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Il cinema delle origini

Il meccanismo tecnologico alla base del cinema venne inventato a fine 800’ e fu il risultato
di uno serie di esperimenti tra cui quelli di Edward Muybridge. Nel 1878, il governatore
della California chiese a Muybridge di fotografare dei cavalli in corsa per permettere lo
studio del loro passo. Muybridge posizionò 24 macchine fotografiche che si azionavano in
successione al passaggio dell’animale, creando così una sequenza cinematografica; il suo
lavoro ispirò quello del francese Etienne-Jules Marey che per studiare il movimento degli
uccelli inventò un fucile fotografico in grado di impressionare in un secondo 12
fotogrammi. Il suo dispositivo, a differenza di quello di Muybridge, aveva il vantaggio di
disporre di un unico obiettivo e quindi di un solo punto di vista. Nel 1877, un altro francese
Charles-Emile Reynaud costruì il prassinoscopio e dal 1892, combinandolo con una lanterna
magica propose proiezioni pubbliche di una serie di piccole storie dipinte su lunghi lastri
flessibili. Nel 1988 Thomas Edison, inventore del fonografo e della lampada elettrica,
progettò il kinetoscopio, che serviva per riprendere immagini istantanee da un unico punto
di vista e attraverso un’unica lente. La gran parte del lavoro fu compiuto dal suo assistente,
William Dickson, che tagliò la pellicola in nastri larghi un pollice e fece 4 perforazioni ai
lati di ogni fotogramma per consentire alla pellicola di essere trascinata da ruote dentate
all’interno della macchina da presa. La pellicola da 35 mm con 4 perforazioni laterali è
tutt’ora il modello in uso. Il kinetoscopio venne così messo a punto nel 1891 e nel 1893
vennero proiettati i primi film dalla durata di circa 20 secondi che mostravano immagini di
persone a 46 fotogrammi al secondo. Il limite del kinetoscopio era però quello di permettere
la visione del film attraverso un visore, che consentiva ad un solo spettatore alla volta di
assistere allo scorrimento delle immagini. Nel 1894 un concessionario del kinetoscopio
chiese alla famiglia Lumiere, che possedeva la più grande azienda di prodotti fotografici, di
realizzare pellicole meno costose di quelle vendute da Edison; in poco tempo i fratelli
francesi Lumiere costruirono una piccola macchina da presa, il cinematografo, che
consentiva sia la ripresa che la proiezione, quest’ultima su uno schermo per un pubblico
numeroso e collettivo. I Lumiere girarono i loro film a 16 fotogrammi al secondo, una
misura che divenne quella standard per il cinema da lì ai 25 anni successivi. Il 28 dicembre
1895 in una sala del Grand Cafè di Parigi, gli spettatori pagarono un franco per assistere ad
uno spettacolo di 25 minuti, in cui vennero proiettati 10 film Lumierè. Dopo qualche
settimana, grazie al grande successo riscosso, i Lumiere riuscivano ad offrire fino a 20
proiezioni al giorno.
Contestualmente nel Regno Unito si sviluppò una situazione analoga, Robert W. Paul,
fabbricante di materiale fotografico, venne incaricato di costruire una macchina simile al
kinetoscopio di Edison, e nel 1895 Paul e il suo socio Acres costruirono una macchina che
permise di filmare del materiale che Paul mostrò nel 1896 alla Royal fotograpique society.
Paul non accontentandosi di affittare la sua macchina come fecero i Lumiere ma vendendola
a registi ed esercenti, contribuì alla diffusione dell’industria cinematografia nel Regno Unito
e non solo. In questo periodo furono progettati altri sistemi di ripresa e proiezione, anche
negli SU come il mutoscopio, brevettato da Erman Castler, e che funzionava come un
sistema di fotografie rotanti, mostrando ad un solo spettatore, uno spettacolo
cinematografico.
Ritornando al 28 dicembre del 1895, esso viene riconosciuto come l’atto di nascita del
cinema, perché presentò tutte le condizioni essenziali di uno spettacolo cinematografico. 1
un soggetto produttivo: i Lumiere; 2 un dispositivo: l’apparecchio del cinematographe; 3 un
atto di vendita: il pagamento del biglietto; 4 uno spazio pubblico in grado di ospitare un
pubblico. Tuttavia era assente la capacità narrativa di raccontare storie. Per descrivere
questa prima fase del cinema, il critico Noel Burch, introdusse il concetto di modo di
rappresentazione primitivo in contrasto con il modo di rappresentazione istituzionale, che si
affermerà dal 1915.
Questo cinema, povero di mezzi, presentava un sistema definito monopuntuale, al cui centro
vi è l’inquadratura, la cui durata corrisponde a quella del film e il cui contenuto è definito
dal titolo. Lo scopo di queste immagini era quello di attrarre, perché mancando la narrazione
era necessario che le immagini destassero l’attenzione dello spettatore. Le immagini
seguivano la cosiddetta logica dell’attrazione, in mancanza di un racconto appasionante,
dovevano attrarre l’attenzione dello spettatore con continui richiami.
Il cinema divenne tra le principali attrazioni, si inserì tra i divertimenti popolari; lo
spettacolo era spesso accompagnato dalla musica, suonata da un pianista, da un fonografo o
da una piccola orchestra. Ed era possibile che in queste sale caotiche parlassero i
lombonitori che descrivevano le brevi storie o si limitavano a leggere il titolo.
I Lumière furono importanti per lo sviluppo del mezzo cinematografico ma nonostante ciò
vennero gradualmente esclusi dal mercato da case di produzioni più innovative, come la star
film di Meliès. Quest’ultimo era un’illusionista che decise di arricchire i suoi spettatori di
teatro popolare con dei film che riprendeva e proiettava con una macchina costruita da lui
stesso. Girò film di ogni genere ma venne ricordato soprattutto per i film fantastici, ricchi di
fondai dipinti e di trucchi realizzati con la macchina da presa. Uno dei più utilizzati fu il
fermo macchina grazie al quale modificava improvvisamente il soggetto inquadrato,
modificandogli gli abiti o sostituendolo con un altro.
Nonostante il fermento che si poteva ravvisare in Europa in quegli anni, gli Stati Uniti
rappresentavano il più grande mercato del mondo per il cinema disponendo di moltissime
sale. Nel 1903 iniziò a produrre film in 35 mm David Wark Griffith che diventerà uno dei
più grandi registi del muto e che nel 1908 venne ingaggiato dall’American Muto of
company.

