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10 TESI (1975)

Documento scritto da Giscel ed è un gruppo di isnegnanti, ricercatori, persone della società civile
interessate all’educazione della Società linguistica italiana, gruppo di intervento=militante sui temi
dell’educazione lingusitica. Documento civile rivolto all’insegnante ma anche istituzioni e persone con
funzione pubblica. Da poco più di 10 anni l’obbligo scolastico in Italia alzato ai 14 anni, i banmbini dovevano
rimanere nella scuola pubblica fino ai 14 anni (riforma del 1923). Per la prima volta gli isnegnanti si trovano
in una classe particolare, con bambini senza una famiglia istruita e non parlavano italiano (L2=dialetto). Fino
a quel momento scuola italiana elitaria, si insegnava italiano standard letterario e famiglie dove c’erano
consumi colturali, tendenzialmente istruite, della piccola borghesia ma non al di sotto con lamentele degli
insegnanti che non vedevano il valore e non erano preparati ad affrontare una scuola plurilingue. Lettera a
UNA PROFESSORESSA del ‘68 insieme a Don Milani accurata, critica, ragionata scritta con lingua semplice
rivolta alla professoressa con cui bambini figli di contadini, montanari si trovavano a scontrarsi quando
andavano a scuola, una scuola di altri, che non sentivano loro. In quegli anni si lottava contro le finalità e i
metodi (elitaria, visione chiusa del sapere, scuola fine a se stessa) della scuola e in particolare
dell’educazione linguistica tradizionale. Riconosce che tipi di uccelli sono dal suono e dal suono del motore
chi dei compaesani sta salendo la collina (saperi lontani che non vengono valorizzati nella scuola legati ai
saperi linguistici: dialetti, varietà non di prestigio). Educazione monolingue e monoculturale mentre le 10
tesi affermano l’importanza di valorizzare l’entroterra linguisitico e culturale degli allievi, sono portatori di
lingua altra che devono lasciare fuori dalla porta della scuola come non esistessero.

Contro centralità delle abilità scritte: gli studenti devono sapere leggere e scrivere e non viene insegnato a
parlare perché figlio del dottore o dell’avvocato sa già parlare. La capacità di produzione orale viene
ignorata quando la lingua è un fenomeno orale che serve socialmente diverso da contesto a contesto:
contesto dialettale devono sapere italiano e varietà di italiano, come strumento di promozione sociale non
ai danni delle lingue da cui si proviene. È l’insegnamento che importa per l’apprendimento delle lingue, la
centralità del discente è lungi dall’avvenire, non si ascolta il singolo bisogno linguistico dell’allievo ma sono
cosa si deve insegnare. Documento che fece scalpore. Negli anni ci furono poi delle riforme sostanziali nei
programmi della scuola: media nel 69 che recepirono i principi professati dalle 10 tesi.

Tesi I – La centralità del linguaggio verbale

La vita legata alla vita biologica, sociale, interazionale del soggetto. Tramite il linguaggio verbale possiamo
intendere gli altri e farci itnendere (usi comunicativi); ordinare e sottoporre ad analisi l’esperienza (usi
euristici e cognitivi); intervenire a trasformare l’esperienza stessa (usi emotivi, argomentativi, sociali,
politici…). Il linguaggio verbale intrattiene rapporti assai stretti con le restanti capacità ed attività espressive
e simboliche.

Tesi II – Il suo radicamento nella vita biologica, emozionale, intellettuale e sociale

Se i bambini sono denutriti o vivono in condizioni disagiate non apprendono, anche secondo la lettera i
bambini dovrebbero essere tutti uguali. Lo sviluppo delle capacità lignusitiche affonda le sue radici nello
sviluppo di tutt’intero l’essere umano. Troppo spesso dimenticati frutta, latte, zucchero, bistecche sono
condizioni necessarie.

Tesi III – Pluralità e complessità delle capacità linguistiche

Il linguaggio verbale è fatto di molteplici capacità. Alcune, per dir così, si vedono e percepiscono bene. Altre
si vedono e percepiscono meno evidentemente e facilmente: tali sono le capacità di dare un senso alle
parole e alle frasi udete e lette, la capacità di verbalizzare e di analizzare interiormente le varie situazioni.

Tesi IV –I diritti lingusitici nella Costituzione


I compiti di una educazione lingusitica efficacemente democratica hanno come traguardo il rispetto e la
tutela di tutte le varietà lingusitiche (siano esse idiomi diversi o usi diversi dello stesso idoma) a patto che ai
cittadini della Repubblica sia consentito non subire tali differenze come ghetti e gabbie di discriminazione,
come ostacoli alla parità. È dalla scuola che può venire una spinta di rinnovamento anche per altre
istituzioni culturali di massa (parità).

Tesi V: Prudzione scritta sopravvento sulla orale, si scrivono testi non radicati nell’esperienza sociale degli
allievi (pensierini, temi), degli allievi anche più benestanti. Non ci sono testi sulla realtà quotidiana. Si gnora
l’analisi grammaticale e rapporto tra capacità verbali ed espressive-simboliche. Preparano il terreno per la
parte propositva che si trova nella

Tesi VIII – Principi dell’educazione linguistica democratica

non gramamtica prescrittiva e dogmatica ma che incoraggia uso autonomo della lingua. Non normativo ma
dare agli studenti la consapevolezza di come utilizzare il proprio repertorio: italiano e varietà italiano e quali
risultati voglio raggiungere contesto orale e scritto cfr. plurilinguismo, capacità comunicativa con focus su
cosa significa essere giusto o sbagliato. Gli alunni devono sviluppare questa sensibilità lingusitica.

Tesi IX – Inviti a includere la società in questa riforma. La scuola è inserita in un contesto sociale in cui
diversi attori devono partecipare a partire dafgli insegnanti stessi che devono riformarsi e formarsi per
insegnare in una scuola plurilingue. Cercare di educare l’errore che facevano gli isnegnati tradizionalisti
degli anni 70=pensavano di parlare solo l’italiano, essere monolingui. Molti dei principi dell’educazione
lingusitica democratica che avevano senso nel rapporto tra l’italiano e i dialetti, per quanto riguarda il
rapporto italiano e le lingue straniere e di migrazione sono validi ancora oggi.

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