchivano (firmate tra gli altri da Tiziano, Veronese e Tin-
toretto) e per il triste primato di essere stata la prima casa patrizia spogliata dai
francesi subito dopo la resa della Serenissima. Da qui ha inizio la spaziosa, sola-
re fondamenta della Misericordia, ricca di vita, di trattorie e di locali aperti suI rio
e la sua sequenza di facciate di case tardo-gotiche e rinascimentali. Noi invece
scegliamo di proseguire in profondita, a cercare la Laguna verso la speculare fon-
damenta della Sensa (dell'Ascensione), lungo un percorso dall'aspetto intimo e se-
greto, che si accompagna al rio, e quindi di superare il ponte di legno (curioso
che nel Quattrocento fosse in pietra) subito alle spalle della Scuola Grande della
Misericordia. Si scende quindi suI campo dell'Abbazia, pavimentato nell'antico
modo,ovvero in cotto disposto a spina di pesce, com'era la duecentesca Piazza
San Marco, un angola protetto e silenzioso, chiuso dalla facciata barocca della
chiesa di Santa Maria in Valverde e dalla Scuola Vecchia,la prima sede della Mi-
sericordia. Qui l'armonia tra pietra, aria e acqua raggiunge vette altissime, crean-
do spaccati di intensita struggente tra gli archi segnati dal gotico severo e la fu-
ga rossa tra buio e luce del portico dell'edificio, interrotto dagli squarci verdi del-
l'acqua e dei giardini dagli impossibili cipressi. Come ricorda Corto Sconto,la
fortunata guida di Fuga e Vianello:

"quest'edificio cosl bello e magico era di proprieta, ai tempi di Corto Maltese,del


pittore Italico Brass [... ] che qui teneva un'interessante collezione d'arte [... ] e
di bassorilievi medievali, che attualmente possiamo ammirare murati nella ca-
sa che si era fatta costruire nell'anno 1925 in fondamenta San Trovaso",

Per ammirare invece il rilievo, opera di Bartolomeo Bon, che ritrae la Madonna
della Misericordia adorata dai confratelli, di cui rimane solo il segno impresso suI
muro al centro del portale, bisogna andare a Londra, al Victoria and AlbertMuseum,
o "accontentarsi" del bassorilievo trecentesco,sempre scolpito sullo stesso tema, che
si mostra sul portale della vicina Corte Nuova. In origine, e fino al Quattrocento,
era infatti questa a coronare il portale della prima Scuola.
La stretta fondamenta della Sensa - come non ricordare la tela di Gabriel Bella
che allarga a dismisura la larghezza del rio per rappresentare al meglio uno sfar-
zoso "Corso delle cortigiane" in gondola - si interrompe al ponte di legno, nato
sghembo per rispettare 10 spazio del piccolo squero (si potrebbe tradurre con can-
tiere dove si costruivano, rna piu spesso si provvedeva alla manutenzione delle
barche lagunari) ora non pin in attivita, che mostra pero ancora i vecchi scivoli e
Venezia nei luoghi di Hugo Pratt

il camino dove si faceva fuoco per scaldare la pece e piegare le tavole. Ancora po-
chi metri da percorrere e la scena si apre su di un mondo diverso, a filo di muro di
quello che probabilmente era un unico, immenso edificio che pare ospitasse il fon-
daco degli Arabi, forse degli egiziani, per lasciar posta solo successivamente, e so-
lo in parte, alla costruzione di Palazzo Mastelli, meglio conosciuto come "del cam-
mello", nonche della casa (e bottega) dove Iacopo Tintoretto visse e lavoro nei suoi
ultimi vent'anni terreni. Siamo arrivati al campo "dei Mori", un'occasione per con-
tinuare il viaggio sulla via mai deserta dello scambio tra Venezia e il Levante. 11
toponimo "Mori" trova ragione nella presenza murata delle statue duecentesche di
mercanti in turbante e in vesti orientali, che guardano la fondamenta e il campo.
Raffigurano, unica relativa certezza, Rioba, Sandi e Afani, tre ricchi fratelli greci
che, secondo una cronaca secentesca:

"nell'anno del Signore 1112 [... ] per le seditioni civili, fuggitisi dalla Morea
[...] si ricoverarono con grandi averi in Venezia et edificarono l'abitationi 10-
ro molto honorevoli appresso il ponte dei Mori COS1 detto per le figure dei tre
sopraddetti fratelli che nei angoli della fabbrica insieme coi nomi loro si veggono
scolpite".
metemance e culture 2008

In realta le statue sono quattro e si crede che quella in pili raffiguri un servo fe-
dele, come si suppone che il cognome Mastelli sia stato assunto all'arrivo a Vene-
zia di questa famiglia di mercanti che partecipo can mezzi ingenti alIa memora-
bile crociata di Enrico Dandolo, e cOSI ben integrata e considerata in Laguna da en-
trare addirittura a far parte del Maggior Consiglio. Rioba, la statua d' angolo dal na-
so di ferro, regge un sacco ed e fornito di borsa, simboli di ricchezza, condizione
che per un mercante medievale - veneziano 0 greco che fosse - significava pote-
re e chiedeva rispetto. Ancora pili diretto il racconto di Corto Sconto, dove si so-
stiene la possibilita che il nome Mastelli:

"provenga da una colorita ed esplicita immagine della lora ricchezza, dai ma-
stelli, cioe dai catini ricolmi di monete d' oro e d' argenta che questi possede-
vano".

Ritornando alIa lora bella casa dagli esterni disseminati di frammenti lapidei
bizantini e romani, tra cui un' ara, la facciata principale tardo quattrocentesca, ca-
ratterizzata dall'altorilievo raffigurante un mercante levantino che conduce un
dromedario carico di mercanzia, e rivolta stranamente a nord, forse per godere
sulla riva d'acqua della maggiore ampiezza del rio della Madonna dell'Orto, L'in-
sieme, compresa una fontanella in stile moresco, posta appena sopra il cordolo
frangi onda sulla parte destra dell' edificio, e un gioco di alternanza e di felice in-
contro tra stile gotico e rinascimentale (lombardesco), quasi un accordo musica-
le intonato alIa vicina chiesa della Madonna dell'Orto,
Da questa punto e possibile inoltrarsi e lasciarsi condurre dal caso in una di
quelle parti di Venezia che, a torto, viene defin ita "minore", in quanta - fatta ec-
cezione per la prestigiosa sequenza residenziale del Canal Grande - non sono
mai esistite aree riservate a edilizia (e a vita quotidiana) ricca 0 povera, rna sem-
plicemente la citta, edificata attorno a molti nuclei, insulae, nella sua commi-
stione ed equilibrio d'insieme, Proseguendo, la fondamenta assume il nome di Or-
mesini (dal tessuto proveniente dalla bollente citta di Ormez di Persia, che pare
venisse in questi paraggi successivamente prodotto) e ci condurrebbe al campo
Sant'Alvise (l'inflazionatissima versione veneziana dell' Aloisius latino), un'iso-
la nell'isola, dedicata sin dal Trecento alIa trascendenza e ai rigori dei monaste-
ri di clausura. Ma anche in questa semplice fondamenta, lontana dal flusso del tu-
rismo, l'osteria "Allapergola", un luogo amato dai veneziani e da Pratt, grande ami-
co della energica Luci che la gestiva, e stata trasformata in albergo. Preferiamo
percio non soffrire e ferrnarci alla chiesa della Madonna dell'Orto, certo per la sua
bellezza e importanza, rna anche per poter dire che chiese come questa hanno po-
tuto trovare un senso in pili soltanto su queste isole, strappate alIa corsa della
marea e contese al vento. Su terre eternamente incerte, In particolare la facciata
di questa edificio sacro ela sintesi della .transizione tra stili diversi, il gotico e il
rinascimentale, e porta in se (come moltialtri in citta) un elemento invisibile, rna
indispensabile alla nascita della stessa Venezia: il mito, il collegamento magico
con un evento che, in questa caso, la tradizione vuole sia il ritrovamento negli or-
ti del monastero di una statua della Madonna, sotterrata chissa quando e da chi,
da cui l'attuale nome che sostituisce l'antico di San Cristoforo. La chiesa equel-
Venezia nel di Pratt

