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Tratto dal sito dell'AIRC

Sopravvivenza e mortalità
Quando si parla dell'efficacia della diagnosi precoce si fa spesso confusione tra aumento della
sopravvivenza e riduzione della mortalità nella popolazione che aderisce allo screening. Di certo gli
screening di diagnosi precoce hanno permesso di individuare un numero maggiore di tumori e di
ridurre in genere l'età nella quale il tumore viene diagnosticato. Tuttavia a volte i tumori diagnosticati
con diagnosi precoce, in fasce d’età escluse dagli screening, per esempio nelle persone più anziane,
sono poco aggressivi e verosimilmente avrebbero causato pochi problemi ai pazienti anche se fossero
stati diagnosticati successivamente. In altre parole, in certi casi può accadere che viene anticipata la
diagnosi, ma la storia del tumore e dell’effetto sui pazienti non cambia molto: aumenta il numero di
anni di vita dopo la diagnosi precoce di cancro (e questo è un aumento della sopravvivenza), ma non si
vive più a lungo in termini assoluti (la mortalità rimane la stessa).

In sintesi, diagnosticare la malattia ai primi stadi è fondamentale in alcuni tipi di tumore, ma non
porta grossi vantaggi in caso di tumori a rapida crescita, che danno metastasi già nelle fasi iniziali,
o in quelli a crescita lentissima, che in alcune categorie come gli anziani non fanno in tempo a essere
realmente pericolosi. Resta il problema di distinguere i tumori a crescita lenta da quelli più aggressivi,
una distinzione che la ricerca non è ancora in grado di fare per tutti i pazienti e i tipi di cancro.

La diagnosi precoce delle recidive


Al termine dei cicli di trattamento prescritti dall’oncologo dopo l'individuazione del tumore è
importante continuare a sottoporsi a periodici esami di controllo. Questi esami costituiscono infatti lo
strumento più importante per una diagnosi precoce nel caso di eventuali recidive, cioè nel caso il
tumore si ripresenti.

Per molti tumori uno dei controlli più utilizzati è la valutazione dei livelli di particolari marcatori
tumorali, sostanze prodotte dal tumore e presenti nel sangue. Per esempio, una paziente che ha
affrontato in precedenza un trattamento per tumore ovarico si dovrà sottoporre a prelievi di sangue per
il dosaggio di un marcatore chiamato CA125; nel caso, invece, di un uomo con un precedente
carcinoma della prostata si andrà a valutare il livello di PSA. I controlli, semplici prelievi di sangue,
devono essere effettuati a intervalli di tempo abbastanza ravvicinati nel periodo immediatamente
successivo al trattamento del tumore primario, per diventare poi sempre meno frequenti con gli anni in
caso non si verifichino variazioni significative.

Se invece i livelli dei marcatori aumentano, sarà il medico a suggerire l'intervento più adatto. Oltre alla
valutazione dei livelli dei marcatori tumorali esistono altri esami utili a diagnosticare in modo precoce
le recidive: ogni tumore ne prevede alcuni specifici, dalla TC alla radiografia, dalla colonscopia
all'ecografia eccetera. Per questo invitiamo il lettore a consultare la scheda relativa al tumore di suo
interesse nella sezione Guida Tumori di questo sito.

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