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ANCHE I SAGGI HANNO SEGUITO IL PIACERE

In realtà, questi generi di virtù non solo nei nostri costumi, ma ormai a stento
nei libri non sono trovati. Persino le carte, che racchiudevano quell’antico
rigore, sono invecchiate; e non solo presso di noi, che abbiamo seguito
questa condotta e cosa di vita più con l’azione che con le parole, ma anche
presso i Greci, uomini coltissimi, quando non hanno potuto agire, tuttavia era
lecito raccontare e scrivere virtuosamente e solennemente, e, mutati i tempi
della Grecia, sono nate certe altri insegnamenti. E così altri dissero che i
sapienti fanno della voluttà la causa di tutte le cose; e gli uomini eruditi non si
sottrassero da questa bruttezza del discorso. Altri hanno considerato che il
valore doveva essere unito al piacere (perifrastica passiva sottointeso esse),
affinché si unisse, con la capacità di parlare, cose fra loro massimamente
contrastanti; (quelli che) hanno giudicato quell’unico dogma come via alla
gloria con il lavoro, sono abbandonati quasi soli nelle scuole.

BISOGNA ESSERE PIÙ TOLLERANTI CON I GIOVANI

È dato qualche svago all'età! Sia la giovinezza piuttosto libera; non si neghino
tutti i piaceri, e non sempre vinca quella vera e decisa ragione, ma, qualche
volta, vincano i desideri e i piaceri, purché siano tenuti anche in questi la
limitazione e la moderazione. La gioventù risparmi la sua pudicizia, né rubi
altri; né dilapidi il patrimonio, né sia oppresso dall’usura, né assalga altre case
e onori; né porti disonore ai casti, rovina agli integri, infamia ai buoni; non
spaventino con la violenza, né portino insidie, e si astengano dal delitto. In
fine, quando avranno obbedito ai piaceri, avranno dato qualche tempo al
gioco dell'età e a questi inutili desideri dell'adolescenza. Inducano sè stessi
finalmente alla cura delle cose domestiche, forensi, e della repubblica.

I FILOSOFI ANTICHI E LA MORTE

Socrate, poiché aveva trattato sull'immortalità delle anime e già il tempo di


morire era vicino, interrogato da Critone (riguardo) in che modo volesse
essere seppellito.
Allora: “Davvero molta – disse – fatica, o amici, ho consumato inutilmente; a
Critone nostro infatti non ho convinto che sto per volare di qui e non lascerò
alcuna cosa di me”.
Tuttavia, Critone, se avrai potuto raggiungermi o ovunque (mi) avrai
incontrato, come sembrerà a te seppelliscimi. Ma, credimi, nessuno di voi,
raggiungerà (me), o quando sarò andato da qui”.
Si comportò certo esemplarmente, che sia l’amico avrà abbandonato sia
mostrò se stesso non soffrire affatto su tutto questa stirpe.
Anche Diogene, pensando ugualmente a lui, ma come Cinico piuttosto aspro,
ordinò di essere abbandonato insepolto, quando fosse morto. Allora gli amici:
“uccelli e animali?”. “A dire il vero minimamente - disse - ma un’asta presso di
me porrete, affinché (gli) scacci”. “Come potrai? – (dissero) quelli – Infatti non
sentirai!”. Allora quello: “perché quindi mi nuoceranno i laceramenti delle
bestie, sentendo nulla?”.
Anassagora, che, quando è morto a Lampsaco, agli amici che (gli)
domandavano se volesse essere portato in patria (a) Clazomene, se qualcuno
riuscisse (ad andare). “Non è necessario – disse – da ogni parte infatti la via
per gli inferi è uguale.”

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