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«VERIFICHE» ISSN. 0301-4186


2010
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di scienze umane Anno XXXIX - N. 1-4 Gennaio-Dicembre 2010 P. Giuspoli «In der Tat ist der Geist der eigentliche Idealist»
www.verificheonline.net
A. Cariolato Pensare incondizionatamente la condizione
M. Bordignon I limiti dell’interpretazione coerentista
Verifiche 1-4 2010

della dialettica hegeliana


F. Perelda Hegel e la filosofia del tempo contemporanea
S. Soresi Normatività, spirito, libertà
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Anno XXXIX, N. 1-4 Gennaio-Dicembre 2010

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SAGGI

3 «In der Tat ist der Geist der eigentliche Idealist»: idealità e oggettività
nella filosofia dello spirito soggettivo di Hegel
di Paolo Giuspoli
45 Pensare incondizionatamente la condizione
(Heidegger, il Sofista di Platone e Hegel)
di Alfonso Cariolato
83 I limiti dell’interpretazione coerentista della dialettica hegeliana
di Michela Bordignon
135 Hegel e la filosofia del tempo contemporanea
di Federico Perelda
187 Normatività, spirito, libertà. A partire da Hegel
di Sergio Soresi
215 Struttura e significato metacategoriale della soggettività nella logica di Hegel
di Andrea Gambarotto
251 Esperienza e ragione in Hegel
di Gianluca Mendola

Discussioni

277 Il gradualismo nella Psicologia hegeliana e gli stati mentali degli animali:
una discussione
di Pierfrancesco Biasetti
297 Sviluppi recenti della discussione sull’insegnamento della filosofia nella
scuola secondaria di secondo grado
di Alberto Gaiani

Recensioni

321 I. Testa, La natura del riconoscimento. Riconoscimento naturale e ontologia


sociale nello Hegel di Jena, Mimesis, Milano, 2010, pp. 499
(Federico Sanguinetti)

326 G. B. Sala, Die Struktur der menschlichen Erkenntnis. Eine Erkenntnislehre,


Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 2009, pp. 368
(Paolo Giuspoli)

332 C. Scilironi, Essere e trascendenza, La Gru, Padova 2011, pp. 144


(Martino Dalla Valle)
I LIMITI DELL’INTERPRETAZIONE COERENTISTA
DELLA DIALETTICA HEGELIANA

di Michela Bordignon

Abstract. The aim of this paper is the analysis of the coherentistic


interpretations of Hegelian dialectic and of the role contradiction plays in it.
In the coherentist interpretation contradiction is characterized by its classical
semantic and syntactic meaning. This does not implies a denial of the
principle of non contradiction, because the focus of this interpretation is on the
negative-critical role contradiction plays in the dialectical process.
Contradiction is the symptom of the abstractness and one-sidedness of the
determinations of the Understanding. Insofar as contradictory, these
determination are false. The negation of the assumptions entailing the
contradiction – the abstractedness and one-sidedness – and the affirmation of
the opposite assumption – the relational nature of the determination of
question – are implied. This relational nature is the unity of opposite
determinations, which is the concrete truth of the determinations themselves.
In this essential relation the abstractedness of Understanding and the
contradiction it entails are completely resolved. In this perspective,
contradiction has simply an epistemological meaning. Any ontological value of
this notion is gotten rid of, and the value of the principle of non contradiction
is not threatened.
This seems to be an happy picture of Hegelian dialectic, in as much as
coherence is palatable and suitable for contemporary philosophical sensibility.
Nevertheless, this way of conceiving of dialectic and contradiction is not
effective in three respects, whose analysis is outlined in the second part of the
paper:
(1) The coherentist interpretation is not an effective actualization of
Hegel’s notion of contradiction as regula veri. The research on
paraconsistent logical systems and especially on dialetheism represents
a more faithful and interesting way to return to Hegel’s thesis of the
truth of contradiction and to shed light on the revolutionary character
of this thesis with respect to standard logic;
(2) This reading shows to provide a wrong account of the way
contradictions arise in dialectical process and of the value
84 Michela Bordignon Saggi

contradiction has with respect to the concrete nature of logical


determinations;
(3) Moreover, the coherentist interpretations that think of dialectic as a
semantic theory turn out to be built on a wrong assumption on the
relation between thinking and natural language.

La prima tesi che accompagna lo scritto De orbitis planetarum con


cui Hegel ottiene l’abilitazione all’insegnamento del 1801 recita:
«Contradictio est regula veri, non contradictio falsi»1. Questa tesi può

1 Diss, p. 227 (p. 88). Riporto di seguito l’elenco delle sigle utilizzate nel testo (la
sigla è seguita dal numero di pagina dell’edizione tedesca e da quello dell’edizione
italiana.
Diss: G.W.F. HEGEL, Dissertationi philosophicae de orbitis planetarum, in Gesammelte
Werke, in collaborazione con la Hegel-Kommission della Rheinisch-Westfälischen
Akademie der Wissenschaften e con lo Hegel-Archiv della Ruhr-Universität
Bochum, Meiner, Hamburg 1968 ss. (d’ora in avanti GW), Bd. V, Schriften und
Entwürfen (1799-1808), hrsg. von M. Baum e K. R. Meist, Meiner, Hamburg
1998, pp. 223-253; trad. it a cura di A. Negri, Le orbite dei pianeti, Laterza, Bari
1984.
PdG: G.W.F. HEGEL, Die Phänomenologie des Geistes, in GW, Bd. IX, hrsg. von
W. Bonsiepen, R. Heede, Meiner, Hamburg 1980; trad. it. di V. Cicero,
Fenomenologia dello spirito, 2 voll., Bompiani, Milano 2000.
NG: G.W.F. HEGEL, Nürnberger Gymnasialkurse und Gymnasialreden (1808-1816),
in GW, Bd. X, hrsg. von K. Grotsch, Meiner, Hamburg 2006; trad. it. a cura di
G. Radetti, Propedeutica filosofica, La Nuova Italia, Firenze 1977.
WdL I: G.W.F. HEGEL, Wissenschaft der Logik, erster Band, Die objektive Logik,
erstes Buch, Die Lehre vom Seyn (1832), in GW, Bd. XXI, hrsg. von F.
Hogemann, W. Jaeschke, Meiner, Hamburg 1985; trad. di A. Moni, revisione
della trad. e nota introduttiva di C. Cesa, Scienza della logica, Laterza, Bari 1968,
pp. 9-430.
WdL II: G.W.F. HEGEL, Wissenschaft der Logik, erster Band, Die objektive Logik,
zweites Buch, Die Lehre vom Wesen (1813), in GW, Bd. XI, hrsg. von F.
Hogemann, W. Jaeschke, Meiner, Hamburg 1978; trad. it. Scienza della logica,
cit., pp. 431-646.
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 85

