CAP1
Truffaut ne “I sette peccati capitali della critica” scrive che uno dei difetti del
critico medio era l’ignoranza totale della storia del cinema, poi
l’immaginazione, la presunzione..
Truffaut esordisce come critico nel 1950 sul bollettino del cineclub del
quartiere latino. Nel 59 esordisce invece come regista con “I quattrocento
colpi”. La critica è materiale importante ma non gode di buona salute. Già nel
1982 Morando Morandini aveva definito il critico cin come un animale in via
d’estinzione. (dovuto anche a internet). Vi sono molti aspetti della critica> è la
recensione scritta, un genere di scrittura giornalistica, è un mestiere,
istituzione, parla di film. La critica informa, analizza, giudica. Non è la sola
forma di scrittura a informare. Il caso più noto di critico-teorico è Andrè
Bazin. (critico, cofondatore dei Cahiers du Cinema nel 1951, padre della
nouvelle vague. Anticipa la critica strutturalista, privilegia il realismo> il
cinema deve rispettare la realtà. Il cinema entra nelle uni italiane all’inizio
degli anni 60> a Pisa nel 1961-62 nasce il corso di Storia e Critica
cinematografica. Il cinema viene insegnato innanzitutto come storia. La teoria
si interroga sulla natura del cinema, e ambisce al rigore della scienza , si
distacca così dalla critica. Essa è puro giornalismo. Nasce quindi uno
scollamento tra teoria, critica, analisi accademica, mestiere del recensore. E’
nata una separazione poi tra critica giornalistica e critica specializzata. Tale
separazione in Ita è percepita tra gli anni 70 e 90. Oggi questa distinzione
appare obsoleta. A contestare la legittimità della critica sono anche stati i
registi. Negli anni 70 le polemiche tra registi e critici furono feroci. Truffaut si
è espresso dicendo che il rischio di essere giudicato fa parte del mestiere del
privilegio del regista, mentre il critico resta sempre dopo. L acritica si è difesa.
Basta guardare all’opera di Bazin “Reflexions sur la critique”> B. dice che la
critica è inutile ma dal punto di vista dello spettatore è necessaria. 2
concezioni> da una parte critica come mediazione tra il film e il lettore,
dall'altra critica come prolungamento del piacere estetico. All’epoca della
Nouvelle Vague, l’autore era un mito intoccabile e il critico il suo avvocato
difensore. (Daney). Alla critica classica si è sostituito il critico dalla parte del
pubblico che si pone al suo livello. ( come affermava Vittorio Mussolini ,
cinefilo ,figlio del duce). Di fronte a un film come “L’orso” di Artaud,
Daney(redattore capo dei Cahiers du cinéma dal 1974, nel 1981 diventa
responsabile delle pagine degli spettacoli del quotidiano “Libération”, inizia
poi a recensire i film del passato trasmessi in tv , e passa poi a occuparsi di
come la televisione racconta la realtà in diretta) afferma che la critica non
serve più, così come oggi lo si può dire per HP GOF, perché non paiono
leggibili con gli strumenti di una critica come quella della tradizione di Bain o
Daney. Anche se la funzione del critico è in crisi,l’industria dello spettacolo ha
sempre bisogno del linguaggio della critica.
CAP2
La critica trova le sue origini in Italia e Francia, si inizia a fare critica dopo che
il cinema si è affermato. Nel primo decennio del secolo (900) la stampa
specializzata dedicata al cinema, raccoglie sopp info e “recensioni” intese
come testi che commentano un film. Nel 1908 la rivista torinese “la gazzetta
del popolo” ospita una rubrica settimanale di recensioni, anche se la prima
considerata tale era “La vita cinematografica” di Cavallaro. I primi critici
consideravano le carrellate e i primi piani degli errori(abituati al teatro). In
Francia critici, teorici e registi coincidono (Delluc,Epstein). Nel 1929 nasce la
figura del critico quotidianista, il primo è Filippo Sacchi sul corriere della
sera. L’atteggiamento di Sacchi è discorsivo, vicino al lettore medio, cultura
ampia. Con l’avvento del sonoro, si hanno esigenze di rinnovamento. Prima
rivista in cui si intrecciano lavoro critico, riflessione teorica e preparazione
alla prassi concreta> “Cinamatografo” nel 29 fondato da Blasetti. Nel 35
vengono fondati il Centro sperimentale cinematografia e Cinecittà, direttore
Chiarini, direttore anche della rivista “Bianco e Nero”. Nel 36 l’editore
milanese Hoepli fonda “Cinema, quindicinale di divulgazione
cinematografica” diretto da Vittorio Mussolini. Nello stesso periodo nasce la
stampa popolare “Lo schermo”, successivamente il “Film” di Mino Doletti nel
’38. La ripresa dell’industria cinematografica si accompagna a un’accresciuta
importanza della critica cin. La rubrica delle recensioni diventa immancabile
in ogni quotidiano.Nascono alcuni nomi come; Corrado Alvaro, Giuseppe
Berto,Attilio Bertolucci, Enzo Biagi, Risi,Soldati,Morante.
