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Giuseppe Montaldo

I VIAGGI DEL MATTO


Titolo | I viaggi del matto
Autore | Giuseppe Montaldo
ISBN | 979-12-20331-65-4

© 2021 - Tutti i diritti riservati all’Autore


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A Pitta

Ai miei figli
Ilaria, Bruno, Nicola

Ai miei genitori
Bruno e Memma
I viaggi del Matto 5

Ringraziamenti
Voglio ringraziare tutti gli amici che mi hanno accompagnato in
questo difficile ma entusiasmante viaggio.
Il primo è Tommaso.
Per due motivi: primo perché in un ammasso informe e ancora
oscuro e confuso ci ha visto qualcosa. E questo mi ha incoraggiato ad andare
avanti. Secondo perché ha dato di questo libro una definizione che mi è
subito piaciuta: “il tuo libro è un romanzo di idee.”
Non finirò mai di ringraziare Monica per la pazienza con cui mi ha
elencato tutte le sue obiezioni attraverso le quali ho potuto dare una prima
svolta al libro.
Virginia, Roberta e Annamaria sono entrate pienamente nel
messaggio e nello spirito di questo libro e il loro incoraggiamento è stato
fondamentale.
Ma un ringraziamento particolare va a Giulietta la quale, molto
impietosamente e da scrittrice di successo qual è, ha fatto le pulci al libro
quando credevo di essere arrivato quasi alla fine. In realtà le sue critiche mi
hanno aperto gli occhi come mai prima e mi hanno spronato a rimettere tutto
in discussione, dandomi la forza di darne una profonda trasformazione.
Credo che, a questo punto si abbia pieno diritto di chiamarlo veramente un
romanzo di idee.
Capirete il significato leggendolo.
Voglio ringraziare – e ci tengo in modo particolare – tutti coloro
che mi hanno dato i loro incoraggiamenti mai disgiunti da sincere critiche:
Mario, Silvia, Antonello, Barbara. E mi scuso con coloro che in questo
momento sfuggono ai miei ricordi.
Un ringraziamento particolare va a Luigi per la pazienza e la
maestria con cui ha curato gli ultimi aspetti del libro.
Infine, ma non certo in ordine di importanza, voglio ringraziare
Stefano, il quale, da scrittore di successo qual è, mi ha consentito,
attraverso le sue ispirazioni, di lasciare andare finalmente la creatura
superando le mie infinite resistenze
I viaggi del Matto 7

Introduzione
“Il viaggio è una specie di porta attraverso la
quale si esce dalla realtà per penetrare in una
realtà inesplorata che sembra un sogno”.
(Guy de Maupassant)

I viaggi del matto sono le strade della vita, i cammini che tutti i
giorni calpestiamo.
Ma dove siamo noi in questi viaggi? Ed esiste il viaggio dei viaggi?
Quello che non ha né inizio né fine perché è infinito come l’Universo, il
tempo e lo spazio.
Qualunque sia la verità, la nostra vita è costellata di viaggi. E questi
viaggi rappresentano sempre la nostra capacità di morire e rinascere.
E ad ogni rinascita impariamo a riconoscerci sempre di più. Ogni
più piccola fibra di questo riconoscimento ci proietta in nuovi e altri mondi.
La realtà può essere il nulla come la morte ma anche l’Universo
come la vita. Arriviamo a confonderci con il nulla sentendoci infiniti, con
la sensazione che tutto alla fine è pura e semplice coscienza che si allarga e
si restringe in compagnia delle nostre sensazioni.
Quante volte in questa vita sentiamo la tristezza della non-esistenza
e l’apparente inutilità di esistere e di essere. Sono quei momenti in cui
rinunceremmo persino a credere in una nuova vita dopo la morte perché
preferiremmo scomparire per sempre e non sentire più certe sensazioni.
Altre volte ci sentiamo come se tutto ci appartenesse, come se
fossimo al centro dell’Universo ed esistessimo solo noi impregnati di
bellezza e di piacere infinito ed eterno.
E allora dove sta la verità?
Vedi, caro amico, l’errore sta proprio nella domanda. Cosa te ne
importa di quale è e dove sta la verità? Nel momento in cui la cerchi, diventa
sempre più inafferrabile. Proprio come la felicità. Quando ne hai bisogno,
non riesci a prenderla ma quando smetti di cercarla lei arriva.
Cosa c’è di più bello? Tutto arriva nel momento in cui meno te lo
aspetti. E quando è che non ti aspetti più niente? È molto semplice e lo sai
anche tu: avviene quando ti arrendi perché hai toccato il fondo; quando ti
rendi conto che non sei tu che guidi il carro ma che c’è qualcun altro che lo
fa per te; e che tu, con molta umiltà, devi solo imparare a farti guidare.
Ed è allora che accadono i miracoli.
8 I viaggi del Matto

Sei pronto ad entrare in un’altra dimensione? Sei pronto a rinnegare


tutto ciò in cui hai creduto fino ad oggi? Ad entrare in una nuova realtà? Ad
affrontare mondi e conoscenze sconosciute?
Se sei pronto, se non hai paura di entrare nella sana follia, quella che
ti illumina quando decidi di perdere il controllo e tutte le tue sicurezze,
allora seguimi. Non te ne pentirai. Troverai in questo libro un’altra faccia
di te stesso, quella che non ti aspetti. Devi solo andare oltre il velo in cui ti
sei nascosto finora. Non è difficile. Ti mostrerò come si fa. L’importante è
che tu non abbia paura di guardare dove non hai mai guardato. Di incontrare
ciò che già sei!
I viaggi del Matto 9

Dove inizia il viaggio


"Troppo corpo, e lo spirito muore; troppo spirito, e
il corpo muore."
(Carl Gustav Jung)

Adesso si sentiva pronto e stava in attesa, vigile.


Si era preparato a lungo, perfettamente conscio di ciò che lo
aspettava.
E la vibrazione che cercava sarebbe arrivata da un momento
all’altro.
Sapeva chi erano i suoi genitori. E sapeva che quella vibrazione
sarebbe arrivata da loro.
La vibrazione sarebbe stata generata dal loro atto d’amore. Era stata
una sua scelta. La sua anima poteva essere alla sua ultima incarnazione.
Dipendeva da questa sua discesa nella materia. E il suo ciclo di esistenze
sarebbe cambiato. Le sue ‘missioni future’ sarebbero state diverse. Aldo
stava per diventare un ‘Guerriero della luce’. La sua anima si era formata
dopo esperienze vissute in migliaia di vite.
E lui sapeva quali erano i nodi che dovevano essere sciolti per
completare il suo ciclo evolutivo. Per questo aveva scelto questi genitori.
Ed era conscio delle sofferenze e dei dolori che lo attendevano in questa
vita che stava per nascere.
Quando venne al mondo era già un bambino triste. Sua mamma gli
raccontò più avanti che non era mai tranquillo e urlava sempre. Una sorta
di disperazione gli faceva sempre compagnia. Aveva capito, più avanti negli
anni, che i suoi atteggiamenti, durante tutto il corso della sua vita, erano
quelli di una persona che rifiuta l’incarnazione.
E lui si ricordò di tantissimi episodi della sua vita che confermavano
questo. Aldo era dotato di un grande intuito. ‘Sei un laser’, gli avevano detto
diversi maestri, ‘e puoi vedere con un’enorme chiarezza come sono le
persone e come si evolvono gli eventi. Questo ti consentirebbe di prendere
tutti gli accorgimenti necessari per realizzare nella tua vita, nella vita delle
persone che ti sono vicine, nel lavoro, i cambiamenti e le trasformazioni che
sono necessari. Tu sei potenzialmente una guida spirituale. Ma una guida
spirituale, per poter essere efficace nella sua azione, deve realizzare le cose
in questo mondo, nella materia.
E questo è il motivo fondamentale di questa tua incarnazione:
mettere i piedi per terra, confrontarti con le cose che non ti piacciono del
mondo, confrontarti con le ‘brutte’ situazioni e con le ‘brutte’ persone. Se
10 I viaggi del Matto

accetti il mondo così com’è, puoi contribuire a trasformarlo. Se invece


rimani in alto, pieno di orgoglio e di supponenza e sai solo giudicare e
criticare ciò che non ti piace, stai sprecando la tua vita’.
Questo gli fu detto in occasione di diversi lavori e si rese conto che
questo era stato un filo costante della sua esistenza. E questo gli stava
consentendo di ricordare il senso della sua incarnazione.
Quante volte nella sua vita aveva perso l’occasione di realizzare ciò
che il suo intuito gli suggeriva. Quante volte aveva creduto talmente poco
in se stesso da trasformare in fallimento tante esperienze che potevano avere
invece esiti molto più felici. Quanti falsi maestri aveva seguito.
Tuttavia era cosciente che tutte le esperienze fatte lo avevano
riportato alla sua strada. Lo avevano aiutato a scendere sulla terra, a liberarsi
di tante illusioni che lo avevano portato in alto e gli avevano fatto perdere
il contatto con l’essenza delle cose. Già, ma questo cosa significa?
‘Io ho dei talenti. Il mio intuito mi fa vedere subito, in una situazione
qualsiasi, qual è la strada da seguire. Non ho bisogno di fare troppi test o
esperimenti per questo. Ma qualsiasi strada io voglia seguire per
raggiungere l’obbiettivo, devo compiere tutti i passi necessari tenendo
conto della situazione reale. L’analisi oggettiva e precisa dei vincoli reali è
ciò che mi consente di realizzare il mio progetto.’
Questo era per Aldo ‘non perdere contatto con l’essenza delle cose’.
Il trascurare questo concetto era stato una costante della sua vita. Il suo
talento nel vedere le soluzioni dei problemi l’aveva portato tante volte al
fallimento a causa della sua incapacità di capire e analizzare la realtà con
tutte le sue limitazioni.
Ma c’era anche l’altra faccia di questa medaglia. E gliela aveva fatta
notare la sua prima terapeuta durante un lavoro di gruppo.
In una scena che lo riguardava, lei disse:
“Vedi Aldo, te ne vuoi andare. Tu vivi spesso nel mondo
immaginario. Forse perché ne hai una nostalgia enorme. Senti il ‘contatto’
con l’uno. Stai lì e non vuoi scendere sulla terra. Perché il contatto con la
terra, con la realtà, forse nella vita ti ha fatto soffrire tante volte. Ma tu rischi
di restare in mezzo al guado. Devi trovare le ragioni della tua esistenza
stando a contatto con la realtà. Devi imparare a radicarti e a trovare la gioia
di vivere. Questo ancora ti manca.”
Questa presa di consapevolezza aveva rappresentato una svolta
importante nella sua vita.
Alla fine aveva imparato che i doni che ci sono stati donati prima di
nascere non servono a niente, se non li mettiamo al servizio del
miglioramento della vita reale.
I viaggi del Matto 11

Ma per fare questo dobbiamo imparare a conoscere il mondo. Ma


cosa significa conoscere il mondo?
Il modo migliore per conoscere le cose è accettarle per quelle che
sono al di là dei giudizi che possiamo loro dare.
Le esperienze vissute in campo sentimentale ma anche quelle
vissute in ambito lavorativo avevano portato Aldo – che, non
dimentichiamolo, aveva una struttura e una cultura di un ingegnere, di uno
scienziato, di uno che vuole sempre spiegarsi il significato delle cose –
all’idea di raccontare le sue esperienze. Forse è per questo che iniziò a
viaggiare; forse è per questo che incontrò Martina. È l’inizio di un racconto
di vita.
I viaggi sono le esperienze della nostra vita.
Ma sono anche le esperienze delle piccole morti che viviamo tutti i
giorni. Perché in realtà noi viviamo tra due dimensioni: Cielo e Terra,
Spirito e Materia, realtà visibile e realtà invisibile; è quest’ultima che la
scienza ha paura di indagare nonostante la sua esistenza sia da tempo
conosciuta.
L’unione tra cielo e terra è stata realizzata fin dai tempi più antichi.
Forse da quando l’uomo è diventato un essere dotato di autocoscienza.
Gli antichi sciamani, tramite l’assunzione di droghe e in forza dei
loro poteri, interrogavano il mondo invisibile per prendere delle decisioni
importanti per la vita o la stessa sopravvivenza dei loro popoli.
È inutile citare qui tutte le culture, dalle più antiche alle più
moderne, che sapevano dialogare con il mondo invisibile.
È importante che oggi il mondo, diventato estremamente
materialista, si riappropri di questa consapevolezza. Se non impariamo a
fare questo importante passo non ci può essere nessun progresso.
Questo pensava Aldo.
Aveva scoperto che l’uomo sta nel mezzo tra Cielo e Terra. Trovare
la giusta dimensione tra questi due elementi è il viaggio della nostra vita.
Una scoperta che lo aveva aiutato a fare dei grandi passi avanti nella
sua evoluzione e che ora, con grande umiltà, voleva mettere a disposizione
di coloro che ne avessero bisogno e fossero pronti a mettersi in discussione.
I viaggi del Matto 13

Sui sette fratelli


“...analizzando e valutando ogni giorno tutte le
idee, ho capito che spesso tutti sono convinti che
una cosa sia impossibile, finché arriva uno
sprovveduto che non lo sa e la realizza...” (Albert
Einstein)

Avevano deciso di fare una passeggiata al parco dei Sette Fratelli.


Si erano trovati di buon mattino ed erano partiti per una gita a contatto con
la natura. Dopo tre domeniche in cui avevano dovuto rinunciare a causa del
tempo, finalmente avevano trovato una giornata che prometteva bene. C’era
un magnifico sole e il cielo era sereno, senza l’ombra di una nuvola; inoltre
la giornata non era troppo calda. La meta da raggiungere erano le cime dei
Sette Fratelli.
All’interno di un parco di quasi sessantamila ettari che si estende a
sud-est della provincia di Cagliari, le sette cime sono uno spettacolo di rara
bellezza. Raggiungerle è abbastanza impegnativo ma la natura
incontaminata, le bellezze circostanti, i suoni e i silenzi in cui ci si sente
immersi ripagano della fatica.
Anzi, la fatica proprio non si sente.
Aldo e Martina camminavano di buona lena già da più di un’ora ed
erano a circa metà del tratto di strada che si doveva fare a piedi. Martina
però si sentiva a disagio. C’era qualcosa che la disturbava. A un certo
momento toccò delicatamente Aldo sulla spalla e gli fece capire che
dovevano fermarsi. Lo guardò dritto negli occhi. Lui ricambiò lo sguardo e
stettero così per qualche secondo. Adesso stava meglio. Aveva la
sensazione di tornare a possedere qualcosa che le stava mancando.
“Dobbiamo rallentare”, disse.
“Perché?”, chiese Aldo.
“Non ti accorgi? Abbiamo lasciato indietro le nostre anime.”
“E allora?”
“Come? Non percepisci la differenza?
Quando sei in contatto con la tua anima, ti senti connesso con il tutto,
percepisci di far parte di qualcosa di grande che ti trascende ma che senti
molto reale. Non hai mai provato questa sensazione? Ti senti in armonia
con l’universo, con tutte le creature, uomini, animali, piante e anche le
pietre. Stare in contatto con la natura aiuta a percepire queste sensazioni. Ti
sembra di sentire che questa è la nostra vera natura, l’essere collegati con
un filo sottile alla madre terra e a tutte le creature che la popolano animate
e inanimate.”
14 I viaggi del Matto

Aldo la guardava, affascinato dalle sue parole, ma non era sicuro di


capire interamente ciò che lei diceva. Si rendeva conto che, diverse volte
nella sua vita, quando si recava in luoghi simili ma non solo, aveva provato
simili sensazioni tuttavia non riusciva a capire interamente le parole di
Martina.
Si guardarono un’altra volta negli occhi e restarono così parecchio
tempo. Sembrava che il tempo si fosse fermato. Si sentivano completamente
svuotati tanta era la leggerezza che provavano, ma allo stesso tempo
qualcosa li riempiva fino a colmarli di una strana sensazione di felicità. A
un certo momento Martina lo prese per mano e ricominciò a camminare.
“Camminiamo al ritmo dell’universo”, disse.
Martina era una donna molto particolare. Aveva due occhi grandi e
luminosi color marrone di una dolcezza infinita, i lineamenti regolari, il
naso e il mento molto delicati e le labbra sottili.
In questo momento il suo lavoro la appagava molto. I suoi pazienti
e i suoi allievi le riempivano la vita e lei dava tutto per loro. Si sentiva felice
e realizzata, viveva bene e non le pesava stare sola.
Camminavano di buona lena. Aldo era felice di avere accettato
l’invito di Martina. Il contatto con la natura lo faceva stare bene. Il suo cuore
era leggero e sentiva una sensazione di benessere che pervadeva tutto il suo
essere. E poi stare con Martina era molto piacevole. Gli piaceva ascoltare
le sue storie, i suoi racconti di vita e le sue esperienze.
A volte diceva cose di difficile comprensione per lui, soprattutto
quando parlava di spiritualità e di argomenti a dir poco insoliti. Tuttavia,
nonostante la iniziale ritrosia con cui li accoglieva, decideva
spontaneamente di non respingerli a priori. Li accettava così come gli
venivano raccontati, ripromettendosi di verificarli in un secondo tempo. Lui
era una persona molto concreta e realista e aveva difficoltà a credere a tante
cose che diceva, come per esempio che tutto quello che ci accade ha un
significato e avviene solo per il nostro bene. Non solo, ma che noi, con i
nostri atteggiamenti mentali e le nostre convinzioni consce e inconsce,
attiriamo tutto ciò che ci accade. E che le dure esperienze che la vita ci
costringe ad affrontare avvengono con un preciso significato e sono per noi
delle lezioni da imparare per superare i nostri limiti e avviarci verso la
perfezione.
Non riusciva a capire interamente. Era abituato a verificare tutto e
credeva solo a ciò che era scientificamente provato. “Ascolta il tuo cuore”,
insisteva Martina, “solo lì troverai la verità. Il mondo oggettivo non esiste,
ognuno vede la realtà in maniera differente in base agli schemi che sono
stati costruiti dentro di lui dalla famiglia, dalla scuola e dalla società.”
I viaggi del Matto 15

Poi lei lo aveva delicatamente fermato. Aveva incontrato il suo


sguardo fisso su di lui e si era sentito rimescolare dentro mentre, a sua volta,
aveva piantato i suoi occhi in quelli di lei. Erano rimasti così per un certo
tempo e gli era sembrato che, al di là delle parole, si fossero scambiati
qualcosa ad un altro livello. L’emozione che aveva provato era di un tipo
che non conosceva. Aveva quindi parlato della sua strana teoria sulle anime
che restavano indietro, e di nuovo stentava a capirla. Quindi si erano
guardati un’altra volta e lui si era letteralmente perso negli occhi di lei con
la sensazione di uscire dalla realtà e di viaggiare in un altro mondo. Si era
risvegliato da quello stato quando lei lo aveva preso per mano e avevano
ripreso il cammino. “Camminiamo al ritmo dell’universo”, la sentì dire. E
la cosa gli sembrò familiare.
La sensazione che provò quando Martina gli prese la mano, lo
riportò indietro nel tempo facendogli rivivere, con una forte emozione, la
sua ultima esperienza lavorativa, quella che alla fine aveva dato una svolta
alla sua vita.
I viaggi del Matto 17

L’Eremita
«Un Maestro spirituale deve assumersi carichi
pesanti, ma dato che cerca di trascinare gli esseri
in una direzione divina, nelle proprie responsabilità
egli trova possibilità di evoluzione fino all’infinito.»
(Omraam Mikhaël Aïvanhov)

Mentre salivano sulla montagna, Aldo si sentiva un po’ stordito. Era


come se il sole, l’aria e quell’atmosfera gli avessero dato alla testa.
A un certo momento, senza accorgersene, si erano ritrovati dentro
un tunnel stretto che scendeva verso il basso. La luce continuava a
diminuire. A un certo momento Martina disse:
“Ma dove siamo finiti?”
Aldo non sapeva cosa rispondere ma non aveva alcuna intenzione di
fermarsi. Era come se una forza lo risucchiasse verso il basso. Accese la
torcia che portava sempre con sé e si accorse che stavano attraversando un
varco molto stretto. A un certo momento si fermarono. “È impossibile, non
ci passiamo!”
Ma Aldo non si fece scoraggiare e riprese a camminare. E successe
qualcosa di incredibile. Era come se, man mano che camminavano, lo
spazio si allargasse. E questo avveniva solo per effetto della volontà di
entrambi di andare avanti e di uscire dall’altra parte. Una nascita mistica.
Un insieme di amore per l’ignoto e di paura li spingeva letteralmente come
una forza più grande di loro. E alla fine riuscirono ad uscire.
Ciò che videro aveva dell’incredibile! Anche se la luce della torcia
non poteva illuminare tutto, si accorsero di essere finiti all’interno di un
cono rovesciato di cui non si vedeva la fine. Mentre scendevano, alla loro
destra c’era una parete di roccia completamente liscia che emanava una
soffusa luce rosa molto tenue. Dall’altra parte il sentiero molto stretto si
affacciava nel vuoto. Il vuoto che sembrava finire al centro del cono.
Ma non ne erano certi. Non vedevano fino alla fine. Era solo una
sensazione basata su un insieme di logica e intuito. Tuttavia non avevano
paura. Si presero per mano e iniziarono la discesa.
Dopo un tempo che sembrò infinito videro con chiarezza la fine del
cono. C’era un altro passaggio. Questa volta passarono agevolmente e ciò
che videro li sorprese ancora una volta. Era come se il cono si fosse ribaltato
su se stesso. In realtà erano entrati in un altro cono, ma questo si allargava
mentre scendevano.
Con una differenza: la parete alla loro destra era diventata azzurra
ma emanava sempre la stessa luce. All’interno vedevano un vuoto senza
18 I viaggi del Matto

fine ma percepivano che il cono si allargava mentre scendevano. Giunsero


alla fine in un enorme spiazzo circondato da una corona di sabbia finissima
che incorniciava un laghetto. C’era una luce soffusa e fioca che non si
capiva da dove venisse. Questa luce dava loro una sensazione profonda di
pace.
Toccarono la sabbia con le mani. Il tocco era talmente piacevole che
si tolsero le scarpe e si sedettero.
“Sono senza parole!”, disse Aldo.
“La terra ci accoglie nel suo utero e vuole trasmetterci un
messaggio”, replicò Martina stupendosi di quello che aveva appena detto.
Ma le sorprese non erano ancora finite.
La superficie del lago cominciò ad incresparsi partendo dal centro e
delle ondine regolari arrivarono a sfiorare i loro piedi sul bordo del laghetto.
La perturbazione cominciava dal centro e il panico si impadronì di loro
finché non misero a fuoco quello che stavano vedendo.
Per primo emerse un cappuccio che incorniciava il volto di un
vecchio dalla lunga barba bianca. Il cappuccio era la parte finale di un lungo
mantello azzurro che arrivava fino ai piedi.
Davanti a lui, nella mano destra tesa in avanti, teneva una lanterna
più in alto del suo volto mentre con l’altra mano si appoggiava ad un
bastone.
Cominciò a camminare avvicinandosi verso di loro.
I viaggi del Matto 19

