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Edmund Husserl (1859-1938)

Studia matematica all’università di Berlino, poli di Vienna, dove incontra Brentano.

Attività accademica

1887-1901: Halle;
1901-1916: Gottingen;
1916-1929: Friburgo

Opere

1891: Filosofia dell’aritmetica

1901: Ricerche logiche: il tema della intenzionalità

1905: lezione su “Il concetto di tempo”


1906-1907: lezione su “Einleitung in die Logik und die Erkenntnistheorie”
1907: lezione su “Idea della fenomenologia” (5 lezioni tenute a Gottingen, pubblicate
postume)

1910-1911: pubblicazione di La filosofia come scienza rigorosa

1913: pubblicazione di Idee I

Idee II: il grosso dell’elaborazione risale al 1912 e al 1915.

1929: Logica formale e logica trascendentale (polemica con Heidegger)


1929: lezioni parigine, pubblicate in francese nel 1931 (= Meditazioni cartesiane)

1938: morte

1952: pubblicazione di Idee II, scritte nel 1912 e riscritte nel 1915

1
Il contesto storico-problematico: il rapporto tra filosofia e le scienze

Nel XIX sec. assistiamo:

 all’ulteriore sviluppo di quei saperi che erano già venuti consolidandosi


(scienze della natura, scienze esatte: matematiche, fisica, chimica, ecc.),
nonché ad una vera e propria esplosione delle loro applicazioni tecniche: la
seconda rivoluzione industriale (energia elettrica e acciaio);

 alla nascita dei saperi dell’uomo: i saperi che hanno per oggetto l’uomo
tendono a separarsi compiutamente dalla filosofia e assumono uno statuto
autonomo = si affermano in quanto scienze.

Sviluppo delle scienze esatte e della natura

Matematica: la teoria degli insiemi (Cantor);

biologia evoluzionistica: Lamark, Darwin (L’origine della specie, 1859); genetica:


Mendel;

termodinamica; scoperta del campo elettromagnetico (Maxwell); il sistema periodico


(Mendelev)

2
Nascita e sviluppo delle scienze umane

I saperi che hanno per oggetto l’uomo tendono a separarsi compiutamente dalla
filosofia e assumono uno statuto autonomo = si affermano in quanto scienze.

Psicologia:

nascita della psicologia psicofisica / sperimentale

corrispondenza tra eventi psichici e sistema nervoso; introduzione dei procedimenti


di misurazione; Fechner: rapporto quantitativo tra stimolo (fisico) e sensazione
(psichica); Wundt: fonda il primo istituto di psicologia sperimentale.

Sociologia:

da Comte (Trattato di sociologia generale) a Durkheim (Regole del metodo


sociologico, 1895).

Antropologia culturale:

Morgan (La società antica, 1877), Tylor (Cultura primitiva, 1871).

Economia politica:

il marginalismo (Menger)

3
Temperie culturale positivistica

Le scienze in quanto portatrici di un sapere

a) certo (perché verificabile);


b) cumulabile;
c) socialmente utile.

L’obiettivismo delle scienze: il presupposto (spesso implicito) delle scienze è l’idea


che esse restituiscano la realtà quale essa è, indipendente dall’uomo che la conosce.
Le scienze presuppongono di scoprire, studiare, riprodurre una realtà che esiste
indipendentemente dalle stesse scienze. Il culto dei “fatti”: riconduzione della realtà a
elementi indubitabili, empiricamente verificabili, alle loro variazioni quantitative e
alle relazioni tra tali variazioni: es. nella fisica, massa, movimento, forza, ecc.;

Ulteriore tendenza, a modellare le nascenti scienze umane sulle scienze della natura:
l’esempio della psicologia sperimentale.

Si impone alla coscienza filosofica la piena consapevolezza del fatto che

a) le scienze si sino rese compiutamente indipendenti dalla filosofia, e


manifestano un primato conoscitivo,

b) sicché alla filosofia non rimane che farsi metodologia, cioè riflettere sui metodi
che le scienze applicano però già con successo, oppure operare una sintesi dei
risultati ottenuti dalle singole scienze.

