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Mi piace il mare

Onelio Jorge Cardoso

Bene, io sono dell'entroterra, ma del centro dell'isola, praticamente dove non si può
vedere il mare tutto l'anno se non nei calendari o qualche volta al cinema quando
fanno un film di onde e di navi.
Ed è per questo che mi piace tanto il mare anche se non l' ho mai visto di persona. E
chissà, forse questo è il minore dei problemi, perché sento qualcos'altro che non
contengo: “che amo immaginare.q!!!”

E tanto e così fortemente mi piace, che una volta sono arrivato a pensare quanto
sarebbe bello se tutti i cubani ce ne andassimo sulle coste dell'Isola e mettendo i remi
in acqua, cominciassimo a remare e a remare portandoci l'Isola a spasso per il mondo,
navigando per i mari e rompendo l'acqua con la punta di Maisì. E poi arrivare a
qualunque porto del mondo con l'intera Isola, buttare l'ancora e dire: “Come
andiamo? Siamo i cubani e veniamo a salutare!”
Sarebbe bello, davvero! E' che io sono così.

Le cose stanno così dentro la mia testa, ma dalla mia testa verso fuori sono diverse,
perché le persone mi condizionano con i loro stupidi comportamenti, e anzitutto
perché tengo sempre molto presente il mare.
Non so se sia perché siamo veramente pochi lì nel mio paesino dell'entroterra o
perché siamo abituati a raccontare sempre le stesse cose e abbiamo l'orgoglio di
essere grandi divoratori di birre cosi che sedendoci al tavolo del bar con una
montagna di bottiglie davanti tutti coloro che passano possano vedere la capacità
domenicale che abbiamo di riempirci la pancia e buttare i soldi.

Da questa condotta nasce l'abitudine di raccontare i temi personali..ma a me questa


cosa mi revienta ( mi gira insomma). Perchè tra l'altro io sono di naturale
inclinazione portato a esagerare e questo mi fa porre attenzione per delicatezza a tutti
quelli che mi raccontano le loro storie favorite. Solo che a quel punto io mi metto a
navigare.

Si capisce? È il ricorso vocazionale che avevo trovato per liberarmi da questa


situazione. Per esempio: Manolo mi becca la domenica al cafe e comincia con il suo
tema e la schiuma di birra sulle labbra:

- Hermano, per quella donna non c'era al mondo un' altro uomo che me
Quindi, religiosamente, essendo fatto come sono fatto, essendo nato nel mio paese
con un caldo di 24 gradi tutto l'anno, devo ascoltare la stessa storia che mi ha già
raccontato l'altra volta, e l' altra volta e l'altra ancora.
Non si pué fa. Io sono molto impegnato con il mare. Anche perché il mare è molto
vasto e offre tanto per moltissime immaginazioni. Però come ho detto tengo la
naturale propensione a darmi pena e a non lasciare nessuno con le parole in bocca,
quindi per risolverlo facilmente questo fatto: parto a navigare..e l ho già detto.

Così che quando Manolo arriva a dirmi della parte in cui conobbe Nica e lei gli
rispose che si..piacergli gli piaceva, io me ne stavo già a Cayo Paraiso, a Pinar del
Rio, dove pare ci sia un'acqua così chiara che le foglie di mangrovia si vedono
chiarissime anche a quattro metri di profondità.
Certo, che stante alle facce e le espressioni che gli faccio a Manolo nel bel mezzo
della sua chiacchera, sembra come se lo sto ascoltando attentamente, ma in realtà io
in quel momento sto navigando in mare aperto.

I viaggi che mi sono fatto e le sirene che ho conosciuto di persona grazie a questi tipi!
( risata)

Ed è per questo che quella domenica perché non mi prendessero mi ero nascosto nella
bar dove la luce è tenue e dove se ne stanno le coppie di innamorati, in modo che
nessuno interrompesse la mia navigazione. Quel giorno avevo deciso di rimanere nel
mare dei Caraibi, e li stavo quando ho sentito che qualcuno mi gridava.

P. -Santiagooooooooo!- e vedo Pedro che viene ad abbracciarmi-


P. - Sei mesi che non ti vedo, hermano!- dice, e deve essere vero perché erano
all'incirca sei mesi che non navigavo di fronte alla bocca dell'Amazzonia, zona
marittima che avevo da sempre dedicato a Pedro.

