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grande-intellettuale-inascoltata/

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Intervista a Ida Magli di Fabrio Andriola, Storia in Rete, novembre 2005

Inconsapevole per vocazione, l’Italia ha da tempo una Cassandra che fa il suo mestiere a
tempo pieno. [...] Ha intitolato il suo ultimo libro «Omaggio agli italiani – Una storia per
tradimenti» (Bur – Rizzoli) dove i traditi sono gli italiani e i traditori i loro governanti
degli ultimi mille e rotti anni.

Domanda: Ma non erano e sono italiani pure loro?


IDA MAGLI:«E’ una domanda frequente. In genere si dice che ognuno ha i governanti
che si merita. Ma per gli italiani non è proprio così. La nostra è una storia sui generis per
una serie di fatti contingenti molto condizionanti. Ad esempio il papato ce l’hanno avuto
sullo stomaco solo gli italiani».

Domanda: Parliamo di italiani e di come l’antropologia può aiutare la comprensione


storica.
IDA MAGLI:«Per prima cosa dobbiamo precisare che in Italia l’antropologia è stata
uccisa, coscientemente. Perché è una disciplina scomoda e che può dire cose scomode al
giorno d’oggi… [...] Ad esempio che ogni popolo ha un proprio carattere.
Antropologicamente si parla di una personalità di base, data dalla storia e dalla lingua,
sulla quale si innesta la personalità personale, quella di ognuno di noi e che è formata
anche da fattori genetici. Ma, credo, che noi ereditiamo anche geneticamente una nostra
cultura di base. Ad esempio il gusto musicale si eredita: lo dimostra la storia di varie
dinastie di musicisti ma anche la storia dei popoli. Gli italiani hanno una musicalità più
spiccata di altri popoli. Basta prendere una qualunque enciclopedia musicale e vedere
quanti sono gli italiani citati…».

Domanda: Insomma, l’arte ce l’abbiamo dentro e questo spiega perché l’Italia ha prodotto
più arte e cultura di qualunque altro paese al mondo…
IDA MAGLI: «Già, però dalla Guerra fredda in poi gli italiani non hanno più vissuto con
la sensazione della propria storia in progresso. La grande produzione artistica italiana
finisce nella prima metà del secolo: Pirandello, Verga, Mascagni… Poi niente più».

Domanda: E il grande cinema…?


IDA MAGLI: «Il grande cinema italiano è ancora di epoca fascista nel senso che buona
parte dei suoi maestri si sono formati comunque negli anni Trenta e Quaranta…»

Domanda: E la moda…?
IDA MAGLI: «Ma la moda non è un’arte! Infatti non riesce a rappresentare il personaggio
femminile. Dalle sfilate lei individua il modello della donna d’oggi? La moda deve avere
un ideale da rappresentare e la moda di oggi non ha ideali, un modo simbolico di vivere la
propria epoca. La moda italiana è un bluff».

Domanda: A proposito di bluff, anche il progetto di Europa unita lo è per lei, no?
IDA MAGLI:«Più che un bluff è un serio pericolo perché l’idea di unità europea così
come è contrabbandata si impone solo falsificando le coscienze e la storia. Si son tirati in
ballo Carlo Magno, Napoleone, la Rivoluzione francese… Non riesco a crederci. Carlo
Magno voleva farsi un impero, d’accordo, ma che c’entra questo con l’unificazione degli
stati. Impero vuol dire allargare il territorio ma non necessariamente l’omologazione dei
vari popoli. I romani e lo stesso Napoleone si erano fermati all’imposizione di un modello
amministrativo. Nella storia l’idea di unificazione europea non è mai venuta in mente a
nessuno. E’ un puro delirio…».

Domanda: Non vede proprio nessun vantaggio nel progetto di unificazione europeo?
IDA MAGLI:«Vantaggi? L’Unione Europea serve di fatto a portare l’Oriente in
Occidente. Una follia che porterà all’azzeramento dei popoli più ricchi di tutto il
mondo. L’Europa è un faro di civiltà. Lei vorrebbe andare a vivere in Turchia? Però i
turchi a vivere qui ci verrebbero. E allora chi ci perde e chi ci guadagna?»

Domanda: La Turchia per lei non ha niente di europeo?


IDA MAGLI:«Perché dovremmo volere 70 milioni di turchi in Europa? Abbiamo la
stessa lingua? No. Lo stesso diritto? No. La stessa storia? No. La stessa religione? No.
Siamo uguali perché esseri umani? Ma basta? Sarebbero sufficienti accordi commerciali e
militari. Ma perché al posto di una alleanza dobbiamo avere i turchi in casa?».

Domanda: Un’altra questione che investe la nostra storia e il nostro patrimonio culturale
è quello dell’immigrazione. Andiamo verso una società multiculturale, si dice, una
prospettiva senza rischi?
IDA MAGLI:«Se si supera un certo rapporto tra gruppi la cultura ricevente respinge i
nuovi arrivati e si arriva ad un conflitto. Il multiculturalismo può portare a questo.
! L’antropologia è stata messa a tacere perché gli antropologi conoscono i
meccanismi delle singole culture e possono dimostrare che le culture non sono
compatibili al 100% tra loro. O una delle due scompare – pensiamo alle culture
precolombiane – oppure si arriva ad un conflitto. Ma questo l’Unione Europea non se lo
vuol sentire dire perché se no salterebbe il progetto. E il progetto salterà perché si
arriverà ad uno scontro. E temo che questo scontro avverrà, ancora una volta, come tante
volte nei secoli, in Italia. Immigrazione, islamismo e Europa unita minacciano l’identità
italiana. Bisogna difendere e tutelare questa identità facendo ricorso a tutte le armi della
democrazia e dell’intelligenza, e con quelle altrettanto forti della passione per la storia, per
la civiltà, per la lingua, per la religione, per l’arte, allo scopo di conservarle e di accrescerle

Domanda: Sempre sul tema dell’immigrazione, si dice che gli italiani, popolo di migranti,
devono avere un atteggiamento molto comprensivo con gli extracomunitari perché la
storia dovrebbe averci insegnato qualcosa. Che ne pensa?
IDA MAGLI:«I nostri emigranti, come quelli di altri paesi europei, sono andati negli
Stati Uniti non come clandestini, di nascosto, ma seguendo un percorso regolamentato e
preciso. Del resto l’America aveva bisogno di popolazione: oggi in Italia abbiamo una
densità di 147 persone per chilometro quadrato, negli Stati Uniti siamo a 25 persone per
chilometro quadrato.
C’è poi il fatto che gli immigranti europei portavano competenze anche intellettuali, non
solo manuali. Tutte quelle competenze hanno fondato l’America moderna, le università,
le strutture del sapere. Non sono arrivati solo gelatai. E comunque c’era una migrazione
di europei verso una terra popolata da americani che discendevano da europei. L’inglese,
in quanto lingua di partenza ha contribuito ad accomunare. In Europa invece le lingue
sono 25 ed ognuna di esse ha prodotto letteratura e pensiero…»

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