A partire dagli anni Ottanta, in particolare nel mondo tedesco, tende ad affermarsi
uno sguardo maggiormente critico nei confronti delle scienze:

a) da un lato, ha luogo il Methodenstreit: si rivendica l’autonomia metodologica


delle scienze dell’uomo rispetto alle scienze della natura: Dilthey, Introduzione
alle scienze dello spirito;

b) dall’altro lato, ci si interroga sull’origine dei principi primi delle scienze esatte.

Il dibattito sulla natura delle verità matematiche: logicisti vs. psicologisti: Frege vs.
Brentano. Frege: obiettivismo logico: le nozioni della matematica hanno una propria validità
propria, di natura logica, indipendente dai processi empirico-psicologici con i quali esse
vengono enunciate; Brentano: psicologismo e nozione di “intenzionalità”.

È nell’ambito di questo dibattito che ha inizio e si sviluppa la riflessione di Husserl


per un decennio, dal 1891 (Filosofia dell’aritmetica) al 1901 (Ricerche logiche).

4
La riflessione husserliana trae origine dal confronto con le scienze, come
interrogazione sullo statuto di verità delle scienze stesse.

Con Ricerche logiche Husserl conferisce una direzione ben precisa alla propria
riflessione, e inizia a delinearne i contorni in termini di “fenomenologia”.

La direzione di ricerca di Husserl: critica dell’obiettivismo scientifico

a) critica del logicismo (= dell’obiettivismo logico): Husserl nega che le verità


della matematica possiedano un’evidenza logica indipendente dal soggetto alla
cui evidenza esse si impongono: la verità ha sempre un carattere relazionale – è
tale, cioè verità, solo nella relazione con un soggetto conoscente. Anche le
verità della matematica chiamano in causa l’opera della soggettività.

Ricerche logiche (quinta ricerca): introduce la nozione di “intenzionalità”:

 “intentio” (scolastica medievale): il “tendersi” della coscienza verso


l’oggetto;

 “intenzionalità” come carattere della coscienza (Brentano): la coscienza


è sempre coscienza-di, si riferisce sempre ad un oggetto.

Se la coscienza è sempre coscienza-di un oggetto, l’oggetto è sempre oggetto


per la / della coscienza.

La verità ha un carattere “intenzionale”: l’oggetto conosciuto non sussiste se


non nel rapporto di soggetto e oggetto e non può essere pensato e indagato se
non all’interno di questo rapporto. Spostamento del fulcro dell’analisi
dall’oggetto (che sussiste indipendentemente dal soggetto) al rapporto di
soggetto e oggetto.

b) Ma come dovrà essere pensato il soggetto che costituisce l’altro punto


terminale della relazione intenzionale?

La soggettività empirica: l’uomo come insieme di processi situati nello spazio


e nel tempo – siano essi organici (come un impulso nervoso) o mentali (un
moto affettivo, un sentimento) – e quindi essi stessi considerati come obiettivi.

Quindi: considerare la soggettività esclusivamente come soggettività empirica


significa ricadere nuovamente nell’obiettivismo: concezione obiettivistica della
soggettività → obiettivismo empirico. Da qui la critica husserliana dello
psicologismo (= della riduzione della soggettività all’uomo empirico, spazio-
temporale) e denunzia dell’insufficienza della psicologia empirica.

5
Riassumendo – 2 passaggi:

a) la critica husserliana dell’obiettivismo: dall’oggetto alla relazione intenzionale,


e cioè alla relazione soggetto-oggetto;

b) messa in discussione della riduzione della soggettività al soggetto empirico.

Concetto di “ingenuità” (riferito tanto all’esperienza quotidiana (“naturale”) che al


sapere scientifico): far valere in modo implicito dei presupposti (pregiudizi), che
rimangono come tali non chiariti.