I viaggi di Aldo
“Un vero viaggio non è cercare nuove terre ma
avere nuovi occhi” (Marcel Proust)

Il sogno era finito. Così, improvvisamente come era nato, era


sparito. Si ritrovarono come se niente fosse successo. Ma forse non era
proprio così.
Si resero conto di essere entrati in una clessidra e avevano capito
che l’incontro con l’Eremita aveva dato inizio a una serie di viaggi fuori dal
tempo. Sentivano che questo era solo il primo incontro. L’eremita sarebbe
tornato a trovarli sempre nella dimensione del sogno, e sempre
contemporaneamente a entrambi.
“Lo sappiamo tutti e due. Quell’incontro, quel sogno che abbiamo
vissuto non è casuale. Sappiamo entrambi che lo incontreremo ancora e,
sempre, quando meno ce lo aspettiamo.
Forse, caro Aldo, ci trasmetterà un messaggio, o più messaggi. Forse
ci porterà a conoscere nuovi mondi! Sento qualcosa che ‘frigge’ dentro di
me e, ne sono sicura, anche tu non sei indifferente.”
Aldo l’ascoltò con attenzione e un po’ di sorpresa ma poi, ascoltando
il suo intuito, non pensò che fosse pazza. “Anzi”, si disse, “è probabile che
le cose andranno come dice lei.”
E si ripromise di stare in attesa senza preoccuparsi più di tanto.
“Qualcosa succederà!”
Mentre si avvicinavano alla vetta, Martina vide che Aldo
camminava con lo sguardo fisso davanti a sé. Si era fatto improvvisamente
silenzioso.
“A che pensi, Aldo?”
Lui ci mise un po’ prima di rispondere. Il suo viso era contratto e
aveva gli occhi lucidi. Si fermò. Sollevò lo sguardo verso Martina e disse
con la voce un po’ tremolante: “Niente. Mi è venuta in mente una cosa.”
“Come mai hai improvvisamente cambiato umore?”
“Non lo so. Forse quell’incontro mi ha smosso qualcosa che tenevo
dentro, qualcosa non del tutto dimenticata.”
“Hai voglia di raccontarmela?”
Ancora un lungo silenzio. Poi riprese il controllo e disse: “Sì, certo.
Aspetta un secondo.”
Ripresero a camminare; Aldo deglutì e iniziò a parlare.
“Tu sai che sono ingegnere, e come ingegnere lavoravo in una
importante azienda ma ho sempre avuto la sensazione di avere sbagliato
20 I viaggi del Matto

posto e forse anche mestiere. Non che non mi piacesse il lavoro che facevo
ma provavo sempre la sensazione che mi mancasse qualcosa. Come dire.
Era una sensazione strana, sottile, inafferrabile.
Cerco di spiegartela. Era come se quello che facevo non avesse
totalmente un senso, come se mancasse qualcosa non solo a me stesso ma
anche ai prodotti che facevamo. Proprio così: ai nostri prodotti mancava
qualcosa, qualcosa che però non sapevo definire, qualcosa di impalpabile,
di non percettibile ai sensi. Li sentivo come vuoti, inutili nonostante
venissero venduti a caro prezzo.
Questa sensazione mi faceva viaggiare. Entravo nel mondo della
fantasia, dell’immaginazione. Mi capitava spesso di estraniarmi dal
contesto e di fare viaggi che arrivavano fino all’altro capo dell’universo.
‘Ehi Aldo, dove sei?’, mi chiedevano ogni tanto i colleghi quando mi
vedevano in quello stato di trance.
Io ero molto bravo, veramente; riuscivo sempre a risolvere i
problemi impossibili trovando soluzioni geniali. Sentivo che dentro di me
qualcosa mi diceva di fidarmi del mio intuito, di ciò che sentivo ‘vero’
interiormente. Quando qualcuno mi chiedeva: ‘Come hai fatto?’, io
rispondevo: ‘Non lo so, mi è arrivata come una sorta di folle ispirazione
che, inizialmente, sembrava veramente assurda. Poi però decidevo di
crederci e cominciavo a fare delle verifiche’. A volte rischiavo molto perché
queste erano costose e, se avessi sbagliato, potevo rimetterci il posto. E
queste verifiche portavano, almeno inizialmente, ad una serie frustrante di
fallimenti ma io non smettevo di crederci.
Era molto irrazionale tutto questo però non smettevo di crederci. E
alla fine, nel 99% dei casi, la soluzione e la nuova scoperta arrivavano
sempre. Insomma, per i miei titolari ero diventato una risorsa preziosa e, in
brevissimo tempo, avevo fatto passi da gigante nella gerarchia aziendale.
Però non c’era niente da fare. Sentivo che la mia anima era altrove, come
se facessi qualcosa che non mi apparteneva, che mi era estraneo.
‘Il mio lavoro è un altro. Non è qui. Mi piacerebbe cambiare e
iniziare qualcosa di nuovo, qualcosa di molto diverso.’
Pensavo così ma forse non ero del tutto convinto. Ero consapevole
che nella realtà esistono dei vincoli. Il dover ottenere il meglio da queste
limitazioni, era una sfida. Quindi smettevo di pensarci e accettavo la
situazione. E lo facevo volentieri perché mi rendevo conto che questo era
un modo di mettermi sempre in discussione. E questo mi consentiva di
superare i miei limiti.
Ma ad un certo momento cominciarono i guai. ‘Sei pronto a fare un
salto di qualità?’, mi chiesero i titolari quando mi esposero la loro offerta.
I viaggi del Matto 21

Sinceramente non mi aspettavo una proposta del genere. Al


momento la cosa mi fece sentire molto gratificato ma ancora non sapevo
che questa gratificazione, che rispondeva solo ad un mio bisogno di
riconoscimento, ad una mia perenne ricerca di valore, mi avrebbe procurato
un sacco di esperienze dolorose.
Ma, purtroppo, come sempre accade, avrei scoperto molto più tardi
l’importanza di queste esperienze e il loro profondo significato nella mia
vita.”
Mentre raccontava, pensava.
Il sogno dell’Eremita che aveva fatto in sincronia con Martina – e
già questa era una cosa che trovava assurda – aveva rafforzato la sua fede
in qualcosa che era difficile da afferrare, soprattutto con la mente, ma che
sentiva ineluttabilmente vera come qualcosa che si può vedere e toccare!
Insomma, la sua sensazione, all’inizio molto vaga e sottile, era che sentiva
come di essere dotato di altri sensi di cui non aveva mai avuto conoscenza,
di cui mai nessuno gli aveva parlato.
Ma, anche qui, decise di andare per la sua strada, di non pensare
secondo lo schema giusto-sbagliato, vero-falso o di ciò che gli dicevano, in
maniera del tutto convenzionale e astratta, quelli che gli stavano intorno,
dentro e fuori dall’ambiente lavorativo. Decise semplicemente, anche qui
come per le sue invenzioni, di credere a ciò che sentiva dentro di sé e di
verificarlo nella pratica.
L’Eremita, con la sua apparizione e ciò che gli stava dicendo, non
aveva fatto altro che confermargli che il suo modo di agire era sempre
andato nella direzione giusta. Insomma, che dentro di noi c’è qualcosa di
indefinibile, di inafferrabile, a volte talmente evanescente e sottile da
sembrare solo un’illusione. Ma adesso cominciava a capire che era qualcosa
molto più reale di quanto avesse mai potuto immaginare.
I viaggi del Matto 23

Il Big Bang e la creazione


“Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che
la luce era cosa buona e separò la luce dalle
tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre
notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.”
(Genesi)

L’eremita si sedette accanto a loro e cominciò a parlare. La voce era


molto pacata e profonda. Sembrava venire da un altro spazio, da un altro
tempo, ma era piena di dolcezza. Mentre parlava i suoi occhi, nonostante
fossero presenti e in costante contatto visivo con Aldo e Martina,
guardavano nell’infinito. Si rivolse ad Aldo. Andò subito al dunque.
“Caro Aldo, ti è stato assegnato un compito importante in questa
vita. E i tuoi talenti ti consentono di portarlo a termine. Ma hai ancora molto
lavoro da fare.”
Poi, rivolgendosi a Martina: “Anche il tuo compito, come lo sono
stati quelli di tutti noi che siamo passati su questa terra, è importante. E tu
sai qual è. E lo stai già facendo.”
“Illuminami, uomo dell’altro mondo.”
“Tu dovrai continuare nel lavoro di rompere il velo che tiene
imprigionato, Aldo. Il velo ci separa da noi stessi, dal nostro cuore. E come
ci sentiamo separati all’interno di noi, così ci sentiamo separati e in
disarmonia con tutto ciò che c’è esterno a noi. In questo e nell’altro mondo.
Abbiamo visto che hai cominciato a farlo. Ma dovete essere consapevoli
entrambi di come è fatto questo velo.”
“Continua a illuminarmi.”
L’eremita riprese: “Prima di parlarvi del velo è necessario fare un
passo indietro per capire da dove tutto ha avuto origine. Quindi dobbiamo
iniziare dal principio: dalla creazione del mondo spirituale e dell’universo
materiale.
Immaginate un bambino che, affacciato nel balcone di un palazzo,
guarda altri bambini che giocano per la strada. Lui gode vedendoli giocare;
gode proprio come se anche lui partecipasse al gioco. In realtà non è così.
In realtà non può sapere quanto gode finché non scende giù e si mette a
giocare con gli altri bambini. Nel momento in cui decide di farlo, allora
proprio in quel momento il bambino sta creando il suo universo.
La creazione è tutta qui: passare dal virtuale al reale, dalla teoria alla
pratica.
Veramente non è proprio così. La cosa è un po’ più complicata. Ma
iniziamo dal principio.
24 I viaggi del Matto

Prima ancora che il tempo stesso avesse inizio, esisteva un’Energia


infinita. Tale forza si estendeva senza limiti, riempiendo l’eternità,
espandendosi nell’infinito al di là dello spazio e del tempo; il suo infinito
piacere era solo dentro di lei.
L’essenza e la sostanza di questa Energia erano un appagamento
infinito, una gioia sconfinata e un’illuminazione senza limiti. L’Energia è
fatta di tutte le possibili forme di piacere. Tutto ciò che abbiamo mai
desiderato come appagamento personale, pace mentale, assenza di paura,
sicurezza totale, sensazioni d’amore, assoluta libertà, saggezza, salute e
molto di più. Tutto questo si chiama Luce.
Questa infinita forza di quiete che pervadeva tutto, questa Luce,
aveva un’unica essenza, una sola volontà, quella di: condividere
infinitamente; impartire continuamente; dare senza fine; donare
eternamente.
Ma condividere che cosa?
La risposta è: se stessa.
Quindi questa energia condivideva eternamente se stessa. Ma il
concetto di dare e condividere presuppone che esistano due parti che
interagiscano.
Nel mondo dell’Uno questo non è possibile. Allora cosa successe?
L’energia, che possiamo chiamare Dio, creò il principio femminile, il
ricevente. In questo modo il problema sembrava risolto. L’Essenza
maschile condivideva l’energia, la Luce, con l’Essenza femminile.
Si creò una fusione fra i due principi; il maschile e il femminile
insieme ricrearono l’unità e il principio creatore maschile poteva
condividere incondizionatamente la sua infinitezza. Ma qui sorse un altro
problema. L’energia femminile si stancò di ricevere soltanto. Anche lei
voleva condividere. Ma non poteva farlo con l’energia creatrice, che non
aveva il bisogno di ricevere nulla essendo già nella pienezza assoluta.
Il passo successivo fu quello che venne sempre chiamato ‘la perdita
del Paradiso’ in cui vivevano il maschile e il femminile, Adamo ed Eva.
L’unione fra i due principi si frantumò. Essi si separarono in
un’infinità di frammenti. Le loro successive discendenze, perdendo il
Paradiso, entrarono nel mondo della separazione. Il momento in cui questo
avvenne venne chiamato dai mistici ‘Big Bang’, lo stesso che la scienza ha
scoperto migliaia di anni dopo.
L’uomo e la donna, da allora, vissero sentimenti di divisione e di
solitudine e persero la coscienza di essere una parte dell’Uno, della Energia
creatrice, della Luce infinita.
I viaggi del Matto 25

Ma quest’ultima non scomparve. Esisteva ed esiste separata da noi


da un velo. Questo velo ci separa dall’altro mondo, il mondo invisibile che
viene spesso chiamato il mondo metafisico ma che in realtà è il mondo della
Luce infinita, dell’appagamento infinito, della gioia e felicità infinita e
perenne.
Ma c’è una buona notizia!
Questo velo non è totalmente impermeabile. Esistono dei passaggi,
dei canali tra il nostro mondo e l’altro. Quando riusciamo ad attraversare
questi canali noi siamo permeati da quella Luce, da quella energia, da
sensazioni di amore e piacere infinito.
Purtroppo sono situazioni momentanee che proviamo quando si
creano certe condizioni nella vita materiale, nel mondo della separazione.
E, se ci pensate, quando riusciamo a vedere oltre il velo e ci affacciamo nel
mondo dell’uno, proviamo sensazioni di estasi e piacere infinito ma queste
sono di breve durata e da qui nascono tutte le nostre sofferenze.
Nella materia abbiamo molte occasioni di squarciare il velo. Pensate
quante volte quando siamo in contatto con la natura, ammirando delle opere
d’arte, ascoltando musica sublime ma anche nell’innamoramento o
sentendo amore incondizionato per altri esseri, abbiamo provato simili
sensazioni di infinità e completezza dentro di noi.
E questo accade quando superiamo i sentimenti di separazione e ci
sentiamo uniti con qualcuno o con qualcosa di infinitamente bello e grande
e proviamo il sentimento di essere parte di un tutto.
Purtroppo, però, questi squarci sono sempre brevi e fugaci e la nostra
paura, quando li proviamo, è proprio quella di perderli. Vorremmo insomma
che fossero eterni!”
“Ma queste sensazioni, che vorrei definire ‘mistiche’, le provano
tutti gli uomini?”, chiese Aldo.
“Assolutamente sì ma con differenti livelli di intensità. Sono
sensazioni molto sottili, quasi impercettibili, almeno fino a quando non
impariamo a svilupparle. Quindi succede che la maggior parte degli uomini
finisce con l’ignorarle. Questo accade anche perché nessuna scuola insegna
come svilupparle. E questo ti riguarda. Infatti nel nostro prossimo incontro
ti mostrerò che uno dei tuoi compiti sarà quello di imparare a conoscere di
cosa è fatto questo velo e di come si può vedere oltre esso.
Il processo si chiama ‘freccia dell’armonia’ e ne parleremo più
avanti. Vi dico solo che l’armonia è ciò verso cui la materia tende per
realizzare lo scopo della creazione.
26 I viaggi del Matto

L’uomo può evolversi soltanto se ogni sua esperienza lo porta ad


un’armonia nei confronti di tutto ciò che lo circonda, dentro e fuori di lui,
maggiore di quella che c’era prima dentro di lui.
Tutto questo, imparerai, avviene attraverso i viaggi dell’anima.
L’anima è il canale di comunicazione tra il cielo e la terra, tra lo spirito e la
materia. Quando apriamo i canali dell’intuito e squarciamo il velo, l’anima
scende sulla terra portandoci i messaggi che il cielo ci manda per elaborare
nella materia le difficoltà che si presentano nella vita di tutti i giorni.
Se stiamo in ascolto capiamo come risolvere le situazioni difficili e
creiamo una nuova esperienza nella materia, che si trasforma in conoscenza.
L’anima, a questo punto, torna nel cielo e trasmette al mondo spirituale
queste nuove conoscenze.
In questo modo si ha come una sorta di riallineamento del mondo
spirituale, derivato dall’esperienza nel mondo materiale. In questo modo il
tutto si evolve in piena armonia, dato che non c’è vera separazione tra un
mondo e l’altro. La separazione avviene solo nel momento in cui vogliamo
esprimere un concetto intellegibile alle nostre piccole menti.
Dio, con la creazione e attraverso l’uomo e la materia, ci fa
sperimentare la differenza fra il reale e il virtuale. Ma lo scopo di tutta
l’esistenza e della nostra evoluzione è arrivare a sentire profondamente che
questa differenza non esiste. Ciò avverrà nel momento in cui l’uomo sarà
totalmente inondato della luce e, riconoscendo così la sua parte divina, si
ricongiungerà con l’entità creatrice.
In questo modo il bambino torna nel suo balcone e gode dentro di sé
allo stesso modo in cui prima godeva in compagnia degli altri bambini.
Può sembrare troppo facile e banale, ma il senso della vita e della
creazione è tutto qui: ritrovare dentro di noi ciò che abbiamo sperimentato
nella materia.
E questo perché non ci manca niente, avendo già tutto dentro di noi.
Le esperienze nella materia, attraverso il dissolvimento del velo che
imprigiona il nostro cuore, ci aiutano a trovare quello che, solo
apparentemente, ci manca. Il percorso avviene attraverso le emozioni che
proviamo nella vita di tutti i giorni. Il dolore e la sofferenza, se vissuti con
consapevolezza, dissolvono i nostri conflitti (il velo). Le emozioni
rappresentano il linguaggio con il quale Dio ci parla attraverso l’anima.
Il dissolvimento del velo rende infinito il raggio del nostro cuore e
noi diventiamo Dio.
“Cos’è il raggio del cuore?”, chiese Martina.
“Adesso non è il momento di spiegarvi questo.
I viaggi del Matto 27

Il raggio del cuore è il centro di tutta la creazione. È attraverso il


cuore che avviene tutto il processo ma, per parlare di questo ci sarà un altro
incontro.”
Così concluse il Maestro.
I viaggi del Matto 29

Il monte
“Sarebbe come voler definire l’acqua con una
semplice formula chimica. Il mare è profondo e
misterioso, puoi analizzarlo chimicamente, ma chi
può descrivere il fascino che ti dà il solo
guardarlo? E così il divino: sono sentimenti sottili
che non si possono ridurre a spiegazioni razionali. “
(Franco Battiato)

Mentre Aldo continuava a raccontare la sua storia, erano arrivati alla


vetta e uno spettacolo di rara bellezza si mostrava davanti ai loro occhi.
Dopo essersi fermati incantati per qualche minuto, Martina chiese:
“Beh, come ti senti Aldo?”
“Meravigliosamente bene, non si può descrivere, veramente… non ci
sono parole”, rispose Aldo.
“Bene! Dove eravamo arrivati?”
Aldo riprese a raccontare.
“La nostra compagnia, leader nella ricerca medica, produceva per
una grande multinazionale. Io lavoravo per loro da 5 anni e in quel periodo
il tasso di sviluppo e il fatturato erano cresciuti ad un ritmo del 30-40%
l’anno. Un tasso impressionante. Posso dire che a questo sviluppo io avevo
contribuito non poco. E la cosa mi gratificava molto.
Ma ad un certo momento qualcosa si ruppe. Alla fine di questi
cinque anni, esattamente 4 anni fa, entrò un nuovo socio. Apportava capitali
per sostenere l’elevato tasso di crescita dell’azienda. Fu creata una nuova
società e mi chiesero di diventare l’amministratore delegato. Io fui molto
ingenuo in quella situazione, e anche molto presuntuoso.
Ti spiego.
Per fare l’amministratore di un’azienda sono necessarie competenze
che io non avevo – poi scoprii che questo era stato il motivo per cui mi
avevano scelto.
Io ero bravo nei laboratori, nei settori più tecnici dell’azienda ma un
amministratore deve conoscere anche gli aspetti amministrativi, direttivi e
soprattutto finanziari. Insomma, accettai l’incarico senza avere avuto il
tempo di riflettere. Mi dicevano che, davanti a certe offerte, bisogna essere
rapidi nelle decisioni e io ci cascai.
Te la faccio breve: la conclusione fu che l’azienda, esattamente un
anno fa, fallì con un botto. Ne parlarono tutti i giornali e io finii spesso in
prima pagina. Puoi immaginare cosa ho vissuto. Io avevo continuato a fare
il mio lavoro come l’avevo sempre fatto, con serietà, impegno e, credimi,
30 I viaggi del Matto

sempre con grandi sacrifici, eppure il mondo mi era crollato addosso. La


mia voglia di emergere, la mia voglia di dimostrare al mondo quanto ero
bravo, mi aveva fatto diventare cieco.
Quante cose avevo finto di non vedere nonostante tutte le avvisaglie,
di questo mi resi conto più avanti, che avevo avuto. Alla fine dovetti
scappare ignominiosamente dopo aver perso tutto ciò che avevo.
Fu doloroso elaborare il lutto ma alla fine riuscii ad uscirne e
recuperai un po’ di autostima. Per fortuna nell’ambiente qualcuno mi
conosceva e mi stimava e trovai subito un altro posto rimettendomi in moto.
Oggi ho recuperato un po’ di normalità ma la botta è stata forte. Forte ma
molto salutare. L’elaborazione del lutto non fu breve e neanche indolore ma
mi insegnò tanto.”
“Sei stato bravo”, replicò Martina. “Molta gente, da simili batoste
non riesce più a riprendersi. O si ammala, se non addirittura arriva a
suicidarsi!”
“Inizialmente il dolore e la frustrazione per la batosta sono talmente
forti che le tue energie vitali arrivano vicino allo zero. In quelle situazioni
ti viene in mente di tutto. Anche la voglia di andarsene. Ma poi queste
sensazioni passano e ricorri a tutte le tue risorse per reagire.
Credo che molta gente si suicidi per due motivi fondamentali: la
vergogna e il senso di colpa. Ma queste cose non mi hanno mai spinto fino
all’estremo. Forse perché alla fine mi sono assolto, forse perché, avendo
dato sempre il meglio di me stesso in ogni circostanza, il giudizio del mondo
esterno non mi disturbava più di tanto. Alla fine ti rendi conto che tutto è
dentro di te come in una relazione amorosa.
Dipende solo da come tu la vivi! Insomma, come ti ho detto, alla
fine sono riuscito ad elaborare il lutto e l’idea di scomparire si allontanava
sempre di più. Decisi che avrei reagito e che mi sarei ripreso la vita. E piano
piano tornarono l’energia e la voglia di vivere e ora, come vedi sono qui.”
“Ma non ti è mai venuto il sospetto che ti fossi infilato in un vicolo
cieco?”
“Assolutamente sì! Me lo ricordo come se fosse ieri. Io, nella mia
beata e ingenua incoscienza, quando accettai l’incarico, mai avevo pensato
che si potesse, in questo lavoro, finire in un baratro. E ci pensai per la prima
volta dopo avere sentito delle voci sulle difficoltà aziendali e sulla
possibilità non solo di chiudere ma anche di fallire.
Uno potrebbe dire che, in certe situazioni, semplicemente si chiude
baracca e burattini e palla al centro. No, non è così facile come ricevere una
sconfitta nello sport o in altri ambiti della vita.
I viaggi del Matto 31

