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II Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 III

CENTO ANNI CENTO ANNI


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Esattamente cento anni fa lo spaventoso terremoto che scatenò morte e distruzione sulle due sponde: Messina e Reggio furono devastate

L’Alba nera sullo Stretto


Anna Mallamo
Messina, più barocca e opulenta, profondità del mare e della terra. il mare bulimico di Cariddi rista- tragedia e la ferita più grande, gimento”, ma anche “riavvolgi- Spoon River dello Stretto – libera
sebbene con qualcosa di decadu- Le forze s’accumulano negli anni, bilì il suo vecchio predominio. tanto che ancora si dice che que- mento”. Intreccio. E dalla cata- un intero tessuto esemplare e
to, era più grande, più morbida- nei secoli, e quando l’energia è al Un terremoto è sempre (an- ste terre ne soffrano, come soffro- strofe, come da un omphalos, un simbolico d’una vita, la “compie”,

D
ormivano, Reggio e mente distesa oltre la sua miraco- suo culmine avviene il dramma che) un’enorme ferita simbolica. no la periodica cancellazione del- ombelico sacro, sgorgano una la rivela e la invera. L’occhio dei
Messina. Un sonno di losa falce naturale, offrendo ai sotterraneo e segreto, di cui il ter- Un precipitare di punti di riferi- la memoria: eppure sono luoghi quantità di narrazioni: a comin- superstiti, in realtà, «interpreta e
città non particolar- venti salati del mare e agli sguar- remoto è espressione distruttiva mento, che non sono solo le stra- incontestabilmente antichi, dove ciare dalle parole dei sopravvis- norma i ruoli», ridà direzione a
mente giuste, né parti- di di chi solcava il braccio dello di superficie. Se potessimo veder- de, ma i loro nomi, la geografia s’avverte il deposito di senso, sto- suti, che ci scopriamo a bere avi- valori e simboli. I superstiti nar-
colarmente felici. Dormiva la Pa- Stretto convinto di star compien- lo «come un filmato velocissimo», del consueto che orienta la nostra ria, passato. Quel che difetta, damente, col loro spaesamento rano, “intrecciano”. Un secolo
lazzata, il Teatro marino che qual- do un rito magico (la stessa sen- vedremmo come una pulsazione, vita quotidiana. L’atroce spaesa- dunque, potrebbe essere il modo spaziale e temporale, la loro ec- dopo, le “narrazioni” non si sono
cuno chiamava “ottava meraviglia sazione che ancora oggi, malgra- un respiro. mento dei sopravvissuti cominciò d’appropriarsene, di coltivarla e cezionalità e assieme la loro “ba- ancora interrotte, a onta di chi
del mondo”, facendo in questo un do tutto, si prova) la sua abba- L’oscillazione è al suo limite, la dentro le loro stesse case, trasfor- farla crescere: la memoria, inse- nalità” (etimologicamente “ba- parla di memoria fuggitiva.
torto allo Stretto, meraviglia su- gliante Palazzata, come se s’en- forza accumulata lentissimamen- mate da rifugi in trappole, oppu- gnano gli psicologi, non è archi- nale” vuol dire comune, di tutti). Sì, il terremoto è epoché, so-
prema di mari e terre, luogo di mi- trasse in un tempio: vera Porta te nel corso di più d’un secolo ora re scoperchiate oscenamente – vio ma creatività, intenzione. In E poi le leggende, le mitologie – spensione e cesura della storia,
steri e di poesia, sublime, con tutto sacra dell’Isola. Sotto Reggio e è prossima a liberarsi in un urto vediamo ripresi più e più volte, una parola “ricostruzione”. buone e cattive: la Regina pietosa da cui si fanno dipendere, anco-
quel che di pericoloso e inquietan- Messina, sotto le acque dei due poderoso e micidiale: i muscoli dagli obiettivi di mille fotografi, “Catastrofe” in greco – che fu e gli sciacalli, l’ottimo fondatore ra, tanti tratti del presente (e
te il sublime per sua natura evoca e mari, le rocce profondissime con- della terra, gli strati di roccia pro- edifici aperti come case di bam- lingua originaria di queste terre e di Michelopoli e gli speculatori l’ipotesi “genetica”, d’una muta-
contiene. Dormiva Messina, città tinuavano a combattere la loro fondissimi sotto lo Stretto stanno bole, con gli interni integri eppu- ancora risuona negli accenti nei della Borsa, i contadini malvagi e zione del Dna dovuta al sisma, al
assieme speranzosa e decaduta, lotta millenaria. Un orologio im- per tendersi e scaricare l’energia. re straziati (la carta da parati, la nomi e negli etimi – vuol dire “ri- le nobildonne ferite – i racconti di là della validità scientifica, ta-
piena di slanci e fermenti eppure preciso ma inarrestabile – è stato Il punto di rottura arriva all’alba specchiera appesa nel vuoto, il volgimento” : la realtà si capovol- familiari tramandati o rimossi, lora viene con forza ribadita in ri-
sempre tentata dal suo “vivere sul scritto – funziona da sempre, da del 28 dicembre 1908: alle 5,20 lampadario di vetro intatto), co- se, ciò che era custodito (valori, ma oramai “narrati”. sposta a un bisogno tutto psicolo-
bagnasciuga” – come, molti anni quando le terre si formarono ed minuti e 27 secondi un movimen- me le vite che avevano contenuto intimità, beni, affetti) venne Accanto al terremoto fisico e gico d’affermare la differenza,
dopo, avrebbe scritto una sua no- emersero dal mare, sotto lo Stret- to gigantesco si origina da un – e nelle strade più familiari, im- esposto, ciò che viveva fu sepolto storico, al terremoto delle cifre e forse di sorreggere un alibi).
tevole poetessa. Dormiva Reggio, to, dove passa la faglia di Messi- punto profondo nel cuore dello provvisamente diventate cumuli e ciò che era sepolto affiorò alla dei numeri, c’è un terremoto pen- Queste non sono terre senza
che non aveva di Messina la gran- na. È una contesa senza fine tra lo Stretto. Un moto dapprima sus- informi, senza nome e senza dire- luce. Il caos prese il posto dell’or- sato e narrato, una terribile occa- memoria: son troppo antiche per
diosità e nemmeno la trascorsa Stretto e le montagne, quelle ca- sultorio, poi ondulatorio, infine zione. dine. E improvvisamente anche il sione mitopoietica che non smet- essere smemorate. Ma forse il lo-
fortuna, pur essendo da sempre la labresi d’Aspromonte, quelle sici- vorticoso: in 31 secondi si compie Il rimescolamento delle vite, il mare divenne più sicuro della ter- te, un secolo dopo, di produrre i ro ristare sull’orlo dell’abisso, la
prima città calabrese per lignag- liane dei Peloritani. Si combatte sulle due sponde la tragedia più disorientamento, la perdita della raferma. La terra, la pietra erano suoi effetti. I morti narrati che loro periodicità di distruzione (i
gio, storia antica e popolazione. dove non possiamo vedere, nelle grande che la storia del territorio, città, del suo corpo materno, fu la traditrici e insicure, cariche di s’affacciano irresistibilmente alla conquistatori d’ogni razza, la pe-
Terre inquiete, travagliate nei pur così fitta di sventure, ricordi. morte: la gente cercò la salvezza nostra immaginazione (la fan- ste – quella “nera” del 1348 che


secoli dalla natura e dagli uomi- Le onde sismiche attraversano sul mare. E le “città di legno” che ciulla rimasta appesa per la veste spopolò l’Europa partì proprio da
ni, posate su un mare verticale e la roccia cristallina, gli strati allu- presero subito il posto delle città al balcone, la madre sotto la piog- Messina – i terremoti d’ogni seco-
vertiginoso, possedute da dèi vionali e sabbiosi su cui sorgono di pietra furono, prima che nelle gia di sangue dei figli, la famiglia lo) danno «l’impressione che la
vendicativi incarcerati nei basa- “Catastrofe” in greco gran parte degli edifici. Attraver- baracche, a bordo delle navi: cit- di scheletri a cerchio attorno alla realtà stessa sia provvisoria, e che
menti segreti dell’isola e dello sano il mare, spostandosi a velo- tà oscillanti, di pali e antenne e croce, scoperti mesi dopo duran- la fine si possa annunziare da un
Stretto, pronti a dare con genero- vuol dire cità incredibile. Attraversano le corde e alberi maestri, che pure te gli sgomberi... ), e i morti enu- momento all’altro».
sità – tesori, cibo, bellezza, mito – rivolgimento: città addormentate, la pietra e il divennero rifugi e ospedali e uffi- merati, le vittime definitive se- Le terre di Scilla e Cariddi, pe-
e a riprendersi tutto. Reggio, ad- marmo con cui esse avevano trat- ci e caserme. Da bordo delle città polte senza nome nelle fosse co- rò, han sempre saputo convertire
dirittura, porta nel nome – da la realtà to dalla Storia la loro forma at- d’acqua – si legge nei primi repor- muni, poi nelle statistiche, infine il male in mito, il dolore in bellez-
rhegnymi, “rompere”– l’eco d’an- si capovolse, tuale, modellandola e incidendo- tage, avvincenti come romanzi – in un solo totale. za. Non è un talento che si può
tiche fratture, di cicatrici immen- ciò che era custodito la come una coppa. Esplodono, s’osservavano le rovine ondose E c’è un catalogo delle morti, perdere. Come non si può perde-
se nella pelle più vecchia della infine, in vortici di distruzione delle città di pietra, infinitamente dei modi e delle forme della mor- re la memoria: essa è scritta at-
Terra. (valori, intimità, che polverizzano edifici, vite, sto- più pericolose del mare, col loro te, che si vuol assumere come ri- torno e dentro di noi. S’impari,
Dormivano, Reggio e Messina, beni, affetti) rie. Moltissime vite: ancora oggi carico d’annegati nelle macerie, velatore: si disse, dopo il 1908, piuttosto, a rileggerla. 
città gemelle e dissimili, accomu- non sappiamo quante. Dalle pri- di tesori nascosti, di storie inabis- quel che s’era detto dopo il 1783,
nate dal loro mare chiuso e verti- venne esposto, me stime prudenti delle autorità sate. Con le loro mareggiate di ovvero che gli uomini morti sotto Sopra il titolo il sismogramma
cale, il loro mare prodigioso, ma- ciò che viveva ai dati scarni delle anagrafi, pur pietra, quando le repliche del si- le macerie si trovavano general- registrato il 28 dicembre
dre e nemico. Era l’alba del secolo restò sepolto, esse terremotate, a stime più re- sma (furono centinaia nei mesi mente nell’atto «di liberarsi con all’Istituto sismico di Padova
breve, che veniva carico d’elettri- centi, forse più esagerate: 30mi- successivi) tornavano a fare pau- forza dal pericolo», le donne in- Nella foto a destra panorama di
cità: proprio da pochi giorni a ciò che era sepolto la, 60mila, 100mila. Non sapre- ra, a distorcere ancora il volto già vece con le mani sul capo in se- Messina distrutta
Reggio s’era inaugurato l’impian- affiorò alla luce. mo mai davvero. Dieci minuti do- sfregiato delle città. gno di raccolta disperazione e re- A sinistra la carta n. 16 degli
to di pubblica illuminazione, che po – ma il tempo di quella notte La storia del terremoto – se- sa (a meno che non avessero ac- Arcani Maggiori, “La Torre” o
rischiarava le sue strade ordina- Il caos prese non è calcolabile con strumenti condo gli studiosi non ancora canto bambini, allora erano inva- “Casa di Dio”
te, rafforzava il suo chiarore ma- il posto dell’ordine umani – un maremoto investì le scritta del tutto – e le storie del riabilmente protese a protegger- Sotto il corso Garibaldi di Reggio
rino, la sua fiducia nel futuro. macerie e i sopravvissuti in fuga: terremoto: “catastrofe” è “rivol- li). La morte – in una atroce

La scossa principale fu dell’XI grado Mercalli (magnitudo 7.1)


Lunedì 28 dicembre 1908, alle ore 5,20 e 27
secondi del mattino, si scatenò un terremoto,
con epicentro nel cuore dello Stretto, d’inten-
sità massima pari all’XI grado della scala
Mercalli, con un valore di magnitudo 7.1 (ma
ci sono differenti stime tra gli autori: da 6.7 a
7.3).
A una prima fase sussultoria, di 2-3 secondi,
sarebbe successo un moto ondulatorio con
direzione NW-SE. Dopo un intervallo di un
secondo circa, sarebbero cominciate violen-
tissime ondulazioni con direzione perpendi-
colare alla prima, in senso NE-SW, per un to-
tale di circa 31 secondi.
Dieci minuti dopo la scossa principale un ma-
remoto travolse, con tre successive ondate
che raggiunsero anche i dieci metri, le due
sponde.
Non è ancora certo il numero dei morti: furono
circa 65mila a Messina, 25mila a Reggio
(15mila nel solo capoluogo). I danni, secondo
una recente stima, sarebbero paragonabili a
100 miliardi di euro di oggi.
IV Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 V

CENTO ANNI CENTO ANNI


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Furono descritti
Rombi
spaventosi
e strani
bagliori
nel cielo
Nelle zone maggiormente colpite
gran parte dei testimoni confer-
marono – come scrisse Mario Ba-
ratta nel suo dettagliatissimo “La
catastrofe sismica calabro-messi-
nese. Relazione alla Società geo-
grafica italiana” del 1910 – che
contemporaneamente alla prima
fase del terremoto fu sentito un
rombo spaventoso. Il fenomeno
acustico fu però maggiormente
avvertito nei paesi, dal momento
Nei racconti degli scampati prende corpo un orrore articolato, fitto di sensazioni che la popolazione, per lo più
composta di agricoltori, era sve-
glia. In molti casi, peraltro, fu ma-

Un tempo interminabile scherato dal rumore delle rovine.


Da alcuni venne paragonato a un
immane colpo di cannone, da al-
tri a un rovinare di pietre, o al fra-
casso d’un treno che corre a gran
velocità sotto una galleria. Anche
I più fortunati erano in mare, nel do, il capitano sospende la mano- due o tre volte all’altezza di un me- no scene di raccapriccio, di dolore, le molte repliche furono accom-
momento fatale: il giovane capita- vra e la nave si ferma: «Ogni dire- tro dal pavimento... per fortuna la di tragedia. pagnate da rombi simili a colpi di
no Ermanno Falkenburg si trovava zione è impossibile». E d’un tratto, casa non crollò finché io e i mac- «Mi avviai verso l’ufficio tele- cannone in lontananza.
a due chilometri circa da Villa San nel cielo, dalle due rive opposte chinisti non ci fummo ritirati sotto grafico – raccontò un sopravvissu- Furono osservati anche feno-
Giovanni, al comando del fer- «s’innalzano lentamente, fino a la volta più forte... una parte di es- to reggino – ma tutto era cadente e meni luminosi, sebbene – sottoli-
ry-boat “Calabria”, a bordo del congiungersi, due nuvole nere co- sa crollò, ma là restammo, batten- pareva dovesse crollare... ogni nea Baratta – meno appariscenti
quale viaggiavano 300 persone. Il me l’inchiostro, che spengono ad do i denti, tenendoci per mano tut- dieci minuti avvenivano nuove di quelli osservati in occasione
cielo scintillava di stelle, l’alba era una ad una tutte le stelle. Dopo po- to il tempo che durò la terribile scosse accompagnate da lugubri e del terremoto dell’8 settembre
ancora lontana: «Dal ponte di co- chi minuti comincia a cadere una scossa». Il fenomeno era accompa- lunghi boati... mi affacciai al Corso 1905.
mando dirigevo la manovra quan- pioggia sottilissima di sabbia che gnato «oltre che da terribili boati... Garibaldi: era tutto un ammasso Un bagliore nel cielo fu visto in
do a un tratto un fragore cupo, accieca, che soffoca... ». da una specie di tormenta di fango di rovine... a ogni passo si vedeva- molti centri, tra cui Messina, Bo-
prolungato, che sembrava venire Tutto s’era compiuto, in soli che passava attraverso l’aria... che no scene strazianti... fanciulle che va, Pellaro, Sinopoli, Milazzo,
dalle profondità del mare mi in- trenta secondi. Ma un tempo inter- empiva la bocca senza dar modo di invocavano le madri, mariti che Acireale, Santa Maria la Scala. A
chioda al mio posto. Poi sento il minabile, un tempo soggettivo di- respirare... io mi attaccai al muro tentavano di strappare alle mace- Palmi fu notato un bagliore para-
“Calabria” colare a picco con una latato, nei racconti degli scampati. credendo di morire, e tenendomi rie le mogli... anche via Aschenez gonato a quello d’una immensa
rapidità spaventosa, mentre un «Alle cinque e mezzo, preceduta lungo il muro tentai di camminare era un ammasso di rovine... andai fiammata. Alcuni operai maltesi
urlo di terrore si levava dai passeg- da un rombo spaventoso, s’annun- per le strade... il rumore delle case all’ospedale e lo trovai completa- poco dopo le cinque e un quarto
geri che erano sul ponte e nei salo- ciò la prima scossa – raccontò Ric- crollanti mi assordava». A questo mente distrutto: mi dissero che di del 28 riferirono d’aver osservato
ni». Due muraglie d’acqua si leva- cardo Vadalà, direttore della s’aggiunse «un lungo, lugubre, im- 150 infermi se ne era salvata a una strana luce sull’orizzonte in
no improvvise come a inghiottire il “Gazzetta di Messina e delle Cala- menso strillo da tutti i punti della stento una decina... ». direzione della Sicilia.
ferry-boat in un baratro oscuro e brie”, che si trovava nella sede città: aiuto, aiuto! E dieci minuti Se pure si può ritenere che nel-
salato, ma subito, con la stessa ful- messinese del giornale, in via San dopo era finito tutto». Sopra il titolo Il Palazzo delle Poste le città si siano verificati bagliori
minea rapidità la nave risale in su- Camillo, intento a sorvegliare la Non era finito nulla, ancora: centrali di Messina: l’orologio è riconducibili a corto circuito del-
perficie: lunghissime ondulazioni spedizione –. Tale era l’intensità quell’alba e ancora tutto quel gior- fermo all’ora della scossa le linee elettriche, per altre locali-
squassano lo scafo che ondeggia delle scosse e la violenza con cui le no dovevano portare altri orrori, A destra la fuga degli abitanti tà – conclude Baratta – «si sareb-
senza controllo. «Ed ecco spegner- pareti venivano smosse e il sotto- tra l’incalzare delle scosse di repli- terrorizzati in una delle prime be indotti ad ammettere che an-
si successivamente sulle due rive i suolo si agitava, che non solo le pa- ca, i nuovi crolli, le strade trasfor- copertine di Achille Beltrame per la che in questa occasione non sia
lumi di Villa, di Reggio e di Messi- reti si agitavano come fogli di car- mate in ammassi di macerie sulle “Domenica del Corriere” mancato il misterioso “lampo si-
na... ». A bordo scoppia il finimon- ta, ma io stesso mi sentii sbalzato quali –e sotto le quali –si svolgeva- smico”».

La tragica storia del tenore Angelo Gamba, applaudito poche ore prima del disastro «Udii cadere le campane del Duomo» «La danza folle dei comignoli»

Ebbe la stessa fine di Radamés Un tempo dilatato, articolato,


come se il terremoto fosse du-
rato non trenta secondi ma
molti minuti, in una sequenza
tutte le case e le finestre una
grandine di tegole, di vasi, di
parapetti, di cornicioni si ab-
batteva nelle strade con un fra-
Così Bruno Rossi, giovane
medico messinese che viveva
in piazza Municipio: «Dovevo
tando il quadro di orrore di
quella notte fatale. Quasi sof-
focato dal pulviscolo rientro
partire, ero sveglio, in camera nella camera e ho la sensazio-
«Messina serena e stellata... guarda della moglie, circondato dalle fiam- re indicibile che mi toglieva il ripo- mini e donne, quasi ignudi, ma pun- di mostruoso rallentatore, an- stuono altissimo... subito dopo mia. D’un tratto un rumore for- ne di un duplice e sincrono
il suo nero mare l’innocente Palaz- me. In quello scenario apocalittico so», raccontò poi la Koraleck, rima- to vergognosi l’uno dell’altro, acco- che nel racconto del telegrafi- il moto divenne ondulatorio: fu midabile, come lo scoppio si- movimento di abbassamento
zata. /Si ode solo il cigolìo di una si dice – ma forse è solo leggenda – sta miracolosamente illesa. All’al- munati nella sorte della sventura, sta della stazione ferroviaria di la fine di tutto. Fui scaraventa- multaneo di mille bombe rom- ed elevazione del suolo... poi
carrozza assonnata / e qualche nota che il tenore abbia voluto affrontare bergo Trinacria l’attendeva la fida tremanti di freddo. La sera avanti Messina, Monforte, di servizio to contro il muro: passando di- pe il silenzio della notte e a per lo stato spasmodico della
dell’Aida allegramente fischietta- la morte cantando l’aria finale cameriera Candida, giovane orfana mi pareva di aver raggiunto il più al- quella notte: «Le scosse sus- nanzi alla finestra scorsi una questo – che a me sembra mia respirazione penso di es-
ta». Questi versi di Corrada Castel- dell’Aida, l’addio di Radamés e Aida adottata dalla cantante. Quella not- to grado di felicità (l’Aida aveva sultorie venivano a raffiche, visione di case crollanti, illumi-
letti Cuzari fotografano l’atmosfera alla vita, un addio da sepolti vivi: lo te la passò insonne, fino alle 5.20, avuto strepitoso successo), ora pro-
un’esplosione terribile – suc- sere stato colpito da una angi-
violente, fittissime: i mobili sal- nate da una luce intensissima,
ilare e festosa che precedette la not- stesso terribile destino che era toc- quando arrivarono il boato del ter- babilmente è la miseria...» raccontò cede uno scroscio impetuoso na pectoris... Un nuovo formi-
tavano in aria, i vetri si rompe- che mi abbagliò, come quella
te del terremoto, con Messina che si cato a lui, che toccò a centinaia, for- remoto, il buio, il terrore, il crollo la cantante ungherese in una suc- di piogge, seguito da un sibilo dabile fragore mi fa trabalza-
vano e dalle finestre entrava di un’aurora boreale... poi il
radunava nel Teatro Vittorio Ema- se migliaia, di altri infelici tra Messi- delle scale dell’albergo: abbraccia- cessiva testimonianza. un vento violentissimo. Il perio- muro cadde. Non vidi più nulla, sinistro... Balzo in piedi e corro re: non di case che crollano,
nuele per assistere alla grandiosa na e Reggio. Il tenore cantò «O terra te, le due donne precipitarono fino Miracoloso il salvataggio dell’al- do sussultorio durò una venti- ma udii tutto: prima un solo verso il balcone, apro le impo- ma di pietre precipitanti
messa in scena dell’ “Aida”. Il teatro addio! Addio valle di pianto». Can- al secondo piano e poi fino al piano tro tenore della compagnia, il bolo- na di secondi circa, e fino a crollo enorme, gigantesco, co- ste: i vetri cadono in frantumi... dall’alto... i piani superiori
cittadino era gremito di messinesi e tò, solo e folle nella sua disperazio- terra. Candida si sfracellò sui bloc- gnese Sacchetti: «Tornò a casa spa- quel momento non udii cadere me s’avessero sparati mille sporgo il capo fuori e vedo i co- erano crollati e il materiale
di molti ospiti che si godevano le va- ne, incastrato senza rimedio tra le chi di pietra, mentre la cantante, so- ruto, coperto di cenci, senza camicia mignoli delle case convergere caduto premeva sul soffito
nessuna casa, ma solo un gri- cannoni insieme, che mi stor-
canze natalizie. travi e le pietre, fino a che non spirò lo contusa, rimase a piangere sul (la moglie gli svenne fra le braccia e divergere, a brevissimi e della mia stanza. Sentivo
Alle 20 di quella notte indimenti- accanto ai suoi cari. corpo dell’amica-domestica. Fu alla stazione) e raccontava che la
do altissimo, una invocazione dì... poi un rotolare di pietre,
suprema, un gemito di pianto sottolineato da un coro di ge- uguali intervalli... frattanto un perfettamente lo scricchiolio
cabile del 27 dicembre, con la città La tragedia sfiorò soltanto gli al- quindi trasportata fuori, per poi ri- cena dei cantanti dopo lo spettacolo
intirizzita dal freddo, si metteva in tri componenti della compagnia. trovarsi sulla spiaggia, svenuta, e in- fu tristissima, nonostante il succes- che tutta Messina levava al miti e urla... udii cadere le cam- nuvolo di terriccio, come uno delle travature che incomin-
scena la “recita festiva” dello spetta- «Sentivo in tutto il mio corpo uno fine a bordo della nave italiana che so. Pesava su di loro la malinconia cielo prima di morire... I muri pane della cattedrale e pensai: spesso e sinistro velario, si ciavano a curvarsi sotto il pe-
colo a prezzi ridotti: dalle 12 lire del strano fremito nervoso, un malesse- la portò a Palermo. «Eravamo uo- strana e tetra, un malessere indefi- erano sbattuti come foglie: da addio Messina, addio vita». spande all’intorno, comple- so immenso...». Il Cristo mutilato fra le rovine della Chiesa dell’Addolorata a Messina, che sorgeva nella piazza dei
palco di prima e seconda fila alla lira nibile». Anche le cantanti Perini e “Sette dolori”, poco lontano da corso Cavour, e ospitava numerose statue e quadri andati distrutti
e mezza della galleria. Interpreti il Lipparini (quest’ultima rimase sfi-
soprano ungherese Paola Koraleck gurata sbattendo contro una pare-
(Aida), il tenore Angelo Gamba te), sorprese nel loro alloggio di via
(Radamés), e poi i cantanti Flora San Gioacchino, riuscirono miraco- «Papà, ormai non c’è più speranza per noi qui sotto, prendi un revolver e sparami... » «Un colore fantastico, giallo e cenere»
Perini, Aristide Anceschi, Giuseppe losamente a salvarsi. Rimase inden-
Quinci Tapergi, Francisca Solari, ne anche il maestro Paolantonio che
Umberto Sacchetti, Gaetano Maz- però, quasi per ironia della sorte, Giuseppe Valentino, che nel 1916 sa- moglie... dopo un altro attimo la scos- atroce che la fine stessa invocavo col Raccontò il comandente del preso qualche colore fantasti-
zanti. La direzione era del maestro morì drammaticamente qualche rebbe stato sindaco di Reggio e tra i sa vorticosa, violentissima, rabbio- desiderio, ma rabbrividendo all’idea di cargo inglese “Afonwen”, in co, tra il giallo e il grigio ceneri-
Franco Paolantonio (di cui l’Acca- anno dopo, ucciso a Buenos Aires da protagonisti della rinascita, raccontò sa... il colpo di grazia. Quindi un silen- lasciare mio figlio in quella situazio- partenza dal porto di Messina: no... la città in se stessa era
demia Filarmonica di Messina an- un colpo di pistola sparatogli per «Appena il peggio dell’inon- nera dal fumo, qua e là inter-
così la sua drammatica esperienza di zio di morte, peggiore della morte. Re- ne...».
cora conserva la bacchetta usata vendetta da un professore d’orche- dazione passò io cercai di ve- rotta da lingue di fuoco... gra-
durante quell’esecuzione dell’ope- stra durante una prova. sepolto vivo nella sua casa di piazza stai sepolto, avviluppato dai rottami... I sepolti – c’era con loro anche il piccolo
dere cosa era accaduto alla dualmente allora il mare sem-
ra). Fu un successo: una replica riu- Quelle note verdiane rimasero Amalfitana: «Fu poco prima delle 11, diedi un urlo; mi rispose mio figlio, in- Umberto Zumbo, che viveva al piano di città... potei solo vedere al brò che si calmasse, e il mug-
scita e applaudita, che elevò gli ani- così eternamente scolpite per Mes- cioè dopo circa sei ore, ch’io rievvi vocando la madre, che era a un passo sotto – invocavano aiuto, ma fu solo
mi. Tanti i crocicchi, all’uscita del sina. E non solo. Parecchi decenni principio il profilo delle colline gito del vento e delle onde de-
teatro, malgrado l’ora tarda. E qual- dopo, nell’aprile del 1985, il mae-
l’aria e rividi la luce: sei ore di atroce da noi ma non poteva più risponde- una contadina, Carmela Neri che rispo- e una quantità grandissima di crebbe. Allora urli e lamenti ci
cuno rincasò fischiettando un’aria stro Giuseppe Sinopoli, nato a Ve- agonia! Appena quella scossa diabo- re... e neanche mio fratello...». se all’appello. polvere che si avanzava e av- arrivarono alle orecchie, e po-
dell’opera... nezia ma con lunghi e intensi rap- lica mi ruppe il sonno, balzai dal letto « “Papà, non c’è più speranza – mi dis- Fu molto difficile, le macerie dei tre piani viluppava tutto come in una temmo vedere centinaia e
Molti artisti della compagnia ce- porti con la città dello Stretto, dires- fulmineamente, trascinando meco se il ragazzo – prendi un revolver e spa- erano imponenti (a un certo punto Va- nebbia fittissima... avanti i no- centinaia di persone, semim-
narono assieme, ascoltarono alcuni se la Philarmonia Orchestra di Lon- stri occhi le case e i palazzi pazzite dallo spavento, anda-
brani di Caruso, poi si diressero cia- dra nel concerto che segnò la riaper- mia moglie presso l’unico figliolo un- rami”, e io, affettando di celiare: “Bravo, lentino disse ai soccorritori: «Se resterò
erano andati cadendo al suo- re tutte insieme alla marina
scuno al suo alloggio: Gamba stava, tura del Teatro Vittorio Emanuele. dicenne, Felice, stringendoci tutti e e ora dove lo prendo un revolver?” ... in- soffocato qui dentro aspettate un poco
lo, rovesciandosi e facendo un agitando le braccia al cielo e
con moglie e figli, all’albergo Euro- Ebbene, pochi anni dopo, furono tre... ma subito perdetti i sensi, e così tanto le scosse si susseguivano, por- che mi raffreddi, poi tagliatemi a pezzi e
pa, la Koraleck al Trinacria. Il terre- proprio le note maestose e seducen- rumore così assordante come gridando spaventosamente
rimasi per tutta la durata della scos- tandomi sulle labbra terriccio e polvere, salvate mio figlio!») ma infine uscirono: se diverse polveriere esplo- chiedendo aiuto. Molti di essi
moto li colse come tutti gli altri, nel ti del terzo atto dell’Aida a segnare,
sonno. Gamba si ritrovò da solo, se- il 20 aprile del 2001, la morte di Si- sa... quando riapersi gli occhi intravvi- dandomi l’asfissia e l’affanno... sentivo «Io accasciato, inebetito; mio figlio deli- dessero allo stesso tempo. La si buttarono in mare e nuotaro-
misepolto dalle macerie, con accan- nopoli sul podio berlinese della di davanti a me, per l’ultima volta, mia imminente la fine e il supplizio era così rante in preda a allucinazioni...». terra sembrò come se avesse no verso il bastimento... ».
Reggio, via Plutino alla Marina, una delle strade distrutte dal sisma e dal maremoto to i corpi senza vita dei due figli e La locandina dell’ “Aida” sul prospetto del teatro Vittorio Emanuele a Messina Deutsche Oper.s.d.g.
VI Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 VII

CENTO ANNI CENTO ANNI


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A MESSINA sparirono tutti i punti di riferimento: San Gregorio, la Chiesa di Gesù e Maria delle Trombe, l’Ospedale, l’Università La Palazzata si ergeva come una quinta vuota e ciò che restava degli edifici fu presto aggredito dalle fiamme di inestinguibili incendi

Messina, piazza Annunziata Messina, la Palazzata Messina, via I Settembre Messina, via Santa Marta Messina, Ospedale Civico

Per molte ore nessun messaggio dalle città colpite raggiunse il resto d’Italia e soprattutto il Governo Quella dei saccheggi fu una vera ossessione nelle settimane dopo la catastrofe

Il primo “capro espiatorio”


Silenzio assordante
Un silenzio totale, assordante. Un trasmise a Roma, la prima notizia sciante vuoto di informazioni tra i
gli sciacalli sulle macerie
«La paura dei saccheggi fu un’os-
silenzio tragico avvolse le città e i reale sull’accaduto. Due sole paro- vertici dello Stato e le strutture pe- «Sì, c’era l’inferno laggiù» sessione nei giorni e nelle setti-
paesi colpiti dal terremoto, dove ta- le: «Messina distrutta». Non fu cre- riferiche di due province. Le popo- mane che seguirono al terremo-
cevano telefono e telegrafo. Un si- duto. O fu tragicamente sottovalu- lazioni interessate interpreteranno to» – scrive John Dickie nel suo
L’odissea d’un messinese, Lui- piangenti, con le madri in lacri-
lenzio come una sostanza solida, tato. come perdurare di una lontananza “Una catastrofe patriottica.
una cappa di vetro scuro che isolò Solo due ore dopo, alle 17.25 – storica e politica, come una distra- gi Parmeggiani, ch’era riuscito a me mi si fecero intorno, distribuii 1908: il terremoto di Messina” – .
per ore e ore Messina e Reggio dal e quando s’erano comunque mol- zione imperdonabile della Capitale mettersi in salvo con la moglie, alcuni fichi e riposi gli altri... di lì L’impatto che ebbero le storie
resto d’Italia, dove si cominciò a ca- tiplicate, da tutte le regioni confi- verso territori più che mai bisogne- la cognata e il figlioletto. «Ci fer- a poco mi arrivò un grido acuto, degli “sciacalli” sull’opinione
pire quel che era accaduto soltanto nanti con quelle della distruzione voli di soccorso tempestivo, questo mammo presso il porto... era folle, bestiale. Una donna gio- pubblica italiana può essere mi-
nel pomeriggio del 28, cioè almeno estrema, le comunicazioni su silenzio». Un silenzio che oggi, pericoloso, ma non c’era da vane, completamente nuda, surato dal fatto che fu proprio in-
dodici ore dopo la scossa fatale. “qualcosa” ch’era accaduto –, nell’era “tempo reale”dell’informa- scegliere. Era pericolo dapper- correva urlando, ed alcuni, for- torno all’epoca del terremoto
Nella tarda mattinata del 28 erano giunsero le prime informazioni zione globale, sembra inconcepibi- tutto, in quell’inferno: almeno lì se parenti, l’inseguivano per ri- che l’uso di questo termine s’im-
giunti a Roma telegrammi dalle “originali”, dal tenente di vascello le. Il messaggio della “Spica”, salpa- si poteva sperare di fuggire. Mi prenderla, era pazza! pose nella lingua italiana col si-
prefetture di Catanzaro, di Catania, Belleni, comandante della torpe- ta da Messina alle 9, fu inoltrato so- misi sulla piattaforma di legno Chi può ricordare tutte le scene gnificato di “saccheggiatori”.
di Palermo che informavano del diniera “Spica”, salpata da Messi- lo alle 14.50, da Marina di Nicotera, che poteva cadere in acqua ad orrende e pietose che ci passa- E non si contano, nelle crona-
terremoto avvertito nelle rispettive na subito dopo il disastro col com- in Calabria, la prima stazione tele- una nuova scossa del fondo... di rano allora davanti agli occhi? che e anche nei diari del tempo,
province, ma segnalando danni pito d’informare il Governo e grafica utile: più a sud di essa era là spiavo il mare e gridavo alle Tutto l’orrore che può sognare gli episodi, talora conditi da par-
non troppo gravi. Le uniche a tacere chiedere aiuto. tutto distrutto. Questo il testo: «Ore barche invitandole ad approda- mente umana era là accumula- ticolari truculenti (uno molto ci-
erano Reggio e Messina. Un silen- «Rimane, nelle lunghe ore di 5.20 terremoto distrusse buona re. Ma o non sentivano o non to e noi vedevamo tutto, e quasi tato è quello della donna sepolta
zio ostinato. Ma che non aveva quel lunedì 28 dicembre – scrive parte di Messina. Giudico morti badavano e andavano altrove... rimanevamo impassibili. viva di cui, guarda caso, spunta-
preoccupato nessuno, nello studio Boatti – il continuato silenzio inter- molte centinaia. Case crollate vidi due ragazzetti che mangia- Era l’inferno, sì: se l’inferno c’è, va solo una mano ingioiellata,
di Giolitti. venuto tra la Capitale del Paese e sgombro macerie insufficienti mez- vano baccalà crudo e avevano non può essere peggiore di co- che venne barbaramente mutila-
Anzi, era stato accolto con un parte del suo territorio, l’ango- zi locali. Urgono soccorsi per sgom- cinque reste di fichi secchi, an- sì. Ma se c’è, non dubitate, l’uo- ta da uno sciacallo di passaggio
certo fastidio, alle 14.10, il tele- bro vettovagliamento assistenza fe- dai e li chiesi, bagnati d’acqua di mo farà l’abitudine anche a per rubare gli anelli), o nei quali
gramma “urgentissimo” spedito al- riti. Ogni aiuto sarà insufficiente». mare e sabbiosi com’erano, e quello. Non ci eravamo abituati insiste una sottolineatura del te-
le 10.30 dal sindaco d’un paesino Reggio Suggestivo il racconto che il co- diedi ai ragazzi qualche soldo. noi, in poche ore, a quel fini- ma dell’“estraneo” che ruba alla
della Calabria, Martirano (Cz), il mandante Belleni fece del suo pere- Tre o quattro fanciulli, seminudi, mondo?». città, al suo corpo morto (tipica
quale sottolineava come il terremo-
to del mattino avesse «finito di rovi-
Il telegramma grinare di porto in porto, Scilla Ba-
gnara Palmi, trovando ovunque
l’immagine, molto diffusa e cita-
ta, dei contadini scesi a Messina
nare gli ultimi ruderi avanzati dal
flagello del 1905», con riferimento e il brigadiere morte e desolazione, e torme di su-
perstiti che sotto la pioggia invoca-
La battaglia nelle carceri
– dove questo tema fu molto più
presente e ossessivo che a Reg-
al terremoto di tre anni prima nel
Monteleonese, e sottolineava, po- podista vano aiuto dal mare. Tanto che,
quando infine fu possibile sbarcare
gio – a fare incetta, sulle bisacce
del somaro, di beni altrui).
lemicamente, d’aspettare «da due a Nicotera, sospirò di sollievo: «Il Sicuramente tanti episodi ac-
anni assetto nuova Martirano cui A Reggio circolarono gravissi- resto d’Italia vive ancora!». Tra le altre gravissime emer- A Reggio le forze dell’ordine caddero davvero (come d’al-
prestarono grande interessamento me voci sul comportamento del Intanto, a Catania giungevano genze, a Reggio fu necessa- erano state decimate. In par- tronde testimoniano le condan-
re e ministri». Troppo polemica- prefetto Raffaele Orso, accusa- notizie sempre più inquietanti di rio anche mandare rinforzi al- ticolare, gravissimo il bilancio ne inflitte dal Tribunale di guer-
mente, tanto che Giolitti, quale mi- to d’essere fuggito. Invece il Messina, ma solo alle 16, quando le carceri, dove infuriava una alla caserma Mezzacapo, ra, di cui parleremo più avanti),
nistro dell’Interno, inviò a sua volta prefetto, dato per morto e sal- entrò in porto il piroscafo “Washin- violenta battaglia fra le guar- che era crollata seppellendo ma non sempre e non solo moti-
un telegramma al prefetto di Ca- vato con la moglie dai pompieri gton”, si seppe cos’era accaduto. Lo die e i detenuti che, in preda tutti i militari: 280 soldati, la vati da cupidigia: in molti casi i
tanzaro perché rivolgesse un «seve- dopo molte ore, da una finestra stesso accadde a Siracusa, dove il al panico, a tutti i costi voleva- maggior parte dei quali giova- sopravvissuti, privi di tutto, da-
ro richiamo» al sindaco in questio- della Prefettura, appena emer- sindaco Giuseppe Toscano solleci- no lasciare la prigione. nissime reclute di leva friula- gli abiti al pane, nel caos genera-
ne per il suo «telegramma sconve- so dalle macerie aveva scritto tò al soccorso navi inglesi e russe al- Una settantina di carcerati ne che erano giunte a Reggio lizzato e di fronte alla pessima
niente». un telegramma per Roma, che la fonda tra Siracusa e Augusta. erano riusciti ad evadere, ma nella serata di domenica. La organizzazione dei soccorsi
Eppure, prima d’ogni altra co- aveva affidato – nell’impossibi- Ma già i giornali (“La Tribuna”, il poi tutti, meno una decina che loro prima notte nella caser- “istituzionali” presero quel che
municazione ufficiale, era giunto lità di qualsiasi trasmissione “Messaggero”, il “Giornale d’Ita- riuscirono comunque a pren- ma doveva essere anche l’ul- potevano.
sul tavolo di Giolitti – l’intera vicen- con le linee interrotte – a un bri- lia”) più reattivi del Governo, ave- dere il largo, furono catturati tima. Di certo, l’enfasi sul fenome-
da è ricostruita dettagliatamente gadiere della Guardia di Finan- vano cominciato a stampare a Ro- mentre si aggiravano inebetiti Fu una fortuna che tanti re- no dello sciacallaggio risponde
da Giorgio Boatti nel suo “La terra za, il volenteroso Landuzzi, il ma edizioni straordinarie con ac- fra le macerie alla ricerca dei parti fossero stati dimezzati anche – come sottolinea Dickie –
trema. Messina 28 dicembre 1908. quale, a cavallo fino a Lazzaro e cenni a un terremoto nello Stretto e loro familiari scomparsi. dalle licenze natalizie: l’edifi- a una precisa esigenza di ricerca
I trenta secondi che cambiarono poi a piedi, dovette percorrere al mistero delle città silenziose. Al Il panico scoppiò anche nel cio – definito da Mario Baratta del capro espiatorio (così come
l’Italia, non gli italiani” – il messag- qualcosa come 100 chilometri silenzio e allo iato nelle comunica- carcere di Messina, dove un nella sua analisi «di pessima avvenne nei confronti dei “ribas-
gio d’un umile ambulantista posta- fino alla sottoprefettura di Ge- zioni succedette subito un’autenti- gruppo di reclusi riuscì a fug- costruzione» – si trasformò in sisti”, che specularono in Borsa,
le del diretto Messina-Siracusa, col- race Marina da dove potè spedi- ca “fame” d’informazione in tutto il gire scalando le macerie della una bara gigantesca. Le re- e della burocrazia), dunque a
to dal terremoto mentre era di ser- re il messaggio, che esortava a Paese: “L’illustrazione italiana” do- torre: lo raccontò Casimiro clute non si accorsero di nul- una strategia di rappresentazio-
vizio, tale Antonio Barreca. A piedi, inviare soccorsi via mare. Il tele- vette triplicare la tiratura del nume- Augusto, uno degli evasi che la, per quanto fu immediato e ne finalizzata a gestire emotiva-
in tre ore, l’uomo raggiunse la sta- gramma, spedito alle 20.40 del ro del 10 gennaio. Era cominciata la raggiunse i parenti a Palermo gigantesco il crollo: passaro- Messina, piazzetta della Concezione e macerie di via Cavour mente «i pericoli antropologici e
zione di Scaletta e di lì trasmise a Ri- 29, giunse a Roma alle 21. lunghissima storia “narrativa” del e poi si costituì. no dal sonno alla morte. politici scatenati dal terremo-
posto, che inoltrò a Siracusa che ri- terremoto dello Stretto. a.m. to.» Un’esecuzione sommaria (furono tantissime) a Messina in una tavola della “Tribuna illustrata”, gennaio 1909