FRANCIA

Nel 1905 e nel 1906 l’industria cinematografica francese dominava il mercato ed era in una
fase di forte sviluppo. Le principali società, la Pathé Frères e la Gaumont, continuavano a
crescere e ne nascevano di nuove. L'autore di spicco della Pathé fu Louis Feuillade, che
rimase sulla cresta dell'onda fino agli anni '20, realizzando commedie, film storici, film di
genere fantastico-avventuroso e melodrammi. Tra le società più piccole fu importante la
Film d'Art, specializzata nel produrre opere apprezzate dall'élite culturale, come L'assassinio
del Duca di Guisa di Charles Le Bargy e André Calnettes, al quale parteciparono personalità
di rilievo come il drammaturgo Henri Lavedan e il compositore Camille Saint-Saëns.
ITALIA

L'Italia arrivò più tardi nell'ambito della produzione cinematografica. Dal 1905 nacquero la
Cines a Roma, la Ambrosio Film e la Itala Film a Torino. Peculiarità del cinema italiano di
questi anni fu l'attenzione riservata dai produttori nei film d'arte, tra cui Gli Ultimi Giorni di
Pompei di Luigi Maggi. Nel 1910 l'Italia era seconda solo alla Francia per numero di film
esportati. Nel 1911 Giovanni Pastrone girò un film in tre rulli (circa 45 minuti, tantissimo
per l'epoca): La Caduta di Troia.

DANIMARCA

Nel 1906 l'imprenditore Ole Olsen fondò la casa di produzione Nordisk, raggiungendo il
successo con Caccia al Leone di Viggo Larsen nel 1907.
I film della Nordisk divennero famosi in tutto il mondo grazie all'eccellente recitazione
degli attori, ai colpi di scena e alle situazioni dal forte impatto emotivo: elementi condensati
in polizieschi, drammi e opere melodrammatiche (tra cui storie conturbanti come I Quattro
Diavoli di Robert Dinesen e Alfred Lind del 1911 e Salto Mortale a Cavallo sotto la Tenda
del Circo di Eduard Schnedler-Sørensen del 1912).
August Blom era il più importante regista della Nordisk e Atlantis (1913) la sua opera di
maggior successo.
In questi anni esordì anche Asta Nielsen che grazie al suo stile di recitazione unico ed
innovativo in poco tempo divenne una star internazionale.
Altra personalità di spicco del cinema danese fu Benjamin Christensen, regista originale ed
eccentrico. L'industria danese fiorì fino allo scoppio della I guerra mondiale, che segnò la
chiusura dei mercati internazionali e causò l'emigrazione dei registi ed attori più importanti.

Fino alla I guerra mondiale le società americane si concentravano sulla domanda interna, in
rapida e costante ascesa.