Di contro: La fenomenologia vuole eliminare le ingenuità della coscienza


esplicitando e mettendo alla prova tali pregiudizi.

Fenomenologia come indagine attorno a una concezione non obiettivistica della


soggettività.

6
Idee I, 1913

“Fenomenologia”: scienza dei fenomeni.

“Fenomeno”:

a) le cose nel loro rapporto con la coscienza.


b) Le cose considerate come punti terminali di una relazione intenzionale.
c) Quindi non c’è un essere al di là/dietro il fenomeno, ma
d) il fenomeno è il darsi stesso delle cose / le cose così come si danno alla
coscienza.
e) Dimensione originaria: correlazione di io e mondo, coscienza come
“coscienza-di”: intenzionalità.
f) Quindi: i fenomeni come contenuti mentali / contenuti della coscienza / le cose
in quanto sono oggetto di coscienza / la rappresentazione delle cose nella
coscienza.

Percezione immanente e percezione trascendente

a) percezione immanente: la percezione, da parte della coscienza dei propri contenuti (in
quanto contenuti della coscienza) – l’autopercezione della coscienza (es.: sono cosciente di
percepire questo tavolo);
b) percezione trascendente: trascendente è la rappresentazione delle cose in quanto esistenti al
di fuori della coscienza [es. sono cosciente che questo tavolo esiste (a prescindere dal fatto
che io lo percepisco)] [par. 46].

“Immanente” è ciò che è percepito in piena evidenza (= in modo diretto); “trascendente” ciò che
può essere revocato in dubbio (perché percepito in modo indiretto).

Ma: nell’esperienza quotidiana ci rivolgiamo alle cose come a ciò che esiste
indipendentemente dalla nostra coscienza / non abbiamo a che fare con dei
fenomeni.

Per cogliere le cose in quanto fenomeni (cioè nella loro relazione intenzionale con la
coscienza) è necessaria l’assunzione di un particolare “atteggiamento”, che Husserl
chiama, appunto, “fenomenologico”, e che implica una modificazione essenziale
della nostra esperienza quotidiana.

“Atteggiamento naturale”: atteggiamento quotidiano – nel quale presupponiamo


l’esistenza delle cose a prescindere dalla nostra coscienza.

Tale presupposto è detto da Husserl “tesi generale” dell’atteggiamento naturale.

7
Dall’“atteggiamento naturale” all’“atteggiamento naturalistico”
La tesi dell’esistenza delle cose è il presupposto da cui muove la scienza naturalistica,
nella costruzione di rapporti quantitativi: la conoscenza sistematica del “mondo” in
quanto “mondo naturale”, oltre la “ingenua sapienza empirica”, è il compito delle
“scienze dell’atteggiamento naturale” (scienze “positive”, non solo scienze della
natura) [par. 30].

La “messa tra parentesi”.

[par. 31] Un “mutamento radicale” dell’atteggiamento naturale: “messa tra


parentesi”, o “messa fuori circuito”.
I precedenti: lo scetticismo e il “dubbio universale” cartesiano.

Con la “messa tra parentesi”, però, l’esistenza del mondo naturale


a) non è negata: non si afferma che le cose del mondo non esistano;
b) non è posta in dubbio: non la si assume come dubbia/solo possibile.
c) Piuttosto: “peculiare modalità della coscienza”, “che si aggiunge alla tesi
originaria” e “le fa subire una conversione di valore”: la tesi generale rimane
così com’è, ma vi aggiunge un modo particolare di viverla. Neutralizzazione,
“mettere tra parentesi” (=aus-klammern), sospensione della tesi
dell’atteggiamento naturale, quindi dell’esistenza indipendente, spazio-
temporale delle cose, per ricondurle alla relazione originaria con la coscienza;
la possibilità dell’epoché è funzione della libertà della soggettività.