essere assunta come enunciazione paradigmatica della concezione


hegeliana della contraddizione. La contraddizione, nel pensiero
hegeliano, rappresenta il principio chiave del processo dialettico,
o, detto con un’espressione ancor più famigliare agli hegelisti, la
contraddizione è il motore della dialettica.
In questo contributo si analizzeranno criticamente quelle inter-
pretazioni della dialettica che vedono nella contraddizione il
semplice segnale dell’unilateralità e dell’astrazione dell’intelletto e
quindi il principio di falsificazione di un paradigma conoscitivo
che non riesce a sviluppare la conoscenza concreta dei propri
oggetti. Le letture in questione saranno definite interpretazioni
coerentiste della dialettica. Si tratta di una linea interpretativa
piuttosto diffusa nel dibattito attuale sulla questione della
contraddizione nel pensiero hegeliano. Essa trova i suoi maggiori
esponenti in Robert Brandom2 negli Stati Uniti, Pirmin Stakerler-
Weithofer3 in Germania e Francesco Berto4 in Italia. È proprio a
quest’ultimo che si deve la definizione «interpretazione coeren-

WdL III: G.W.F. HEGEL, Wissenschaft der Logik, zweiter Band, Die subjektive
Logik. Die Lehre vom Begriff (1816), in GW, Bd. XII, hrsg. von F. Hogemann e
W. Jaeschke, Meiner, Hamburg 1981; trad. it. Scienza della logica, cit., pp. 647-
957.
Enz: G.W.F. HEGEL, Enzyklopädie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse
(1830), in GW, Bd. XX, hrsg. von W. Bonsiepen, H.-C. Lucas, Meiner,
Hamburg 1992; trad. it. a cura di B. Croce, Enciclopedia delle scienze filosofiche,
Laterza, Roma-Bari 2002.
2 Cf. R-B. BRANDOM, Tales of the Mighty Dead, Harvard University Press,

Cambridge 2002; ID., Making it Explicit, Harvard University Press, Cambridge,


Mass. 1994; ID., Articulating Reasons, Harvard University Press, Cambridge
Mass. 2000; ID., Olismo e idealismo nella Fenomenologia di Hegel, in Hegel
contemporaneo. La ricezione americana di Hegel a confronto con la tradizione europea, a
cura di L. Ruggiu e I. Testa, Guerini e Associati, Milano 2003.
3 P. STEKELER-WEITHOFER, Hegels Analytische Philosophie. Die Wissenschaft der

Logik als kritische Theorie der Bedeutung, Schöningh, Paderborn 1992.


4 F. BERTO, Che cos’è la dialettica hegeliana?, Il Poligrafo, Padova 2005.
86 Michela Bordignon Saggi

tista»5 della dialettica. Con questa definizione Francesco Berto


mette bene in evidenza quella che è la tesi fondamentale della
linea interpretativa all’interno della quale la sua lettura si inserisce:
lo sviluppo del processo dialettico non implica alcuna violazione
del principio di non contraddizione6, quanto piuttosto una
radicalizzazione del suo valore. Nell’ottica di queste letture è
proprio l’esigenza di coerenza a muovere il processo dialettico
nello sviluppo sempre più concreto delle determinazioni di volta
in volta in questione7.
Il percorso di analisi critica dell’interpretazione coerentista della
dialettica si delineerà nei seguenti punti:
1. l’analisi del dibattito sulla questione della contraddizione
in Hegel e del modo in cui si pone l’interpretazione coe-
rentista all’interno di questo dibattito;
2. l’individuazione delle tesi fondamentali dell’interpretazio-
ne coerentista;
3. l’analisi di un particolare tipo di interpretazioni coerenti-
ste, che concepiscono la dialettica come un sistema
semantico;
4. l’analisi critica delle tesi dell’interpretazione coerentista.

1. La questione della contraddizione in Hegel, la critica di Popper e la


soluzione metaforica

La tesi hegeliana della contraddizione come regula veri è eviden-


temente problematica. La messa in evidenza più radicale di questa

5 Ivi, p. 33.
6 Da qui in poi PNC.
7 La coerenza consiste nell’impossibilità, in un sistema, di dimostrare all’interno

del sistema stesso sia una formula sia la sua negazione. Alla coerenza è
strettamente connessa anche la consistenza del sistema stesso: se in un sistema
non sono derivabili contraddizioni allora esiste almeno una formula del
linguaggio L, in cui il sistema si esprime, che non viene dimostrata all’interno del
sistema.
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 87

problematicità è stata formulata da Popper, nel suo ormai famoso


contributo What is dialectic? 8.
La critica di Popper è sostanzialmente basata sul principio dell’ex
falso quodlibet, principio secondo il quale la verità di una con-
traddizione all’interno di un sistema logico implicherebbe la bana-
lizzazione del sistema stesso: la verità anche di una sola contrad-
dizione implica la verità di qualsiasi altra proposizione del sistema
e quindi l’impossibilità per il sistema di avere un qualsiasi
carattere informativo (ogni proposizione del sistema è vera, ma in
questo modo essendo vere tanto tutte le proposizioni quanto le
loro negazioni, ne consegue che tutto è vero ma allo stesso tempo
tutto è anche falso). Di fronte a questa critica, il dibattito sulla
contraddizione nel pensiero hegeliano sviluppatosi soprattutto
nella seconda metà del secolo scorso è stato caratterizzato, in
linea generale, dalla tendenza a interpretare la contraddizione in
senso meramente metaforico9. Hegel, nel chiamare in causa la
nozione di contraddizione, non farebbe in realtà riferimento a
quella che nella logica formale viene definita appunto come una
contraddizione10, ma semplicemente ad un qualche altro tipo di