Chiudere un’azienda non è mai facile, quando ci sono una montagna


di debiti che non si è in grado di pagare nemmeno col patrimonio aziendale
e personale per cui, in certe situazioni, non si può più tornare indietro. Ci
sono mille motivazioni, oltre alla paura di fallire, che ti spingono in avanti
e mai si ragiona per tornare indietro. Tornare indietro, in questi casi, non è
mai possibile.
Quindi cosa mi successe quando pensai per la prima volta che si
poteva precipitare molto in basso senza sapere quanto potesse essere
profondo questo baratro?
Provai delle sensazioni che non auguro a nessuno. Sensazioni di
morte, un freddo agghiacciante che ti sale nel corpo. Per un po’ di tempo
vissi queste sensazioni; poi, piano piano, scemarono e riuscii a lasciarle
andare dicendomi: se proprio deve andare male, nel momento in cui
succederà affronterò la situazione. ‘Il diavolo non è mai brutto come si
dipinge’, si usa dire. Ed effettivamente la paura ‘virtuale’ è sempre più
devastante della paura ‘reale’.
È importante capire, in tutte le situazioni della vita, quando stiamo
ingigantendo le nostre paure. E questo è molto pericoloso perché una paura
immotivata è come un attrattore di ciò che si teme. Io questo allora non lo
sapevo e, come ti ho appena detto, alla fine lasciai andare la paura della
morte. Questo fu fondamentale nell’elaborazione del lutto perché mi aiutò
a non colpevolizzarmi. Insomma, avevo la piena consapevolezza che avevo
fatto del mio meglio e questo eliminò i possibili sensi di colpa. Solo così
potei elaborare il lutto e chiudere un brutto episodio della mia vita.”
Martina lo abbracciò
“Adesso”, disse, “faremo degli esercizi sul corpo. Prima però
riprenditi da queste emozioni. Goditi questo spettacolo e riposiamoci un
po’.”
Si sedettero e rimasero senza parole per un po’ di tempo.
Passeggiavano guardandosi attorno. Ogni tanto i loro sguardi si
incrociavano e si mettevano a ridere. Martina cominciò a parlare:
“Ora mettiti nella posizione che sai, tieni le spalle distese e rilascia
tutto il corpo. Quindi vuota la mente cominciando a sentire il tuo essere a
partire dal basso. Inizia dalle piante dei piedi. Tienile ben appoggiate per
terra, quindi sposta l’attenzione sui piedi e cerca di percepire tutto quello
che senti, poi passa alle caviglie, ai polpacci, sempre soffermandoti ad
ascoltare le sensazioni che ricevi da quella parte del corpo, quindi sali su
fino ad arrivare alla testa tenendo sempre gli occhi chiusi ma rivolti
all’orizzonte seguendo una linea immaginaria perfettamente orizzontale.”
32 I viaggi del Matto

Fecero l’esercizio e alla fine Martina disse: “Adesso lo ripetiamo a


turno mentre l’altro passa le mani nel punto del corpo oggetto
dell’attenzione. Ma ricordati, questo esercizio è fatto per pervadere il nostro
corpo di piacere. Questo piacere ci aiuta a tenere lontane le malattie, carica
di energia il nostro corpo e ci fa stare bene. Però attento, quando ti toccherò
in certi punti, proverai un piacere sessuale.
Bene.
Cerca di restare concentrato su di te, non pensare al sesso ma
indirizza il piacere secondo quello che ti dirò momento per momento. Mi
raccomando è importante. Anche se è difficile, non lasciarti distrarre.”
Così cominciarono l’esercizio e Martina poggiò le mani sui piedi di
Aldo. Mentre andavano avanti con l’esercizio, lei parlava e accompagnava
i movimenti con la voce. Poggiò le mani sulle caviglie, sui polpacci, sulle
cosce e quindi sul pube di Aldo. Lo sentì avere un piccolo fremito e disse
subito: “Tieni il piacere sotto il tuo controllo, adesso cerca di estenderlo a
tutto il tuo corpo. Se necessario, aiutati col respiro. Quindi immagina di
avere davanti a te una piccola sfera che rappresenta la nostra terra e mandale
il tuo piacere. Dopo respira questo piacere e soffialo come se volessi
inondare l’universo.
Aldo, preso un po’ alla sprovvista, faceva fatica a mantenere il
controllo ma cercava di seguire le istruzioni di Martina, e man mano che il
lavoro andava avanti si rendeva conto di come riusciva a percepire il suo
corpo in modo per lui assolutamente nuovo e ad entrare in contatto con le
parti più profonde del suo essere. Ebbe delle visioni incredibili e dei colori
esplodevano davanti ai suoi occhi chiusi fino a trovarsi viaggiare in mondi
lontani, senza percepire minimamente la sua mente né sentire pensieri di
alcun tipo.
Quando l’esercizio finì rimase in quella posizione per un tempo
indefinibile.
Fino a quando Martina lo destò toccandolo delicatamente. Aprì gli
occhi e guardò Martina, quindi l’abbracciò e rimasero in quella posizione
pervasi da una grande sensazione d’amore, sentendosi uniti al tutto mentre
il tempo si fermava.
Quando si ridestò e il cervello riprese il suo usuale lavoro cominciò
a pensare che adesso lui doveva fare il lavoro su Martina e una profonda
emozione lo invase. Cercò di controllare questa emozione mentre Martina
lo incoraggiava a cominciare. “Ripetimi le stesse parole che io dicevo a te,
ti aiuteranno a controllare i tuoi impulsi primordiali.
Ricorda Aldo, il rapporto sessuale, l’amplesso fra due persone che
si amano deve partire da ben altri presupposti, del tutto diversi dal lavoro
I viaggi del Matto 33

che stiamo facendo adesso. Quindi non lasciarti coinvolgere. Segui la linea
tracciata”.
Così Aldo cominciò e dovette fare un grande sforzo per riuscire a
parlare mentre saliva con le mani su nelle sue gambe. Ma riuscì ad essere
molto bravo nel controllarsi e Martina, alla fine dell’esercizio, lo ringraziò
e lo abbracciò con grande trasporto.
Cercarono quindi un posto tranquillo dove fermarsi per mangiare,
chiacchierare e godersi la giornata.
Ad un certo momento Aldo, dopo essere stato un po’ di tempo
pensieroso, le chiese: “Ma non avevi paura che io potessi saltarti addosso?
Saresti stata senza difesa. Chi ti avrebbe sentito in questo posto fuori dal
mondo?”
“Ah ah ah”, rispose Martina.
“Mai avuto paura. Non sei il tipo capace di fare una cosa del genere.
Se avessi voluto fare all’amore con me, probabilmente avresti scelto
un’altra strada. Tuttavia io sapevo che non l’avresti fatto perché so che tu
sei una persona molto speciale. So che tu, per fare all’amore con una donna,
devi avere prima avuto con lei un incontro di un altro tipo, un incontro ad
un altro livello. Tu hai bisogno di relazionarti prima di tutto con un’anima,
un’anima che percepisci molto vicina alla tua.
Non dimenticare che io sono una veggente e so leggere dentro di te.
So che tu sei arrivato ad una svolta importante della tua vita. Il fare
all’amore è il punto di arrivo di una relazione che ha già maturato un’unione
profonda, molto spirituale tra due persone.
Ciò non significa che l’atto sessuale sia una cosa poco importante o
marginale nel rapporto fra due persone. È il sigillo di una unione profonda,
ciò che ti consente di toccare il sublime e di arrivare a toccare i confini
dell’universo. Ma, per arrivare a questo, l’unione deve avere determinati
presupposti.
Ciò non toglie che possano capitare delle situazioni in cui ci si
scambia amore ad un livello molto fisico, e non bisogna certo scandalizzarsi
– anche questa è una forma d’amore – ma non deve essere fine a se stessa,
altrimenti è un’unione solo a livello genitale che può essere piacevole
quanto vuoi ma non ti porta da nessuna parte, non ti appaga se non
momentaneamente e a volte ti lascia un sapore amaro dentro di te.”
“Ma quali sono questi presupposti?”, chiese Aldo
“Ti potrei rispondere con delle frasi tipo: la felicità non dipende
dagli altri ma solo da te. Per cui nessuno può renderti infelice se tu non
glielo consenti. E questo, in una relazione di coppia, è fondamentale. Ma
non solo. Vale per tutti gli aspetti della nostra vita. In realtà è molto difficile
34 I viaggi del Matto

spiegare con le parole cosa significa riconoscere la nostra presenza interiore


per arrivare quindi all’auto riconoscimento del sé, di chi siamo veramente.
Questo riconoscimento ci consente di superare la dualità del mondo.
Quando arriviamo in questo stato di coscienza superiamo la dipendenza da
dinamiche di giudizio tipo giusto-sbagliato, ragione-torto, Cielo-Terra,
Spirito-Materia.
Ciò non significa che, nella vita di tutti i giorni, questi aspetti più
materiali cessino di esistere.
Assolutamente no. Cambia semplicemente il nostro modo di
relazionarci ad essi. Smettiamo di caderci dentro e di farci possedere dalle
dinamiche sottostanti. Impariamo il distacco, un distacco naturale e privo
di forzature in cui siamo coscienti che tutto ciò che ci accade ha un senso.
E da lì partiamo per capire questo senso – che sempre esiste e sempre
ha qualcosa da insegnarci – e, quando l’abbiamo capito, andiamo oltre,
convinti di avere appena fatto un passo importante nella nostra vita.
Succede praticamente che, smettendo di dare la colpa agli altri e al mondo
la colpa di tutto ciò che ci succede, comprendiamo profondamente che tutto,
felicità e relazioni comprese, dipende solo da noi e non dagli altri. E questo
perché abbiamo smesso di dare potere agli altri e al mondo esterno.”

‘Tu sei pura coscienza. La tua vera essenza appare


nel momento in cui percepisci il tuo stato interiore’
I viaggi del Matto 35

Il velo che separa i mondi


“La grandezza dell’uomo consiste nel saper
assimilare ciò che non conosce.” (Lezama Lima)

L’Eremita continuò.
“Per quanto il velo sia sottile, esso è costituito da una trama molto
potente. I fili di questa trama sono intrecciati con dei nodi assai particolari.
Non sono tutti uguali, questi nodi. Alcuni sono più grossi, altri più sottili.
In quelli più grossi ci sono molti fili che si intrecciano. I più piccoli invece
sono l’incrocio di due fili soltanto.
Ogni nodo, cara Martina, lo puoi vedere, con gli occhi della mente.
È sempre visibile sotto forma di un simbolo. Il simbolo ti può aiutare a
capire da dove vengono i fili.
“Ma cosa significano questi fili?”, chiese Aldo.
Il Maestro stette in silenzio per un po’, quindi riprese a parlare.
“Vedi Aldo, la conoscenza, la vera conoscenza è il risultato di due
modi di apprendere.
Il primo tipo di apprendimento della conoscenza è quella che
proviene dal passato, quindi dai libri e da quei maestri che sanno
trasmetterla. Questa conoscenza rappresenta ciò che l’umanità ha acquisito
sinora. Nessun Maestro può diventare tale se non conosce il passato.
Il secondo tipo di apprendimento è ciò che tu dovrai imparare. Ti
posso dire solo che è quello che viene dal futuro.
Ma cosa questo significa lo imparerai da solo. E potrai farlo solo
attraverso le tue esperienze di vita passate e future. Quanto più sarai capace
di entrare nella vita, nelle sfide che ti lancerà, tanto più la tua esperienza,
attraverso questo incrocio, si trasformerà in conoscenza. Una conoscenza
che potrai quindi trasmettere all’umanità.
Non posso dirti altro perché alla tua domanda potrai rispondere solo
tu. Ti posso dire soltanto una cosa. Altro non mi è permesso. Nei nodi, i fili
si incrociano solo a coppie.
Uno rappresenta la conoscenza esistente, che per te può essere uno
strumento di lavoro, di indagine.
L’altro rappresenta la porta del futuro che si apre attraverso l’intuito
e l’esperienza e che potremmo definire una conoscenza latente.
Attraverso l’unione di questi due fili tu creerai nuova conoscenza. E
lo farai quando avrai imparato a decodificare i simboli. Nel momento in cui
decodifichi il simbolo i fili si dissolvono e i simboli entrano a far parte della
tua coscienza che in questo modo si arricchisce. Ma per arrivare a questo
36 I viaggi del Matto

hai ancora molto da lavorare. Sul fronte della conoscenza del passato
troverai tu stesso le strade che ti consentiranno di arrivare alle verità
profonde riguardo tutto ciò che è già patrimonio dell’umanità. Anche
se pochi possiedono questo tipo di conoscenza in maniera totale. E molto
lavoro ti aspetta su questo. Sul fronte dell’esperienza, la vita ti sarà maestra,
se deciderai di viverla e di accoglierla totalmente. Non si può vivere a metà.
Per quanto molte volte le esperienze che viviamo siano molto
dolorose, non dobbiamo rinunciare a mettere in gioco totalmente noi stessi.
Solo in questo modo, superando le esperienze difficili, tu andrai verso la
vita e la vita verrà verso di te. Altrimenti, dato che non siamo mai fermi, se
rinunci a vivere, andrai verso la morte.
Ormai è patrimonio dell’umanità la conoscenza dell’origine della
malattia. Chi rinuncia ad andare verso la vita, ad accettarne tutte le sfide,
sta creando dentro di sé la malattia. Ma qui mi fermo. Anche questa dovrà
essere una tua scoperta. E anche qui la tua scoperta sarà il punto di incontro
tra le conoscenze esistenti, anche se ancora celate, e le esperienze che vivrai
nel tuo corpo, nella tua mente e nel tuo spirito.
Contribuirai a donare al mondo qualcosa di molto importante, punto
di partenza per lo sviluppo di una nuova umanità, sempre più slegata dalle
pene e dai limiti della materialità, essendo questa solo la parte più visibile
di ciò che noi siamo.
Ti voglio accennare un’ultima cosa, strettamente legata alla
malattia: I fili sono anche il punto d’incontro di altre due entità. Gli
avvenimenti che ci accadono nella vita si incrociano sempre con la nostra
modalità di reagire a questi avvenimenti.
Il nostro modo di reagire può rinforzare i fili e allora il velo diventerà
più spesso oppure può indebolirli fino a dissolvere il velo. Tu dovrai capire,
Aldo, come il nostro modo di reagire agisce sul velo.
Ti accenno solo due effetti del nostro modo di reagire. Se il modo
con cui reagiamo ci consente di vedere il simbolo, vuol dire che stai
andando in direzione della vita e otterrai due risultati molto importanti: il
primo è che acquisisci nuova conoscenza intuitiva, il secondo è che,
dissolvendo il velo, crei nuovi percorsi di luce che inondano il tuo cuore.
Così il tuo cuore si apre. La tua coscienza si espande e tu percepisci sempre
di più profondamente l’appartenenza al tutto di cui fai parte e questo ti porta
verso l’armonia.
Se, viceversa, reagisci male agli eventi della vita perdi un’occasione
di crescita. Non riesci a percepire il simbolo che, rimanendo oscuro, ti
mantiene nell’oscurità. Così il velo si rinforza e la volta successiva l’evento
che ti potrà capitare sarà più severo perché non hai voluto imparare la
I viaggi del Matto 37

lezione. Un evento più severo potrebbe significare che produci nel tuo corpo
la malattia che ha uno scopo molto importante: quello di farti vedere ciò che
non hai voluto vedere nell’esperienza precedente!”
I viaggi del Matto 39

Dalia
“Acquistiamo il diritto di criticare severamente una
persona solo quando riusciamo a convincerla del
nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e
quando siamo sicuri di non rimanere irritati se il
nostro giudizio non viene accettato o rispettato.”
(Mahatma Gandhi)

Dalia era sempre stata una donna molto determinata. Dotata di


grande sicurezza in se stessa, aveva sempre pianificato attentamente le più
importanti scelte della sua vita. Aveva sposato un uomo che rispondeva ai
suoi requisiti e finora pensava di essere stata una donna felice.
Aveva due figlie, Chiara e Valeria, che adorava. Chiara studiava in
una università fuori dalla Sardegna mentre Valeria era sposata da poco più
di un anno. Erano entrambe molto autonome. Finché aveva dovuto pensare
a loro, non aveva dedicato molta attenzione alle sue esigenze più profonde.
La vita era stata generosa con lei. Viaggiava molto, aveva una casa
meravigliosa, era sempre presente agli spettacoli più importanti della sua
città, sia quelli più specificatamente culturali che quelli mondani. Il
rapporto con suo marito era sempre stato improntato ad un grande rispetto
reciproco.
Raramente l’aveva tradito. Poche volte, a dire il vero, e solo una
volta era stata veramente coinvolta; le altre volte, le piccole storie che aveva
avuto le avevano sempre lasciato l’amaro in bocca e capì ben presto che
queste non avrebbero certo riempito quel vuoto interiore che sentiva dentro.
Così aveva ripreso la vita di tutti i giorni dicendosi: questa è la vita, non
farti illusioni, devi accettarla così com’è anche se non ti piace. Insomma,
era sempre riuscita a controllare tutto e tutto era andato secondo le sue
aspettative. Fino a poco tempo fa si riteneva tutto sommato abbastanza
soddisfatta.
Da qualche settimana lamentava questo dolore al polso che le creava
non pochi disagi. Le dava una sensazione di impotenza il fatto di non poter
essere completamente libera nei movimenti finché non incontrò un dottore
che le aveva fatto tutto quello strano discorso sulle malattie. Dopo un po’
di tempo aveva capito, però, che non era poi così strano e si era messa a
riflettere e a guardarsi dentro con sincerità. Questo in sostanza è quanto le
aveva detto il dottore: “Vede signora, a volte le malattie è bene
esaminarle non solo da un punto di vista fisiologico, come ci hanno
insegnato a fare, ma anche – oserei dire – dal punto di vista spirituale. Cerco
di spiegarglielo in maniera esauriente, cerchi di seguirmi.
40 I viaggi del Matto

Non mi dilungherò più del necessario per illustrarle il concetto:


quando abbiamo un disagio interiore, qualcosa che non ci piace della nostra
vita, all’inizio non gli diamo importanza, non gli attribuiamo il peso che
merita; come una sensazione molto lontana che ci sembra trascurabile.
Però man mano che il tempo passa, il disagio comincia a venire
sempre più in superficie fino a quando non ne prendiamo piena
consapevolezza. A questo punto, se non ci prendiamo in giro e siamo sinceri
con noi stessi, sappiamo esattamente da dove proviene e cosa ce lo ha
provocato; se abbiamo il coraggio di vivere quest’emozione e di non
ricacciarla dentro di noi sentiamo che c’è una forza al nostro interno che
spinge a liberarci del nostro disagio. Questa forza interiore, dicevo, diventa
talmente forte che siamo pronti a risolvere il conflitto a costo di pagarne un
prezzo.
Per esempio, se ho un datore di lavoro che mi opprime, sono
disposto a ribellarmi a costo di perdere il lavoro; se mi sento oppresso da
una relazione, sono disposto a ribellarmi a costo di restare solo e di
rinunciare alla persona amata.
Questo lo potremmo definire il primo stadio del nostro disagio
interiore.
La forza che ci spinge è talmente forte che riusciamo a vincere le
nostre paure e a mettere in atto la ribellione.
Se invece la paura di cambiare è più forte del disagio (paura di
perdere il lavoro, paura di restare soli o anche paura di non farcela, di essere
inadeguato a svolgere questo processo) allora noi, non attuando il
necessario cambiamento, produciamo la malattia.
Allo stesso modo, se addirittura ignoriamo il disagio e non lo
facciamo arrivare a livello di coscienza, la malattia si manifesta e arriva per
mandarci il suo messaggio
Questo è invece il secondo stadio del nostro disagio.
In questo modo il nostro corpo ci avvisa che siamo disallineati
rispetto a ciò che è giusto per noi.
Lei, signora, si trova dunque al secondo stadio del suo disagio
interiore. Adesso, per guarire, dovrà analizzare cosa nella sua vita ha
provocato questa situazione.”
Lei, poi, lo aveva interrotto ed era scappata via dicendo: “Certo,
dottore, lei le cose non le manda a dire; il suo discorso mi ha costretto a
riflettere e a guardare dentro di me. Mi faccio sentire presto, dottore… e
grazie”
Era uscita dall’ambulatorio arrabbiata con se stessa.
“Ma certo”, pensò, “avrei dovuto capirlo anziché far finta di niente”.
I viaggi del Matto 41

Il raggio del cuore


«La vera felicità è uno stato di coscienza che
nemmeno le difficoltà e le prove della vita
riescono a turbare, proprio perché essa non
dipende da alcuna condizione esterna o
materiale. Una tale felicità, la si può ottenere solo
immergendosi con il pensiero nell’oceano
dell’armonia universale.» (Omraam Mikhaël
Aïvanhov)

L’Eremita ricominciò a parlare:


Nel nostro ultimo incontro mi avete chiesto che cosa è il raggio del
cuore. Bene, è giunto il momento di parlarne.
Ascoltatemi bene. Quello che sto per dirvi è molto importante. È
allo stesso tempo la base e lo scopo della vita e dell’esistenza.
Noi siamo pura essenza divina che può percepire se stessa attraverso
la coscienza. Questa coscienza è come una serie di cerchi concentrici il cui
raggio tende all’infinito. All’alba della vita questo raggio è piccolissimo.
L’uomo primordiale, come il bambino appena nato, ha confini limitati.
Man mano che l’umanità si evolve e il bambino cresce, questi
confini si allargano e l’uomo conosce e percepisce una realtà sempre più
ampia. Fa esperienza della vita che sta intorno a lui e la trasforma in
conoscenza per se stesso ma anche per quelli che verranno dopo di lui. E i
confini crescono sempre di più.
Questi confini misurano il raggio del tuo cuore. Man mano che
questi confini si ampliano, aumenta la nostra percezione del divino. La
parola percezione non è adeguata ad esprimere questi stati d’animo. Che
avvengono nella nostra parte più profonda. Possono essere esperienze di
estasi, di piacere e di benessere, di espansioni del cuore. E tutto ciò accade
in situazioni particolari nelle quali ci accorgiamo che siamo entrati in un
diverso stato di coscienza.
Il raggio del cuore, quindi, si allunga e si accorcia ciclicamente ma
tende ad ampliarsi man mano che entriamo in questi stati. Così ci
evolviamo; prendendo consapevolezza di vivere esperienze che ampliano
la nostra coscienza portandoci in mondi sconosciuti.
Più è grande il raggio del nostro cuore, più siamo capaci di amore
incondizionato.
Ma c’è di più: l’ampliamento del raggio del cuore ci porta a vivere
in maniera totale, olistica. Ciò significa che impariamo a vivere tutti i nostri
stati di coscienza in maniera totale ed equilibrata.
42 I viaggi del Matto

