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Gli ultimi momenti dell’uomo che bramava il sapere

Passano anni e le membra trovano un fine meritato nella visione del “tutto”,
bramato nel tempo interminabile. Dove il gelo e la calura hanno temprato il
corpo, ora lo spirito lento si perdeva arreso indubbio di non veder mai il
“tutto”, celato al di là dell’invalicabile. Ma ecco che dal cigolio del perno
ferreo, il sigillo delle cento porte si schiude. D’improvviso null’altro mi
circonda e mi ritrovo abbandonato inerme davanti al “tutto”. Accecato dal
buio, apro adesso gli occhi al diverso. Non percepisco più la realtà delle cose
come da sempre mi è stato insegnato e imposto. La conoscenza, la
consapevolezza mi soffocano, non sono pronto a sapere, ma ormai non ho più
destino. La mia cancellazione dalla realtà mi rende al tempo stesso la realtà;
so.
Come in una gerarchia dell’essere, mi erigo al di sopra del tempo e dello
spazio, con nuovi occhi adesso scruto l’uomo mortale, fragile e desolato che
tenta invano di trovare un senso a ciò che lo rende vivo. Ma va al di là della
mente ciò che cerca. La felicità è un concetto passeggero e l’animo umano è
troppo debole perché perduri in lui; un semplice imprevisto può lacerare
umore e spirito, e distaccare la mente da pensieri sereni. Nel nulla in cui ora si
trovano i frammenti del mio animo non sento più niente, sono indifferente alla
gioia del sapere e alla malinconia del distacco dalla docile ignoranza che mi ha
cresciuto.
Come un pittore che ha smarrito la tela, fino ad ora ho dipinto il mio ritratto
senza un posto dove farlo; ma adesso ho smarrito i pennelli, e la loro posto
non c’è che una bianca tela immensa, priva di carattere che mi fissa
incessante. Perso nella secca lucidità mi apro ad un’epifania. Gli uomini che ho
disprezzato in quanto mortali e ignoranti adesso mi appaiono diversi; il sorriso
di una madre, il primo bacio di un ragazzo, la pacca sulla spalla di un lontano
parente. Riesco a percepire l’umanità, il calore, la morbidezza impliciti in una
semplice carezza. Col peso dell’eternità sulle spalle, si scatena in me una
nuova percezione; quella che provo adesso è invidia.
L’assillante ricerca del senso nell’esistenza mi ha portato a concepire che non
ne esiste uno, ammiro adesso quella gente che in una misera vita, ignara della
verità assoluta, continua a trovare gioia nelle piccole cose, componendo a
piccoli passi ciò che per loro significa felicità. Ed ecco che l’eternità si riversa
nel sorriso di coloro a cui teniamo.

Tommaso Antonelli 2As 01/10/2020

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