P. - Mira bien! Mezz'anno a bordo della piroga! – mi grida di nuovo e sedendosi


davanti a me e si apre la camicia così forte che quasi si strappa i bottoni

P. - Morivo e manco te ne accorgevi!

Bè, anzitutto Pedro ha un petto quadrato che è una giungla. Peloso fino all'ombelico.

Subito indirizzo la prua ai Caraibi. Esco dalle parti di Santa Cruz del Sur dritto ai
Giardini e Giardinetti, in modo che a breve vedrò le acque torbide ancora a cento
chilometri dal delta, e direi perfino che mi sta aiutando la Virgen de la Caridad del
Cobre che pende al collo di Pedro. Mi vedo lì con i tre Giovanni lottando per
prendere i remi, anche se per la verità i tre Giovanni paiono parecchio testardi in
questa cosa di non lasciare i remi. In tutti i casi è inutile, Pedro da solo mi tira , lui,
fuori dall'acqua.

P.- “Mira bien! Terribile operazione! Da qui a qui!” E con il dito mi segnala la
traiettoria
Effettivamente c`è qualcosa di nuovo nella tavola del petto di Pedro. E' una cicatrice
rossa che si fa strada tra la montagna di peli, dal punto dove inizia il torace in alto
fino al punto in cui curva come andando a cercare il rene.

- Madonna! - dico io
P.- Sei mesi a bordo della piroga, hermano- dice Pedro
Ed ecco, irrimediabilmente, senza che nulla possa salvarmi inizia a raccontarmi la sua
storia.
Io avevo cercato dieci volte di andarmene per mare. Prima con i Giovanni che non
tiravano più su nessuno in barca, perché dicevano che già era abbastanza il peso
della vergine. Poi mi sono messo a prendere a parolacce gli equipaggi di altre navi,
cosa che non faccio mai nei miei viaggi, però niente, Pedro ha un vocione che mi
irretisce.

Ho messo allora a volare gabbiani verdi e anche una farfalla l'ho messa a aleggiare
sopra l'acqua, tranquilla, a venti chilometri dalla costa, ma niente.
Pedro mi trascina nei dettagli. Si tira fuori i reni, me li da in mano, mi dice che quello
di destra è quello problematico, che ha i calcoli e che anche il cuore ha avuto
complicazioni e che sono quindi dovuti arrivare fin su con lo stesso bisturi per
risolvere la questione.

E si sbudella Pedro senza che io possa navigare per colpa sua o dei Giovanni, e ormai
non gli dico ne si ne no, ne con la testa ne con la faccia ne con niente. Perchè quello
che io volevo era solo andarmene in mare, perché se erano sei mesi che lui stava a
bordo della piroga, è proprio una piroga quello che mi serve per andarmene in mare
aperto, mano a mano con i tre Giovanni anche se avessi dovuto caricarmi tutto il peso
della Vergine.

E siccome non ne posso piu' e siccome la cicatrice sul petto di Pedro arriva fino alle
costole della piroga che sto gia buttando in acqua mentre litigo con i Giovanni, perdo
la testa e non so che altro; sta di fatto che gli ho dato una bottogliata in testa e lui se
ne sta li che mi guarda con gli occhi spaventati di chi non capisce niente e gli fa male
il cervello.

E niente, ed è per questo che mi ritrovo qui.

E probabilmente tutto questo non sarebbe successo se almeno una volta nella vita
fossi stato al mare, pero mai, non l'ho mai visto.
Io non so se forse sia stata la Virgen de la Caridad quella che pendeva al collo di
Pedro che mi ha costretto a dare la bottigliata. All'inzio, nei primi giorni di carcere,
con tutto il tempo che avevo per navigare sono arrivato a pensare che si..che fu
sopratutto perché la Vergine si mise in mezzo con i tre Giovanni mentre io cercavo di
buttar la barca in mare. E non perché io abbia dei sentimenti religiosi, non si tratta di
questo, però si da il caso che, pensando e analizzando, la conclusione è che la
bottigliata gli e l'ho data perché qualcosa di incontrollabilmente mistico gli resta a
uno - anche se confuso tra il miscuglio di sentimenti che ha - quando è stato cucinato,
anche se a bagnomaria, in una cultura a sfondo cristiano.

