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FASCISMO PARTE SECONDA (Appunti)

Che cos’è il Totalitarismo


Il concetto storiografico di Totalitarismo è stato introdotto da Hannah Arendt con il saggio Le origini del totalitarismo
(1a edizione 1951): in questo libro la Arendt (subito dopo la Seconda guerra mondiale) accomunava i tre regimi
dittatoriali, il nazional-socialismo tedesco, il comunismo dell’Unione Sovietica, il fascismo italiano, definendoli
appunti Totalitarismi; infatti, al di là delle differenze e delle contrapposizioni ideologiche, questi tre regimi
condividevano molti elementi caratterizzanti.
Questo libro, all’epoca della sua pubblicazione, ebbe grande successo, ma suscitò anche grandi polemiche e
contestazioni, soprattutto da parte degli storici di sinistra; infatti, accostando il comunismo dell’U.R.S.S. al fascismo e
al nazismo (nonostante che l’U.R.S.S. avesse combattuto e dato un contributo decisivo alla vittoria contro il nazi-
fascismo), sembrava voler giustificare l’anti-comunismo degli Stati Uniti nel pieno della Guerra Fredda.
Oggi, dopo la fine della Guerra Fredda e dopo il crollo del Comunismo e dell’Impero Sovietico (1989), le tesi della
Arendt sono in gran parte condivise, anche se gli storici tendono a evidenziare anche gli elementi peculiari e
differenzianti di ogni regime.
Il Totalitarismo, così come lo descrive la Arendt, è diverso dalle dittature del passato (monarchie assolute, dittature
militari, ecc.) perché non vuole soltanto l’obbedienza passiva della popolazione, ma cerca anche l’adesione del
popolo all’ideologia del regime, cerca il coinvolgimento e la mobilitazione del popolo per la realizzazione dei
programmi del partito al potere. I regimi totalitari sono le dittature della società di massa, infatti nella società di
massa le masse devono essere protagoniste, partecipare attivamente alla vita politica, non possono essere lasciate ai
margini. Naturalmente questa partecipazione, per gran parte della popolazione, non è affatto spontanea e convinta,
ma è indotta, come vedremo, con gli strumenti del Terrore e della propaganda.

Elementi del totalitarismo : Totalitarismo fascista:


1) Ideologia (rifiuto della società esistente, 1) ideologia nazionalista e bellicista, costruzione
edificazione di una nuova società) dell’italiano nuovo, mito della romanità
2) partito unico guidato da un dittatore 2) PNF (Partito Nazionale Fascista – Duce)
3) violenza e terrore (esercitato dal partito e dalla 3) Squadrismo, Tribunale Speciale per la difesa dello
polizia segreta, contro i “nemici”) Stato, OVRA
4) monopolio dei mezzi di comunicazione di massa, 4) Controllo della stampa, della radio, del cinema,
propaganda associazioni giovanili e sportive, scuola
5) monopolio degli strumenti di lotta armata 5) Esercito, Milizia volontaria
6) controllo centralizzato dell’economia 6) dirigismo economico, autarchia, corporativismo,
statalizzazione delle industrie e banche in crisi

Il Fascismo, a differenza del Nazionalsocialismo e del Comunismo marxista-leninista, non ha un’ideologia ben
definita e strutturata; comunque l’ideologia fascista è in gran parte riconducibile al nazionalismo. Scopo del
fascismo è dare forza e grandezza alla nazione, foggiare un italiano nuovo, fiero della propria italianità, bellicoso,
capace di sacrificare se stesso per la patria, emendato dagli antichi “vizi” italici (l’arte di arrangiarsi, l’attitudine al
compromesso, l’opportunismo e la debolezza…)
Forme di mobilitazione del popolo: Adunate e manifestazioni “oceaniche”, campagne: battaglia del grano,
bonifiche, oro alla patria… Culto del capo
Lo stato totalitario : Nel regime fascista esiste un unico partito che si identifica con lo stato.
La vita dell’individuo, subordinata all’interesse della nazione, viene organizzata dal regime in ogni aspetto.