8 K. POPPER, What is Dialectic, in «Mind», 49 (1940), pp. 403-426; trad. it. di G.


Pancaldi, Che cos’è la dialettica?, in Congetture e confutazioni, Il Mulino, Bologna
1972, pp. 531-570.
9 La distinzione tra i diversi usi del termine contraddizione in Hegel e delle

rispettive linee interpretative – accezione metaforica, l’accezione della


contraddizione come errore dell’intelletto corrispondente alla lettura coerent-
ista – riprende uno schema elaborato con Luca Illetterati. Cfr. L. ILLETTERATI,
Contradictio regula falsi? Intorno alla teoria hegeliana della contraddizione,
in La contradizion che nol consente. Forme del sapere e valore del principio di non
contraddizione, a cura di F. Puppo, F. Angeli, Milano 2010, pp. 85-114.
10 Vi sono quattro fondamentali modi di definire la contraddizione (Cfr. P.

GRIM, What is a Contradiction?, in The Law of Non-Contradiction. New Philosophical


Essays, ed. by G. Priest, G. Beall, Jc. Armour-Garb, Clarendon Express,
Oxford 2004, pp. 49-72). La contraddizione può essere definita in termini
semantici, facendo quindi riferimento al valore di verità, come la congiunzione
di due proposizioni delle quali una è necessariamente vera e l’altra è necessaria-
88 Michela Bordignon Saggi

struttura oppositiva, sulla traccia dell’opposizione reale kantiana, o


della relazione di opposizione tra termini correlativi, contrari ecc11.
Questo uso metaforico della nozione di contraddizione avrebbe
alle proprie spalle un intento sostanzialmente provocatorio nei
confronti del paradigma intellettualistico di pensiero, mentre non

mente falsa. In secondo luogo la contraddizione può essere definita in termini


sintattici, cioè in relazione alla forma logica degli enunciati, per cui la
contraddizione risulta essere la congiunzione di due proposizioni di cui l’una è
la negazione dell’altra. In terzo luogo c’è una definizione pragmatica della con-
traddizione, una definizione che fa riferimento agli atti linguistici. La contrad-
dizione, in questo senso, è la congiunzione dell’asserzione e del rifiuto di una
medesima proposizione. Infine la contraddizione può essere definita in termini
ontologici: si ha una contraddizione a livello ontologico nella misura in cui un
individuo possiede e non possiede una determinata proprietà, o possiede pro-
prietà incompatibili allo stesso tempo e sotto il medesimo rispetto.
11 «Il senso in cui tali contraddizioni sono ammesse da Hegel è determinato

dall’uso che egli fa di questo concetto e non da ciò che ne dice. E poiché egli
usa la “contraddizione” per illuminare il funzionamento delle nozioni comuni e
delle cose del mondo, e non per gettare l’ombra del dubbio sul loro significato
o sulla loro realtà, è chiaro che non la adopera in quella maniera auto-
cancellante che sembrerebbe, a prima vista, plausibile. Per presenza di “con-
traddizioni” nel pensiero o nella realtà Hegel intende, è chiaro, la presenza di
tendenze opposte o antitetiche, tendenze che operano in direzioni contrarie,
che mirano, ciascuna, a dominare tutto quanto il campo e a sconfiggere il
proprio avversario, ma che esigono anche, ciascuna, il proprio avversario per
essere ciò che esse sono e per avere qualcosa contro cui lottare» (J.N.
FINDLAY, Hegel oggi, trad. it. di L. Calabi, Istituto Librario Internazionale,
Milano 1972, pp. 72-73). Anche Hartmann si esprime in termini simili: «La
contradiction, par son essence, appartient a la sphère des pensées et des
concepts. Pour «contredire» il faut «dire»: la contradiction, en bonne logique,
suppose le jugement. Des concepts et des jugements peuvent se contredire [...].
Mais des choses, des événements, des rapports réels ne le peuvent pas, a la
rigueur. […] Ce qu’on appelle, très improprement, contradiction dans la vie et
dans la réalité n’est pas le moins du monde une contradiction, mais, a la vérité,
un conflit» (N. HARTMANN, Hegel et le problème de la dialectique du réel, in «Revue
de Métaphysique et de Morale», 38 (1931), pp. 314-315).
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 89

porrebbe in alcun modo in questione la validità del PNC12. Le


letture metaforiche risultano però viziate da due punti critici di
importanza sostanziale:
a) mitigano la radicalità della proposta hegeliana sulla con-
traddizione, presupponendo una non consapevolezza o
un uso improprio, da parte di Hegel, del significato di
determinazioni concettuali le cui distinzioni erano invece
tenute ben presenti da Hegel13;
b) non spiegano effettivamente come la contraddizione
possa giocare il ruolo di motore del processo dialettico:
dire che la contraddizione sta per un qualche tipo di
relazione oppositiva – la cosiddetta “unità degli opposti”
– non spiega ancora in che senso questa contraddizione
muova il processo dialettico che porta al superamento del
paradigma intellettualistico e alla costituzione di questa