[par. 32] “Messa tra parentesi” = “epoché”, “epoché fenomenologica”:


¹ negazione dell’esistenza del mondo (atteggiamento sofistico);
¹ messa in dubbio dell’esistenza del mondo (atteggiamento scettico)
Lo scopo dell’epoché: la “scoperta di un nuovo territorio scientifico”
Dubbio cartesiano: “universale”; epoché “limitata”. In che senso?

Cosa si mette tra parentesi?


a) la tesi generale dell’atteggiamento naturale = l’esistenza del mondo naturale =
le cose “sotto l’aspetto ontico”;
b) con essa, metto fuori circuito “tutte le scienze che si riferiscono al mondo
naturale”.

Cosa rimane una volta compiuta la riduzione fenomenologica?

Il “residuo fenomenologico”: la “coscienza pura” = la coscienza con i suoi correlati


/ la coscienza in quanto flusso dei fenomeni (dei “vissuti” = Erlebnisse) - il “nuovo
territorio” [par. 33]. “Le cose stesse”.

8
Lezione n. 2

Riduzione fenomenologica → “residuo fenomenologico” =


= “coscienza pura” – ”coscienza trascendentale”

“Coscienza pura”

Il flusso dei vissuti (= Erlebnisse) non solo di natura percettiva, ma determinazioni

a) della rappresentazione,
b) del sentimento,
c) della volontà.

Dalle cose ai fenomeni

Il carattere “intenzionale” delle cose: “intenzionale” = “dato alla coscienza” (Idee I,


par. 50). Quindi,

(A) la fenomenologia come scienza dei fenomeni.

Dai fenomeni alle essenze

Significati costanti: eidos / essenze – ciò che consente la comunicazione: il rosso in


specie e le strisce rosse.

(B) La fenomenologia come scienza di essenze.

La fenomenologia come “scienza rigorosa”

9
“Coscienza trascendentale”

“Trascendentale” (nozione di matrice kantiana): la coscienza in quanto condizione di


possibilità dell’esperienza – ciò che non deriva dall’esperienza, ma la precede,
fondandola, cioè rendendola possibile.

Quindi, “trascendentale” è la coscienza in quanto messa in atto di specifiche


operazioni che istituiscono le diverse dimensioni dell’esperienza.

In questo senso, la coscienza “costituisce” le diverse sfere dell’esperienza, ne fa


essere possibili gli oggetti.

“Costituzione”: la dinamica nella quale la coscienza, mettendo in atto specifiche


operazioni, fa essere gli oggetti dell’esperienza.

Quindi,

(C) fenomenologia = scienza delle costituzioni.

Per meglio dire, distinguiamo

1) fenomenologia descrittiva (scienza dei fenomeni e delle essenze) –


orientamento statico;

2) fenomenologia delle costituzioni / genetica – orientamento dinamico.

In un certo senso, la costituzione ci si presenta come un percorso opposto alla


riduzione:

riduzione: dall’esperienza alla coscienza;

costituzione: dalla coscienza all’esperienza.

Ma: la comprensione della costituzione dipende dalla riduzione.

Cioè: solo in quanto abbiamo messo in luce, attraverso la riduzione, il carattere


intenzionale delle cose – per cui esse ci si presentano nella loro dipendenza dalla
coscienza – siamo in grado di studiare le operazioni attraverso le quali la coscienza fa
apparire le cose.

Concetto di “atteggiamento”: modalità con la quale la coscienza costituisce la sfera


dell’esperienza.

10
Teoria delle costituzioni = teoria degli atteggiamenti

Ogni tipo di atteggiamento è caratterizzato da operazioni specifiche poste in atto.


Anzi: in ogni atteggiamento possono aver luogo diverse operazioni, delle quali però
alcuni appaiono più decisive rispetto ad altre.

Quindi: gli atteggiamenti sono insiemi ordinati (costellazioni) di operazioni.

Due tipi di atteggiamento:

a) atteggiamento teoretico-naturalistico;

b) atteggiamento pratico e valutante.