Il fascismo tuttavia viene considerato un totalitarismo imperfetto


I limiti del totalitarismo fascista derivano dal modo in cui il fascismo è giunto al potere: in parte con una
rivoluzione, in parte con un compromesso con alcune istituzioni e forze politiche e sociali presenti in Italia:
1. La monarchia (il re rimane la massima autorità dello Stato)
2. gli apparati dello Stato (incompleta fascistizzazione dello Stato – Mussolini per governare usa i prefetti
piuttosto che gli organi del PNF)
3. La Chiesa cattolica.
IL REGIME E LA CHIESA
1927 iniziano trattative per risolvere la “questione romana”
11 Febbraio ’29 Patti Lateranensi, comprendono tre documenti:
1. Trattato: viene istituito lo Stato della Città del Vaticano, il Papa riconosce lo Stato italiano con Roma
capitale
2. Concordato: regola i rapporti tra Stato e Chiesa cattolica italiana, concede privilegi e tutele alla Chiesa
(es. insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali, divieto ai sacerdoti di fare attività politica
ecc.)
3. Convenzione: cospicuo risarcimento finanziario per la perdita dello Stato pontificio
I Patti Lateranensi: per il Fascismo: successo propagandistico, crescita del consenso (elezioni del ’29 a lista
unica: 90% votanti, 98% voti favorevoli); anche all’estero il fascismo ottiene consensi e simpatie.
Per la Chiesa: possibilità di presenza nella società; autonomia dell’Azione Cattolica e dell’Università Cattolica.
Tuttavia successivamente emergono anche tensioni tra Chiesa e fascismo: nel 1931 Enciclica papale “Non
abbiamo bisogno” (nasce dal fatto che il Fascismo accusa l’Azione Cattolica di fare attività politica antifascista, e
minaccia di scioglierla), nel 1938 proteste del papa contro le leggi razziali.

Il problema del consenso


Lo storico Renzo De Felice: il Fascismo ha goduto di vasto consenso popolare…
Ma…. difficoltà di valutare il consenso in un regime totalitario (problema delle fonti)
Lo storico Emilio Gentile (allievo di De Felice): consenso “passivo”, consenso al “Fascismo-regime”, non al
“Fascismo-movimento”;
Fascismo-regime: è lo Stato fascista, che garantisce ordine, sicurezza, un certo benessere…
Fascismo-movimento: è il fascismo del Partito, delle Camicie nere, della rivoluzione, quello che vorrebbe
cambiare il carattere degli italiani.
Mussolini rappresenta l’elemento unificante tra i due aspetti; non si fida troppo del Partito, e viene anche
criticato dai Fascisti, p.e. per la incompleta attuazione del corporativismo.
D’altra parte è nota l’insoddisfazione di Mussolini negli anni ’30: gli Italiani gli appaiono ancora lontani
dall’ideale fascista, troppo “borghesi e cattolici”.
Declino del consenso nel 1938/39, per le difficoltà economiche e l’alleanza con la Germania

POLITICA ECONOMICA
All’iniziale liberismo (della fase legalitaria) segue un maggior intervento statale che si concretizza in grandi
“battaglie” propagandistiche:
Battaglia della Lira: contro la svalutazione per raggiungere la “quota 90” con la Sterlina
(ciò è conveniente per l’importazione di materie prime, ma rende più difficili le esportazioni; i salari
degli Italiani vennero ridotti, con la motivazione che la lira valeva di più, ma nel complesso il potere
d’acquisto diminuì, soprattutto per i ceti popolari).
Battaglia del grano: per ridurre le importazioni cerealicole. Diede buoni risultati, avvicinando l’Italia alla
autosufficienza, ma danneggiò le altre colture (agrumi, olivi ecc.)
Campagna demografica: per aumentare la popolazione (sussidi e premi alle famiglie numerose)
Dopo la crisi del 1929
Si intensifica l’intervento dello stato:
I grandi lavori pubblici consentono di assorbire la disoccupazione. Grandi bonifiche (Agro Pontino)
costruzione di nuove città.
Si attua il contenimento di prezzi e salari.
Lo Stato sostiene le aziende in difficoltà attraverso l’ Istituto Mobiliare Italiano (IMI) e l’Istituto per la
ricostruzione industriale (IRI): lo Stato italiano diventa azionista di industrie e banche (dopo l’URSS è lo
Stato con la maggior quantità di industrie statalizzate). Ma i maggiori gruppi privati si rafforzano.
Successo degli interventi economici affidati a “tecnici”, non a fascisti. Sacrifici per i ceti popolari: calo dei salari,
riduzione dei consumi alimentari. Verso il 1933-34 c’è il superamento della crisi, ma…
… dal ’35 dispendiose imprese militari, economia di guerra. Autarchia (si cerca di raggiungere l’autosufficienza
in tutti i settori economici, anche sviluppando nuovi prodotti, come fibre artificiali per il tessile, gas metano in
sostituzione del petrolio e del carbone ecc.)