E così mi scappo la bottigliata, che è l'unica cosa certa che mi sia successa.
Il caso volle che mi hanno dato sei mesi giusti giusti, e che a parte lo scandalo e la
bugia che ero ubriaco e me la sono presa con lui, aldilà di tutto questo mi risultarono
una meraviglia questi sei mesi che sto passando dietro le sbarre.
E non dico questo ultimo mese perché veramente ora non so che farò poi,
immaginatevi tutto il santo giorno per navigare, cinque mesi buttato sul letto, pancia
in su, occhi chiusi, le mani sotto la nuca, percorrendo tutte le acque de mondo, sia a
bonanza che a controvento, tempo e marea.

E non parlo di tempo come concetto climatologico della parola, ma nel suo vero
senso. Tempo come spazio nei giorni e nei secoli. E tutta questa navigazione come
ben capirete senza alcun rischio, perché oltre a pilotare controllavo io stesso le
nuvole, le correnti, i pesci e le maree. Solo due volte l giorno venivo interrotto
quando colpivano le sbarre per avvertirmi dei pasti, cosÌ ho installato una campana
speciale in tutte le barche in cui navigavo e ho ordinato ai miei seguaci di suonarla
per avvertirmi del pranzo e della cena in modo che non dovessi fare altro che andare
verso le sbarre ad occhi chiusi mentre continuavo a sentire l'aria del mare sul mio
viso e il rumore dell'acqua. Che dire..un incanto.

Contavo i giorni con angoscia pensando che l'indomani potevo essere libero, confesso
che la cosa mi preoccupava tanto che finii per pensare di ripetere la storia della
bottigliata una volta uscito in modo che mi rimandassero dentro altri sei mesi, o
magari dodici. Perchè se sei recidivo si duplica la pena.
Ma d'altra parte non potevo sprecare i giorni pensando a come ritornare e abbandonai
il problema per risolverlo a tempo debito, E non persi un minuto in più: di corsa al
mare.

Per sei mesi che in nessun modo furono sei mesi esatti, così come da calendario,
perché come ho già detto me ne andavo col pensiero e la prima scoperta, prima di
quella nefasta, fu che il tempo nell'immaginazione non è lo stesso che il tempo nella
realtà, cioè quello che genera i giretti che fa la terra.
No no, risulta che quando si esce a navigare possiamo stare un giorno, due, dieci o un
secolo navigando in un minuto. La testa e gli occhi chiusi bastano per questo ed altro
ancora.
Così cominciai ad incontrare nei mari del mondo tutta quella gente meravigliosa:
Cristoforo, Hernan, i fratelli Pinsones che erano gemelli, e qualche secolo dopo in
piena pirateria il Capitan Cabezas Caravacas. Basco di origine e astemio per
naturalezza, il quale non è mai davvero esistito ne era quello il suo vero nome, poiché
gli dicevano Cabezas per le tante che aveva tagliato a suo tempo. Però era un tipo
simpatico tutto sommato sopratutto quando rideva; infatti quei baffi enormi,
mantenuti normalmente ad angolo acuto con il vortice giusto sotto al naso,
cominciavano ad aprirsi quando sorrideva fino ai quarantacinque gradi, lentamente, e
allora già! Se ne andava franco nel sorriso, così veloce che scoppiava in una barbara
risata a centottanta gradi, tanto che doveva reggersi al primo cavo che gli capitava
sotto mano perché i baffi diventavano un potente uccello che lo portava vi da questo
mondo.

Un pomeriggio l'ho visto volare, il mare era calmo, e Cabezas Caravacas nel castello
di poppa si divertiva con le cose che raccontava uno dei suoi uomini. Mentiva il tipo
è..ma mentiva a bruciapelo, cosicchè per vedere dove arrivava gli ho detto

S: “ Miracolo Signor Navea che essendo lei così vecchio e avendo vissuto cosÌ tante
cose non abbia mai visto passare Colombo quando circumnavigava le isole”

Navea: “ Ma si che l' ho visto, valgame Dios, ero sottocoperta quando passarono
vicine, vicine alla costa le tre navi, andavano giù verso Pilon, e davanti in piedi sulla
prua della Capitana, Cristoforo, lo sguardo di fronte, i capelli lunghi e i suoi calzini
da basball. “ Addio Cristoforo” gli ho detto e lui ha risposto : “ Avanti! Alla scoperta
del mondo”.

S: Io non sapevo come trattenere la risata, così che gli ho detto: “ allora ha visto
anche Rodrigo de Triana”

N: “Quale Rodrigo?”