12 «Si donc, en appelant «contradiction» la relation essentielle, Hegel veut dire


que, par suite de la dualité qu’elle implique, elle peut paraître à première vue
logiquement contradictoire au point de vue partiel et provisoire de l’entendement,
il s’ensuit que l’expression «contradiction» est employée ici par métaphore. Et
cette métaphore est d’intention polémique» (F. GREGOIRE, Études Hégélienne,
Les points capitaux du système, Lovain, Paris 1958, p. 92).
13 Per quanto riguarda l’opposizione reale, gran parte della tematizzazione

dell’opposizione all’interno delle determinazioni della riflessione, nella dottrina


dell’essenza, rappresenta il diretto confronto di Hegel con la nozione kantiana
di opposizione reale. I riferimenti a Kant sono chiari non solo nelle distinzioni
concettuali, ma anche negli esempi cui Hegel fa riferimento nelle note. Non è
quindi possibile sostenere che Hegel non conoscesse o non tenesse conto della
distinzione tra opposizione logica e opposizione reale. Sarebbe piuttosto il caso
di affermare che proprio al concetto hegeliano di contraddizione sottosta una
critica radicale a questa distinzione. Per quanto riguarda invece altri tipi di
distinzioni, come quella tra contrari e contraddittori, non è pensabile che Hegel
non ne tenesse conto e che più semplicemente incorresse in banali confusioni
concettuali. Basti considerare gli scritti dei corsi di Norimberga, dove Hegel
mette a tema proprio queste nozioni, di cui mostra di avere una conoscenza
ben precisa (cfr. NG, p. 185; pp. 117-118). Proprio questa distinzione viene
ripresa anche all’interno della Scienza della logica (cfr. WdL III, p. 46; p. 697).
90 Michela Bordignon Saggi

unità. La contraddizione sembra cioè essere sempliceme-


nte l’esito di ogni passaggio dialettico e non ciò che
muove il processo stesso.

2. L’interpretazione coerentista della dialettica: contradictio regula falsi e


contradictio regula veri

Di fronte alle insufficienze di queste letture, si sono sviluppati,


soprattutto a partire dagli anni Ottanta, dei nuovi approcci
interpretativi14. Questi nuovi approcci sono sostanzialmente ri-
conducibili a quella che è stata definita come “interpretazione
coerentista della dialettica hegeliana”. Questo tipo di lettura
infatti:
a) Si basa sulla tesi per cui il concetto hegeliano di con-
traddizione corrisponde a una contraddizione intesa nel
tradizionale significato sintattico e semantico del termine.
b) Questa contraddizione, proprio in quanto caratterizzata
dal significato che viene ad assumere nella logica standard,
funziona da motore del processo dialettico ed è quindi
superata nel processo dialettico stesso.
Per capire come si articolino questi due aspetti all’interno della
linea interpretativa coerentista si andranno ad analizzarne ora le
tesi fondamentali.
La tesi fondamentale dell’interpretazione coerentista della dialet-
tica è che la contraddizione, sia all’interno del pensiero hegeliano,

14 In quest’ottica, risultano paradigmatici lavori come quelli di Severino, Fulda,


Marconi. In particolare cfr. E. SEVERINO, La struttura originaria, La Scuola,
Brescia 1958 (nuova ed. ampliata: Adelphi, Milano 1981); ID., Gli abitatori del
tempo. Cristianesimo, marxismo, tecnica, Armando Armando, Roma 1978; H.F.
FULDA, Unzulängliche Bemerkungen zur Dialektik, in Hegel Bilanz, hrsg, v. R.
Reede e J. Ritter, Klostermann, Frankfurt a. M. 1973, pp. 231-262; D.
MARCONI, La formalizzazione della dialettica, in La formalizzazione della dialettica, a
cura di D. Marconi, Rosenberg & Sellier, Torino 1979, pp. 9-84; ID.,
Contradiction and the Language of Hegel’s Dialectic: a Study of the Science of Logic
(tesi di dottorato), University Microfilms International, Pittsburgh 1980.
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 91

sia all’interno di una concezione generale della logica, è neces-


sariamente falsa. Non può quindi darsi il caso che Hegel avesse
veramente voluto affermare qualcosa come la verità della con-
traddizione, o, detto ancor più chiaramente, non può darsi il caso
che Hegel avesse voluto sostenere che ci sono contraddizioni
vere.
Proprio in quanto falsa, la contraddizione funziona da motore del
processo dialettico. In quanto falsa, la contraddizione è indice
della necessità di una rideterminazione di ciò che è caratterizzato
contraddittoriamente. Nell’interpretazione coerentista sono le de-
terminazioni dell’intelletto a mostrarsi come contraddittorie. La
loro contraddittorietà è indice della loro falsità e della necessità di
una loro rideterminazione concreta. La contraddizione corris-
ponde al sintomo dell’errore dell’articolazione intellettualistica di
una data determinazione e la riarticolazione della determinazione
in questione sulla base della sua contraddittorietà non è altro che
lo sviluppo della dialettica della determinazione stessa.
In questo senso, nella prospettiva coerentista, la contraddizione è
regula veri solo nella misura in cui è innanzitutto regula falsi, ossia
funziona da principio di falsificazione dell’articolazione astratta
delle determinazioni logiche e rappresenta quindi il momento
specificamente critico-negativo del metodo dialettico.
Si ripercorrerà qui brevemente la struttura dei tre momenti della
dialettica per chiarire in che senso la contraddizione viene ad
assumere, proprio all’interno del processo dialettico, quel valore
critico-negativo che l’interpretazione coerentista attribuisce a
questa struttura logica.

(1) Momento astratto o intellettuale (abstrakte oder verständige)

Il pensiero, come intelletto (Verstand), se ne sta alla determinazione


rigida (festen Bestimmtheit) e alla differenza di questa verso altre:
siffatta limitata astrazione vale per l’intelletto come cosa che è e
sussiste per sé (als für sich bestehend und seyend) 15.