la parrocchiale di [acopo Tintoretto e della sua famiglia, ed equasi inevitabile (es-


sendo nota la sua abilita ad assicurarsi commissioni) che le sue tele troneggino
ai lati dell' altare maggiore, vicine, ora, alla sua sepoltura.
La violenza di una in particolare, il Giudizio Universale, turbo Effie Ruskin,la
moglie di John, al punto da costringerla a riguadagnare in fretta e furia la luce
del giorno e l'aria aperta in preda a una incontrollabile crisi di panico. C' e invece
chi, pili giocosamente, si diverte a indovinare tra le figure femminili dei gigan-
teschi teleri quale sia quella di Veronica Franco, grande arnica del pittore, che ne
inserlle fattezze in molte delle sue opere, un'operazione a rischio di eresia, essendo
Veronica notoriamente forse la pili famosa e protetta cortigiana del Cinquecen-
to veneziano. Un piccolo, doloroso vuoto sul primo altare ricorda invece il fur-
to mai punito di una tavola d'oro di Giovanni Bellini, dedicata a un'immagine che
ormai ci e familiare in questa parte di Cannaregio, vale a dire la Madonna che cu-
stodisce il bambino al modo bizantino, dentro una cornice a mandorla sul pet-
to. Ritornerai
Noi intanto raggiungiamo la fine della fondamenta sullo spigolo del cinque-
centesco Palazzo Contarini dal Zaffo, famoso per il suo parco, che si allunga in
Laguna e termina a filo dell'acqua con il Casin degli Spiriti, dove si riunivano
letterati, artisti e studiosi.
Da qui e possibile ammirare il gigantesco acquerello lagunare, solo in parte
oscurato dalla darsena. Ed e sempre dall'alto di questa ponte che ci si puo per-
dere nel colore, quando verso sera le isole di San Michele e di Murano si fanno
del colore del miele caldo e scompaiono nel blue
matematica e cultura 2008
I-

I
Venezia nei di Pratt

Da Cannaregio a Castello

Ritorniamo al campo dell' Abbazia e poi da qui fino al ponte senza spallette go-
dendo di una prospettiva rovescia rispetto all'andata, cosa che ci perrnettera di
osservare presenze prima taciute, quale, sulla riva opposta, il gotico palazzo Pa-
pafava, e scoprire una serie di dettagli nuovi, perche sia chiaro che non si fini-
ra mai di conoscerla questa citta interamente fatta a mana e composta dipez-
zi unici, se basta un cambio del taglio di luce per sorprendere anche gli occhi piu
allenati e attenti.
Qui affrontiamo il ponte successivo, che ci porta in calle racchetta, e subito do-
po un altro, il ponte Molin, che ci fa scendere sulla fondamenta di Santa Caterina.
II rio, al contrario di quello di San Felice, alternativamente attratto dalle grandi
forze opposte del Canal Grande e della Laguna, scorre dolcemente e ha il tempo e
il piacere di riflettere archi e stipiti di pietra marina scolpita a cappello di sultano
e a gomena. Anche questa nuova prospettiva verdeggia di giardini segreti, traditi
a volte solo da un cancello 0 da uno scavalco di rami. Giusto all'inizio della fon-
damenta, gli spazi ora occupati dalliceo e dal convitto Marco Foscarini, sono in real-
ta quelli originari del monastero di Santa Caterina.
II silenzio indovinato dei chiostri non da pero l'idea della vitalita trasgressiva
che animava la comunita religiosa ancora in pieno Settecento. A due secoli dalla
infuocata stagione conventuale, causa di infiniti scandali a luci rosse, interventi del-
le Magistrature e contrasti tra autorita civili e religiose, molti monasteri in citta
e in Laguna erano stati soppressi e un buon numero di monache che non aveva-
no accettato le regole dell'osservanza avevano abbandonato il velo. Sono note le
cause - su tutte l'impossibilita di fornire di dote adeguata e, quindi, di maritare
tutte le figlie, pena I'esaurimento del patrimonio familiare - che portaronodeci-
ne di migliaia di giovani patrizie a vestire una tonaca non desiderata e, spesso, lai-
camente personalizzata, come riporta una cronaca del tempo:

"con abito bianco alla Franzese, il busto di bisso e piegoline, trina nera alta tre
dita sulle costure di esso, un velo piccolo cinge loro la fronte sotto la quale esco-
no i capelli arricciati e lindamente accomodati, seno mezzo scoperto e tutto in-
sieme abito piu da ninfe che da monache",

Ealtrettanto noto, dai documenti e dalle testimonianze esistenti, di come I'anima


libera e Ia vita godereccia della citta continuassero a possedere queste ragazze,
passando tra le grate dei parlatori, gli spazi franchi tra la solitudine claustrale e
Ie lusinghe del mondo esterno. A nulla valsero Ie reprimende legislative emana-
te (rna mai realmente applicate) dalle Magistrature cittadine, dove sedevano i pa-
renti e gli amanti (i cosiddetti monachini) delle rinchiuse, i primi a non voler
rompere il tacito accordo per il quale in cambio di un velo di como do si concedeva
alla giovane la possibilita di continuare a vivere nellusso e in maggiore liberta che
non tra le mura domestiche, Peste, balli, spettacoli di maschere e di burattini e {
Carnevali lunghi sei mesi, entravano in tal modo con estrema facilita, eben ri-
chiesti, nei conventi. Ricercatissimi nell'ultimo secolo di vita della Serenissima
erano, per l' appunto, quelli di Santa Caterina e di San Lorenzo, aperti tutta la not-
matematica e cultura 2008
!..__...__._..
_-- - - -~_. __._-_ .._-_.----....._-- - - - - - -_ .-'- - '- -
~
~
;
teoLa chiesa di santa Caterina, sconsacrata e di proprieta demaniale, e ancora
chiusa dopo l'incendio che ne11977 brucio la cupola e parte del soffitto ligneo, ed
e un altro dei troppi spazi, spesso splendidi, che in questa citta vengono colpe-
volmente lasciati ai pipistrelli. Che dire.
Superato il cinquecentesco Palazzo Zen, un cognome che ricorda i grandi na-
vigatori di questa famiglia, che si spinsero sino alle coste del Labrador, si entra nel
campo dei Gesuiti. E uno spazio lungo e stretto, snaturato nella funzione prima-
ria di sosta che i campi abitualmente svolgono in queste insulae salse, dall'aper-
tura cinquecentesca delle Fondamente Nove che l'ha trasformato in passaggio.
di Pratt