Tra il 1905 e il 1907 si verificò un aumento importante delle sale. Si trattava spesso di
magazzini che ospitavano meno di 200 posti a sedere: l'entrata costava un nickel (da qui il
nome nickelodeon) e il programma durava dai 15 ai 60 minuti.
Questi locali permisero a molti uomini d'affari di intraprendere carriere importanti. I fratelli
Warner, Carl Laemmle (futuro fondatore della Universal) e Louis B. Mayer, che divenne la
seconda M della MGM, possedevano nickelodeons. In questi anni le principali società
rivaleggiavano e la AM&B e la Edison gettarono il mercato cinematografico nel caos
quando nel 1908 crearono una nova società chiamata Motion Picture Patents Company
(MPPC) che possedeva tutti i brevetti delle apparecchiature cinematografiche in USA e che
quindi avrebbe controllato le altre case di produzione e riscossa la tassa dovuta per produrre
i film. Nel 1912 il governo americano intentò un processo contro la MPPC in quanto si
configurava come un trust, la sentenza di condanna fu emessa nel 1915.
Gli anni introno al 1910 non furono importanti solo per la guerra dei brevetti e per lo
sviluppo dei nickelodeons, ma per altri 2 motivi: 1) nacque lo star system 2) l'area che
circondava Los Angeles si impose come il principale centro di produzione degli USA. Il
piccolo sobborgo di Hollywood, divenne sinonimo e simbolo dell'industria cinematografica
statunitense

Prima del 1904 il cinema costituiva un sistema stabile, diverso dal cinema che verrà e che il
critico Noel Burch definì MODO DI RAPPRESENTAZIONE PRIMITIVO (MRP) il cui
elemento fondante risiede in una concezione autonoma dell’inquadratura che è il centro
della rappresentazione. Infatti fino al 1902 la maggior parte dei film fu mono puntuale cioè
composti da una sola inquadratura. Dal 1903 si iniziò a registrare una moltiplicazione dei
piani, ma inizialmente la comunicazione tra le inquadrature era minima. Ogni piano prima
di essere sostituito dal successivo doveva esaurire l’azione che si sviluppava al suo interno,
il montaggio era cosi definito non continuo. Fino al 1904 le inquadrature si basavano sul
potere attrattivo delle immagini, proprio per questo venne chiamato cinema delle attrazioni.
Ma dal 1904 il cinema commerciale americano si orientò sempre di più verso la narrazione,
le storie divennero più anche e furono raccontate ricorrendo a diverse inquadrature. I registi
cercarono di rendere i propri film più comprensivi possibile e inizio un processo che
culminò nel 1917 quando si era ormai codificato un sistema di regole formali ricorrenti in
tutto il cinema americano che verrà poi chiamato, CINEMA HOLLYWOODIANO
CLASSICO, o modo di rappresentazione istituzionale (MRI), come venne definito da Noel
Burch. Tutti gli elementi del linguaggio cinematografico vennero posti in funzione della
chiarezza narrativa, in questa fase che si defisse director System, proprio perché la figura
del regista era centrale, spicca la figura di David W. Griffith, i cui film furono decisivi per il
passaggio da MRP a MRI. Nell’estate del 1908 Griffith fu scritturato dalla Biographe come
regista; tra il 1908 e il 1913 realizzò oltre 450 film della durata media di 15 minuti l’uno. In
questi anni Griffith promosse sperimentazione linguistiche ed espressive, ad esempio si
concentrò sulle diverse opzioni di montaggio. Sulle capacità drammatiche della profondità
di campo, sul dinamismo all’interno dell’inquadratura e sulle possibilità simboliche dei
dettagli, dei primi piani e dei contrasti di luce. Griffith non fu quindi il padre fondatore del
linguaggio classico ma compì un lavoro di sistemazione e messa a punto delle risorse
linguistiche già presenti nel cinema dell’epoca, tutto ciò per rendere più comprensibili
strutture narrative sempre più complesse, che tra l’altro era un desiderio della maggior parte
dei registi in quegli anni. Una delle più note strutture formali messe a punto da Griffith fu il
MONTAGGIO ALTERNATO, grazie al quale lo spettatore iniziò a capire che la successione
tra due inquadrature non poteva solo significare una relazione tra prima e dopo ma anche
esprimere una relazione di simultaneità tra due azioni; che vengono in contemporanea ma in
due spazi diversi o che sono osservati da due punti di vista differenti.
Griffith approfondì queste modalità soprattutto nei lungometraggi. “La nascita di una
Nazione” del 1915 scatenò dure polemiche e tumulti razziali per via del suo contenuto
razzista nei confronti degli afroamericani, ma è un film in cui Griffith mescola
magistralmente epica e psicologica e diventa uno dei più grandi successi del cinema muto
USA, contribuendo ad imporre il cinema come spettacolo di qualità. Il successivo
“Intolerance” del 1916 fu ancora più ambizioso, puntò a rappresentare il tema
dell’intolleranza attraverso i secoli, ma a causa dell’enormità delle spese e del messaggio
pacifista poco gradito ad un paese che stava per entrare in guerra, risultò un flop al
botteghino. Si concluse così la stagione più intensa della carriera artistica di Griffith.

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