S: “ Ma quale Rodrigo, Navea.. quello che diede il grido”

N: “ Aspetta, aspetta..che io non ho visto l'uomo ma ho sentito il grido”

S: “ Fu un “ayyyyyyy” che mi bruciò a lungo lo stomaco. In quel preciso momento si


distesero le ali dei baffi del capitano con tale accelerazione che passò dai
quarantacinque ai centosessanta ed esplose la risata ai centottanta, tanto che parti
volando sopra il ponte di comando e andò a finire a tavoletta sopra il castello di prua.

Io ero li e l ho visto alzarsi un poco stordito, ed ecco la prima cosa che gli uscì dalla
bocca.

Cabezas: Lo impiccoooo!
E li sono intervenuto io

S: “Fermo capitano. Lei dimentica che questa nave insieme al suo equipaggio sono
nelle mia mani, o meglio, nella mia immaginazione, mi basta aprire gli occhi...si
ricorda?

Era vero, e lui lo sapeva; non erano mai esistiti, nessuno di loro e manco la nave.
Solo il mare c'era come è stato sempre dopo il diluvio.
Per il resto non ho avuto grandi problemi con lui, ben presto mi resi conto che l'avevo
messo in un'epoca molto dura e sanguinosa. Lui era una di quelle nature che mai
potrebbero essere messe alla testa del destino dell'umanità, era solo una forza, una
via di mezzo tra colui che molto conosce e ha il cuore di vasti orizzonti e colui che
capace di seguire con le azioni gli orizzonti del suo orientatore.
E siccome li l'orientatore ero io, lo lasciai fare di testa sua finché la perse un anno
dopo; e la perse non nelle mie mani, ne di nessun altro e nemmeno perché io avessi
aperto gli occhi. Perchè in fin dei conti lui fece un coraggioso gesto di pentimento.

Ci trovavamo allora nell'atlantico, vicino alle Bermudas, quando arrivò la notizia -


grazie ad un fratello della costa che era partito dalla Jamaica remando cinque mesi
prima e si alimentava di quello che pescava, se riusciva a pescare. E di notte dormiva
con la bocca aperta in modo che al mattino c e l'aveva mezzo riempita dalla rugiada
della notta. L'avvistammo a vabordo e Caravacas diede l'ordine:

C. “ Raccogliete quel bodrio, se non è un fratello di causa staccategli la testa! E


nessuno si macchi i vestiti.

Per fortuna come ho detto era un fratello della costa, ex bucaniere anche lui, che
portava la grande notizia: Una nave spagnola proveniente dalle miniere di Potosì nel
Perù si avvicinava a quelle acque stracarica d'oro.
Allora il capitano gli chiese:

C:“ E tu come l'hai saputo se stavi in Jamaica”

Bucaniere: “ Dalla radio”

Cavezas si guardò attorno, e guardò me; per non passare da ignorante si stirò i baffi e
disse: “ abordiamolo!”

Allora, facciamo una pausa. Questa cosa delle radio mi era del tutto nuova. Qualcosa
non mi tornava. Era la prima volta che accadeva qualcosa che non era previsto nei
miei piani. Andiamo avanti..

Siamo stati quindici giorni a girare in tondo fino a farci venire il mal di mare e
finalmente al quindicesimo giorno l'abbiamo avvistata. In realtà non c'è stato bisogno
di sparare nemmeno un colpo. Ci sono giorni nel mare in cui uno non è propenso ai
bombardamenti. Cosicchè quando quelli della nave spagnola hanno visto l'insegna del
Dos Colmillos ( i due zanne) si sono arresi subito.
Il capitano Carvacas appoggio la mano sull'impugnatura della sua spada, la quale
messa in piedi era molto piu alta di lui, e infatti aveva sempre l'accortezza di
mantenerla ad angolo retto con le sue chiappe.

C : “ A me il vostro capitano!”

“Agli ordini” rispose una voce umile dietro due occhi azzurri

C: “ Vi ordino di trasportare tuto l'oro dal vostra nave alla mia ( SPAGNOLO)”

quello dagli occhi azzurri rimase come se non avesse capito nulla

C: “ Che c'è? Non l'ho detto in perfetto spagnolo?”

Capitano spagnolo: “Perfetto Signore, ma veda mi è sembrato di capire oro..”

C: “ Oro e non del Moro”

C.S.: “ Ma signore noi non trasportiamo alcun minerale prezioso su questa nave,
bensì guano per concime per la gran Canarias”

“Derelitto”, sbotto il capitano e mi guardo al volo perchè io approvassi la sua parola

C: “ Maledizione, farmi questa merda a me! Accoltellateli!”