Dibattito sul neorealismo> intellettuali e critici vengono coinvolti in convegni
durante i quali la critica si attribuisce un ruolo di guida intellettuale e
politica , vengono alla luce limiti e condizionamenti che peseranno>
l’ideologismo e l’idealismo. La figura in cui si riassumono le contraddizioni di
questo periodo è quella di Guido Aristarco, fonde le funzioni del teorico,
critico militante,maestro e arbitro del gusto. A vede la critica come parte di
una lotta per una nuova cultura. Dopo la crisi del 1956, la cappa ideologica
diventa meno pesante, nasce il dibattito “Sciolti dal Giuramento” che prese il
nome da un film di Michail Ciaureli. Negli anni 50 la critica ha definito un
canone che rimane saldo negli anni a venire, ma come mai u regista
progressista come Visconti non ha impatto sul pubblico? I critici,
concentrandosi sul cinema di profondità trascurano la produzione media,
nasce così una divisione tra grandi autori e cinema di serie b
(stellette e pallini> sul quindicinale “Cinema” viene introdotta la formula
della recensione come le stellette, da 1 a 4, eccellente,buono,medio,brutto,
pochissimi hanno il massimo. Il pallino bianco>film sbagliato). I critici si
presentano come guida dell’opinione pubblica. es Aldo Palazzeschi, Giuseppe
Marotta, offrono al lettore chiavi di lettura semplificate e giudizi netti e sicuri.
Negli anni 60 prospera la critica di gusto, e nasce anche il divario tra
quotidianità e specialisti. Nel 65 la Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro
diventa un luogo di confronto, si proiettano i film underground americani e
quelli delle nouvelle vagues. Nel 60 nascono nuove riviste, “Cinema
60”,”Cineforum”,”Cinema&Film” diretta da Adriano Aprà. Rivista torinese “
Ombre Rosse” (1967-1969,1970-1980). La rivista francese “Positif”,accanto al
cinema rivoluzionario sudamericano, si trovano Bunuel,Lang,Walles.
“Cinema & Cinema” che si apre alla semiologia e alla psicoanalisi. Negli anni
70> boom editoria cinematografica, libri di critiche. I critici si trasformano in
organizzatori culturali, manifestazioni di massa (Estate Romana). Nella
seconda metà degli anni 70 il boom delle tv libere che programmano
costantemente film, porta a una crisi delle sale cinematografiche ma dall’altro
induce a fenomeni di riscoperta. Nasce nel 1988 “Fuori orario” di Enrico
Grezzi su rai3> critica.
(Alberto Moravia> romanziere, saggista, critico per i settimanale “L’Europeo”
e “L’Espresso”. Per lui il compito del critico> portare alla luce quello che la
società vuole ignorare, fare critica=smontare ipocrisie e moralismi).
Fine anni ’70 e inizio ‘80> riviste “Il Patalogo”,”Cult Movie”,”Segnocinema”.