Ee rimane comunque un luogo di luce, sempre percorso dal vento, chiuso dal-
l'acqua nei due lati brevi e negli altri da presenze diversissime tra loro: il bianco
della chiesa barocca e del suo convento (spiace ripetersi, rna anche questa scon-
finato spazio e ancora e da troppo tempo inutilizzato), il rosso acceso delle pic-
cole e brutte case popolari e, ancora, il provato opale di Palazzo Zen (era com-
pletamente affrescato da Tintoretto e da Andrea Schiavone), il verde degli alberi
che ombreggiano la fontana e qualche panchina, il fascino muto dell'Oratorio (e
Ospedale) dei Crociferi, l'Ordine che, assieme a quello degli Ospitalieri, assiste-
va i pellegrini nelloro sofferto pellegrinaggio in Terrasanta.
Vale la pena di provare l'ingresso in chiesa, non fosse che per fermarsi davan-
ti alla drammatica tela di Tiziano, dell'ultimo Tiziano, II martirio di San Lorenzo,
un capolavoro di fiamme e ombre, dense di oscuri presagi, di dolore e di carna-
lita del colore come raramente accade di incontrare. La casa dove visse il pittore,
e che cinque secoli fa dava direttamente sulla Laguna, e a due passi. Piace ritro-
yare nella toponomastica i riferimenti all'artista (calle, corte del Tiziano), che
conducono a un'oasi di silenzio e al campiello dove fino a poco tempo fa, si apri-
va una delle piu piccole e semplici osterie della citta: La Frasca, dai tavoli, sedie e
panche scompagnate, ora trasformata in ristorante. Corto Sconto ci informa che
anche Corto Maltese abita da queste parti e di certo quindi conobbe i proprieta-
ri e l'allegra atmosfera della vecchia osteria. Siamo ai Biri, in una zona popolare
di case per 10 piu povere, un tempo abitate dagli sbirri della Serenissima.
Dal dedalo di queste calli anonime si sbuca improvvisamene in campiello del pe-
strin (lattaio) per ammirare una delle piu belle vere da pozzo di Venezia, e quasi
per incanto ci si imbatte nelle grandi vetrine illuminate dellaboratorio di Paolo
Olbi, fucina di opere d'arte di legatoria apprezzate in tutto il mondo, erede di
un' attivita storica che in citta rischia di venire sepolta dal richiamo delle sirene del
facile guadagno legato al turista di passaggio:

((E questa la Venezia che mi piace e forse la pili autentica, quella di chi - sorride
Olbi - ancora svolge il suo mestiere con passione, ricordandosi di lavorare e di
vivere non in un posto qualsiasi, e quindi sentendosi erede di una lunga e straor-
dinaria tradizione culturale".

Sembra utile sottolineare che, se Venezia non e ancora soltanto un albergo, e


perche tra le sue calli vive (e soffre) chi la pensa in questa modo. Subito dopo si pas-
sa accanto a Palazzo Widmann (opera giovanile del Longhena), per entrare in cam-
po Santa Maria Nova e dirigersi verso la chiesa dei Miracoli.
Prima pero econsigliata una breve deviazione per ammirare la sequenza del goti-
co dei palazzi Boldu e Bembo e la scultura esterna di Chronos che regge il disco sola-
re. L'iscrizioneche l'accompagna el'autocelebrazione di Gian Matteo Bembo, convin-
to che, finche girera il sole, Zara, Cattaro, Capodistria, Verona,Cipro e Creta, si ricor-
deranno delle sue azioni, in qualita di rappresentantedella Serenissima. Niente male.
La chiesadi Santa Maria dei Miracoli,invece,parla da sola,non ha bisogno di commenti
ne di aiuti. Ela bellezza del marmo policromo, resa pura e fluida dalla straordinaria ar-
monia delle forme e dei volumi, rna soprattutto dalla luce che ritlette isolata tra il cie-
10 e l'acqua del rio che la bagna. E, come noto, uno dei primi e meglio riusciti esempi
matematlce e cultur« 2008

del Rinascimento veneziano,firmato suI finire del Quattrocento da Pietro Lombardo.


Da questa punto la strada scorre veloce verso campo Santi Giovanni e Paolo,
San Zanipolo in veneziano,in buona parte occupato dalle monumentali facciatedel-
la Scuola Grande di San Marco (1'attuale ospedale civile) e della basilica. Esuper-
ba la vastita di questa chiesa, disumana la sua prospettiva, che schiaccia e annul-
la quanta I'idea dell'eterno al cospetto del transitorio dell'esistenza. Ma torniamo
al campo per osservare quant'e bruno e solido, proprio come I'espressione di Bar-
tolomeo Colleoni a cavallo, che 10 sovrasta. II condottiero bergamasco, al soldo
della Serenissima, aveva chiesto alIa Signoria un segno eterno nella storia per i
servizi resi in campo di battaglia, avanzando esplicitamente la richiesta che gli
fosse eretto in memoria un monumento equestre in piazza San Marco. Inutile ri-
cordare che, se realmente qualcosa la Repubblica temeva era proprio il culto del-
la personalita, anticamera del dispotismo.
Tutti i suoi meccanismi di governo erano tesi al massimo proprio per evitare
tale pericolo. Ma comunque 10 si accontento, alzandogli il monumento davanti al-
Ia Scuola di San Marco. Bisanzio aveva pure insegnato qualcosa.Santi Giovanni e
Paolo e anche il campo che conosce l'arte raffinata del rosa del portale della basi-
lica-pantheon, ultima dimora di molti dogi e depositaria della loro memoria, un
campo che mostra un carattere che sa di antico e di mare, come Ie case che 10 cir-
condano. Ma e soprattutto una cerniera tra Cannaregio e Castello,tra due modidi-
versi di avvertire la citta,
II nostro viaggio si conclude qui, imboccando calle bressana (vi era un albergo
per dignitari e mercanti lombardi) e - con un po' di fortuna, da quando estato in-
stallato un cancello all'ingresso - scendendo verso quella che sembra una grotta,
rna e solo una Corte,di nome Botera, che conserva pressoche intatte le tracce del
tempo di Marco Polo con il suo portale decorato veneto-bizantino, un secondo
portico trecentesco, la vera da pozzo e un insieme di eccezionale vibrazione. Ci
troviamo nella famosa Corte scontadetta Arcana di Hugo Pratt da dove, ogni gior-
no, prende inizio una nuova avventura di Corto Maltese.
Venezia nei luoghi di Hugo Pratt
matematica e culture 2008

Ilocali del gusto

Inutile nascondersi che sempre piu anche i locali caratteristici vengono coin-
volti nel giro del turismo, senza origine ne meta, che appiattisce gusto e senso del
cibo e che, per contro, proliferano, improvvisate, false osterie che mimano la tra-
dizione .AVenezia bere un' ombra (un bicchiere di vino), accompagnandola a un ci-
cheto (un assaggio di cibo) ,appoggiati al marmo del banco di un'osteria ein real-
ta un rito che da sempre accomuna ricchi e poveri, giovani e meno. Non e solo
questione di qualita di cibo 0 di bevanda, ma soprattutto della liberta con cui il
rito viene consumato e del rapporto che si accende con l'oste e con I'ambiente. La
compagnia, questo fa la differenza.
Negli ultimi anni molti locali storici sono an dati perduti, leggendarie osterie
dove il buon cibo veniva apprezzato in liberta, quanto la liberta, sono state tra-
sformate in ristorante 0 altro.
Per fortuna qualcosa rimane, anche nel tracciato del nostro percorso.
Innanzitutto alla Ca' d'Oro non va dimenticata l'osteria Alla Vedova. Ai super
richiesti tavoli, almeno la sera, non c'e normalmente traccia di veneziani, ma il
banco ne e sempre gremito per godere di un bicchiere e di una delle sue molte
proposte, Ie polpette "della Ada" su tutte, una vera e propria gloria. Fortunatamente
qui le false chele di granchio non sono mai entrate e I'ambiente e uno dei piu bel-
li che si possono trovare in citta,
I .' , Nel vicino Campiello Testori I'osteria
: ~:.::::-:~:: Ai osti propone un banco spesso interes-
sante e pochi tavoli dove si pranza, ma si
cena solo su ordinazione. II baccala man-
tecato e squis ito.
Nella calle ad angolo, la famosa rae -
chetta, ha da poco riaperto I'osteria Antica
Adelaide. II banco al momento e buono
per un bicchiere, mentre i cicheti esposti
sono occasionali. II giudizio e sospeso,
ma vale la pena di entrarci, non fosse che
per osservare questo antico luogo di ri-
trovo .
Dei locali perduti lungo il percorso si e
fatto cenno nel testo. Quindi, dopo questi
citati, bisogna fare un lungo digiuno fino
ai piedi del ponte che porta a campo Santi
Giovanni e Paolo, dove I'osteria Al ponte
propone soprattutto prosciutti crudi, in-
saccati e vini eccellenti.Come non bastas-
se, il finestrone suI rio inquadra il grande
portico della basilica ed edavanti a questo
che ci si pub sedere e osservare il rosa far-
..: si rubino .
'" ~
Venezia nel di Pratt

Castello: il dominio del mare

Baretasensa testal albero sensa vestal li-


berta che no restalquatro minchioni che
fafesta ...