15 Enz, p. 118; p. 96.


92 Michela Bordignon Saggi

Il processo dialettico prende le mosse dal momento astratto-


intellettuale, in cui una data determinazione si articola nella sua
immediatezza, ossia nella sua astrazione e unilateralità. Questa
stessa caratterizzazione viene assunta nella sua fissità e stabilità.
L’articolazione immediata della determinazione in questione si
fonda sul principio d’identità per cui ogni cosa, o una deter-
minazione in generale, si costituisce nella propria astratta ugua-
glianza con sé16. Questo implica la pretesa auto-sussistenza delle
determinazioni in questione: nella loro immediatezza e astrazione,
le determinazioni sussistono nella loro indipendenza rispetto a ciò
che è altro da sé, perché ogni rapporto ad altro, nel paradigma
identitario che le fonda, rischierebbe di introdurre un qualche tipo
di cambiamento e viziare la purezza della loro costituzione,
compromettendo quindi la stabilità cui la prospettiva intellettua-
listica di per sé mira.

(2) Momento dialettico o negativo-razionale (dialektische oder


negativ-vernünftige)

Il momento dialettico (dialektische) è il sopprimersi da sé di siffatte


determinazioni finite e il loro passaggio nelle opposte (das eigene
Sich-aufheben solcher endlichen Bestimmungen und ihr Übergehen in ihre
entgegengesetzte) 17.

16 «L’astrarre dell’intelletto è il violento afferrarsi a una determinazione (das


Abstrahieren des Verstandes ist das gewaltsame Festhalten an einer Bestimmtheit), uno
sforzo per oscurare e allontanare la coscienza dell’altra determinazione che colà
vi si trova» (ivi, p. 129 (p. 108)); «dato che […] l’idea in generale è l’unità concreta
e spirituale, mentre l’intelletto consiste nel comprendere le determinazioni del
concetto solo nella loro astrazione e perciò nella loro unilateralità (Einseitigkeit) e
finitezza (Endlichkeit), quella unità viene resa un’identità astratta e priva di
spirito (jene Einheit zur abstrakten geistlosen Identität), in cui la differenza non è
contenuta ma tutto è uno» (G.W.F. HEGEL, Enzyklopadie der philosophischen
Wissenschaften im Grundrisse (1827), in GW, Bd. XIX, hrsg. von W. Bonsiepen
und H. C. Lucas, Meiner, Hamburg 1989, p. 8; trad. it. Enciclopedia delle science
filosofiche, cit., p. LXXXII).
17 Enz, p. 119; p. 96.
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 93

Il secondo momento del processo dialettico è quello specifica-


mente dialettico-negativo, in cui il paradigma intellettualistico
viene messo in crisi da quello della ragione. In questo momento,
in particolare, vengono esplicitate le contraddizioni interne
all’articolazione intellettualistico-immediata di una data determi-
nazione logica e viene così messa in luce l’inconsistenza di una
caratterizzazione unilaterale e astratta che si pretende essere auto-
sussistente, fissa, stabile e indipendente18. La ragione è radical-
mente ragione critica e mette in evidenza come la concreta
costituzione delle determinazioni non sia basata sulla loro auto-
sussistenza e indipendenza; esse si articolano piuttosto sulla base
di una relazione costitutiva con il proprio altro, che risulta essere
quindi una componente essenziale di ogni determinazione. La
relazione ad altro è implicata dallo sviluppo stesso del contenuto
della determinazione nella sua indipendenza e pretesa auto-sussi-
stenza, un contenuto che, proprio per questo, si mostra essere in
se stesso contraddittorio.

(3) Momento speculativo o positivo-razionale (spekulative oder


positiv-vernünftige)

Il momento speculativo, o positivo-razionale (Spekulative oder


Positiv-Vernünftige), concepisce l’unità delle determinazioni nella

18 Secondo la prospettiva dell’intelletto, è «solo mediante questa attenzione


univocamente orientata su singoli aspetti dell’argomento in questione, che
qualcosa può essere efficacemente padroneggiato e ottenuto» (J.N. FINDLAY,
Hegel oggi, cit., p. 54). Ma il risultato della determinazione intellettualistica, non è
la verità dell’oggetto, quanto piuttosto «l’ottenere» e «il padroneggiare» una data
conoscenza su esso. Come specifica Hegel, «l’intelletto che procede per tabelle
e incasellamenti serba per sé la necessità e il concetto del contenuto, vale a dire
ciò che costituisce la concretezza, la realtà e il movimento vivente della cosa su
cui esso opera. O meglio, piuttosto che serbare tutto ciò per sé, tale intelletto
semplicemente non lo conosce: se infatti avesse questa capacità di penetra-
zione, in qualche modo la mostrerebbe. Il fatto è che esso non sente minima-
mente il bisogno di tale penetrazione; se così non fosse, rinuncerebbe allora
alle proprie schematizzazioni, o per lo meno non si accontenterebbe di un
sapere che è mero sommario di argomenti» (PdG, p. 38; p. 115).
94 Michela Bordignon Saggi

loro opposizione (die Einheit der Bestimmungen in ihrer


Entgegensetzung); ed è ciò che vi ha di affermativo nella loro
soluzione e nel loro trapasso19.