NB: è la distinzione che si incontrerà in La crisi delle scienze, tra l’oggetto della
scienza naturale e il “mondo della vita”.

In prima battuta:

 teoretico-naturalistico è l’atteggiamento conoscitivo (caratteristico delle


scienze della natura).

 pratico e valutante è l’atteggiamento in base al quale una cosa viene valutata


bella e buona, oppure utile e adeguata a qualcos’altro. Possiamo dire sin d’ora:
è l’atteggiamento caratteristico dell’esperienza quotidiana.

Atteggiamento teoretico = “obiettivante in un senso specifico” (Idee II, par. 4).

Nozione di “obiettivazione” e di “atti obiettivanti”

Atti con i quali ci rappresentiamo le cose come “oggetti”, quindi come cose
indipendenti, esistenti a prescindere dal soggetto, obiettive.

Denominati anche “dossici” (da doxa = credenza), in quanto recano con sé la


credenza/fede nell’esistenza delle cose.

Atti dossici sono atti della percezione, del pensiero – i vari modi della
rappresentazione.

Obiettivazione: affermazione dell’essere proprio di un oggetto.

11
Tali atti assumono una valenza differente nell’atteggiamento pratico-valutativo e
nell’atteggiamento teoretico:

 “I vissuti dossici si presentano anche nell’atteggiamento valutativo e pratico”


(Idee II, par. 3).

Gli atti obiettivanti sono all’opera anche nell’esperienza quotidiana, ordinaria,


e quindi nell’atteggiamento pratico-valutativo, in quanto noi ci rappresentiamo
le cose (le percepiamo, le pensiamo), e ne diamo per scontata l’esistenza; solo
che, appunto, la diamo per scontata: non ci soffermiamo su di essa, la lasciamo
sullo sfondo delle nostre valutazioni e delle nostre azioni. Non ci interessa
indagare l’oggetto nella sua obiettività. L’obiettività dell’oggetto rimane
implicita.

Percepiamo/pensiamo la cosa; le percezioni/rappresentazioni non sono però


fini a se stesse; è piuttosto come se il soggetto le attraversasse, per rapportarsi
al percepito/rappresentato come oggetto della pratica.

 Nell’atteggiamento teoretico l’obiettivazione invece è esplicita, “tematica”, ed


e fine a se stessa; il soggetto mira ad “afferrare” l’oggetto per come è. Perciò
l’atteggiamento teoretico è “atteggiamento posizionale, propriamente
afferrante” (Idee II, par. 7).

Quindi, distinzione tra l’oggetto della scienza (“natura”) e oggetto dell’esperienza


quotidiana – tra la scienza e la vita.

Come viene elaborata tale distinzione? Due strategie concettuali:

a) distinzione tra “atteggiamento naturalistico” e “atteggiamento personalistico”,


tra “natura” e “spirito” – ripresa della distinzione tra scienze della natura e
scienze dello spirito → Idee II.

b) Distinzione tra la “natura” della scienza della natura e il “mondo della vita” →
La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale.

12
Atteggiamento teoretico-naturalistico e atteggiamento personalistico

1) l’atteggiamento teoretico-naturalistico implica la considerazione/ costituzione


delle cose come oggetti spazio-temporali, a tre livelli: “natura fisica”, “corpo
vivo” e “psiche”.

NB: tra le cose considerate in termini naturalistici vi è anche l’uomo, in


quanto oggetto della biologia, o della psicologia empirica – cioè l’uomo
considerato nella sua obiettività spazio-temporale.

2) L’atteggiamento pratico-valutante si rivela invece un atteggiamento


personalistico: tanto la valutazione delle cose, quanto la loro considerazione
in vista di determinati fini chiama in causa sempre il riferimento all’altro
uomo “in quanto persona” e “in quanto membro del mondo sociale”.