Pochi giorni dopo I' entrata dei Francesi a Venezia, il generale dell' esercito oc-
cupante Serrurier visitava l'Arsenale e riferiva al Direttorio:

"Questo e uno dei pili belli del Mediterraneo e racchiude tutto cia che occorre
ad equipaggiare da qui a due mesi, con due milioni di spese, una flotta di sette
o otto vascelli da settantaquattro cannoni, sei fregate da trenta e quaranta can-
noni e cinque cutter. Vi eun'immensa artiglieria tanto in ferro quanta in bron-
zo, fonderie, officine, (nella piu grande attivita), una corderia superba, cantieri
della pili grande bellezza. Tutti i depositi sono pieni di legnami, di rame, di fer-
ro, di catrame e di tele. Vi sono circa dieci mila fucili e sei mila pistole [... ]".

E non aveva visto che i resti dell' Arsenale di una Repubblica e di una civilta or-
mai spente. Ben altro vigore ed entusiasmo dovevano esserci nel1436 in questa
"citta nella citta", quando un altro testimone, Pero Tafur di Siviglia, scriveva:

cc[ ••• ] e una galea uscl, rimorchiata da un battello e da una finestra le vennero

tese le corde, dall'altra il pane, da un'altra le armi, da un'altra le balestre e le


bombarde e cost via tutto quello di cui aveva bisogno, e quando la galea giun-
se alla fine della strada, tutti gli uomini occorrenti erano a bordo, cosl come i
rerni supplernentari, ed essa era equipaggiata da cima a fondo. In questa modo
ho visto allestire di tutto punto, pronte a prendere illargo, ben dieci galee ne1-
10 spazio di sei ore".

Ma neppure questa cronista aveva potuto vedere in attivita 10 spettacolare Ar-


sena1e cinquecentesco - raddoppiato in superficie con l' apertura della Darsena
Nuovissima, attrezzata con quarantasei nuovi cantieri coperti - Arsenale che, non
casualmente, il Senato veneziano in una sua legge definiva "eucre dello Stato ve-
neto", arricchito dei nuovi forni capaci di trentadue fuochi, da cui usciva il friso-
po, il pane biscotto, l'alimento basilare degli equipaggi. Si trattava di una vera e pro-
pria industria, che organizzava in modo perfetto ogni dettaglio dellavoro, qual-
cosa di simile alla moderna "catena di montaggio", un'industria che muoveva
quotidianamente molte de cine di migliaia di mani (nel1423 i soli falegnami im-
piegati all' Arsenale superavano le sedicimila unita), riuniva una trentina di me-
stieri diversi e che ha segnato del proprio carattere la parte della citta che vi gra-
vitava attorno.
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maternatlca e culture 2008

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(

Ma anche parlare di industria eimproprio, perche l'Arsenale era molto di piu,


come gli arsenalotti non erano solo manodopera, rna quasi una casta privilegia-
ta tra i lavoratori lagunari, cui erano affidati dalla Signoria compiti di estrema
fiducia, quali la guardia notturna all' Arsenale stesso , a Palazzo Ducale, alla Zec-
ca e al tesoro di San Marco, ai simboli, quindi, e all'essenza della citta-Stato, D'al-
tro canto bisogna ricordare che la nave del doge, il Bucintoro, nel giorno dell' A-
scensione usciva a sposare il mare spinto da braccia arsenalotte, e che il Maggior
Consiglio, dopo l'incendio che nelIS?? distrusse gran parte di Palazzo Ducale, si
trasferl provvisoriamente proprio in un edificio all'interno dell' Arsenale, dove
lasciavano il segno Sansovino, Sanmicheli, Da ponte e i migliori architetti del
tempo . Non andrebbe dimenticato che, poco piu di due secoli dopo, saranno sem-
pre loro, soprattutto loro, gli arsenalotti, a ribellarsi alla decisione di arrendersi
all'esercito francese, lanciando in Piazza, alla disperata, l'originaria invocazione
a San Marco, invadendo la citta con il rosso e l'oro del vessillo del santo d'Orien-
teo Peccato. Comunque, mura lunghe e alte, torri e merli , circondano ancora que-
sta citra protetta. Una presenza sorprendente, questa del muro, proprio nella cit-
di Pratt

ta che da sempre ha mitizzato la propria imprendibilita proprio nell'assenza di mu-


ra difensive, essendo considerata, a ragione, superiore a qualsiasi altra la difesa na-
turale e liquida della sua natura segreta e anfibia.
Lo stesso ingresso da terra dell'Arsenale, su cui si allineano le sculture di anti-
chi leoni greci, prima della po sa quattrocentesca della porta monumentale, era
forse chiuso da un ponte levatoio lanciato sullo stretto rio che 10 costeggia, pro-
prio come un fossato. In altre parole, visto da fuori, l'Arsenale e I'immagine di
un gigantesco castello, dedicato all'acqua e a ere are forme buone per la vita sul-
I' acqua. Dell' antico orgoglio rimangono le carcasse nude degli edifici, spogliati
di tutto e saccheggiati per primi nel 1797 dall'esercito francese. In particolare,
crea rimpianto la perdita delle sei grandi "sale d'arrni", custodi della memoria
marina di Venezia, dove si ammiravano dei veri e propri capolavori di armi da
taglio e da fuoco, grandi e piccole, provenienti da tutti i paesi del mondo, forgia-
te e lavorate nei modi piu ricercati, le bandiere conquistate in mille anni di scon-
tri navali, le armature e i lasciti personali dei Capi da Mar, (il comandante della
flotta in tempo di guerra) cimeli di storia patria di cui rimane traccia solo in
qualche incisione settecentesca.
Se solo parte diquesto straordinario allestimento non estato fuso, 0 altrimen-
ti distrutto, chissa quanti musei sta popolando. Poi e meglio tacere degli atti van-
dalici commessi contro tutto cia che non era asportabile, compreso il povero Bu-
cintoro, ridotto in pezzi in tutta la sua fantastica scultura settecentesca e arsi, nel
gennaio del 1798, negli orti di San Giorgio Maggiore:

"Duro quel fuoco per tre giorni - scrisse un testimone - poi furono diligentemente
raccolte quelle ceneri e incassate e spedite a Milano, al generale in capo Bonaparte,
cosa che pin indegna non poteva fare".

Sembra inverosimile che questa parte di Venezia, ora di fatto ignorata, sia stata
un tempo uno dei cuori forti della citta, abitata e continuamente percorsa, come po-
teva esserlo solo un ombelico del Mediterraneo, da ogni razza e qualita di perso-
neeQualsiasi sia il percorso scelto per attraversare la piccola conchiglia della vici-
na parrocchia di San Martino, si rimane quasi sempre a contatto visivo con le mu-
ra dell' Arsenale, incrociando spazi di dimensioni ridotte, quasi schiacciati contro
la cinta muraria. Percorrendo la fondamenta si incontraper prima la schiva chie-
sa di San Martino, che mostra vicino al portale (originale del Sansovino) una boc-
ca di leone destinata a raccogliere le denunce contro i bestemmiatori. Resistiamo
ai richiami della trattoria "Corte Sconta' (quasi una provocazione) e ritroviamo in-
vece le orme di Pratt e di Corto oltre il ponte, percorrendo I'altra solitaria fonda-
menta delle gorne (i doccioni di pietra che si mostrano suI muro dell' Arsenale) e
alla fine di questa mettendoci a caccia dell' angelo, presente in tutta la toponoma-
stica del posto (i nizioleti), rna invisibile, almeno finche non si attraversa il soto-
portego, come ricorda Corto Sconto, ribattezzato da Pratt "dei cattivi pensieri", E
una scultura inaspettata quest'angelo del portico, attorniato da due scudi con por-
cospino (stemma della famiglia Rizzo) che pare uscire dalla materia, da un vuoto
invisibile all' occhio umano. E estremamente vicino a chi 10 guarda, e di piccole
fattezze, ha l'espressione e il sorriso del movimento di pace che silenziosamente ri-
matemarice cultura 2008