Parleremo più avanti degli stati di coscienza. Per ora è importante


sapere che la crescita del raggio del cuore produce una corrispondente
crescita della nostra intelligenza. Lo sviluppo delle nostre capacità di
comprensione non dipende solo dall’esercizio intellettuale ma dal contatto
che creiamo con il nostro cuore. Il cervello del cuore è la prima porta;
l’intelligenza della mente è solo una conseguenza e ci consente di misurare
il raggio del nostro cuore e di essere consapevoli della dimensione della
nostra coscienza.
La coscienza è la nostra capacità di vivere i due mondi, visibile e
invisibile, in quanto parti di un’unica realtà. Ecco perché nella vita bisogna,
per la nostra crescita, imparare a vivere tutti gli stati di coscienza.
Tu, caro Aldo, insegnerai ad allargare il raggio del cuore. E questo
potrai farlo quando riuscirai a vedere i simboli che si creano all’incrocio dei
fili che tengono in vita il tuo velo. E piano piano questi simboli dissolvono
i fili e la trama. Ogni filo che si dissolve, alleggerisce il velo e lo rende più
permeabile. In questo modo la luce, entrando nel cuore, allarga il suo
raggio.
Man mano che il raggio diventa più grande sentirai il cuore
espandersi e ti sentirai proiettato in altre dimensioni difficili da esprimere,
fino a sentirti puro amore immerso nella totalità del divino.
Sentirai amore incondizionato per tutto ciò che ti circonda dal più
vicino al più lontano, fino ad abbracciare tutto l’universo.
Adesso fa’ le tue esperienze percorrendo la strada della tua vita.
I viaggi del Matto 43

Il risveglio di Dalia
“Un uomo non può possedere più di quanto il suo
cuore possa amare.” (Nonno Kuzja)

Costretta a voltarsi indietro, si stava rendendo conto che la sua vita


non la appagava per niente. Non l’aveva mai appagata. Crescere le figlie
era stato un piacere, le aveva sempre amate tantissimo. Aveva provato
grandi soddisfazioni ma altro non trovava nel suo passato che potesse farle
dire di essere stata veramente felice.
Ripensando al suo matrimonio, si rendeva conto che non era stato
molto di più di un semplice contratto. Le sembrava che lei e suo marito
avessero tacitamente recitato una parte. La sensazione che aveva adesso era
quella di un rapporto privo di profondità. Sentiva molto forte, ancor più
dopo le spiegazioni illuminanti del suo dottore, che doveva dare una svolta
alla sua vita.
Era vero, ciò che lui diceva. Questa sensazione di malessere lei
l’avvertiva da un po’ di tempo ma, in realtà, aveva sempre fatto finta di
niente. La vita la stava chiamando e lei non voleva rispondere. Percepiva
che il dolore al polso derivava dal fatto che, avendo sempre voluto
controllare tutto, in realtà non controllava proprio niente e si rendeva conto
che le cose veramente importanti non si possono controllare, e che a volte
è più importante lasciarsi andare, accada quel che accada. Mentre faceva
queste considerazioni era rientrata a casa.
Cominciava a percepire che, in una vita di coppia veramente
appagante, doveva esserci molto di più di ciò che aveva vissuto finora.
L’ultima volta che era riuscita ad affrontare l’argomento con suo
marito, era stato più di sei mesi prima. Lei cercava di confidarsi parlando
del suo disagio. Gli diceva che cercava qualcosa che nemmeno lei sapeva
definire, qualcosa di più profondo, qualcosa che la facesse sentire unita con
lui. Un sentimento di unità che non provava.
Carlo faceva l’avvocato. Era un uomo molto impegnato e in città era
molto conosciuto. Ma la dote che lei ammirava di più in lui era il suo
prodigarsi per evitare al cliente cause lunghe e dispendiose in tribunale.
Infatti Carlo cercava sempre, e si batteva per questo con i suoi colleghi, di
trovare un accordo senza dovere per forza entrare in una causa ‘ufficiale’.
Ma riguardo a ciò che gli stava dicendo Dalia, lui non si sentiva
molto coinvolto. Non capiva cosa lei intendesse quando parlava di unità e
profondità. Amava sua moglie ma a modo suo, e non si sentiva di andare
oltre in certi discorsi. Per cui il confronto finì presto. Ma lei sapeva che un
44 I viaggi del Matto

rapporto poteva avere ben altra profondità perché ne aveva fatto


un’esperienza diretta.
L’unica storia che l’aveva coinvolta era di qualche anno prima; era
durata quasi un anno e si era sentita molto felice. In tutti i sensi. Mai si era
sentita prima così piena di vita e di energia.
Aveva incontrato Maurizio in piscina. Era nata fra loro una simpatia
allegra e leggera e, quasi ad ogni lezione, prendevano un caffè insieme.
Rammenta che il tempo volava mentre chiacchieravano e lei finiva con
l’essere sempre in ritardo. Parlavano di tutto e fra loro si creava quasi
un’atmosfera di complicità, una confidenza che nessuno dei due aveva
volontariamente autorizzato ma che era venuta spontanea.
Guardandolo negli occhi e vedendo come lui ricambiava in maniera
profonda e decisa il suo sguardo, sentiva che scambiavano qualcosa di
importante e molto reale, anche se non avrebbe saputo come definirla. Il
piacere che provavano li aveva uniti ancora di più e, senza che nemmeno se
ne rendessero conto, un giorno erano finiti l’uno nelle braccia dell’altra.
Quella volta era tornata a casa molto tardi ma il marito non le chiese mai
niente. Per questo lo aveva sempre ringraziato. Da allora la storia con
Maurizio le riempiva la vita. Di mese in mese rinviava la decisione di andare
via di casa parchè non le veniva mai il coraggio.
Con Maurizio facevano di tutto. Il marito, tante volte, era impegnato
anche la domenica e allora organizzavano gite ed escursioni. E lei si era
sentita felice come mai le era capitato nella sua vita.
Stavano insieme ormai quasi da un anno e lei aveva deciso di fare il
grande passo. La decisone era stata presa di comune accordo al ritorno da
un weekend trascorso a Roma e cominciava ad assaporare la gioia di una
vita diversa che sentiva sua, come mai aveva immaginato possibile.
La vita con Maurizio la faceva sentire libera e viva come non mai.
Era sempre contenta di sé e l’unico peso che aveva era quello di
vivere nascondendo la verità a suo marito; ma sapeva che era ormai
questione di tempo. Aveva deciso di fare il grande passo. Non sarebbe stato
facile. Sapeva che il marito avrebbe sofferto e che gli sarebbe stato difficile
capire, ma la strada era tracciata e non aveva nessuna intenzione di cambiare
idea e tornare indietro.
Purtroppo per lei, l’universo aveva altri piani. Fu l’ultima volta che
vide Maurizio. Tre giorni dopo lesse sul giornale locale la notizia di un
incidente stradale alle porte della città. Nel periodo successivo soffocò il
dolore provato e la sofferenza per il senso di vuoto che provava.
“Dio ha deciso che questa è la mia vita quindi devo rassegnarmi.
D’altra parte sono una donna sposata e devo rispettare gli impegni presi.”
I viaggi del Matto 45

Erano passati due anni ma adesso aveva capito che non era Dio che
sceglieva la sua vita ma che era lei che doveva sapere ciò che voleva. E
adesso lo sapeva.
Era decisa ad avere un confronto con suo marito. Si rendeva conto
che non avevano più niente da dirsi. Una parte della sua vita si era conclusa
definitivamente. Un grande grazie al dottore che l’aveva aiutata a prenderne
consapevolezza.
I viaggi del Matto 47

Vince chi ama


“Dopo un po’ impari la sottile differenza tra tenere
una mano e incatenare un’anima. E impari che
l’amore non è appoggiarsi a qualcuno e la
compagnia non è sicurezza. E inizi a imparare che
i baci non sono contratti e i doni non sono
promesse.” [Karla Troiani]

“Oggi vorrei incominciare con una domanda: perché secondo voi


l’uomo ha paura d’amare?”, disse l’Eremita.
Aldo e Martina stettero in silenzio per un tempo infinito. La
domanda aveva risuonato in entrambi. Era come se qualcosa li avesse
colpiti direttamente nel cuore! Paura d’amare? Cosa vuol dire? Si chiesero
all’unisono e il cuore gli diede la risposta che non dava adito a dubbi; era di
una chiarezza assoluta.
“Perché fa male”, risposero all’unisono. “Esatto”, replicò l’eremita.
“E sapete cosa fa male?”
Aldo e Martina rimasero in silenzio.
Il Maestro li guardava dritto negli occhi e dopo un po’ di tempo
riprese:
“Per capirlo bisogna ripartire dai fili che s’incrociano. Se riuscite a
comprendere questo, riuscirete anche a superare il vostro male e la paura
d’amare.
In un filo c’è la nostra ferita originale, quella che sanguina quando
qualcuno vi tocca lì e che, per evitare questo, continuiamo a nasconderla
sotto il velo perché non vogliamo sentire il suo dolore. Ma l’altro filo
rappresenta la soluzione. Però è invisibile e finché non lo vediamo non
possiamo guarire. Ma come facciamo a vederlo?
Questa è la parte più difficile perché dentro di noi sappiamo, in
maniera a volte molto inconsapevole, che, vedendolo, ri-sentiremo il nostro
dolore. Allo stesso tempo questa è l’unica strada possibile. Solo entrando
dentro la ferita la guarigione è possibile.
Se abbiamo il coraggio di farlo, guardando in faccia il nostro dolore,
immediatamente il filo si illumina e all’incrocio dei due fili compare il
simbolo di guarigione. Nel momento in cui vediamo questo simbolo,
sentiamo che dentro di noi si scioglie qualcosa e cominciamo a sentirci più
leggeri e pervasi da un sentimento nuovo, impossibile da esprimere a parole.
Potete solo sperimentarlo.
Ma vi renderete conto che, come fate questo, assieme alla
sensazione di un nuovo benessere, proverete una libertà dentro di voi, la
48 I viaggi del Matto

libertà di essere ciò che siete veramente; una libertà che non avete mai
provato prima.
Questo processo fondamentale non scioglie la ferita in una volta
sola; occorre ripetere il processo finché non vi renderete conto che la ferita
non sanguina più. Ed è anche vero che non abbiamo una sola ferita e la
nostra evoluzione, che porta con sé un benessere sempre crescente, ci chiede
di guarirle tutte. E fra queste, alcune sono molto profonde. E ci possiamo
arrivare se liberiamo prima i fili più sottili in un processo che non finisce
mai, in quanto il giorno che finirà noi saremo tornati a casa.
Quindi, tornando al punto, perché chi ama vince sempre?
Credo che ormai la risposta sia chiara. Se non sentite più la ferita,
niente vi impedisce di amare ciò o colui che vi ha fatto del male. È un
processo naturale: se colui o l’evento che prima vi feriva ora non può più
toccare la vostra ferita, nessuno vi impedisce di amare colui che prima
vedevate come un nemico.
Nello spirito avete raggiunto la pace dentro di voi; quindi nella
materia nessuno può più ferirvi. Allo stesso tempo, avendo raggiunto
l’armonia dentro di voi, raggiungete una nuova armonia con ciò che sta
fuori di voi e questo non significa forse avere imparato ad amare l’altro
qualunque sia il suo modo di comportarsi nei vostri confronti?
Ma cosa accade, per esempio, in una relazione di coppia? Torniamo
al secondo aspetto di una relazione: l’equilibrio fra il dare e il prendere. Se
il vostro partner non è in grado di svolgere lo stesso processo, la coppia si
disallinea: uno si evolve mentre l’altro non lo fa. A questo punto non avete
altra possibilità che riprendere la vostra strada da soli.
La separazione, se avete colmato la ferita, non vi farà più soffrire e
siete pronti ad aprirvi ad una nuova relazione che sarà tanto più appagante
quanto più vi sarete liberati delle vostre ferite. Ma c’è un altro risultato
importante: non ripeterete più quelle vecchie esperienze perché non
risuonerete più con quelle persone che andavano sempre a toccare le vostre
vecchie ferite, che avete ormai trasceso e lasciato andare.”
I viaggi del Matto 49

In silenzio con la natura


“Un essere umano è parte di un tutto che
chiamiamo ‘universo’, una parte limitata nel
tempo e nello spazio. Sperimenta se stesso, i
pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato
dal resto, in quella che è una specie di illusione
ottica della coscienza.” (Albert Einstein)

La Gola di Gorroppu è uno dei canyon più profondi d’Europa, con


le sue pareti alte più di 400 metri. Il fondo di questo luogo davvero
affascinante, in alcuni punti si restringe sino ad avere una larghezza
massima di 10 metri ed è possibile ammirare le pieghe dei sedimenti
cretacei, e il lavoro costante delle piogge che hanno levigato le rocce.
“Ecco, abbiamo trovato quello che cercavamo. Quanta bellezza!”,
pensavano all’unisono Aldo e Martina che ogni tanto si guardavano,
perdendosi l’uno negli occhi dell’altro nell’immensità di quella natura.
L’energia incredibile del loro amore e della loro unione era amplificata da
quella atmosfera primordiale.
Avevano deciso di fare l’esercizio del silenzio per le prime due ore
e così si godevano quella giornata fermandosi ogni tanto ad assaporare il
contatto fisico giocando, scherzando, stando attenti a non parlare e
comunicando solo con gli sguardi.
Camminavano sulle rive dei ruscelli, ammiravano le esplosioni di
colore dei fiori e delle piante.
Arrivati in una spiaggia bianchissima che contornava un laghetto, si
tolsero le scarpe e affondarono i piedi nell’acqua. Rimasero così per un
certo tempo con i piedi a bagno ad ammirare lo spettacolo creato dal
contrasto tra l’azzurro del laghetto e la bianca purezza della spiaggia, tra la
piccolezza di quell’angolo e l’immensità dei monti attorno che si
innalzavano partendo dalle pareti verticali della gola; quindi, dopo uno
sguardo veloce, cominciarono a spogliarsi.
Si tuffarono contemporaneamente assorbendo in maniera
imperturbabile il contatto con l’acqua fredda. Appena i loro corpi si furono
adattati a quell’ambiente, non ci misero molto ad abbracciarsi e a ritrovare
il calore di questo contatto. Rimasero così un tempo indefinito.
Quindi uscirono dall’acqua e si stesero sugli asciugamani per farsi
asciugare dal sole.
“Che meraviglia!”, disse Martina.
“Ma sei sicura che le due ore siano scadute?”, replicò Aldo. “Guarda
che, se hai sbagliato dovrai fare la penitenza e sarà particolarmente severa.”
50 I viaggi del Matto

“Tranquillo, non mi sono sbagliata. Ho controllato bene. Adesso


sono pronta ad ascoltarti.”
“No grazie, tesoro. Ho bisogno di continuare a meditare ancora per
un po’.” E si distese nuovamente.
“Che caratteraccio! Tranquillo, amore. Dormi pure. Io vado a
esplorare un po’ l’ambiente.”
“Mettiti qualcosa addosso. Credi che questi posti siano a nostro uso
esclusivo?”
“Non preoccuparti. So badare a me stessa.” E si avviò dopo essersi
avvolta in una specie di pareo che la faceva sembrare una bambola orientale.
Martina si allontanò molto lentamente, decisa a non rinunciare a nessuna
emozione le potesse provenire da quell’ambiente ancora incontaminato.
Ogni tanto si inchinava, raccoglieva delle pietroline oppure osservava
qualche fiore da vicino come se volesse assorbirne tutte le essenze.
Ripensava al suo incontro con Aldo. A come erano arrivati a
trovarsi. E pensava: “Il nostro è già un amore a seconda vista. Stiamo
vivendo contemporaneamente le due fasi; quella dell’innamoramento e
quella della maturazione.
È una cosa bellissima. Non mi era mai capitata in vita mia una cosa
simile. Mi sento ‘caduta nell’amore’ come capita durante la droga
dell’innamoramento. Una voglia di lasciarmi andare totalmente, di lasciare
andare tutte le mie difese. Ho la sensazione di perdere totalmente i miei
confini. Di vivere un’altra dimensione. Di potermi fondere assieme ad Aldo
con qualcosa di immensamente più grande di noi.”
Continuò a camminare senza pensare a niente. Martina aveva perso
la cognizione del tempo. Capiva che quando si riesce a vivere il momento
presente, come lo stava vivendo lei in quegli istanti, il rischio era proprio
quello di essere un po’ fuori dalla realtà che conosciamo.
In realtà lei era convinta invece che quella che stava vivendo era la
vera realtà. Tuttavia si rese conto che aveva fame e contemporaneamente
ripensò ad Aldo, senza sapere quanto avesse camminato.
Decise di tornare indietro. Era anche un po’ preoccupata perché
veramente non sapeva quanto tempo fosse passato. Inoltre si rese conto che
non aveva nemmeno preso dei punti di riferimento mentre camminava.
Per fortuna che nel canalone era impossibile perdersi; riprese quindi
la strada con fiducia. Ci mise più tempo del previsto e ogni tanto affiorava
la preoccupazione. A un certo momento si tranquillizzò. Aveva
riconosciuto i posti da cui si era allontanata. Sapeva che stava per arrivare.
Camminò ancora un po’ e alla fine riconobbe la spiaggetta dove si erano
fermati.
I viaggi del Matto 51

Aldo era ancora disteso. Si avvicinò. Dormiva. Si sedette vicino a


lui e si soffermò a guardare il suo viso. Le ritornarono in mente i momenti
passati assieme.
Aldo si risvegliò.
“Ho fatto un sogno bellissimo”, disse. “Stavo parlando con un
angelo che mi spiegava come noi esseri fatti di carne siamo anche essenze
spirituali. E mi ha spiegato alcune cose della reincarnazione che non mi
erano ancora chiare.”
“Come si può definire la reincarnazione?”, chiese Martina
“Come definizione è facile e non c’è neanche bisogno di spiegarne
il significato. Se è vero che, in assoluto, noi siamo puro spirito che si
riconosce attraverso l’autocoscienza e se è vero che questa coscienza si
incarna di vita in vita attraversando innumerevoli cicli di nascita e morte,
riguardo a come questo avviene non credo si possano dare risposte certe.”
“Perché? Non significa semplicemente morire e rinascere?”, replicò
Martina.
“In teoria sì. Ma chi è realmente che muore e rinasce? Quindi chi è
questa coscienza che, durante l’incarnazione, si esprime attraverso l’anima?
Sono io o è qualcos’altro? Qual è la sua identità? E che rapporto ha con la
mia individualità materiale? Secondo recenti scoperte scientifiche, i nostri
ricordi non sono tracce fisiche registrate nel cervello ma la nostra capacità
di sintonizzarci con il nostro passato.”
“E quindi?”
“Pensa soltanto alle ipnosi regressive, che oggi vanno molto di
moda. In realtà, le esperienze che viviamo durante la seduta, prima pensavo
potessero essere semplicemente delle nostre proiezioni mentali. Ci
facciamo il film insomma. Adesso penso invece che la realtà che viviamo
in quel contesto, e che consideriamo il ricordo di una vita precedente, sia la
conseguenza di questa nostra capacità di connetterci con il passato di tutto
l’Universo.
Quindi, attraverso il rilassamento profondo entriamo in uno stato di
coscienza che ci consente di connetterci a tutte le memorie dell’Universo.
Credo poi che ci connettiamo a quelle memorie che, in qualche modo, ci
appartengono. Anzi direi di più: appartengono a noi e alla nostra genealogia.
Potremmo dire quindi che quella che viene chiamata anima o frammento
d’anima, in realtà sia pura coscienza che si riconosce di vita in vita. Ed è
ciò che noi siamo. Una coscienza che percepisce una realtà a diversi livelli.
Perciò quelle che noi chiamiamo le nostre vite passate, in realtà
potrebbero essere dei nostri antenati. E noi ci connettiamo alle loro
memorie.”
52 I viaggi del Matto

“Per cui, se questa è la reincarnazione, in che modo ci appartiene?”


“In realtà la reincarnazione in sé non ci appartiene più di tanto. La
cosa essenziale è lo stato di coscienza che viviamo quando entriamo in un
rilassamento profondo. In quello stato di coscienza entriamo in una realtà
in cui scompare la separazione che è di questo mondo e ci sentiamo
connessi.
Sentiamo di far parte di qualcosa di più grande di noi e diventiamo
consapevoli di essere una coscienza infinita che sta vivendo un’esperienza
apparentemente materiale nella quale proviamo forti conflitti di
separazione.
E qui sta il punto!
Se la separazione è solo una impressione che viviamo nella materia,
l’evoluzione consiste nel superare questa limitazione e diventare
consapevolmente infiniti.”
“Ma questo è un enorme dono che la vita ci fa!”, disse Martina.
“E noi non ne siamo per niente consapevoli.”
“Perché non è facile prenderne consapevolezza, dato che nessuno ce
lo insegna. È un percorso che ognuno è costretto a fare da solo, se riesce a
liberarsi degli schemi che gli hanno insegnato. Però, in questo modo, la
nostra vita riesce ad assumere un senso. Ereditiamo le conquiste dei nostri
antenati riguardo alla nostra evoluzione personale. Su come le ereditiamo,
ne parleremo un’altra volta. E abbiamo il compito di superare ciò che loro
non sono stati capaci di fare. Una cosa è certa: noi solo siamo responsabili
della nostra vita e di ciò che ci succede. Siamo liberi di evolverci
accrescendo la nostra consapevolezza di essere coscienza infinita oppure di
sprecare la nostra vita nella più beata incoscienza.”
Concluse Aldo.
“Sono d’accordo”, replicò Martina. “Ognuno può sperimentare il
rapporto diretto con il Divino. Basta che lo voglia.
Chiunque può entrare in contatto con il mondo invisibile.
Le persone connesse sono quelle che ottengono sempre delle
risposte. Sanno che c’è un legame strettissimo tra il mondo visibile e il
mondo invisibile e che tutto ciò che ci accade ha sempre un senso. Ma di
questo abbiamo già parlato.”
“Quanto poco sappiamo del mondo invisibile! Le ultime scoperte
scientifiche ci dicono che noi, con i nostri sensi, possiamo vedere solo il 4%
della realtà. Il restante, sempre secondo la scienza, viene chiamato ‘materia
oscura’ per il 26% e ‘energia oscura’ per il rimanente 70%. Tutto è qui,
anche se non lo vediamo. Materia e Spirito sono le manifestazioni di
un’unica realtà.”
I viaggi del Matto 53

Mentre rientravano, al termine della gita, Martina sentiva un senso


di vuoto. Aveva delle strane sensazioni, come di qualcosa che se ne stesse
andando irrimediabilmente e che non avrebbe più potuto riprendere. La
sensazione era molto lontana e sottile e non era per niente piacevole. La
sentiva forte nel cuore come una stretta e le annodava lo stomaco, ma non
sapeva a cosa ricollegarla. Si ripromise di indagare per capirne il significato.
Sentiva che era una cosa che aveva un significato profondo sulla sua vita e
sul suo futuro.
Aldo invece si sentiva scarico e i pensieri che gli arrivavano li
conosceva già e non gli piacevano per niente.
“Mi ami?”, gli chiese Martina come per avere delle conferme.
“Ma certo, amore!”, rispose Aldo. “Lo sai che non hai bisogno di
chiedermelo.”
Ma in cuor suo non si sentiva molto sicuro. “Perché” si chiese “è
possibile che io non sia mai sicuro di amare? Di cosa ho bisogno per esserne
sicuro?”
Ma non riusciva a darsi alcuna risposta. Sentiva solo che la solita
storia si ripeteva e che non si sentiva totalmente coinvolto. Non si sentiva
sicuro di essere pronto a donarsi totalmente e a condividere la sua vita con
Martina.
I viaggi del Matto 55

La freccia dell’armonia
"La sensazione è quella di una ferita. E una ferita è
un’apertura e anche una bocca. Una qualche
parte di noi sta cercando di dire qualcosa. Se
potessimo ascoltarla! Sono cicatrici che segnano
la nostra vita. Tutti le sentiamo. E se non le
sentiamo siamo solo bambini, solo innocenza.”
(James Hillman)

“Dopo l’ultima volta che ci siamo incontrati, dovrebbe essere ormai


chiaro qual è il profondo significato della freccia dell’armonia. Tutto,
nell’universo tende verso l’armonia. È lo scopo fondamentale della
creazione. L’armonia è amore e unione totale con tutto ciò che ci circonda.
La freccia indica una direzione. Noi siamo ‘invitati’, per non dire
costretti, ad allinearci a quella direzione.
Immaginate un fiume che scorre. Il fiume scorre in una sola
direzione. Perché tante volte cerchiamo di andare contro corrente? Non è
più facile scorrere nella direzione della corrente? La corrente è la vita. Se
non siamo nella vita, non vediamo dove va la corrente. E quante volte
rinunciamo a vivere!
Allineandoci, ritroviamo l’armonia dentro e fuori di noi.
Ma, state attenti, allinearsi non vuol dire appiattirsi o subire la
volontà di chi ci sta intorno. L’allineamento alla freccia dell’armonia è un
allineamento interiore. Significa che dovete cercare sempre il vostro centro.
Solo da lì voi potete capire se siete in armonia o in disarmonia. E se siete in
armonia all’interno di voi, lo siete anche all’esterno di voi. Tutto nasce
dentro e la realtà è solo la conseguenza di come vivete il vostro spazio
interiore.
Vi ho accennato che esiste un processo che consiste in un continuo
interscambio tra Cielo e Terra, tra spirito e materia. Attraverso questo
interscambio noi abbiamo la possibilità di allinearci.
Questo scambio avviene attraverso i viaggi dell’anima di cui vi ho
accennato.
La nostra anima è il veicolo che unisce Cielo e Terra. L’uomo è
un’entità che sta nel mezzo tra spirito e materia. L’armonia è il risultato
dello stare in equilibrio fra questi due mondi. Se siamo consapevoli delle
relazioni che esistono fra questi due mondi, noi ritroviamo sempre la nostra
strada, il nostro percorso di vita.
56 I viaggi del Matto

Ma nella vita di tutti i giorni, piena di difficoltà di ogni tipo, come


facciamo a stare nell’armonia o meglio come facciamo a ritrovarla dopo
tutte le esperienze che viviamo nella materia?
Bene, esiste una legge fondamentale che è la più difficile da
imparare. Questa legge ci è stata insegnata migliaia di anni fa dai più grandi
maestri che hanno camminato sulla nostra Terra. Ma ancora è difficile da
capire e da applicare.