A REGGIO le case delle strade parallele alla via Marina crollarono come castelli di carte e furono poi spazzate dalle onde del maremoto Il corso Garibaldi e la via Aschenez erano completamente invasi da mucchi di macerie fumanti, la Cattedrale venne decapitata

Reggio, via Aschenez Reggio, via Giulia Reggio, via Osanna Reggio, via Marina Reggio, rione Santa Lucia
VIII Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 IX

CENTO ANNI CENTO ANNI


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Tre grandi onde anomale che raggiunsero i dieci metri


Un macabro ritrovamento ad Augusta

Dieci minuti Le vittime finite


in pasto allo squalo
dopo la scossa I corpi delle sventurate vittime
del maremoto finirono sulle
no anche ossa lunga e cranio
di un cane adulto e parecchie

ruggì anche sponde più lontane, trascinate


dalla furia delle acque. Ma per
alcune di esse la sorte fu anco-
ra, se possibile, peggiore. Il 26
vertebre dorsali di un grosso
mammifero, probabilmente un
bovino.
Da subito – dopo che vennero

il maremoto
gennaio un peschereccio nei effettuate indagini di medicina
pressi di Augusta, a Capo S. forense dal prof. G. B. Ferran-
Croce, catturò, dopo un’aspra do – si pensò che si trattasse di
lotta, un enorme squalo, iden- vittime del maremoto, sorpre-
tificato poi per un “Carcharo- se dalle onde anomale sulla
don Carcharias”, ovvero uno spiaggia o a bordo di qualche
Le devastazioni maggiori si registrarono squalo bianco, del peso di cir- piccolo scafo. Dallo stato di
conservazione fu dedotto che
ca 800 chilogrammi.
soprattutto lungo la costa calabrese Nel suo tubo digerente furono
trovati, in mezzo ad altro mate-
non era trascorso molto tempo
tra la loro morte e il momento in
riale, avanzi di parecchi cada- cui furono inghiottiti dallo
Dopo circa dieci minuti dal terre- Anche a REGGIO le ondate fu- cendo 112 vittime; a CATONA le veri, tra cui certamente resti di squalo. Inoltre, malgrado la
moto, le acque dello Stretto si riti- rono tre, di altezza decrescente onde arrivarono a circa 4 metri, un bambino di 5 o 6 anni, di un permanenza di un mese, i suc-
rarono e si rovesciarono di colpo, (tra i 6 e i 7 metri la prima, 4-5 me- mietendo vittime (un cadavere adulto che indossava un paio chi digestivi avevano solo in-
con incredibile violenza, in tre gi- tri la seconda, 3 la terza), accom- venne trovato in cima a un alto al- di robusti scarponi, trovati taccato debolmente le ossa
gantesche ondate, sulle rive sici- pagnate da un terrificante rombo bero). La forza del maremoto an- quasi intatti e che ancora cal- più sottili e tenere.
liane e calabresi, aggiungendo di- e precedute dal ritrarsi delle ac- dò decrescendo via via, fino a non zavano i piedi (le gambe erano Un macabro ritrovamento si
struzione a distruzione. que. Il capitano Vicari, comandan- essere nemmeno percepito nella poco intaccate, così come la era avuto anche in occasione
A MESSINA, le acque, prove- te del piroscafo “Quirinale” anco- zona di Bagnara. testa era riconoscibile) e di del terremoto del 1783: il 16
nienti da Sud Est, sorpassarono la rato nel porto di Reggio, raccontò Viceversa, dal lato opposto del- una donna adulta, che indos- maggio, tre mesi dopo il sisma,
bassa spianata di San Raineri e si di tre ondate «come montagne la città, danni ingenti furono cau- sava un abito di tela blu a dise- a Scilla fu ucciso un grosso pe-
riversarono nel porto, dove le im- d’acqua» che ruppero gli ormeggi sati dal maremoto lungo la costa gnini, che fu pure ritrovato. scecane, nel cui ventre furono
barcazioni – le navi mercantili, le della nave e la spinsero prima fuo- da SAN GREGORIO a CAPO Assieme ai resti umani, nel trovati resti umani ancora in-
siluranti, le barche, i pontoni cari- ri e poi di nuovo dentro il porto. La D’ARMI. Le onde invasero e di- ventre dello squalo si trovaro- tatti e rivestiti degli abiti.
chi di merci – ruppero gli ormeggi Pescheria e il Forte a mare furono strussero agrumeti e campi, getta- Il terribile maremoto del 1783 che spazzò Scilla, nella stampa tratta da “La catastrofe sismica calabro-messinese” di Mario Baratta (1910)
e furono spinte le une contro le al- distrutti: non ne rimasero nem- rono con violenza le imbarcazioni
tre. Nel bacino di carenaggio la meno le macerie, trascinate e in- a grande distanza dalla spiaggia
violenza del maremoto sfondò la ghiottite dal mare. I vagoni ferro- (barche furono trovate negli aran-
porta e trascinò fuori il bastimento viari furono trascinati via e sbalza- ceti, alcuni cadaveri furono trova- Le Marine furono sconvolte dalla furia delle acque Le analisi di tecnici e studiosi all’indomani del disastro sulle due sponde
che si trovava nella vasca: la nave ti altrove, sulla costa. ti sugli alberi, gli edifici già demo-
naufragò lì accanto, nei pressi Ma più a nord della città la vio- liti dal terremoto furono ulterior-

Perché caddero gli edifici


dell’edificio. L’ondata maggiore lenza del maremoto fu anche mente danneggiati: di alcuni di es-
sarebbe stata alta circa 2.90 metri, maggiore: a PENTIMELE le onda- si non rimasero che i pavimenti).
le altre due circa 2.55 e 2.15 me- te giunsero fino ai primi vigneti, a In particolare a PELLARO, do-
tri. GALLICO le ondate raggiunsero i ve le onde raggiunsero l’altezza di
Con violenza ancora maggiore 5 metri e in alcuni punti si inoltra- 6-7 metri, distruggendo le case
le ondate percossero il litorale rono a terra per oltre 300 metri, fa- nella zona tra la Fiumarella e la
nord di Messina: a PACE l’ondata fiumara di Macellari, dove l’acqua «Messina non è morta di morte


più alta avrebbe raggiunto i m. arrivò fino alla ferrovia e in alcuni naturale, è perita per suicidio»
4.7; a PARADISO m. 3.70. Un pe- punti la travolse. Il ponte ferrovia- scrisse il 27 gennaio 1909 su “La
scatore, che si trovava in mare a rio sulla Fiumarella – pesante 75 Stampa” uno degli inviati più bril-
una ventina di metri dalla costa, I superstiti tonnellate e lungo 40 metri – fu di- lanti sulle macerie di Messina,
raccontò d’aver sentito un fortissi- velto e spinto a monte con un Giuseppe Antonio Borgese. E con-
mo urto alla barca e d’aver osser- raccontarono estremo a 10 metri dal suo appog- tinuò: «Guardatele, queste car-
vato, con orrore, che le acque si ri- di “montagne gio e l’altro a 38 metri. casse di case, a due, a tre, a quat-
tiravano, fino a che l’imbarcazio- Un’altra località del Reggino tro piani, tutte di materiale fragile
ne non restò in secca. La abbando- d’acqua” altissime venne colpita con incredibile vio- e vile, collocate su fondamenta
nò e fuggì a piedi verso la riva, ma precedute lenza del maremoto: a LAZZARO provvisorie, addossate, come il
fu travolto da una furiosa ondata dal ritirarsi del mare esso si presentò come una colossa- caso voleva, l’una sull’altra. Le pa-
che solo per miracolo non lo ucci- le ondata, che fu definita – nei rac- reti erano sottili come uno strato
se. di parecchi metri. conti dei superstiti – «una cupa di cartapesta, le volte leggere co-
Lievi invece gli effetti a TORRE Le barche muraglia con varie lingue», la cui me gusci di noce, pare dovessero
FARO, dove la spiaggia fu invasa altezza sarebbe stata di 10 metri e risonare se percosse dalle nocche
per oltre cinque metri e in seguito vennero lanciate che spazzò con violenza tutta la di una mano». Proseguì con
si trovarono molti pesci “semina- contro le case, parte inferiore del paese, che ne un’immagine ideale dell’ideale
ti” dall’onda. alcuni corpi ebbe distruzioni ancora maggiori città futura, di villette basse e leg-
All’opposto, l’entità degli effetti che dal terremoto. La morfologia giadre, e abbondanza di legno (le
fu assai più forte a sud di Messina, furono ritrovati della costa ne risultò cambiata costruzioni in legno furono in
raggiungendo un massimo tra sugli alberi permanentemente: essa arretrò di gran parte risparmiate dal terre-
GALATI e BRIGA. ben 175 metri. moto) e «muri parabolici, cemen-
to armato, catene». Una via di
mezzo tra un villaggio svizzero e
un paese mediterraneo...
Edifici pubblici, chiese, interi quartieri andarono in briciole. La comunità, decimata e sotto choc, rimase a lungo abbandonata e senza alcun soccorso In effetti, al di là degli effetti
speciali del giornalismo, c’è molto

Palmi, la bella “sorella minore” che fu distrutta di vero in questa riflessione, per
Messina ma pure per Reggio. Lo
confermano gli studi eseguiti,
nell’immediatezza del disastro,
da insigni esperti dell’epoca, co-
gli edifici pubblici, le chiese, i ne confermata dalla limitatez- guire negli studi dal momento struire una torre civica per do- me Mario Baratta, autore di una
Giuseppe Mazzù
municipi, i teatri: una nuova za dei primi soccorsi e che il terremoto aveva distrut- tare finalmente di un orologio dettagliatissima relazione sui
Pochi giorni fa il sindaco di scossa li distruggeva ancora. dall’enormità dei bisogni del- to la casa paterna in cui viveva una città nella quale «si era danni alla Società geografica, e lo
Palmi, Ennio Gaudio, ha con- Palmi, capoluogo di circon- la popolazione rimasta per la numerosa famiglia. Un tra- persa la dimensione del tem- stesso Giuseppe Mercalli, lo
segnato una medaglia con il dario dell’omonima Piana, strada e senza cibo. sferimento che dovette essere po» (ma passarono circa 5 an- scienziato che dà il nome alla
simbolo della città ad un uo- queste ferite le subì tutte ed in La catastrofe segnò in mo- a dir poco traumatico; e come ni prima che i rintocchi “scala sismica”. O anche il giappo-
mo che ha festeggiato il secolo vario modo cercò di superarle, do decisivo il futuro della cit- lui quella sorte toccò anche a dell’orologio tornassero a nese Fusakichi Omori.
di vita. Perché la generazione ma i costi furono altissimi e tà. I ritardi e le lungaggini tanti altri calabresi, senza scandire le ore... ). «La catastrofe immane che ha
del terremoto del 1908 ancora ancora si pagano. Nel dicem- nell’opera di ricostruzione si contare i molti superstiti che Con la cattedrale e le chiese travolto Messina – scrisse Baratta
non è scomparsa, come non è bre del 1908 la cittadina con- prolungarono fino agli anni vennero direttamente tra- furono anche cancellate le at- – oltre che dalla inaudita concus-
scomparso il ricordo di quan- tava quasi 14.000 abitanti ed ’60. La distruzione o il dan- sportati in altre regioni per es- tività artistico-religiose, e pri- sione tellurica dipende da alcuni
to avvenne in quel lontano oltre 2200 edifici: il sisma neggiamento di interi quartie- sere aiutati o curati. Una spe- ma fra tutte quella cultura altri coefficienti», ovvero «le con-
giorno del 28 dicembre. provocò circa 600 morti, un ri e di tutte le più importanti cie di diaspora che divise le fa- musicale che a Palmi – attra- dizioni litologiche e topografiche
«Un colpo di tosse della ter- migliaio di feriti e la distruzio- chiese (dal Duomo a San Roc- miglie al di là della decimazio- verso la benemerita attività del suolo; la natura e lo stato delle
ra malata… e la sorella mino- ne o il danneggiamento di co, dal Rosario alla Madonna ne provocata dal sisma. dei “maestri di cappella” – costruzioni e dei danni subiti in
re di Messina e Reggio scoppia quasi tutto il patrimonio abi- del Soccorso), del municipio, Sul destino degli edifici aveva favorito la nascita di occasione di precedenti terremoti
come un melograno maturo, tativo. del Ginnasio e del Teatro, di sventrati dal terremoto anco- personalità artistiche illustri e non riparati a regola d’arte».
ingoiando negli spacchi verti- Il giornalista milanese Ma- cui la cittadina menava vanto ra oggi non sono sopite le po- come Nicola Antonio Manfro- È diverso se nel sottosuolo si Il Palazzo delle Regie Poste e telegrafo di Messina: la facciata si sbriciolò
ginosi centinaia di destinati» rio Marasso, come ricorda Isa- da diversi secoli, provocò un lemiche: vennero abbattuti il ce e, soprattutto, Francesco trovano terreni alluvionali recen-
così rievoca Leonida Repaci il bella Lo Schiavo nel suo libro arretramento anche da punto municipio, la cattedrale e le Cilea. ti, sabbie, acqua o rocce cristalline tivano oltre misura, da cui le rovi- chiati sulla polvere e i ruderi sen- terrosa dei piani di Modena e
ricordo dell’infanzia e lo tra- sui terremoti della Piana, di vista della qualità della vita chiese, e lo stesso destino fu La distruzione del teatro se- (il messinese forte Gonzaga, che ne immense dei palazzi più fasto- za nemmeno portar la minima Condera, due zone cittadine) con
duce in alcune delle pagine scrisse nei primi giorni di gen- e del tessuto culturale della riservato al Teatro comunale gnò, per il centro più grande sorgeva sul cristallino, subì solo si. E i materiali? Pietrame non traccia delle malte che li doveva- poca calce. E sono impressionanti
più belle della sua “Storia dei naio 1909: «A Palmi la piazza città. che, lasciato in abbandono fi- della provincia dopo Reggio, lievissimi danni). Ed è diverso se, omogeneo, calce di qualità sca- no tenere legati. Ciò indica che il le conclusioni cui giunse dopo
Rupe”, quando il terrore sca- grande è diventata un accam- Molti furono gli emigrati a no al 1938, venne poi defini- la scomparsa d’un elemento su tutto ciò, si costruisce in un mo- dente, sabbia marina non ade- mattone non era stato preventi- aver osservato le rovine della Ca-
tenato dal terremoto portò la pamento, tutta occupata dalle causa del terremoto, tra i qua- tivamente distrutto. Al suo importante della vita sociale e do scriteriato o in un modo ocula- guatamente lavata, ciottoli roton- vamente annegato nell’acqua: il serma Mezzacapo, che seppellì
popolazione superstite di Pal- tende della Croce Rossa e de- li si ricorda lo stesso scrittore posto ora c’è una piazza, come culturale, un elemento di cui to, come fece subito notare il po- di a superficie levigata. che sarebbe stato necessario in circa 270 soldati (per lo più reclu-
mi a portare via dalle chiese i gli ospedali. Voglio essere Leonida Repaci che, ancora al posto della cattedrale e del- ancora oggi si sente la man- satissimo Baratta. «Mentre negli edifizi più anti- una località il cui clima caldo fa te giunte solo la sera prima a Reg-
santi, in processione, chieden- condotto al Comando per ave- bambino, fu portato a Torino, la chiesa di S. Rocco (ma la canza. Lo studioso – come il collega chi – si legge nel Baratta – le rovi- asciugare con troppa celerità le gio): «la sua costruzione era pes-
do almeno al cielo quell’aiuto re informazioni, ma questo presso un fratello, per prose- chiesa “baraccata” ancora esi- A Palmi, in quei giorni, ac- giapponese Omori – puntò subito ne si presentano in generale in malte, impedendo loro di compie- sima», e aveva già subito danni
che in terra tardava ad arriva- non è che un utopistico desi- ste, cfr. pg 17). corse anche Don Orione che il dito sulle «sopraelevazioni scri- massi di grandi dimensioni, nelle re una presa efficace». per i sismi del 1894 e del 1905 e
re. E sì che era una terra che derio. Il Comando? Che cosa Oltre ai morti, quindi, la cit- assieme alle autorità eccle- teriate», realizzate senza raffor- nuove costruzioni, data la peggio- Per Reggio, Baratta analizzò in 1907. «Come mai le autorità com-
conosceva bene quel flagello, è, chi comanda ? Tanto var-
Si spense per sempre tà subì un effetto destabiliz- siastiche, in prima fila il ve- zare la struttura muraria primiti- re qualità delle malte, i muri sono particolare il quartiere di Santa petenti – si chiese Baratta – hanno
patito già tragicamente nel rebbe chiedere assurdamente: una ricchissima zante per la scomparsa di tutti scovo di Mileto mons. Giu- Dall’alto: nella Marina di Reggio, attraversata da una lunghissima crepa, una barca trascinata in strada dalla furia va; sui muri troppo esili; sui rive- stati letteralmente ridotti in bri- Lucia, che fu duramente colpito: i permesso una costruzione pessi-
1783, e poi tra il 1894 ed il chi obbedisce? Non se ne ha i riferimenti quotidiani: l’an- seppe Morabito, aiutò tanti del mare; nella Piazza della Madonnella a Pellaro il mare lambisce i ruderi di case e muri, che prima della catastrofe stimenti esterni sontuosi che non ciole... nelle parti costruite in la- muri erano fatti esclusivamente ma sotto tutti i rapporti, specie poi
1908, tanto che non si faceva traccia di questo mito. Co- attività culturale no successivo l’amministra- bambini rimasti orfani a tro- erano lontani dalla riva; a Messina l’approdo dei traghetti sconvolto (Archivio Centrale, Carte Brusati, scatola 15) formavano un corpo unico con la terizi la struttura si è sciolta, e i di pietrame rotondo, di ciottoli e in una regione di elevata sismici-
nemmeno in tempo a riparare mandano tutti». Una situazio- zione comunale decise di co- Superstiti di Palmi davanti alla Cattedrale in rovina vare un asilo.  struttura muraria, ma la appesan- mattoni giacciono ammontic- di “maddo”, o “mato” (una malta tà?». Già, come mai? a.m.
X Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 XI

CENTO ANNI CENTO ANNI


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Nello Stretto accorsero navi di molti Paesi, ma la Marina zarista si distinse negli aiuti alla popolazione Alle comunicazioni tardive e all’incomprensione dell’accaduto s’aggiunsero discutibili scelte e decisioni

Ritardi, incongruenze, confusione


Quegli “angeli”, i russi la pagina nera dei soccorsi nazionali
della Royal Copenhagen, apposi- di chi resta pietrificato e le gri- late, gli ufficiali in licenza, vertici periferici e statali sono na nel tardo pomeriggio.
Attilio Borda Bossana tamente disegnato da Arnold Patrizia Zangla da e i pianti di chi è atterrito. Il inoltre caserme e Comandi sul lontane dall’acribia, con caute- Intanto a Reggio, dove gli
Krog, per raccogliere fondi. Il piat- cielo è macchiato di nero, una luogo sono crollati. Si creano la riferiscono fra l’altro il lungo aiuti esterni arrivano nel pome-

F G
u, quella del 28 dicembre to, prodotto in 1107 esemplari, ri- li ultimi giorni del nuvola cupa di polvere lo av- situazioni anche inverosimili: i iter della torpediniera “Spica” riggio di quel fatidico 29, sotto
1908 nello Stretto, la pri- produceva la sagoma di una nave 1908. È l’alba. Un’al- volge per effetto delle esplosio- marinai della Piemonte, all’at- cui sono affidati i telegrammi la pioggia violenta che flagella
ma grande sciagura che lo vichinga a vela, con lo stemma da- ba da annoverare ne- ni causate dal gas sprigionatosi tracco nel porto di Messina, diretti a Roma, trasmessi da senza tregua la città già strema-
Stato italiano, appena nato nese e la parola Caritas, su di un gli annali della Sto- dalle tubature divelte e squar- procedono al recupero del pro- Nicotera in Calabria, per uffi- ta, il generale Mazzitelli, coa-
dal Risorgimento, avrebbe dovuto lato, con un impianto di agave ria. I cronisti riferiscono che ciate e già nell’aria si avverte prio equipaggio, in primis alla cializzare l’accaduto. diuvato dal comandante Cagni,
affrontare. Il 1908 non si era aperto l’iscrizione, Messina 1908. Messina vive «la grande sven- l’odore acre dei corpi putrefat- ricerca del comandante Passi- Lo stesso comandante Maz- fronteggia con ben maggiore
con i migliori auspici per l’Italia; a Ma l’intervento che più di ogni tura», da viva diventa luogo di ti. In lontananza la città appare no, sceso a terra nella serata za da Catania raggiunge Messi- spirito pragmatico l’emergenza.
Napoli era scoppiata un’epidemia altro accese uno storico legame morte in attesa di soccorso. Si- un maestoso e terrificante in- precedente per raggiungere i na con la linea ferrata solo nel- Al momento della scossa al
di vaiolo e la crisi della disoccupa- con la popolazione messinese fu tuazione simile vive Reggio. cendio. E inizia l’attesa... ». suoi cari, e ritrovato con i fami- la tarda serata del 29. Le azioni porto cittadino di Messina so-
zione si avvertiva in tutto il Paese e quello di tre unità della squadra Complesso e articolato il pro- Da subito sembra che la liari sotto le macerie. Iniziano d’intervento organizzate auto- no attraccate navi straniere, le
mentre negli Stati Uniti si concre- navale russa. L’incrociatore Maka- blema del ritardo e delle sue componente emotiva prenda il prive di coordinamento singole nomamente dal Maggiore Gra- austriache Andrassy, che con il
tizzava la linea aerea Boston-New roff e le corazzate Slava e Tzésaré- derive. Molti commentatori sopravvento mentre molti azioni di soccorso, mentre si ziani incontrano invece ostaco- maremoto si incaglia, e la ge-
York, il 24 maggio a Roma il pilota vitch e successivamente anche contemporanei, fra cui Sabati- comportamenti istituzionali affrontano le emergenze im- li burocratici nella messa in mella Nagy Lajos, il Produgal,
francese Lèon Delagrange realizzò l’incrociatore Bogatyr, partiti dal ni, affermarono che al terre- alimentano ragionevoli dubbi. mediate. Da Malta, raggiunta pratica. l’Algarve, i mercantili inglesi,
il primo esperimento di volo in Ita- porto di Augusta, offrirono l’aiuto moto sismico seguì quello am- Sarebbe stato opportuno pro- dalle notizie telegrafiche nel C’è dell’altro. Il piroscafo Ebro, Drake, Afonwen, Chesa-
lia. Tanti appunti per la memoria dei loro equipaggi alla popolazio- ministrativo, l’emergenza di- cedere a segnalare l’accaduto, primo pomeriggio del 28, sono Regina Margherita, in cui si so- peake, una nave cisterna e cin-
storica di quel tempo, ma di minima ne terremotata. Alla Divisione na- venne fatto politico. Sotto ac- allertare le autorità militari e predisposte azioni di soccorso, no imbarcati i Bersaglieri, sten- que torpediniere d’alto mare
portata rispetto a quella catastrofi- vale orientale della Marina Russa, cusa un Governo, un Parla- civili regionali e nazionali, e sull’incrociatore inglese Mi- ta a partire da Palermo, nel tra- italiane, fra cui “Spica”, “Scor-
ca distruzione che ebbe eco mon- che intervenne nelle prime tragi- mento. fronteggiare l’isolamento. Il nerva sono stipati aiuti mate- gitto perde in mare tre soldati, pione”, “Serpente” e l’incrocia-
diale e fu interpretata dall’opinione che ore del dopo terremoto, si unì Con una convocazione tardi- generale Mazza, nominato riali, che, giunti a Messina, fa- ripescati poco dopo, e giunge a tore “Piemonte”. Tuttavia il
pubblica, a pochi anni dall’inizio di poi anche il vascello di linea della va, nella serata del 28 si riuni- commissario straordinario per ticano a venir somministrati Messina la mattina del 29. Nel- primo soccorso organizzato
quel secolo breve che avrebbe visto flotta del Baltico Gloria, che tra- sce il Consiglio dei Ministri. Sul il terremoto, non garantisce la per la lentezza delle disposizio- lo stesso giorno sempre a Pa- parla una lingua sconosciuta.
due guerre mondiali e profonde tra- sportò feriti e superstiti a Napoli. finire della mattinata erano coesione fra Esercito e Marina, ni governative. La conseguen- lermo sono prelevate dalle navi Parla russo. Già alle sette del
sformazioni culturali, sociali ed Furono poco più di tremila tra giunte a Roma solo alcune se- manca un polo decisionale, ma za è un incidente diplomatico da guerra russe altre truppe di mattino da Augusta approda al
economiche, come uno dei primi ufficiali e marinai, imbarcati sulla gnalazioni, fra cui telegrammi di fatto anche i vertici dei Co- con la Casa inglese, pronta- soldati italiani impossibilitati a porto la squadra navale del
eventi della dimensione globale. Admiral Makarov, di 7835 tonnel- dei prefetti di Catania e Paler- mandi. È appena passato Nata- mente messo a tacere. Le rela- partire coi propri mezzi, che Baltico. I marinai russi sono
Da quel tragico momento si in- late di stazza; sul Bogatyr di 6550 mo che segnalavano l’accaduto le, molte caserme sono spopo- zioni di Mazza sui contatti fra i ormeggiano al porto di Messi- giovani, corpulenti, forti, disci-
nescò un forte rapporto fra le città I marinai russi trasportano un ferito verso la nave-ospedale a Messina tonnellate, incrociatori questi con con toni smussati, lontani dalla plinati ma la coscienza sociale
dello Stretto e la solidarietà inter- un equipaggio di 570 e 593 uomi- forza immane sprigionatasi da li memorizza come presenze
nazionale, che vive ancora oggi e dore Roosevelt, per una crociera (1857-1930). Ma anche la presen- mente l’incrociatore Hertha e ni; sulla Slava, 14 mila tonnellate, chissà quale abisso, così quel angelicate, malgrado per loro
che viene ricordata con pagine intorno al mondo. Salpata dal za britannica nell’area dello Stret- quindi l’incrociatore Viktoria Lui- e sulla Cesarevic, 13 mila tonnel- lunedì 28 dicembre a Palazzo volontà sia rigidamente appli-
toccanti di umanità e sacrificio. La porto di Hampton Roads, Virgi- to, subito dopo il terremoto, fu ri- se, che non era stato raggiunto dal late di dislocamento, che imbarca- Braschi, sede del Governo, si cata la norma di passare per le
mobilitazione fu corale e venne nia, allo scopo di dimostrare la ca- levante e recenti studi hanno re- primo messaggio. Dalla Germania no rispettivamente 825 e 778 uo- continua pigramente a lavora- armi, con provvedimenti som-
dalle regioni italiane, da organiz- pacità navale americana oltreo- stituito un’immagine poco nota di mini di equipaggio; oltre a 20 uffi- re. È presidente Giovanni Gio- mari e fucilazioni immediate,
zazioni sanitarie ma anche da go- ceano, la flotta dal 7 luglio 1908, Messina di inizio Novecento e ciali, 4 conduttori e 260 capi e co- litti, piemontese compassato chiunque sia sospettato di sac-
verni europei e non. Alle opera- da San Francisco aveva intrapreso dell’interesse inglese a partecipa-
I solidi “fanciulloni muni delle cannoniere Giljak e ed energico statista, abile cheggio. In città dilagano i sac-
zioni di soccorso parteciparono la seconda fase della crociera in re alle operazioni di soccorso e al- del Volga” erano Koreec. esempio di equilibrismo politi- cheggi collettivi, alimentati dal
numerose navi mercantili e navi Pacifico e, poco prima di Natale, la rinascita della città. La Gran Tutte quelle azioni di profonda co, che gli vale fra l’altro la bol- bisogno e dalla disperazione.
da guerra della Gran Bretagna, aveva lasciato Ceylon, diretta in Bretagna rispose alle richieste di disciplinati, rigorosi, solidarietà sancivano nei fatti rap- la di Salvemini di “Ministro In quel caos la croce blu della
della Francia, della Danimarca, Mar Rosso, attraversando il Cana- aiuto del re Vitorio Emanuele III, infaticabili: nel caos porti di amicizia già consolidati della malavita”, per l’efficace Marina zarista rappresenta
della Germania, della Grecia, del- le di Suez, il 3 gennaio 1909. Dopo inviando tra l’altro a Messina con tra la Marina militare italiana e capacità di servirsi opportuni- l’ordine. Le navi italiane dei
la Spagna, della Russia e degli Sta- aver fatto rifornimento di carbone la Royal Navy una sezione specia- incarnarono l’ordine quella imperiale, formalizzati nel sticamente dei voti del Meri- soccorsi si allineano al porto in
ti Uniti. In tutta l’area dello Stretto a Port Said, la flotta si divise, tem- le della Ramc (Royal Army Medi- 1902 dalla visita di Stato a Pietro- dione per rimanere al potere. terza fila, giungono il mattino
si ritrovarono, oltre a 43 navi della poraneamente in diverse unità e cal Corps), con due membri del burgo di Vittorio Emanuele III, do- In un Paese in cui sono rilevan- del 29. La seconda fila è occu-
Regia Marina, più di cento piro- la Prima Divisione si diresse rapi- Qaimns (Queen Alexandra’s Im- inoltre, salpò immediatamente po il suo insediamento sul trono ti le tensioni sociali e in cui si- pata dalle flotte inglesi, l’incro-
scafi, con marinai, soldati, opera- damente a Messina e a Reggio Ca- perial Military Nursing Service) e per lo Stretto il battello di traspor- d’Italia, avvenuto il 30 luglio del derale è la distanza fra un ciatore inglese HMS Sutley da
tori sanitari e un consistente navi- labria per portare assistenza uma- un’unità ospedaliera, assieme a to Therapia, della Compagnia Llo- 1900. Un disteso clima di collabo- Nord intento al suo decollo in- Malta approda pochi minuti
glio minore. nitaria. La flotta, il primo squadro- forniture e razioni per dieci giorni. yd. La nave Khalif per conto della razione, cementato da diversi in- dustriale e un Sud politicamen- dopo le unità russe.
ne e la prima divisione erano co- Le navi HMS Boxer, HMS Eurya- Germania trasportò rilevanti contri in quegli anni, determinò te ed economicamente depres- Da questa angolazione an-


mandati dall’ammiraglio Robley lus, HMS Exmouth, HMS Lanca- quantità di materiale di soccorso gli scali nei porti italiani della flot- no» del 1. gennaio 1909 scrisse a si ai soccorsi che la torpediniera so e vittima del sistema cliente- che il terremoto resta una pagi-
D. Evans che alzava le sue insegne ster, HMS Philomel, HMS Sutlej da Amburgo a Napoli, dove molti ta baltica, il crociera d’istruzione proposito dei marinai russi: «...in italiana Elba aveva portato ai ma- lare, il terremoto è più di un na di Storia drammaticamente
sulla Uss Connecticut (BB-18). La operarono, assieme ai mercantili terremotati erano già stati ricove- nel Mediterraneo con a bordo gli uno scenario terrificante di rovi- rinai russi dell’incrociatore Vayag dramma, è un disagio colletti- vissuta all’italiana. Come sug-
Si ritrovarono US Navy intervenne sul luogo del Afonwen, Chesapeake, Cretic, rati negli ospedali. allievi ufficiali dell’Accademia na- ne... a un tratto sono apparsi dei nella battaglia del 1904 nell’area vo difficilmente sanabile. gerisce Braudel, la storia è rit-
disastro anche per recupeare le Drake, Ebro, Mariner, Ophir, Vito Durante il suo viaggio in Medi- vale imperiale russa. In questo visi umani, contratti dalla sorpre- del Borneo, durante il conflitto Il termine generico di “ritar- mata «dalle oscillazioni brevi,
nel mare tra Messina salme del console statunitense e portando i soccorsi alle popolazio- terraneo, l’incrociatore leggero scenario s’inquadra, nel dicembre sa, dall’ansietà e dalla pietà; degli russo-giapponese. do” comporta un esame rapide, nervose», proprio come
e Reggio più di cento della moglie, uccisi nel crollo del ni. Il giorno del disastro alla Ger- Hejmdal, della Marina militare 1908 la presenza delle navi russe uomini sono apparsi, venendo dal Fu certamente un’azione effi- dell’evento su fronti differenti, una devastante scossa di terre-
consolato americano di Messina. mania venne dato l’ordine a tutte danese, comandato da J.H. Schul- (tra cui la Tzésarévitch, riconver- mare, scendendo da una nave... cace quella dei russi, estremamen- intersecati fra loro, a seconda moto.
piroscafi, Lo Scorpion, Fleer’s station le navi tedesche presenti nel Me- tz, fece subito rotta sul porto di tita dopo aver partecipato al con- venuti dal mare per soccorrere i te organizzati, addestrati e ben che si sia protagonisti del tem-
provenienti ship a Constantinople, e la Celtic diterraneo di raggiungere subito Messina per assistere, con i 156 flitto russo-giapponese), tutte alla messinesi! Erano naviganti, uffi- equipaggiati, nel portare soccorso po, sopravvissuti o osservatori Sopra il titolo i marinai inglesi della
da Gran Bretagna, rilevarono quindi la Connecticut e Messina con medicinali, coperte e uomini dell’equipaggio, i supersti- fonda nella rada di Augusta, nei ciali e marinai; di un’altra nazio- a una popolazione stremata e pri- esterni, e con il distanziamento corazzata “Minerva” imbarcano i
l’Illinois, che così poterono ripren- viveri,e di prestare aiuto per salva- ti del sisma. E sempre da parte del- giorni precedenti il sisma. ne, di un’altra terra, giunti da mari va, sino a quel momento, di qual- critico odierno. Ritardo è: con- feriti a Messina; superstiti di Reggio
Francia, Danimarca, dere la crociera, lasciando Messi- re i sopravvisuti, nonché di tra- la Danimarca venne una singolare La scrittrice e giornalista Matil- lontani, da mari nordici, parlanti siasi aiuto; il loro successo fu an- fusione burocratica e contrad- che attendono i soccorsi (FOTO
Germania, Grecia, na il 9 gennaio. La Uss Celtic, al sportare i feriti negli ospedali. forma di aiuto, attraverso la ven- de Serao (1856-1927), in una cor- un’altra lingua e ignari della no- che determinato dal metodo con dizioni negli ordini, assenza I marinai italiani della “Regina Elena” impegnati nei soccorsi furono scambiati per russi: l’errore si ARCHIVIO DI STATO DI REGGIO)
comando del tenente di vascello Giunsero a Messina immediata- dita di un piatto commemorativo rispondenza apparsa su «Il Gior- stra, naviganti e soldati insieme cui fu affrontata l’emergenza, dal- iniziale di informazioni tra le è propagato sino ai nostri giorni, ma la verità storica di quest’immagine va ristabilita
Spagna, Russia e Usa Reginald Rowan Belknap, portò appartenenti a una nave da guer- la grande abnegazione e anche strutture periferiche provincia-
nella città distrutta e affamata ol- ra, alla nave russa Admiral Ma- dalla disciplina dell’intero contin- li e i vertici dello Stato, incom-
Delle oltre diciassettemila per- tro ottomila tonnellate di materia- kharoff. E questi ufficiali e marinai gente russo. Sebbene fossero uo- petenza nella gestione degli in-
sone ritrovate vive sotto le mace- le di vario genere. L’episodio fu ri- si sono messi a estrarre i sepolti vi- mini duri, e non avessero esitato terventi d’aiuto, indugio Il generale Francesco Mazza, l’uomo sbagliato nel posto sbagliato
rie, moltissime furono salvate dal- cordato il 22 aprile del 1994 nel vi da sotto le pietre delle case di nell’applicare provvedimenti nell’invio delle navi nazionali,
le marinerie giunte nello Stretto corso di un incontro che l’allora Messina, essi per primi; si son sommari contro veri o presunti nello sbarco dei militari – mal
all’indomani del 28 dicembre sindaco di Messina, Salvatore messi a raccogliere i feriti, a cerca- saccheggiatori, furono percepiti attrezzati e in numero ridotto «Ancora negli anni Settanta, lista Giorgio Boatti nel suo bilì tenacemente a bordo del pasti dei sopravvissuti (pare
1908. Più di 13 mila superstiti ri- Leonardi, ebbe con la figlia re di medicarli, di sollevarli con come angeli salvatori: il loro ordi- rispetto alla necessità dei feriti nei quartieri più popolari di “La Terra trema. Messina 28 “Duca di Genova” (che, nuo- che abbia persino protestato
cevettero aiuto dai militari italia- dell’ammiraglio Belknap, la signo- qualche cordiale; si sono messi a ne rigoroso, la loro ferrea discipli- – iniqua distribuzione dei vive- Messina e Catania c’era dicembre 1908. I trenta se- va e comoda, avrebbe dovu- perché a bordo non gli ser-
ni, 1300 da quelli russi, 1100 dagli ra Mary Rowan Belknap Howard. confortare i moribondi e a chiude- na e organizzazione restituiva una ri e dell’acqua, abbandono di qualche vecchio, sopravvis- condi che cambiarono l’Ita- to fare da ospedale) e non vivano il dolce, e abbia fatto
inglesi e 900 dai tedeschi, ma fu- Il comandante Belknap, che poi re gli occhi ai morti». parvenza di senso nel caos, risto- molti paesi devastati. A questo suto al terremoto, che ci te- lia, non gli italiani”». scese pressoché mai a terra giungere da Palermo un pa-
rono anche consistenti le opera- scrisse e pubblicò un diario di que- Furono pagine d’eroismo e soli- rava anzitutto il morale. Si originò s’unisce l’impressione d’ap- neva a raccontare come fos- (scrisse “Il Secolo” il 16 feb- sticcere). Si fecero ironie sui
zioni condotte da piroscafi della gli eventi, accompagnato da darietà dei «fanciulloni del Vol- da subito un mito di fratellanza prossimata superficialità degli se nata, in quei giorni ormai In effetti, il generale France- braio 1909: «Si dimenticò di suoi orari e sull’inadegua-
marineria mercantile internazio- schizzi, portò gli aiuti che la Croce ga», come li definì Carlo Antonio che ancora oggi, dopo un secolo, aiuti istituzionali, di contro al- lontani, l’espressione «non sco Mazza, 67 anni, sul fi- fare quello che pure faceva- tezza dei suoi ritmi: ore e
nale, oltre che dal naviglio requisi- Rossa americana aveva raccolto, Fratta sul «Corriere d’Italia», e che persiste. la competenza dei soccorsi capire una mazza», diffusa nire della carriera, non si di- mo noi, poveri diavoli di ore devolute al cioccolato
to per l’occasione dal Governo ita- nel 1910, coordinò anche la co- restarono nel cuore di tutti anche stranieri, inglesi e russi, e poco poi in tutta la penisola. A stinse certo per acume e giornalisti. Si dimenticò di mattutino, ai pasti, alle fu-
liano. struzione di oltre 5000 alloggi ba- per ciò che quegli infaticabili ma- Sopra il titolo la popolazione dopo una rigida applicazione ispirarla sarebbe stato l’ope- nemmeno buonsenso. Colto rimanere a terra, di vivere la mate sul cassero.
Ai soccorsi ma soprattutto raccati nel quartiere Mosella: era- rinai dalla fibra eccezionale erano messinese aspetta i soccorsi; i dello stato d’assedio, unita- rato contraddittorio, talvolta dal disastro a Palermo, per vita dei su-
all’opera di ricostruzione contri- no abitazioni in legno, a un solo capaci di dire dopo dodici, quat- marinai russi imbarcano i feriti mente alla lentezza nelle azio- ristretto e incomprensibile, giunta “influenzato”, il ge- perstiti, di Al di là del folklore, pur fa-
buirono significativamente gli piano, il cui materiale necessario tordidi ore di lavoro continuato Al centro i soccorsi in una tavola ni di riconoscimento delle sal- del pacioso generale France- nerale, autorità militare più pensare un cendo del suo meglio, Maz-
Stati Uniti, con gli equipaggi delle fu trasportato dalla Uss Celtic, nel sulle macerie. de “Le petit journal” del 17 me e nella costruzione delle sco Mazza (nella foto), ori- alta in Sicilia, si trovò in una po’ con lo- za si mostrò gravemente
navi Connecticut e Illinois dell’Uss corso di tre viaggi da New York a «Nitcevò» (non è niente). Altri gennaio 1909 baracche. Una ricostruzione ri- ginario di Rivanazzano, faccenda più grande di lui. E ro»), preoc- inadeguato, schizofrenico
Culgoa (AF-3) e della Uss Yankto, Messina. Le strade del quartiere marinai russi, per schermirsi di Sotto: i soldati morenti a Reggio corda: «Sono ore agitate, con- nell’Appennino pavese, in- da subito la stampa fu im- cupandosi negli ordini, schiavo della
tutte unità della Great White Mosella presero così il nome di il- fronte agli accorati ringraziamen- che chiedono di baciare il fuse... morte, macerie, voragi- caricato di applicare lo stato pietosa: innumerevoli le ac- più dell’eti- burocrazia, più preoccupa-
Fleet, squadra navale che il 16 di- lustri americani a cominciare a ti, dissero ai superstiti portati in tricolore (tavola di Achille ni, fiamme, onde anomale di d’assedio nelle zone terre- cuse, le riserve, i sarcasmi chetta a ta- to dei caveau delle banche
cembre 1907 era stata inviata dal quello del presidente del tempo, salvo: «Voi ci avete aiutato a Ce- Beltrame, gennaio 1909) un violento maremoto e una motate. Così scrive il giorna- contro di lui. Lui che si sta- vola che dei che dei sopravvissuti.
presidente degli Stati Uniti, Theo- William Howard Taft “The Angels of Mercy”: la Croce Rossa in azione in una cartolina d’epoca mul’po, noi a Messina», riferendo- pioggia torrenziale fra i silenzi
XII Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud

CENTO ANNI
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I sepolti vivi furono una drammatica realtà per molti giorni. Alcuni di essi vennero trovati e soccorsi anche dopo due settimane dal disastro

Storia del “miracolato” Cicciareddu, 4 anni


Un miracolo. Fu salutato come che era morta subito dopo la scorsi 14 giorni da quell’alba fa- bambino, in dialetto reggino: screte condizioni. I medici come molti dei superstiti dico- terventi più organizzati, si sa-
un miracolo, a Reggio, il ritro- scossa fatale, con la gola squar- tale – il tenente colonnello Co- «Cicciareddu? Cicciareddu...?». dell’ospedale della via Marina no», si legge nelle cronache rebbero potute salvare si trasci-
vamento di Francesco Neto, ciata dalla scheggia d’una tra- rapi, passando per via Fata Gli rispose una vocetta, fioca e lo visitarono e gli chiesero come dell’epoca. O forse tutti e due: il nò ancora a lungo: dalla stima
“Cicciareddu”, il figlioletto di ve. Morgana, sentì una donna, una tremante. Cicciareddu era vi- avesse fatto a resistere e nutrirsi miracolo fu la potenza della di 20 mila fatta dall’on. Giusep-
appena quattro anni di Dome- Il padre di Francesco, ferito, parente, che parlava del piccolo vo! in tutto quel tempo. Il piccolo mente infantile, che creò quella pe De Felice (nella seduta
nico, il portinaio dell’on. Deme- era riuscito a salvarsi, e per Francesco, creduto morto e il «È vivo, è vivo» gridarono il rispose, limpido, che era stata che si può definire – come di- straordinaria della Camera dei
trio Tripepi. Il palazzo in cui vi- giorni aveva pianto la moglie e cui corpo non era stato recupe- colonnello e la donna, e subito la mamma a nutrirlo, dandogli remmo oggi – una «fantasia Deputati del 9 gennaio 1909) a
veva, in via Tribunale, s’era il figlioletto, il cui corpo non rato. La donna raccontava chiamarono la squadra di pom- «pane e mandarini». La madre protettiva», la sola che poteva quella di 10 mila vite, come si
sbriciolato, seppellendo decine s’era trovato nella montagna di d’averlo sentito piangere per un pieri che, ormai, non operava ch’era morta quasi subito, dis- aiutare il bambino a sopravvi- legge nella relazione dell’ad-
di persone, tra cui la moglie e i macerie. Ma il piccolo non era poco, poi più nulla. Lei s’era più salvataggi: sotto le macerie sanguata! vere in quelle condizioni d’iso- detto militare inglese Del-
figli del deputato – che fu gra- morto: era sprofondato molti messa in salvo, era partita dalla non resisteva più nessuno, do- Cicciareddu, dopo aver urla- lamento e terrore. mé-Radcliffe. Eppure, in tanti
vemente ferito e spirò mentre metri sottoterra, pare dentro città distrutta, aveva accompa- po tanti giorni. Lavorarono ala- to nel buio a lungo, s’era addor- Ma per una storia a lieto fine casi anche le previsioni più au-
veniva portato, adagiato su un una grotta naturale di cui non si gnato a Napoli una sorella feri- cremente, e infine aprirono uno mentato, e aveva trascorso ce ne furono tante che ci resta- daci furono sconfessate dai fat-
materasso, alla Marina (pare conosceva l’esistenza, con tutto ta ed era tornata: troppi giorni stretto passaggio attraverso cui quelle due settimane da solo, no oscure, e che si conclusero ti: persone vive, per quanto
che fosse attorniato dai parenti, il sottoscala nel quale dormiva. erano passati. Eppure, il dubbio un pompiere parecchio min- dormendo moltissimo e man- tragicamente. Una polemica ri- malconce e provate, continua-
i quali però, a una violenta re- Coperte e materasso gli aveva- restava, o la speranza. gherlino, tale Ernesto Polaggio, giando quel che aveva trovato corrente al tempo riguarda pro- rono per giorni ad essere estrat-
plica, fuggirono lasciandolo so- no fatto da riparo e lo avevano L’ufficiale chiese alla donna potè passare e riportare alla lu- vicino a sé, nelle rovine del sot- prio il popolo dei sepolti vivi, te dalle macerie, contraddicen-
lo, e che l’illustre infermo, sen- protetto dal rovinìo di travi e dove poteva trovarsi, in quel ce, dopo 14 giorni, il bambino. toscala, dove la famiglia aveva una gran parte dei quali fu con- do ogni previsione (e anche
tendo la fine, avesse esclamato: calcinacci. mucchio di macerie, le came- Cicciareddu fu estratto inco- la dispensa: aglio, fichi secchi e dannata dall’inefficacia dei soc- ogni ipotesi, che pure era stata
“Ora posso morire”) – e la stessa Nel pomeriggio dell’11 gen- retta dov’era il bimbo, e lì si mi- lume, e – raccontano le crona- mandarini. corsi. E la discussione sul nu- formulata, di cannoneggiamen-
madre del piccolo Francesco, naio 1909 – erano ormai tra- se a chiamare a gran voce il che del tempo – vispo e in di- «Allucinazione, o miracolo, mero delle vittime che, con in- to delle macerie...). a.m.