pete da secoli ed ela riprova che questa citta ha sempre un' altra fatcia, "sconta", se-
greta, irnprevedibile.
Proseguiamo lungo calle Magno, dal nome della famiglia che qui nel tardo Tre-
cento ha alzato la propria elegante casa, uno degli esempi meglio riusciti di abita-
zione signorile gotico-veneziana.
Siamo sempre sui bordi dell'Arsenale e ce 10 ricorda campo Santa Ternita (la
Santissima Trinita), splendida apertura nonostante sia orfana della chiesa e del
suo campanile. ValeIa pena ricordare com'era la chiesa, fondata attorno al Mille dal-
le famiglie Celsi e Sagredo, piu volte restaurata e continuamente arricchita sino
alIa meta del Settecento. Occupava 10 spazio dell' attuale, brutto caseggiato, mo-
strando la facciata al campo e due lati ad angola sui rii della Celestia e di Santa
Ternita. Dopo la sua soppressione (neII8IO) non se ne impossesso la Marina mi-
litare, come avvenne in quegli anni per altri edifici religiosi sconsacrati vicini al-
l' Arsenale, rna divenne un triste deposito di legnami. Non per molto tempo co-
munque, se fu demolita nelI832.
Le sopravvisse il campanile (la toponomastica del campo 10 ricorda) occupato
da disperati senza tetto e precipitato in un gelido giorno di dicembre di cinquan-
t'anni dopo. Nella quiete di Santa Ternita riposavano Anastasio, santo cui era de-
dicata una cappella di straordinaria fattura, e le reliquie di San Gherardo, entrambe
trasferite nella chiesa di San Francesco della Vigna. Eirritante ricostruire gli epi-
sodi legati alIa dispersione del patrimonio custodito nell' edificio sacro, e soprat-
tutto rilevare la generale indifferenza che accompagno tale alienazione. Basti di-
re che tra le molte opere d'arte perdute figurano una pala di Giambattista Tiepo-
10, una tavola attribuita a Vettore Carpaccio, una ancona a quattro comparti di
Giambellino e due dip inti di Cima da Conegliano. Spariti.
Del resto, I' elenco potrebbe non avere fine se, a Venezia, alla caduta della Re-
pubblica tra chiese secolari e regolari (comprese Murano, Burano e Torcello) se
ne contavano qualcosa come cento e ottantasette. Di queste ne rimangono oggi
cento e una. Delle ottantasei mancanti ben settanta sono state demolite (dodici
nella sola Murano).
Girando attorno all'Arsenale dovremmo comunque sempre tenere a mente una
data: l'anno 1569, quando in quest'area ogni cosa venne all'improvviso sconvolta
dall'incendio e dall'apocalittica esplosione che ne segul delle polveri stivate nei
magazzini. Non scampo al disastro neppure la vicina chiesa della Celestia, nella
circostanza crollata quasi interamente. Cio che invece rimane del monastero, con-
siderato un tempo uno dei piu nobili della citta, eoggi sede dell'Archivio comunale.
I'insieme era stato riedificato dopo il grande incendio, "con grande ricchezza",e vuo-
tato di ogni cosa nel 1810, data della soppressione del monastero. In quell'occa-
sione, prima di convertire 10 spazio della chiesa in magazzino, i resti delle molte se-
polture presenti finirono alIa rinfusa all' ossario di Sant' Ariano. Tra queste c'era il
doge Lorenzo Celsi e illeggendario Capitano da Mar Carlo Zeno. Povera citta, era-
no passati improvvisamente dei lunghi millenni dalloro tempo.
Taciamo per una volta le opere perdute e ricordiamo invece Ie stagioni infuo-
cate, in materia di (mal)costume di questa monastero conventuale, sempre pre-
sente nelle cronache dei piaceri proibiti, soprattutto nel Cinquecento, al moltipli-
carsi delle monacazioni forzate e quindi delle ragazze (patrizie e ricche) costrette
Venezia nei luoghi di Hugo Pratt

controvoglia a entrare in una condizione, gia allora associata a quella dell' abban-
dono in "pubblico deposito". Dorato, naturalmente. Muneghin (monachino) veni-
va apostrofato chi intratteneva rapporti sentimentali con le monache che da par-
te loro (diversamente dalle osservanti la regola) monache 10 erano solo di nome,
non avendo, nella quasi totalita della componente forzata al velo, alcuna vocazio-
ne. Una relazione inviata a Roma durante l'interdetto papale sostiene che:

"a Veneziaalcune monache hanno innamorati che vanno spesso a visitarle e a con-
fabulare, che le converse servono da messaggere d'amore, che in tempo di Car-
nevale molte suore si mettono la maschera e i loro innamorati vengono a pi-
gliarle con la gondola e poi a piedi vanno per tutta la citta a festini e tornano
quando gli pare".

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I

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________ __, . .______I
matemanca e cultura 2008

Lo storico Girolamo Priuli e an cora piu esplicito:

(( ... quali monasterii si potevano reputare pubblici bordelli et pubblici lupana-


ri cum grandissima offensione divina... che le nobili fiole de Ii primi nobelli et
parentadi della citade... fussero diventate publice meretrici.... Et molti dei fo-
restieri, innamorati de simil monache belle et giovani (nobili de sangue erano
etiam famosissime et piene di ogni altra virtude in la musica, arti et in lavori di
mano) lassavano li denari per aver il contento loro ... "

Un'opinione condivisa da altri testimoni quali Fra' Timoteo da Lucca:

"Quando viene qualche signore in questa terra, li mostrate li monasteri di mo-


nache, non monasteri rna postriboli e bordeli pubblici",

e Fra' Calisto da Parma in visita a Venezia: "Tre vicii ch'e in terra: luxuria, mona-
che et queste betole", Questo invece se la prendeva anche con le osterie.
l' andare in giro per conventi non era solo prerogativa dei monachini, se 10 stes-
so doge Foscari, abbandonando Palazzo Ducale dopo I'abdicazione, incontrava sul
molo Iacopo Memmo, capo del Consiglio dei Dieci e, ricordandosi del padre, Ma-
rino Mernmo, affidava al figlio un messaggio di questa tenore:

"1'e mio caro compagno, dille da mia parte che avera caro ch'el me vegna visi-
tar, accio ch'el vegna con mi in barca a sollazzo, andremo a visitar i monasteri",

Certamente sapeva dove dirigere per starsene in pace, certo non alla Celestia.
Impietose le cronache ricordano che in questa chiostro due suore litigano per un
amante comune, con una violenza tale da ferirsi a morte. Le indagini sull'acca-
duto scoprono che alcune tra loro sono in stato di avanzata gravidanza. Sempre
una suora della Celestia, la patrizia Cecilia Bragadin, viene scoperta a casa e in
compagnia di Giorgio Gritti, figlio del doge, una debolezza familiare, se il padre
pare abbia avuto una discendente da certa suor Celestina.
Nel chiostro di San Zaccaria a prendersi a coltellate, accecati dalla gelosia per
la stessa suora, sono invece due patrizi, Neppure i preti sonoestranei alla parti-
taoPietro Natali, pievano ai Santi Apostoli e futuro vescovo di [esolo, aveva esco-
gitato i1 sistema di farsi chiudere in un baule per entrare inosservato nei con-
venti compiacenti. Giacomo Tanto, parroco di San Maurizio, las cia invece i1 se-
gno in un postribolo di Rialto, alle Carampane, dove aggredisce e uccide un al-
tro prete. La comunita religiosa maschile pin scandalosa in assoluto sembra pe-
ro sia stata quella degli Umiliati alla Madonna dell'Orto:

" ... talmente si corruppero i costumi di questi uominied in tale precipizio an-
darono, che ne i vizi loro piu tollerare, ne i rimedi piu trovare si potevano",
Le cronache cinquecentesche riferiscono di donne conviventi, di figli naturali a
loro volta avviati nella carriera dei padri, di forti somme di denaro spese per man-
tenere le costose amanti dei superiori e, da ultimo, della fuga della cornunita da Ve-
nezia:

c ••• lasciarono alla custodia del sacro luogo due frati francescani nei quali andava

del pari la malizia con l'ignoranza",

Per i reati pin gravi commessi dai religiosi esisteva (sino agli anni venti del Cin-
quecento) una punizione esemplare: la cheba, una gabbia di legno e ferro, grande
abbastanza per contenere un uomo che vi veniva rinchiuso e issato fino a circa la
meta del campanile di San Marco, dove rimaneva sospeso a soffrire il periodo di
pena. Famoso eil caso di prete Agostino, che ispiro molte canzonette popolari con
il "Lamento di pre' Agostin", accornpagnato dallo speculare "Lamento della don-
na di pre' Agostin, la qual si duol d' essere viva vedendolo in tante angustie", Ma e
un discorso che ci porterebbe lontano, meglio tornare al campo della Celestia e
alla strada che ci conduce verso san Francesco della Vigna.
Qui, apparentemente fuori posto, un arco in pietra d'Istria, che chiudeva una
calle ora scomparsa, si apre sulla luce pulita e mai uguale della distesa lagunare, 0
corne dice Corto Sconto: «verso un magnifico, leggerissimo acquerello", Altra co-
sa eil vuoto. Venezia eattenzione e la chiede, senza sosta. Cio vale particolarmente
per campo San Francesco della Vigna, un toponimo che ci riporta indietro nel
tempo, all' epoca in cui su quest'isola verdeggiava una magnifica vigna. Un luogo
carico di segni, prescelto dal santo che trasferl il suo nome e la sua potenza alla
Repubblica veneziana. La leggenda infatti narra che proprio in questa vigna l'e-
vangelista Marco, di ritorno da Aquileia, trovo riparo da uno dei terribili fortu-
nali che si abbattono sulla Laguna durante I' estate. E che, sfinito, subito si addor-
menta. Nel sonno gli apparve l'angelo per scandire, quasi scolpendolo, il saluto
divenuto parola d'ordine e segno di appartenenza della civilta veneziana: Pax ti-
bi Marce evangelista meus.
Venezia non c'era ancora, rna la sua nascita e il suo destino erano stati in
quel momenta decisi. Ad ogni modo, proprio in questa angolo Iagunare, en-
trato nel mito della nascita della citta vergine, mai prima esistita, anticamen-
te si alzo una piccola chiesa dedicata al santo patrono, sopravvissuta - in mez-
zo agli orti e all' ombra dell' attuale - sino alle picconate che la cancellarono ai
primi dell'Ottocento, Si sa che nel1253, questa vigneto, che era ancora il piu este-
so e generoso della citta, fu lasciato in eredita dalla famiglia Ziani ai frati ci-
stercensi che vi alzarono un convento, per l'appunto dedicato a San Francesco
della Vigna.
La vicenda della ricostruzione della chiesa einvece strettamente legata alla for-
midabile lega antiveneziana di Cambrai, un evento drammatico per Venezia, che in-
nesco un ripensamento etico profondo sia tra i laici che tra i religiosi.
matematicae cultura 2008

In qualche modo l'edificio


religioso ela sintesi, trasferi-
ta su pietra, della paura che
in quell'occasione scosse la
Serenissima, messa come mai
prima davanti allo spettro
della propria fine . Sara sue-
cessivamente il doge Andrea
Gritti a farsi carico del pro-
blema della rinascita e della
correzione degli errori com-
piuti, per favorire un ulterio-
re saIto di civilta. Euna pagi-
na esemplare questa guerra
impari, che nel1509 vede
schierate contro la Serenissi-
rna Francia, Spagna, Germa-
nia e Ungheria, coalizzate as-
sieme a papa Giulio II, il ne-
mico di sempre, e a potenze
minori, quali il duca di Man-
tova e quello di Ferrara, il du-
ca d'Urbino e quello di Sa-
voia, mentre altri ancora, co-
me il re d'Inghilterra, aspet-
tavano alIa finestra, tutti le-
gati dal giuramento di can-
cellare il nome di Venezia dal-
le carte geografiche e dalle
sue colonie.
Al papa che, nell'occasione, tuono di voler rifare di Venezia un villaggio di pesca-
tori,l'impassibile ambasciatore Giorgio Pisani rispose che, prima, i veneziani avrebbero
riportato lui nei panni di un curatello, di un umile parroco. Senza indugio, oltre ad
aderire alIa lega contro Venezia,il papa fulmino la citra lagunare con scomunica e in-
terdetto. Venezia non poteva che raccogliere la sfida, mentre l'Europa intera si prepa-
rava a buttarsi sulle sue ricchezze. Lebattaglie terrestri non sono mai state il punto di
forza di una citta d'acqua e anche in quella circostanza la guerra inizio per i venezia-
ni nel modo peggiore, con la brutta sconfitta di Agnadello a opera dei francesi. La no-
tizia della batosta arrive a Palazzo Ducale alla vigilia della festa della Sensa,lo sposa-
lizio del mare. Gran brutto segno. Letto il disperato dispaccio:

"tutti pianzeva, niun se vedeva in Piazza, li padri di colegio persi, e pili el no-
stro Doxe che non parlava et stava chome morto e tristo"

annotava Marin Sanudo. Anche nelle settimane successive una luna nemica sem-
brava lavorare contro, mentre il dominio di terraferma si scioglieva come neve al
Venezia nel di Pratt

sole. Le notizie arrivavano in Laguna quotidianamente, "tute alla roversa, contra-


rie e maledete". Gli eserciti nemici prendevano Padova, mentre a Venezia suona-
va l' ora della verita e ci si interrogava sul perche di tanto accanimento, si valutava-
no gli errori commessi, si dava vita a processioni penitenziali e soprattutto a una sa-
lutare autocritica della classe patrizia. Inutile forse ricordare che Venezia in quegli
anni era la citta d'oro che tutti sognavano, dove regnavano bellezza, ricchezza e ri-
cerca del piacere: molto si godeva e altrettanto, per alcuni, si peccava. Di sicuro, so-
stenevano i moralisti, erano gli eccessi e il dilagante lassismo dei costumi, le ra-
gioni per le quali il Cielo voleva cosl duramente punire la Repubblica. Lo stesso do-
ge chiedeva di astenersi dai peccati che offendono dio: la bestemmia e il nephando
vicio dell'omosessualita, di essere giusti e onesti e di pagare le tasse, perche:

"se perderemo la guerra non ci sara pili stato ne Maggior Consiglio, non vivre-
mo pili in una terra libera come quella in cui siamo nati. .. ".