Questa legge dice:


‘Ritroviamo l’armonia quando amiamo
incondizionatamente ciò che ci ha fatto male’

Insomma, quando stiamo male perché siamo stati profondamente feriti


o per qualsiasi altro motivo, l’unica salvezza è aprire il nostro cuore.
Non dice forse Gesù: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo
prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e
pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste,
che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra
i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale
merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto
soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così
anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro
celeste” (Mt 5, 43-48)
Fra i credenti non c’è dubbio su quale sia il significato di queste
parole. E non c’è dubbio sul fatto che, se tutti riuscissimo a fare questo,
l’armonia sarebbe più facile da creare e da mantenere.
Però esiste un’altra legge, ugualmente sacrosanta, che afferma: ‘Ci
deve essere equilibrio tra il dare e il prendere, altrimenti perdiamo energia
e usciamo dall’armonia’.
Quindi l’armonia consiste nel trovare il giusto equilibrio fra queste
due leggi.
Infatti, se da un lato vengo sempre ferito da chi mi sta vicino, amare
e abbracciare il nemico non consiste nel continuare a farmi ferire ma nel
comprendere perché questo evento continua a capitarmi.
Allo stesso tempo cercherò di comprendere l’altro senza
colpevolizzarlo e di lasciarlo andare per la sua strada, se questa non è più
conciliabile con la mia.
Se stessimo sempre attenti ad osservare l’emozione che ci fa male,
anziché colpevolizzare subito il ‘nemico che ce l’ha inferta, capiremmo che
tutto ciò che ci accade ha sempre un senso e che questo senso, se lo
I viaggi del Matto 57

vogliamo capire, ci porta sempre verso l’armonia e quindi migliora la nostra


vita.
Per poter arrivare a questa comprensione, è bene sapere che noi
siamo ‘portatori sani’ di ferite emotive. Queste ferite sono profondamente
impresse dentro di noi e, quando un evento esterno risuona con queste ferite,
noi risentiamo il dolore originario che ha provocato questi imprinting.
Ma perché continuano a capitarmi sempre le stesse situazioni?
È molto semplice e perfettamente logico.
Se il nostro scopo evolutivo è l’armonia totale, per evolverci e
rimanere in armonia, dobbiamo guarire queste ferite. È per questo che la
vita ci manda ogni volta delle occasioni per poter guarire queste ferite.
La conclusione è che la causa del dolore che ci viene inferto non è
fuori di noi ma dentro. Le persone che ci feriscono sono solo l’opportunità
che la vita ci dà di trascenderle.
E il metodo da usare è molto semplice: amiamo e abbracciamo il
carnefice, in quanto questo è tale solo in apparenza dato che non è lui la
causa del nostro dolore. Per fare questo è importante passare dal giudizio
alla comprensione profonda dell’altro. In questo modo, abbracciando
l’altro, ricreiamo l’unità dentro di noi lasciando andare la ferita. Questo
processo allevia il velo che ci separa dalla luce e il nostro cuore, dato che
abbiamo avuto il coraggio di aprirlo, viene inondato da questa luce.
E noi abbiamo fatto un importante passo verso la liberazione dalle
sofferenze. La prova l’avete immediatamente perché, quando guarite una
ferita, cominciate a provare sensazioni che non avete mai provato prima:
prima un grande senso di leggerezza, poi un benessere, fino ad arrivare a
sensazioni di vera e propria estasi. Ci sentiamo pieni di qualcosa di molto
profondo.
Così il raggio del cuore si allarga, espandendo la nostra coscienza.
Se invece ci rifiutiamo di farlo, trasformiamo il dolore in sofferenza
e, colpevolizzando il nemico, proroghiamo il dolore.
E questa è la cosa più stupida che si possa fare!”
I viaggi del Matto 59

La malattia di Martina
“Chi non trova il tempo per la salute dovrà trovarlo
per la malattia”

Erano passati due anni. Aldo e Martina stavano ancora insieme ma


la loro non poteva certo definirsi una coppia. Stavano insieme più che altro
per inerzia. Aldo usciva spesso da solo la sera. Aveva anche vissuto alcune
storie poco importanti. Alla fine tornava sempre da Martina.

Lei intuiva quando stava con un’altra donna e ne soffriva, ma


accettava il fatto perché non riusciva a stare senza di lui. Non aveva la forza
di troncare una storia che lei stessa definiva ‘senza senso’.
L’ultima volta che avevano provato a separarsi e a provare a stare
soli per un po’ – circa due anni prima – lei si era ammalata gravemente e
Aldo era tornato da lei perché non sopportava di vederla in quello stato.

Lei si era ripresa e da allora la loro storia era andata avanti con alti
e bassi ma senza raggiungere mai le emozioni del primo periodo.

“Martina, ti rendi conto che devi liberarti da questa dipendenza?


Non è possibile che io debba restarti vicino solo per riempire un tuo vuoto.
Io devo andare per la mia strada e tu devi ‘ritrovare’ la tua.”

“Sì, Aldo, me ne rendo conto ma non ce la faccio. Nonostante tutti


gli sforzi che faccio, non ci riesco. In più, adesso, mi viene anche il panico
di ammalarmi di nuovo e, credimi, tu lo sai, non è stata una bella esperienza.
Non riesco a vincere le mie paure e mi sento impotente.”

“Beh! È ora che ti dia una smossa. A volte è necessario uno sforzo,
un atto di coraggio. Cerca di credere di più in te stessa e nelle tue risorse
interiori. Entra in questo dolore finché non si dissolve. Fatti impregnare
completamente da questa sofferenza. Altrimenti, se la scacci e la respingi,
non ti abbandonerà.”

.
I viaggi del Matto 61

Gli stati di coscienza


“Guarda dentro di te, Sagredo, ascolta la tua
voce interiore e ricorda che l’unico vero maestro
è l’essere che sussurra al tuo interno. Ascoltala: è
la verità ed è dentro di te. Sei divino, non lo
dimenticare mai” (Giordano Bruno)

“Dovete sapere”, riprese l’Eremita, “che la maggior parte degli


uomini non sa cosa siano gli stati di coscienza.
O pensano che siano soltanto due: il sonno e la veglia. Quando
qualcuno assume droghe e ‘viaggia’, molte persone definiscono questi stati
come stati di ‘coscienza alterata’.
Non si giudica forse ciò che non si conosce perché non lo si è
sperimentato? E il giudizio è sempre prevalentemente emotivo oppure
fondato su presupposti ‘libreschi’, basati cioè su cose non sperimentate
nella convinzione che la conoscenza sia solo un problema di libri e di
apprendimento puramente intellettuale-mentale.
Vi faccio un esempio: esistono dei matematici, che sono a tutti gli
effetti degli scienziati, che davanti ad una esperienza fuori dal comune, non
cercano di comprenderla perché esce fuori dai loro schemi e quindi la
ignorano. Se questi sono degli scienziati, sono solo degli scienziati pieni di
limiti. Un vero scienziato ha il dovere di esaminare tutte le possibilità,
altrimenti rimarrà solo un burocrate ma non diventerà mai un innovatore o
uno scopritore di nuove conoscenze.
Le barriere non ti consentono di andare avanti e quelle te le crei solo
tu.
Newton è stato definito l’ultimo degli alchimisti ma, pensate,
esistono scienziati, o presunti tali, che non conoscono l’alchimia. Ma forse
è solo per questo che la criticano!
Ma torniamo agli stati di coscienza. Esistono almeno cinque stati di
coscienza. Sono riconosciuti dalla scienza e vengono codificati in base alla
frequenza delle onde cerebrali che li caratterizzano. Partendo dalle onde più
basse questi stati sono:
il sonno o stato delta;
lo stato theta, forse il meno conosciuto: è quello in cui possiamo
entrare in contatto con le parti più profonde della nostra coscienza, quello
in cui la polarità della materia scompare ed entriamo in connessione con il
tutto, quello in cui chi si è purificato può provare stati mistici e di pura
estasi.
62 I viaggi del Matto

C’è poi lo stato alfa, che è quello in cui entriamo quando facciamo
meditazione.
Lo stato di veglia, che si chiama stato beta, è quello che viviamo
maggiormente e rappresenta il normale stato della nostra vita cosciente.
C’è infine lo stato gamma, che però è ancora in evoluzione. Non tutti
gli uomini vivono lo stato gamma. È quello in cui il massimo dello stato
beta, cioè la chiarezza e la purezza mentale ripulita di tutti i contenuti
emozionali, si fonde e unisce in maniera equilibrata a tutti gli altri stati.
Rappresenta cioè la capacità di vivere estasi mistiche in piena e lucida
coscienza.
Se vogliamo avere una vita armonica ed equilibrata con una
comprensione profonda della realtà che ci circonda, visibile e invisibile,
dobbiamo imparare a vivere tutti e cinque gli stati.
Ma come si fa a viverli tutti?
È molto meno difficile di quanto si possa credere a condizione di
avere una mentalità aperta e ricettiva. Conosciamo l’importanza del sonno
nella vita di tutti i giorni e di quanto sia importante per la nostra salute.
Conosciamo lo stato di veglia perché è quello che viviamo di più. Delle
onde gamma ho già fatto un accenno. Vi parlo degli altri due tipi di onde
perché sono poco conosciute ma svolgono un ruolo importante per la nostra
salute e la nostra armonia.
Cominciamo dalle onde alfa. Sono le onde che raggiungiamo
durante la meditazione. Ogni persona dovrebbe meditare tutti i giorni. Già
questo le darebbe dei grandi benefici. Sarete d’accordo con me se definisco
la vita della nostra epoca, che riguarda la maggior parte delle persone, come
eccessivamente frenetica e generalmente poco salutare.
Sappiamo che una vita così, se priva di regolatori che la riportino in
equilibrio, può essere causa di perenne infelicità e provocare facilmente dei
piccoli malanni che poi diventano delle malattie. Le malattie arrivano
quando le persone non riescono a riequilibrare i fattori di stress che,
accumulandosi, finiscono con il somatizzare.
Nelle prime fasi di questo stress emergono tanti piccoli malanni,
come mal di testa, mal di schiena, influenze, mal di gola, raffreddori e altri
piccoli acciacchi.
Come reagiscono le persone?
Lo sappiamo: intossicandosi di farmaci nell’illusione di risolvere il
problema, solo perché il sintomo scompare. In realtà questo non basta e la
causa scatenante, per esempio il mal di testa, rimane in sottofondo e alla
prima occasione riemerge. E così, riprendendo nuovamente un farmaco,
I viaggi del Matto 63

inneschiamo un ciclo perverso che ha l’effetto di aggravare la causa


originaria, conducendoci a malattie sempre più gravi.
Il bello è che poi le persone si stupiscono, come se le malattie
fossero dei fulmini a ciel sereno. In realtà qualsiasi malattia importante non
nasce da un giorno all’altro ma ha un periodo di incubazione che, quasi
sempre, è proporzionale alla gravità della malattia stessa.
Attraverso la meditazione noi riportiamo ordine ed equilibrio
all’insieme del nostro corpo-mente-spirito e questo ha effetti su tutti i
processi fisiologici del nostro corpo, che rinforza i suoi strumenti protettivi
nei confronti dello stress.
Raggiungere le onde alfa attraverso la meditazione è relativamente
facile. Dopo un po’ di esercizio, anche le persone più rigide e dalla forte
corazza possono imparare a curarsi in questo modo. Esistono ormai
un’infinità di ricerche scientifiche che documentano il potere terapeutico
della meditazione.
Il buddismo e altre religioni lo hanno scoperto da migliaia di anni.
Più difficile è arrivare allo stato theta. Questo stato può essere
definito come lo stato della trascendenza e del viaggio nel profondo di noi
stessi. È in questo stato che, entrando in contatto con le parti più vere di noi,
i contenuti del nostro subconscio, possiamo vedere tutti i mali e tutti i
demoni che ci portiamo dentro.
Ed è evidente che, entrando in questo stato, abbiamo la possibilità
di guarire da tutte le malattie. In questo stato ci immergiamo completamente
nel mondo astrale, il mondo delle emozioni. Se siamo ancora in una
situazione di conflitti emotivi non risolti, nel mondo astrale troviamo tutti i
mostri.
Le nostre ferite ancora aperte ci mettono in contatto con i contenuti
più dolorosi. E in questa situazione non esistono viaggi mistici o situazioni
di estasi. Dobbiamo prima completare il nostro lavoro di purificazione
interiore. La buona notizia è che questa è la situazione ideale per liberarsi
da tutte le ferite e i traumi emotivi. Esistono oggi, per chi è pronto a mettersi
in discussione e a lasciare andare vecchi schemi e credenze, moltissime
tecniche terapeutiche che consentono di portare a termine questo processo.
Gli stati di coscienza ci danno una lettura meno scontata delle
diverse realtà che ci circondano, che sono contemporaneamente interne ed
esterne a noi. Se siamo in una coscienza beta siamo nel discernimento, nella
separazione, nella capacità di vedere il dettaglio delle cose, nella polarità di
questo mondo e siamo sempre al confine della conflittualità, quindi siamo
prevalentemente orientati a ciò che è esterno a noi.
64 I viaggi del Matto

Chi vive prevalentemente questo stato tende ad attribuire all’esterno


tutto ciò che gli succede, è nella parte più bassa della materia e ha difficoltà
a percepire un mondo sovrasensibile.
Se siamo in coscienza theta prevale una visione olistica, siamo
nell’unità, nell’armonia, nella visione d’insieme e siamo lontani dalla
conflittualità di questo mondo.
Chi vive eccessivamente questo stato, se non si è ancora purificato,
rischia di vivere in un mondo inesistente, idealizzato, e avrà grandi
difficoltà nella materia. È evidente che la salute deriva dalla capacità di
tenere in equilibrio tutti i diversi stati di coscienza e, potremmo dire, la
capacità di vivere in equilibrio la parte razionale e la parte emozionale, il
Cielo e la Terra, lo spirito e la materia.
I bambini vivono prevalentemente nelle onde theta, dato che le onde
beta mature si sviluppano completamente dopo la pubertà.
Capite quanto sia importante, per l’evoluzione dell’umanità,
impostare un sistema educativo che tenga conto di questi aspetti. Se gli
educatori fossero consapevoli di questo, i bambini sarebbero orientati a
conoscere da giovanissimi i propri talenti e le proprie propensioni lavorative
e artistiche.
Anche in questo campo tu, Aldo, potrai sviluppare un grande lavoro.
A te l’onere di trovare una strada perseguibile e proficua nella pratica.”
I viaggi del Matto 65

Una separazione
“Coloro che non riescono ad amare sé stessi sono
come neonati molto ‘sviluppati’ che vagano con
il loro ‘cordone ombelicale’ in mano alla ricerca
di qualcuno a cui ‘riattaccarlo’ e a cui dare la
responsabilità della propria Felicità.” (Fabio
Marchesi - Amati!)

“Il dado è tratto”, pensava Dalia mentre si stava preparando per


uscire con Carlo. Dopo la sua richiesta, avevano deciso di prendersi una
giornata di riposo per fare una passeggiata in un posto tranquillo.
Aveva dovuto farsi coraggio, molto coraggio per fare questo passo.
Conosceva la durezza del marito e aveva il presentimento che sarebbe uscita
fuori e che non sarebbe stata una cosa piacevole. Ma ormai non sarebbe
tornata più indietro e, solo due giorni prima, aveva raccolto tutte le sue forze
e gli aveva detto che aveva bisogno di parlargli. Nonostante le insistenze di
lui che voleva sapere di quale argomento si trattasse, lei aveva resistito e gli
aveva detto che avrebbe saputo tutto al momento.
Mentre uscivano, Carlo aveva l’aria preoccupata e il viso
leggermente adombrato. Dalia disse una battuta per alleggerire la tensione
e Carlo si sforzò di sorridere ma ne risultò solo una smorfia.
Le mete erano la visita ad un pozzo sacro, quindi un delizioso
paesino dove si sarebbero fermati a mangiare.
Mentre si avvicinavano al pozzo, lesse quanto aveva scaricato da
Internet.
“La costruzione risale a circa 1200 anni prima di Cristo, e il fatto di
essere così vetusta rende ancora più grande la meraviglia di chi osserva, se
si considerano le complesse simbologie e la perfezione esecutiva di
quell’opera”. Ricordava che un amico ingegnere le aveva detto che l’opera
era stata realizzata prima che esistessero i progetti su carta. A chi osserva
attentamente l’opera, la cosa ha dell’incredibile.
Mentre scendeva i gradini, Dalia percepiva l’atmosfera che emanava
dal luogo e una volta raggiunto l’ultimo gradino si sedette e immerse i piedi
nell’acqua.
Entrò immediatamente in una meditazione profonda e non si rese
conto del tempo che passava, tanto che Carlo dovette chiamarla più volte
per ‘risvegliarla’.
Ripresero il viaggio e si fermarono in un paesino.
66 I viaggi del Matto

Era una località incantevole e passeggiare nelle piccole stradine in


mezzo alle case dava l’impressione di percorrere un sentiero di montagna,
tanto le costruzioni erano bene inserite nell’ambiente naturale.
L’energia e l’atmosfera del luogo, assieme alla pace che creavano
dentro di lei, la trasportavano verso un entrare in sintonia con Carlo,
nonostante tutto, ma lei percepiva che non doveva farsi condizionare da
quelle sensazioni perché, sapeva, erano solo momentanee e contingenti.
Anzi, decise che, vista l’atmosfera rilassata, questo era il momento
per avviare il difficile dialogo con suo marito.
Lei pensava a come cominciare e a cosa dire per farsi capire.
Sperava che sarebbero riusciti a parlare serenamente, per cui decise di
partire da molto lontano.
“Senti caro”, incominciò, “quello che devo dirti è molto importante
e riguarda il mio futuro, perciò ti prego di essere molto comprensivo e di
capire quanto sia importante per me.”
“Sentiamo, di cosa si tratta?”, replico lui.
“È molto semplice, è da un po’ di tempo che mi sento a disagio, che
non sto bene. Credo di avere bisogno di stare un po’ sola con me stessa.
Sento che, in un certo senso, ho bisogno di ritrovarmi. Devo leggere dentro
di me e ho bisogno di vivere da sola.”
Fece una pausa e aggiunse: “Non so ancora per quanto tempo.”
“Cosa significa? Perché? Non stai bene con me?”
“Non è che non ci stia bene. Semplicemente preferisco, in questo
momento, vivere da sola. Anzi ne ho proprio bisogno.”
“Sinceramente non capisco.”, replicò lui.
“Mi dispiace che tu non capisca, però ti prego di rispettare la mia
scelta.”
“Sono pronto a rispettarla, se solo riesci a farmi capire.”
“Bene, cercherò.”
Fece un respiro profondo e cominciò.
“Vedi, soffro da un certo periodo di tanti piccoli malanni che
vengono e poi scompaiono.
Adesso, per esempio, c’è questo dolore al polso che non mi dà
tregua. Credo di aver capito che questi sono sintomi di un mio disagio
interiore. Questo disagio mi ha fatto capire che, guardando dentro me stessa
con sincerità, non sono più innamorata di te.
Ti voglio bene e non poco – come potrebbe essere altrimenti?
Insieme abbiamo attraversato la vita – ma l’affetto che provo per te non va
oltre la semplice amicizia. Insomma, non mi sento la tua donna. In
conclusione, ti chiedo di lasciarmi andare.”
I viaggi del Matto 67