LA PROPAGANDA FASCISTA
Fascistizzazione del Paese attraverso la propaganda e la mobilitazione delle masse:
adunate “oceaniche”, campagne, enti e associazioni collegate al PNF (Opera Nazionale Dopolavoro, circoli di
fabbrica e di quartiere, Opera Nazionale Maternità e Infanzia, CONI).
particolare attenzione fu dedicata ai giovani: Figli della Lupa, Balilla, Avanguardisti, Gioventù italiana del Littorio

IL FASCISMO E LA CULTURA
Utilizzo dei mass media per la propaganda: stampa, cinema, radio, informazione
’25: Manifesto degli Intellettuali fascisti (Giovanni Gentile, Luigi Pirandello, Giuseppe Ungaretti, Gioacchino
Volpe ecc.)
’26: Accademia di Italia (presidente Marconi)
Cinematografia: ’25: istituto Luce (produceva cinegiornali), Cinecittà nel ’37
Censura e direttive per i giornali (veline)
Ripresa in chiave attualizzata di temi e simboli della tradizione romana in ogni campo

Controllo della scuola e della educazione


nel ‘’30 viene introdotto il “testo unico” per le elementari
nel ’32 obbligo del giuramento di fedeltà al regime per i docenti universitari.
’37: Min Cul Pop (ministero cultura popolare) > L’obiettivo è la “nazionalizzazione” delle masse
’38: seguendo l’alleato tedesco l’Italia vara le Leggi razziali, discriminatorie nei confronti degli Ebrei.
Le leggi razziali furono preparate da una intensa campagna propagandistica e dal Manifesto degli scienziati
razzisti per la difesa della razza.
Tuttavia non furono accolte con favore dalla popolazione e furono condannate dalla Chiesa.

La repressione degli antifascisti


Nei primi anni del regime fascista la violenza squadristica colpì gli oppositori del fascismo uccidendoli o
costringendoli all’esilio.
Successivamente oppositori e dissidenti furono condannati a lunghe pene detentive (o al confino) dal Tribunale
Speciale.
Piero Gobetti, giornalista, autore di “Rivoluzione liberale”, morì in Francia nel 1926 per le conseguenze di
un’aggressione fascista subita nel ’24; Giovanni Amendola, deputato liberale, “aventiniano”, fu picchiato nel ’25
e morì l’anno dopo.
Antonio Gramsci morì nel 1937, dopo 11 anni di prigionia.
Umberto Terracini (comunista) fu condannato a 22 anni di carcere.
Molti intellettuali e politici (Cesare Pavese, Carlo Levi, Leone Ginzburg, Altiero Spinelli ecc., furono condannati al
confino in piccole isole o piccole località del Meridione).
I Popolari Sturzo e De Gasperi, i socialisti Turati e Salvemini, il comunista Togliatti, furono costretti ad espatriare.
Carlo e Nello Rosselli, esuli in Francia, furono assassinati da sicari fascisti nel 1937
Poté invece rimanere in Italia, protetto dalla sua fama internazionale, ma isolato, il filosofo liberale Benedetto
Croce, che nel 1925 scrisse il Manifesto degli intellettuali antifascisti, in risposta al Manifesto degli intellettuali
fascisti.
Croce continuò a scrivere difendendo apertamente gli ideali liberali, senza però attaccare direttamente il regime.

L’ANTIFASCISMO
Una parte dei politici e degli intellettuali antifascisti sceglie l’opposizione silenziosa.
Molti antifascisti emigrano in Francia o in URSS (i comunisti italiani rifugiati in URSS saranno sterminati nelle
purghe staliniane).
il Partito comunista è l’unico che riesce a mantenere un’organizzazione clandestina in Italia e ad attuare
propaganda antifascista, ma migliaia di comunisti sono condannati dal Tribunale speciale.
Socialisti, repubblicani e liberaldemocratici esuli in Francia formano la Concentrazione antifascista nel ’27 >
dibattito politico, propaganda,, testimonianza dell’Italia antifascista.
Nel ’29 nasce Giustizia e Libertà fondata da Carlo Rosselli e Emilio Lussu; obiettivi: superare la frattura tra
liberalismo e marxismo, attivare nuclei clandestini in Italia.
Fino al ’35 il PCI, guidato da Mosca da Palmiro Togliatti, è ostile agli altri gruppi antifascisti. Dal ’35 al ’39 svolta
dei Fronti popolari, collaborazione nelle Brigate internazionali in Spagna… ma … divisioni e fallimento del Fronte
popolare spagnolo, patto Ribbentrop-Molotov (1939) tra Russia comunista e Germania hitleriana… >
disorientamento dei comunisti italiani ed europei
L’antifascismo non ottiene risultati concreti fino al 1943, tuttavia getta le basi per il movimento della Resistenza
e per la costruzione dell’Italia democratica dopo la guerra.
POLITICA ESTERA
Nonostante le “tendenze revisionistiche” del Fascismo (volontà di “rivedere” cioè modificare i Trattati di pace
del 1919, considerati svantaggiosi per l’Italia, l’aggressività italiana fu inizialmente moderata.
Mussolini godette della stima di Francia, Inghilterra e USA per aver salvato l’Italia dal bolscevismo.
Anche la conclusione della questione romana con la firma dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) diede
prestigio al Fascismo.
Nel 1934 opposizione italiana all’Anschluss (tentativo di Hitler di annettere l’Austria alla Germania), Hitler
desiste.
Nel 1935 l’Italia partecipa alla Conferenza di Stresa contro il riarmo tedesco