I nodi correvano tutti rapidamente al pettine, compreso il rancore dei signo-


rotti di campagna.un malanno insanabile, motivato soprattutto dalla loro esclu-
sione dal Libro d'Oro del patriziato. La conseguenza fu che, davanti agli eserciti
invasori, i proprietari terrieri si schierarono nella quasi totalita dalla loro parte, fran-
cesi 0 tedeschi che fossero. Per contro, invece, divampo l'attaccamento del popolo
e dei contadini, dei poveri in sostanza, al vessillo di Marco, marcheschi, tutti, fino
alla morte. Sara questa l'armavincente. Quasi sessantamila popolani di terrafer-
rna si rifugiarono in Laguna dove ferveva la corsa ai preparativi per la battaglia
decisiva, tant' e che per calli e campi giravano asini carichi di scorte e cavalli bar-
dati e "tutti. .. comprano armadure per armarse". La diplomazia, questa si, mai
seconda a nessuno, lavorava instancabile, mentre sempre pili si insisteva sulla Si-
gnoria che si decidesse a chiamare in aiuto la potenza dell'amato-odiato Turco.
Non fu necessario, in quanta Andrea Gritti, il futuro doge e nella circostanza l'on-
nipresente Provveditore in campo di tutte le battaglie terrestri, riuscl a riprende-
re Padova con l'aiuto dei contadini, dei popolani e della forza disperata di migliaia
di arsenalotti arrivati da Venezia risalendo il Brenta. Scriveva in quei giorni un
ministro di Francia:

"Grande ela potenza de'Vinitiani, imperciocche quelli che hanno trovato ardi-
mento d'aspettare in campagna quattro principi li pili potenti dei cristiani, e
spiegate le bandiere combattere a guerra aperta, certamente dovremo stimare e
giudicare huomini potentissimi. .. ".

Padova in mani veneziane resistera anche all'assedio di ritorno dell'imperato-


re che di n a poco riprendera, a mani vuote, la via del ritorno a casa. La lega stes-
sa, nata dal pretesto di voler liberare l'Occidente della presenza veneziana, per
poter organizzare in Iiberta una crociata contro i turchi, andra presto in frantu-
mi. Venezia, invece, usciva da questa prova pili che mai libera e sovrana, rna so-
prattutto rigenerata e unita, come nei momenti migliori e pili entusiasmanti del-
la sua storia. Un capitolo a parte meriterebbe Andrea Gritti, il modello ideale del
patrizio veneziano, capace di commerciare, combattere e governare, ponendo
matematica e culture 2008

sempre al centro di ogni interesse il "bene Venezia", cosciente che solo da questa
derivava la sua specialita di uomo e la liberta delle sue azioni. Si sa che era uomo
di bellissimo aspetto e che trascorse la giovinezza nei commerci a Istanbul, di-
venendo il primo dei mercanti del Corno d'Oro, facendosi benvolere dalla Subli-
me Porta e am are da molti, tanto che, ridotto in prigionia durante una delle fre-
quenti crisi turco-veneziane, i testimoni raccontavano che sotto la fortezza do-
v'era rinchiuso, ogni sera si radunava una folla incredibile di amici, e tra questi
"non poche donne bellissime che del di lui amore e desiderio ardevano". Del re-
sto, nella casa sul Bosforo ebbe tre figli dalla stessa donna, forse greca, altri ne ha
avuti nella casa di San Francesco della Vigna a Venezia,dove fece ritorno dopo ven-
t'anni di Levante per ripartire, poco dopo , ancora alla volta di Istanbul, nei pan-
ni di ambasciatore. Quasi inevitabilmente, il suo posto a Istanbul venne occupa-
to, con altrettanto successo e moltiplicazioni di ricchezza, dal predestinato figlio
Alvise,"gentilissima e liberalissima persona, ado rata in queste parti, e meritevo-
le di ogni lode", che con i suoi costumi levantini, la sua influenza sul Gran Si-
gnore e, purtroppo, con la sua
megalomania, procurera non
poche rogne e imbarazzi al pa-
dre, riel frattempo eletto doge .
L'idea del nuovo doge, dopo i
fatti di Cambrai, echiara: che Ve-
nezia ritorni a specchiarsi sul
mito delle sue origini, sulla sem-
plicita e l'orgoglio che hanno fat-
to grande l'eccezione di questa
stato. Soprattutto si arresti l'al-
largamento dei domini di terra-
ferma, la vera causa del malani-
mo dei piccoli e grandi potenti.
Per rendere visibile 10 sforzo pu-
rificatore, niente di meglio che
intervenire su un luogo fisico
della citra legato alle origini: San
Francesco della Vigna.
Venezia nel di Pratt

La chiesa verra percio ricostruita cercando di raggiungere la suprema armonia.


A provarci viene chiamato Iacopo Sansovino, mentre la facciata la disegnera pili tar-
di Andrea Palladio. "Quel che si fa in questa chiesa, si fa con buone ragioni", scri-
veva Francesco Zorzi, il cervellotico frate autore del "mernoriale", testa con il qua-
le tutti i protagonisti della lunga tenzone della ricostruzione (doge compreso), do-
vranno confrontarsi. La chiesa rispettera pertanto Ie misure dettate dalla Divina Sa-
pienza: il quadrato del tre (numero primo e divino) e il ventisette (cubo del ternario)
vengono scelti rispettivamente per la larghezza e la lunghezza della navata, cost
da ottenere una "proporzione tripla col corpo della chiesa". Concetti architetto-
nici ed esoterici modellano ogni singolo volume e elernento, flssando le proporzioni
dell'edificio in rapporto con quelle del corpo umano, inseguendo Ie curve delle
note musicali fino a raggiungere un'armonia architettonica che sia la perfetta ri-
produzione dell'armonia cosmica. Mica facile.
Poi ci sono il campanile, non a caso straordinariamente simile a quello di San Mar-
co, il campo, chiuso e al tempo stesso aperto dal verde del rio, I'ampia scalinata
della riva, il colonnato del collegamento aereo tra il convento dei francescani e la
residenza dei nunzi apostolici, e d' estate, le fronde di un grande albero che piega
i rami sotto il peso del canto delle cicale. All'interno della chiesa una fanciulla di
tredici anni sembra ascoltarle: esanta Cristina. II suo corpo, praticamente intatto,
si mostra su un altare vicino all'ingresso ai chiostri, gli spazi forse di maggiore
intensita dell'intero complesso, il primo dei quali coperto di lastre tombali e pie-
no del sussurro di un giardino, dove sgorgava una sorgente d'acqua dolce che ci pia-
ce immaginare abbia dissetato anche Marco.Ieonino santo d'Oriente.
Vigna porta vino. Giustamente Corto Sconto indugia sul rapporto della citta
con il vino di cui, nei secoli scorsi - rna anche oggi non si scherza - si faceva un uso
smodato. Basti osservare quante volte ricorre nella toponomastica la parola mal-
vasia, il nome delle osterie dove si serviva il vino omonimo, detto anche grechet-
to e navigato,in quanta proveniente via mare dai porti greci. La Riva del vin a Ri-
alto e le molte Scuole dedicate ai vari mestieri collegati al commercio dei vini, la
dicono lunga sulle quantita importate e sull'importanza di questa bevanda cui
nessuno rinunciava.
II nostro viaggio va, purtroppo, rapidamente a concludersi. Si osservi dal pon-
te l'ex chiesa di Santa Giustina, ora sede di un liceo scientifico. Ll c'e sempre sta-
ta una chiesa. Rinata molte volte su se stessa, venne chiusa negli ormai noti primi
anni dell'Ottocento e, successivamente, privata del campanile e tagliata in due pia-
ni. Anche la "sontuosissima" facciata, disegnata dal Longhena, e stata violentata e
si mostra impoverita e sbagliata rispetto allo stato originale, ben chiaro nelle in-
cisioni settecentesche. La conseguenza e che si e perduto pure il rapporto con il
campo, divenuto soltanto un passaggio privo di ogni interesse, lungo il quale eevi-
dente, non fosse che per il degrado in cui versa, la ferita inferta alluogo.
Entriamo in Barbaria de le tole, un nome che ricorda antichi depositi di legname
proveniente da oltremare e dai boschi di casa lungo il corso del Piave,un tempo flu-
me vero e ricco d'acqua. In questa arteria oggi tutto e un po' opaco, le voci e i colo-
ri, le vetrine dei negozi e l'espressione della gente, quasi si entrasse in una zona d' om-
bra. Non doveva comunicare questa impressione grigia nei secoli precedenti quan-
do, aIle spalle dell' attuale Ospedaletto dalla facciata barocca, (ancora opera del Lon-
maternatica culture 2008