Il processo dialettico si conclude con il momento speculativo-


razionale. La contraddittorietà e la nullità della pretesa auto-
sussistenza delle determinazioni nella loro astrazione implica la
necessità per ogni determinazione di articolarsi nel costitutivo
rapporto con la determinazione opposta. Questa necessità trova
effettivo sviluppo nella cosiddetta “unità degli opposti”. In
questo terzo momento la ragione mostra quindi il proprio lato
positivo per cui, a partire dall’inconsistenza della determinazione
intellettualistica, muove verso una sua ridefinizione concreta, che
si realizza compiutamente nell’unità di ogni determinazione con la
determinazione opposta.
All’interno di questo processo, la contraddizione, nella sua valen-
za critica:
(1) si genera nel primo momento;
(2) viene esplicitata nel secondo;
(3) viene risolta nel terzo.
Semplificando molto i termini del discorso, in (1) una data deter-
minazione, poniamo A, si dà nella sua indipendenza e astrazione
rispetto a tutto ciò che è altro da essa, cioè da A. L’astrazione
da A è però in fin dei conti l’esclusione da tutto ciò che è
diverso da A. Tuttavia, questa esclusione stessa è già di per sé un
qualche tipo di rapporto tra A e A. Si tratta cioè di un’esclu-
sione che è già di per sé ciò che essa stessa esclude e che quindi è
in se stessa contraddittoria. Fondandosi su questo tipo di
dinamica auto-escludente, la determinazione intellettualistica,
nella sua pretesa auto-sussistenza, mostra di sussistere solo nella
relazione ad altro e quindi rivela la sua natura intimamente con-
traddittoria. Una determinazione nella sua immediatezza esclude
da sé il proprio altro. In questa esclusione essa contiene quindi già
implicitamente quella costitutiva relazionalità da cui la sua
articolazione immediata parrebbe prescindere. Ne consegue «il

19 Enz, p. 120; p. 97.


Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 95

necessario contraddirsi delle determinazioni dell’intelletto con se


stesso»20. La ragione porta a esplicitazione questa contraddizione
interna al paradigma intellettualistico e ne mostra così il neces-
sario toglimento.
Nella linea interpretativa coerentista il risultato della contrad-
dizione ha due lati, uno negativo e uno positivo.
Il lato negativo è quello in atto nel secondo momento della
dialettica, quello dialettico o negativo-razionale, per cui la con-
traddizione implica la negazione delle assunzioni unilaterali e
astratte dell’intelletto:

La dialettica […] è questa risoluzione immanente (ist diss immanente


Hinausgehen), nella quale la unilateralità e limitatezza delle deter-
minazioni intellettuali si esprime come ciò che essa è, ossia come
la sua negazione (ihre Negation) 21.

La contraddittorietà delle determinazioni dell’intelletto implica la


negazione dell’assunzione che la implica, ovvero l’astratta e
unilaterale identità di una data determinazione logica autosus-
sistente e indipendente rispetto all’altro da sé. La dialettica, in
quest’ottica, si sviluppa come una sorta di reductio ad absurdum del
paradigma intellettualistico. La contraddizione, in questo senso, è
regula falsi, è cioè principio di falsificazione dell’articolazione
intellettualistica delle determinazioni logiche.
Il lato positivo del risultato della contraddizione è invece quello
per cui la negazione delle assunzioni non è una semplice nega-
zione astratta, ma una negazione determinata. Dalla contraddi-
zione non consegue semplicemente la negazione, e quindi la fal-
sità, dell’assunzione astratta delle determinazioni nel paradigma
intellettualistico. La contraddizione implica anche la verità dell’as-
sunzione opposta, e cioè quella della struttura relazionale delle
determinazioni. La negazione derivante dalla contraddizione è
quindi una negazione determinata nella misura in cui da essa non
risulta il semplice esito scettico del secondo momento della

20 WdL I, p. 39; p. 27.


21 Enz, p. 119; p. 96.
96 Michela Bordignon Saggi

dialettica. La negazione in questione rappresenta anche il punto di


partenza per un processo di concreta riarticolazione delle deter-
minazioni logiche, un processo che porta a un’effettiva soluzione
della contraddizione incontrata nel momento astratto-intellettuale.
La contraddizione è regula falsi; ma proprio e solo in quanto è
regula falsi è anche regula veri, perché la negazione delle assunzioni
che la implicano porta alla sua risoluzione e allo sviluppo
concreto della determinazione di volta in volta in questione.
Questo valore produttivo della contraddizione viene dispiegato
nel terzo momento della dialettica, quello speculativo o positivo-
razionale. Questo valore produttivo è però derivato e dipendente
da quello che rimane il ruolo sostanziale della contraddizione
all’interno del processo dialettico, ossia quello di messa in crisi del
paradigma intellettualistico.
Fin qui sono state messe in evidenza le dinamiche fondamentali
dell’interpretazione coerentista. Sulla base di questa delineazione
generale è ora possibile andare a concentrarsi su alcune considera-
zioni più specifiche che caratterizzano l’approccio coerentista alla
questione della contraddizione nel pensiero hegeliano.
(a) In primo luogo va sottolineato come la dialettica, nell’ottica
coerentista, non metta in questione in alcun modo i principi
della logica standard. Al contrario, il modo in cui viene
interpretata la struttura del processo dialettico risulta basato
su questi stessi principi. Sia il valore critico-negativo sia il
valore positivo-produttivo della contraddizione, per come
sono stati sopra caratterizzati, dipendono proprio dal fatto
che la contraddizione è concepita sui parametri della logica
tradizionale e in particolare del PNC, per cui una contrad-
dizione è necessariamente falsa22.

22Questa è la formulazione semantica del PNC. Esistono altre formulazioni


corrispondenti alle diverse accezioni della contraddizione cui sopra abbiamo
fatto riferimento, e quindi anche una formulazione sintattica, pragmatica (entro
cui può essere fatta rientrare anche una formulazione psicologica) e ontologica.
In ognuna si sostiene l’impossibilità della contraddizione nel senso di volta in
volta in questione.
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 97

Dal punto di vista del lato specificamente critico-negativo del


processo dialettico, la contraddittorietà delle determinazioni
dell’intelletto, proprio sulla base del PNC, implica la falsità di
queste stesse determinazioni. In questo modo la contraddi-
zione spinge il processo stesso verso una revisione delle
assunzioni astratte che generano tale contraddittorietà e
verso una ri-determinazione concreta della categoria logica di
volta in volta in questione. Solo in quanto falsa, la
contraddizione rappresenta effettivamente il “motore del
processo dialettico”. Questo modo di far agire la contrad-
dizione all’interno della dialettica corrisponde al modo in cui
lo stesso Popper concepisce la contraddizione, ovvero come
il criterio di falsificazione di una concezione errata della
realtà23.
Dall’altra parte, il PNC ha un ruolo essenziale anche nel lato
positivo-produttivo della dialettica. La contraddizione delle
determinazioni dell’intelletto implica la negazione dell’assun-
zione che la implica e l’affermazione dell’assunzione opposta,