Secondo
i dati ufficiali
furono 17mila
le persone
ritrovate vive
sotto le macerie
(13mila salvate
dai militari italiani,
1300 dai russi,
1100 dagli inglesi,
900 dai tedeschi).
Molto tempo dopo,
con gli sgomberi,
si scoprì però
che tanti altri
avevano subìto
il peggiore
dei destini

Soldati e bersaglieri estraggono dalle macerie un ragazzo a Messina

I tre fratellini messinesi che non vennero creduti

La storia dei tre fratelli Minissa-


le (il cui salvataggio è rappre-
sentato qui accanto nella tavola
di Achille Beltrame pubblicata
dalla “Domenica del Corriere”
del 24-31 gennaio 1909) fu rac-
contata, tra gli altri, dal grande
Luigi Barzini sulle pagine del
“Corriere della Sera”. Giovan-
nina, 21 anni, Natalina, 12 an-
ni, e Francesco, 10 anni, che
abitavano in via del Purgatorio
assieme alla madre e a una so-
rellina più piccola, furono tratti
in salvo il 15 gennaio, dopo ben
18 giorni dalla catastrofe.
Rimasti imprigionati sotto le
macerie con la madre grave-
mente ferita, trovarono un pac-
co di fichi secchi, ricevuti in do-
no per Natale solo pochi giorni
prima, un orcio d’olio e alcune
bottiglie di Marsala, anche
quelle avanzo delle feste natali-
zie, e persino, qualche giorno
dopo, un pacco di cerini, che
usarono parsimoniosamente
per far luce. Poterono vedere
così il corpo ormai esanime del- sciti lentamente a trovare uno le la loro sopravvivenza dopo
la madre, ch’era rimasta schiac- strettissimo passaggio: solo il 18 giorni – d’essere dei millan-
ciata accanto a loro e per alcuni piccolo Francesco aveva potuto tatori, magari reclutati per
giorni, finché aveva resistito, aprirsi un varco verso l’esterno mettere in scena un salvataggio
aveva continuato a chiamarli, e uscire. fittizio e far fare bella figura ai
nel buio, e confortarli. I primi che il piccolo scorse soccorritori.
Nei lunghi giorni trascorsi a furono due guardie di finanza, I tre – scrisse Goffredo Bel-
farsi reciprocamente coraggio, che sulle prime nemmeno era- lonci su “Il Giornale d’Italia” il
a sostenersi, a sopportare an- no riusciti a vederlo, così spor- 15 gennaio 1909 – «mostraro-
che la morte della sorellina, il co di calcinacci e polvere, e poi no d’essere più affaticati dal
cui piccolo cuore aveva ceduto non volevano credere a quello lungo interrogatorio fatto loro
a causa degli stenti e dell’ango- che il bambino diceva e chiede- soffrire dalle autorità che dalla
scia, avevano sentito, ogni tan- va, accorato: «Venite, salvate le lunga vigilia della desolazione.
to, dei rumori, delle voci. Ave- mie sorelle, sono vive». Poiché, sapete, le autorità non
vano urlato, cercando di attira- I tre, risorti, furono portati a si convinsero tanto facilmente
re l’attenzione, ma senza fortu- bordo del “Savoia” e curati, ma che le tre creature fossero pro-
na. Infine, scavando con caute- anche sottoposti a un lungo in- prio state tratte vive di sotto le
La “Resurrezione di Lazzaro”, tela tutta messinese di Caravaggio che rappresenta Lazzaro che torna alla vita sfiorando la luce, è la e facendosi strada tra i cumu- terrogatorio, perché sospettati macerie dai nostri militi della
singolarmente adatta a illustrare la vicenda dei “sepolti vivi”. Fu dipinta da Caravaggio nel 1609 a Messina (dove è conservata al Museo), li di rottami e pietre, erano riu- – dato che sembrava incredibi- finanza... » .
su incarico del mercante genovese Giovanni Battista de’ Lazzari. Il pittore si sarebbe autoritratto nell’uomo al centro con le mani giunte
Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 XIII

CENTO ANNI
.

Un nuovo tassello per uno dei miti più durevoli del dopo-terremoto
“Segni” e visioni

La dolce “Regina Ma ci fu
chi parlò
della Pietà” di profezie
del disastro

che presentì Presagi e profezie: non ne


manca mai il racconto, dopo
ogni catastrofe. E, come già no-
tava Augusto Placanica ne “Il

la catastrofe filosofo e la catastrofe” (1985),


sono di solito attribuiti alle
donne, veicolo privilegiato. Il
terremoto del 1908 non fa ec-
cezione. Nel corso del tempo si
sono dunque raccolti una serie
Elena di Montenegro, appassionata di di aneddoti di varia provenien-
za ma di un’unica natura: la ri-
sismografia, avrebbe avuto una premonizione sposta al bisogno tutto umano
di trasformare i fatti in narra-
zioni, la storia in favola.
attività di consulente del noto ro distribuite ben 62.000 ra- IL “MAGO” DELL’ASPRO-
Sergio Di Giacomo sismografo padre Guido Alfa- zioni. Le cronache e le illustra- MONTE: avrebbe annunciato
ni, direttore dell’Osservatorio zioni di Beltrame della “Dome- «un nuovo cataclisma infinita-

I
turisti che, visitando Ximeniano di Firenze, il quale nica del Corriere” si sofferma- mente più devastatore con mi-
Messina, passano da elaborò insieme con la regina rono sulla visita a Reggio Cala- gliaia e migliaia di morti» dopo
via Battisti e da largo un voluminoso dossier sulle bria dei reali avvenuta nel pri- il terremoto del 1907 in Cala-
Seggiola rimangono osservazioni sui terremoti che mo pomeriggio di giorno 30: bria a Ferruzzano.
colpiti dalla statua che ripro- purtroppo andò perduto. La nella città devastata dal sisma LE SUORE DI MONTEVER-
duce la Regina Elena e che cameriera Pauline Oudry Pon- e sotto stato d’assedio il re e la GINE: nel Monastero messine-
contiene alla base bassorilievi te nel suo diario scrisse che regina mostrarono uno slancio se di Santa Eustochia (allora
che narrano alcuni episodi di Sua Maestà pochi giorni prima ammirevole, tenendo in brac- Beata) le suore avrebbero avu-
eroismo di cui si fece protago- del terremoto aveva avvertito i cio dei bambini e assistendo to diversi “segni” premonitori:
nista la sovrana. La statua, domestici d’un possibile allar- alla distribuzione dei viveri il sogno di un’educanda, tale
inaugurata nel 1960 e realiz- me che l’avrebbe portata a or- nelle vicinanze della villa co- Maria Basile, su un terremoto
zata dall’artista toscano Banti, ganizzare un viaggio immedia- munale. ch’avrebbe distrutto Messina,
rappresenta l’unico monu- to. Tale capacità premonitrice Ma la protagonista di quei la visione della città avvolta dal
mento presente nel nostro ebbe una incredibile conferma momenti fu la regina: non si fumo, tre fortissimi e misteriosi
Paese che ricorda Elena di proprio la sera del 28 dicem- contano gli elogi alla «Madre rintocchi di campana.
Montenegro. Un omaggio do- bre, quando la notizia del ter- d’Italia» e «Prima suora di cari- LA LETTERA DELL’ARCI-
vuto che la città volle rendere ribile disastro arrivò al Quiri- tà» che si fece crocerossina, VESCOVO DI REGGIO: il car-
a colei che durante i terribili nale e i sovrani decisero di an- medico, coordinatrice degli dinale Gennaro Portanova nel
giorni seguenti al terremoto dare subito nei luoghi del ter- aiuti, addirittura confessore 1907 in una lettera avrebbe
divenne “l’Angelo della Cari- remoto. per i malati e i morenti, auten- presentito la sua prossima, e
tà”, prodigandosi instancabil- C’è da segnalare come tra le tica donna della provvidenza prematura, morte (avvenuta
mente per assistere i feriti dame di corte della sovrana vi in quel mare di sofferenza. Fu nell’aprile 1908, a 62 anni) e
agonizzanti grazie anche alle era anche la siciliana Giulia definita come la «Pia fata della anche «la rovina di questa po-
conoscenze di medicina acqui- Trigona di Sant’Elia, nata Ta- carità», che nel «semplice co- vera città».
site durante i suoi studi in sca Cutò, madrina di battesi- stume di operaia» dispensò «i LA MALEDIZIONE DELLA
Russia, che la porteranno a in- mo del principino Umberto, conforti materiali e morali alle Una tavola opera di L. Dalmonte, tratta da “La Tribuna illustrata” del 17 gennaio 1909 MADRE: una donna calabrese,
trodurre in Italia la cosiddetta giovane nobile palermitana vittime della dolorosa cata- tale Carmela Bruno, dopo la
strofe», simboleggiando tutta pronuncia d’una condanna a
la fraternità del popolo italia- due anni di prigione per il figlio
no. I mille aneddoti sulla “sovrana dell’umiltà” diciottenne, accusato di furto,
Grazie all’impegno diretto e che sarebbe avvenuta il 26 di-
immediato della regina, la co- cembre a Messina, avrebbe
razzata della Real Marina “Re- Il ministro della Marina mercan- do un forte colpo al petto che le con lei: «Affida a me le tue pe- maledetto la città dicendo:
gina Margherita” e “Regina tile Carlo Mirabello raccontò che procurò una piccola perdita di ne, il Signore ti perdonerà», «Malanova! Havi a veniri un
Elena” furono adattate a na- l’1 gennaio la regina, mentre chiedendo successivamente tirrimotu cu’ ll’occhi e v’havi a’
sangue dalla bocca, per cui do-
ve-ospedale dove Elena si ado- stava curando alcuni feriti a bor- l’intercessione al padre spiri- mmazzari a vui birbanti e a tut-
perava con ardore per curare i vette essere curata. tuale per quel gesto. ta Missina...».
do di una nave, vide una donna Un’altra volta, come testimo-
feriti, con l’apporto del chirur- Chiunque si faceva trascinare LA POESIOLA SATIRICA:
che, all’urlo inconsulto di un uo- niò il ministro Orlando, la regi-
go Bastianelli e della fedele dall’energia carismatica di Ele- nel numero di Natale 1908 del
amica Jachi, contessa di Ro- mo che aveva mal interpretato il na si sarebbe prestata a tenere foglio messinese “Il telefono”,
chefort. Furono tanti gli atti beccheggio della nave e gridato sulle proprie spalle le gambe di na, persino uno dei galeotti fug- umoristico e anticlericale, ap-
spontanei e salvifici di Elena al terremoto, s’era precipitata al una donna che si doveva ope- giti dalle carceri distrutte dal si- parve una parodia della “Nove-
che alimentavano l’immagina- parapetto gridando di volersi rare, rimanendo oltre mezzora sma, un milanese che si faceva na di Gesù Bambino”, in realtà
rio popolare. Uno di questi ri- buttare in mare. Si salvò solo con le gambe sanguinanti ad- chiamare Evasio Tamburini, co- poesiola di protesta contro un
guarda l’intervento di Elena me scrive Massimo Dursi, s’im- balzello imposto dalla Giunta
grazie al precipitoso gesto della dosso, con limpida tenacia.
per poter trasportare il più comunale, che terminava coi
presto possibile i feriti a Napo- regina, che si pose davanti Ancora, avrebbe confessato provvisò infermiere sulla “Regi- versi «(o Bambinello mio) tu
li. «Non è la regina d’Italia, e all’uscita allargando le braccia un’anziana morente che invo- na Elena” aiutando la sovrana che sai, non sei ignoto/ manda
nemmeno la principessa del per sbarrarle il passo, e riceven- cava un sacerdote, pregando ad assistere i feriti. s.d.g. a tutti un terremoto!».
Montenegro che vi parla, è
una donna che vi chiede in no-
me della pietà umana di tra-
sportare questi feriti a Napo-
li», disse con voce sicura e ac- Il telegramma che Vittorio Emanuele III inviò da Messina al capo del governo Giolitti
corata, in russo, al comandan-
te dell’incrociatore russo “Sla-
va”.
Un altro episodio, riportato
«Qui c’è strage, fuoco e sangue
spedite navi, navi, navi e navi... »
Elena di Montenegro salì al trono l’11 agosto 1900, a 27 anni da Berti, vede la regina preci-
pitarsi a sostenere il peso delle
“cura bulgara”, un composto che divenne moglie del sinda- travi d’una casa che stava per
denominato “Veratropa” usa- co di Palermo, conte Romual- seppellire un bimbo posto sul
to per combattere l’encefalite do Trigona, e che nel terremo- petto della madre morta, sal- Le terribili scene a cui assistette a
letargica (uno dei mali to di Messina aveva perso una vato dai soldati. Quel fanciullo Messina spinsero Vittorio Ema-
dell’epoca), oltre che a fonda- sorella. era in realtà la piccola Elvira nuele III(nella foto de “L’illustra-
re un centro innovativo per la I reali s’imbarcarono sulla Jaconelli, figlia dell’ambulante zione italiana” del 10 gennaio
cura dei tumori. La regina fu corazzata di squadra “Vittorio messinese Domenico Jaconelli 1909) a inviare a Giolitti un tele-
senza dubbio la grande prota- Emanuele”, varata nel 1904 e della moglie tedesca Giusep- gramma che restò famoso, e con-
gonista femminile dei soccorsi con un equipaggio di 37 uffi- pina Koble, che gestivano un tribuì a scuotere non solo l’Italia
ai terremotati siciliani e cala- ciali e 764 marinai. Il celebre circo equestre. ma il mondo intero: «Qui c’è stra-
bresi, così come testimoniano scrittore russo Gork’ji racconta La biografia Siccardi osser- ge, fuoco e sangue. Spedite navi,
i tanti articoli e le innumere- di aver parlato a largo della va come la sovrana avesse re- navi, navi, navi e navi». E molti al-
voli copertine dei giornali Riviera Nord di Messina con i clutato ogni donna in grado di tri sono gli episodi tesi a testimo-
dell’epoca. sovrani. La corazzata sbarcò assistere i feriti, raggiungendo niare il profondo coinvolgimento
Pochi sanno che la sovrana pattuglie nei villaggi della Ri- le squadre di soccorso tra le del sovrano di fronte alla tragedia
– come ricorda Regolo nella viera fra Paradiso e Faro Supe- macerie, dandosi a cucire, coa- (il giornalista Pietro Longo osser-
biografia – era un’appassiona- riore, con i marinai che distri- diuvata da signore e da donne vò come talora il re «trattenesse a
ta studiosa di sismografia, e buivano viveri, assistevano i del popolo scampate al disa- stento le lacrime»). Famosa an-
inoltre possedeva particolari feriti e i sopravvissuti. Le cuci- stro, vestiti, specialmente per che la foto scattata sulle rovine in
poteri di premonizione e la ca- ne della Vittorio Emanuele la- le donne e i bambini. cui la figura del re, in posa assai
pacità di sentire di terremoti voravano a tutto spiano per La sovrana non si limitò ad poco regale (con le mani in tasca)
«nell’aria» e osservando il co- fornire viveri caldi, minestre atti di soccorso, ma volle dona- fu “ritoccata”. Il re rimase a Messi-
lore della terra, tutti fenomeni da distribuire sui punti di rac- re alla città un intero villaggio na fino al 3 gennaio, ma già nel
testimoniati da tanti parenti e colta posti sulle spiagge di che prese il suo nome, che ven- pomeriggio del 30 raggiunse Reg-
persone di corte (un potere Contemplazione, dove venne- ne realizzato nella zona nord, gio. Telegrafò ancora a Giolitti:
che possedeva anche Goethe, divenendo l’abitato di legno «Ho trovato Reggio in condizioni
il quale avrebbe percepito in più moderno ed efficiente della non meno disastrose di Messina».
anticipo dalla sua residenza di
Volle pure rinascente Messina. La regina, E nei giorni successivi visitò i pae-
Weimar il terremoto di Messi- donare a Messina festosamente accolta, visitò poi si della costa calabra, soprattutto i
na del 1783). Proprio grazie a un intero villaggio il villaggio nell’aprile 1909 e più piccoli, perché temeva che po-
queste capacità e al suo talen- che prese il suo nome nel maggio 1910. Il suo ricordo tessero essere più facilmente di-
to scientifico la sovrana svolse non lasciò mai più la città. menticati.
XIV Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 XV

CENTO ANNI CENTO ANNI


. .

Reggio ricominciò con i villaggi di casette in attesa del piano regolatore De Nava

La “città di legno”
vere a Reggio, allora, non era faci- vate dal terreno per assecondarne Le case popolari, invece, sorsero
Agazio Trombetta * le. Il terremoto l’aveva abbattuta, e le asperità. Ogni vano aveva una su altre aree più o meno centrali di
noi abitavamo in baracca, ai margi- grandezza di quattro per quattro, proprietà dell’Ente, costruite gene-

R
eggio Calabria nella sua ni della città, nel Rione Americano. le pareti erano inchiodate vertical- ralmente al solo pian terreno con
storia millenaria ha spes- Era un gran quadrilatero lungo il mente e gli spazi tra una tavola e qualche sopraelevazione come, ad
so subito le conseguenze torrente Annunziata, strutturato l’altra erano coperti con delle stec- esempio, quelle costruite su pro-
delle devastazioni opera- come un accampamento romano, che anch’esse di legno. Anche il pa- getto Casa (Costruzioni antisismi-
te dalla Natura e dagli uomini, tro- strade larghe e diritte che si taglia- vimento era di legno, benché spes- che società anonima) dell’ingegne-
vando però sempre nuove opportu- vano ad angolo retto, e baracche di so mancasse il tetto a causa della re Gino Zani a monte dell’attuale
nità di rinascita grazie alla tenace la- legno aggruppate a scacchiere... scarsità di cartone catramato o ten- viale Domenico Genoese Zerbi, vi-
boriosità dei suoi abitanti. Gli eventi nel mezzo di ogni blocco un cortile, doni per completare la costruzio- sitato da Mussolini il 31 marzo
sismici, che drammaticamente ne u’ bagghiu, e un pozzo nero che ne. A seguito di ciò, le baracche del 1939 in occasione della sua visita a
hanno segnato il tessuto urbano e nelle estati di fuoco asfissiava. “Rione E”, realizzate dai militari Reggio e, pertanto, chiamato suc-
sociale, sono tuttavia stati nel corso L’estate le pareti di legno s’infuoca- nel tratto centrale della via Reggio cessivamente “villaggio Mussoli-
dei secoli anche forieri di profondi vano; l’inverno vi s’infiltravano Campi, vennero occupate ed abita- ni”. Anche quando venne concessa
processi trasformativi che hanno ca- spifferi e freddo e la sera ci si dove- te senza la copertura. una speciale operatività esecutiva
ratterizzato il continuo divenire del- va raccogliere attorno al braciere; a Le fasi della ricostruzione di agli uffici del Genio Civile, l’Ente
la città. La ricorrenza del centesimo letto si andava insaccati in maglie e Reggio, dopo il lungo e contrastato Edilizio continuò la costruzione di
anniversario del terremoto del 1908 corpetti, ai piedi una bottiglia d’ac- periodo del baraccamento, passa- case economiche e popolari ali-
rappresenta così un ulteriore mo- qua bollente... e un battagliare av- rono poi attraverso l’istituzione mentando, però, violenti contrasti
mento di riflessione, sia per onorare vilente contro scarafaggi, cimici e dell’Ente Edilizio, sorto nel 1914 con il Comune di Reggio ai tempi
la memoria delle migliaia di vittime del primo podestà ammiraglio Giu-
e di quanti portarono il loro aiuto per seppe Genoese Zerbi.
la ricostruzione, sia per meglio com- Con R.D. 1° maggio 1925, in-
prendere i mutamenti urbanistici tanto, il Governo assegnò al Comu-
che scaturirono da quell’evento. I ne di Reggio la somma di 56 milio-
baraccamenti, edificati dal Governo ni di lire con la quale fu possibile
o grazie agli interventi umanitari di procedere concretamente alla rea-
Enti e Nazioni, sono stati quindi la lizzazione del Piano regolatore.
Con l’eccezione di pochi edifici, a Messina fu quello per anni il modello abitativo prima visibile manifestazione di una Successivamente Reggio venne
riappropriazione del territorio, dopo collocata ai margini dell’attenzio-
una fase di prima emergenza duran- ne del Governo centrale forse per-

Baraccopoli infinita te la quale si dovette far fronte ad


una riorganizzazione delle strutture
provvisorie per il primo ricovero dei
superstiti. Successivamente si avviò
la realizzazione di edifici più duratu-
ri, le così dette “baracche non preca-
ché il 31 dicembre 1924, a seguito
di una falsa notizia relativa alla ca-
duta del Governo di Mussolini
pubblicata dal Corriere di Calabria,
migliaia di reggini sfilarono sul
corso Garibaldi portando in trionfo
Eppure le menti illuminate del Cairoli rimase per molti decenni il Era giunto il momento di spendere rie”, in attesa del varo di un nuovo gli oppositori del regime. Il 31 mar-
Dario Caroniti * Millenovecento non produssero modello abitativo della nuova cit- il denaro raccolto, ma la modernità piano regolatore, stilato da Pietro De zo 1939, quando Mussolini venne
certo risultati esteticamente e qua- tà. A parte qualche edificio pubbli- del giovane Regno d’Italia gli im- Nava, che potesse segnare la defini- per la prima volta a Reggio, trovò

I
l terremoto del 28 dicembre litativamente equiparabili a quelli co e qualche casa borghese, i so- poneva di rincorrere i suoi augusti tiva rinascita della città. una città totalmente fascistizzata
1908 fu l’evento sismico dalle degli “oscurantisti” genitori. I mez- pravvissuti e i nuovi cittadini, pro- destini. La Libia sembrava posta lì La costruzione delle prime ba- ma ricostruita solo parzialmente. Il
conseguenze peggiori per la zi scientifici e la cultura aperta alle venienti dalla provincia e dalle Ca- dal fato, pronta ad essere sacrifica- racche della “Città di legno” prese Duce venne invitato a visitare una
città, sia per vittime che per innovazioni spinsero la classe diri- labrie, dovettero accontentarsi ta per la grandezza della nazione avvio immediato, ma si protrasse parte nuova della città, dove il li-
edifici distrutti. Nonostante ciò, gente messinese del XX secolo ad delle baracche di legno donate da- italica. Certo, invaderla aveva dei per lungo tempo a causa di oggetti- Il Quartiere Caserta della nuova Reggio vellamento di una vasta collina
non tutto era crollato, rimanevano abbattere tutto ciò che era rimasto gli americani o dagli svizzeri. Il go- costi: cosa di meglio che utilizzare ve difficoltà edilizie. I diversi quar- tutt’intorno al Castello Aragonese,
in piedi dal 10 al 20 per cento delle in piedi, esattamente come aveva- verno italiano era troppo impegna- quelli destinati alla ricostruzione tieri baraccati, che spesso prende- topi; trappole e gabbie in ogni an- ed a cui venne affidata l’opera di sbancata fino a raggiungere la quo-
costruzioni e altre presentavano no fatto i loro predecessori. Il risul- to a conquistare la gloria nella di Messina? Alla città rimase però vano il loro nome dalle Nazioni o golo, disinfestazioni rabbiose... La sbaraccamento. In quel tempo ta del fossato, aveva dato vita ad
danni tutto sommato riparabili. Fu tato del loro lavoro fu tuttavia de- guerra di Libia e nella Prima Guer- in eredità un piano regolatore alta- dagli Enti che ne avevano curato il vita era grigia, di un’austera mode- s’impegnarono operativamente una grande piazza a giardinaggio
una scelta culturale, prima ancora ludente. ra Mondiale. Il popolo messinese mente illuminato, che prevedeva finanziamento e la costruzione, si stia». numerose ditte, quali la reggina Bi- incorniciata da grandi edifici pub-
che politica o sanitaria, a indurre il Se nella prima metà del Mille- era stato abbandonato dal gover- che il moderno popolo di Messina estendevano dalla fascia costiera Le baracche di ogni quartiere lardi, la Bencini-Piazzesi-Piccardi blici. Oggi è stato ridisegnato il tes-
ceto politico liberal massonico del- settecento la Messina barocca era no. I primi drammatici esiti furono non dovesse più fare ricorso alla fe- verso le zone collinari formando erano disposte generalmente su di Firenze, la Chini di Milano, la suto urbanistico e socio-culturale
la Messina di allora a completare descritta dai viaggiatori come una saggiati con la nomina del tenente de dei suoi padri. Per quei pochi una specie di terrazzamento. Ogni pianta quadrangolare o rettango- Zerbi-Pertini di Taurianova, la Via- della nostra comunità. Ai muta-
l’opera del terremoto con le mine. delle più belle città d’Italia e se lo generale Mazza a plenipotenziario ostinati sarebbero bastate tre chie- quartiere aveva una sua tipologia, lare, separate in qualche caso da nini di Roma, la Bianchi Steiner e le menti urbanistici si sono accompa-
Fu così abbattuta la gloriosa “Pa- stesso era raccontato nel corso del della città dopo il sisma e la feroce se, giusto per evitare che i cattolici ma tutte le costruzioni erano in le- stretti passaggi dai quali si accede- imprese di altri ingegneri liberi gnate, negli ultimi decenni, pro-
lazzata”, che da più di tre secoli, XIX secolo, dal 1908 alla metà de- applicazione della legge marziale. di Messina tornassero a radunarsi gno e ad un piano, e formavano un va alla “corte”, anzi “u bagghiu”, professionisti venuti per lavorare fonde trasformazioni strutturali e
nelle sue versioni prima barocca e gli anni Venti la ricostruzione fu so- Se ne ebbe una seconda prova con nelle catacombe. Nessun oratorio agglomerato urbano del tutto sin- cortile interno simile ad un patio in città. L’Ente Edilizio realizzò cir- produttive che proiettano Reggio
poi neoclassica, ornava la cortina lo episodicamente accennata. La l’incameramento da parte dello per i bambini, nessun centro ri- golare, dalle caratteristiche a volte spagnolo, dove le famiglie, diverse ca 4 mila alloggi: 300 per gli impie- verso una nuova consapevolezza
del porto della città. Ma furono an- baraccopoli impiantata dal depu- Stato dei beni e dell’enorme massa creativo, nessun luogo di aggrega- anche piacevoli, con verande ab- per stato sociale, cultura e abitudi- gati dello Stato furono costruiti in storica, emblema di antiche tradi-
che buttati giù edifici storici e chie- tato parmense Giuseppe Micheli monetaria trovata dai militari sot- zione. L’homo faber del XX secolo bellite da piante e rampicanti. ni, trascorrevano la maggior parte zone centrali, a due o tre piani in zioni e di rinascita culturale che
se, colpevoli soltanto di essere an- nei luoghi dove oggi sorge Piazza to le macerie delle banche cittadi- aveva bisogno solo di dormire e di Giuseppe Petronio ricordò gli del loro tempo. cemento armato, e rimasero gesti- mai dovrà perdere la memoria del
tichi, di portare con sé la memoria ne e delle case ormai senza padro- lavorare. Per questo il piano preve- anni della giovinezza trascorsa a Le baracche di tipo “nazionale” te dall’Ente Edilizio fino a quando suo difficile passato.


storica d’un passato del quale si ne. deva un’espansione industriale Reggio in una baracca del rione co- erano le più comuni, poggiavano non furono cedute dallo Stato a co- * Deputato di Storia patria
tendeva a disconoscere la gran- Si disse allora che quei fondi sa- verso Sud: la cosa essenziale era ri- struito con gli aiuti americani: «Vi- su travi lignee ed erano sopraele- loro che le abitavano. per la Calabria
dezza e l’importanza. rebbero serviti a ricostruire la città, costruire le fabbriche per lavorare
Non era però successo nulla di I sopravvissuti aggiungendosi a quelli donati da il popolo e arricchire i borghesi. Al-
diverso rispetto a quanto avvenuto Pio X (circa due milioni e mezzo di la povera gente, per il momento,
poco più d’un secolo prima quan- di Messina lire), a quelli raccolti negli Usa (ol- sarebbero bastate le baracche. E a
do, dopo il terremoto del 1783, la dovettero tre mezzo milione di dollari), e queste il popolo di Messina, come
ricostruzione di Messina riguardò quelli che la carità internazionale lo schiavo alle sue catene, si affe-
l’intero impianto urbanistico, qua- per molto tempo aveva concorso a raccogliere. Tut- zionò in modo quasi morboso, di-
si che il terremoto fosse un’occasio- accontentarsi to il mondo sembrò coinvolto in ventando parte strutturale del suo
ne per consentire agli architetti di delle baracche una gara di solidarietà: da Roma a stesso modo di concepire l’abitare. un vero piano di costruzione di ca- spazi di gioco e formazione della riduzione dei piani di elevazione, più qualche petardo, attirò sul suo lare. Il diritto alla casa fu sancito da
pensare la città alla luce delle esi- Milano, da Parigi a San Pietrobur- La ricostruzione partì davvero, se popolari, chiese, scuole e uffici gioventù. L’eredità del piano Borzì Messina tornò, alla fine degli anni popolo i più terribili bombarda- un’immane speculazione edilizia
genze estetiche e funzionali della di legno donate go, da Ginevra a Copenaghen, ma molti anni dopo. Bisognò pubblici. Il modello di sviluppo im- si fece tuttavia sentire e la si nota Trenta, ad essere una città in mat- menti che la storia avesse cono- che non riguardò solo Messina, ma
nuova era. Lo stesso era accaduto dagli americani ognuno sembrava piangere il dere- aspettare che il «moderno Regno maginato dal regime prevedeva ancora oggi: le chiese, non previste toni, non più baraccata, ma si trat- sciuto. Messina fu nuovamente ra- tutta la nazione. La differenza fu
nella Sicilia orientale dopo il terre- litto popolo di Messina. Vi fu una d’Italia» sacrificasse innumerevoli condomini rettangolari con al cen- dal piano, presero lo spazio previ- tò d’un’illusione. La modernità del sa al suolo, e questa volta non si ri- che Messina non aveva più un cen-
moto del 1693: Noto, Modica, Sira- o dagli svizzeri. sola ma essenziale eccezione, «il risorse economiche e settecento- tro il cortile, luogo di aggregazione sto per edifici civili. Sono quindi Regno di Italia prevedeva ancora prese più. tro storico da salvaguardare, quin-
cusa, ma anche Catania e, in parte, La ricostruzione moderno Regno d’Italia». mila giovani, tra cui un migliaio di plurifamiliare, e un congruo nume- prive di uscite su piazze o slarghi nuovi e più tragici sacrifici. Dopo la fine della Seconda di la speculazione non trovò alcun
la stessa Messina, furono trasfor- poteva Finalmente nel 1911 sembrava messinesi, sopravvissuti al sisma ro di chiese, tutte cattoliche (sparì che facciano da sagrato, e affaccia- La ridicola dichiarazione di Guerra Mondiale, la crisi culturale ostacolo.
mate in un enorme cantiere (con stesse per partire il lavoro di rina- ma non alla follia degli uomini, per per sempre l’antichissima comuni- no invece su marciapiedi. Seguen- guerra agli Stati Uniti da parte del nella quale l’intera Europa era ca- La convinzione era che la como-
tutte le critiche alla cosa, anche aspettare scita. Fu pubblicato il piano regola- conquistare Trento e Trieste. Solo tà ortodossa messinese), con an- do questi modelli e secondo rigidi governo Mussolini, un regime che duta produsse una sorta di “eclissi” dità e la modernità edilizia doves-
molto illustri, da Croce a Sciascia). tore redatto dall’architetto Borzì. con l’avvento del fascismo iniziò nesso oratorio, nel quale creare criteri antisismici che imposero la aveva forse i mezzi per gettare al del senso estetico. A parte quindi le sero prendere il posto di ogni vec-
riparazioni post belliche, le nuove chia costruzione. Si ha l'impressio-
costruzioni o sopraelevazioni dan- ne che la mancata distruzione di
no la misura d’un grave decadi- ogni edificio storico della città la si
Le favelas messinesi di oggi non derivano dagli insediamenti di allora: sono piuttosto prodotto di malgoverno, clientelismo e sottosviluppo mento del gusto. Per di più, l’emer- debba al difetto di ricchezza eco-
genza abitativa fu affrontata con nomica della comunità messinese,

Ma la “cultura della precarietà” non nacque nel 1908 un piano statale che ricorda da vi-
cino, per certi aspetti, il socialismo
reale.
Alle cooperative edilizie, frutto
piuttosto che a un residuo amore
per la memoria del passato. Il sim-
bolo di questa “nuova dimensione”
è l'abbattimento nei primi anni Set-
rietà”, il senso di insicurezza e di tano caratteristiche comuni a che chiunque dimostri di aver vis- in affitto, sono passate da più ma- comunque di una iniziativa privata tanta del collegio dei Gesuiti a
Lucio D’Amico
precarietà. quelle di tante “favelas” di città suto cinque anni in baracca ha il ni, e anche di moltissimi alloggi sostenuta economicamente dallo piazza Cairoli. Nulla interessava
La “cultura della baracca” non na- Ma con le attuali baracche il che non sono mai state distrutte diritto di essere inserito nelle gra- popolari, che erano stati in prece- Stato, s’affiancò una sempre più in- che in quel luogo vi fosse sempre
sce con il disastro del 1908. Af- terremoto del 1908 c’entra poco o da un terremoto. duatorie del risanamento. denza assegnati agli aventi dirit- vasiva edilizia economica e popo- stato un edificio di culto. Che sca-
fonda le sue radici più in là nel nulla. Soltanto all’Annunziata Al- Tra gli attuali assegnatari di al- La “cultura” della baracca si è to, sono diventate proprietarie fa- vando le fondamenta del palazzo
tempo, si collega ai precedenti ta resiste un piccolo nucleo di co- loggi popolari vi sono ancora po- così autoalimentata, in un circui- miglie (comprese quelle di alcuni Nelle tre foto grandi un uscirono fuori statue e vestigia va-
terremoti avvenuti nell’Ottocen- struzioni (modificate nel corso chi anziani ultraottantenni che to di furbizia e arroganza, dove i “boss” dei clan mafiosi locali) che accampamento a Messina (Album rie dell'antico passato, rapidamen-
to e al tremendo sisma del 1783. dei decenni) risalente diretta- sono figli o nipoti dei sopravvis- casi veri di emergenza sociale si non si sa come, quando, perché Martinez, gentilmente concesso te occultate. Progresso e ricchezza
Molti dei viaggiatori che visitaro- mente ai primi mesi del 1909. Vi suti del 1908, ma la stragrande sono confusi in un magma indi- siano potute entrare in quelle abi- dalla Biblioteca regionale di erano il nuovo verbo di una città
no la Messina pre-terremoto, ol- sono ancora gli agglomerati delle maggioranza è composta da capi- stinto di favoritismi e di operazio- tazioni. Situazioni scandalose, Messina); che sembrava non aver più nulla da
tre ad ammirare le bellezze in- casette ultrapopolari degli anni famiglia che oggi hanno 40-50 ni clientelari. Quella “cultura”, nascoste volutamente dietro il Campo Calabro, viale Bologna (da ricordare. Solo che una città senza
comparabili della “regina dello Trenta (già cosa ben diversa delle anni, se non da giovani coppie po- accoppiata al “miraggio” della ca- paravento di un terremoto diven- album di collezione privata di storia e senza memoria è destinata
Stretto”, scrissero anche dell’aria baracche post-terremoto), ma at- co più che ventenni. Sono tutte sa lasciato balenare a ogni cam- tato anch’esso strumento di una proprietà dell’Istituto nazionale di ad essere e rimanere tragicamente
triste e lugubre di alcune contra- tribuire la loro permanenza al generazioni che sono cresciute pagna elettorale, ha fatto la fortu- colossale truffa ai danni di mi- geofisica e vulcanologia); povera, con le sue baracche, non fi-
de, dei luridi e invivibili tuguri tragico evento e stabilire un lega- con la consapevolezza che a Mes- na di molti politici, amministra- gliaia di altri messinesi che, con Reggio, il rione S. Marco costruito dal glie del terremoto del 1908, ma del
abitati da chi aveva dovuto lascia- me tra i baraccati di ieri e quelli di sina per ottenere la casa popolare tori, consiglieri. C’è chi sul risana- dignità e in silenzio, hanno fatto Comitato Veneto Trentino in piazza degrado morale, culturale e civile,
re le proprie case distrutte dagli oggi è ormai solo un becero luogo “gratis” bisogna avere lo “status” mento – sempre annunciato, mai sacrifici enormi per poter dare al- Ospedale (Archivio di Stato Reggio) segno del fallimento d’un progetto
eventi tellurici. Il popolo messi- comune. È molto più corretto par- del baraccato. E ciò è stato avalla- realizzato compiutamente – ha la propria famiglia un’abitazione In alto annunci economici di Messina di modernità.
nese è “baraccato” nell’anima, da lare di emergenze abitative, vere to e certificato per legge, allorché fatto carriera. Le baracche sono decorosa. Senza chiedere mai che risorge in “Ordini e Notizie” * Docente di Storia
qui il sentimento della “provviso- o presunte che siano, che presen- Il nucleo delle vecchie baracche messinesi dell’Annunziata Alta la Regione siciliana ha stabilito state vendute e comprate, o date niente a nessuno. delle Dottrine politiche
XVI Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud

CENTO ANNI
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L’opera meritoria del deputato Giuseppe Micheli a Messina

Non fanfare ma soluzioni


è l’ora di “Michelopoli”
Forse fu l’opposto del generale principio di ordine, visto che quello tali, Greco e Sabella”, nei pressi del
Mazza: Giuseppe Micheli, trenta- imposto coi fucili e la legge marzia- viale S. Martino, Micheli fa stam-
quattrenne deputato cattolico par- le sembrava solo esasperare i già pare un bollettino che è una sorta
mense, a Messina, nei giorni im- provati cittadini, impedendo loro – di atto di nascita della nuova città:
mediatamente dopo il terremoto, per esempio – di tornare sulle ma- reca per lo più gli annunci ufficiali e
forse fu “l’uomo giusto nel posto cerie di casa propria, a cercare i cari la notizia della ripresa delle più va-
giusto”. Inizialmente confuso nella scomparsi, o i propri beni, o anche rie attività (il 9 febbraio ci sono già
folla di deputati, dame patronesse solo un appiglio alla vita di prima. 139 esercizi, botteghe e artigiani di
e presenzialisti che calarono come Grazie a una non comune capa- nuovo al lavoro), ma comincia a re-
falchi sulle città distrutte alla ricer- cità di dialogo Micheli – senza al- gistrare anche gli echi delle opinio-
ca d’un briciolo di notorietà, d’una cun incarico ufficiale e solo con la ni dei superstiti e, soprattutto, cer-
patente di filantropia e, magari, forza del proprio carisma e la fidu- tifica una presenza, una direzione
d’un briciolo di brivido personale cia che ispirava alle autorità (persi- della vita cittadina che ricomincia.
su quei set d’apocalisse, Micheli no le più coriacee e burocratizzate) Il foglio informativo uscirà dal 10
tuttavia non era della stessa pasta – riesce a riunire un gruppo di vo- gennaio al 16 febbraio: dal giorno
del consueto, italico “lei non sa chi successivo toccherà a un vero quo-
sono io”. Al di là delle enfatizzazio- tidiano dal titolo emblematico, “La
ni sulla sua opera infaticabile e ge-
Il nucleo di baracche Giovane Messina”.
nerosa (ma fu davvero infaticabile in Piazza Cairoli Micheli ricavò enorme popola-
e generosa), e della “mitologia” diede l’impulso rità dall’esperienza messinese, ma
che rivestì la sua figura, Giuseppe alla vera rinascita sarebbe ingiusto e ingeneroso pen-
Micheli incarnò il soccorso dal vol- sare che quell’uomo schivo e con-
to umano, fuori dalla rigidezza di- creto ambisse solo a tale tornacon-
sumana della burocrazia. Ma non lontari, soprattutto guardie dazia- to personale (queste son cose da
solo. Fornì idee, buonsenso e una rie e vigili urbani superstiti, grazie politici di oggi). Fu un buon –e raro
reale capacità di stare vicino alla ai quali istituisce immediatamente – esempio di energia applicata al
gente. Tutto ciò che non erano, al una sorta di rapido e flessibile “ser- bene comune, con una certa dose
momento, le autorità locali (men vizio postale”: appena riattivato il di “capacità d’adattamento all’ita-
che meno il generale Mazza, ben telegrafo erano già migliaia i tele- liana”: la sua incredibile volontà
asserragliato a bordo della sua na- grammi, giacenti a sacchi e dimen- costruttiva ebbe certo il suo peso in
ve di comando, dalla quale scende- ticati da tutti. La prima baracca di momenti in cui la tentazione di ab-
va il meno possibile). “Michelopoli” – il villaggio di legno bandonare la città, considerandola
Sbarcato il 2 gennaio con in ta- che sorgerà grazie a Micheli in a tutti gli effetti una “vittima di
sca un assegno della Cassa di Ri- piazza Cairoli e sarà il nucleo della guerra”, era fortissima.
sparmio parmense (ventimila li- nuova Messina – è proprio quella Micheli avrà poi una brillante
re), accompagnato dal fedelissimo “postale”, cui seguiranno quelle carriera, come esponente di spicco
amico conte Roberto Zileri Dal Ver- del “ricevimento domande per sca- del Partito popolare, tre volte mini-
me, Micheli è svelto e pragmatico, vi e permesso di transito” (le auto- stro, vicepresidente della Costi-
e per prima cosa costituisce nell’ar- rità avevano vietato ogni accesso tuente e ancora ministro con De
civescovado – dove l’arcivescovo alle macerie: Micheli riuscì in una Gasperi e infine “senatore di dirit-
Letterio D’Arrigo (fratello del sin- certa fase a prendere in mano e re- to” appena prima della morte, nel
daco) aveva allestito, nella parte golamentare quel delicato setto- 1948.
non diroccata del palazzo, un rico- re), il “servizio viveri”, il “registro Chissà se davvero Messina se
vero per un centinaio di superstiti – popolazione”, primo servizio lo ricorda come merita. a.m.
un “Comitato messinese di soccor- d’anagrafe della città che voleva ri-
so e di informazioni”. Nella Messi- nascere. Sopra il titolo l’onorevole
na desolata, dove si sta pensando E un forte atto non solo simboli- Giuseppe Micheli con il
di deportare i superstiti e abbando- co di rinascita è la pubblicazione di gruppo dei soldati tipografi
nare le spoglie della città, Micheli “Ordini e Notizie”, il giornale più A destra la prima pagina del
mette in atto poche, semplici idee: tempestivo d’Italia. Riuscendo a primo numero di “Ordini e
costruire alloggi decenti, sostenta- farsi concedere da Mazza un grup- notizie”, che uscì dal 10
re i sopravvissuti, far circolare le in- po di soldati tipografi, nella sede gennaio al 16 febbraio
formazioni. Ovvero, ristabilire un semidistrutta della tipografia “Vi-

L’insigne storico pugliese, che aveva perso moglie e cinque figli nella catastrofe, si battè per l’abolizione dell’Ateneo re alle sue radici dopo aver perso
tutto: «Bari non è certo un centro

Gaetano Salvemini e la querelle Università di Messina piacevole di vita, e a nessuno di


noi – lo confesso anche per parte
mia – sorride l’idea di andarvi a fi-
nire i propri giorni... », puntualiz-
Proprio il 31 dicembre 1908, con “Gaetano Salvemini tra politica e no il già sconvolto scenario meno assai problematica per Una posizione che qualcuno zando anzi che «sarebbe vera-
Messina distrutta e fumante, esce storia”, Laterza 1986) – «ho cer- dell’emergenza dopo-terremoto: molto tempo – si pensava – la ri- ha voluto leggere come non me- mente strano se, dopo aver visto
sulla “Voce”, il settimanale fio- cato sempre di non pensare per quella sull’abolizione, da taluni presa delle normali attività acca- ditata, ma in qualche modo di la morte con gli occhi e aver per-
rentino diretto da Giuseppe Prez- non perdere la ragione». considerata addirittura dovero- demiche. Preoccupati, i docenti reazione al gravissimo trauma duto tutto ciò che ci rendeva cara
zolini, l’articolo di Gaetano Sal- In “Cocò”, Salvemini si scaglia sa, dell’Università di Messina. superstiti si riunirono di lì a poco, subito a Messina da Salvemini. la vita, noi non avessimo la forza
vemini “Cocò all’Università di durissimamente contro il model- Una querelle non nuova, in col rettore Di Marzo, il 28 gen- C’erano, peraltro, posizioni più di subordinare all’interesse gene-
Napoli, o la scuola di malavita”. lo accademico, ma anche lo sce- realtà: già nel 1893 s’era profila- naio 1909, alla Sapienza di Ro- accese della sua, e probabilmen- rale l’interesse nostro». D’altron-
Della sorte di Salvemini, dal no- nario sociale e antropologico to un disegno ministeriale, poi fi- ma, ma già da più parti si levava- te al servizio di altre strategie e fi- de, come scrive la D’Angelo, Sal-
vembre 1901 professore di Storia dell’ateneo napoletano, fabbrica nito nel nulla, di abolizione dei no voci per chiedere l’abolizione nalità: il filologo Gerolamo Vitel- vemini già a Messina pativa un
moderna all’Università pelorita- – a suo dire – d’un certo tipo di piccoli atenei (nel 1908 l’Univer- dell’Ateneo. La più autorevole li, facendo un bilancio dei piccoli preciso isolamento intellettuale
na, e della sua famiglia non si sa classe dirigente di bassissimo sità di Messina contava 4 facoltà – era proprio quella di Salvemini: atenei, va all’attacco del “diplo- e la ridotta disponibilità di stru-
ancora nulla: in realtà l’insigne profilo che rende così grave la si- Giurisprudenza, Medicina, egli «si dichiarava contrario – mificio” messinese. menti per le ricerche, e non pochi
storico si è salvato per miracolo tuazione meridionale (era pure Scienze, Filosofia e lettere – alcu- scrive la D’Angelo – alla ricostitu- A un certo punto, anzi, la que- progetti aveva fatto persino per
dal crollo della sua casa, tra le cui egli meridionale, pugliese di ne Scuole annesse, 50 professori, zione dell’Università di Messina stione si sposta: dalla distruzione adattarsi al pendolarismo Firen-
macerie hanno trovato la morte Molfetta). Caratteri negativi che, 50 liberi docenti, 40 assistenti e che, a suo giudizio, in quanto (o non-ricostruzione) dell’Uni- ze-Messina fino a quando non
la moglie, la cognata e i cinque fi- in qualche modo, riscontrava «sia circa 700 studenti). “fabbrica di professori e di corri- versità messinese alla fondazio- avesse potuto insegnare altrove.
gli (il più piccolo, Ugo, di soli tre pure in forma diversa – scrive la La vecchia idea delle “troppe dori di preture” era anche in pre- ne d’una nuova Università sì, ma In ogni caso, la sua posizione si
anni). Una tragedia immensa, al- D’Angelo – anche nell’università Università piccole” si combinò cedenza “perfettamente impro- in Puglia, per la precisione a Bari. ritrova perdente: la polemica si
la quale – scriverà molti anni do- di Messina». con la constatazione della distru- duttiva e sotto qualche rispetto Posizione che Salvemini sposa autoestingue e dodici mesi dopo
po (in una lettera a M. Berenson, Nulla di strano che, dopo le os- zione di vite e strutture a Messina anche malefica” e proponeva in senza riserve. Ma rispondendo la catastrofe l’Università barac-
riportata in “Salvemini a Messi- servazioni di Prezzolini, si scate- (una decina i professori rimasti alternativa una scuola superiore così alla maliziosa osservazione cata di Messina riapre le sue aule
na”, di Michela D’Angelo, in ni una delle querelle che agiteran- uccisi), ch’avrebbe reso quanto- Gaetano Salvemini di agricoltura e di commercio». che egli, pugliese, volesse torna- agli studenti.  a.m.
Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 XVII

CENTO ANNI
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Reggio, il posto di soccorso aperto in una baracca dalla Croce Rossa (Archivio di Stato di Reggio
Calabria); a sinistra, una pagina di “Ordini e Notizie” con una serie di informazioni su Reggio

La discesa del quadro della Divina Protettrice a Reggio

A Reggio, il santuario dell’Eremo aveva e devastazioni avevano tormentato la cit-


riportato gravissimi danni. Abbattuto l’a l- tà. Con un altare improvvisato don Filia-
tare maggiore, il quadro della Madonna noti celebrò la messa all’aperto: quindi, in
Patrona della città fu salvato da don Giu- processione imponentissima, la Protettri-
seppe Filianoti, cappellano del Santua- ce fu portata lungo il Vallone Caserta, la
rio. Si stabilì, dietro le pressanti richieste scesa S. Lucia, la via del Porto – dove at-
dei superstiti, di riportare in città la Sacra tendevano il clero e la giunta municipale
Effigie: la processione, solennissima, si – e attraverso la via Marina (il corso Ga-
svolse il 9 maggio 1909 (nella foto, una ribaldi era ancora ingombro di macerie) e
processione degli anni precedenti). Un ri- la via del Plebiscito giunse in piazza Duo-
to secolare, come ogni volta che calamità mo, alla chiesa-baracca.

Palmi, la chiesa-baracca di San Rocco (ora diventata un deposito) è in piedi da cent’anni e si pensa di farla diventare un museo
La chiesa baraccata dell’Im- co, che è anche molto cono-
macolata e di San Rocco ven- sciuto in Italia ed all’estero
ne costruita a Palmi nei giorni per la processione degli “spi-
dopo il sisma, esattamente nel nati”, fedeli che per voto com-
luogo in cui si trovava la chie- piono l’intera processione in-
sa in muratura, un edificio dossando a torso nudo una
grandioso la cui foto con la grande cappa di acuminate
facciata interamente crollata spine).
divenne una sorta di simbolo La “chiesa baraccata” si
degli effetti catastrofici del si- conserva ancora oggi così
sma e fu riportata da tutte le com’era stata costruita cento
pubblicazioni del tempo (ap- anni or sono, anche se ormai è
pare anche in alcuni filmati sconsacrata e ha funzione solo
d’epoca, tra i pochi che sono di deposito.
sopravvissuti, e anzi ha con- Negli ultimi anni è stata da
sentito di individuare, molto più parti avanzata la propo-
di recente, il luogo in cui furo- sta di realizzare al suo posto
no girati). un museo della devozione
Solo nel 1955 venne inau- popolare, per esporre le te-
gurata la nuova chiesa in mu- stimonianze del culto e so-
ratura, in cui furono collocate prattutto gli ex voto in cera
le statue di San Rocco e della che annualmente vengono
Madonna dell’Immacolata, offerti a San Rocco: in tal
che erano da sempre oggetto modo si tutelerebbe comun-
di fervido culto in città (spe- que quello che è un reperto
La chiesa di San Rocco divenne uno dei simboli di Palmi disastrata cialmente quello per San Roc- storico della città. gi.ma. La chiesa-baracca costruita nel 1909 esiste ancora, ma è un deposito
XVIII Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud

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I giudici militari si mostrarono saggi ed equilibrati e seppero mantenersi distanti dall’ossessione giustizialista che imperava ovunque

E il Tribunale di guerra sentenziò


Appena dichiarato lo stato d’asse- quasi sempre lievi, tranne in qual- menti per i presunti “sciacalli” e tinai comparve accusata di non orefice lo denunziò»: 3 anni di re- Longo – i verbali delle azioni delit- ai giudici fra i carabinieri «col
dio venne costituito a Messina un che caso (nell’immagine sotto, il condanne esemplari a più non aver avvertito l’autorità, per favo- clusione e la degradazione in tuose cadute sotto l’attenzione bimbo attaccato al seno, perché
Tribunale straordinario di guerra numero di “Ordini e Notizie” con posso e persino – con riferimento rire l’interesse altrui, dell’esisten- Piazza d’armi. Alla “guardia di cit- degli agenti costituivano per il sorpresa a impadronirsi di legna
con poteri sul territorio comuna- l’attività del Tribunale) : i giudici alla gestione del dopo-terremoto za di un ragazzo che chiedeva aiu- tà” (una sorta di vigile urbano) Tribunale una perdita di tempo e in una bettola abbandonata» (33
le, e subito dopo sull’intero cir- militari per lo più condannarono nel 1906 a San Francisco – l’appli- to da sotto le macerie, e forse di Domenico Geluardi «vennero dopo una protesta fatta in udien- giorni di reclusione); il fornaciaio
condario. Esso, con la presidenza a mesi o giorni di detenzione, e cazione della legge di Lynch. aver contribuito a soffocare il suo- scoperte due valigie ch’egli tene- za dal presidente Colonnello Fer- messinese Ruggieri, che aveva
del colonnello Ferri del 98° Fante- decretarono una gran quantità di Ma non mancarono casi più no delle parole stesse del sepolto va in casa di un conoscente e nelle ri, l’avvocato fiscale prosciolse un perduto la moglie e quattro figli,
ria, funzionò sotto una grande “non luogo a procedere”, “insussi- gravi. «Al Tribunale di Reggio Ca- vivo. Il Tribunale condannò il tur- quali si trovarono oggetti preziosi certo numero d’imputati». ma era stato trovato in possesso,
tenda in Piazza d’armi. Prima an- stenza di reato” e “insufficienza di labria – racconta il messinese Pie- pe sicario a undici anni di reclu- per il valore di circa 2000 lire. Il D’altronde, alcuni dei casi sot- secondo il verbale d’arresto, «di
cora dell’udienza inaugurale, il prove”. In questo mostrandosi tro Longo in “Messina, città redi- sione e la moglie a sette». pm chiese 3 anni di reclusione, toposti al Tribunale muovono un paio di orecchini con grossi
16 gennaio, già 188 persone era- senz’altro più saggi ed equilibrati viva” – si ebbe un caso gravissimo: Né mancò la severità, quando a ma il Tribunale considerando che persino al riso (o, specularmente, brillanti, ma dopo l’arresto
no state arrestate per “sospetto di molti che sproloquiavano, dal- un soldato uccise un carabiniere macchiarsi di colpe furono pro- la guardia preposta al ristabili- fanno indignare): la popolana, dell’accusato il reperto non si tro-
saccheggio”e avviate a Palermo. le rovine, invocando incrudeli- sparandogli un colpo di moschet- prio i militari: un soldato, certo mento dell’ordine aveva invece una certa Calabrò, che si presentò vò più!»; un sedicenne, tal De-
Altre 70 persone, detenute a Reg- to alle spalle. All’udienza il pm Scaffidi del Messinese, «andò in approfittato della calamità lo cembrini, accusato di furto a un
gio, furono trasferite altrove. chiese per l’assassino la pena di licenza al suo paese – racconta condannò a 4 anni». Un soldato, signore che lo teneva in casa: «co-
I processi riguardavano in
I due portinai morte, ma il tribunale, tenuto Longo – , ma tornato a Napoli si Giuseppe Cannata, dell’8. Com-
La popolana stui all’udienza fra la sorpresa di
massima parte reati di piccoli fur- che causarono conto della minore età e del triste presentò in alcuni negozi d’orefi- pagnia sanità, riconosciuto colpe- col bimbo al seno tutti presentò un atto notarile col
ti e di oltraggio (persino un “dan- la morte d’un ragazzo ambiente familiare nel quale era ceria ad offrire oggetti d’argento vole di furto «per somma inferiore accusata di furto quale riconosceva legalmente per
neggio piante” e un “pascolo abu- rimasto sepolto vissuto, lo condannò all’ergasto- del valore di un centinaio di lire. a l. 500» fu condannato a 5 anni. di un poco di legna figlio naturale il ragazzo», perciò
sivo”) e le pene applicate furono lo». E ancora, «una coppia di por- Nessuno volle acquistarli, anzi un «In genere però – conclude rimesso in libertà. 

I soccorritori alla Marina di Scilla

Dall’alto: un bambino superstite ferito medicato nell’accampamento dei Pompieri di Ravenna


nella Marina di Scilla; il tenente dei Pompieri Giuseppe Saporetti distribuisce cioccolata alla
popolazione; una donna calabrese con due marinai del “Lombardia” (foto di proprietà del Cral
Vigili del fuoco di Ravenna, tratte da “Terremoto calabro-siculo del 28 dicembre 1908. La nobile
discendenza dei Vigili del fuoco” di Vincenzo Andò, Messina, 2008)
Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 XIX

CENTO ANNI
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Per la ripresa della vita nelle due città che volevano rinascere fu fondamentale la stampa, che era stata vivacissima prima dell’alba fatidica

Torna a risuonare la voce dei giornali


“Ordini e notizie” dell’on. Giu- nella sede del giornale, mentre nale di Reggio”, o anche, con te il marchese Felice Genoe-
seppe Micheli (che uscì tra il 10 sorvegliava la spedizione (ri- denominazioni molto significa- se-Zerbi, vicepresidente Orazio
gennaio e il 16 febbraio) fu la portiamo la testimonianza tive, “Reggio Nuova” (che sosti- Cipriani) fu comunque in prima
prima pubblicazione di Messina nell’articolo di apertura di pag. tuì per qualche tempo “Fede e linea nella difesa degli interessi
che tentava di sopravvivere e 4) – collaborarono molti cittadi- Civiltà”) e “Risurrezione – Bol- cittadini nella delicata, primis-
anzi risorgere, ma già il 4 feb- ni, e ad esso (che fu pubblicato lettino dei paesi devastati”, un sima fase della rinascita: i suoi
braio, col macchinario recupe- poi fino al 1927) si aggiunsero giornale stampato a Gerace e rappresentanti facevano parte
rato fra le macerie del palazzo presto altri fogli settimanali, diretto da un medico di Branca- della Commissione cittadina di
della Borsa in via San Camillo, che via via divennero sempre leone, il dottor Vincenzo De An- agitazione.
la gloriosa “Gazzetta di Messina più numerosi. gelis, che prese a uscire proprio «Memorabile la battaglia dei
e delle Calabrie” riprese le sue Proprio il fatidico mattino nel gennaio 1909. Nel 1909 giornalisti – scrive Filippo Ali-
pubblicazioni quotidiane, occu- del 28 dicembre doveva uscire nacque il settimanale democra- quò Taverriti in “Reggio 1908.
pando i locali tra via Nino Bixio un nuovo giornale, diretto dal tico “L’Avvenire di Reggio” e ri- Sulle rovine dopo la catastrofe il
e via Giordano Bruno (nella fo- prof. Raffaele Sammarco, coi prese le pubblicazioni “Il com- miracolo d’una città risorta” –
to, il primo numero pubblicato redattori Natale Scaffa e Silvio mercio”, che era stato fondato che furono a fianco delle rap-
dopo la catastrofe). Longo: il giornale, già stampa- te, era “L’Avvenire di Sicilia e De Nava – il terremoto decretò Civiltà”, organo ufficiale della nel 1901 e diretto, prima e dopo presentanze politiche, ammini-
Al vecchio giornale messine- to, non giunse mai alle edicole delle Calabrie”. la fine di molte pubblicazioni Diocesi calabrese), ma altre il terremoto, da Orazio Cipria- strative e di categoria per pro-
se, diretto dal proprietario Ric- nelle due città distrutte. Ironia A Reggio – dove di grande (“Rivista storica calabrese”, “Il presero impulso proprio dall’in- ni. spettare i problemi più assillan-
cardo Vadalà – che era stato sor- tragica della sorte: il nome della importanza è il patrimonio del- Lunedì”, “Calabria”, “XX Set- furiare del dibattito politico nel L’Associazione provinciale ti, reclamando comprensione e
preso dalla scossa fatale proprio testata, nata e morta in una not- la Biblioteca comunale Pietro tembre”, “Ferruccio”, “Fede e dopo-terremoto, come “Il Gior- della stampa reggina (presiden- solidarietà».

“La lenta opera di rinascita delle città devastate: tra baracche provvisorie e stabili”, tavola di Achille Beltrame per
“La Domenica del Corriere” del 14-21 febbraio 1909; a sinistra, le inserzioni nel numero 3 di “Ordini e notizie”

«Qui si vende vino e si fa da mangiare»


A Reggio non ci fu la diaspora vano ripreso a funzionare. baracche allestite al Giardino
messinese, la popolazione La luce elettrica, che Reggio Umberto I, mentre il Comando
non aveva in alcun modo re- aveva avuto poco prima del di- e la Caserma dei carabinieri si
cepito gli inviti a lasciare la cit- sastro, fu riallacciata, ad ope- trovavano in piazza Castello,
tà. In particolare – come scri- ra dell’ingegnere navale De e la Questura in via Terme.
ve Sandro Attanasio nel suo Vito, con i marinai della Napoli «Una prima cappella baracca
“28 dicembre 1908 ore 5.21. e del Marco Polo, per gli uffici – scrive Attanasio – era stata
Terremoto” – le famiglie dei pubblici e per almeno tre quar- montata dai marinai a Santa
ferrovieri, in blocco, si erano ti delle baracche. Baracche Lucia. Poi, in piazza Arcive-
rifiutate di partire. E la rinasci- sorgevano anche a Santa Ca- scovado, i soldati edificarono
terina e al villaggio “Napoli”. una chiesa-baracca col pavi-
ta cominciò dalla via Marina,
Gli uffici pubblici avevano, sia mento di terra battuta e fine-
dove presto sorse «una linea
pure lentamente e tra mille dif- stre senza vetri». Il 30 gen-
ininterrotta di baracche, ban-
ficoltà, ripreso a funzionare. naio, con un grande banchet-
carelle, rivendite di generi vari
Poste e telegrafo erano siste- to che vide riunite le autorità
e carretti di frutta e verdura.
mati all’inizio di via Reggio civili e militari, venne riaperto
Dappertutto si vedevano avvi-
si “Qui si vende vino e si fa da Porto. Gli uffici municipali si l’Albergo centrale, che aveva
mangiare”». trovavano nel pianterreno del assunto «il nome di Albergo
La stessa cosa accadeva nella Palazzo di città e quelli giudi- Veneto-Trentino in omaggio
zona di “Michelopoli” a Messi- ziari nei locali della Concilia- al Comitato Veneto-Trentino
na, ovvero le baracche fatte zione. La Prefettura era in che con due piroscafi carichi
costruire da Giuseppe Micheli piazza S. Agostino e lì accan- di aiuti e instancabili squadre
sopra un tratto della linea tram- to, in una baracca, era instal- di soccorso aveva operato
viaria che attraversava Viale lato il Tribunale di guerra. sulla costa a nord di Messina
San Martino: il 9 febbraio già L’Ospedale aveva trovato po- ma soprattutto in Calabria, a
139 botteghe ed esercizi ave- sto in una serie di tende e di Palmi, Seminara e Reggio».
XX Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud

CENTO ANNI
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Una delle emergenze più gravi nelle zone disastrate fu quella dei tanti minori rimasti senza famiglia: cattolici e laici si prodigarono per loro

Don Orione e il problema degli orfani del terremoto


braccia e di cuore sante figure reli- vendere un paio di buoi e il 4 gen- Cuneo, Bra, Roma, Noto e Cassano
Don Flavio Peloso *
giose come Annibale Di Francia, naio partì alla volta di Roma. Fu in Jonio. Fondamentale fu la sua azio-
Nell’immediatezza del terremoto Giovanni Messina, Giovanni Seme- Vaticano, per avere indicazioni, e lo ne di collegamento tra le opere di
del 1908 la capacità organizzativa ria, Gaetano Catanoso, Pietro La stesso giorno ripartì per la Calabria soccorso laico, in particolare del Pa-
dello Stato italiano, che aveva trova- Fontaine, Emilio Cottafavi, Salva- ove giunse al mattino del 6 gen- tronato “Regina Elena”, di cui fu
to la sua unità da pochi decenni, tore De Lorenzo, Luigia Tincani e naio. Andò prima di tutto a Cassano nominato vicepresidente, e la San-
venne messa a dura prova. Ma, nello molti altri. C’era il Patronato “Regi- Ionio per predisporre col vescovo ta Sede. Papa Pio X volle che Don
stesso tempo, la macchina dei soc- na Elena”, un’istituzione umanita- Mons. La Fontaine l’accoglienza dei Orione restasse sui luoghi del cata-
corsi trovò validi protagonisti sia tra ria laica sotto l’egida della Casa rea- primi orfani e farsi rilasciare lettere clisma anche dopo, per coordinare
le fila dei civili come degli ecclesia- le e con presidente la contessa Ga- commendatizie per le Autorità civi- la ricostruzione, e lo nominò Vica-
stici. Tra questi ultimi è da annove- briella Spalletti Rasponi. A portare li ed ecclesiastiche di Reggio e di rio generale della diocesi.
rare san Luigi Orione, «padre dei po- aiuti giunsero anche organismi laici Messina. Il viaggio da Catanzaro a Qualche volta si è indugiato a
veri, insigne benefattore dell’uma- del tutto estranei – e qualche volta Reggio fu difficile e rocambolesco descrivere le avversità, le persecu-
nità dolorante e abbandonata». Ne- in militante contrasto – con le moti- per le interruzioni di strade e ferro- zioni e calunnie che subì in quei tra-
gli anni dal 1909 al 1912, Messina vazioni religiose. Don Orione entrò via. Gli ultimi 45 Km., da Bova a gici e gloriosi anni. Pio X affermò di
terremotata assistette alla sua prima in contatto con l’Associazione na- Reggio, furono i più problematici e lui: «È un martire!». Da parte sua,
grande rivelazione pubblica. Fu una zionale per il Mezzogiorno d’Italia Don Orione poté giungere a Reggio Don Orione disse: «Amo Messina e i
rivelazione di fede e di carità, di che raccoglieva eminenti persona- solo il 9 gennaio. Si fermò alcuni messinesi, perché ho sofferto con
umanità e di intraprendenza. lità della cultura italiana (Zanot- giorni per i primi soccorsi, ma la sua loro qualche poco e perché essi so-
La permanenza di tre anni in Si- ti-Bianco, Gallarati Scotti, Von Hu- destinazione era Messina, dove no tra i più degni d’Italia». A ricono-
cilia segnò il decollo nazionale di ghel, Franchetti), associazioni pro- giunse il 14. Vi resterà fino all’aprile scimento della sua instancabile at-
Don Orione. Non tanto nel senso di testanti e massoniche. Non pochi di del 1912, “siciliano con i siciliani”. tività, il 5 giugno 1910 gli fur confe-
fama e notorietà, anche, ma piutto- questi protagonisti laici della soli- Si prodigò per raccogliere, assi- rita la Medaglia d’argento.
sto per le relazioni con il fior fiore darietà finiranno per entrare non stere e salvare più orfani possibile. Ai messinesi di oggi si può dire:
delle personalità laiche ed ecclesia- solo nell’orbita caritativa di Don Collocò al sicuro inizialmente 400 scavate, scavate ancora tra le mace-
stiche d’Italia convenute in soccor- Orione ma anche in quella della fe- bambini affidandoli alla Santa Se- rie del terremoto, a 100 anni di di-
so sui luoghi del terremoto. L’unità de cattolica. de; da 600 a 1000 li indirizzerà tra stanza, vi troverete non più distru-
d’Italia si vide e si fece a Reggio e a Don Orione apprese la notizia vari istituti in collaborazione con il zione e morte, ma fatti, persone e
Messina. del terremoto il 29 dicembre. Ri- Patronato “Regina Elena”; altri 600 storie di speranza.
Sulle macerie delle città distrut- masto scosso, decise d’intervenire: in istituti di sua fiducia, altri ancora * Superiore Generale
te concentrarono i loro soccorsi di per le spese di viaggio non esitò a tra le sue case di Tortona, Sanremo, dell’Opera Don Orione Don Orione raffigurato tra le macerie con i piccoli superstiti del terremoto

Il santo canonico il 28 dicembre era a Roma, il 4 gennaio tornò in città: le sue opere erano tutte crollate, ma non si perdette d’animo

Annibale Maria di Francia, un padre per Messina


commemorato analoga sciagura La preoccupazione immediata mattonella intrisa di sangue del dendo speranza e preconizzando
Padre Angelo Sardone*
del 1894. Si ricordò d’aver parla- di Padre Annibale era la sorte de- santo, prezioso reperto storico una pronta rinascita della città.
In tutto il buio del cataclisma sen- to allora – con la fermezza e l’in- gli orfani e delle orfane. Lavoro, dei francescani di Messina. Senza Nessun canonico se l’era sentita
za precedenti che cento anni fa coscienza dei profeti – dei peccati interventi di ogni tipo, presenza clamori e senza neppure l’atten- di farlo.
spazzò Messina, riducendola ad della città, delle sue colpe morali, costante, furono tutte cose con- zione dei giornali. Ultimati questi interventi im-
un cumulo di macerie, tra le tan- minacciando i castighi di Dio sot- crete ed efficaci, anche se espressi Il Di Francia lavorava giorno e mediati, alla fine del gennaio
te, emerge una viva luce di carità. to forma di terremoto. senza clamore dentro e fuori i notte, aiutava a disseppellire i fe- 1909 Padre Annibale in due sca-
È la solidarietà umana, cristiana e In città ora servivano interventi suoi istituti. La pasta scovata sot- riti che procurava venissero poi glioni e tempi diversi intraprese il
sacerdotale, l’impegno civile e ca- immediati di ogni tipo. Ovunque to le macerie del panificio del mo- ricoverati, a dissotterrare i cada- trasferimento degli orfanotrofi,
ritativo di uno dei più grandi mes- c’era morte. Le opere del canonico nastero dello Spirito Santo, la- veri, a consolare e soccorrere in delle officine e del personale reli-
sinesi di tutti i tempi, il santo ca- erano crollate tutte. Al monastero sciata provvidenzialmente da un tutti i modi i disastrati. «Lavorava gioso a Francavilla Fontana e ad
nonico Annibale Maria Di Fran- dello Spirito Santo c’erano state 13 pastaio, servì per fare pane per i con la pala, con il piccone, aiutava Oria in Puglia, dove la Provviden-
cia. La storia della città dello vittime, tutte molto giovani: una numerosi affamati, grandi e pic- a portare sulle spalle i feriti e a za riservò loro uno sviluppo rigo-
Stretto gli deve un giusto ricono- suora, tre novizie, due probande e coli, orfani e gente del popolo. La seppellire i cadaveri. Era affian- glioso. Nonostante ciò continuò a
scimento per la sua presenza e la sette aspiranti. Padre Annibale si farina fu tramutata in pasta e pa- cato da P. Pantaleone Palma, pri- fare la spola con la Sicilia, colla-
sua azione, sollevandolo dal si- pose all’opera: occorreva soccorre- ne e bastò per alquanti giorni. mo e principale suo collaborato- borando in tutti i modi alla sua ri-
lenzio generale della storiografia re, confortare, animare, ed ancor Centinaia di vestiti militari copri- re. Vedendo come si lavorava di nascita, anche se lenta. Due segni
e della cronaca. più procurare cibo e vestiario, cer- rono sia orfani ed orfane accam- buon animo nella ricerca della ro- di fattiva speranza furono il ritor-
Il giorno 28 dicembre quando care gli orfani in città, accogliere pati nelle baracche in legno, che ba, si compiaceva, perché così si no degli orfanelli da Francavilla
si abbatté il terremoto, Padre An- quanti chiedevano rifugio. E tutto quelli che ne avevano bisogno e poteva dare aiuto a tanta gente Fontana dopo solamente un an-
nibale si trovava a Roma. Non ap- questo in concerto con un altro sapevano di poterle trovare dal affamata». Amministrava i sacra- no, e la costruzione qualche anno
pena poté con tutti i mezzi tentò apostolo giunto dal nord d’Italia, canonico della carità. Gli interes- menti dell’unzione degli infermi e dopo, nel quartiere Avignone, di
di rientrare frettolosamente a don Luigi Orione, che Pio X nominò si di Padre Annibale erano ad am- del battesimo. Il 6 gennaio 1909 una chiesa, il Tempio della Roga-
Messina. Riuscì a mettere piede poi vicario generale della disastra- pio raggio: alle persone si aggiun- in una tipografia di Acireale stam- zione Evangelica, simbolo della
nella città flagellata dalla pioggia ta diocesi messinese. L’amicizia ve- gevano le cose sacre rimaste sotto pò diverse migliaia di copie del rinascita di Messina e prima chie-
e dal pungente olezzo di morte ra e sincera col prete del Sud fu per le macerie di chiese ed oratori. Lo supplemento del suo giornale sa in città ricostruita in muratura.
solamente sette giorni dopo, il 4 quest’ultimo un vero conforto per si vedeva aggirare sui cumuli di “Dio il prossimo”, raccontando la La presenza e l’opera di
gennaio 1909. Era sbigottito. Un le amarezze ed i soprusi subiti e rovine alla ricerca di oggetti sacri, sorte degli orfanotrofi antoniani. sant’Annibale viene così ridonata
presagio l’aveva già avuto qual- non mancò di riservare protezione statue, pissidi col SS.mo, libri li- Tornò a predicare nel Duomo per alla storia nella sua vera luce.
che anno prima, il 16 novembre ed affetto per l’opera del Di Fran- turgici, quadri, reliquie, finanche la solennità della Madonna della * Postulatore Generale
Padre Annibale Maria di Francia con un gruppo di orfanelli 1905 quando in cattedrale aveva cia. la lapide di sant’Antonio, una Lettera, il 3 giugno 1909, infon- dei Rogazionisti

I carabinieri meritarono la Medaglia d’oro di benemerenza Sui luoghi del disastro accorsero Civici Pompieri da tutta l’Italia
L’impegno dell’Arma dei cara- Fu molto importante nel
binieri (nella foto, una stampa 1908 l’attività di soccorso
d’epoca) fu imponente. Fin da alla popolazione svolta dai
subito dopo la catastrofe i ca- pompieri nelle città di Mes-
rabinieri superstiti di entrambe
sina e Reggio Calabria e
le città si dedicarono con slan-
nei centri di Bagnara, Meli-
cio all’attività di soccorso, sca-
vando tra le macerie e traspor- cuccà, Palmi, San Proco-
tando i feriti. Contingenti di ca- pio, Sant’Eufemia, Scilla,
rabinieri di rinforzo furono poi Favazzina, Seminara, Villa
inviati da tutto il Meridione ver- San Giovanni e Cannitello,
so le zone colpite, e molti di es- devastati dal terremoto.
si riportarono gravi ferite av- Nei luoghi colpiti dal disa-
venturandosi sotto le macerie stro giunsero pompieri dei
per cercare cittadini sepolti vi- Corpi civici di Palermo e
vi. Numerosi anche i conflitti a Catania, e poi di tutta la pe-
fuoco che impegnarono i mili- nisola, da Napoli a Genova,
tari dell’Arma contro i saccheg- da Torino a Livorno. Una
giatori, ma fu determinante an- preziosa testimonianza del
che la loro opera per salvare loro impegno si trova nel li-
dal linciaggio presunti “scia- bro dell’ing. Vincenzo An-
calli”. L’opera dell’Arma venne dò, dei Vigili del fuoco di
premiata con la concessione Messina, “Terremoto Cala-
alla Bandiera della Medaglia bro-Siculo del 28 dicembre
d’oro di benemerenza, istituita 1908. La nobile discenden-
per la circostanza. La stessa za dei Vigili del fuoco”
decorazione ebbero indivi- (Messina, 2008), che rico-
dualmente il maggiore Carlo struisce, con una ricca se-
Tua e il vicebrigadiere Mario rie di documenti, gli inter-
Realacci. Furono poi conces- venti. (nella foto, una carto-
se 32 Medaglie d’argento, 82 lina del 1911, Archivio stori-
di bronzo, 33 Menzioni onore- co del Comando provinciale
voli, 1029 Encomi solenni. dei Vigili del fuoco)
Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 XXI

CENTO ANNI
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Ancora alla fine dell’Ottocento la città era un crocevia di traffici e uno snodo importantissimo, poi cominciò una lenta ma inesorabile decadenza

Il Porto di Messina, splendore e declino


città, peraltro con un hinterland
Rosario Battaglia * più vasto e produttivo) si era an- Terza d’Italia
data gradualmente limitando.