ghena) si stendevano gli spazi erbosi della cavallerizza e del bersaglio, si fondeva
l' oro per la Zecca e l'intero sestiere ferveva della vita generata dal porto lungo le ri-
ve del Bacino di San Marco,e dalla formidabile presenza dell'Arsenale. Ora che la "por-
ta" della citta si etrasferita nella parte opposta, il tonG di quest'area esceso ai livel-
li propri di un' entita periferica e trascurata. Ne fa parte Palazzo Bragadin, con il me-
daglione di marmo che ritrae Marcantonio Bragadin, a ricordo della pagina di sto-
ria, sporca di sangue, dell' assedio turco di Cipro, della resistenza di Famagosta, del
tradimento del pascia che fece massacrare gli arresi disarmati e torturare e dileggiare,
anche dopo la morte, nei crudi, noti modi, il Procuratore veneziano.
Senza gli orrori di Famagosta probabilmente non ci sarebbe stata l' eroica reazione
di Lepanto, rna questa certo non conforta. AlIa cavallerizza invece abita, in casa
delle signore Pozzo, dove fu arrestato per essere imprigionato ai Piombi, il giova-
ne Giacomo Casanova. Poche porte piu in la - ormai non piu giovane - trovo la sua
ultima sistemazione veneziana in casa di Francesca Buschini, l'amata Checchina.
L'inizio e la fine del suo tormentato percorso nella citta natale si edunque, curio-
samente, compiuto in questa pezzo di strada.
Le Memorie riportano l'ultimo abbraccio alIa donna sulla riva del rio vicino, un
pie de a terra e l'altro sulla gondola che 10 portera in fretta, e per sempre, lontano.
La casa ene forse ancora ricorda. Non rimane che uscire nella luce di campo San-
ti Giovanni e Paolo e calarci nella grotta dei desideri, in Corte Botera, a cercare la
Corte Sconta, detta Arcana, e le sue magie.
Venezia nei luoghi di Hugo Pratt
maeemetica e culture 2008

Ilocali del gusto

Non c'e molto da dire, ne purtroppo da provare, dei locali del gusto lungo que-
sto secondo itinerario. l' osteria A le do Marie ha chiuso il banco e si etrasforma-
ta in ristorante. La grande, caotica, osteria Al Balon e diventata una pizzeria. AlIa
Corte Sconta si va solo per mangiare sul serio.
II locale migliore dei dintorni per bere un' ombra e farsi un cicheto esicuramente
l'osteria Da Dante, in Corte Nova, un posto rimasto dimenticato nel suo tempo. II
banco, soprattutto a mezzogiorno, propone pesce fritto, seppie arrostite, baccala,
polipi bolliti, saor di sarde e le verdure di stagione. L'ambiente esemplice, come la
preparazione dei cibi. Volendo si puo anche giocare una partita a carte.
Altri posti dove here un'ombra (e accontentarsi) sono in salizada delle gatte a San
Francesco, rna onestamente consiglierei di resistere fino all'osteria AI Ponte, in campo
Santi Giovanni e Paolo perche, come recita un brindisi veneziano vecchio di sette secoli:

"Chi ben beve, ben dorme, chi ben dorme, mal no pensa, mal no fa. Chi mal no
fa, in paradiso va, ora ben beve che paradiso avare".
Autori

Marco Abate Dipartimento di Matematica,


Universita di Pisa

Bengt Beckman Agenzia svedese di intercettazione e decifrazione (FRA),


]ohanneshov, Svezia

Daniela Bertol Architetto, New York, USA

Elio Canestrelli Dipartimento di MatematicaApplicata,


Universita di Venezia

[urgen Ellinghaus Scrittore, Berlino, Germania

Michele Emmer Dipartimento di Matematica,


Universita La Sapienza di Roma

Maria Linda Falcidieno Dipartimento di Scienze per l'Architettura,


Universita di Genova

Emanuela Fiorelli Artista, Roma

Mario Geymonat Scrittore, Venezia

Saverio Giulini Dipartimento di Scienze per l'Architettura,


Universita di Genova

Marco Li Calzi Dipartimento di MatematicaApplicata,


Universita di Venezia

Giulio Magli Dipartimento di Matematica,


Politecnico di Milano

Massimo Malagugini Dipartimento di Scienze per l'Architettura,


Universita di Genova

Roberto Mantovani Gabinetto di Fisica e Museo


della Strumentazione Scientifica,
Universita degliStudi di Urbino "Carlo Bo"
Autori

Paolo Maroscia Dipartimento di Metodi e ModelliMatematici,


Universita "La Sapienza"di Roma

Luciano Menetto Artista e scrittore, Venezia

Brad Miller Artista, USA

Carlo Montanaro Direttore AccademiadelleBelleArti, Venezia

DavidPimm University of Alberta, USA

Nausikaa Mandana Rahmati Architetto, Firenze

Siobhan Roberts Scrittrice, Institute for Advanced


Study, Princeton, USA

Antonino Saggio Dipartimento di Progettazione


Facolta di Architettura,
Universita "La Sapienza"di Roma

Fabio Santin Artista grafico, Venezia

Francesco Serafini Gabinetto di Fisica e Museo


della Strumentazione Scientifica,
Universita degli Studi di Urbino "Carlo Bo"

Catherine Shaw Scrittrice, Londra,UK

Nathalie Sinclair Simon Fraser University, Canada

Simon Singh Scrittore, Londra, UK

Stefano Siviero Banca d'Italia, Roma

Stefano Terlizzese Banca d'Italia, Roma

Gian Marco Todesco Digital Video SrI, Roma

Jeff Weeks Geometra, scrittore, Genova

Kjell-Ove Widman Institut Mittag-Leffler,


Stoccolma, Svezia
Collana Matematica e cultura

Volumi pubblicati

M. Emmer (a cura di)


Matematica e cultura
Atti del convegno di Venezia, 1997
1998 - VI, 116 pp. - ISBN 88-470-0021-1 (esaurito)
M. Emmer (a cura di)
Matematica e cultura 2
Atti del convegno di Venezia, 1998
1999 - VI, 120 pp. - ISBN 88-470-0057-2
M. Emmer (a cura di)
Matematica e cultura 2000
2000 - VIII, 342 pp. - ISBN 88-470-0102-1 (anche in edizione inglese)
M. Emmer (a cura di)
Matematica e cultura 2001
2001 - VIII, 262 pp. - ISBN 88-470-0141-2
M. Emmer, M. Manaresi (a cura di)
Matematica, arte, tecnologia, cinema
2002 - XI~ 285 pp. - ISBN 88-470-0155-2 (anche in edizione inglese ampliata)
M. Emmer (a cura di)
Matematica e cultura 2002
2002 - VIII, 277 pp. - ISBN 88-470-0154-4
M. Emmer (a cura di)
Matematica e cultura 2003
2003 - VIII, 279 pp. - ISBN 88-470-0210-9 (anche in edizione inglese)
M. Emmer (a cura di)
Matematica e cultura 2004
2004 - VIII, 254 pp. - ISBN 88-470-0291-5 (anche in edizione inglese)
M. Emmer (a cura di)
Matematica e cultura 2005
2005 - X, 296 pp. - ISBN 88-470-0314-8 (anche in edizione inglese)
M. Emmer (a cura di)
Matematica e cultura 2006
2006 - VIII, 300 pp. - ISBN 88-470-0464-0
M. Emmer (a cura di)
Matematica e cultura 2007
2007 - VIII, 336 pp. - ISBN 978-88-470-0630-0
M. Emmer (a cura di)
Matematica e cultura 2008
2008 - XVIII, 374 pp. - ISBN 978-88-470-0794-9

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