23 «I dialettici affermano che le contraddizioni sono proficue, fertili, portatrici


di progresso, e abbiamo riconosciuto che, in un certo senso, è così. Ma ciò è
vero solo nella misura in cui siamo decisi a non rassegnarci di fronte alle
contraddizioni, e a cambiare qualsiasi teoria ne comporti; in altre parole, se non
accettiamo mai una contraddizione, è soltanto per questa nostra determi-
nazione che la critica, cioè il rilievo che diamo alle contraddizioni, ci induce a
cambiare le nostre teorie e dunque a progredire» (K. POPPER, Che cos’è la
dialettica?, cit., p. 538). È proprio in questo senso che Butler, ad esempio, legge
lo sviluppo del processo dialettico: «the Science of Logic […] is ‘conjecture and
refutation’ in the dialectical sense of finding contradiction in different ways of
identifying the absolute» (C. BUTLER, Hegel in an Analytic Mode, in Hegel’s Theory
of the Subject, ed. by D. G. Carlson, Palgrave MacMillan, Houndmills - New
York 2005, p. 170). In questo modo Butler sottolinea il ruolo critico negativo
della contraddizione, ma allo stesso tempo anche la valenza costitutiva della
contraddizione all’interno della dialettica, perché solo nell’attraversare il mo-
mento critico negativo della contraddizione il processo dialettico mette in atto
il suo effettivo sviluppo.
98 Michela Bordignon Saggi

che significa la negazione dell’unilaterale e astratta auto-


sussistenza della determinazione e l’affermazione della sua
natura relazionale. In questa natura relazionale, la
determinazione si costituisce nel rapporto di codetermina-
zione con la determinazione opposta, rapporto che cor-
risponde alla cosiddetta “unità degli opposti”. Questo
rapporto corrisponde a una sorta di declinazione positiva e
concreta del PNC. Nell’unità con il proprio opposto ogni
determinazione si costituisce proprio sulla base del PNC, nella
misura in cui è se stessa nel non essere il proprio altro24. In
altri termini, l’unità delle determinazioni opposte non
equivale mai alla loro identità ma alla loro codeterminazione
negativa. Nell’esplicitare questo punto, Emanuele Severino
sostiene che:

dire che è all’interno della loro unità che gli opposti sono ognuno
«negazione dell’altro» significa, appunto, escludere che all’interno
di tale unità gli opposti si identifichino: significa che, nell’unità,
l’uno non è l’altro […] stando in relazione all’altro, riesce ad
essere sé, riesce ad essere sé senza dissolversi nell’altro, riesce ad
essere una determinazione. In questo senso l’unità degli opposti
(cioè la relazione all’altro) lungi dall’essere la violazione del
p.d.n.c., è addirittura la condizione trascendentale del costituirsi di
tale principio. […] L’opposizione non è una violazione del
p.d.n.c., ma è la stessa non-contraddizione25.

24 «Il toglimento della contraddizione è il toglimento di ciò che la produce,


ossia è il toglimento dell’isolamento della determinazione […] ossia è la posi-
zione dell’unità necessaria della determinazione e del suo opposto» (E.
SEVERINO, La struttura originaria, cit., pp. 54-55).
25 Ivi, p. 39. In termini simili, Paolo Bettineschi scrive: «Il senso che va

attribuito all’unità affinché questa si fonda insieme all’opposizione è esatta-


mente quello per cui, entro l’unità, i concetti opposti siano determinatamente
posti, posti distintamente e, proprio in forza di questa determinazione distin-
guente, non vengano lasciati nell’illusoria separatezza dell’astrazione che pone
invece indipendentemente ciò che indipendente non è. La confusione dei
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 99

La dialettica risulta essere perciò un processo del tutto


coerente e si sviluppa anzi proprio sull’esigenza di individua-
re un’articolazione coerente delle determinazioni logiche.
Usando le parole di Emanuele Severino, la dialettica non
consisterebbe in altro che nel «toglimento del necessario
contraddirsi della determinazione isolata, il risultato del
metodo – l’unità degli opposti – è il nesso necessario – tra le
determinazioni»26.
Ecco come ad esempio François Gregoire mette in evidenza
il ruolo del PNC come presupposto essenziale allo sviluppo
del processo dialettico:

Loin de supposer le rejet du principe de non-contradiction, ce


processus est, tout au contraire, entièrement et visiblement
appuyé sur lui27.

Così pure John McTaggard:

If [. . .] the dialectic rejected the law of contradiction, it would


reduce itself to an absurdity, by rendering all argument, and even
all assertion, unmeaning [. . .] In fact, so far is the dialectic from
denying the law of contradiction, that it is especially based on it28.

concetti opposti viene evitata precisamente attraverso il pensamento di un’uni-


tà che tenga in sé ciò che è opposto come un momento determinato e signifi-
cante esclusivamente all’interno del complesso semantico individuato nell’op-
posizione stessa. E questo complesso è la stessa unità degli opposti momenti
concettuali» (P. BETTINESCHI, Contraddizione e verità nella logica di Hegel, cit., p. 55).
26 E. SEVERINO, La struttura originaria, cit., p. 55.
27 F. GREGOIRE, Etudes hégéliennes, cit., p. 61. In realtà Gregoire mette in

relazione due valori della contraddizione, quello metaforico e quello critico-


negativo, per cui questa struttura logica viene ad assumere, all’interno del
processo dialettico, sia il significato dell’errore della concezione astratta dell’in-
telletto, sia la valenza metaforica con cui esprime lo stare insieme dei termini
opposti, uno stare insieme che però, secondo Gregoire, non implica ancora la
sussistenza di alcun tipo di contraddizione propriamente intesa.
28 J. MCTAGGART, Studies in the Hegelian Dialectic, Batoche Books, Kitchener,

Ont. 2000, p. 15.