Ho già detto che era un'epoca difficile e sanguinosa, così che non aprii gli occhi per
guardare il soffitto della mia cella, semplicemente assistii all'orrore.
Tutto l'equipaggio della nave spagnola fu passato a coltello. Tutti meno uno..il
fratello della costa. Giusto nel momento in cui il proprio capitano in persona stava per
trinciarlo con la sua spada, aprii gli occhi e cancellai l'ex bucaniere dalla furia del
capitano.

C: “ Ma come.. stava qua!”

S: “ Non fare lo stupido, c'è gia abbastanza sangue” E me ne andai a dormire.

Effettivamente milleducento uomini erano stati massacrati dai sudditi di Cabezas.


Allora successe qualcosa che non ci aspettavamo ne il capitano ne, veramente,
neanche io..

Tutta macchia di sangue finita in mare si insediò attorno al Dos Colmillos, a


vabordo, a tribordo , a prua e a poppa. E cosi rimase al calare della sera, salendo e
scendendo al compasso delle onde. E anche se il capitano ordino di alzare le vele, ci
insegui ostinatamente senza abbandonarci.
Il Cabezas si impegnò a fare tutti i turni di guardia, notte e giorno, finche al sesto fu
torvato al mattino impiccato sull' albero maestro.

Altra cosa che non avevo previsto.

Però va bene, il capitano Cabezas Caravacas non è mai stato nella storia, e non ha
mai sofferto ne fatto soffrire nessuno.
Una volta che il suo corpo entro in acqua la macchia di sangue lo insegui lasciando
libera la nostra nave.
Dopodiche avanzai nel tempo di qualche secolo facendo amicizie con tanta bella
gente. Un giorno stavamo pescando in un bellissimo yate, che odorava ancora di
vernice fresca, quando, all'improvviso, senza che lo volessi, passarono volando sopra
le nostre teste Barberan e Collar diretti a Camaguei, a Cuba, provenienti dalla
Spagna.

Ancora una volta era successo qualcosa di strano, qualcosa sulla quale non contavo,
ma al contempo mi resi conto che stava arrivando l'occasione del secolo e avremmo
potuto sostituire la nave con l'aereo. E siccome amo molto il mare, mi sono sbrigato
ad esaurire tutte le possibilità prima che arrivasse quel tempo presentito.
Così ho venduto il mio yate, mi diedero tre milioni, e con quei soldi decisi di
viaggiare il mondo con una nave di maestoso lusso, dove io non dovessi pilotare, ma
fossi semplicemente turista.
Stavo andando a Leningrado perché volevo vedere i giardini di Pedro il Grande, dare
uno sguardo ale fonti e dopo entrare nel Nieva, e gia che ci stavo vedere a crociera
Aurora ed altre cose così. Quando mi successe il grande fenomeno, che come ben
sapete non era il primo, perché con tutti i precedenti mi ero già stranito parecchio.

All'improvviso, senza che io me lo aspettassi, è scoppiata una tormenta. Io avevo


predisposto una mare calmo, bel cielo, pesci volanti, che mi piace come se la volano:
e quella tormenta mi lasciò pensieroso. E ho pensato, vabbè non essendo prevista nei
calcoli, finirà subito. E me ne andai a leggere nella mia stanza. E li ero quando sentii
la campana disperata che suonava l'allarme, e un colpo di mare mi lanciò per terra.

“ Ma che succede” gridavo nel mentre si affacciava un ufficiale.

“ Le donne e i bambini per primi”

Che orrore, io non so nuotare, quindi tentai di salvarmi afferrando una tavola che mi
trovai davanti, quando mi resi conto, e mi ordinai: “ apri gli occhi!”
E naturalmente sono tornato alla mia cella. Un'altro pò e affogavo.
Questa volta non mi sentivo bene nella prigione, era successo qualcosa al di la del
tempo e del sogno. Qualcosa andava storto. E ancora di più. Non so perché ma
quando arrivo il secondino per portarmi la cena gli dissi: “ prenda nota! E' appena
naufragato il Termopilas, nave di bandiera greca, davanti le coste del golfo della
Finlandia”
E poi non so se lui mi ascolto o meno, ma ciò che è sicuro è che stamattina si è
presentato con il giornale in mano e gli occhi pieni di stupore. Prima pagina: Disastro
affonda nel golfo di Finlandia il Termpoilas.

Bene è il sesto mese, ed ora non so cosa fare...apro o chiudo gli occhi.

Fine

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