L’horror>manifesto per una nuova generazione di critici come Enrico
Grezzi,Roberto Silvestri;Gianni Canova. (Alien,Videdrome). Si affronta anche
la pornografia. Epoca del tramonto della critica dovuto a 2 film
spartiacque>”Apocalypse now (coppola),I predatori dell’arca
perduta(Spielberg). Si evidenzia l’identità di un nuovo spettatore che non si
identifica già con i personaggi ma con lo spettacolo nella sua totalità. Negli
anni ’90 il cinema entra in crisi, ma continuano a nascere riviste come “Film
tv”, “Nocturno” nel 1994 fondata da Manilo Gomarasca e Davide Pulci. Ma la
critica perde prestigio sui quotidiani, nasce la figura del critico-auctoritas,
dispensatore di consigli di visione. Su internet nascono forum, blogs,siti di
cinema, ma in Ita il cinema perde centralità e spazio su mass media. Il web si
divide tra specialisti e improvvisazione.
CAP3
La recensione è il genere esemplare della critica, è il prodotto di un critico.
Cesare Cases dice che la recensione non è un saggio, non è una neutra scheda.
La rec varia dai 400 caratteri all’ampio articolo di una rivista. Inventore della
recensione breve> Filippo Tullio Marinetti. Anche Kezich è un diffusore della
rec breve, lui inquadra lo stile narrativo, poi non c’è bisogno di stellette e
giudizi espliciti. La scrittura giornalistica comprende molti altri generi, il
reportage dal set sulla lavorazione del film, la cronaca da un festival,
l’intervista,l’inchiesta. Truffaut ne “il cinema secondo Hitchcock” ha
dimostrati che si può fare critica in forma di conversazione, esprime dissensi,
opinioni, si lascia correggere, conosce ogni film, tecnica.
Il saggio monografico è la forma di scrittura critica più diffusa> le prime nel
1946 “René Clair” di Glauco Viazzi. “Orson Welles” di Bazin(1950). Alla trama
segue il commento. “Il Castoro” 1974 di Fernando di Giammatteo è la collana
più estesa del mondo. Una forma di critica diffusa è il dizionario> più diffusi>
Mereghetti,Morandini, il giudizio dei film con stellette o pallini. La critica
spesso fa a meno delle immagini forse per distanziarsi dalla frivolezza della
stampa popolare, anche se oggi è facile con internet riprodurre immagini o
lineare sequenze.(Mymovies sito più famoso). Alla diffusione dell’homevideo,
i critici si sono chiesti se questo avrebbe influito sul modo di fare critica.
Alcuni erano entusiasti della nuova tecnologia, altri rivendicavano
l’insostituibile della sala cinematografica. Legate all’homevideo nascono le
FANZINES, riviste a basso costo che si rivolgono ad appassionati di un
settore> “Nocturno” 1994, “Amarcord” 1996 in ITA. La diffusione del DVD ha
creato un mercato di nicchia dedicato ai cinefili. Il fatto che un film è
diventato un file, condivisibile, scaricabile ha aumentato la disponibilità di
film sia recenti sia rari. Nascono così nuove forme di fare critica, diari,
articoli-elenco, scambi di opinioni in tempo reale(social), emergono soggetti
non professionali. Questi soggetti esprimono op su siti tipo Amazon
(recensione di un film acquistato). Per parlare di un film si può anche girare
un documentario> es “Directed by John Ford” di Peter Bogdanovich,
“Rossellini visto da Rossellini” di Adriano Aprà. Trasmissioni RAI come
“Sequenze” e “Studiocinema” analizzano i classici con la moviola. “VIDEO
ESSAY”> lavori che rimontano e remigano immagini, fake trailer, mash-up.
CAP4
La critica non ha per oggetto la verità, il suo campo è quello del verosimile. Il
suo discorso è di tipo argomentativo. > “Trattato dell’argomentazione” di
Chaim Perelman e Lucie Olbrechts-Tyteca. Alle spalle del trattato è implicito
un ideale di società fondata sul libero confronto delle idee, dove le scelte non
sono determinate ne dalla costrizione ne dell’arbitrio. “L’argomentazione” si
pone come una logica del verosimile. Il campo dell’argomentazione
comprende i discorsi giudiziari, politici, educativi,critici. Per la critica
cinematografica, confrontarsi con la teoria dell’argomentazione può essere un
modo per guardarsi allo specchio e rendersi conto degli strumenti che usa.La
retorica classica distingue vari generi di discorsi argomentativi;
-il discorso deliberativo promuove l’utile, consigliando o sconsigliando
un’assemblea a prendere provvedimenti
-il discorso giudiziario difende il giusto, persuadendo
-il discorso epidittico loda o biasima