Lui continuava a non capire. Ciò che lei diceva per lui non aveva
senso. Com’era possibile? Così, all’improvviso! Non aveva mai percepito
niente.
Carlo era un uomo abituato a controllare le proprie emozioni. ‘Così
deve essere un uomo’, aveva sempre pensato. E nella sua vita si era sempre
messo in condizioni di controllare tutto.
Ma adesso una serie di emozioni lo stavano invadendo e si rendeva
conto di perdere il controllo della situazione. Un senso di sconfitta, di una
pesante sconfitta lo invase.
‘Eppure’, pensò, ‘non ho niente da rimproverarmi. A Dalia non ho
fatto mai mancare niente. Mi sono sempre impegnato al massimo nel mio
lavoro e posso dire con orgoglio di avere sempre avuto successo. Non
capisco di cosa si stia lamentando.’
L’ansia in lui cresceva e non riusciva a dominarla. Ben presto questa
si trasformò in rabbia.
Era sempre più nervoso e non riusciva a stare fermo. Sembrava
dovesse esplodere da un momento all’altro. A un certo momento non riuscì
più a controllarsi e, con tono molto risentito, disse: “Stai dicendo un
mucchio di stronzate, la verità è che vuoi solo andare a divertirti e a fare ciò
che ti pare, dimenticandoti delle tue responsabilità.”
Dalia si sentì profondamente ferita da queste parole ma riuscì ancora
a replicare.
“Ma di quali responsabilità parli? Forse non hai capito, ti sto dicendo
che, almeno per ciò che mi riguarda, fra noi non c’è più niente e, quando
non c’è più niente, due persone si lasciano.
Tutto qui.”
Pensò.
‘Non mi pare ci sia più altro da dire.’
E sperò che lui accettasse questa conclusione e la diatriba finisse.
Era stremata, in preda alla rabbia.
Voleva andare via subito. Stava pensando che sarebbe tornata a casa
per conto suo, con qualsiasi mezzo.
Ma Carlo ormai non si controllava più e arrivò persino a dirle: “Sei
una poco di buono”.
Lei era sconvolta. Avrebbe voluto replicare ma si sentiva umiliata.
Fece uno sforzo enorme per trattenere le lacrime. Quindi girò i
tacchi, gli voltò le spalle e se ne andò senza dire niente. Lui restò immobile.
Mentre camminava nelle viuzze del paese, si chiedeva: ‘Ma con chi
ho vissuto per tutti questi anni? Con un uomo che non conoscevo? O ha
detto tutte queste cose solo per la rabbia?’
68 I viaggi del Matto

In ogni caso l’equazione ‘se mi lasci sei una puttana’, la diceva lunga
sul concetto che Carlo aveva di lei. Oppure ciò che aveva detto rifletteva un
pregiudizio sulle donne, magari nascosto nel suo profondo, e che veniva
fuori in situazioni limite?
Ma chissà perché adesso, sconvolta com’era, le erano venute in
mente queste cose?
Scacciò questi pensieri dalla mente.
Rientrò in camera e cominciò a fare le valigie. Carlo non l’aveva
seguita. Meglio così. Sperava proprio di non rivederlo più. Si chiedeva
quanto ci avrebbe messo a riprendersi da questa triste esperienza. Si sentiva
comunque forte ed era decisa a rimanere se stessa, a non farsi condizionare
da quanto le aveva detto. Era sicura di avere scelto la strada giusta, la sua
strada. Non aveva nessuna intenzione di tornare indietro.
Cominciava, dopo tanti anni, a sentirsi pienamente se stessa, libera
come non lo era mai stata. Questo la confortava.
Era convintissima che avrebbe superato le ferite senza eccessivi
strascichi. Era ancora giovane e aveva pieno diritto di godersi la vita e di
fare ciò che le piaceva.
I viaggi del Matto 69

.
Scienza e Fede
"Quando scienza e fede si uniscono nasce l’Arte.
Questa è la medaglia le cui facce sono la scienza
e la fede. L’una non esiste senza l’altra. Con la
fede sentiamo lo spirito divino. Con la scienza lo
portiamo sulla terra. Non sempre la scienza, per
quanto sia il risultato di una fede profonda, si
trasforma in arte. Ma quando ciò accade questa
ci fa conoscere Dio.”
(Giuseppe Montaldo)

L’Eremita proseguì.
“Se avete capito cosa significa vivere tutti gli stati di coscienza in
maniera totale, allora potete comprendere quale strumento formidabile sia
per la ricerca della verità e quindi per la vostra evoluzione. La verità
percepita è diversa a seconda dello stato di coscienza da cui la si osserva.
Quando avete dei dubbi, dei conflitti, delle emozioni che non riuscite a
vivere, provate ad ascoltarvi vivendo queste difficoltà nei diversi stati di
coscienza. Ciò che scoprirete vi sorprenderà.
Vediamo questa cosa sotto un altro aspetto. Prima di iniziare è bene
chiarire il concetto di fede, che è molto diverso da ciò che si crede
abitualmente e non ha affatto a vedere solo con la religione e il Divino.
Abbiamo visto che ci sono differenze nel modo di reagire agli eventi
dolorosi che ci capitano nella vita: ci sono quelli che cercano dentro di loro
le cause e cercano di trascenderle e ci sono quelli che qualsiasi cosa gli
capiti è sempre colpa del mondo esterno, che viene definito in varie
modalità: la sfiga, il mondo è cattivo, tutti ce l’hanno con me, capitano tutte
a me, io soffro più degli altri… etc…
Le persone di quest’ultima categoria sono quelle che pensano che la
guarigione, e ovviamente anche la malattia, siano delle cose che vengono
dall’esterno.
Quindi queste persone, quando stanno male, per guarire cercano
sempre qualcuno che le guarisca perché, purtroppo, non hanno capito che
la guarigione può avvenire solo dentro di loro, dove è nata. Conoscere se
stessi è imparare a vivere la propria interiorità. Solo così si può ritrovare la
propria armonia interiore che è la causa prima della guarigione.
Quindi, cosa succede nella pratica? È molto semplice: queste
persone si creano delle dipendenze. Da un certo tipo di cultura, dal medico,
dallo psicoterapeuta, dal guru di turno. Noi sappiamo che, fra questi ultimi,
70 I viaggi del Matto

ci sono quelli che se ne approfittano e, di conseguenza, sono i meno indicati


a guarire gli altri. Ma ci sono anche medici e terapeuti seri. E le persone
serie sono quelle che hanno capito il principio fondamentale di Ippocrate,
che recita: ‘Il vero medico è colui che sa mobilitare le risorse naturali del
paziente e lo porta alla guarigione.’
Questo vi fa capire che la prima cosa che un terapeuta capace fa è di
sdrammatizzare il male ancor prima di chiamarlo malattia. Infatti
l’identificarsi con la malattia è una delle cose più pericolose per il decorso
e la guarigione. Il più grande danno che si possa fare a se stessi è il credere
che esistano malattie incurabili. Poiché, come sappiamo, il cervello crea la
realtà in base a ciò in cui crede, come pensate che possa guarire una persona
che è già convinta di avere una malattia incurabile? Soffermatevi sulla
parola ‘maligno’ e chiedetevi come possa una malattia, che come abbiamo
già visto è semplicemente un messaggio che il corpo vi manda, essere
maligna? Eppure, chiedetevi, quanta gente muore solo per il fatto che crede
che la sua malattia sia incurabile?
Una diagnosi infausta e un medico che ignori questi elementari
concetti possono provocare nel paziente dei danni gravissimi, uno dei quali
è l’inibizione del sistema immunitario, il quale, a questo punto, non ha più
le forze per difenderci. Insomma, voi capite che, molte volte, lo stesso
personaggio che dovrebbe condurmi alla guarigione, il medico, mi provoca
un danno, soprattutto se io sono un soggetto debole, che può portarmi anche
alla morte!
Quindi, tornando al discorso, certe persone si creano delle
dipendenze. A questo punto sarà chiaro che anche la fede, in moltissimi casi
è solo una dipendenza, un’immagine mentale che uno si crea per illudersi
che così si mette nella buona strada magari perché pensa che tutto dipenda
da un fantomatico Dio esterno a lui a cui bisogna sottomettersi. Ma è pura
illusione. La fede è ben altro.
È difficile distinguere quando si crede veramente a qualcosa (fede
profonda, totale fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità di sentire e di
discernere) o quando ci crediamo solo perché così ci hanno detto gli altri
(credenza imposta, illusione di credere, totale sfiducia in noi stessi). Ma
dove sta la differenza? E come facciamo ad accorgercene?
È più semplice di quanto si possa credere e dipende dalla nostra
capacità di ascoltarci e di vivere le emozioni, ascoltandone il messaggio.
Solo così possiamo capire cosa è vero per noi. È inutile che cerchiamo di
capire cosa è vero per gli altri. Così ci stiamo solo ingannando.
Quando crediamo profondamente in una cosa ne siamo certi,
abbiamo la sicurezza dentro di noi. Quando non siamo sicuri, quando siamo
I viaggi del Matto 71

in confusione mentale, allora siamo certi che quella cosa non è vera per noi.
E, badate bene, non sto parlando di Dio; sto parlando di tutto ciò che ci
riguarda: il lavoro, la conoscenza, le relazioni, la famiglia. Quanti conflitti
si creano perché non sappiamo guardare dentro di noi per riconoscere i
nostri veri bisogni?
Quindi potremmo definire la fede come quella cosa che abbiamo
dimostrato a noi stessi essere vera, dopo attenta analisi, cioè dopo che
abbiamo raggiunto la chiarezza mentale, essendo riusciti a risolvere tutti i
dubbi che ci sono venuti.
Vi faccio un esempio: supponete di essere degli studenti cui il
professore sta spiegando come si svolge un’equazione matematica. Nel
momento in cui non c’è chiarezza di visione nella vostra mente, vi bloccate
e non riuscite ad andare avanti. Ma quando, dopo lunghi tentativi, vi arriva
la comprensione e la chiarezza mentale, siete certi di avere la verità dentro
di voi. Diverso è se dite: ‘siccome l’ha detto il professore deve essere vero’.
In questo caso la vostra mente rimane confusa; vi illudete di credere ma non
avete nessuna fiducia in quella dimostrazione. Per voi rimane qualcosa fuori
dalla realtà. Però, se qualcuno vi chiede se ci credete, voi siete capaci di
rispondere: ‘senza alcun dubbio’. Questo è il significato di dipendenza. In
queste situazioni noi saremo sempre in balia degli altri e chiunque sarà
libero di farci credere quello che vuole.
Quindi la vera fede è sempre sottoposta ad una dimostrazione
scientifica che avviene dentro di voi. Se vi arrivano delle sensazioni, delle
intuizioni, qualcosa che sentite vero dentro di voi, ma che confliggono con
tutto ciò che vi è stato insegnato, che cosa fate?
Rifiutate la sensazione interiore perché ritenete più importante ciò
che vi è stato insegnato anche se nessuno ve lo ha mai dimostrato oppure
ascoltate l’intuito e decidete di mettere alla prova questa sensazione?
Nel primo caso state solo mettendo barriere e non supererete mai i
confini della vostra conoscenza. Nel secondo caso state aprendo nuove
frontiere dentro di voi, che vi porteranno a conoscere e a scoprire nuovi
mondi!
Per ricapitolare, a volte, vedi il caso del professore, è necessario fare
un atto di fede. Dite a voi stessi: quello che dice il professore è sicuramente
vero anche se ancora non lo capisco; lo prendo per buono finché non lo
metto alla prova. Ma la conclusione non può essere duplice: o è vero o non
lo è. Quindi lo metto alla prova ma non lo accetto passivamente.
Ritorniamo al principio fondamentale di Ermete Trismegisto che
non mi stancherò mai di ripetere perché è alla base di tutte le conoscenze,
di tutte le evoluzioni a noi possibili:
72 I viaggi del Matto

“È vero senza errore e menzogna, è certo e verissimo. Ciò che è in


basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso,
per compiere i miracoli della Cosa-Una. Come tutte le cose sono sempre
state e venute dall’Uno, per mediazione dell’Uno, così tutte le cose
nacquero da questa Cosa Unica per adattamento.”
Credo che il significato vi sia ormai chiaro anche se lo applichiamo
a ciò che abbiamo appena detto sul concetto di fede.”
“È evidente”, disse Aldo, “avere fiducia in noi stessi significa fidarsi
delle nostre sensazioni più profonde ma significa fidarsi anche delle nostre
capacità di superare tutti gli ostacoli che la vita ci può presentare. Allo
stesso tempo significa anche avere totale fiducia nelle forze che ci guidano
perché, come abbiamo detto, queste forze ci spingono sempre verso
l’armonia e il senso di appartenenza. Questo ci aiuta a sconfiggere tutte le
nostre paure e a raggiungere la chiarezza e la purezza della mente.”
“Esatto, Aldo. E cosa succede quando vi capita qualcosa di
spiacevole e di doloroso come un lutto od una malattia?”, replicò l’Eremita.
“È un messaggio che dobbiamo cercare di capire e decodificare”,
rispose Aldo.
“Se è un lutto che riguarda la perdita di una persona cara, il
messaggio è che, pur nel dolore, dobbiamo accettare totalmente il suo
destino e lasciarla andare perché sappiamo che la morte è solo un cambio
di stato e fa parte del nostro percorso evolutivo. Chi muore sta solo facendo
un passaggio in un’altra dimensione, dove continuerà il suo percorso.
Se invece ci ammaliamo, dobbiamo capire il messaggio della
malattia che, generalmente, ci dice che siamo disallineati dalla freccia
dell’armonia e che dobbiamo cambiare qualcosa nella nostra vita.
Così impariamo a superare la polarità bene-male che non esiste in
sé ma solo in relazione al giudizio che noi ne diamo. L’uno esiste solo in
funzione dell’altro. Solo incontrando il male possiamo capire e conoscere il
bene.
Alla fine, Maestro, non è importante l’autorità che vorrebbe imporci
la fede ma è importante imparare a riconoscere l’autorità che viene
dall’interno di noi stessi.”
I viaggi del Matto 73

Il risveglio di Martina
“La fede che non dubita non è fede.” (Miguel de
Unamuno)

Martina ormai da due anni non riusciva a riprendersi la vita. La sua


dipendenza da Aldo la schiacciava in una situazione dalla quale non riusciva
ad uscire.
Una cappa di piombo gravava su di lei e la costringeva
all’immobilità. Per due anni si era confrontata con questo immenso dolore.
Che, piano piano, si era trasformato in totale impotenza e rifiuto della vita.
Lei aveva accolto questo dolore. Sapeva che aveva un grande significato
per la sua esistenza e per il suo futuro. Ma non riusciva a capire.
‘Cosa mi sta comunicando questo dolore?’, pensava. ‘Forse non c’è
niente da capire. Forse devo semplicemente andare oltre. Forse qualcosa
dentro di me si è trasformato profondamente ma ancora non me ne rendo
conto.’
Ricominciò timidamente ad uscire. Molto spesso da sola. Qualche
volta con Aldo. Vedeva che lui, nonostante le stesse sempre vicino, si stava
allontanando sempre di più. Tuttavia non si sentiva ancora ‘normale’.
Sentiva che ancora le mancava qualcosa.
‘Forse è meglio che me ne stia da sola per un po’ di tempo’, pensò.
‘Forse così riuscirò a liberarmi definitivamente. Paola mi ripete da
un secolo di andare nella sua casa fuori città.’
“È un luogo immerso nella natura, silenzioso e rilassante. Vedrai
come starai bene. Potrai meditare, raccoglierti in te stessa, pregare e fare
esercizio fisico.”
Dopo mesi che glielo diceva, finalmente si decise.
“Aldo, me ne vado via per un po’”, gli spiegò lei.
Lui ne fu contento. Preparò la sua roba, salì in macchina e partì. In
realtà aveva un po’ di timore.
‘Cavolo!’, si disse.
‘All’inizio avrò un po’ di paura. Lì da sola, in una casa
completamente isolata. Mah! Ce la farò. Vincere questa paura mi aiuterà.’
E smise di pensarci. Però l’idea non l’abbandonava.
‘La mia tristezza mi terrà compagnia. Che razza di fede è la mia se
non riesco a restare da sola? Dio è dentro di me. Vincere la paura, accettarla,
mi aiuterà ad essere più connessa. E mi aiuterà a superare la separazione da
Aldo che dentro di me ho ormai accettato.’
Martina arrivò senza troppe difficoltà.
74 I viaggi del Matto

‘Per fortuna Paola mi ha dato delle indicazioni semplici e precise’,


pensò.
Il posto era molto isolato. Le costruzioni vicine si vedevano a
malapena, in lontananza. La casa era molto ben curata. Era rivestita in pietra
e perfettamente inserita nell’ambiente circostante, completamente immersa
in un bosco a circa 400 metri sul livello del mare.
Entrò.
La prima cosa che notò fu che non si sentiva nessun odore di chiuso
o di umidità. La casa era molto pulita e ordinata. Le piacque subito e, dopo
essersi rilassata un po’, scaricò bagagli e provviste. Dopo che si fu
sistemata, ispezionò il luogo. L’aria che respirava la faceva sentire bene. Il
lotto di pertinenza della casa era molto grande e il confine si confondeva
con il bosco circostante. Ogni tanto sentiva dei rumori. Nonostante la
giornata fosse già all’imbrunire, la cosa non la impressionò più di tanto.
‘Il posto è troppo bello e l’energia che sento mi riempie talmente
tanto che non è possibile sentire alcun tipo di paura. Sento un gran senso di
benessere e sono completamente appagata da tutto ciò che mi circonda’, si
disse.
Quindi rientrò.
Preparò la cena e si mise a pensare. I pensieri fluivano e la prima
conclusione cui giunse fu questa: ‘Ho idealizzato troppo. Ho caricato il
rapporto di troppi significati e forse questo ha fatto sì che mi riempissi di
aspettative. È vero, la vita con Aldo era appagante sotto tutti gli aspetti. Il
sesso è sempre stato bellissimo. Con lui parlavamo di tutto e io mi sentivo
sempre unita.
Probabilmente avrei dovuto vivere di più attimo per attimo e non
farmi troppe illusioni per il futuro. Tutto finisce e io devo ringraziare
comunque il Cielo per tutto ciò che mi ha regalato in questa relazione. Tutto
ciò che ci accade è per il nostro bene. Accettiamo le cose belle come un
regalo e impariamo a ringraziare. Se poi queste finiscono, accettiamone il
significato. Vuol dire che dobbiamo trasformarci e andare verso nuove
esperienze. Queste saranno sicuramente più belle e appaganti. E, nel
frattempo, siamo diventati più forti.’
Quando decise di andare a dormire, prese sonno molto facilmente.
La mattina dopo Martina si svegliò presto. Uscì nel giardino e
inspirò a pieni polmoni l’aria fresca del mattino che emanava profumi di
bosco e colori di ogni tipo. Per giorni si riempì di tutte le sensazioni che
quella natura incontaminata le mandava. Tutto il suo essere era vivificato
da emozioni, sensazioni, pensieri, percezioni che la facevano sentire come
I viaggi del Matto 75

non si era mai sentita prima. Il suo cuore era pieno di qualcosa troppo
difficile da definire con le parole.
‘Forse è meglio che vada a fare un po’ di spesa’, si disse.
‘Mi sono crogiolata troppo e ora non ho più niente.’
Uscì e salì in macchina.
Mentre guidava, pensava come era stata in questa settimana di
solitudine. Si sentiva serena. Aveva ritrovato se stessa e poteva affermare
che stava proprio bene. Certo, in due si sta meglio, ma certi periodi di
solitudine sono necessari. Si impara a leggere dentro di sé e a capire ciò che
vogliamo veramente dalla vita. E cosa siamo disposti a dare, a mettere in
gioco.
‘Chissà quanto dovrò stare da sola’, pensava. Ogni tanto le prendeva
un po’ di languore.
‘Meglio non preoccuparsi. Starò da sola il tempo necessario. E
quando sarò pronta, sono sicura, si aprirà una nuova porta.’
A un certo momento l’auto si mise a singhiozzare e dopo un po’ il
motore si spense. Dopo vari tentativi di rimetterlo in moto, dovette
rassegnarsi.
‘Cavolo! E adesso che faccio?’, si disse.
‘Mi dispiace disturbare Aldo. È così lontano!’
Decise di camminare un po’ nella speranza di trovare qualcuno che
le desse un passaggio. Se poi non avesse incontrato nessuno, avrebbe
chiamato Aldo.
Mentre camminava sul bordo della strada, la sorpassarono alcune
macchine ma lei non cercò di fermarle né queste si fermarono. Però la terza
volta che ne sentì arrivare una alle sue spalle, si girò. Senza fare alcun
cenno, pensò: ‘Questa va bene.’
L’auto si fermò accanto a lei.
“C’è qualche problema? Ha forse bisogno d’aiuto?”
L’uomo le parlava con molta tranquillità, quasi con dolcezza. Le
fece subito una buona impressione e la sua voce le piaceva.
“La ringrazio molto. La mia macchina si è fermata improvvisamente
e non so proprio cosa fare.”
“Ah sì, ho visto un’automobile sul bordo della strada. Salga.
Andiamo a vedere.”
“Grazie!”
Martina salì. Fecero inversione.
“Buonasera.”
“Salve.”
“Io sono Carlo”, le disse l’uomo porgendole la mano.
76 I viaggi del Matto

“E io Martina.”
“Che cosa le è successo?”
“Non so proprio che dire. Il motore si è messo a singhiozzare e
subito dopo la macchina mi ha mollata.”
Dopo pochi minuti arrivarono nel punto dove si era fermata la
macchina. Pochi minuti e l’auto si rimise in moto.
“Mah! Lei è un mago”, disse Martina.
“Per niente. Basta sapere dove mettere le mani. Vede… io, anche se
faccio l’avvocato, ho sempre avuto la passione per i motori. Da giovane
facevo le corse automobilistiche.”
“Affascinante!”, replicò lei. “Bene. Non so come ringraziarla.
Vorrei sdebitarmi in qualche modo.”
“Le posso chiedere dove stava andando?”
“A fare un po’ di spesa. Sono rimasta senza niente.”
“Allora potremmo fare una cosa. Riportiamo la sua macchina a casa
sua. Poi andiamo insieme a fare la spesa.”
“Mah! Non so.”
“Dai, venga! Le prometto che non si annoierà.”
“Ok.”
“Ma lei dove ha la casa?”, chiese Martina mentre si avviavano dopo
aver sistemato la sua macchina.
“Qualche centinaio di metri più in alto. Ho deciso di vivere un
periodo di solitudine. Avevo bisogno di riposo e di ritrovare me stesso.”
“Ma guarda. Che combinazione!”, pensò lei. “Come mai?”, gli
chiese.
“Qualche mese fa mi sono separato da mia moglie dopo più di
vent’anni di matrimonio e, mi creda, per me è stato uno shock.”
“In che senso?”
“Sa quante volte me lo sono chiesto?”
“Quante?”
“Alla fine ho capito. E mi è costato molto. Ho rivisto tutta la mia
vita e ho capito tante cose. Adesso la mia esistenza, anche se sono solo, ha
assunto un altro colore.”
“Cioè?”
“Vede, Martina, la dura prova cui sono stato sottoposto mi ha
costretto a mettermi in discussione come mai mi era successo nella mia vita.
Mi sono accorto che gli schemi e le convinzioni di cui siamo fatti
costituiscono una corazza difficile da scalfire. Mia moglie mi aveva lanciato
tanti segnali e io, me ne sono accorto dopo, li avevo semplicemente ignorati.
Adesso ho capito. Mia moglie mi ha dato una lezione molto importante. Ora
I viaggi del Matto 77

la vita, le cose, le donne, le relazioni, vedo tutto da un’altra prospettiva. Te


l’ho detto, la vita ha cambiato colore. Ma ora dimmi di te. Come mai sei
qui? Anche tu sola?”
Lui passò direttamente al tu senza neppure rendersene conto, ma la
conversazione fluì tranquillamente.
Martina, senza sapere il motivo, si sentì rimescolare tutta. Forse il
modo diretto con cui era stata formulata la domanda. Forse la profonda
sincerità e la dolcezza di quell’uomo. Fece fatica a trattenere l’emozione.
Aveva voglia di silenzio. Voleva coccolare questa emozione che, tuttavia,
nemmeno riusciva a descrivere. Ma iniziò a parlare sforzandosi un po’.
“Stasera…”, riuscì a dire.
Carlo non capì ma si rese conto dell’atmosfera. Restarono in silenzio
per qualche minuto. Martina ogni tanto girava la faccia per guardarlo e lui
ricambiava lo sguardo. Si stavano interrogando.
.
I viaggi del Matto 79