Le scienze che intendono cogliere l’uomo in quanto essere sociale – quindi lo


“spirito” non potranno astrarre dalla natura pratico-valutante dell’uomo, ma
dovranno sostituire la relazione di causalità con la relazione motivazionale
(cfr. Idee II, par. 50).

Che rapporto si ha tra atteggiamento naturalistico e atteggiamento personalistico?

“Da una considerazione più precisa risulterà anzi come non si tratti, qui, di due
atteggiamenti ugualmente legittimi e sistemabili su uno stesso ordine […], bensì che
l’atteggiamento naturalistico è subordinato a quello personalistico e che attraverso
l’astrazione o, meglio, attraverso una specie di oblio di sé da parte dell’io personale,
ottiene una certa autonomia, assolutizzando, così, in modo illegittimo, il suo mondo,
la natura” (Idee II, par. 49).

L’“elemento educativo della riduzione fenomenologica” (Idee II, par. 49) – la


fenomenologia come critica della pretesa di assolutezza propria delle scienza della
natura:
la riduzione fenomenologica (e quindi l’atteggiamento fenomenologico) consente di
mettere in discussione la pretesa di assolutezza delle scienze della natura – cioè
dell’atteggiamento naturalistico, in quanto:

(a) chiarisce le operazioni poste in atto nell’atteggiamento naturalistico, e che


rimangono oscure tanto all’uomo comune quanto all’uomo di scienza;

(b) riconduce a tali operazioni quella obiettività che l’atteggiamento naturalistico


assume come verità ultime delle cose;

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(c) chiarisce il carattere parziale dell’atteggiamento naturalistico, nel senso che
esso è solo uno della pluralità di atteggiamenti possibili;

(d) chiarisce, inoltre, il carattere derivato dello stesso atteggiamento


naturalistico, per cui esso risulta da una modificazione dell’atteggiamento
pratico.

Ma, si deve aggiungere: la fenomenologia come critica dell’esperienza quotidiana,


volta a liberarla dai suoi momenti di “ingenuità”.

Problema: l’atteggiamento personalistico presuppone l’assunzione dell’altro come


persona, non come semplice determinazione spazio-temporale, ma come alter
ego, come ente che ha le stesse caratteristiche dell’io. Come avviene ciò?

Meditazioni cartesiane: il problema del solipsismo


e la costituzione intersoggettiva dell’io.

a) Finché diamo per scontato il nostro rapporto con gli altri non possiamo
ricostruire il processo della costituzione degli altri, quindi:
b) messa tra parentesi degli altri – riduzione alla sfera del “corpo proprio”
(“appartentività);
c) dal corpo proprio al corpo dell’altro – all’altro come corpo;
d) l’analogia;
e) retroazione della coscienza dell’altro sulla coscienza di sé.

14
La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale

Tema: il rapporto tra esperienza quotidiana (vita) e atteggiamento teoretico (scienza)

H. dimostra che:

a) l’atteggiamento naturalistico – col suo correlato intenzionale, la natura – deriva


dal mondo dell’esperienza quotidiana;

b) tale derivazione rimane, nell’ambito dello stesso atteggiamento naturalistico,


occultata – sicché l’atteggiamento naturalistico si autonomizza dal mondo della
vita.

Quindi:

“Mondo di vita” (= Lebenswelt) ≠ scienza.

Mondo di vita: esperienza concreta.

Scienza:

a) idealizzazione: creazione di un’oggettività ideale;


b) obiettivazione: tale oggettività ha i caratteri dell’obiettività matematico-
quantitativo.
c) finalizzate alla costruzione di previsioni più precise possibile - riguardo agli
accadimenti del mondo di vita.

Due tipi di rapporto:

a) comunicazione tra mondo di vita e scienza (consapevolezza del fatto che


quello della scienza è un mondo ideale) – la scienza del mondo rinascimentale;
b) il mondo ideale della scienza viene identificato col mondo reale – “oblio” del
mondo di vita.

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