A
ncora nel 1850 e sino Successivamente anche Milazzo e
all’Unità Messina forniva, Riposto avevano finito col ridurre Nel 1850 il porto di Mes-
per la gradualità delle sue ancor più la sua zona d’influenza, sina era al nono posto tra i
dogane e per la grandez- mentre a partire dal 1905 il mi- porti del Mediterraneo e
za e sicurezza del suo porto, essen- glioramento dei porti di Villa San ancora alla fine del 1870
ziali vantaggi al commercio e alla Giovanni e di Reggio Calabria ave-
navigazione. Era stata peraltro raf- vano completato l’erosione, anche era il primo della Sicilia, il
forzata come porto franco, confer- sul versante calabrese, di quote sesto tra quelli del Medi-
mando un decreto del parlamento del commercio messinese. terraneo (dopo Costanti-
rivoluzionario. E aveva intrapreso Anche il settore della seta, im- nopoli, Marsiglia, Geno-
più vasti scambi con l’Inghilterra, la portantissimo per l’economia
Francia, con i paesi del Nord Euro- messinese, era da tempo entrato va, Alessandria d’Egitto e
pa, con quelli del Mar Nero, con gli in una profonda crisi dovuta alla Livorno) e il terzo d’Italia,
Usa. Nel porto messinese erano im- grave epidemia che aveva colpito avendo superato persino
messe soprattutto le merci prove- il settore della bachicoltura e alla quello di Trieste.
nienti dall’estero e in particolare la concorrenza della seta asiatica: la
produzione tessile inglese, ma vi seta aveva esaurito il suo lungo ci-
Tra il 1890 e il 1908 Mes-
giungevano in cabotaggio anche i clo. Il primato delle esportazioni, sina, il cui porto franco
prodotti delle aree limitrofe cala- tra fine Ottocento e primo Nove- era stato definitivamente
bro-sicule. Erano prodotti indu- cento, era stato rilevato dagli abolito nel 1880, era sci-
striali, ma anche spezie e generi co- agrumi, essenze e derivati (acido
volata al terzo posto tra i
loniali provenienti dalle Indie Occi- citrico, succo di limone, ecc.). At-
dentali o Orientali che venivano torno a tale produzione nasceva il porti siciliani e al decimo
scambiati con la produzione locale, nuovo rilancio messinese. tra quelli nazionali.
in un intreccio di rotte commerciali Alla fine dell’Ottocento il porto
e di navi con al centro Messina. messinese diventa “monocom-
L’Unità d’Italia comunque ave- merciale”, cioè era sì il porto più lità. Nei primi otto anni del Nove-
va segnato, per così dire, un rilan- importante del Mediterraneo e cento, il commercio marittimo –
cio più consistente, tale da far rite- forse del mondo – secondo la Ca- dopo la flessione di fine secolo se-
nere la nuova fase inizio d’una ri- mera di commercio messinese – guita all’abolizione del porto fran-
presa e ristrutturazione definitiva. per quanto attiene all’esportazio- co – risultava in costante ascesa
Messina conosceva allora, percen- ne degli agrumi, ma il fatto di esse- con 6.432 navi approdate nel por-
tualmente, una fortissima cresci- re esclusivamente legato solo ad to per 5 milioni di tonnellate di
ta, molto più marcata di porti im- essi e quindi agli andamenti e alle stazza e con 556 mila tonnellate di
portanti come Trieste e Genova. Il fluttuazioni di mercato di un unico merci manovrate, di cui 190 mila
porto messinese si riempiva nuo- genere ne determinava nel con- imbarcate. Il porto era centro di
vamente di navi di tutte le nazio- tempo una grande debolezza. Alla importazione dei cereali che ali-
nalità: l’incremento dell’esporta- fine del secolo la risposta alla crisi mentavano i pastifici della città e
zione di derrate agricole e la navi- da parte messinese avveniva co- di Milazzo; di oli minerali, lavorati
gazione a vapore, che dirigeva la munque su due direttrici principa- dalla Società italo-americana pe-
marina mercantile a rifornirsi di li: quella legata all’attività portua- troli e poi riesportati; di carbon
viveri e carbone in un punto tanto le ma connessa al commercio degli fossile grazie alla presenza di de-
centrale del Mediterraneo, dava- agrumi e al settore industriale dei positi di rifornimento e bunche-
no vitalità a tutte le operazioni derivati agrumari e quella dello raggio che ne facevano la stazione
commerciali. In realtà sino alla fi- sviluppo dell’attività armatoriali, carbonifera più importante del
ne dell’Ottocento vi era una vasta che rinnovava un’antica tradizio- Mediterraneo (si ricorda la Socie-
area che dipendeva ancora esclu- ne marinara della città (si possono tà Anonima Italiana Hugo Stinnes,
sivamente da Messina e dal suo ricordare importanti gruppi come di origine tedesca passata succes-
ruolo commerciale e finanziario quello di Guglielmo Peirce, fonda- sivamente sotto il controllo
gravitante attorno all’area falcata. tore della Società di Navigazione dell’armatore e finanziere messi-
Ma verso la fine del secolo Mes- Sicula-Americana e della Peirce nese Giuseppe Battaglia). Era an-
sina – il cui porto franco era stato Brothers; e altri, pure notevoli, da che l’approdo regolare delle linee
definitivamente abolito dal 1 gen- Vincenzo Bonanno ed Ernesto di navigazione sovvenzionate dal-
naio 1880 – finì per subire una se- Ilardi, armatori di navi da carico lo Stato e di piroscafi per l’imbarco In alto: un’immagine della distruzione della banchina e della linea ferroviaria. Sopra: panoramica dell'Arsenale nella zona falcata a S.
rie di condizionamenti, dovuti per le rotte transoceaniche, alla degli emigranti, la cui soppressio- Raineri. A piede di pagina: il porto in un’antica incisione di Guglielmo Fortuyn e i bombardamenti durante la Seconda guerra mondiale
all’ampliamento dei porti vicini, Società Siciliana di Navigazione, a ne dopo il terremoto sarà causa
siciliani e calabresi. Tuttavia non Giuseppe Battaglia e Antonino della perdita d’importanti correnti quando il porto di Messina perde- fetto della ricostruzione della cit- che possono essere intesi come 1908 godeva ancora di quelle con-
ebbe a subire un immediato con- Sciarrone), creando un forte nu- del traffico internazionale. rà definitivamente il primato com- tà, mantenendosi in media – so- l’indice di un primo, sia pur limita- dizioni. Certo si avviava verso una
traccolpo e ancora nei primi anni cleo di nuovi armatori che avreb- La constatazione della dinami- merciale dell’isola. L’andamento prattutto tra il 1920 e il 1934 – al to, ripristino della funzione di cen- lenta decadenza, poiché tutte
Ottanta città e porto apparivano bero consentito collegamenti sta- cità della Messina pre-terremoto, delle merci sbarcate e imbarcate di sopra delle 300 mila tonnellate, tro di smistamento esercitata dalla quelle condizioni che l’avevano fa-
dinamici e vivi, anche se già erano bili e continui di Messina con le di contro al lento e inesorabile de- nel suo porto, nei trentasette anni quantità cioè lievemente superiori città nel passato per le zone circo- vorita si stavano progressivamen-
presenti i segni di una forte inquie- Americhe e altre aree del mondo. clino tra gli anni Venti e Trenta, tra il 1898 e il 1934, indica che le a quelle medie degli undici anni stanti. Diminuita – a Messina più te modificando. Gli ultimi fattori
tudine degli operatori economici. In realtà Messina, ancora nel pone al centro dell’attenzione la quantità delle merci in entrata che precedono il terremoto (nel che nella sua provincia – l’impor- favorevoli di cui il porto di Messi-
Tra il 1886-90 e il 1908 si osser- 1908, costituiva un centro com- catastrofe del 1908 come un dato erano costantemente inferiori a periodo 1898-1908 in media 297 tazione di merci destinate alle tra- na aveva goduto erano dovuti al
va un declino più “qualitativo” che merciale vitale e ricco di potenzia- periodizzante essenziale. Se la quelle in uscita e che, a parte il ca- mila tonnellate) che non è tuttavia sformazioni industriali, aumenta- fatto di trovarsi sulle rotte tra
“quantitativo” del commercio flessione in assoluto non era stata so del 1909 (92 mila tonn.), il pe- il segno di un ritrovato slancio eco- te quelle delle derrate di consumo Oriente e Occidente, tra i grani


messinese, dovuto, per un verso, molto forte, quella relativa appari- riodo tra guerra e dopoguerra sino nomico della piazza messinese. e delle materie sussidiarie all’agri- russi e i grandi centri dell’Europa
al poco dinamico progresso eco- va più consistente. Nel periodo al 1922 vedeva le quantità imbar- Sostanzialmente immutate pe- coltura, nell’insieme appare sce- continentale nel momento in cui
nomico dell’isola a cui si aggiun- 1908-1911, alla riduzione del cate mantenersi costantemente rò restavano le categorie di merci mata l’importanza industriale, ma le navi, tra gli anni ’80 e il 1910,
geva, in particolare, la parziale Il settore della seta 16% del traffico complessivo del poco al di sotto delle 100 mila ton- importate dall’estero, e a cui corri- non del tutto quella commerciale avevano abbandonato definitiva-
scomparsa di alcune industrie porto messinese,si contrapponeva nellate; dal 1923 al 1934 aggirarsi spondevano le più cospicue e tra- della città. Sul versante delle mente la vela per il vapore, utiliz-
(tessili) e la crisi – soprattutto tra aveva ormai esaurito l’aumento del 2% di Palermo e del mediamente intorno alle 119 mila dizionali correnti del traffico com- esportazioni verso l’estero, il valo- zando il carbone. Messina allora
anni Ottanta e Novanta – di taluni il suo ciclo vitale. 18% di Catania. Nell’insieme dei tonnellate (contro la media di 167 merciale, tanto prima che dopo la re del traffico dal porto di Messina diventa uno dei porti principali di
principali settori commerciali Il commercio porti italiani, il movimento del mila ton. negli anni dal 1898 al catastrofe. In realtà anche su que- nel 1911 era inferiore di circa un rifornimento lungo quelle rotte.
(agrumi e derivati, vino); dall’al- porto di Messina copriva ormai terremoto). Di contro le quantità sto versante i segnali non erano terzo di quello del 1907 (28 milio- Ma il successivo passaggio dal car-
tro si aggiungeva, determinante,
degli agrumi soltanto un sessantatreesimo (due delle merci sbarcate, pur risenten- rassicuranti. Nel raffronto tra il ni circa contro 41 e mezzo). Gran bone al combustibile liquido non
l’attrazione crescente degli altri e dei derivati, terzi meno diquella degli anni in- do dei cicli sfavorevoli, si mante- 1907 e il 1911 la flessione riguar- parte della differenza era dovuta favorì Messina, il cui lungo ciclo
porti siciliani e calabresi. Se in pre- che era floridissimo, torno al 1890). nevano abbondantemente al di dava le materie prime o i semila- alla diminuita esportazione di favorevole, tra anni gli Venti e
cedenza l’influenza del porto mes- costituiva Tale processo di accentuata cri- sopra delle 240/250 mila tonnel- vorati destinati all’industria di tra- agrumi e derivati. Trenta, volgeva ormai al termine,
sinese si era estesa fin presso Cata- si può riscontrarsi d’altra parte sul late, con un picco di 436 mila ton- sformazione, segno questo di una In definitiva si può affermare mentre la città e il suo porto ave-
nia e Palermo, dopo l’Unità (con i nello stesso tempo terreno più propriamente com- nellate nel 1927. Tale andamento completa stagnazione del settore; che per tutto l’Ottocento Messina vano iniziato la definitiva fase del
lavori di miglioramento dei porti un punto di forza merciale, allorché è meglio accer- del resto, tranne per gli anni della aumentavano invece le importa- era stata in grado di esprimere for- declino.
vicini e con il rafforzarsi dell’orga- e un punto debole tabile, tra la fase di considerevole guerra, tende a crescere dopo il zioni di generi di consumo e prin- ti impulsi, sia economici che cultu- * Docente di Storia
nizzazione commerciale di quelle crescita e quella post-bellica, terremoto, principalmente per ef- cipalmente del caffé e dei grassi, rali e che sino al 28 dicembre del contemporanea
XXII Martedì 28 Dicembre 2010 Gazzetta del Sud Gazzetta del Sud Martedì 28 Dicembre 2010 XXIII

CENTO ANNI CENTO ANNI


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La parabola discendente nell’Area dello Stretto dopo il 1908 L’acuta analisi nell’ultima lezione del prof. Pugliatti
Tra gli aiuti

Da un’economia Giunsero
“ferro china”, Sulla città calarono
produttiva cioccolata,
pescestocco
schiere di falchi
e... cremazioni e altri uccelli di rapina
a un’economia Tra gli elementi più curiosi del
dopo-terremoto del 1908 tro-
«Il termine primo, che in nessuno
modo mi riesce di trascurare, por-
guirono in abbondanza e furono
raccolti poi nel Testo Unico del 19
diploma di procuratore legale
iscritto all’albo, lavoravo nel pri-

assistita viamo le offerte, le donazioni,


le proposte che giunsero da
ogni parte d’Italia e del mondo
al Comitato centrale di soccor-
so, oggi riportati negli elenchi
ta la data del 28 Dicembre 1908».
Così il Magnifico Rettore dell’Uni-
versità di Messina prof. Salvatore
Pugliatti (nella foto) nella sua le-
zione di congedo, “Il Diritto ieri
Agosto 1917 n. 1399. Furono, co-
me dirò, provvedimenti efficaci.
Intanto non posso tacere un parti-
colare ghiotto e raffinato, destina-
to a ripetute reviviscenze. Si tratta
mo e più avviato dei predetti studi
professionali) il nome, sempre lo
stesso, del richiedente imprendi-
tore, i nomi, sempre gli stessi, dei
testi. A nessun funzionario della
dell’Archivio Centrale dello oggi domani”, tenuta il 19 dicem- del provvedimento di proroga dei locale Intendenza di Finanza del
I commerci di Messina, l’industria tessile di Stato di Roma. Il panorama bre 1973 (edita da Giuffrè, Mila- termini di scadenza delle cambia- Ministero competente venne in
merceologico è sicuramente no, 1993): una sorta di testamento li. È un rimedio al quale il legislato- mente che quei quattro testi non
Reggio: un ciclo negativo ma non solo variegato e appare anche fanta-
sioso, e comprende – assieme a
spirituale e culturale rivolto alla
sua città, in cui spicca un’acutissi-
re italiano di tutti i tempi si è affe-
zionato... le disposizioni del citato
potevano conoscere la storia di
quasi tutta la città e quella di tutte
vagoni ferroviari, cucine, indu- ma analisi dell’impatto che il terre- Testo Unico... agevolarono vera- le vittime del terremoto e delle lo-
terremoto del 1908 segna per la tore dell’edilizia per esempio o menti, oggetti elettrici, conser- moto ebbe sulla storia e sulla soci- mente la rinascita edilizia di Mes- ro famiglie nei minimi particolari,
Michele Limosani * città di Reggio e delle sua pro- fino a qualche tempo fa anche i ve e “effetti d’uso” – strumenti tà messinesi. sina, che però non ebbe simile be- in conformità alle formule che ve-
vincia una fase di declino che la servizi finanziari o dei trasporti) medici e di soccorso come ap- «Di quell’alba – scrisse Pugliatti nefizio in virtù delle disposizioni nivano preparate negli studi pro-

M
essina nel 1908 crisi economica degli anni Tren- esse, tuttavia, hanno determi- parecchi ortopedici offerti da – nella quale una intera città fu di- per i danni bellici della seconda fessionali e travasate dal cancellie-
rappresentava un ta, ma soprattutto la diffusione nato una sostanziale modifica un anonimo di Fiume, il siero strutta e parve la fine del mondo. guerra mondiale. re nel fatidico foglio di carta bolla-
centro commercia- delle fibre sintetiche, il mono- della struttura produttiva delle terapico e vaccinogeno svizze- Svanì di colpo la fiaba dell’infan- A parte le norme sulla divisione ta.
le dinamico e vita- polio di Cina e Giappone, lo due città (da un’economia pro- ro arrivato da Berna, l’acido fe- zia, sommersa da un’apocalisse in comparti e quelle sulle espro- Negli studi professionali si pre-
le. Il porto costituiva un nodo scarso livello tecnologico degli duttiva ad un’economia assisti- nico da parte della ditta Blag- non meramente immaginata ma priazioni, una spinta decisiva ven- paravano anche gli atti notarili con
marittimo di buon livello fun- opifici reggini, la mancata tra- ta) e ad un cambiamento degli den Wangh, maglieria prove- tragicamente presente col peso ne dalle norme sui mutui statali ai i quali si saldavano gli anelli rotti
zionale alla distribuzione delle sformazione di una produzione atteggiamenti e dei comporta- niente dalla Turchia, “ferro chi- della sua realtà incredibile eppure proprietari di edifici danneggiati o nella catena di passaggi di proprie-
merci prodotte all’interno del si- artigianale in una moderna ren- menti delle famiglie, con il pre- na” da parte del cav.Serravallo. innegabile. Allorché il destino, ra- tà, atti di divisioni o di trasferimen-
stema economico ma, soprat- deranno sempre più cronica. valere di una cultura legata alla In campo edilizio giungevano pido e furioso, si compie, è ancora to inesistenti perché orali e natu-
tutto, punto di approdo regola- In questo scenario che vede “rendita” piuttosto che alla pro- proposte di invio di cemento buio, di questi tempi, verso le cin- ralmente non trascritti, atti di af-
re delle linee di navigazione. le due città condividere un ciclo duttività e al merito. armato (ditta Bousquet H. di que del mattino. Gli scampati, ho franco di canoni enfiteutici e di li-
Un’economia a vocazione agri- congiunturale negativo, si fa Da un punto di vista econo- Cannes), uno chalet da parte scritto in altra occasione, cessata la berazione da ipoteche o vincoli
cola basata in prevalenza sulle spazio l’ipotesi di uno sviluppo mico, infatti, i continui trasferi- della Buildiag di Londra, men- furia dello scuotimento che pareva reali vari. Si preparavano anche
attività di trasformazione dei che rinvia ad un intervento del- menti di reddito e la consistente tre il governo dell’Honduras eterno e non era durato neppure modelli classici di atti in frode alla
prodotti, specie quelli agrumari, lo Stato attraverso la spesa pub- spesa per investimenti hanno sì pensò di donare alle popolazio- un minuto, non sono certi di essere legge per il trasferimento di quei
e una presenza marginale nel blica (lavori pubblici) o tratta- consentito alle due comunità di ni terremotate un “terreno”, o vivi e non sanno se vedranno la lu- diritti al mutuo di favore che non
settore della cantieristica. menti fiscali preferenziali, mira- migliorare la qualità media dei più presumibilmente il ricavato ce. Molti infatti non la vedranno. E potevano essere trasferiti senza
Un sistema dunque la cui po- ti ad accrescere l’occupazione, servizi alla persona, così come della sua vendita. Alcuni quoti- quando, dopo il grande silenzio, l’immobile. Un atto di vendita
sizione geografica e le tradizio- ipotesi che trova un fondamen- di realizzare le infrastrutture di diani inglesi si mobilitarono of- caduto il peso dello sbalordimen- dell’immobile e del relativo diritto
ni marittime rivestivano un pe- to teorico nelle teorie Keynesia- base, necessarie per il funziona- frendo una “squadra di soccor- to, cominciano a muoversi, avver- al mutuo e un contemporaneo atto
so rilevante. Eppure Messina so” (il Daily Mail) e biancheria tono nella mente, ed hanno paura di riacquisto del solo immobile.
agli inizi degli anni Venti termi- (il Daily Mirror), mentre Lo- della risposta, le prime domande: E altri modelli di atti apparente-
nava il suo ciclo economico fa- thar Prims offrì apparecchi fo- Che cosa è accaduto? Chi vive? Chi mente rettificativi di altri o tali da
vorevole. Il terremoto del 1908 tografici e la ditta Sangy G. pro- è morto? ignari dell’immensità del adattare una realtà giuridica pre-
aveva certamente arrecato gra- pose «l’uso di apparecchi atti a disastro. Ma presto sapranno... » costituita a nuove disposizioni che
vissimi danni alle opere portuali percepire rumori sotterranei «... C’era poi al fondo, il costrut- frattanto venivano emanate con
incidendo sulla quantità delle per riconoscere persone vive». to antico dell’opera del governo in acrobazie veramente straordina-
merci che transitavano dal por- Il cibo offriva la possibilità di cinquant’anni di regno, i pubblici rie. Rapido e crescente sviluppo


to a favore degli scali portuali di sbizzarirsi: Oswald Flikschiuit servizi carenti al punto che un tele- presentò, come al solito, la specu-
Catania e Palermo. Ma è pro- donò legumi, il R.Ministro di gramma, anche via Palermo e via lazione. Sulla città calarono schie-
prio durante il periodo dell’af- Berna cioccolata, riso fu dona- mare, arrivava a destinazione do- re di falchi e altri uccelli di rapina
fermazione del fascismo che si to dall’Ambasciata di Germa- po tre giorni. Si stava parlando di Gli speculatori, (facilmente la terra della sventura
vengono a delineare spinte ver- nia, vino da benefattori tede- ieri, ma come sembra oggi! E chis- diventa terra di conquista): i quali,
so una “terziarizzazione” del si- schi, cacio da E.Riepenhausen, sà se non sarà così anche domani... esaurita la città, d’altra parte, sostituivano la ca-
stema economico e l’emergere avena arrivava da Zurigo, men- Dopo un secolo circa dalla realiz- battevano renza di iniziativa dei superstiti
di settori più interessati alla ri- tre dalla Norvegia veniva invia- zata unità nulla può dirsi mutato che, guardando al passato e ten-
costruzione materiale della cit- to un tipico prodotto locale se non forse in peggio. L’imprepa- le campagne tando di legare la loro vita al pre-
tà. molto noto ai messinesi: il pe- razione tecnica, amministrativa e alla ricerca sente, gelavano nell’inerzia, salvo i
All’inizio del Novecento an- scestocco o stoccafisso, dal Co- organizzativa e l’intreccio delle di case coloniche più furbi che anch’essi seppero ap-
che Reggio Calabria registrava mitato di beneficenza di Ber- competenze e delle incompetenze profittare dell’occasione unica, of-
una percentuale di popolazione gen e da singoli benefattori. è sempre quello, aggravato dalla distrutte da decenni, ferta dalla ricostruzione di un’inte-
industriale molto vicina a quelle C’era chi voleva inviare frigori- cronicità del male e dall’accresciu- la cui rovina ra città.
delle regioni più sviluppate co- feri (tale Esher Wiss), chi scar- to volume di bisogni e di esigenze Caratteristico fu il commercio,
me l’Emilia e l’Umbria; una for- pe (Edward Geme) e chi cana- di una collettività nazionale più s’imputava una specie di mercato nero dei di-
za lavoro impegnata in genere pe e tele bituminate (F.Ithier), folta e, si suppone, di livello più ci- al terremoto ritti al mutuo. Gli speculatori, esau-
in piccoli opifici a conduzione ma c’era chi proponeva l’emis- vile. Quanto ai servizi pubblici, be- rita la città, battevano le campagne
familiare, in imprese di laterizi, sione di francobolli (un austria- ne, se ci riferiamo all’esempio di alla ricerca di case coloniche di-
di lavorazione della creta, delle co e Ernest Kvabe) o l’istituzio- cui sopra, potremmo aggiungere distrutti dal terremoto. Anzitutto strutte da molti decenni, la cui rovi-
botti, del cordame o ancora ne d’una lotteria, come fece che la corrispondenza quando la semplificazione della dimostra- na si imputava al terremoto. Il
presso distillerie, saponifici, pa- Enrico Delenze. giunge a destinazione è quasi sem- zione della qualità di proprietario, prezzo si calcolava in base alla cu-
stifici, tipografie e litografie. Dalla Spagna si pensò di do- pre anacronistica. Non intendo di- che si effettuò mediante decreti di batura delle costruzioni: i tecnici
In questo sistema produttivo nare “carte geografiche”, il re che a proposito del terremoto di attribuzione di possesso: base del diritto registrino questa formu-
formato da una miriade di pic- Principato di Monaco inviò Messina siano mancati i provvedi- principale l’atto di notorietà, che la eterodossa della cessione di un
cole imprese, l’industria tessile soccorsi tramite lo Yacht Prin- mento legislativi, anzi fu e venne fu anche il protagonista in materia diritto a conseguire un contributo il
rappresentava certamente il cipessa Alice, mentre i Magaz- ostentato come merito quello del di successioni, nella quale mate- cui prezzo si determini a metri cubi.
comparto più sviluppato e com- ne e si nutre della sfiducia or- mento del sistema economico, gere la concorrenza delle im- l’affermarsi di una cultura che precedenti (ma ahimè anche In alto Messina nel 1860, la Real pace di proporre forme nuove duttivi, e specialmente di quelli mica, che dia a quest’area una zini del Louvre vollero contri- governo Giolitti: la scelta di pro- ria, come è noto, conserva tuttavia Se si fosse sviluppato lo spirito liti-
petitivo con una presenza di mai diffusa sui poteri del libero ma non si sono preoccupate di prese che producono beni e ser- non premia il cambiamento e quella voluta dai recenti gover- Cittadella vista dalle finestre del di governance, per favorire la legati al binomio cultura-turi- nuova centralità nello spazio buire con coperte. Tra le dona- muovere la resurrezione della cit- una posizione di privilegio. Sorse- gioso, in pochi anni sarebbe nato
professionalità e di tecnologie mercato e della “mano invisibi- sostenere lo sviluppo delle im- vizi in altre regioni o paesi e an- l’innovazione. ni), ha certamente contribuito a Palazzo Senatorio (foto Edas partecipazione dei diversi atto- smo, la mobilità integrata di euro-mediterraneo. Un obietti- zioni internazionali anche ta- tà di Messina e Reggio accomuna- ro delle piccole imprese artigianali un vivaio di controversie giudizia-
in grado di produrre merci che le”. prese, cioè di quei soggetti in cora un’economia incapace di In questa situazione dobbia- determinare. Una visione di Messina “Iconae-I”, 2004) ri, il coordinamento delle scelte merci e persone nell’area dello vo, tuttavia, difficilmente rag- bacco giunto da Amburgo, im- te nel disastro tellurico, rispetto al legate a studi di avvocati specializ- rie la cui retta decisione, a causa
venivano esportate sui mercati Ma se negli anni successivi la grado di garantire nel futuro esportare i propri prodotti sui mo sentirci tutti impegnati nella lungo periodo, un progetto di Al centro la bachicoltura in Calabria e l’individuazione delle respon- Stretto. giungibile senza un sostegno permeabili della Rubber suggerimento di quelle voci carita- zati per la richiesta degli atti notori delle sistematiche frodi alla legge,
esterni. politica di intervento pubblico è ricchezza, sviluppo e occupazio- mercati nazionali ed internazio- costruzione di una nuova stra- sviluppo che coinvolga nella fa- (elaborazione fotografica dal sito del sabilità. I tre assi da un punto di vista forte e convinto della politica Express Company e persino tevoli che proponevano di livellare e una correlativa professione, avrebbe causato gli effetti di un al-
Alla fine del secolo, tuttavia, stata efficace nel sostenere i ne. nali. tegia di sviluppo che consenta se di elaborazione e realizzazio- “Museo della seta”, Mendicino, Cs) Questo progetto, in partico- economico possono costituire che riesca a superare i vari cam- un’offerta di rimozione mace- le macerie a cannonate e trasfor- quella di “testimone tutto sapere e tro terremoto. Ma prevalse il buon
le filande reggine piombavano redditi e la capacità di spesa Le politiche hanno pertanto Risultato finale: un sistema al sistema economico di uscire ne tutti i soggetti che a diverso Sotto locandine di attività ed esercizi lare, può svilupparsi lungo tre un quadro di riferimento per lo panilismi e a mobilitare le risor- rie di Emilio Quintet e di “cre- mare le città colpite in immense tutto attestare”. Centinaia e centi- senso e il “summum jus” non ebbe
in uno stato di crisi; a parte i delle famiglie e delle imprese contribuito a creare un’ econo- produttivo dipendente dalla dalla marginalità che una politi- titolo sono responsabili dello messinesi prima del terremoto (dalla linee direttrici: l’integrazione sviluppo dell’area e per la defi- se umane e finanziarie necessa- mazione cadaveri” della Som- necropoli. naia di volte sfilarono sotto i miei modo di imporsi. La città fu rico-
mancati sgravi fiscali sui com- direttamente o indirettamente mia di mercato debole, un’eco- spesa pubblica, una terziarizza- ca economica miope e di corto sviluppo economico dei due ter- guida “Messina e dintorni”, 1902) dei saperi e delle conoscenze, nizione di diverse iniziative a rie.  merstein Sanaturium. s.d.g. Comunque, a partire dal 1909, i occhi nell’ultimo anno dei miei struita e gli edifici rimasero intatti e
bustibili e sulle materie prime, il legate alla spesa pubblica (set- nomia cioè non in grado di reg- zione del sistema economico e respiro adottata nei decenni ritori. Una strategia, ancora, ca- l’integrazione dei sistemi pro- sostegno della crescita econo- * Docente di Economia politica provvedimenti legislativi si susse- corsi universitari (già munito del saldi...».
XXIV Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 XXV

CENTO ANNI CENTO ANNI


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Le nuove norme urbanistiche, il piano Borzì: poco ci resta di Messina, antica metropoli mediterranea La (rapida) ricostruzione rispettò e tutelò l’estetica della città. Ma poi...

Che cosa abbiamo perso Reggio e gli ingegneri


quecento, realizzato pochi Già nel Regio Decreto del sformazioni urbane; vennero dell’art. 2, «quando risulti lentino interviene per attuare im- de strutture in cemento armato, cepito da Arata non tanto come ca-
Nicola Aricò * decenni dopo e ancora, ca- 18 aprile 1909, esteso a Mes- abbattute importanti opere necessario, si può scindere Ornella Milella * portanti modifiche al Piano regola- modanature, fregi e l’intero reper- sa di città ma come una villa, grazie
parbiamente, ricostruito nel sina circa tre mesi dopo (il dell’importante Cinquecento una stessa unità catastale e tore: l’ampliamento della piazza torio del linguaggio accademico fin anche al lotto su cui si trova ad ope-

T Q
ra i primi atti istitu- primo Ottocento. fatidico luglio), che contene- messinese assieme alla ripartirla su più comparti», Quando il terremoto Vittorio Emanuele, simbolo della de siècle sono disegnati incatenan- rare, tra i più suggestivi e panora-
zionali che il gover- Ma l’interdizione della re- va norme tecniche e igieni- straordinaria chiesa dell’An- costituiva il colpo di grazia del 1908 si abbatte, di- vita civile, e della piazza del Duo- do la decorazione della città alle mici della città, dalle cui valenze
no Giolitti dispose sidenzialità nella più ambìta che obbligatorie per le ripa- nunziata dei Teatini di Gua- alle “sacre” testimonianze struggendole, sulle due mo, simbolo della vita religiosa; la case, ai palazzetti, alle ville. ambientali l’architetto traeva moti-
per le città colpite zona costiera – che implici- razioni, ricostruzioni e nuo- rino Guarini e alle ultime dei confini. città della Stretto, la for- nuova sistemazione per la via Ma- Pietro De Nava, G. Zerbi, Spi- vi di ispirazione. Il saggio di Lucia
dal terremoto fu la nomina tamente avrebbe decretato ve costruzioni degli edifici opere razionaliste e neoclas- Con l’incedere lento e pro- ma urbis di Reggio era rina – la cui ampiezza dettata dalla nelli , Farinelli, sono alcuni degli Pietropaolo sulle case Fiaccadori
di due commissioni, «una di la fine della Palazzata – co- pubblici e privati nei luoghi siche edificate in città. gressivo del contagio, com- già stata espressa nelle sue linee re- norma era di ben 50 metri – crean- ingegneri più noti che firmano i mette in rilievo la particolarità di
carattere più scientifico de- stituiva la prima dinamica colpiti dal terremoto, veni- Ma, nonostante tutto ciò, parto dopo comparto, isola- golari e razionali dall’intervento ur- do una zona di giardinaggio inter- progetti di edilizia privata; Zani, quest’architettura che fa angolo
stinata a indicare le zone nichilista avversa al millena- vano identificate eventuali il vero processo d’erosione to dopo isolato, l’ufficio tec- banistico attuato dal governo borbo- media che, dividendo la strada in De Simone, Laviny, Accolti-Gil i re- sulla via Marina accanto alla villa
più adatte per la ricostru- rio “dna” cittadino (Messina deroghe alla sezione strada- del patrimonio storico della nico del Comune sovrappose nico a seguito del terremoto del due parti distinte, ne armonizzava dattori dei progetti di molti edifici “veneziana” del marchese Genove-
zione degli abitati; l’altra ha origini certe nell’VIII se- le minima, pari a dieci metri, città di mare non era stato le nuove ordinate perimetra- 1783, ispirato alle più moderne teo- il dislivello; ma soprattutto realiz- pubblici (Prefettura, Palazzo della se Zerbi e che racchiude tutti gli
incaricata di studiare e pro- colo a.C ). Le successive soltanto per i centri inferiori ancora compiuto. Lo confer- zioni sugli intricati e irrego- rie europee. La città, allora, divenne za quell’esigenza di decoro urbano Provincia, palazzo del Genio Civi- elementi del “nuovo stile” cui Arata
porre norme edilizie obbli- azioni con cui “leggi specia- alle 5.000 anime. Messina ma la buona fede del Borzì lari reticoli della morfologia il luogo della sperimentazione urba- che caratterizza la ricostruzione at- le, Tribunali, Banca d’Italia, Catte- appartiene: la peculiarità estetica
gatorie per i Comuni colpiti li” avrebbero metabolizzato era città da 120.000 abitan- che nella sua relazione di ereditata dall’Ottocento; re- nistica ed edilizia, con tipologie ar- traverso il nuovo Regolamento drale). Accanto a questi fu rilevan- delle volumetrie, il gioco barocco
dal terremoto». La prima, la città storica in quella de- ti. Di più, la medesima nor- piano scriveva: «Il nostro sa, peraltro, ancor più in- chitettoniche innovative antisismi- edilizio. te la presenza di architetti quali della contrapposizione di forme
dunque, con prevalenti terminata dal piano di rico- mativa doveva valere nei primo pensiero è stato quel- comprensibile, dunque più che e con un linguaggio figurativo Prescrivendo l’unità del pro- Marcello Piacentini, Ernesto Basi- concavo-convesse, l’importanza
competenze geologiche, la struzione, approvato il 31 di- nuovi centri abitati, o negli lo di conservare alla nuova vulnerabile, dai tagli viari che manteneva vivo il rapporto con dell’ingresso coperto da un tettuc-
seconda con incarico di tipo cembre 1911, ebbero le loro ampliamenti degli attuali, città, nella zona occupata già tracciati sulle carte del la storia e la tradizione. cio aggettante, i colori intensi delle
tecnico e igienico. Il lavoro incubazioni, tra la fase pro- come pure per l’apertura di dalla vecchia, l’impronta ge- piano approvato. La ricostruzione della città dopo pitture parietali che accentuano il
svolto dalle due commissio- gettuale e la lunga fase at- nuove strade nell’interno di nerale di quest’ultima... per- In queste nuove assegna- il terremoto del 1908 conferma gioco chiaroscurale, il disegno del
ni, anche se non condizionò tuativa, in due ambiti esecu- quelli esistenti. La normati- ché essa ricorderà ai posteri zioni – soprattutto confron- l’impianto ottocentesco. Si propo- bugnato che cinge l’intero edificio
integralmente le successive tivi che ricadevano: sulle va a disposizione dell’inge- la sua forma originaria tra- tandole con la “tutela” delle ne come fenomeno extra-regiona- a mo’ di alto basamento fino all’im-
legislazioni e le conseguen- nuove strade della città; sul gnere capo del Comune di mandando invariati i siti in precedenti proprietà – si le, nel quale confluiscono apporti posta degli archi a tutto sesto, i ferri
ze esecutive, di fatto deter- perfezionamento del “micro- Messina, Luigi Borzì, incari- cui si svolsero i più salienti consumarono pagine vergo- ed esperienze esterne di tecnici e battuti delle grate, le vetrate, gli in-
minò in maniera profonda cosmo” di ciascun isolato cato di redigere il piano di fatti storici e in cui sorsero i gnose dalle quali, sebbene imprenditori, ma soprattutto divie- terni decorati con motivi floreali.
le scelte fondamentali degli previsto. ricostruzione, era dunque monumenti artistici più ap- nell’esiguità dei documenti, ne un campo di sperimentazione Se da un lato, dunque, come da
interventi da realizzare. assolutamente equivalente prezzati». si deduce chiaramente delle nuove tecniche antisismiche più parti rilevato, Reggio «ai segna-
A differenza di precedenti per Messina così come per il Le conseguenze esecutive l’ignobile raggiro ai danni di che impongono l’uso del cemento li effimeri dell’arredo urbano pre-


valutazioni geologiche dei più remoto paesino collinare del piano dovettero palesarsi famiglie i cui superstiti era- armato per gli edifici pubblici, ferisce riproporre il catalogo
secoli XVII e XVIII – da cui di 5.000 abitanti, con l’ag- in tutta la loro tragica porta- no emigrati, o, rimasti orfani mentre lasciano all’edilizia privata dell’eclettismo, impaginando le
avevano tratto origine in gravante discrimine di poter ta nel 1912, ad approvazio- e minori, avevano subito un la scelta tra i diversi tipi costruttivi: facciate come tavole di un manua-
nuovi siti le città di Noto, Caddero, operare previsioni stradali ne ottenuta, quando, in rela- affidamento condotto con a struttura ordinaria in muratura, le d’ornato, in stile neo-classico,
Avola e Grammichele nel del tutto indifferenti alla sto- zione al tracciato viario, bi- criteri decisamente somma- intelaiati, ingabbiati; scelta dettata spetto sul fronte di ciascun isolato, le, Camillo Autore, Giulio Ulisse moresco, villini svizzeri» (A. Gre-
Seicento, Bagnara, Mileto, una dopo l’altra, ricità di una morfologia ur- sognò riassegnare ai privati ri. da ragioni di economia e dal rispet- il Regolamento mette ordine alla Arata, il cui intervento era stato ri- co), è pur vero che la città della ri-
Palmi, Seminara e Sant’Eufe- vestigia d’età bana: la sezione stradale mi- la proprietà dei singoli lotti Per sostenere la ricostru- to per la tradizione locale. Ciò spie- frazionata struttura proprietaria chiesto dal Real Corpo del Genio costruzione offre una grande qua-
mia nel secolo successivo – i nima di dieci metri (poi fatta su cui edificare le residenze. zione da parte dei nuovi as- ga come la ricostruzione di Reggio che in nome di un accentuato “in- Civile, al quale era demandato il lità spaziale che consente di misu-
siti colpiti nel dicembre imperiale descritte lievitare dal Borzì a quattor- La grande dimensione degli segnatari il governo varò non sia stata un fatto “locale” ma si dividualismo edilizio” avrebbe ge- compito di compilare i progetti del- rare lo spazio urbano tracciato su
1908 vennero tutti confer- da Cicerone, dici) ricadeva con la disin- isolati, compresi all’interno inoltre una legge di finanzia- sia posta sul panorama nazionale nerato una città di “casupole”. So- le opere pubbliche avvalendosi di una maglia ad angoli retti, all’inter-
mati con talune prescrizioni. testimonianze del voltura del “numero” sia in del nuovo reticolo viario, im- mento per l’accesso a mutui come un’esperienza ed un modello luzione che, legando insieme esi- professionisti privati, tra i più noti no della quale gli edifici si colloca-
A Messina e Reggio le aree pieno centro storico che nel- poneva una suddivisione in- agevolati. Per poterne bene- da esportare. Lo dimostra il fiorire genze costruttive e pressioni socia- nel settore dell’architettura, quan- no ciascuno con la propria identità
edificate in cui si erano rile- transito bizantino, le zone di espansione. terna che difficilmente ficiare bisognava dimostrare dell’Alemanna, S. Tommaso tale contraddizione alle indi- d’una pubblicistica specifica legata li, avrebbe conferito alla città do le opere dovessero rispondere a architettonica, con il proprio basa-
vati minori danni non erano arabo e normanno, La nuova viabilità del cen- avrebbe potuto seguire il la- di possedere il “diritto a mu- Apostolo... e la penisola di cazioni della Commissione, Le “ossa” di Messina adesso non cercano più sepoltura alla risoluzione dei problemi con- un’idea unitaria di decoro urbano. particolari esigenze di estetica. mento, con la propria linea di gron-
state, genericamente, quelle tro storico venne così trac- birinto delle precedenti par- tuo” mediante l’assegnazio- San Raineri, che le indica- avrebbe potuto realizzare, nessi all’evento sismico, ai nume- L’intensa attività che ha dato vi- Marcello Piacentini , compo- da. La peculiarità insita nella città,
più alte, dunque, le più lon- architetture ciata al tavolo da disegno, ticelle catastali o, se si prefe- ne di un lotto. Anche qui zioni originarie della Com- senza interdizione alcuna, le il Museo di Messina, visto che nem- temente raccolti e catalogati, e an- rosi congressi il cui tema era legato ta alla Ricostruzione della città e gli nente della commissione artistica che ne aveva fatto un unicum, era
Natalia La Rosa
tane dal mare, ma quelle i federiciane e omologando la irregolarità risce, che difficilmente nuove pagine oscure, circa il missione per lo studio geolo- proprie case di abitazione a meno cent’anni sono bastati per cora mestamente allineati in un alla “costruzioni degli edifici nelle esiti di grande rilevanza che ne so- nominata dal Consiglio comunale, nel rapporto preciso a piccola scala
cui edifici erano stati fondati aragonesi, opere morfologica della città di avrebbe potuto seguire le mercimonio di aree e di rela- gico dei siti aveva escluso da pochi metri dal litorale.  Capitelli, stemmi, portali, fregi, completare il “nuovo” museo, i cui cortile sul retro del Museo. Sono le località soggette a forti movimenti no seguiti sono raccolti in un’opera per dare soluzione alla sistemazio- tra il paesaggio ed il suolo. Sarebbe
sulla roccia e, in particolare mare alla regola stabilita da precedenti proprietà. Nac- tive operazioni immobiliari. ogni residenzialità. Ma in- * Docente di Storia grandi colonne, o talvolta piccoli lavori sono ancora in corso. Do- “ossa di Messina”, vittime di quello tellurici”, al numero rilevante di a cura di Simonetta Valtieri appena ne di piazza Duomo fu autore del bastato il cambiamento dell’illumi-
a Messina – si legge nella re- dell’importante norme uguali per tutti. Cad- que così la “divisione in Quale memoria sarebbe tanto la Cittadella e le sue dell’architettura frammenti. Bianchi superstiti della vrebbero, però, concludersi a breve che nel suo libro, con desolazione brevetti rilasciati in quegli anni. pubblicata, “28 dicembre 1908. La progetto definitivo del Museo; Er- nazione, il ridisegno di un marcia-
lazione Taramelli (membro Cinquecento dero, uno dopo l’altro, lungo comparti”, con il Regio De- dunque rimasta, per Messi- aree venivano concesse nel devastazione che colpì la città dello e probabilmente proprio il 2009 sa- identica a quella che oggi si potreb- Il Piano Regolatore della città, grande ricostruzione dopo il terre- nesto Basile progettò il palazzo del piede, la perdita d’identità della
della prima commissione e il righello e il segno del pen- creto del 27 febbraio 1913 na, della metropoli mediter- 1910 (art. 50, L. 13-7- 1910, Sopra il titolo Messina Stretto e che ancora, dopo cent’an- rà l’anno buono per il taglio del na- be provare, Elio Tocco definiva «un redatto dall’ing. Pietro De Nava, ri- moto del 1908 nell’area dello Comune, disegnandone anche gli piazza in nome di una trasforma-
ordinario di Geologia all’uni- messinese, nino, vestigia d’età imperiale (artt. 2/7), nel preciso obiet- ranea dei secoli XV-XVII? Si N. 466) alle Ferrovie dello prima del terremoto: in ni, giacciono all’aperto su un prato, stro. Quello messinese (nonostante secolo di abbandono». «Non abbia- calcava una maglia urbana consa- Stretto”, nella quale confluiscono arredi interni; Camillo Autore rea- zione antropologica o di una inno-
versità di Pavia) – «il Teatro, l’Annunziata descritte da Cicerone, testi- tivo di fare tabula rasa di potrebbe rispondere: ciò che Stato e al Ministero dei La- evidenza la Palazzata come ossa insepolte di un gigante- nasca ormai già vecchio, a trent’an- mo avuto – scriveva vent’anni fa – pevole del problema sismico e studi interdisciplinari e sistematici lizzò il progetto del Lungomare, vazione ispirata a un falso moder-
il Municipio, la chiesa presso dei Teatini monianze del transito bizan- tutti i condizionamenti pro- casualmente si era salvato vori pubblici, e buona parte Al centro il Monte di Pietà sco cadavere dilaniato dal tempo. ni dalla progettazione) sarà di dirit- nemmeno la coerenza morale di adottava tutti gli accorgimenti ne- sull’evento terremoto 1908. così come era stato ideato dal sin- nismo per smarrire irrimediabil-
al Giardino Mazzini (S. An- tino, arabo e normanno, ar- prietari discendenti dai con- dai disegni di piano, come delle superfici restanti erano prima del 1908 (ELABORAZIONI Già a poche ore dal sisma, in to tra i musei più grandi del meri- seppellirle per sempre; ci siamo li- cessari per affrontare e resistere in Reggio fu costruita soprattutto daco Valentino, il Teatro comunale mente la natura estetica della città.
drea Avellino), la Banca di Guarino Guarini... chitetture federiciane e ara- fini della città pre-terremo- l’Annunziata dei Catalani, il già state assegnate al Mini- GRAFICHE DI GIOVANNI SPADARO) mezzo a chi si preoccupava di sal- dione d’Italia e darà finalmente de- mitati a lasciarle marcire all’aper- caso di scosse sismiche. L’edilizia dagli ingegneri civili. Categoria che insieme a Laviny e numerosi edifici Ipotesi che si è verificata poi negli
d’Italia e pochissimi altri gonesi sopravvissute alle tra- to. In particolare il comma Monte di Pietà, i ruderi stero della Guerra che, in to- vare vite umane, uno sparuto grup- gna cornice alla ragguardevole col- to... E Messina è rimasta indifferen- residenziale privata, nonché quella in quegli anni riceveva la propria pubblici e abitazioni private. anni a causa, forse, della mancan-
edifici in via del tutto ecce- petto pensò a tirare fuori dalle ma- lezione: capolavori di Caravaggio e te. Il terremoto deve avere vera- economica e popolare, esprimeva formazione nelle scuole di Inge- Giulio Arata, giunto a Reggio za d’una cultura volta a proteggere
zionale, sono stati meno of- cerie ciò che restava dell’arte, della Antonello, marmi del Montorsoli, mente distrutto tutto... anche l’ani- tipologie architettoniche innovati- gneria ed Architettura, dove i temi come consulente dell’ingegnere e tutelare lo spazio urbano.
fesi. Evvi pure la casa del cultura e dei decori architettonici tele e statue, senza dimenticare le ma. Nella vergognosa storia del ve che adottavano in maniera dif- dell’ornato, del sublime controlla- milanese Ugo Fiaccadori, titolare Nel centenario del terremoto
dott. Cammareri, rimasta il- Il Duomo di Messina e il Duomo di Reggio com’erano prima della catastrofe della città rasa al suolo. Da Palermo preziose testimonianze archeologi- Museo è stata assente la sua stessa fusa il modello della casa in linea a to, che in parte rispecchiavano echi dell’omonima impresa di costru- sarebbe auspicabile che le Ammi-
lesa, perché ottimamente co- –come ricostruì nel 1970 l’allora di- che e paleostoriche. protagonista: Messina». due piani. Mentre la tipologia del e suggestioni venute da fuori, im- zioni che per la celebre ditta Chini nistrazioni e la collettività prendes-
strutta». rettore prof. Giuseppe Consoli, ri- E, probabilmente – almeno sono Oggi però, di fronte all’edificio villino , ricorrente nell’edilizia abi- portati dalle riviste, non sono fami- aveva realizzato i cementi decora- sero coscienza del valore storico
Venne tuttavia valutato, cordato da Elio Tocco, nel suo “La queste le speranze dello staff diri- ormai pronto ad essere inaugurato, tativa borghese dei primi Novecen- liari. La rigidità delle strutture in- tivi impiegati, all’epoca, nelle più artistico della città per consegnare
nel luglio del 1909, che nei Sicilia in pericolo” – accorse il so- genziale e tecnico dell’ente – nella ci è finalmente concesso di sperare: to, si incontra di rado. catenate, l’uniformità delle altezze prestigiose residenze lombarde e al futuro una città di pietra e non
due capoluoghi non si doves- printendente ai Monumenti, ai Mu- nuova sede potranno trovare mi- Messina può rinascere e le sue “os- L’elemento più importante, che degli edifici sono da questi coniu- napoletane, progettò numerosi una memoria di “carta”.
sero costruire abitazioni nel- sei e agli Scavi, prof. Antonio Sali- gliore sorte le migliaia di preziosi sa” non cercano più sepoltura, ma distingue la ricostruzione di Reg- gate con le ragioni compositive, edifici privati anche per la stessa fa- * Docente di Storia
la prima fascia costiera per nas, che con alcuni studiosi, soldati reperti soprattutto lapidei pazien- vita nuova. gio rispetto alla dirimpettaia Mes- estetiche della memoria. Sulle rigi- miglia Fiaccadori. L’edificio è con- dell’architettura
una profondità di cento me- e vigili del fuoco setacciò i luoghi sina, è segnato dalla febbrile attivi-
tri, al cui interno – si noti be- più importanti della città. Ovvia- tà, svolta grazie all’impegno dei
ne – ricadevano, nella città mente, l’attenzione si concentrò pubblici amministratori che condi-
dello Stretto, proprio Tea- sull’allora museo civico, localizzato vidono il programma dell’allora as-
tro, Municipio, chiesa di S. nei pressi del Monte di Pietà. Nel sessore ai Lavori pubblici, poi sin-
Andrea Avellino e Banca frattempo, si pensò a dare nuova e daco, Giuseppe Valentino, di edifi-
d’Italia. Esordì così, in ma- adeguata sede a quello che doveva care una città più grande e più bel-
niera impropria, la normati- diventare il «nuovo grandioso Mu- la, nel minor tempo possibile. Ri-
va del piano di ricostruzione seo di Messina» e si scelse una spia- sultato raggiunto perché Reggio, in
di Messina, città nata dal nata antistante lo Stretto. Inizial- soli 12 anni, dal 1911 al 1923, rina-
mare che al confine terrac- mente la collezione venne allestita sce nel suo tracciato viario fonda-
queo aveva donato la pro- in una vicina ex filanda, nell’attesa mentale e nel suo apparato edilizio
pria effigie nello straordina- di erigere l’edificio. Quell’esposi- rappresentativo pubblico e privato.
rio sposalizio del mare cele- zione “temporanea”, divenne però, A differenza di Messina la cui rico-
brato con la Palazzata, tea- secondo il migliore uso peloritano, struzione si prolungherà sino alla
tro marittimo di palazzi im- tanto stabile da durare un secolo: è prima metà del XX secolo.
maginato nell’ultimo Cin- quella che ancora oggi chiamiamo Museo nazionale: reperti estratti dalle macerie Nel corso del suo mandato, Va- I progetti di Palazzo Zani (in alto) e Palazzo Spinelli per il Lungomare di Reggio
XXVI Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud

CENTO ANNI
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Messina stava vivendo politicamente un momento particolare

L’intensa stagione
dell’Unione
dei partiti popolari,
poi la svolta
Molti dei protagonisti non sopravvissero al
terremoto. La ripresa fu su basi assai diverse
è riconfermato sindaco e lo sarà nel sistema di alleanze giolittia-
Santi Fedele * anche nel luglio 1902, rimanen- no, nei due collegi di Messina
do in carica sino all’inizio del vincono i conservatori Giuseppe

N
ella primavera-estate 1904, allorché le difficoltà con- Orioles e Giuseppe Arigò.
del 1900 si produco- nesse alla crisi economica che Una stagione politica, quella
no a Messina due av- attanaglia la città, le polemiche dell’Unione dei Partiti Popolari
venimenti politici di tra i socialisti e i settori moderati e della sindacatura Martino, che
rilievo: le elezioni politiche na- dell’alleanza e lo scoppio all’in- è stata negli ultimi anni sottopo-
zionali di giugno vedono i candi- terno stesso della Massoneria sta ad un’attenta ed equilibrata
dati dell’ Unione dei Partiti Po- messinese di un grave contrasto analisi storiografica che, non
polari affermarsi in ambedue i tra il sindaco Martino e il leader sottacendo limiti e contraddi-
collegi cittadini (il socialista dell’Unione Ludovico Fulci su zioni dell’esperienza del popo-
Giovanni Noè prevale nel primo, alcune scelte di politica ammini- larismo a Messina, ne ha tutta-
il liberale Giuseppe Faranda nel strativa porteranno alle dimis- via evidenziato gli aspetti incon-
secondo); nelle elezioni comu- sioni di Martino e alla successi- testabili di lotta coraggiosa alle
nali di luglio l’Unione conquista va sconfitta dei partiti “popola- antiche camorre amministrati-
la maggioranza assoluta in Con- ri”, che nel settembre del 1904 ve, di avvio di un’ardita politica
siglio comunale. L’Unione dei saranno ampiamente sopravan- di municipalizzazione di alcuni
Partiti Popolari è l’alleanza poli- zati dall’Associazione monar- basilari servizi pubblici, di so-
tico-elettorale alla quale tra la fi- chica liberale, aggregato com- stanziale riforma delle imposte Il Municipio, che era inserito nel superbo fronte della Palazzata, in fiamme dopo il terremoto
ne del 1899 e i primi mesi del posito di forze “antifulciane”, comunali secondo aliquote pro-
1900 hanno dato vita due parti- clerico-moderati inclusi. Alle gressive, di potenziamento
ti, il socialista e il repubblicano, successive elezioni nazionali del
e le componenti del liberalismo novembre 1904, in sintonia con
dell’istruzione elementare. E ciò
nella logica di una proposta po-
I sindaci di Messina dal 1908 a oggi
peloritano che si richiamano la svolta moderata prodottasi litica che mentre si sforzava di
all’area del radicalismo e della


conciliare le esigenze di svilup-
liberaldemocrazia. In consonan- po produttivo della Città con le
za con gli indirizzi politici che istanze sorgenti dagli strati me-
vanno maturando a livello na- no abbienti della popolazione
zionale. Collante messinese, individuava nei ceti
A Messina, come in altre parti commerciali e nella piccola im-
d’Italia, il collante politico dell’operazione prenditoria i protagonisti del
dell’operazione è un’Istituzione fu la Massoneria, processo di modernizzazione
che nel suo seno comprende li- della vita cittadina e nella diffu-
beraldemocratici, radicali, re- forte d’un numero
sione dell’istruzione elementare
pubblicani e socialisti riformisti: d’affiliati e professionale la leva principa-
la Massoneria, forte nella Messi- non superiore le dell’ascensione delle classi
na di inizio Novecento d’un nu- più umili.
mero di affiliati probabilmente alle 300-400 unità
Almeno un altro fattore di de-
non superiore alle 300/400 uni- ma rappresentativi bolezza va però ricordato, e cioè
tà ma rappresentative di settori l’estraneità all’esperienza del
cospicui delle classi dirigenti: di settori cospicui
popolarismo municipale di una
avvocati, medici, notai, docenti delle classi componente essenziale della so-
universitari, agiati commer- dirigenti cietà messinese: la cattolica.
cianti ecc. L’impegno di quei set-
Una componente non ancora
tori della Massoneria messinese
politicamente strutturata e però
che maggiormente si riconosco-
no nella leadership di Ludovico Primo Consiglio ben presente nell’articolazione
sociale della Città: la capillare
Fulci, di promuovere l’Unione
presenza parrocchiale nei vil-
dei Partiti Popolari, è del resto Il 13 gennaio 1909 il consi- laggi; i Gesuiti, guida intellet-
pienamente conforme con la de- glio comunale di Messina – tuale delle élites cattoliche; i Sa-
cisione del Gran maestro Na- che aveva perso ventisei lesiani con il loro Oratorio; le
than di propiziare con l’accordo membri – si riunì, nella ba-
tra il massone Zanardelli e Gio- Confraternite; le Opere di bene-
racca municipale, per la pri- ficenza; i giornali (a cominciare
litti la fuoruscita in chiave libe-
ma volta dopo il disastro. dall’organo diocesano “La
raldemocratica dalla drammati-
ca crisi di fine secolo e di invita-
Presiedeva il consigliere an- Squilla”); l’associazionismo gio-
re gli affiliati ad adoperarsi, in ziano comm. Martino ed era- vanile. Ma soprattutto vi è
sede di elezioni amministrative, no presenti i consiglieri dott. un’opinione pubblica cattolica,
per una politica di larghe allean- Giacomo Cesareo, Paolino che rappresenta parte conside-
ze tra liberaldemocratici, radi- Caruso, avv. Carlo Donati, revole dell’elettorato, tra la qua-
cali, repubblicani e socialisti. Antonino Portovenero, avv. le, per la spiccata caratterizza-
Una politica che a Messina af- Giuseppe Ciraolo, avv. Giu- zione anticlericale delle forze
fonda le sue radici nella conver- seppe Magaudda, prof. Lo- che la compongono, l’Unione
genza tra il socialismo messine- renzo Scarcella, notaio Au- non ha possibilità di fare brec-
se, il cui programma di graduali gusto Bette, avv. Francesco cia.
riforme politico-amministrative Sammartino, avv. Nazareno Se a ciò si aggiungono le in-
è imperniato sull’auspicata al- Picciotto, Rosario De Nata- crinature che alla vigilia del ter-
leanza tra lavoratori del porto, le. Assisteva il primo segre- remoto si producono nel sociali-
ceti rurali emarginati dei villag- smo messinese e l’accentuarsi
tario sig. Stagnitta.
gi e borghesia commerciale e dei contrasti interni alla Masso-
imprenditoriale, e i settori libe- neria peloritana, ben si com-
raldemocratici che puntano su prendono le ragioni della pesan-
una radicale inversione di ten- te sconfitta cui nelle ammini-
denza nella conduzione del Co- strative, che, dopo alcuni mesi
mune da operarsi per il tramite di gestione commissariale, si
della municipalizzazione di ser- tengono nel 1906, vanno incon-
vizi essenziali (pubblica illumi- tro sia i socialisti che i radicali
nazione, acqua). fulciani del Fascio democratico.
Altri punti del programma La nuova amministrazione è
dell’Unione, oltre le municipa- guidata dal moderato Enrico
lizzazioni, sono il potenziamen- Martinez, cui nel 1907, dopo le
to della scuola pubblica, con elezioni suppletive, subentrerà
nuovi edifici, e la refezione gra- il cattolico Gaetano D’Arrigo,
tuita nelle elementari, mentre al fratello del Vescovo di Messina.
“programma minimo” persegui- Molti dei protagonisti di que-
to dai socialisti si richiamano sta stagione politica periranno
l’abolizione dei dazi di consumo di lì a poco nel terremoto: all’in-
sui beni di prima necessità e la domani del disastro immane i
preferenza da riservare negli termini della lotta politica citta-
appalti dei lavori pubblici alle dina saranno diversi, dominati
cooperative di lavoratori. dal grande tema della ricostru-
Nel luglio 1900 l’Unione con- La sede municipale nel zione.
quista 48 dei 60 seggi in palio. Il baraccamento di via Ugo Bassi * Docente di Storia
repubblicano Antonino Martino contemporane
Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 XXVII

CENTO ANNI
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La lotta politica a Reggio prima e dopo il terremoto

Sui decimati
“tripepini”
prevalsero
i “camagnini”
Ma il malumore espresso contro Giolitti portò nel
dicembre 1909 allo scioglimento del civico consesso
peo, Luigi Crucoli, Giuseppe l’uscita di scena dei Tripepi e
Giuseppe Caridi * Mantica. una attenuazione dell’impe-
Le elezioni comunali del gno della curia arcivescovile,

L
a politica reggina nel 1907 videro la netta afferma- guidata dal nuovo ordinario
ventennio tra Otto- zione del blocco clerico-mode- diocesano Rinaldo Camillo
cento e Novecento fu rato, che sosteneva i Tripepi, Rousset.
caratterizzata dalla a cui andarono 26 dei 40 seg- Nel marzo 1909 si svolsero
persistente egemonia della gi in palio. I camagnini otte- le elezioni politiche. Il gover-
famiglia Tripepi nell’ammini- nero i restanti 14 seggi men- no Giolitti era sotto accusa per
strazione cittadina. I fratelli tre non ebbe alcun eletto la li- la lentezza delle operazioni di
Domenico e Demetrio Tripepi sta “Fascio popolare”, compo- sgombro delle macerie e gli
e altri loro fautori esercitaro- sta dai socialisti. Contraria- scarsi interventi nei centri ca-
no infatti quasi ininterrotta- mente agli anni precedenti, labresi collinari e montani col-
mente in quel periodo la cari- caratterizzati da una persi- piti dal terremoto. Il giolittia-
ca di sindaco della città. Un stente instabilità, la nuova no Camagna si trovò pertanto
terzo fratello, Francesco, fu amministrazione si accingeva in evidente difficoltà dinanzi
invece eletto alla Camera dei ad affrontare con il supporto alla prova elettorale, da cui
Deputati. Ai Tripepi, che era- di un’ampia maggioranza i uscì vincitore, sia pure con un
no di tendenza conservatrice, numerosi problemi della città. minimo scarto, Giuseppe De
si oppose in città la corrente A interrompere bruscamente Nava, candidato dello schiera-
politica di Biagio Camagna, ogni iniziativa, e la stessa vita mento dell’opposizione con-
un brillante avvocato di cittadina, giunse improvviso e servatrice. Il De Nava però si
orientamento progressista, terrificante il terremoto del 28 dimise poco dopo e le nuove
seguace di Giovanni Giolitti. dicembre 1908. elezioni videro la vittoria con
Forte era pertanto la rivalità Tra le migliaia di morti pro- largo margine di Biagio Ca-
fra i sostenitori dei Tripepi, vocati dal sisma vi furono an- magna su Alessandro Tasca,
detti “tripepini”, e quelli di che quattro consiglieri comu- socialista palermitano candi-
Camagna, denominati “ca- nali reggini, tra cui lo stesso dato a Reggio, dove i cleri- Un’immagine della “nuova Reggio” in fase di rinascita: il Municipio baraccato sul corso Garibaldi
magnini”. I primi prevaleva- Demetrio Tripepi. Il fratello co-moderati non presentarono
no generalmente nelle elezio- Francesco, rieletto nel 1909 alcun candidato, favorendo di
ni comunali mentre i secondi nel collegio di Melito, sarebbe fatto il Camagna.
si affermavano nelle consul- scomparso agli inizi del 1910 A Reggio non cessò tuttavia I sindaci di Reggio dal 1908 a oggi
tazioni politiche. Biagio Cam- mentre il cardinale Portanova il malumore contro il gover-
pagna fu infatti eletto depu- era già deceduto nell’aprile no, di cui si fece interprete il
tato per sette legislature tra il 1908. Tali perdite ebbero no- Consiglio comunale, che, do-
1892 e il 1919. tevole influenza nel campo po averne censurato l’operato
La Chiesa reggina ufficial- clerico-moderato, che vide con un ordine del giorno vota-
mente non partecipava alle to all’unanimità, continuò a


competizioni elettorali ma, di lanciare pesanti accuse di
fatto, un notevole sostegno fu inefficienza. Questo atteggia-
dato in quegli anni ai Tripepi mento apertamente antimini-
dall’arcivescovo Gennaro Por- Nel marzo 1909 steriale portò nel dicembre
tanova, che nel 1899 fu nomi- 1909 allo scioglimento del
nato cardinale. vinse le elezioni Consiglio comunale, decisione
Agli inizi del Novecento, al- politiche assunta su sollecitazione del
la lotta politica cominciarono Camagna, nel tentativo di fre-
a partecipare attivamente an- Giuseppe De Nava, nare il diffuso malcontento
che i primi socialisti, che era- dell’opposizione della cittadinanza, le cui legit-
no tuttavia ancora una sparu- conservatrice, ma si time istanze avrebbero trova-
ta minoranza, guidata da to accoglienza solo alcuni an-
energici dirigenti come Fran- dimise poco dopo ni più tardi.
cesco Celibato, Davide Pom- * Docente di Storia moderna

Il primo Consiglio comunale: 24 marzo 1909


A Reggio il consiglio comunale
venne convocato (nella foto, il
vecchio palazzo municipale prima
del 1908) , per la prima volta dopo
il disastro, il 24 marzo 1909, alle
ore 12. Presiedeva il sindaco
comm. avv. Carmelo Mezzatesta,
presenti i consiglieri: cav. uff. avv.
Giuseppe Andiloro, comm. Giu-
seppe Spinelli, cav. Salvatore Ro-
gnetta, ing. Francesco Barbaro,
cav. avv. Angelo Scordo, cav. avv.
Antonino Saccà, cav. Vincenzo
Gullì, cav. Paolo Rausei. La seduta
andò deserta. Il Consiglio tornò a
riunirsi il 12 aprile, alle 11, con la
presidenza di Mezzatesta e alla
presenza di 14 consiglieri: ing. Pie-
tro De Nava (assessore ai Lavori
pubblici), cav. uff. avv. Giuseppe
Andiloro, ing. Francesco Barbaro,
comm. Fabrizio Plutino, cav. Fran-
cesco Mantica, avv. Giorgio Tom-
masini, avv. Pietro Ferrante, Paolo
Vilardi fu Giuseppe, cav. avv. An-
tonino Saccà, avv. comm. Pasqua-
le Andiloro, cav. Paolo Rausei, cav.
avv. Angelo Scordo, avv. Domeni-
co Massara Reitani. Assisteva il se-
gretario capo avv. Tommaso Pal-
misano. In apertura furono com-
memorati i membri scomparsi:
l'on. Demetrio Tripepi, il cav. Sari-
ca, il dott. Caminiti e il cav. Girola-
mo Genoese. Ma poi fu un crescen-
do di proteste, memoriali e ordini
del giorno contro il governo.
XXVIII Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud

CENTO ANNI
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Domenica Crea, 109 anni: come fuggimmo sotto le “castagnare” Antonino De Stefano, 102 anni: nelle baracche si soffriva la fame

REGGIO CALABRIA. Centonove anni mali, le pecore soprattutto, che co- I ricordi di quel terremoto della REGGIO CALABRIA. Antonino De hanno trasmesso i miei genitori – mi raccontava di come la terra tre-
ricchi di figli (11), nipoti (32) e pro- minciarono a fuggire e la terra che nonnina di Reggio, che oggi vive a Stefano (nella foto) di compleanni, afferma nonno Antonino – . All’ini- mò e i danni che causò in tutta la cit-
nipoti (46) e anche di tanti ricordi, tremava e le baracche che crollava- San Salvatore («Mi sono trasferita finora, ne ha festeggiati 102. Quasi zio se ne parlava a lungo in fami- tà. Mi raccontava del terremoto e
quelli vissuti da Domenica Crea no. Poi una grande fuga di tutto il dopo il matrimonio», precisa), sem- sempre, quando si ripete la data, of- glia, via via sempre di meno. Ricor- del maremoto. Una cosa agghiac-
(nella foto). I ricordi maturati lungo paese sotto quelle “castagnare” che pre nella periferia collinare di Reg- frendo un caffè al bar agli amici e do ancora che c’era molto dolore ciante».
tutti questi anni, ovviamente, non circondavano Cardeto». gio, terminano qui. Con quella fuga anche ai semplici avventori. Di ca- nelle parole di mio padre quando I ricordi, poi, diventano di prima
possono essere tutti belli. E, scavan- disperata sotto le castagnare attor- rattere aperto e gioviale, è sempre mano quando comincia a racconta-
do scavando, nella memoria di non- no a Cardeto. un piacere parlare con quest’arzillo re qualcosa della ricostruzione della
na Domenica troviamo anche i ri- Ne ha sicuramente sentiti altri nonnino che vive a Sbarre centrali. città.
cordi del terribile terremoto del terremoti in tutta la sua lunga vita Aveva compiuto da poco due an- «Furono anni terribili – attacca
1908. «ma nessuno, per fortuna – dice –, ni il nostro nonnino quando Reggio ancora, perdendosi nei ricordi –. Mi
«Ricordo – racconta la nonnina, può essere paragonato alla forza di fu squassata dal sisma che la di- sono rimaste bene in mente le pri-
che è diventata anche quadrisavola quello». strusse e la mise in ginocchio. Trop- me baracche che venivano costruite
per la quarta volta – che quando ci Nonna Domenica conserva ricor- po piccolo, quindi, per avere una te- per dare un tetto ai sopravvissuti. E
fu quella scossa noi abitavamo a di nitidi pure degli anni della fatico- stimonianza diretta di quei secondi ricordo anche la fame che venne in
Cardeto. E anche lì gli effetti del ter- sa ricostruzione di Reggio e dintor- devastanti che segnarono per sem- seguito a quella terribile disgrazia.
remoto furono devastanti. Ci fu tan- ni. «Non furono anni felici, anzi fu- pre la storia della città. Ma non E ogni volta che ho sentito, nel cor-
ta confusione e un terribile spaven- rono difficilissimi – dice ancora –. troppo per avere una testimonianza so della mia vita, la terra ballare ho
to. Tutti che gridavano e che cerca- Rammento che ci fu grande povertà indiretta di quel che accadde allora. sempre ripensato a quello che ac-
vano riparo. Ricordo ancora gli ani- e grande fame». pie.ga «I miei ricordi sono quelli che mi cadde in quel 1908... ». pie.ga.

Una storia tra tante: l’incontro tra una sopravvissuta e un soccorritore

Amore tra le macerie


poti, che ancora oggi ne sono sciato Palermo, seguiva la le, pale e generi di vettova-
Attilio Borda Bossana fedeli custodi. rotta per Gibilterra, il cui gliamento.
Professore d’orchestra, di- Stretto sarebbe stato attra- La nave giunse in porto e si

T
ra i tanti episodi le- plomato al Conservatorio mu- versato nella notte prose- ormeggiò a pettine con la
gati al terremoto del sica di Napoli, con il suo guendo la navigazione poppa distante dalla banchi-
1908, è significativa trombone si arruolò nella Re- nell’Atlantico, con sosta a Las na semidistrutta, dinnanzi al-
la vicenda che deter- gia marina, militando nel Palmas (Canarie). Alla Divi- la Palazzata. Il 29 dicembre
minò, a seguito del sisma, la Corpo della banda musicale. sione Volante, al comando cominciò lo sbarco di 200 dei
casuale nascita di una delle Dopo il corso a Taranto, al del contrammiraglio Leone 700 uomini di equipaggio;
tante famiglie che si insedia- Cremm, Centro reale equi- Viale, composta dalle navi da con le imbarcazioni di servi-
rono nella città ricostruita. paggi marittimi, nel 1907, ap- battaglia “Regina Margheri- zio trasportarono a terra vive-
Una storia d’amore che nac- pena ventenne, venne desti- ta”, “Regina Elena”, “Vittorio ri, medicinali e tutte le attrez-
que per la fatalità di un in- nato sulla Regia nave da bat- Emanuele”, fu ordinato di in- zature di soccorso predispo-
contro tra le macerie, tra un taglia “Regina Elena” quale vertire la rotta per dirigersi ste; quindi altri 300 uomini,
soccorritore venuto dal mare componente della Banda im- verso Messina; la “Vittorio tra cui il marinaio musicista
e una giovane superstite del- barcata sulla nave, varata nel Emanuele” fu invece inviata Pietro Anna, si unirono ai
la città scomparsa. 1904 e unità gemella della a Napoli per imbarcare i Rea- commilitoni nell’opera di soc-
Pietro Anna, protagonista “Vittorio Emanuele”, di stan- li d’Italia. A bordo della “Re- corso. Parecchi i cadaveri se-
di questa singolare pagina, za entrambe tra Taranto e gina Elena” – come amava polti dalle macerie che veni-
era nato a Resina, in provin- Brindisi. narrare il sottocapo Anna al vano ritrovati ma anche molti
cia di Napoli, l’11 luglio 1887 Nel dicembre del 1908 la nipote Gianni Anna, che vive i superstiti che durante lo sca-
e morì all’Ospedale Piemonte divisione navale era stata co- a Messina – durante quel tra- vo vennero salvati. Nei ricordi
di Messina nel luglio del mandata per una crociera con sferimento vennero organiz- tramandati da quel musicista
1969. In 82 anni accumulò ri- destinazione Stati Uniti e il zati i primi interventi di soc- sul mare, una bimba di 6 anni
cordi e memorie lasciate ai ni- 28 dicembre, dopo aver la- corso, predisponendo barel- ritrovata viva nella zona della
villa Mazzini, che dopo la sco-
perta dei cadaveri dei genitori
fu affidata ad una famiglia di
conoscenti.
Lo smistamento dei mari-
nai che sbarcavano era curato
da ufficiali del Genio
dell’esercito che indirizzava-
no gli uomini verso le zone I due protagonisti: la superstite messinese Concetta Romano e il marinaio-musicista napoletano Pietro Anna
ove operare ma anche ove
svolgere servizi di polizia con- nunziata avrebbe raggiunto evocavano tanti finali wagne- vita coniugale della coppia,
tro gli sciacalli che tentavano l’odierna piazza Castronovo. riani, con la complicità forse cadenzate dalle licenze del
di rubare nelle abitazioni di- Il trasporto del materiale di di quel luogo di solitudini, di marinaio Anna.
strutte. Dopo i primi interven- cantiere avveniva con carri assenze drammatiche, l’emo- Dopo la guerra italo-turca
ti nella zona portuale gli uo- trainati da buoi e dopo il tur- zione intensificò il loro dialo- del 1911-1912 Anna si con-
mini della corazzata furono no mattutino di lavoro nel po- go. gedò e si dedicò alla sua pas-
dislocati al quartiere dell’An- meriggio ai marinai era con- Altri fugaci incontri si sus- sione per la musica, suonan-
nunziata, anche perché l’or- cesso di scendere a terra, in seguirono, tra la sopravvis- do nelle orchestre dei teatri
meggio della corazzata fu franchigia. In uno di quei po- suta e il marinaio musicista di Napoli e Roma, ove la mo-
spostato più a nord, a capo S. meriggi, quasi all’imbrunire, dagli occhi azzurri, in quello glie messinese lo accompa-
Salvatore dei Greci, quasi din- il napoletano marinaio-musi- scenario d’apocalisse, sino gnava sempre. Per la sua
nanzi all’attuale chiesa di cista incontrò per caso Con- alla partenza della nave da opera a Messina, però, il ma-
Santa Maria dell’Arco. Il loro cetta Romano, figlia di Caroli- Messina, nell’aprile del rinaio Anna ricevette due
intervento fu principalmente na Belardinelli e di Giuseppe 1909. Seguì una fitta corri- medaglie commemorative,
indirizzato alla costruzione Romano, un colonnello spondenza, un’intesa sempre una d’argento e una di bron-
del villaggio Regina Elena, dell’esercito in pensione. In più forte, culminata in... una zo, per l’attività di soccorso
grazie al materiale (legname compagnia della cameriera, fuga d’amore, per superare il prestata.
e serramenti) sbarcato dalle la giovane Concetta stava diniego dei genitori a I suoi nipoti, residenti a
navi mercantili, per la costru- passeggiando tra le poche quell’unione. Nel 1911, du- Messina, conservano pure
zione delle prime abitazioni. strade già liberate dalle rovi- rante una licenza a Messina una medaglia d’argento della
Parte dei marinai vennero an- ne quando incrociò lo sguar- del marinaio, i due si promi- Cri data alla flotta Usa, che
che impegnati per la realizza- do di Pietro, i suoi occhi az- sero eterno amore. Nel 1912 un marinaio americano aveva
zione dell’attuale viale Regina zurri. In quello scenario apo- nacque il primo di cinque fi- donato a Pietro in cambio di
Il nastrino del cappello, le due medaglie conferite al marinaio Anna e una foto della “Regina Elena” Elena, che dal torrente An- calittico, dai contorni che gli che accompagnarono la una scatola di sigari.

Antonia Bongiovanni, 103 anni: con la culla giù in giardino Carmela Attardi, 100 anni: mio padre non riuscì a salvarsi

MESSINA. La culletta dove dormiva rono per ore sotto le macerie, poi at- per i ripetuti capitomboli – era finita MESSINA. «Ho perso mio padre e due cende, era avvocato, ma rientrava a ca- mi raccontò tutto mia madre qualche
serenamente venne catapultata a torno alla casa. Fino a che, in quel si- giù in giardino – ma viva e vegeta. zie sotto le macerie. È l’unica cosa che sa entro qualche giorno. Quella volta anno dopo, quando ero in grado di capi-
dieci metri di distanza. Ma è proprio lenzio surreale dopo la catastrofe Oggi la signora Antonia (nella fo- mi torna in mente quando sento parlare invece… ». Ricordi costruiti negli anni re – continua nonna Carmela – . Mio pa-
grazie alla protezione di quella fragi- sentirono una vocetta sottile. Era la to), nata a Messina il 7 aprile del di quella disgraziata giornata». Carme- sulle parole di mamma Antonina, che dre andò via il 7 dicembre, doveva scen-
le culla che la piccola Antonia Bon- piccola Antonia, ancora avvolta fra le 1906, ha compiuto 103 anni e gode la Attardi ha 100 anni, festeggiati poco quella tragedia la visse in prima perso- dere a Messina per sbrigare alcune pra-
giovanni, di 2 anni e 8 mesi, fu ritro- sue coperte; frastornata e impaurita di ottima salute; suo marito non c’è più di un mese fa (il 24 novembre). Lei na. «Ero troppo piccola, di quel giorno tiche per il cognato che sarebbe dovuto
vata sana e salva a distanza di alcune più. Lei, casalinga, non ha mai lascia- le cicatrici di quella maledetta alba ne- partire per l’America. Andò a dormire
ore dalla terribile scossa. Una botta to la Città dello Stretto. Vive accanto ra, che in pochi secondi inghiottì Messi- nella nostra casa di via I Settembre, do-
improvvisa che in pochi istanti ridus- ai figli e ai nipoti e non ha certo di- na e Reggio, le porta ancora. Non sulla ve abitavano anche due mie zie. Ma da
se in macerie l’abitazione di Camaro menticato quell’avventura che lei pelle, perché quel giorno il fato volle quella notte non si risvegliarono più.
Inferiore dove la piccola viveva assie- non può ricordare, ma che ha vissuto che si trovasse nella casa di Furnari, ma Furono trovati morti sotto le macerie.
me ai genitori, Giuseppe e Nunzia mille volte nel racconto dei suoi geni- nel cuore, nel profondo dell’anima. Lì, Sono cresciuta in provincia, a Novara di
Bongiovanni, entrambi sopravvissuti tori. dove il dolore per non aver mai cono- Sicilia, e poi a Milano, durante la secon-
alla catastrofe. «Il Signore – dice con un pizzico di sciuto davvero il padre non si cancella. da guerra mondiale, perché a Messina
Quando la terra quella notte cessò emozione – ha voluto regalarmi la vi- «Ero nata da un mese – racconta nonna avevamo perso tutto. Avevo perso so-
di tremare, allo scenario di orrore e ta ed eccomi ancora qui. Ma attenzio- Carmela, ancora lucida, con al fianco il prattutto mio padre. Quando hai un
distruzione s’aggiunse l’angosciosa ne a non dimenticare. La memoria di figlio Giacomo – e in quel periodo la mia mese non restano impresse in te le im-
paura dei coniugi Bongiovanni, i una simile tragedia è un valore trop- famiglia viveva nella casa di Furnari. magini delle persone che ti stanno ac-
quali, sommersi di detriti ma vivi, po importante, soprattutto per le gio- Talvolta capitava che mio padre scen- canto. E io non ricordo mio padre, me lo
non trovavano più Antonia. La cerca- vani generazioni». t.c. desse a Messina per sbrigare alcune fac- ha portato via il terremoto». m.c.
Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 XXIX

CENTO ANNI
.

Messina in una pagina inedita della poetessa Jolanda Insana

La città
trepidante,
che c’era
e non c’è
Tante volte distrutta, sventrata e poi rinata
gliato e sbriciolato in padella con pomodoro; op- mandorla sorbetti granite gelati, e il paradiso
Jolanda Insana pure si mangia crudo in insalata con i pomodorini salato nel trionfo di sarde a beccafico, di cipolla-
freschi e l’aglio e l’origano e la menta fresca e il te di tonno, sciabbachello, caponate di carciofi o

C’
era e non c’è, c’è e non c’era, Messi- prezzemolo e il peperoncino fresco e tanto olio, o melanzane, ecc. Tante volte distrutta e sventra-
na, ariosa e luminosa città di case a listelle intinte nel sale. ta (e quel che non poté il terremoto del 28 di-
basse, un tempo, e di baracche russe C’era la filanda Mellingoff e ora c’è il Museo cembre 1908, lo fecero i bombardamenti a tap-
e svizzere, nate dopo il terremoto e Regionale con un ricco fondo archeologico, li- peto) e altrettante rinata, Messina ha elaborato
scampate ai bombardamenti; città di protonotari gnee sculture medioevali e una ricca quadreria un particolarissimo gusto per l’eclettismo, l’ibri-
e pescestoccari, di gelatai e pasticcieri, di mer- in cui spicca la Madonna col Bambino di Anto- dismo, come si vede dalle facciate delle case an-
canti e intellettuali, di setaioli e tintori, orafi e ar- nello, la Resurrezione di Lazzaro di Caravaggio, teguerra, miracolosamente sopravvissute alle
gentieri, con le sue antiche muraglie scende dai per non dire di Goro di Gregorio, di Gagini, bombe agli incendi e alla ricostruzione.