I segnali del corpo


“Il punto di partenza della ricerca è la conoscenza
di noi stessi o lo studio di noi stessi, il ricordarsi di noi
stessi”. (Georges Ivanovic Gurdjieff)

“Immaginate un campo di battaglia; a sinistra ci sono le truppe della


malattia, a destra le vostre truppe, quelle che difendono il vostro corpo, che
devono impedire al nemico di fare danni.
Entrambi gli schieramenti sono armati di tutto punto. C’è la fanteria,
c’è la cavalleria, ci sono le armi individuali e i cannoni. Questa è
un’immagine statica. Nella realtà le forze che si contrappongono all’interno
del nostro corpo sono sempre in combattimento. Il nostro sistema di difesa
non smette mai di lavorare, altrimenti saremmo tutti morti. Le nostre difese
sono al servizio della vita.
Adesso immaginate che qualcuno decida che avete una malattia
definita grave, se non maligna, e che bisogna iniettare sostanze tossiche nel
vostro corpo perché possiate sopravvivere. Quello che voglio spiegarvi è
che, se imparate a conoscere il vostro corpo e ad ascoltarlo, non delegherete
mai a nessuno la vostra salute! Non fraintendetemi, questo non significa che
non dovete farvi aiutare – da chi ritenete degno di fiducia e in grado di farlo
– ma che, solo ascoltando il vostro corpo e conoscendo tutte le sensazioni
fisiche ed emotive che vi manda, voi potete andare verso la guarigione.
Torniamo al campo di battaglia e vediamo cosa succede. Che effetti
provocano le sostanze tossiche? Immaginate una nuvola che si sparga sul
campo di battaglia. I cannoni cominciano a fondere, le armi si sciolgono.
Nonostante questo, i combattenti non smettono di fronteggiarsi. Fa parte
della loro natura. Sia le forze del bene sia le forze del male, anche prive di
armi, si affrontano in un feroce corpo a corpo. Ma, a un certo momento,
arriva un’altra nube tossica. Questa volta alcuni combattenti perdono le
braccia, altri cominciano a cadere perché privi di gambe. Ben presto nel
campo di battaglia non rimane nessuno. Vi sembra inverosimile?
Questo è l’esempio in cui la cura è più forte del malato e, alla fine,
lo uccide. Purtroppo, quando perdiamo il senso della misura, succede che
ci intossichiamo anche quando non è necessario; anche quando basterebbe
assecondare il male, dargli il tempo di fare il suo lavoro e poi lasciarlo
andare.
Qualcuno si stupirà nel sentire che il male deve fare il suo lavoro. E
invece non c’è niente di cui stupirsi.
Perché solo noi lo crediamo ‘il male’.
80 I viaggi del Matto

Tutto ciò che ci accade non è ‘cattivo’ ma ha un senso e i sintomi


fisici e anche le sensazioni emotive sono semplicemente l’effetto di cause
che noi stessi, consapevoli o non consapevoli, abbiamo messo.
Le emozioni che generalmente chiamiamo negative vengono solo a
mandarci dei messaggi. Sono le nostre ferite che sanguinano. La sofferenza
è solo la possibilità che la vita ci dà di guarire queste nostre ferite.
Imparare ad ascoltare queste emozioni, ad accoglierle senza
giudizio, è la nostra grande occasione di guarigione. Sta solo a noi imparare
ad ascoltare i segnali, in questo caso emotivi, che il nostro corpo ci dà. Se
non li cogliamo, questi segnali che possono essere emotivamente forti,
scaricheranno la loro energia sul corpo e quindi toccheranno i nostri organi
diventando lesioni per i nostri tessuti.
Ma, se ce ne accorgiamo in tempo, le sensazioni fisiche hanno il loro
linguaggio, diverso per ognuno di noi, e imparare a decodificare questo
linguaggio è la via maestra per la guarigione.”
“Però Maestro”, intervenne Martina, “a volte il male è tanto grave
che certi aiuti, anche sotto forma di farmaci, sono necessari.”
“Assolutamente sì. Quando si sono trascurati tutti i segnali avuti
precedentemente, non si può che ricorrere alle maniere forti. Ma, come
abbiamo visto poco fa, la cura può uccidere il malato. Significa che si è
arrivati ad un punto di non ritorno.
Ma torniamo all’immagine del campo di battaglia. Il male più
grande che possiamo fare a noi stessi è pensare che esistano forze del bene
e forze del male. Esistono solo microrganismi che sono strutturati per
svolgere compiti diversi. Alcuni vanno in una direzione, altri vanno nella
direzione opposta. L’evoluzione può avvenire solo dall’incontro-scontro di
ciò che va verso la vita e di ciò che va verso la morte.
E tutto ciò che ci accade, ci costringe sempre a trovare una reazione
di sopravvivenza. La nostra guarigione non dipende da quello che ci accade
ma dipende da come noi reagiamo a ciò che ci accade. E la vita ci mette
sempre alla prova.
Se non ci bruciassimo da piccoli, come potremmo imparare a
guardarci dal fuoco?
E se, per esempio nelle relazioni, non incontrassimo chi ci opprime,
chi ci tradisce, chi ci fa del male, come faremmo a liberarci, ad andare verso
il nostro bene, verso il nostro equilibrio e la nostra salute?
Ma cosa vuol dire ascoltare il nostro corpo? La risposta è molto più
semplice di quanto non possiate pensare: vuol dire imparare a percepire tutti
i segnali che ci manda; e questi sono un’infinità e, se stessimo più attenti,
ce ne accorgeremmo.
I viaggi del Matto 81

Se non sentiste dolore, se non sentiste emozioni, se non aveste


pensieri, vi accorgereste del vostro corpo?
Sì, so cosa vi state domandando.
Anche i pensieri e le emozioni sono segnali che il corpo vi manda.
Non è vero?
Certo, il corpo ha tanti linguaggi e la sfida della vita è imparare a
decodificarli. Ma, pensate, il nostro corpo è il risultato di milioni, se non di
miliardi di anni di evoluzione. Non esiste nell’Universo macchina più
perfetta. Se non l’abbiamo compromessa noi stessi con uno stile di vita
suicida, pensate che non sia capace di trovare le soluzioni per guarire da
ogni situazione?
Il nostro corpo ha un sistema al suo interno che ha milioni di
programmi di guarigione già sperimentati. Perché vogliamo sempre
interferire?”
“Maestro, non pensa che, come si evolve il nostro corpo, così si
evolvano anche i nostri nemici?”, chiese Aldo.
“Assolutamente sì! Ma chiedetevi: come ha fatto a sopravvivere fino
ad oggi? Non è stato sempre lui, con le sue risorse, ad arrivare fin qui oggi?”
“Sì, però quanti uomini sono morti?”, replicò Martina.
“E quanti sono sopravvissuti? Vi siete mai domandati perché, nelle
epidemie, non tutti muoiono? La risposta l’abbiamo già data: chi ha le difese
a posto, chi è in equilibrio e in armonia sia dentro di lui sia in relazione
all’ambiente esterno, sopravvive.
Chi non è in equilibrio con l’ambiente in cui vive e quindi lo
combatte, è destinato a morire perché va contro la vita.
Chi va contro i propri simili, contro tutto ciò che lo circonda, va
contro la vita.
È il concetto di karma.
Il karma è una legge implacabile e ci dice, molto semplicemente,
che ci deve essere equilibrio tra ciò che riceviamo e ciò che doniamo. O,
detto in altri termini, che ad ogni causa corrisponde sempre un effetto.
Quando esiste squilibrio fra dare e prendere, la vita provvederà a rimettere
a posto questo squilibrio e questo può avvenire anche di vita in vita.
Può capitare che in questa vita prendete più di quanto restituite,
allora sicuramente lo restituirete in un’altra vita. E questo, badate bene, vale
sia in termini materiali che spirituali.
Potete avere debiti materiali come il denaro ma anche debiti
spirituali come l’amore e l’affetto perché siete stati amati più di quanto non
abbiate amato.
82 I viaggi del Matto

Non cambia niente. Se siete in debito, prima o poi dovrete pagare


questo debito. Le leggi dell’armonia e dello spirito sono implacabili. Tutto
porta sempre verso l’equilibrio. Quindi capite quanto sia importante
imparare ad ascoltare i segnali del corpo. Perché attraverso di esso voi avete
la vostra bussola interiore e questa bussola, se imparate ad ascoltarla, non
vi mente mai.
Tutti i grandi Maestri hanno sempre affermato che la verità la trovate
solo all’interno di voi stessi. Ricordate che nell’antica Grecia, nel
frontespizio del Tempio di Apollo sul Monte Parnaso, stava scritto ‘Gnôthi
sautón’:
‘Ti avverto, chiunque tu sia, oh tu, che desideri sondare gli Arcani
della natura, se non troverai dentro te stesso quello che cerchi, non potrai
nemmeno trovarlo al di fuori! Se ignori l’eccellenza della tua propria casa,
come puoi pretendere di incontrare altra eccellenza? In te si trova celato il
tesoro dei tesori.’”

“Conosci te stesso e conoscerai l’Universo e gli Dei!”


I viaggi del Matto 83

Martina si confessa
L’amore assomiglia a Dio. Per raggiungerlo
bisogna crederci. (Ugo Ojetti)

Martina e Carlo stavano cucinando. ‘Stasera’, aveva risposto alla


richiesta di lui. Non capiva da quale parte di lei fosse uscita questa risposta.
Immediatamente si erano accordati per cenare a casa di lei. Cosa le stava
succedendo?
Lei non era solita fare amicizia così in fretta. Comunque non se ne era
pentita. E ora scherzavano e ridevano in mezzo a pietanze e ingredienti.
Martina accese delle candele e quando si sedettero a tavola si
raccolse in se stessa e recitò una preghiera silenziosa, piena di
ringraziamento.
Carlo la stette ad osservare. Non riuscì a capire quale emozione lo
pervadesse ma certo si rese conto che quella scena non lo aveva lasciato
indifferente.
“Allora Martina, da dove cominciamo?”
“Dagli antipasti”, rispose lei.
“Eh, grazie. Troppo comodo. Mi devi raccontare.”
“Raccontare? C’è tempo per raccontare. Godiamoci il pranzo. Ho
visto che sei bravo a cucinare. Dove hai imparato? Gli avvocati non sono
solitamente persone tutte d’un pezzo, sempre di fretta e che hanno poco da
concedere a cose così fatue, leggere?”
“Fatue e leggere, dici? Ben venga la leggerezza. La crisi di cui ti ho
parlato mi ha fatto apprezzare tante cose e aspetti della vita che prima non
solo trascuravo ma praticamente ignoravo. È quando ti capitano certe cose
che cominci ad accorgerti che tu esisti e che la vita ha una profondità che
prima non conoscevi. Che tu sei la persona più importante di tutte.
E inizi a capire cosa vuol dire prendersi cura di sé. Ti accorgi di avere
uno spazio interiore pieno di ricchezze che prima non conoscevi.”
“Sai, Carlo, io non credo al caso. Niente accade per caso. Accidenti
che coincidenza! Abbiamo vissuto la stessa esperienza e adesso ci
incontriamo per condividerla. Ho capito. Adesso mi tocca mettermi in
discussione e raccontarti tutto ciò che ho provato con questa esperienza.
Ma non mi dispiace di certo.
Anzi sono felice che sia tu ad ascoltarmi. E mi farà bene. Sento che da
me deve uscire ancora tanta sofferenza che mi porto dentro. Grazie.”
84 I viaggi del Matto

Stettero in silenzio senza guardarsi per un tempo infinito. Poi lui


sollevò lo sguardo su di lei. Lei ancora non aveva il coraggio di sollevare il
suo.
Allora le prese la mano. Gliela baciò e disse: “Coraggio, comincia.”
Lei stette ancora un po’ in silenzio.
Faticò a trattenere le lacrime. Poi fece un sospiro profondo e
cominciò a parlare.
“Vedi Carlo. Come puoi vedere non sono una ragazzina, e nella vita
ho avuto le mie esperienze. Eppure l’amore che ho vissuto con Aldo va al
di là di ogni immaginazione. Non so come spiegartelo. Credo di poter dire
che sono tornata lì.”
“Lì dove?”
“Lì. Nel mondo dell’uno. Nel luogo da cui proveniamo. Questo ho
sentito. Non ti sto a spiegare le emozioni, le sensazioni. So solo che mi
sentivo appagata, felice. Dire che il mio cuore era leggero è dir poco. Era
sempre gonfio. Aldo mi ha donato veramente grandi ricchezze.”
“E dopo la separazione sei stata male?”
“Non c’è stata una vera separazione. È stata una presa di
consapevolezza graduale, lacerante. Non puoi immaginare cosa si provi a
vedere l’uomo che ami che, piano piano, si allontana da te. Se ci fosse stata
una separazione netta, non so cosa mi sarebbe successo.
Forse sarei morta. O avrei reagito diversamente.
Invece no. Lui si allontanava ma mi stava sempre vicino. Non
puoi immaginarti quanto l’ho odiato. Non credevo di essere capace di odiare
tanto.
Ma lui lo faceva perché veramente mi voleva bene e non mi ha mai
abbandonata finché non ho cominciato a riprendermi.
A forza di ascoltarmi profondamente, di sentire tutto il dolore che
frantumava il mio cuore in mille pezzi, forse questo alla fine mi ha
consentito di elaborare il ‘lutto’ e di avere appreso la lezione che la vita ha
voluto darmi.
È proprio vero quello che si dice:
Quando hai raggiunto il fondo, il massimo del dolore che puoi
sopportare allora ricominci a salire.
La parola più difficile da pronunciare nella vita è:

LASCIARE ANDARE

Ma puoi riuscire a farlo quando hai capito il forte messaggio che il


dolore ti dà.
I viaggi del Matto 85

E ringrazio per questo.


Perché mi ha consentito di rinforzare me stessa, possiamo dire che
il mio IO adesso è veramente forte, autonomo e completo. Ho vinto le mie
paure, mi sono liberata e la solitudine mi ha insegnato che si può imparare
e badare a se stessi.
Anzi, il termine corretto è bastare a se stessi. È ovvio che, se basti a
te stesso, sei capace di prenderti cura di te senza bisogno di avere per forza
qualcuno vicino. Questo non vuol dire che non abbiamo bisogno degli altri.”
“Come? Non hai appena detto il contrario?”
“Avere bisogno degli altri non significa che dobbiamo dipendere
dagli altri. Bastare a se stessi significa proprio questo. Impariamo a creare
legami forti ma restiamo sempre in noi stessi. Non perdiamo la nostra
identità e impariamo ad essere responsabili della nostra libertà.
I legami possono essere molto forti sia a livello di amicizia che a
livello di relazioni amorose. Questi legami si possono anche spezzare e, se
hai imparato ad essere libero da dipendenze, la cosa avverrà in maniera
naturale nella consapevolezza che si è condivisa un’esperienza assieme e si
è pronti ad andare oltre.”
“Va bene. Ma cosa significa essere liberi all’interno della coppia?”
“Bella domanda. Difficile dire. In realtà il concetto di libertà può
essere molto male interpretato. Perché, in verità, se il legame è forte, tu non
sei veramente libero.
Però, se il tuo IO è forte e autonomo, tu rinunci ad una parte della tua
libertà perché la metti a disposizione del tuo partner.
Lo so che è difficile da capire. Ma sento che è così. E rinunci con
piacere ad una parte della tua libertà. Per amore dell’altro e, forse, perché
non hai bisogno di quella libertà.”
Carlo l’ascoltava in silenzio e si faceva cullare dalle sue parole.
I viaggi del Matto 87

Malattia e guarigione
«Nella nostra epoca sono rari i medici disposti ad
accettare l’idea che certe turbe psichiche sono
prodotte da entità del piano astrale che si
introducono nell’essere umano per nutrirsi a sue
spese e distruggerlo. La medicina continua a
cercare rimedi con prodotti chimici non tenendo
in giusta considerazione le cause per cui essa
trattiene gli esseri umani nella malattia.» (Omraam
Mikhaël Aïvanhov)

“Ci ammaliamo per riempire un vuoto.


Ci innamoriamo per riempire un vuoto.
Ci illudiamo che la felicità sia nascosta dentro quel vuoto e
cerchiamo di colmarlo.
In realtà il vuoto che sentiamo non è altro che la nostra ferita che
sanguina.
Per non sentire la ferita, cerchiamo di riempire questo vuoto
attraverso il mondo esterno e ci creiamo delle dipendenze. Però in questo
modo perdiamo noi stessi e ci gettiamo nelle braccia della malattia, la quale
arriva semplicemente per riportarci nella nostra strada che è, come abbiamo
già detto, la strada del raggio del cuore e dell’allargamento della coscienza
con lo scopo di partecipare alla creazione e alla sua evoluzione.
Prendiamo per esempio il meccanismo dell’innamoramento. La
dinamica della malattia è la stessa.
Due persone si innamorano perché si riconoscono, perché fra loro
esiste una forte risonanza. Ma se queste persone hanno ancora le loro ferite,
la risonanza sta nelle ferite. E l’illusione dell’amore consiste nel fatto che
ognuno riempie i vuoti dell’altro. Non sto dando un giudizio negativo su
questo fatto, anzi, è fondamentale per la nostra evoluzione fare simili
esperienze.
E l’esperienza dell’innamoramento è tra le più meravigliose che
possano capitare. È quella che di più ci avvicina all’estasi. E questo ha un
significato enorme: ha la forza di squarciare il velo e, di conseguenza, è la
strada maestra per consentirci di cominciare a concepirlo!
Ma la conferma di ciò che dicevo si ha sempre quando finisce la fase
dell’innamoramento. Ognuno comincia a vedere nell’altro diverse cose che
non gli piacciono. Cose che non ha voluto vedere prima in quanto accecato
dall’innamoramento. E qui sta il punto: vedo degli aspetti dell’altro che
ancora non avevo visto e questi aspetti cominciano a farmi venire dei dubbi.
88 I viaggi del Matto

Mi chiedo: ma non sono più innamorata?


Cosa sta succedendo?
Insomma, entro veramente in crisi. Ma in realtà cosa vedo dell’altro
che mi sta disturbando?
La risposta è molto semplice: vedo le cose che non mi piacciono di
me e che l’altro mi specchia; quelle cose di me che prima non riuscivo a
vedere. Vedo le mie ferite e capisco a questo punto che la vita mi dà una
grande occasione di guarirle.
Se decido di farlo e guarisco le mie ferite, smetterò di giudicare e
colpevolizzare l’altro e la guarigione sarà solo la logica conseguenza, la
guarigione nel senso più ampio del termine.
Se la relazione si ammala perché nessuno dei due partner riesce a
superare le proprie ferite, la relazione non sarà più possibile. Ma se entrambi
riescono, spinti dall’attrazione reciproca a lasciare andare le loro ferite, la
relazione si rinnoverà in un rapporto più maturo e allo stesso tempo si
consoliderà.”
“Maestro, cosa c’entra l’innamoramento con la malattia?”, chiese
Aldo.
“Ho appena detto”, rispose subito l’Eremita, “che la
relazione corre il rischio di ammalarsi se i partner, anziché mettere in
discussione se stessi, si accusano l’un l’altro di ciò che non piace loro e
quindi non riescono a ritrovare l’unità e l’armonia.
Bene.
Riguardo alla malattia, il meccanismo è identico: io ho una relazione
con me stesso ma non solo, ho anche relazioni con tante parti di me stesso.
Se dentro di me ci sono parti che non mi piacciono, parti che non riesco ad
amare, cosa immaginate che possa capitare? Il mio corpo reagisce alla
mancanza di unità e di armonia dentro di me e alcune parti di esso, quelle
legate a ciò che non mi piace, si ammalano.
Ma quali sono le parti di me che non mi piacciono?
Anche qui la risposta è molto semplice: sono quelle legate alle mie
ferite: Le mie lesioni fisiche sono la conseguenza delle mie ferite emotive
e spirituali, quelle che non voglio vedere perché il guardarle, il solo volgere
l’attenzione su di loro, mi fa male, mi fa ri-sentire le ferite.
Ma questo fatto, il non guardare, il rifiutarsi di elaborare le
emozioni, produce un effetto importante: nel momento in cui rifiuti di
elaborare un’emozione che il mondo esterno ti crea, non ne scarichi
l’energia; e dove si scarica l’energia allora? Nel corpo, è evidente; ma il
corpo non è deputato ad assorbire questa energia e quindi ne subisce tutte
le conseguenze, ammalandosi.
I viaggi del Matto 89