La guerra d’Etiopia
Forte di questo consenso, Mussolini tenta l’impresa coloniale attaccando l’Etiopia.
Motivazioni: presunti benefici economici, fare dell’Italia una grande potenza coloniale, mobilitare la popolazione
(campagna “oro alla patria”).
L’Etiopia (1935) si appella alla Società delle Nazioni che decreta le sanzioni economiche (blande) contro l’Italia.
Polemica di Mussolini contro le nazioni “plutocratiche” (gli Stati “ricchi”, cioè la Gran Bretagna e la Francia, che
dopo aver conquistato enormi imperi coloniali, negano all’Italia il diritto di conquistare una piccola parte
dell’Africa)
L’Italia conquista l’Etiopia: il 9 maggio 1936 si celebra “il ritorno dell’Impero sui fatali colli di Roma”.
Conseguenze
All’interno, la guerra consolida il consenso attorno al regime: le sanzioni rafforzano il nazionalismo italiano.
L’embargo spinge la politica economica sulla via dell’autarchia.
L’Italia, isolata sul piano internazionale, è attratta nell’orbita della Germania (anche per l’affinità ideologica).
L’alleanza con la Germania nazista
1936-39: l’Italia partecipa, con largo impiego di mezzi e uomini, alla guerra civile in Spagna, e dà un contributo
determinante alla vittoria di Franco – diventa alleata di fatto della Germania.
Ottobre 1936: asse Roma-Berlino (patto di amicizia).
1937: adesione al Patto antiComintern (Germania Giappone e Italia, uniti contro il comunismo e contro un
eventuale attacco sovietico)
Con la Germania, verso la guerra...
Marzo 1938: La Germania annette l’Austria (questa volta l’Italia non si oppone)
Settembre 1938: Conferenza di Monaco proposta da Mussolini: la Germania ottiene i Sudeti (regione della
Cecoslovacchia abitata da molti tedeschi, Hitler chiede, e ottiene, che venga assegnata alla Germania).
L’Italia adotta Leggi razziali imitando la Germania
Marzo 1939: la Germania occupa la Cecoslovacchia
Aprile 1939: l’Italia occupa l’Albania (volontà di Mussolini di costituire un impero italiano tra il Mediterraneo
orientale e l’Africa orientale, volontà di “tenere il passo” dell’alleato tedesco)
Maggio 1939: Patto d’acciaio Italia Germania (alleanza militare: l’Italia impegnata a combattere a fianco della
Germania, che però s’impegna a non scatenare la guerra prima di un anno, clausola voluta dal ministro degli
esteri Galeazzo Ciano, consapevole dell’impreparazione militare dell’Italia)
L’Italia in guerra
Settembre 1939: dopo il patto Ribbentropp – Molotov, Hitler attacca la Polonia, inizia la Seconda guerra
mondiale; l’Italia si dichiara “alleato non belligerante” (non è militarmente pronta, ma cerca anche di mantenere
buoni rapporti con l’Inghilterra…)
Giugno 1940: Dall’inizio della guerra la Germania ha realizzato straordinarie conquiste (Polonia, Belgio, Olanda,
Francia, Norvegia), solo l’Inghilterra resiste, la Germania sembra ormai vicina alla vittoria, allora Mussolini pensa
che si debba entrare in guerra per cogliere i frutti della vittoria > l’Italia dichiara guerra alla Francia e
all’Inghilterra.
"L'Italia mussoliniana poteva aspirare a diventare una grande potenza solo alleandosi con la Germania.
Malgrado che dalla metà degli anni Trenta quasi un terzo delle entrate pubbliche fosse stato destinato agli
armamenti, l'apparato militare italiano, nel 1939, era logorato dalla guerra di Spagna e di Etiopia, e di gran lunga
inferiore alle stime sia del governo italiano che degli stranieri. Ma soprattutto l'Italia continuava a dipendere , in
misura elevata, dalle importazioni di carbone, di ferro, di petrolio, che per l'80% transitavano per Gibilterra o
per Suez. Senza né moderni carri armati, né cannoni antiaerei, né caccia veloci, né decenti bombardieri, né
portaerei, né radar, né valuta estera, né adeguato supporto logistico, solo grazie ai Tedeschi l'Italia avrebbero
potuto ottenere la vittoria nel conflitto che stava per divampare".

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