I
valloni e dalle pendici dei verdi Peloritani a ba- Montorsoli, Laurana, o di paliotti, stoffe pregia- messinesi, soprannominati ‘Buddaci’ co-
gnarsi nello Stretto, che è striscia marina o lago, te, ceramiche, argenterie; c’era la peste, il colera me il pesce dello Stretto che sta con la
come appare nella Crocifissione di Anversa di An- e la spagnola, e ora c’è la cosca, lo scippo e il ta- bocca aperta, cominciano un discorso e lo
tonello, o fiume e letto dove si sposano i due ma- glieggiamento; il tesoro del Duomo c’è ma non girano in lungo e in largo, come per in-
ri, Tirreno e Jonio, e si azzuffano e schiumano per si vede, non è visibile; non c’è la grossa pietra la- concludenza, ma il fatto è che temono di essere
diversità di sale e di calore, creando vortici e cor- vica, squadrata e scalpellata, con cui erano la- zittiti dai boati e dagli scoppi della terra, quando
renti, bastardelli e reme morte, nella marea che stricate le geometriche e rettilinee strade, e c’è la voce si strozza in gola e nessuno fiata, finché
monta e scende, mutando direzione ogni sei ore. l’asfalto: c’era e c’è per le strade fumo e profumo non finisce il silenzio di uomini e bestie, e scopro-
La vista migliore dello Stretto si ha dall’alto e, di “tiuni e virrine” (ventraglie e frattaglie) che no che il terremoto gli è passato sulla testa e sotto
senza pensare di prendere l’aereo per Reggio, si cuociono all’aperto sulle griglie, e a mangiare ci i piedi, e pallidi riprendono fiato e hanno la voce
può andare sui Peloritani o sulla circonvallazione sono soltanto i maschi; c’erano i venditori di che trema, e soltanto allora urlano e pregano e
o in cima al Cimitero Monumentale, dove fino a ghiaccio e ci sono venditori di polveri col telefo- imprecano, ringraziano i santi o li bestemmiano,
vent’anni fa c’era un accumulo di macerie, per ve- nino cellulare incollato all’orecchio; c’è, tra e il sonno non è più lo stesso, la sensazione del
dere che non c’è frattura tra terra e acqua, che maggio e giugno, l’insinuante profumo di gar- sangue che si ghiaccia nelle vene è incancellabile,
senza soluzione di continuità lo Stretto è abitato. denie misto al salino, all’agro degli agrumi, al e anche quando l’abitudine a vivere in mezzo a
Qui stavano le creature mostruose come Scil- gelsomino; c’erano i centenari platani del viale tali sconvolgimenti sembra saldamente radicata,
la e Cariddi a insidiare il passaggio, a scoraggia- S. Martino, e ci sono i centenari ficus benjamina è vero che non è così, perché la morte è sempre
re l’avventura e l’esplorazione, a ricordare che di via Cannizzaro e di piazza Cairoli, lì dove resi- presente e sono i morti, anzi i “morticeddi”, che a
nessuna comunicazione mai è stata facile al ste il chiosco liberty delle spremute di arance e novembre portano (portavano) regali ai bambi-
mondo e il viaggio è rischio mortale. E tuttavia di limoni (famosa la digestiva limonata al sale) e ni, e insieme ai giocattoli, quando c’erano, lascia-
di qui passarono, in cerca di terre e libertà, Cal- anche di granite; c’era la Fontana e il Lavatoio vano biscotti durissimi in forma di tibie crani
cidesi e Messeni, e si insediarono nell’insenatu- della seta, quando l’industria serica era fiorente scheletri, ossi di morto, appunto. Babbo Natale
ra, nella penisola di San Ranieri, e la città che i e la seta un bene tanto prezioso che nel Seicento non aveva dimora in questa città, porta mobile
primi chiamarono Zancle (falce, in greco) per- si poteva pagare non solo in moneta sonante ma del continente, e non c’era Befana. “Babba” (una
ché il porto naturale aveva e ha la forma di una anche in seta grezza, e il tintore che lavava la se- volta), allegra con un fondo tenebroso, mercanti-
falce, i profughi Messeni la chiamarono Messa- ta in acqua di mare era soggetto a multe salate, le e ottimista, Messina, priva d’acqua com’è, nel
na col nome dorico della patria perduta, ridotta secondo i “Capitoli dell’arte della seta” (esiste marmo della Fontana Orione di Montorsoli im-
in schiavitù dagli Spartani; e passarono cartagi- nell’Archivio di Stato di Messina la pergamena mortalava il torrente Camaro accanto ai fiumi del
nesi (nel 396 distrussero la città) e mamertini, dei capitoli del 1530 a firma di Carlo V), e ora c’è mondo, al Tevere al Nilo e all’Ebro...
romani e bizantini, arabi e normanni, svevi e an- l’Acquario di villa Mazzini dove verdeggiano
gioini, aragonesi e spagnoli, francesi e borboni, macchine, i pedoni e i cavalli (sì, perché nei greti alla ghiotta, che sono dei particolari involtini pluricentenari ficus dalle aeree radici che pen- Accanto al titolo Mata e Grifone in
piemontesi e Garibaldi e truppe alleate, e... delle fiumare intorno a Messina prosperano cor- con mollica pecorino prezzemolo e aglio, e i pe- dono dai rami fino al suolo; non ci sono i quat- un’immagine di Panebianco e Boccaccini
Qui passò e passa di tutto, carichi di ossidiana se e scommettitori); intanto passano traghetti di sciaioli di Messina sono maestri di taglio sopraf- tordici baluardi a difesa delle muraglie, e in ab- (1840)
diretti a Creta, manoscritti greci e balle di seta, nome Caronte come il dantesco "Caron, dimo- fini, come i macellai che del girello fanno fettine bandono è l’imponente Fortezza Gonzaga, forse Al centro il mito di Colapesce
arance e incensi, pannolini lines e frigoriferi; nio con occhi di bragia", traghettatore di anime sottilissime, al limite della trasparenza, per le il belvedere più bello della città; non ci sono le nell’affresco realizzato da Renato Guttuso
passano leggende e Fate Morgane, passarono morte, con qualche brivido letterario per il fore- braciolettine alla messinese, cotte e mangiate chiese e i monasteri che dopo la rivolta del nella volta del Teatro Vittorio Emanuele
Odisseo di Omero e Ciccina Circé di D’Arrigo, stiero che arriva a Villa, sulla costa calabra, per alla griglia in un attimo. 1674-78 gli spagnoli, temendo nuove rivolte, In basso Dina e Clarenza effigiate sulla

S
Vittorini e Cattafi; passano i cavi della corrente traghettare all’altra riva; e passavano costardel- pecialità messinese è il pescestocco alla demolirono per costruire la Cittadella nel brac- facciata di Palazzo Zanca
elettrica, e passerà il ponte per i treni, per i Tir, le le: la passa a banchi fittissimi di questo pregia- ghiotta, e a Messina si sa che «vento pe- cio di San Ranieri; c’era la chiesa dedicata al
tissimo pesce azzurro, parente stretto dell’agu- scestocco e malanova non mancano Volto Santo, come a Lucca, data la presenza di
glia, che non si pesca altrove, non era soltanto mai»; rinomata per la “ghiotta” e fre- mercanti lucchesi a Messina, e crollò sotto i can-
ricchezza ed alimento, era anche bellezza e or- quentata dai portuali c’era l’osteria “don Nunzio” noneggiamenti del 1718; c’era la Palazzata,
namento, e musica nell’urlo ritmato dei vendi- a San Petruzzo all’Opera, nelle vicinanze del grandiosa successione di edifici barocchi, affac-
tori con le ceste colme e luccicanti, posate sui Duomo, in faccia alla statua di don Giovanni ciati sul porto, distrutti dal terremoto del 1783,
marciapiedi, agli angoli delle strade; e passava- d’Austria, nella piazzetta dei Catalani dove si af- riedificati all’inizio dell’Ottocento, distrutti dal
no tonni e c’erano mattanze, lotte sanguinolen- faccia la chiesa normanna dell’Annunziata dei terremoto del 1894 e definitivamente ingoiati
te dentro le tonnare, mentre ora ne passano po- Catalani, ma no che non si affaccia, perché è af- dal maremoto del 1908; all’imboccatura del
chissimi, bloccati come sono dai radar in altri fossata rispetto al livello della strada, essendo porto, sulla punta della falce, c’è la colonna voti-
mari, in mare aperto, e il tonno delle scatolette una delle pochissime chiese sopravvissute tra le va con la statua della Madonnina Benedicente,
ha il pallore della morte. Di qui, sorvolando lo 96 distrutte dal terremoto del 1908, e sta quindi patrona e scrivana, la Madonna della Lettera
Stretto, a migliaia passano in primavera, diretti al livello anteterremoto, cresciuto per stratifica- che secondo una millenaria tradizione scrisse di
al nord, falchi di palude e falchi pecchiaioli, al- zione di macerie detriti e rovine. Don Giovanni suo pugno una lettera ai cittadini, tanto che an-
banelle minori, nibbi bruni e gheppi, ma non sta qui, perché qui raccolse nel 1571 la flotta cri- che nei momenti di grande crisi economica, co-
tutti arrivano al nord perché moltissimi, stiana contro i turchi e qui la ricondusse sana e me nel 1742, le feste in suo onore non mancaro-
sull’una e sull’altra sponda, cadono sotto i colpi salva dopo la vittoria di Lepanto, essendo il porto no mai di essere ricche e sontuose, perché Mes-
dei bracconieri e finiscono impagliati, nono- di Messina sicuro e potente. Ma il pescestocco si sina era città di fiere e feste, di devozione e sfar-
stante i divieti e le protezioni. Le quaglie non cucina in molti altri modi, in parte dimenticati: zo, e la smania di lusso e di grandezza era tanta
passano più, non si vedono più nei campi di gra- alla brace; bollito con patate e condito al piatto e tale che si ricorreva alle leggi suntuarie contro
no né tra i cordami e i pinnacoli delle navi, pas- con limone olio sale pepe aglio e prezzemolo; in gli eccessi di spesa; ed era anche città di privilegi
seggere di basso e corto volo. bianco con patate o senza, aglio e olive nere; sfo- e monopoli, e dunque di intrallazzi e contrab-
Il pescespada una volta si pescava soprattutto bandi: contrabbando di broccati damaschi vel-
nello Stretto, e ancora oggi le tipiche barche, luti e drappi di seta oro e argento, nel Settecen-
piccole in confronto all’altezza dell’albero di av- L’autrice to, e di sale fino all’altro ieri; grandiosa per lo
vistamento, pazientemente sotto il sole scruta- sforzo umano di trascinare la Vara sotto la calu-
no il mare, lente scivolando come su un fiume, e ra di mezzagosto è oggi la festa dell’Assunzio-
popolano e colorano il paesaggio. A Messina, Jolanda Insana (nella foto), classe ’37, poetes- ne...
dove il sapore del pescespada pescato di fresco è sa e traduttrice messinese, fu scoperta nel 1977 Messina, città di terremoti, città terremotata,
diventato più che un ricordo un mito di cui a da Giovanni Raboni, che ne pubblicò la raccolta città trepidante, per timore di crollare, di finire a
ogni stagione si torna a favoleggiare e a disputa- “Sciarra amara”. mare, di finire mare, tant’è che la parola più fre-
re, ci sono tanti modi di cucinarlo: “alla ghiotta”, Nel 2002 ha vinto il premio quente sulla bocca della gente è “scantu”, cioè,
saporita salsa di cipolla capperi olive bianche in Viareggio con “La stortura”. “spavento”, cui si contrappone “bella scialata”, e
salamoia sedano e pomodoro; alla griglia e con- Lo scorso anno la Garzanti cioè il piacere di tutti i sensi, il piacere di essere e
dito con “salmoriglio”, preparato con acqua, ne ha pubblicato l’opera om- respirare; e del resto, pensando alla vista al gu-
olio, limone, origano, aglio, prezzemolo e sale; nia. Il testo qui pubblicato, sto e all’olfatto, non c’è dubbio che si tratti di tre
"a bagnomaria", che vuol dire al vapore; in pa- “Messina”, è stato gentil- sensi particolarmente potenziati nell’eccesso di
della con pezzi di pomodoro aglio prezzemolo e mente concesso dall’editore colori odori e sapori, e il goloso, anche se è dal-
olio; a cotoletta, impanato e fritto; e come con la Giulio Perrone, presso il quale a gennaio uscirà tonico e non gli piace l’odore della zagara, trova
carne anche con il pescespada si preparano le l’opera in versi e prosa “Satura di cartuscelle”. facilmente il suo paradiso dolce tra babà cassate
braciolettine messinesi, cucinate alla griglia o cannoli pignolate sospiri cotognate paste di
XXX Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 XXXI

CENTO ANNI CENTO ANNI


. .

Fu straordinaria la partecipazione da tutto il mondo Green: il domani che non esiste più Piumini: il terremoto spiegato ai piccoli

Tra le righe Era l’agosto del 1950 quando lo scrittore


americano, ma francese d’adozione, Ju-
lian Green cominciava a scrivere, sulla
terrazza della Pensione Lucchesi di Taor-
l’altra figlia, Celestina, e infine Stefano, il
figlio sordomuto, “figlio della colpa”, idio-
ta secondo i familiari e “santo” secondo la
madre, l’unico forse a presentire quello
Michele Paternò, detto Mico, ha nove anni e
un tesoro: uno zio che gli insegna molte co-
se, della terra e degli uomini, del mare e del-
la vita. Mico vive in uno dei luoghi più belli

di poeti e scrittori mina, le prime pagine della pièce che poi


avrebbe preso il titolo di “Demain n’existe
pas” (Non c’è domani), e sarebbe stata
completata solo nel 1980.
Un dramma ambientato in una locanda
che sta per accadere. Passioni, capricci, il-
lusioni, piccoli egoismi e futili collere,
mentre si consuma la falsa allegria di una
festa di fine anno e piove a dirotto su Mes-
sina, e si moltiplicano i segni della morte e
del mondo, sullo Stretto di Messina, e anche
lo zio sapiente, zio Salvatore, ex contadino
ed ex marinaio, vive lì, ma sui colli, in una
casa costruita come una nave, con una gran-
de prua voltata verso il mare. È il 1908 e sta

vibrano il dolore della Marina di Messina, davanti a «un’in-


filata di palazzi, in riva al mare» , ovvero la
celebre Palazzata (nella foto), dove a due
giorni dal fatidico 28 dicembre, una fami-
della catastrofe ormai imminente. per compiersi una tragedia, in quella città.
La storia di Mico è quella raccontata da
Enzo Boschi, che è a capo dell’Istituto nazio-
nale di geofisica e vulcanologia, e da Rober-

e la speranza glia allargata vive un vorticoso ménage di


tensioni latenti e di segreti che esplodono
davanti alla paura arrecata da profetiche
visioni cinematografiche. Nella casa dove
vive la signora Lucchesi, vedova costretta
to Piumini, scrittore, in “Non sta mai ferma”,
un libro del 2005 diretto ai più piccoli ma
che può essere assai apprezzato da tutti. Si
parla dei terremoti, con un linguaggio sem-
plice e accessibile, ma senza rinunciare a
distruttivo, e salverà i suoi compagni di
scuola e il suo maestro. Molti anni dopo di-
verrà scienziato famoso, ma senza per que-
sto rinunciare alla bellezza della sua terra,
del suo mare.
a fare l’affittacamere per sopravvivere, si una grazia narrativa incantevole: Mico, at- Il terremoto viene così spiegato ai piccoli,
I grandi reportage letterari, le opere muovono la figlia irrequieta Lina, che sta tento ascoltatore dei racconti dello zio e os- ma assieme al messaggio, chiaro e forte, che
per abbandonare il marito morente per un servatore dei “segni” della terra e del mare, «non si prevede, ma si previene», e che se
d’occasione, gli appelli commossi medico napoletano, Marco, intrapren-
dente ed estroverso, di cui è innamorata
riuscirà in qualche modo a prevedere, nelle
ore immediatamente precedenti, il sisma
non si può ridurre il rischio, si può fare tanto
per ridurre il pericolo.

pitare d’emozioni sincere, Ada Negri (che invitava i


Sergio Di Giacomo l’immaginario letterario di “Fratelli” ad andare in soccor- che emerge anche nella lunga
qualità e la scrittura di manie- so con «zappe e leve con pane poesia del poeta egiziano Ha- Marinetti e Jannelli diedero voce al fervore energetico della ricostruzione

«S
angue e urla ra. e vesti») e Matilde Serao (che fiz Ibrahim, dove Messina è
dei poeti, siate Le grandi firme del giorna- esaltava i russi che «hanno paragonata a Pompei «assassi-
il mantello di
questo dolore
che regge il pianeta spaven-
tato dal suo crimine». Le pa-
role dello scrittore inglese
Paul Adam sembrano evocare
lismo giunsero nei luoghi del
sisma, lasciando tracce di
scrittura venata di crudo reali-
smo così come di linguaggio
pittorico, affreschi di giornali-
smo narrativo che – come l’an-
prodigate le loro forze e Dio le
ha loro centuplicate»).
Tutti nomi da scuola e sto-
ria di giornalismo che trova-
rono ispirazioni per pagine in-
delebili. A loro si accodarono
nata mentre era ancora inten-
ta al diletto», divorata dalla
distruzione ma con la speran-
za di ritornare ad essere «co-
me un tempo il paradiso d’Ita-
lia».
Le “parolibere” futuriste
l’eco universale di quel terre- tologia curata nel 1962 da scrittori che cercarono di de- «Messina risorge», scriverà Il rapporto che i futuristi, «i
moto che dalle rive dello Francesco Mercadante rileva scrivere alcuni momenti di l’autore de “Il mulino del Po” bizzarri, dinamici, batta-
Stretto aveva raggiunto ogni ampiamente – farebbero invi- quel dramma nazionale che si Riccardo Bacchelli in “Italia glieri seguaci di Marinetti»,
angolo di mondo alimentan- dia a molti scrittori d’oggi. Ba- leggeva tra le piaghe e gli per terra e per mare”, dove instaurarono con la Messi-
do la sensibilità dei più gran- sta rileggere i brani di autori sguardi dei sopravvissuti che descrive le case superstiti che na terremotata – dice Giu-
di letterati del tempo. La poe- prestigiosi, alcuni dei quali giungevano in ogni parte «paiono votate alla notte; non seppe Miligi nella sua anto-
sia – suggeriva l’autore del destinati a una carriera lumi- d’Italia. A Catania Giovanni può fissarvi la mente, si cerca- logia “L’avventura poetica
“Cyrano de Bergerac” Ed- nosa, per avere contezza della Verga descrive «due occhi no colla fantasia le loro fonda- del Peloro” (1984) – «è un
mond Rostand – «soffre nella forza di questo panorama col- pazzi e una bocca spalancata, menta», segno di un destino rapporto privilegiato». Nel-
sua carne stessa della lacera- lettivo che portò in tempo enorme, urlante forte nel gri- che «non vuol lasciarsi guar- le loro pirotecniche “tavole
zione di questa Terra sacra», quasi reale ai lettori tutto il do generale», Federico De dare nella sua nudità». C’è an- parolibere” – composizioni
rilevando il sussulto delle pa- pathos dell’evento: Goffredo Roberto invita alla “Resurre- che l’amore che si fa protago- sintetiche verbali-visive ba-
role e delle suggestioni lette- Bellonci, Luigi Barzini, Guelfo zione” di Messina e Reggio nista nel dramma della città: sate sul libero accostamen-
rarie che stava suscitando il Civinnini, Armando Cipolla, sorte «in mezzo a una delle tormentato quello de “L’Orfa- to di lettere, parole, segni
cataclisma che aveva scon- Giuseppe Antonio Borgese, vie maestre del mondo», e nello della Calabria”, romanzo grafici e immagini – pren-
volto lo stretto di Scilla e Ca- Giovanni Cena, Ugo Ojetti, Luigi Capuana si sofferma sui autobiografico di Andrea Lu- dono corpo, in un linguag-
riddi e della Fata Morgana. Si Paolo e Antonio Scarfoglio, «miracoli di carità» offerti in garà (Castaldi, Milano, 1952) gio modernissimo, «le se-
registrava quello che la scrit- ma anche le grandi letterate quei momenti tragici così cari- e ne “Il prezzo del riscatto” di quenze più vive, in presa di-
trice francese Juliette Adam chi di solidale mobilitazione. Gaetano Giuseppe Amato retta con la realtà, della vita
definiva lo «stupore delle Un altro autore siciliano il- (Intilla, Messina 1983); dispe- precaria e avventurosa del-
sensibilità», che portava i let- lustre, Tomasi di Lampedu- rato quello della novella “Nen- la città baraccata ancora os-
terati a sentire nel profondo Quasimodo sa, in “Ricordi d’infanzia” rile- nella” di Marescotti, dove il sessionata dai fantasmi del-
«i gemiti d’agonia» mischiati va come il terremoto avesse giovane Enrico perde la sua la grande strage e tuttavia
ai ricordi dei «sorrisi di luce»
dei giardini d’aranci ricchi di
Dicembre scosso la vita familiare anche
a causa della perdita di alcuni
innamorata dolcissima e fragi-
le creatura marina; a lieto fine
vitalisticamente impegnata
nell’opera di ricostruzio-
frutti, della grazia della città
che «discendono verso le rive
d’uragani congiunti che vivevano a Mes-
sina. Ricordi non dissimili da
Deledda lancia uno sguardo
di pietà e di vitalità femminile
per qualche tempo proprio nei
vagoni ferroviari, come tanti
gubre delle case crollate».
«Oh orribile Messina, di-
diversions” (London, 1911)
dello scrittore Henry Festing
marmo intarsiato venivano
gradualmente ricomposti con-
impaurire i ragazzini in visita
al parco giochi del celebre
quello dei due Giulietta e Ro-
meo peloritani, il tenente Ugo
ne».
Una “tavola” la compone
d’un mare fluente». In quel
mare abissale della Sicilia,
e mare quelli di un altro palermitano
destinato al successo interna-
che lascia senza fiato, con una
«bellissima donna estratta dal-
in quel frangente).
Luigi Pirandello invece de-
strutta dal terremoto, che rin-
novi la tua giovinezza come
Jones, in cui si trova una se-
zione dedicata agli “Eartquake
tro i muri di cemento grezzo».
Anche lo scrittore Lawrence
Prater di Vienna. E legato
all’Austria è uno dei canti evo-
e la contessina Amelia di Pe-
ralto, che si ritrovano dopo un
proprio Marinetti, durante un
suo viaggio a Catania, passan-
dove la mitologia greca pone
il Gigante Encelado, incate-
avvelenato zionale: Fulco di Verdura,
destinato a diventare il gioiel-
le macerie dopo alcuni giorni
di agonia», che seppure ferita
dica il suo ricordo – così come
facevano anche Cesareo e
un vasto insediamento mine-
rario, con file e strade e mi-
Echoes” (Gli echi del terremo-
to) e alle testimonianze di gio-
Durrell nel suo “Carosello si-
ciliano” visitando la città pelo-
cativi più intensi dal titolo
“Die Toten von Messina” (I
lungo cercarsi nelle pagine
dello scrittore italo-americano
do dallo Stretto, nel 1913: sot-
to una «luna a picco» si agita
nato dalla dea Atena per sup- liere di fiducia dei vip ameri- e dolorante chiede subito di Marchesi – all’amico poeta, gliaia di baracche di calce- vani sopravvissuti dalla note- ritana raccontava come «il ter- morti di Messina), scritto dal- Bernardino Ciambelli in un un «terremoto di mura-
plizio dopo la Gigantomachia «Dove sull’acque viola cani, che nella biografia “Esta- adottare uno degli orfani del scrittore e germanista Edoar- struzzo», scrive nel 1921 il ce- vole e preziosa valenza stori- remoto che ha devastato Mes- la poetessa Edith Salburg e libro del 1909, così come si glie-fango», il «mare come una
e che, quell’alba del 28 di- / era Messina, tra fili ti felici” rievoca l’ululato dei terremoto, in un gesto uma- do Giacomo Boner, morto sot- co-letteraria: dal tredicenne sina continua ancora storica- ancora inedito in Italia. Il poe- conclude felicemente quello somma di pesi diversi», e poi
cembre, sembrava avesse spezzati / e macerie tu cani di casa che annunciava la nissimo carico di speranza che to le macerie di via delle Fab- Totò Carbonaro, piccolo ca- mente a brontolare – è una ma descrive «vecchi pallidi / tra il pittore Fulvio e Letteria, «globi elettrici sospesi», «dan-
scosso la sua mano sconvol- vai lungo binari / e scossa, avvertita come «un «pare l’immagine dell’Italia, in briche di Messina, di cui ana-
Jean Carrère: meriere dell’Albergo Trina- data sinistra che ha segnato Presso tombe di gioventù in al centro del romanzo “Foglie za di pesci divertiti davanti al-
gendo lo Stretto. scambi col tuo berretto sordo rumore sotterraneo, co- questi giorni di miseria e di lizza una delle opere più note, l’umanità tremante, cria, a Turiddu Balestrieri, at- per sempre il calendario stori- fiore,/ Di piccoli corpi di bim- al vento. Scene del Terremoto la ribalta acetilene di una bar-
Il numero e il livello di co- di gallo / isolano. Il ter- me se una gran corsa di carri grandezza». Altri due futuri “Sul Bosforo d’Italia”; poi de- mille volte più lugubre tore interprete de “La figlia di co della Sicilia moderna, triste bi/ cui la vita fu data/ Affin- del 1908” della scrittrice sve- ca peschereccia», Reggio è «=
loro che scrissero pagine ac- remoto ribolle / da tre passasse sotto il portone». Nobel libereranno le loro do- dicherà all’evento la prima delle case crollate Iorio”, fino al milite Giuseppe e crudele, come in contrasto ché potessero morire/ Quale dese Astrid Ahnfelt, giunta agitazione di 800 lampade
corate sul terremoto è ampio giorni, è dicembre La forza delle “Donne di lenti impressioni. Salvatore delle sue “Cento Novelle”, dal Platania (fratello dello scien- coi dolci paesaggi teocritiani preda della forza primordiale/ nella città peloritana al segui- elettriche» e Messina «improv-
e di sicuro effetto, così come d’uragani / e mare av- Messina” che verrà cantata da Quasimodo dedicava una titolo emblematico di “Il Pro- ziato che dedicò un libro al di questa parte dell’isola». Vedo mille e mille/ Avvolti dal to della squadra medica napo- visazione prova generale di
si evince dai numeri unici che velenato. Le nostre Vittorini si ritrova in alcuni struggente poesia “Al padre fessor Terremoto”: una graf- lebre autore de “L’amante di Maremoto dello Stretto) al La scrittrice americana Ed- letana del dott. Castellino che una città che sta per andare in
in Italia e all’estero vennero notti cadono / nei carri scritti del tempo, tra cui “La ferroviere” (la pubblichiamo fiante, ironica e amara, direm- Lady Chatterley” David H. La- medico Cecè Luna, che soccor- na N. Neumann scelse di uni- volle raccontare anche la sto- scena», ma dove la «preoccu-
pubblicati con una prontezza merci e noi bestiame storia di San Michele” del me- accanto) che da Modica venne mo pirandelliana, parabola sui wrence in “Mare e Sardegna”, se i feriti a bordo della na- re le tragedie del terremoto di
Riccardo Bacchelli: ria dell’orfanella Concettina. pazione delle case = stare car-
straordinaria. Gli scritti coin- infantile / contiamo dico e scrittore svedese Axel inviato con la famiglia nella lati meno piacevoli dell’eroi- diario del viaggio dal suo ve-ospedale Regina Margheri- San Francisco e quello dello le case superstiti Il romanzo più recente, pe- poni come lottatori per non es-
volgono ogni genere lettera- sogni polverosi con i Munthe («per molti anni il li- Messina sconvolta dalla trage- smo visti da un professore di buon retiro di Taormina fino ta. Stretto attraverso la storia toc- che paiono rò, è “L’alba nera” di Mario sere atterrate prossima rissa
rio, dal giornalismo d’autore morti / sfondati dai bro più letto del mondo insie- dia, tra le notti che “cadono” liceo. alla Sardegna. Lawrence ci la- In questo ambito anglosas- cante del piccolo fioraio Tu- votate alla notte Falcone (Fazi, 2008), al cui presenza del terremoto lotta-
alla narrativa, dalla breve te- ferri, mordendo man- me con la Bibbia e il Corano» tra carri merci e sogni polve- Il “naufragio umano” è al scia uno sguardo bruciante sone ricordiamo anche la te- riddu riportata nel numero centro c’è un giallo e l’indagi- tore stanco dormiente sulla
stimonianza alla lirica, dalla dorle / e mele dissecca- secondo i criteri anglosasso- rosi e affamati (la famiglia centro invece degli scritti del- sulla città invasa dalla pioggia stimonianza del noto scrittore unico “Messina!” pubblicato a ne di un carabiniere che si soglia».
memoralistica alla rievocazio- te a ghirlanda. La ni), che descrive una madre Quasimodo dovrà alloggiare lo scrittore francese Jean Car- invernale che raffreddava il umorista Evelyn Waugh che Palermo. luttuoso manto», in un rosario compie tra il Ferragosto della Ma più “drammatica” appa-
ne, fino alla drammaturgia: il scienza / del dolore mi- sopravvissuta che si prodiga rère, autore del libro-testimo- porto terremotato senza spe- nel suo diario mediterraneo L’autore di “Massa e potere” di parole angosciate che si Vara messinese e il fatidico 28 re la tavola parolibera “Messi-
tutto, come è ovvio dato l’am- se verità e lame / nei ad allattare un orfanello come nianza “La terra fremente”, ranza abitata da gente di cui scese nella Messina della rico- Elias Canetti, premio Nobel chiudono con lampi di speran- dicembre. na” di Guglielmo Jannelli, ca-
pio, delicato e variegato rag- giochi dei bassopiani una “Demetra della Magna
Axel Munthe: quel che si concentra sulle «anime percepiva «il terribile bisogno struzione, descrivendo piazza 1981, ricorda come il terre- za, con il «vittorioso amore po carismatico del futurismo
gio d’azione dell’argomento e di malaria / gialla e ter- Grecia”, che faceva del suo fiume della vita sbigottite ed eroiche» e sullo di gentilezza». Duomo ancora in pezzi e altri moto – ricostruito con effetti umano» che vibra «attraverso Nella foto Umberto siciliano, apparsa sulla papi-
l’immediatezza di molti testi, zana gonfia di fango». petto «il fiume della vita sopra sopra le fosse spettacolo dell’umanità «tre- Riguardo il mondo lettera- monumenti come la Fontana visivi particolarmente efficaci la disgrazia» e rompe il dolore Boccioni: “La strada entra niana “Lacerba” nel febbraio
con risultati discontinui, tra (da “Al padre”) le fosse dei centomila morti». dei centomila morti mante sovra le sue basi» che rio inglese, interessante è “Ca- Orione ancora avvolti da ma- per l’epoca – era diventato in un «soffio di eternità». Versi nella casa”, 1911 1914 (di cui pubblichiamo a
l’immancabile retorica, il pal- Il 12 gennaio 1909 Grazia gli sembra «mille volte più lu- stellinaria and other Sicilian cerie: «Squisiti reliquari di una delle attrazioni che faceva imbevuti di un sofferto sentire fianco uno stralcio).

Giovanni Pascoli: qui, luogo sacro Matilde Serao: le città perdute Verga: l’orfano Luigi Capuana: resurgat! Ada Negri: donne, è la nostra ora Deledda: la ferita Maksim Gorkij: la forza dei fratelli Sibilla Aleramo: nell’inferno ardente
«Questo mare è pieno di voci e que- «Ah, che io chiudo gli occhi stanchi circondata dal verde lucido dei tuoi «Vidi il più misero e signifi- «Resurgat! È il grido dei supersti- «Donne italiane, operaie, impie- i vivi e raddoppierà il suo lavoro «Ho veduto ieri una supersti- «Poi all’improvviso vennero i gior- «Avevo il giorno innanzi avuta la povertà dei soccorsi; di vedere
sto cielo è pieno di visioni. Ululano e smarriti, li chiudo un istante e ti aranceti, tutta profumata dall’ine- cativo avanzo dell’immane ti messinesi; è il grido di migliaia gate, api domestiche dalle alucce in nome dell’unità nazionale. te, una bellissima donna ni del terribile dolore... In quei prima visione del flagello, a Pal- che chi si era arrogato il privilegio
ancora le Nereidi obliate in questo rivedo, innanzi alla mia fantasia, briante odore delle tue zagare. rovina nelle dolorose corsie di italiani... è il grido del mio cuo- d’oro, scrittrici, artiste, inse- Ma noi donne dobbiamo por- estratta dalle macerie dopo giorni avrei voluto dire a tutti gli mi alta e cadente fra i suoi boschi di dirigere la vita d’una nazione
mare, e in questo cielo spesso on- Messina, Messina bella, tutta bian- Reggio, impregnata di sole biondo, del Santa Marta: un bambi- re, non lo nascondo. gnanti, contadine, commesse, tare fra le paurose tenebre mo- alcuni giorni di agonia. italiani: Fratelli, coraggio! La di- d’ulivi giganti, a Seminara, pic- lasciava ora, per impotenza, or-
deggiano pensili le città morte. ca sulle rive del tuo mare, tutta Reggio impregnata d’azzurro, no di circa due anni, colla Ah! Io vorrei, per opera d’in- principesse, raggruppatevi, agi- mentanee la fiaccola ardente che È ferita a un piede e si par- sgrazia è immensa, ma ancora più cola squarciata e muta... A terra, ganizzare le due provincie di essa
Questo è un luogo sacro, dove le bianca come una città d’Oriente in- nell’aria, nel mare, Reggio, onore testa fasciata, e già una fac- canto, veder rizzarsi improvvisa- te!... illumina le ruine e mostra la via la di amputarglielo: ella tut- grande è l’energia vostra, la forza, nel fango, i feriti e gli scampati. sotto la sola assistenza pietosa di
onde greche vengono a cercare le nanzi alle linee ineffabili della tua della Calabria azzurra, Reggio, de- cia di vecchietto, degli oc- mente dal suolo devastato i pa- ... Messina e Reggio non risor- della salvezza. Non manchiamo tavia non solo non si lamen- la bella premura, e la favolosa velo- Famelici tutti. Il terrore, parola pochi fratelli di altri terre!».
latine; e qui si fondono formando marina, io ti rivedo Messina bella, cana della grande marina cantata chi che hanno ancora il lazzi, le case, i pubblici edifici, le geranno. Le due bellissime sono al compito nostro... ».(dal “Cor- ta, ma pur avendo ancora cità con cui voi, Italiani, con uma- strana! Avea preso significato su (dall’“Unità”, 30 dicembre
nella serenità del mattino un im- perla preziosissima di Sicilia, nobi- da tutti i poeti dell’antichità... ».(da gran sgomento. chiese che la decoravano; ria- spente. Ma sulle loro macerie ove riere della Sera”, 5 gennaio 1909) negli occhi un’espressione di nità indescrivibile, vi siete uniti nel ogni volto... 1958)
menso bagno di purissimi metalli le Messina, gentile Messina... che “Il Giorno”, 31 dicembre 1908). Non parla: non sa dire prirsi le vie splendide di negozi, innumerevoli bellezze d’arte si terrore e d’irrequietudine soccorso ai colpiti per la disgra- Al mattino, ripresa la strada,
scintillanti nel liquefarsi, e qui si eri amata dal navigante, dal com- chi sia, né di chi sia. affollate di gente e distendersi cementano con migliaia e mi- sorride al medico e parla di zia... mi bagnai il viso alla spiaggia:
adagiano rendendo, tra i vapori piante stesse; non quella che pota, merciante, dal poeta e dal principe, Fu raccolto sotto le ma- nuovamente al sole, lungo la ma- ganismo spirituale sviluppatosi gliaia di cadaveri ancor caldi, si adottare uno degli orfanelli In questi giorni della distruzio- sulla sponda opposta una città
della sera, immagine di grandi por- ma quella che sradica... Tale po- perché eri ospitale, perché eri bel- cerie e ridato alla vita che rina, la grandiosa Palazzata die- nella storia, un organismo che affermerà l’energia di un popolo sfuggiti alla catastrofe. ne e della morte, il nobile popolo del popolo italiano – può fare solo sfolgorava, tra ondate di fumo:
pore cangianti di tutte le sfumature tenza nascosta donde s’irradia la la, perché eri linda e lieta, perché gli è apparsa fin da ora co- tro cui sembrava di sentir palpi- contiene il risultato dell’eredità che non è, per Dio, né invecchia- Pare l’immagine dell’Ita- vostro, dall’operaio al re, si è mo- una grande nazione, una nazione Messina ardente. Sempre più fol-
delle conchiglie. È un luogo sacro rovina e lo stritolio, ha annullato tutto in te era grazia e incantesimo, me un dolore e una minac- tare l’eroico cuore della città. di tanti secoli da cui è stato fog- to, né indebolito, né incartapeco- lia, in questi giorni di miseria strato a tutto il mondo come un sol davvero colta. La forza degli uomi- ti intorno i campi dai frutti d’oro
questo. Tra Scilla e Messina, in fon- qui tanta storia, tanta bellezza, perla di Sicilia, schiacciata e bru- cia». Allora, allora soltanto, i miei giato in modo caratteristico, im- rito nelle biblioteche. Questo po- e di grandezza». cuore. Potente è la bellezza dei pal- ni è nella unanimità. opaco, più limpida e inebbriante
do al mare, sotto il cobalto azzur- tanta grandezza. Ma ne è rimasta ciata! (da “Messina e Reggio”, occhi, sbalorditi dal magico pro- prontato di un marchio speciale polo latino composto dei nostri (da “Il Giornale d’Italia”, piti di questo cuore, che ha meravi- Speriamo che verranno giorni, l’aria nei tratti disabitati: sempre
rissimo, sotto i metalli scintillanti come l’ombra nel cielo, come l’eco ... Ti rivedo, come in un lontano aprile 1909) digio, non mi farebbero più dubi- nella parte esteriore e nella parte padri, dei nostri mariti, figli, fra- 17 gennaio 1909) gliato il mondo intero... quando tutti gli uomini del mondo più forte lo sfacelo, più desolati i
dell’aurora, sotto le porpore iride- nel mare. Qui dove è quasi distrut- sogno, pieno di rimpianto, pieno di tare della possibile resurrezione più essenziale e più intima». (da telli, soldati, ha spalle forti e pu- Così lavorare e così vivere – co- intero saranno uniti una sola fami- lamenti. Anima, chi mi resse?...
scenti dell’occaso, è appiattata, di- ta la storia, resta la poesia». rammarico, cara città di Reggio, spirituale di essa; giacché una “Il Giornale d’Italia”, 6 febbraio gni d’acciaio per affrontare il di- me vive e lavora dopo la tragedia di glia, si sentiranno fratelli... ». (dall’ ... E pensa, anima, a quell’altro
cono, la morte... quella che secca le (“Pensieri e discorsi”, 1914) cara città della Fata Morgana, tutta grande città è soprattutto un or- 1909) sastro. Seppellirà i morti, salverà Messina e Calabria tutta la massa “Avanti!”, 17 gennaio 1909) tormento di veder la lentezza e la
XXXII Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud

CENTO ANNI
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Un’analisi psicologica dei vissuti successivi alla catastrofe e una riflessione sui valori fondanti per la personalità e la socialità degli individui

Come si può restare “orfani dentro” La forza distruttiva della terra,


Maria Gabriella Scuderi * potente e incisiva, semina il buio
e la morte contemporaneamen-

L’
identità di un popolo te annientando il senso di “affi-
affonda le sue radici liazione” e quello di “fratellan-
nei legami generazio- za” tra gli abitanti; non solo “or-
nali, sui quali si strut- fani”, ma anche “soli”, totalmen-
turano quei tratti specifici che te abbandonati. Una percezione
mentre “distinguono” e “separa- d’interna “precarietà” si fa stra-
no” da altre genti, uniscono colo- da così nella psiche dei soprav-
ro che ne sono i portatori. Tra lo- vissuti all’evento catastrofico,
ro fratelli e figli di un “borgo na- segnati nella loro realtà mentale
tìo”, che li accoglie dal momento da una distruzione che modifi-
in cui la madre biologica li parto- ca, assieme alla topografia di un
risce: a sua volta figlia di quella luogo, quella psicologica ad esso
terra, che rimane comunque pri- intimamente connessa. Niente
maria rispetto a qualsiasi altra più solidi riferimenti interiori,
genitrice. Come infatti non rico- niente sfondo alla memoria del-
noscere il potente richiamo che le esperienze di sempre: la mor-
esercita sul viaggiatore il ritorno te e il grigiore, subentrati ai pae-
al proprio paese, al sito più ama- saggi interni, usuali e vitali.
to, allo spazio piccolo ed enorme Qualsiasi essere umano non è
a un tempo, che fa da sfondo alla infatti preparato a rispondere ai
vita di ogni giorno? Il luogo in disastri naturali, indipendente-
cui spesso gli occhi si perdono a mente dal suo carattere “forte” o
scrutare un orizzonte che, pur “debole”; per cui la risposta psi-
nella variabilità dei suoi colori cologica ad un trauma può esse-
durante le varie stagioni dell’an- re la più disparata. Quella fascia
no e nelle diverse fasi del giorno, generazionale di messinesi che
rappresenta quella presenza co- ha avuto il privilegio di ascoltare
stante che dà sicurezza e rende un racconto diretto dell’evento
l’individuo capace di concepire da parte dei superstiti avrà sen-
un’appartenenza, un senso di “fi- za dubbio osservato come costo-
liarità spaziale”. ro abbiano lasciato trapelare un
Interiorizzato nella psiche, “vissuto intrusivo” dell’accadu-
questo tratto diventa “spazio in- to, espresso dalla tendenza a ri-
terno”, sfondo fisico su cui inse- proporne il ricordo con modali-
rire la memoria delle azioni, dei tà ripetitive, quasi ossessive. Per
pensieri sul sé, sugli altri, sui fat- non parlare poi dei molti casi in
ti... È così esperienza comune cui i sopravvissuti hanno svilup-
quella di vivere internamente gli pato dei veri e propri “complessi
accadimenti, anche i più insigni- di colpa”, per il solo fatto di esse-
ficanti, su uno scenario fisico re rimasti in vita e non aver po-
che rimane inalterato: la stessa tuto aiutare congiunti diretti e
terra amata, talvolta criticata, persone care. Il resoconto dei
ma sempre presente nel vissuto “vecchi” toccati da quel grave
come elemento unico e insosti- lutto conteneva infatti, il più
tuibile. delle volte, una dettagliata ana-
La costanza dell’ambiente lisi delle sequenze temporali dei Una toccante immagine d’un gruppo di sopravvissuti di Messina in marcia per uscire dalla città distrutta (da “L’illustrazione italiana” del 10 gennaio 1909, foto di Angelo Cairoli)
rappresenta infatti il prerequisi- fatti: azioni, gesti minimi, pen-
to indispensabile per la crescita sieri che hanno accompagnato i viduo, la valenza terapeutica del mente, ma con una voragine in-
dell’individuo, sin dai primi an- brevi momenti di terrore e di di- tempo interviene a convincere il terna, con la consapevolezza
ni di vita: la possibilità di rin-
tracciare accanto a sé, oltre alle
struzione. E il ricordo di come ci
si è comportati in quel breve las-
soggetto “ingiustamente colpe-
vole” che nulla può essere fatto
della ferita che, sebbene cica-
trizzata, rimane indelebile a ri-
La sindrome Da un saggio del direttore del “Mandalari”
stesse presenze adulte, uno spe-
cifico contesto spaziale cui rife-
so di tempo ha fatto talvolta
emergere il “dubbio” – antica-
contro una furia naturale omici-
da che spegne la luce dentro.
cordare un’orfanità che ha reso
la gente di Messina forte e ca-
da stress Idee paranoiche
rirsi per ritrovare tutto ciò che mera della “colpa” – sulla possi- “Solare” viene infatti definito parbia nella volontà di “rico- seguente
appartiene al microcosmo per-
sonale, disponibile fisicamente
ad ogni specifica esigenza.
bilità di aver fatto di tutto per
salvare dalla morte un figlio, un
genitore, un partner. Ma una co-
un popolo dai tratti caratteriali
vivaci, proprio a memoria della
luminosità del luogo natìo: ap-
struire”. Certo però meno sola-
re, e nostalgica di un passato che
può narrare soltanto comincian-
a un trauma e persecutorie
Quando ci si sente parte del sa è certa: nel rivivere il trauma, pellativo spesso riservato a colo- do da un evento di distruzione e La PTSD (Post Traumatic Stress
contesto, si tende a definire se gli eventi assumono una diversa ro che vivono in prossimità del di morte. Desorder) è una sindrome che Il prof. Guglielmo Mondio, che fu polto dalle macerie sul letto di ca-
stessi attraverso le sue specifi- colorazione, a mano a mano che mare, che modula il suo colore I nuovi messinesi, i giovani si sviluppa dopo esperienze direttore del Manicomio “Loren- sa, precipitato in strada) aveva
che connotazioni, andando a il soggetto ne tenta un’elabora- sul variare della luce del sole. tra loro “fratelli”, forse avranno particolarmente traumatiche. zo Mandalari”, dedicò nel 1911 manifestato «accessi convulsivi»,
strutturare l’identità personale zione più funzionale alla pro- Solare probabilmente era la la forza di superare il trauma e Nel PTSD la risposta allo stress e un saggio (“Psicosi incontrate nei e in seguito «deliri a contenuto re-
sul riferimento all’appartenenza pria “sopravvivenza psicologi- gente di Messina prima ricostruire orizzonti interni nuo- alla paura non cessa al cessare disastrati messinesi del 28 dicem- ligioso», e «una voracità fenome-
ambientale: identità del singo- ca”. E se talvolta la memoria al- dell’evento traumatico di cento dell’evento traumatico, ma ten- bre 1908”) ai disturbi mentali che nale», ma anche «accessi di verti-
vi e luminosi, spazi vitali “pro-
lo, dunque, che va ad inserirsi in tera i contenuti, esaltando le re- anni fa; e solare si sforza di esse- de a persistere: le vittime si sen- furono riscontrati sui sopravvis- gini, frequenti stati crepuscolari,
pri”, liberi da quell’imprinting
quella più ampia che accomuna sponsabilità oggettive dell’indi- re anche oggi che il lungo tempo tono di continuo minacciate e in suti. I casi da lui studiati furono con idee ipocondriache alternan-
che ha tenuto per cento anni la
gli abitanti della stessa terra, de- trascorso permette di “narrare” i pericolo, ogni evento nuovo le 110, con una serie di sintomi ri- tisi con violenti accessi convulsi-


finiti con il medesimo appellati- fatti con oggettività, ma con nostra gente sospesa al filo della angoscia e può farle precipitare correnti: idee deliranti (spesso a vi», e infine «si credeva in paradi-
vo, “fratelli dallo stesso nome”. quella nota di dolore che il lon- precarietà e impaurita dalla pre- in uno stato di agitazione o de- contenuto sessuale o religioso) e so, scambiava le persone».
Il legame con il proprio spazio tano “imprinting” ha reso eter- senza di un’interna “mancan- pressione. I sintomi sarebbero: persecutorie, stati ipocondriaci, o O il caso di F.G., che dopo il ter-
interno è quindi forte, come il na. Permangono la perdita e “il za”. Comunque aggrappata ca- impossibilità di controllare le anche inerzia e abulia, stati cre- remoto (era caduta dal terzo pia-
Quando le radici parbiamente a quella speranza
vincolo che lega alla madre bio- vuoto d’identità”, che tutti sen- emozioni, aggressività o al con- puscolari, persino bulimia. Tra i no e da allora viveva con la fami-
logica, come tutti i vincoli di pa- improvvisamente tiamo potente quando ci riferia- di cambiamento, che oggi si può trario apatia, ansia, angoscia, casi citati, quello della paziente glia in una baracca) era divenuta
rentela che forgiano il senso di mo al passato lontano di almeno leggere soprattutto negli occhi crisi di panico, insonnia, de- L.C., che «non vuole essere con- «dapprima ipocondriaca, poscia
vengono recise
“essere con gli altri”, nel mondo. tre generazioni, ai legami con i dei giovanissimi, impegnati a pressione, vigilanza iperattiva, dotta via; vuole morire là dove so- gelosissima del marito, che ritie-
Non c’è allora trauma mag- si tenta di andare nostri antenati: legami vissuti scrutare orizzonti più vasti e senso di colpa nel ricordo, senso no morti i suoi». L.C. sopravvive a ne, ingiustamente, l’amante di
giore di quello che spezza di col- avanti, si cresce dentro, mai però conosciuti at- spesso lontani dalla loro terra. di colpa per essere sopravvissuti quella prima, furiosa reazione e, una vicina di baracca, per creder-
po tutti i legami, contempora- traverso la testimonianza di una Ma con il privilegio di poter e non aver salvato gli altri, desi- qualche tempo dopo, manifesta si, infine, oggetto delle insidie più
ugualmente, tornare ad essa, forniti di un’in-
neamente e in maniera totale. foto, di un oggetto, di una casa derio di unirsi a chi non c’è più, «idee deliranti variabili ed assur- strane.
Un evento che distrugge lo spa- ma con una voragine di famiglia... terna certezza: la loro inconta- mancanza di concentrazione e de a contenuto ora ascetico-ses- Le idee deliranti di persecuzio-
zio fisico cancella con sé tutti i interna, una ferita Quando le radici vengono im- minata “messinesità”. memoria, alterazione dei confi- suale, ora ipocondriaco». ne, a colorito sessuale, si accen-
punti di riferimento del sogget- provvisamente recise, si tenta di * Psicologo clinico ni spazio-temporali. O il sarto M.G., che dal giorno tuano sempre di più. Si crede fra
to, rendendolo “orfano dentro”. indelebile andare avanti: e si cresce ugual- Psicoterapeuta sistemico-relazionale dopo la catastrofe (era rimasto se- le altre, falsamente, incinta».