Osservate la conclusione: ci ammaliamo se violiamo la legge


fondamentale, la legge dell’armonia. Quando perdiamo l’armonia, le
conseguenze possono essere molto spiacevoli e la malattia è l’ultimo
segnale che la vita ci dà per riallinearci alla freccia dell’armonia. Se
rifiutiamo questo ennesimo segnale, stiamo andando non più verso la vita
ma verso la morte. Se non ci fermiamo in tempo, rischiamo di non poter
tornare più indietro.
C’è un ultimo aspetto da considerare riguardo alla malattia. Essendo
la malattia la conseguenza di ferite e conflitti non risolti, poiché queste ferite
si sono formate dentro di noi da quando eravamo nei pensieri (consci e/o
inconsci) di nostra madre e ha cause spirituali, psichiche e fisiche che si
intrecciano fra loro, la patologia è già incubata dentro di noi.
E quando si manifesterà, se non siamo completamente sprovveduti,
capiremo che essa non può essere un fulmine a ciel sereno o qualcosa che
accade a caso. Questa consapevolezza è la chiave della guarigione e senza
di questa non c’è alcuna possibilità di guarigione.
La malattia è la rottura di un equilibrio tra la causa scatenante, le
nostre ferite, e le difese naturali del nostro corpo. Queste difese sono molto
più forti quando siamo giovani e diminuiscono man mano che andiamo
avanti negli anni.
E quando la malattia busserà alla nostra porta sarà il risultato anche
di come noi, durante tutto l’arco della nostra vita, siamo stati capaci di
rimanere in equilibrio superando i nostri conflitti. Molte volte, per poter
restare in equilibrio e sopravvivere, abbiamo dovuto accantonare le nostre
ferite seppellendole sotto quella che generalmente viene chiamata una
spessa corazza.
Ma cosa è questa corazza? Sicuramente l’avete già capito. La
corazza non è altro che il velo. I fili che si intrecciano sono il risultato dei
conflitti e delle ferite che tutta la storia dell’umanità ci ha lasciato in eredità
e così, come l’individuo anche il genere umano, si trova alla fine
dell’evoluzione a sciogliere questo velo che si è costruito, dalla notte dei
tempi, commettendo crimini per garantirsi la sopravvivenza.
È importante, Aldo, capire che oggi il genere umano, nella sua
interezza, non ha più bisogno di crimini per garantirsi la sopravvivenza. Le
risorse del pianeta sono sufficienti a garantire la vita a tutti. Ma questo
avverrà se sarà rispettata la freccia dell’armonia. Se l’uomo, nella sua
interezza, non riuscirà a fare questo, dentro e fuori di lui, avrà firmato la sua
condanna a morte e sperimenteremo una nuova Atlantide. In conclusione,
il messaggio fondamentale ci arriva proprio dal grande Maestro, erede di
Atlantide, Ermete Trismegisto che ci ha insegnato:
90 I viaggi del Matto

«Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è
come ciò che è in basso… ascende dalla Terra al Cielo e ridiscende in Terra
raccogliendo la forza delle cose superiori e delle inferiori»
E questa legge, tradotta in parole povere, ci dice che c’è piena
corrispondenza tra ciò che è dentro e ciò che è fuori di noi.
Quando arriveremo a sentire il divino che c’è in noi, squarciando il
velo, lo vedremo anche in tutto ciò che ci circonda.”
I viaggi del Matto 91

Dove finisce il viaggio


“Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo
ai nostri debitori”. “In ogni scienza occulta furono
sempre indicati come “debiti” gli errori commessi
contro la comunità e derivati da manchevolezze
del corpo eterico”. Come possiamo rimettere i
debiti ai nostri debitori? Perdonando e
dimenticando. Chi oggi esige un credito dovrà
domani soddisfare un debito: è la ruota o la
necessità karmica. Solo la libertà può arrestarla,
creando così qualcosa di nuovo. E il vero perdono,
come l’amore, può scaturire soltanto dalla libertà
(da quella libertà che può soltanto scaturire, a sua
volta, dalla verità).” (Rudolf Steiner)

“Recentemente un grande Maestro mi ha spiegato che gli esseri


umani possono essere suddivisi in tre categorie:
la prima, di gran lunga la più numerosa, è quella degli ilici, individui
dominati dalle passioni materiali e dagli istinti più bassi, i quali non
riescono ad oltrepassare il piano della materia;
la seconda è quella degli psichici, individui dotati di una discreta
intelligenza ma che, dominati dall’anima e perciò dai sentimenti e dalle
suggestioni intellettualistiche, non riescono veramente ad accedere al piano
spirituale;
la terza categoria è invece costituita dagli pneumatici, rari individui
autenticamente in grado di accedere al piano dello spirito e che vivono in
funzione dello spirito perché dallo spirito provengono.”
“Molto bello, Aldo”, disse Dalia.
“Ma è come tagliare la realtà con un’accetta. Invece tutto è molto
più sfumato e sottile.”
“Lo so. Ma a volte, per capire la realtà in cui viviamo, i concetti
devono essere estremizzati. Voglio raccontarti una storia.
Qualche giorno fa mi trovavo seduto sotto un albero nelle vicinanze
di un pozzo sacro. Ero solo e non c’era nessuno. Ero circondato dal verde e
l’atmosfera intorno era piacevole.
La mia attenzione cominciò ad attenuarsi e improvvisamente, non
so dopo quanto tempo, mi vidi all’interno di una piramide; non ti so dire se
fosse una piramide Maya o una piramide Egizia o chissà quale altra; la
sensazione era di essere sotto terra in uno spazio enorme, più grande di un
campo di calcio di cui non si vedevano i confini, tanta era l’oscurità in cui
ero immerso. Molto lontano vedevo una piccola luce che attirava la mia
92 I viaggi del Matto

attenzione. Cominciai a camminare avvicinandomi a quella luce che


diventava sempre più grande e luminosa. La raggiunsi. Proveniva dall’alto,
da una scala, e io adesso mi trovavo ai suoi piedi.
Ero molto sorpreso ma non avevo paura. Le percezioni erano
tantissime e molto diverse tra loro. Stavo cominciando a pensare di salire,
anche se con un po’ di timore, quando vidi qualcuno che scendeva.
Appena lo misi a fuoco, stavo per mettermi e ridere ma poi sentii
per quella persona un grande sentimento di rispetto e rimasi in silenzio. Si
fermò davanti a me. Era una sorta di giullare e aveva un’aria molto seria.
Non parlava ma mi arrivavano tutti i suoi pensieri. Aveva un cappuccio con
tanti campanelli ma questi, nonostante si muovessero, non facevano alcun
rumore.
Ora che ci penso tutto l’ambiente era immerso nel silenzio. Un
silenzio molto profondo e pieno di significato che faceva da cornice ai suoi
pensieri. Il matto, questa è l’immagine che mi ero fatto di lui, portava un
bastone in spalla che terminava con un piccolo sacchetto.
Anche se questo non era trasparente, potevo vedere cosa conteneva.
C’erano delle palline di piccole dimensioni con colori che sfumavano dal
nero al grigio fino al bianco. Alcune erano completamente nere ma non ce
n’era nessuna completamente bianca.
‘Quando diventano bianche scompaiono; come se evaporassero.’
Così mi arrivò il suo pensiero, che continuò.
‘È il mio karma che sta per sciogliersi definitivamente. Quando ti
avrò accompagnato in questo nostro ultimo viaggio, le palline
scompariranno del tutto e il sacchetto sparirà per sempre; e io con lui. Il mio
viaggio continuerà in un’altra parte dell’Universo.’
I vestiti del matto erano di colori sgargianti e tutta la figura emanava
un’aura di allegria e di contagiosa e sottile ironia ma anche di profonda
saggezza. Forse per questo non mi ero messo a ridere. Ma il divertimento
era sottotraccia e lo sentivo senza che avessi il bisogno di esprimerlo. Non
so come; di più non so spiegarti.
‘Caro Aldo, sopra di noi ci sono sette piani e io ti accompagnerò
fino all’ultimo. Questo ti consentirà di avere una visione chiara di come è
costituito l’essere umano.
Questi piani rappresentano i sette corpi dell’uomo e ognuno di essi
ha un significato ben preciso.
C’è una frase associata ad ogni piano.
Queste sette frasi rappresentano il corpo della preghiera “Il Padre
nostro”.
I viaggi del Matto 93

La preghiera, tu lo sai, non è un freddo omaggio ad un Dio esterno


a noi ma è un vero e proprio atto magico. Con il potere evocativo della
preghiera noi ritorniamo all’unità. La preghiera ci mette in contatto con la
nostra parte divina. E in questo modo, diventando uno, uniamo Cielo e Terra
e aiutiamo la nostra anima a ricongiungersi al Creatore.
Ma perché la preghiera ha questo potere evocativo?
Nel nostro caso lo capirai quando ti mostrerò quali frasi sono
associate ad ogni piano. Nel formulare la preghiera noi, attraverso la
ritualità di queste frasi, integriamo nel tutto la totalità del nostro essere.’
Mi venne da fargli una domanda e gliela feci: ‘Ma se sopra di noi ci
sono i sette corpi dell’uomo, adesso in che piano siamo?’
La risposta mi arrivò nel solito modo.
‘Quello che stai vivendo adesso, Aldo, è solo uno stato di coscienza
che ti consente di percepire la realtà in un certo modo. Ti consentirà di
visitare i piani come se fossero separati fra loro, ma nella normale vita di
tutti i giorni questi piani sono interpenetrati e ogni uomo li vive con diversi
livelli di coscienza.
La tua descrizione di ilici, psichici e pneumatici descrive molto bene
l’attuale evoluzione dell’umanità. C’è da fare solo un piccolo distinguo: gli
ilici vivono prevalentemente nei primi tre piani, difficilmente arrivano al
quarto e mai percepiscono i tre mondi superiori. Gli psichici vivono nei
primi quattro e cominciano ad avere qualche barlume dei mondi superiori;
infine, gli pneumatici hanno la capacità di vivere tutti i mondi anche se gli
ultimi tre non li hanno ancora raggiunti totalmente.’

Il primo piano è il corpo fisico


Lo strano personaggio cominciò a salire e io lo seguii. La scala era
una spirale che si allargava man mano che salivamo. Dopo pochi minuti
arrivammo al primo piano. Quello che vidi non era molto piacevole. C’era
ancora molto buio e ogni tanto dei lampi di luce apparivano e sparivano.
L’energia era molto pesante e la sentivo come una cappa che mi premeva
sulla testa. Una cosa mi colpì: il silenzio. Era rimasto come prima, sempre
molto profondo e pieno di significati. La sensazione era come se mi trovassi
all’interno della mia coscienza e questa si fosse messa a fare dei
ragionamenti e a costruire dei disegni.
‘Questo piano rappresenta il mondo fisico, il mondo materiale, ed è
quello dove avviene la lotta per la sopravvivenza. In questa dimensione gli
uomini sono in perenne lotta tra di loro. Come ti ho già accennato, gli
uomini non vivono in un solo piano ma, a seconda della loro evoluzione,
vivono a diversi livelli in tutti i piani. Per capire meglio, immagina che ogni
94 I viaggi del Matto

piano sia attraversato da delle onde che li mettono in comunicazione fra


loro. Più la comunicazione scorre, più gli uomini hanno la possibilità di
evolversi e di salire fino ai piani più alti, trascendendo quelli più bassi.
Il primo livello è fondamentale nel mondo materiale perché è il
veicolo, il mezzo che, attraverso il corpo e tutti i suoi organi, ci consente
tutte le elaborazioni che avvengono nel piano fisico. Ricordati questo
perché il tuo veicolo devi trattarlo col massimo riguardo.
Il potenziale che svilupperai e la tua capacità di evolverti dipenderà
da come tu – ma questo vale per qualsiasi uomo – condurrai il tuo veicolo
biologico, quello che ti dà la vita. Un’ultima cosa: le onde possono essere
assimilate all’anima.
Chi non percepisce le onde e non ha comunicazioni tra i vari piani
non ha ancora nessuna parvenza di anima dentro di sé. Vive solo nei primi
tre livelli ma, a livello di coscienza, li vive sempre separatamente; dei
quattro piani superiori non ha la minima sensazione, salvo il quarto che gli
dà una minima parvenza di razionalità. Ma per lo più le emozioni ragionano
per lui; il carro è privo di cocchiere e ti porta dove vuole lui.’

La frase che lega la preghiera a questo piano è:


“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”

Il secondo piano è il corpo eterico


Continuammo a salire e, man mano che salivamo, sentivo il cuore
alleggerirsi. Quando arrivammo, anche la luce era diversa. Mi sentivo
decisamente meglio. Dove prima vedevo i lampi, ora ero circondato da
numeri e figure geometriche. I numeri e le figure volteggiavano intorno a
noi; si univano e si separavano componendo forme di infinite varietà che
davano vita ad una danza piacevole e armoniosa.
‘Il secondo piano non è separato dal primo.’
Mi arrivarono di nuovo i suoi pensieri.
‘Anzi, è con questo strettamente compenetrato. È costituito da
energia e informazione. Senza l’energia il primo mondo sarebbe
completamente inanimato e senza l’informazione non potrebbe avere
nessun ordine e quindi nessuna forma. Questo mondo, riguardo alla
costituzione dell’uomo si chiama, corpo eterico. L’informazione del corpo
eterico è quella delle nostre tradizioni; è quella che ci lega al passato
familiare ma anche sociale. Quindi differisce da famiglia a famiglia e da
cultura a cultura. È il peso del passato, il karma che dobbiamo pagare a
livello di famiglia, di clan, di società.’
I viaggi del Matto 95

La frase della preghiera è:


“Rimetti a noi i nostri debiti come
noi li rimettiamo ai nostri debitori”

Il terzo piano è il corpo astrale


Ricominciammo a salire. La scala aveva sempre la forma a spirale,
il cui raggio aumentava sempre più. Tutte le sensazioni arrivavano al cuore
e facevo fatica a mantenere la lucidità mentale. Appena mi arrivarono di
nuovo i pensieri del mio Maestro, ritrovai un po’ di chiarezza ma dovevo
fare uno sforzo enorme.
‘Questo piano lo potremmo definire il piano dei desideri. È
costituito da tutto ciò che muove l’uomo. Infatti rappresenta il corpo
emozionale e viene definito il corpo astrale. Qui vivono coloro che sono
completamente dominati dalle passioni materiali e dagli istinti più bassi.
Coloro che ancora hanno difficoltà ad accedere al piano superiore, al piano
mentale dove si può cominciare a riconoscere le emozioni per poterle
governare.
A questo punto è necessario che io ti spieghi una cosa: questo è il
piano dell’anima senziente. Questo è un passaggio importante perché in
questo piano l’individuo comincia a differenziarsi dal clan e a costruire la
propria individualità. Lo fa con le sue percezioni emotive; queste vengono
percepite nella nostra interiorità. È fondamentale capire questo perché ogni
uomo può percepire emozioni e sensazioni diverse da quelle che
percepiscono gli altri. Solo se capiamo questo possiamo cominciare a
costruirci il nostro IO. E lo faremo quando saremo al piano di sopra,
attraverso l’anima razionale. Se non facciamo questo rimarremo a livello
degli ilici. Ti è chiaro tutto questo?’
Continuavano ad arrivarmi i suoi pensieri nel silenzio e tutto mi era
chiaro. Ero un po’ scioccato da tutte queste informazioni ma avevo capito
benissimo e ritrovavo molti collegamenti con quanto avevo appreso
dall’eremita. Gli feci un cenno con la testa.

Riguardo a questo piano, il Padre Nostro recita:


“Non ci indurre in tentazione”

Il quarto piano è il corpo mentale


La linea della scala non era più a forma di spirale ma divenne
quadrata, mantenendo la dimensione massima che aveva raggiunto. Ci
preannunciava il piano della mente e della razionalità e anche della logica
pura e rigorosa. Quando arrivammo, le sensazioni mutarono ancora.
‘Questo piano si chiama il corpo mentale.’
96 I viaggi del Matto

Percepivo sensazioni di pace e grande serenità e nella mia mente


c’era una chiarezza e una limpidezza indescrivibile. Tutto intorno a me
volteggiavano dei simboli come degli oggetti che fluttuavano, assumendo
tante forme diverse. La cosa curiosa è che ogni simbolo, mentre lo
guardavo, trasmetteva al mio cuore delle sensazioni differenti. Ma la
differenza, rispetto al piano di sotto, era che queste sensazioni non mi
mandavano in confusione; anzi, succedeva esattamente il contrario perché
aumentavano la mia chiarezza e la comprensione di tutto ciò che mi
circondava.
Tutto intorno a me aveva un senso e ogni cosa aveva il suo
particolare significato.
E questo significato si esprimeva sempre in particolari ma
spettacolari combinazioni di simboli che, attraverso formule matematiche e
relazioni geometriche, davano luogo a delle quadrature numeriche ma
soprattutto a immagini di una bellezza difficile da descrivere. Non mi
chiedere spiegazioni perché non me ne ricordo nemmeno una, di queste
combinazioni. Come cominciammo a salire per il piano successivo,
cominciai a dimenticare tutto ciò che avevo appena compreso di queste
visioni.
‘Il corpo mentale potremmo definirlo anche anima razionale e, una
volta integrato con l’anima senziente, dà vita all’anima cosciente e si
completa la costruzione dell’IO.
L’IO, che potremmo definire contemporaneamente Sé inferiore
quando è in contatto con i tre corpi inferiori e Sé superiore quando vibra
con i tre corpi superiori, sta quindi al centro fra le due regioni. L’organo del
corpo che rappresenta questo piano è il cuore. Se ci pensi, tutto ciò che ci
accade passa per il cuore e tutto viene elaborato attraverso di lui.
Attraverso le emozioni, il cervello del cuore dà alla mente la chiave
della comprensione e così, solo così, ti puoi evolvere; questa è la vera
costruzione dell’IO.
Gli ultimi tre piani sono i piani nei quali si comincia a sentire dentro
di sé la nostra profonda appartenenza al mondo divino, ma il processo è
ancora graduale.
Lo vedremo fra poco ma ti potrò dire solo il minimo indispensabile
perché gli ultimi tre piani sono difficili se non impossibili da descriversi,
dato che la realtà percepita comincia a cambiare profondamente e
cominciano a sparire i confini degli oggetti che sfumano sempre di più e il
mondo materiale, così come lo conosciamo, cessa di esistere. Comincia in
questi piani la visione di una realtà più profonda.’
I viaggi del Matto 97

Riguardo a questo piano il Padre Nostro recita:


“Liberaci dal male”

Il quinto piano è il manas


‘In tutte quelle famiglie in cui il padre riconosce il figlio dandogli il
suo nome, avviene un atto sacro. Pensa, caro Ald,o al profondo significato
di questo atto: il padre si riconosce nel figlio e il figlio si riconosce nel
padre. Cosa rappresenta nella vita il riconoscimento del padre?
Rappresenta tutto.
Se tuo padre ti ha riconosciuto pienamente e incondizionatamente,
tu hai il tuo posto nel mondo; sai chi sei e sai di avere pieno diritto di
esistenza; sai che sei parte di una famiglia e questo ti dà una grande forza.
Adesso proietta il discorso al di fuori della famiglia fino ad arrivare al
momento in cui questo riconoscimento ti viene dato da Dio. Ti sarà chiaro
che non è Dio che ti dà questo riconoscimento ma sei tu che lo dai a te
stesso, quando riconosci dentro di te la tua essenza divina. Allo stesso
tempo il nome ti identifica e ti distingue da tutti gli altri. Ecco, questo è il
significato del quinto piano e il corrispondente corpo dell’uomo viene
chiamato manas. Credo che ti sia chiaro e quindi non c’è bisogno di
aggiungere altro.’

La frase della preghiera è:


“Sia santificato il tuo nome”

Il sesto piano è il buddhi


‘Ma cosa è il regno? Mentre il manas è la parte maschile, il regno è
la parte femminile. Immagina, caro Aldo, un triangolo i cui due vertici
inferiori sono manas e buddhi. Questi due principi si uniscono nel vertice
superiore del triangolo che rappresenta l’ultimo corpo, l’atman. Ma qual è
il significato del regno? Immagina una sfera cava. Tu sei dentro quella sfera.
È come se fossi all’interno di un’astronave dove la tua plancia di comando
è fatta solo di tanti specchi in tutta la sua superficie interna. Tu, in questi
specchi, rivedi te stesso ma, e qui sta il miracolo, contemporaneamente vedi
il mondo esterno e tu sei perso dentro e fuori di te. Quando arrivi a percepire
questo sei arrivato all’atman, il vertice.’

La frase della preghiera è:


“Venga il tuo regno”
98 I viaggi del Matto

Il se�mo piano è l’atman

La frase della preghiera è:


“sia fatta la tua volontà”

‘A questo punto io non ti so dire se il viaggio sia finito; mi


piacerebbe pensarlo ma ho forti dubbi. Forse, una volta che ti avrò lasciato,
lo scoprirò ma non ne sono sicuro.
Però una cosa è certa: in questo piano stiamo costruendo il nostro Sé
spirituale; questo piano si dilata incessantemente e non so se finirà mai di
dilatarsi. Ricordi il raggio del cuore? Tende all’infinito. Ma cosa vuol dire
infinito? Che non arriveremo mai?

O, forse, l’infinito è solo DIO!


I viaggi del Matto 99

Epilogo
“Io sono meno impaziente del vento, tuttavia
devo andare. Per noi, viandanti eternamente alla
ricerca della via più solitaria, non inizia il giorno
dove un altro giorno finisce, e nessuna aurora ci
trova dove ci ha lasciato al tramonto. Anche
quando dorme la terra, noi procediamo nel
viaggio. Siamo i semi della tenace pianta, ed è
nella nostra maturità e pienezza di cuore che
veniamo consegnati al vento e dispersi. (Khalil
Gibran)

Dice il saggio: “Un grande viaggio inizia sempre con un piccolo


passo.”
Ecco: questo libro è solo un piccolo passo ma non è né l’inizio né la
fine. È solo dove ti trovi tu in questo momento, caro amico; in un punto
imprecisato tra le tue infinite vite, tra i tuoi infiniti viaggi. Adesso hai
incontrato Aldo e fatto un piccolo cammino con lui. E Aldo ti è
riconoscente.
Per Aldo è giunto il momento di fare una pausa però, mi assicura,
non vede l’ora di ripartire.
E il viaggio continuerà.
“Vedi, io sono un viaggiatore e ho voluto condividere questo
viaggio con te. Ma, lo puoi capire anche tu, a un certo momento bisogna
fermarsi. C’è bisogno di fare una pausa, di tornare a casa e, anche se non so
quale sia la mia casa, mi fermo un attimo.
Ma continuerò a viaggiare.
Non essere impaziente.”
Indice

RINGRAZIAMENTI ...................................................................................................5
INTRODUZIONE .......................................................................................................7
DOVE INIZIA IL VIAGGIO .........................................................................................9
SUI SETTE FRATELLI .............................................................................................13
L’EREMITA ...........................................................................................................17
I VIAGGI DI ALDO .................................................................................................19
IL BIG BANG E LA CREAZIONE ..............................................................................23
IL MONTE ..............................................................................................................29
IL VELO CHE SEPARA I MONDI ..............................................................................35
DALIA ...................................................................................................................39
IL RAGGIO DEL CUORE ..........................................................................................41
IL RISVEGLIO DI DALIA .........................................................................................43
VINCE CHI AMA ....................................................................................................47
IN SILENZIO CON LA NATURA ...............................................................................49
LA FRECCIA DELL’ARMONIA ................................................................................55
LA MALATTIA DI MARTINA ..................................................................................59
GLI STATI DI COSCIENZA ......................................................................................61
UNA SEPARAZIONE ...............................................................................................65
SCIENZA E FEDE ...................................................................................................69
IL RISVEGLIO DI MARTINA ...................................................................................73
I SEGNALI DEL CORPO ...........................................................................................79
MARTINA SI CONFESSA .........................................................................................83
MALATTIA E GUARIGIONE ....................................................................................87
DOVE FINISCE IL VIAGGIO ....................................................................................91
EPILOGO ...............................................................................................................99
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Finito di stampare nel mese di Marzo 2021

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