Una speciale “atonia sentimentale” Il gesto inconsulto d’un sopravvissuto «Fu un tremendo choc psichico»
Tante cronache del tempo, nuzione della sensibilità al
non sempre benevole, e così dolore, che venne interpreta- Dal “Resoconto dei feriti del suprema apatia o rimanersi
pure i resoconti di medici e ta come una risposta “protet- terremoto curati in Calabria” inerti, come ebeti, davanti al-
soccorritori, parlano di una tiva” alla drammaticità degli dal prof. R. Caminiti, chirur- le rovine, inoperosi tra tanti
specialissima «apatia» o «ato- eventi. go, che quella notte si trovava bisogni... E questa condotta fu
nia sentimentale» notata nei a Villa San Giovanni e, scam- interpretata dai profani come
sopravvissuti, così come si «Fu inoltre comunissimo quel pato al disastro, cominciò su- neghittosità di razza, come
parlò anche di «rapidissima giorno, fra gli incolti, l’idea bito l’opera di soccorso: «Quel- carattere generale di popolo...
rassegnazione di fronte che il mondo stesse per fini- lo che si è scritto nei giornali L’entità del disastro immane,
all’inevitabile» in coloro che re», o che stesse per giungere scientifici, massime stranieri, e il fulmineo mutamento
per qualche tempo restarono «il giudizio universale»: tale dei più deputati, specie francesi dell’ambiente e della vita, i
nell’imminente pericolo di credenza e timore si tradus- e tedeschi, sullo stato d’animo e danni patiti nelle persone e
morte. A questo stato d’animo sero in invocazioni, preghiere della psiche di coloro che nel nelle cose più care, più tene-
successero, in alcuni casi, e altre pratiche religiose con cieco massacro scamparono ramente umane, la fulmineità
«manifestazioni di ansioso intento propiziatorio. «Così, all’universale ruina, non può del trauma, l’enormità del
dolore, e anche transitorie al- per salvare un’immagine sa- corrispondere al vero... danno produssero uno straor-
lucinazioni». cra, lavorarono a lungo nume- ...Di fatti coloro che accorsero dinario stimolo emotivo, e
rosi superstiti, insanguinando nei giorni successivi restava- uno shock psichico di primis-
Numerosi superstiti concor- le mani, che forse, al dire di no maravigliati nel vedere va- simo ordine e come non ve ne
darono nel testimoniare an- alcuno, non s’era mosse per «Un popolano constatata la morte della fi- ove trovò la morte». Da “L’alba del terrore a lidi giovani muti e inchiodati sarebbero potuto esservene
che casi di straordinaria dimi- salvare i viventi sepolti». danzata impazzì subito. Alzò il cadavere, lo Messina e Reggio. Episodi storici illustrati, guardare i passanti con una uguale...».
abbracciò e con esso corse a gettarsi in mare narrati dai superstiti”, Firenze, 1909
Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 XXXIII

CENTO ANNI
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Dappertutto giunsero nelle città disastrate i primissimi cineoperatori. E ne nacquero anche “fiction”

Il cinema, lucido testimone


proiezioni di beneficenza, collet- del modo in cui i realizzatori di
Nino Genovese te per i sinistrati superstiti, rac- questo tipo di opere affrontava-
colte di fondi, a riprova di uno no il rapporto tra realtà e fanta-

S
e i primi soccorsi alla spirito di solidarietà autentico e sia.
Messina sconvolta dal sincero. Prodotto dall’Ambrosio Film
terremoto vennero dal Ed è la prima volta che in Ita- di Torino e diretto (presumibil-
mare e, tra i marinai rus- lia il cinema serve ad amplificare mente) da Giovanni Vitrotti, si
si , vi fu anche chi girò immagini l’eco di un disastro, coinvolgen- avvale di una trama molto sem-
della città distrutta (le prime in do, con documentazioni ag- plice e lineare, incentrata sulla
assoluto), ben presto il disastroso ghiaccianti, l’attenzione di lar- storia di due genitori che, a cau-
evento attirò l’attenzione e l’inte- ghi strati di spettatori e contri- sa di una malattia, perdono la lo-
resse non solo di giornalisti e fo- buendo – nel contempo – a sensi- ro bambina. La figlia morta riap-
tografi, ma anche di una nuova bilizzarli sul problema della ri- pare loro in una visione, mo-
genìa di personaggi, che se ne an- costruzione. strando una scena del terremoto
davano in giro con sulle spalle Non solo. Possiamo dire che di Messina e del salvataggio dal-
una strana macchinetta a mano- sia anche la prima volta che in le macerie di una bambina.
vella montata sul treppiedi Italia si pensa di utilizzare i fil- Commossi dalla visione, i due
(«quel ragno nero sul treppiedi», mati girati dal vivo come sfondo sposi adottano un’orfanella mes-
la chiama Luigi Pirandello). Tut- di vicende romanzate, in film a sinese, per colmare il vuoto la-
te le principali case di produzione soggetto che mescolano realtà e sciato dalla figlia morta.
cinematografica italiane (l’Am- fantasia e, sul tessuto autentico Considerato per molto tempo
brosio e l’Itala di Torino, la Cines del disastroso evento, innestano perduto, il film è stato ritrovato
di Roma, la Comerio e l’Adolfo storie di fantasia, ma con alcuni anni fa dalla “Cineteca del
Croce & C. di Milano), europee e quell’avvenimento doloroso Friuli” in Germania ed ora potrà
– possiamo dire – mondiali man- strettamente connesse, come essere visto da tutti perché la
darono i loro cine-operatori a “Scene siciliane” (Itala), “Amore Daf, associazione culturale di
Messina e in Calabria, affinché vi e morte” e “Dalla pietà all’amore Messina, presieduta da Giusep-
girassero dei filmati (tra gli italia- (Il disastro di Messina)” di Luca pe Ministeri – in collaborazione
ni ricordiamo le figure di Filoteo Comerio (Produzione Saffi-Co- con la stessa Cineteca e con “Le
Albertini, Luca Comerio, Giovan- merio, Milano 1909), “L’orfanel- Giornate del Cinema muto” di
ni Vitrotti, Roberto Omegna e la di Messina” (Ambrosio, Tori- Pordenone e con il sostegno del-
Raffaello Lucarelli); tutte realiz- no 1909). la Fondazione Banco di Sicilia –
zarono veri e propri réportages moto calabro-siculo” (tre serie - Un secolo di storia”, realizzata, Ma – a dimostrazione della ha realizzato un dvd, che si avva-
sul disastro, molti dei quali sono regia di Luca Comerio, prod. Saf- in occasione del novantesimo vasta eco suscitata dal terremoto le di musiche originali, compo-
andati perduti. fi-Comerio, Milano 1909), “Ter- anniversario, dalla “Gazzetta del – oltre ad alcune vignette satiri- ste ed eseguite dal maestro Gio-
Di Reggio Calabria, purtrop- remoto di Messina e Calabria” Sud” e dalla “B&b cineteatromu- che, vi è perfino una comica, di vanni Renzo. Il dvd è accluso a
po, sono rimasti pochissimi fil- (Cines, Roma 1909), “Il terribile sica” di Egidio Bernava, con il produzione Cines (1910), dal ti- un libro incentrato sui rapporti
mati che attestino lo status della terremoto di Calabria e di Sici- patrocinio della Fondazione Bo- tolo “Cocò e il terremoto”, giun- tra cinema e terremoto, con pre-
città distrutta; un documento fil- lia” (Croce & c., Milano 1909), nino-Pulejo. ta fino a noi: il protagonista, sug- fazioni di Aldo Bernardini e Livio
mico più lungo, di produzione “Ricostruzione di Messina” (Saf- Particolarmente interessante gestionato dalla lettura di un Jacob, che ha ottenuto anche
francese (ma la Casa non è stata fi-Comerio, Milano 1909), “Mes- “Messina che risorge” (Cines, quotidiano riportante le notizie l’alto Patronato della Presidenza
identificata), s’intitola “Trem- sina che risorge” (Cines, Roma 1910), perché – oltre alle rovine del terremoto, si addormenta, della Repubblica: un modo ori-
blement de terre en Italie” e ri- 1910), “Messina al giorno d’og- – fa vedere anche la vita che ri- svegliandosi più volte in preda ginale e interessante per non re-
guarda (secondo l’identificazio- gi” (Cines, Roma 1912), “Messi- prende lentamente e l’avvio del- agli incubi, che gli fanno vedere cidere le radici con il nostro pas-
ne effettuata, a suo tempo, dallo na” (tre serie, Luca Comerio, Mi- la ricostruzione, con le lunghe fi- ora la casa sussultare, ora il sof- sato e conservarne indelebile la
scrivente) la città di Palmi: una lano 1914). E ancora: due brevi le di baracche, sede temporanea fitto o la parete crollare, ora per- memoria.
carrellata agghiacciante sulle ro- spezzoni, non ben identificati, del Municipio, della Posta, delle fino il pavimento sprofondare,
vine della cittadina. dal titolo complessivo “Il terre- Chiese e anche dei primi cinema- per cui, alla fine, decide di dor- Sopra il titolo una sequenza de
Invece è rimasto più materia- moto di Messina” (1909), che tografi (il Trinacria e il Peloro, mire in strada. “L’orfanella di Messina”: la morte
le relativo a Messina, sulle cui appartengono alla Cineteca ita- entrambi in baracca, prima della Tra i film cosiddetti “a sogget- della bambina
rovine furono girate moltissime liana di Milano; altre scene de “Il ricostruzione definitiva). to”, di carattere narrativo, “L’or- A destra un’altra sequenza del film:
immagini. Tra i più significativi terremoto di Messina” (dicem- Tutti questi filmati, a suo tem- fanella di Messina” (della durata la piccola morta appare ai genitori e
filmati documentari di produ- bre 1908-gennaio 1909), prove- po, esplicarono anche una certa di circa 10’) – essendo l’unico mostra loro la tragedia di Messina
zione italiana (alcuni giunti fino nienti dall’Archivio storico della funzione dal punto di vista socia- (oltre a “Cocò e il terremoto”) ad Al centro una vignetta d’epoca
a noi): “Messina” (Itala Film, To- Fiat: questi ultimi materiali sono le: quando i film sul terremoto essere giunto fino a noi – ci con- Sotto la locandina catanese d’un
rino 1909), “Messina distrutta” stati inseriti nella prima video- arrivavano nelle sale cinemato- sente di esprimere un parere mo- documentario del 1909
(Cines, Roma 1909), “Il terre- cassetta della collana “Messina - grafiche, si organizzavano tivato, risultando emblematico

A Messina il 27 fu proiettato “L’avvisatore del terremoto”

Quella comica fu... profetica


Gli scherzi del destino: una co- cideva d’infischiarsene e di con-
mica dal titolo “L’avvisatore del tinuare a dormire. Naturalmen-
terremoto” (prodotta dall’Italia te il terremoto a quel punto ar-
Film ma oggi perduta), con ab- rivava davvero... (ma, essendo
bondanza di immagini di edifici una comica, lo scienziato pazzo
distrutti e superstiti sconvolti, riusciva a salvarsi).
era in programmazione proprio Il giornalista messinese
a Messina, nel cinema Italia, Vincenzo De Fichy ricorda
gestito dai fratelli Saitta di Li- d’aver visto il filmato, da bam-
pari, il giorno prima della tra- bino, proprio alla vigilia del
gedia. disastroso evento, aggiungen-
In molti, considerata anche do d’essersi addormentato
la giornata festiva (il 27 dicem- La locandina della comica con l’impressione e la paura
bre era domenica) si erano re- del terremoto che – per una
cati a vedere la storia del biz- campanelli sensibilissimi ad tragica casualità o ironia della
zarro inventore ch’aveva esco- ogni movimento. sorte – sarebbe arrivato dav-
gitato un “avvisatore del terre- Inutile dire che i campanelli vero quella notte, in cui aveva
moto”, ovvero un marchinge- trillavano in continuazione, chiuso gli occhi su una città
gno per... prevedere l’arrivo dei tanto che dopo tanti falsi allar- che non avrebbe più rivisto co-
terremoti, un aggeggio pieno di mi lo strampalato inventore de- sì come era prima!
XXXIV Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud

CENTO ANNI
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Una storia che comincia da lontano Il terribile sisma del 1783 divenne proverbiale per la sua azione distruttiva sulle sponde dello Stretto

I grandi terremoti «Far più danni del cinque di febbraio»


del passato Il più distruttivo dei terremoti

in Sicilia e Calabria precedenti al 1908, nell’area ca-


labro-sicula, fu quello del 5 feb-
braio 1783 (prima del 28 dicem-
bre 1908 era espressione popo-
396 a.C. Da sempre l’Italia meridionale e la Sicilia sono lare «fari ‘cchiu’ dannu ‘ru cin-
state teatro di gravissimi disastri prodotti dal terremoto. que ‘ri fivraru»), che colpì diffu-
Uno dei più antichi di cui si tramanda il ricordo avvenne samente la Calabria e in Sicilia
nel 396 avanti Cristo in Sicilia, come narra Paolo Orosio. la sola Messina.
La prima grande scossa si ve-
18 d.C. Il 24-25 marzo si ricorda un terremoto in Ca- rificò alle 12,15 del 5 febbraio,
labria e Sicilia, come raccontano anche Tacito, Seneca e con epicentro a sud di Polistena:
Plinio. sarebbe stata di intensità pari
all’XI grado Mercalli. La secon-
177 Nuovo grave disastro in Sicilia: il mare avrebbe di- da scossa fu nella notte fra 5 e 6
strutto molti centri. febbraio, con epicentro a nord
di Messina. Fra il 5 e il 7 furono
225 Si parla di un grave terremoto a Catania nel giorno contate ben 949 scosse, alle
del supplizio di Sant’Agata, che si sarebbe ripetuto in quali il 7, alle 20,20, seguì una
gran parte della Sicilia nel 326 e nel 357. terza, di intensità paragonabile
alle prime due. Gravissime le
362 o 365 o 369 È incerta la data di uno dei disastri devastazioni, e altissimo il nu-
maggiori nella zona dello Stretto, che avrebbe abbattuto mero dei morti, stimato attorno
in parte Messina e Reggio. ai 50mila (a Terranova morì il
77 per cento della popolazio-
797 - 908 - 963 - 1069 Sono ricordati dalle cronache ne). Scilla (e sulla opposta spon-
come anni funesti per le regioni meridionali. da Faro) pagò un pesantissimo
prezzo a causa del maremoto.
1083 Un sommovimento più grave avrebbe sconvolto la Nel 1905 la Calabria fu per-
Sicilia Orientale, uccidendo più di 20 mila persone. cossa da un altro grave evento
sismico: un terremoto, alle 2,45
1169 Uno degli eventi più della notte dell’8 settembre, col-
antichi per cui sia possi- pì i paesi del Monte Poro e molti
bile una ricostruzione sto- altri della Calabria tirrenica. Fu
rica degli effetti: avrebbe il sisma per il quale sia stato cal-
colpito la Sicilia Orienta- colato il più alto valore strumen-
le, uccidendo oltre 15 mi- tale della magnitudo in Italia:
la persone a Catania (mol- 7,9. Il centro principale fu nella
ti erano in Cattedrale). Monteleonese. Furono distrutti
Messina sarebbe stata rag- o gravemente danneggiati 326
giunta da un maremoto. comuni, e le conseguenze per-
durarono per anni nella povera
1638 In Calabria 10 mila La Palazzata di Messina dopo il 1783, in una tavola di Schiantarelli e Stile nella “Istoria de’ fenomeni del tremuoto”, Napoli, 1784 economia calabrese.
morti.

1693 Fu uno degli eventi


sismici più disastrosi regi- Le misure drastiche adottate dalle autorità nel 1906 furono spesso citate e invocate per Messina e Reggio
strati in tempi storici.
Causò la distruzione di ol-
tre 45 centri abitati: i mor-
ti furono 51mila nella Si-
cilia Orientale.
San Francisco, drammatico precedente
1783 Il 5 febbraio si sca- Il terremoto che aveva devasta- giorni – circa tremila. Comun-
tenò quello che venne to San Francisco appena due que una cifra bassissima, se pa-
chiamato “il grande terre- anni prima, il 28 aprile del ragonata alle migliaia e mi-
moto calabro”, una delle 1906, colpì molto l’opinione gliaia di morti del terremoto
maggiori catastrofi che pubblica mondiale, e per certi dello Stretto. A fronte del nu-
abbiano coinvolto la Cala- versi fu una sorta di “preceden- mero relativamente piccolo dei
bria, che pure è regione sismica (nelle due immagini, te” molto citato, dalla stampa morti, furono invece altissime
stampe d’epoca raffigurano Messina e Reggio colpite dal ma non solo, nel dibattito suc- le cifre relative ai danni: si cal-
sisma). In realtà si trattò di una vera e propria “crisi cessivo al disastro del 1908. cola che fra le 250mila e le
sismica” che durò quasi tre anni e fu caratterizzata da 5 Il terremoto di San Francisco 300mila persone persero l’al-
scosse catastrofiche dell’XI grado Mercalli (5, 6 e 7 feb- ebbe magnitudo tra 7 e 8 gradi loggio, su un totale di 400mila
braio e 1 e 28 marzo) e da varie centinaia di scosse della scala Richter, con epicen- abitanti.
minori (alcune delle quali di IX grado, come quella del tro sulla costa di Daly City, a sud San Francisco fu molto cita-
26 aprile) che interessarono l’intera Calabria meridio- est della città. Le scosse ebbero ta, dopo il sisma del 1908, so-
nale e Messina. I danni furono immensi. Ben 181 paesi inizio alle 5.12 del mattino al prattutto per due cose: anzitut-
furono interamente distrutti, e solo 3 rimasero del tutto largo della Faglia di Sant’An- to lo sgombero della popolazio-
illesi. Il sisma fu accompagnato da due maremoti, uno drea, e furono percepite su tutta ne e l’impiego della dinamite
non troppo intenso in Sicilia tra Messina e Torre Faro e in la costa del Pacifico e all’interno sulle macerie, e poi il pugno di
Calabria tra Catona e Scilla. Durante la notte tra il 5 e il 6 fino al Nevada. Subito dopo ferro e le esecuzioni sommarie
una scossa assai violenta causò ancora maggiori distru- scoppiò un violento incendio – contro i saccheggiatori.
zioni e scatenò un maremoto che ebbe in particolare a anche perché la città contava Ma la situazione era ben di-
Scilla terribili conseguenze, dal momento che gran parte moltissimi fabbricati in legno – versa, nella città americana, do-
degli abitanti, compreso il principe Ruffo, aveva raggiun- che fu considerato il più vasto e ve i sepolti vivi non furono deci-
to la spiaggia e s’era accampata dentro le barche e sotto distruttivo della storia degli ne di migliaia, come a Messina e
le tende. Dei 5139 abitanti, 150 furono uccisi dal ter- Stati Uniti, e che probabilmente Reggio, e la dinamite venne im-
remoto del giorno precedente, ma ben 1384 morirono a fece molte più vittime del terre- piegata soprattutto per circo-
causa del maremoto. Il territorio subì drammatici cam- moto stesso. scrivere le fiamme. Inoltre, le
biamenti morfologici e idro-geologici: frane, smottamen- Il disastro sarebbe stato ini- invocate esecuzioni sommarie –
ti e crolli cambiarono la fisionomia della regione. zialmente sottostimato dalle fu in particolare il socialista
autorità, con un calcolo dei Leonida Bissolati a sostenerle
morti troppo basso: appena con veemenza – si inserivano in
478, destinati poi a diventare – un contesto di “città di frontie-
ma soprattutto a causa dell’in- ra” dal difficile ordine pubblico
cendio, che infuriò per giorni e anche prima del disastro. Macerie e travi annerite dal fuoco nella metropoli di San Francisco, nell’aprile del 1906

Lo scienziato, che pochi anni prima aveva insegnato a Reggio, dovette inserire l’XI grado
Dopo il 1908 Giuseppe Mercalli ampliò la sua scala
Fu molto stretto il rapporto di Giu- La “scala Mercalli” misura l’in- ogni manufatto; pochi superstiti; sma, dell’energia sprigionata, nel
seppe Mercalli (nella foto vicino al tensità delle scosse sismiche in ba- sconvolgimento del suolo; mare- suo punto di origine.
cratere del Vesuvio, dopo l’eruzione se agli effetti prodotti, ai danni su moto), e la scala divenne nota col Il nome di Mercalli è inoltre col-
1894 Ebbe epicentro nella Piana calabrese, precisamente del 1906), l’insigne geologo, si- persone, costruzioni e territorio, nome di scala MCS (Mercalli, Can- legato alla cosiddetta “sindrome
nella parte sud-occidentale della zona mesosismica di smologo e vulcanologo milanese in una determinata zona: inizial- cani, Sieberg). di Mercalli”o“sindrome cenesteti-
quello del 1783, col quale ebbe molti punti di contatto, (1850-1914), con Messina e so- mente la scala era di dieci gradi, La valutazione nella scala MCS ca presismica”, ovvero quella par-
eccezion fatta per l’intensità, che fu incomparabilmente prattutto con Reggio, dove nel ma fu modificata con l’aggiunta si svolge non attraverso misura- ticolare collezione di sintomi quali
minore. Colpì la Calabria meridionale, non toccò Reggio 1885 insegnò (al liceo classico d’un ulteriore grado, l’undicesimo zioni strumentali, ma con uno stu- nausea, eccitazione nervosa, pau-
né Messina. Tommaso Campanella è conser- (scossa catastrofica, con distruzio- dio chiamato “macrosismico”: si re misteriose, pesantezza del cor-
vato un suo busto marmoreo), ap- ne di agglomerati urbani, moltissi- deve compilare un questionario po, inquietudine inesplicabile, tre-
1905 L’8 settembre il centro principale fu in Calabria nel pena prima di conseguire la libera me vittime, maremoto), proprio a prestampato recandosi diretta- molio delle membra, brividi e ver-
Monteleonese, il secondario nei pressi di Martirano, cau- docenza e divenire professore di seguito del terremoto di Messina e mente nelle zone colpite; per ogni tigini che colpirebbero non solo gli
sando rovine più o meno gravi in gran parte della Ca- Geologia e Mineralogia all’Univer- Reggio, che Mercalli studiò recan- località devono essere riportati i animali ma anche gli uomini nei
labria Citra (cioè la provincia di Cosenza). L’area disa- sità di Catania. Mercalli fu il primo dosi a lungo sui luoghi del disa- danni delle strutture e il compor- periodi che precedono il terremo-
strosa misurava circa 100 km di lunghezza da nord a sud, a realizzare una carta sismica del stro. tamento delle persone presenti. to: Mercalli fu il primo a raccoglie-
tra Bisignano e Mileto. territorio italiano, ma divenne fa- In seguito ci fu un’ulteriore ag- La scala che prende il nome da re e analizzare tali patologie,
moso per uno strumento in parti- giunta, del dodicesimo grado Charles Richter, detta anche “di nell’ambito dei suoi studi sui terre-
1907 Il 23 ottobre nel paese calabrese di Ferruzzano i colare: la scala che porta il suo no- (grande catastrofe con danneg- magnitudo”, si basa invece su mi- moti, il loro manifestarsi, gli even-
danni furono gravi, e 167 le vittime. me, messa a punto nel 1902. giamento totale; distruzione di sure strumentali della forza del si- tuali segni precursori.
Gazzetta del Sud Domenica 28 Dicembre 2008 XXXV

CENTO ANNI
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I dati dalla 5. Conferenza di geofisica applicata all’ingegneria

E la comunità
scientifica
invita a riflettere
Sono stati analizzati gli scenari possibili di
un evento paragonabile a quello del 1908
Sud-Ovest, alle coste laziali a travi di legno per la realizzazio-
Antonio Teramo * Nord-Ovest. L’area dei maggiori ne dei solai, ed il maremoto che
danni si estende per oltre 200 si riversa con onde di notevole

A
lle 5,21 del 28 dicem- km2, prevalentemente sul set- violenza sulla zona costiera del-
bre del 1908 uno dei tore nord-occidentale lo Stretto di Messina, provocan-
terremoti più catastro- dell’Aspromonte, interessando i do la morte di circa 1500 perso-
fici del XX secolo si ab- Comuni di Reggio Calabria, Fiu- ne. Il villaggio di Faro, a pochi
battè su città e villaggi dell’area mara, S. Roberto, Calanna, La- chilometri da Messina, viene di-
dello Stretto di Messina, provo- ganadi e S. Alessio in Aspro- strutto quasi totalmente. L’al-
cando, in 37 interminabili se- monte. tezza media delle onde è pari a 4
condi, morte e distruzione. Il Un terremoto preceduto, pe- metri circa, con un massimo di 9
terremoto viene registrato in ol- raltro, da una serie di terremoti metri a Capo Alì, sulla costa sici-
tre cento stazioni in tutto il mon- distruttivi verificatisi in Cala- liana, di 10 metri a Pellaro, sulla
do ed in Italia, all’Osservatorio bria nel 1783, 1894, 1905 e costa calabrese. Il maremoto
Ximeniano di Firenze, qualcuno 1907, alcuni di elevata magni- viene registrato a anche a Malta
annota: «Stamani alle 5,21 negli tudo, ma che non comportano e a Napoli.
strumenti dell’Osservatorio è in- conseguenze catastrofiche pari Gli effetti distruttivi del terre-
cominciata una impressionante, a quelle del 1908. moto vengono rilevati e descrit-
straordinaria registrazione: le Nei centri minori della pro- ti, prevalentemente, da Mario
ampiezze dei tracciati... non so- vincia di Messina la mortalità Baratta che è anche il primo de-
no entrate nei cilindri. Da qual- più alta si registra lungo il ver- gli studiosi del tempo a recarsi
che parte sta succedendo qual- sante orientale dei Monti Pelori- suoi luoghi, pochi giorni dopo
cosa di grave... ». tani, con un massimo assoluto l’evento, su incarico dell’on.
Crolla circa il 90% degli edifi- in corrispondenza di Faro Supe- Raffaele Cappelli, presidente
ci di Messina, crolli e danni ele- riore. In Calabria, a Cannitello della Società geografica italia-
vatissimi anche a Reggio Cala- na, con «l’onorifico incarico di
bria e nei centri vicini; distrutte studiare il violentissimo terre-
le vie di comunicazione, dan-
I costi della catastrofe: moto del 28 dicembre 1908, per
neggiate le reti telegrafiche e di non solo le vite umane il quale andarono distrutte Reg-
distribuzione dell’energia elet- ma i danni alle strutture gio e Messina con gli abitati cir-
trica; si osservano cambiamenti e all’economia costanti… allo scopo di racco-
geomorfologici, frane e la for- gliere gli elementi più impor-
mazione di piccoli laghi. Circa tanti per l’analisi scientifica del
90.000 le vittime. Si contano la mortalità raggiunge il 43 %. fenomeno… ».
circa 140 scosse fino al marzo L’elevato numero di vittime La sua relazione alla Società
1909. È la distruzione pressoché registrato è riconducibile sia geografica italiana, che consta
totale per circa 81 centri abitati all’ora in cui si è verificato il ter- di 426 pagine, 30 illustrazioni
del versante occidentale remoto, che coglie nel sonno ed un volumetto di tavole e
dell’Aspromonte, in Calabria, e gran parte della popolazione, mappe, viene data alle stampe il
del versante orientale dei Pelo- sia alla ridotta qualità delle mu- 23 dicembre del 1909. È un’ope-
ritani, in Sicilia. rature degli edifici, sia alla tipo- ra tuttora fondamentale per si- In alto il sismogramma del terremoto del 1908 registrato dall’Osservatorio Ximeniano di Firenze; qui sopra le isosismiche del
È il più grande terremoto ita- logia costruttiva degli edifici smologi, ingegneri ed architetti fenomeno (elaborazione dall’originale di G. Martinelli - R. Ufficio centrale di meteorologia e geodinamica di Roma)
liano del quale si abbiano regi- medesimi realizzati con setti interessati allo studio degli ef-
strazioni. L’epicentro macrosi- murari non adeguatamente fetti distruttivi del terremoto del Dalle indagini del Baratta terventi di soccorso. zione speciale della 5th Interna- via; l’Ingv di Roma e l’Eth di Zu-
smico, stimato cioè in base alla connessi fra loro; a cui si ag- 1908, frutto di un lavoro effet- emergono specifiche caratteriz- Tra le conseguenze più signi- tional Conference of Applied rigo. Tale studio caratterizza
distribuzione dei danni sul terri- giunge la inadeguatezza delle tuato con rigore scientifico ed zazioni della città di Messina ficative del terremoto, è da se- Geophysics for Engineering uno scenario di danno per Mes-
torio, ricade 7-8 km a NE di Reg- ristrutturazioni e ricostruzioni un rilevante livello di dettaglio. che la successiva ricostruzione, gnalare una grave crisi econo- (Age) svoltasi a Messina dal 24 sina relativo ad un terremoto at-
gio Calabria; la sua intensità effettuate in edifici danneggiati Baratta, che non dispone di effettuata in conformità al pia- mica, con costi sociali che la cit- al 28 novembre scorso, organiz- teso di magnitudo pari a quello
massima è pari all’XI grado della dal terremoto del 1783, di ma- una squadra di collaboratori, no Borzì, cancella definitiva- tà di Messina sta ancora pagan- zata dall’Osservatorio sismolo- del 1908. Il dato significativo
scala MSK, con un valore di ma- gnitudo ben maggiore di quella opera da solo, ma effettua mi- mente. Una ricostruzione che do, con la consapevolezza, si au- gico dell’Università di Messina, che emerge, e che dovrebbe far
gnitudo, valutato da differenti del 1908 (M = 7.3). nuziosi rilievi dei danni, diffe- comporta perdite economiche, spica, che con un generico riferi- in occasione del centenario del riflettere, è relativo alla valuta-
autori, tra 6.7 e 7.3. Altre cause della perdita di renziando gli edifici distrutti da valutate in circa seicento milio- mento al terremoto del 1908, terremoto del 1908, è stato pre- zione del numero delle vittime:
Il terremoto viene avvertito tante vite umane sono gli incen- quelli danneggiati, in riferimen- ni di lire, equivalenti ad oltre non sia più possibile giustificare sentato uno studio, alla cui rea- 25.000.
fino alle coste dell’Albania a di, che si sviluppano anche per to alle differenti tipologie co- due miliardi di euro, avuto ri- gli attuali problemi della città. lizzazione hanno collaborato * Direttore dell’Osservatorio
Nord-Est, all’isola di Malta a effetto del notevole impiego di struttive degli edifici. guardo anche ai costi per gli in- Nel corso dei lavori di un’edi- l’Osservatorio; l’Eucentre di Pa- sismologico di Messina

Il villino messinese di Vincenzo Cammareri, unica costruzione antisismica della città, rimase assolutamente intatto

Scrisse Giovanni Cena su “Nuova l'oscurità le macerie ancora roto- chitettura prudente che aveva
antologia” del 16 gennaio 1909: lavano con fragore, s'agitavano resistito alla catastrofe. Inviati e
«La casa in cui fummo ospitati è in membra biancheggianti, urla- corrispondenti di tutte le testate
ormai celebre, perché la sola in- vano, gemevano. Potè trarre così furono ospitati nel villino, che
tatta in Messina. Il dottor Vin- in casa sua un mucchio di gente calamitò l’interesse generale.
cenzo Cammareri, preoccupato seminuda, fra cui alcuni amici e Il dottor Vincenzo Cammare-
dai terremoti disastrosi cui aveva conoscenti. Era reputato un ec- ri, figura di scienziato, filantropo
assistito nel ’94 e nel ’96, ha volu- centrico. Se i nuovi quartieri di e libero pensatore, repubblica-
to fabbricarsi una casa ove potes- Messina fossero stati fabbricati no, nel 1908 era Ispettore sanita-
se dimorare al sicuro. È situata in secondo il suo esempio, quante rio del Comune, ma subito dopo
basso, presso il viale San Marti- vite si sarebbero salvate!». la catastrofe si ritirò a Roma
no, d’un solo piano sopraelevato, Il villino (nella foto, circondato («oppresso dalla devastazione
muri incatenati, tetto a terrazzo. da rovine e accampamenti), alto della città che tanto amava», si
Quando avvenne il cataclisma, il appena 6 metri, che sorgeva tra legge nel necrologio che venne
proprietario s'alzava secondo il le vie Nino Bixio e Santa Cecilia, pubblicato dalla “Gazzetta di
consueto: udendo una fortissima divenne dapprima un albergo, Messina” il 10 giugno 1911), do-
scossa e un gran fracasso di fuori, l’Hotel Excelsior, poi sparì nel ve fu colpito da un male che lo co-
uscì e vide le prime case dirocca- 1931, ma nel frattempo godette strinse a tornare in Sicilia, nella
te. Inoltratosi nelle strade, solo di una pubblicità incredibile: fu nativa Forza D’Agrò, dove morì il
allora comprese che gran parte fotografato e pubblicato in gior- 9 giugno 1911 e dove è sepolto
della città doveva essere ruinata nali e riviste di tutto il mondo, co- nella cappella di famiglia all’in-
e si diede a cercare gli amici. Nel- me esempio “miracoloso” d’ar- terno del Castello normanno.
XLVIII Domenica 28 Dicembre 2008 Gazzetta del Sud

CENTO ANNI
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Bibliografia
Filippo Aliquò Taverriti “Reg-
gio 1908-1958” (ed. Corriere di
Reggio, Reggio Calabria, 1986);
Sandro Attanasio“28 dicembre
1908, ore 5,21 Terremoto” (Bo-
nanno Editore, Acireale);
Mario Baratta “La catastrofe si-
smica calabro-messinese - Rela-
zione alla Società geografica ita-
liana” (Società geografica italia-
na, Roma, 1910)
Giorgio Boatti “La terra trema.
Messina 28 dicembre 1908. I
trenta secondi che cambiarono
l’Italia, non gli italiani” (Monda-
dori, Milano, 2004);
John Dickie “Una catastrofe pa-
triottica. 1908: il terremoto di
Messina” (Laterza, 2008);
Pietro Longo “Messina città re-
diviva” (Ed. Gbm, Me, 1994);
Francesco Mercadante“Il ter-
remoto di Messina. Corrispon-
denze, testimonianze e polemi-
che giornalistiche” (Ateneo, Ro-
ma, 1962 e Istituto di studi stori-
ci G. Salvemini, Messina 2003);
“Messina e Reggio prima e dopo
il terremoto del 1908” (Società
fotografica italiana, Fi)
Agazio Trombetta “Reggio Ca-
labria la memoria ricorrente:
Cronache di eventi sismici” (De
Franco, 1999); “La città di legno:
Messina, Palazzata e corso Vittorio Emanuele con vista dalla Marina i baraccamenti dopo il sisma del
1908” (De Franco, 2000).

Le città e la memoria In rete


A Maurilia, il viaggiatore è in- munque la metropoli ha que- Portale dedicato al terremo-
vitato a visitare la città e nello sta attrattiva in più, che attra- to del 1908 nel sito della
stesso tempo a osservare certe verso ciò che è diventata si può Fondazione Bonino-Pulejo:
vecchie cartoline illustrate che ripensare con nostalgia a quel- //www.fbpme.it
la rappresentano com'era pri- la che era. “I grandi disastri in Italia”:
ma: la stessa identica piazza Guardatevi dal dir loro che //cronologia.leonar-
con una gallina al posto della talvolta città diverse si succe- do.it/storia/a1908b.htm
stazione degli autobus, il chio- dono sopra lo stesso suolo e Una ricca carrellata di imma-
sco della musica al posto del sotto lo stesso nome , nascono gini di Messina dopo il terre-
cavalcavia, due signorine col e muoiono senza essersi cono- moto tratte da cartoline
parasole bianco al posto della d’epoca si trova in:
sciute, incomunicabili tra loro.
fabbrica di esplosivi. //www.grifasi-sici-
Alle volte anche i nomi degli
Per non deludere gli abitan- lia.com/messina_terremo-
ti occorre che il viaggiatore lo- abitanti restano uguali, e l'ac-
cento delle voci, e perfino i li- to_1908.html
di la città nelle cartoline e la Sito Istituto nazionale di
preferisca a quella presente, neamenti delle facce; ma gli
dèi che abitano sotto i nomi e geofisica e vulcanologia con
avendo però cura di contenere
sopra i luoghi se ne sono anda- una serie di iniziative, scien-
il suo rammarico per i cambia-
tifiche e divulgative, sul
menti entro regole precise: ri- ti senza dir nulla e al loro posto
conoscendo che la magnifi- 1908: //www.ingv.it
si sono annidati dèi estranei.
cenza e prosperità di Maurilia Il rischio sismico nel sito del-
È vano chiedersi se essi sono
diventata metropoli, se con- la Protezione civile:
migliori o peggiori degli anti- //www.protezionecivile.it
frontate con la vecchia Mauri- chi, dato che non esiste tra loro
lia provinciale, non ripagano Su cinema e terremoto, il si-
alcun rapporto, così come le to delle Giornate del cinema
d'una certa grazia perduta, la
vecchie cartoline non rappre- muto di Pordenone:
quale può tuttavia essere go-
sentano Maurilia com'era, ma //www.cinetecadelfriu-
duta soltanto adesso nelle vec-
chie cartoline, mentre prima, un’altra città che per caso si li.org/gcm/giornate/edizio-
con la Maurilia provinciale chiamava Maurilia come que- ne2008/Terremoto1908.ht-
sotto gli occhi, di grazioso non sta. ml
ci si vedeva proprio nulla, e Biblioteca regionale univer-
men che meno ce lo si vedreb- Le città e la memoria 5 sitaria di Messina:
be oggi, se Maurilia fosse ri- da “Le città invisibili” //www.regione.sicilia.it/be-
Reggio, via Fata Morgana Messina, piazza Municipio
masta tale e quale, e che co- di Italo Calvino niculturali/brum/index.htm

Ringraziamenti
Ringraziamenti particolari
vanno a:
tutto il personale della Bi-
blioteca regionale universi-
taria di Messina, con la diret-
trice dott. Sandra Conti e la
dirigente responsabile dei
Fondi antichi dott. Maria Te-
resa Rodriquez, per la loro
estrema disponibilità e corte-
sia;
l’Archivio di Stato di Reg-
gio Calabria;
il capufficio stampa del
Comune di Messina Attilio
Borda;
la dott. Antonella Freno,
assessore comunale ai Gran-
di eventi di Reggio;
il prof. Agazio Trombetta,
Deputato di Storia Patria del-
la Calabria, memoria storica
di Reggio;
il cav. Lucia Minniti, re-
sponsabile della Segreteria
particolare del sindaco di
Reggio Calabria.

Reggio, Piazza Vittorio Emanuele

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