100 Michela Bordignon Saggi

Robert Brandom, in termini simili, enuncia il ruolo chiave del


PNC nella dialettica:

Hegel, lungi dal rigettare la legge di non contraddizione, la


radicalizza e la colloca al centro stesso del suo pensiero29.

Allo stesso modo Diego Marconi scrive:

it is a basic principle of Hegelian dialectic that there be an urge


[…] to get away from contradiction – or, rather, over it30.

addirittura, come sottolinea Paolo Bettineschi:

non solo la logica hegeliana sembra mantenersi fedele al princi-


pio di non contraddizione; essa pare addirittura svilupparne il
senso concreto che lo lega inscindibilmente all’identità e lo
oppone a ogni sua possibile assunzione intellettualistica31.

Il PNC, in questa prospettiva interpretativa, risulta essere il


centro stesso della dialettica, perché è ciò che ne muove lo
sviluppo. È proprio sulla base del PNC che le determinazioni
dell’intelletto si mostrano come false e ancora sulla base del
32
PNC si delinea la loro concreta ri-articolazione .
L’approccio coerentista alla dialettica sembra in questo senso
risolvere molti dei problemi connessi al concetto di contrad-
dizione in Hegel, riuscendo a sviluppare un resoconto di
come la contraddizione possa essere principio di verità –

29 R-B. BRANDOM, Olismo e idealismo nella Fenomenologia di Hegel, cit., p. 249.


30 D. MARCONI, Contradiction and the Language of Hegel’s Dialectic., cit., p. 168.
31 P. BETTINESCHI, Contraddizione e verità nella logica di Hegel, Vita e Pensiero,

Milano 2010, p. 9.
32 «Questo è il senso della contraddizione in Hegel, che si produce a seguito

della separazione astratta dei concetti e delle determinazioni reali correlate; e in


questo essa agisce come il motore della dialettica» (M. RUGGENINI, Lo spirito e
la parola. Dialettica di soggettività e finitezza, in Hegel contemporaneo, cit., p. 487).
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 101

regula veri – proprio in quanto è regula falsi33. Il valore


speculativo, o, come detto sopra, produttivo della contraddi-
zione non implica, nella lettura coerentista, la sussistenza di
alcun tipo di inconsistenza nel discorso hegeliano e quindi
scongiura il rischio della banalizzazione del sistema logico
derivante dell’ex falso quodlibet.
(b) Le interpretazioni coerentiste della dialettica, focalizzando
l’attenzione proprio sul momento critico-negativo in cui
emerge la contraddittorietà e quindi la non-sussistenza delle
determinazioni dell’intelletto, si fondano quindi su una netta
distinzione tra il piano dell’intelletto e il piano della ragione:

L’intelletto determina e tien ferme le determinazioni (Der Verstand


bestimmt und hält die Bestimmungen fest). La ragione è negativa e
dialettica (die Vernunft ist negativ und dialektisch), perché dissolve in
nulla le determinazioni dell’intelletto. Essa è positiva, perché
genera l’universale e in esso comprende il particolare34.

Perciò, se da una parte nel paradigma intellettualistico si


generano le determinazioni contraddittorie, dall’altra la
ragione porta alla luce questa contraddittorietà nel momento
specificamente negativo-razionale e la risolve nell’unità delle
determinazioni-opposte all’interno del momento positivo-
razionale. Ne risulta che la contraddizione detiene un ruolo
costitutivo all’interno del processo dialettico nella misura in
cui essa è ciò che permette il passaggio proprio dal piano
dell’intelletto a quello della ragione e quindi l’avanzamento
del processo stesso.
(c) In questo modo, il ruolo costitutivo della contraddizione
nella dialettica non ha nulla a che fare con un presunto valore
ontologico di questa struttura logica. La contraddizione

33 «E l’esserci della non-verità è esattamente l’esserci della contraddizione che


attende la propria rimozione – che attende il proprio toglimento dialettico da
parte del pensiero, che pensando la realtà, anche crea la realtà» (P.
BETTINESCHI, Contraddizione e verità nella logica di Hegel, cit., p. 8).
34 WdL I, p. 8; p. 6.
102 Michela Bordignon Saggi

necessariamente esiste, ma non nella realtà. La contrad-


dizione esiste necessariamente solo all’interno dell’orizzonte
della conoscenza astratta dell’intelletto. La stessa tesi
hegeliana per cui «tutte le cose sono in se stesse contrad-
dittorie»35 indica che la contraddittorietà – una contrad-
dittorietà propriamente logica e non meramente metaforica –
è una caratteristica essenziale delle cose, ma delle cose non
per come si danno nella realtà effettiva, ma per come sono
determinate all’interno della comprensione astratta dell’intel-
letto. Rispetto a questo, l’interpretazione severiniana risulta
paradigmatica:

Questa «opposizione logica» lungi dall’essere l’essenza della realtà,


è per Hegel il contenuto inadeguato che sta dinanzi al pensiero
che, in quanto intelletto, non riesce a scorgere quell’essenza. Per
Hegel il contraddirsi […] non è l’essenza della realtà, ma è
l’essenza dell’intelletto (anche se l’intelletto è convinto – isolando
la determinazione del suo opposto – di essere l’unica difesa valida
contro la contraddizione), ossia è l’essenza dell’atto che isola ciò
che è unito e che pertanto altera l’essenza della realtà.
L’«opposizione logica» è il prodotto dell’intelletto «che persiste
nelle sue separazioni» […], non della ragione36.
(d) La contraddizione, in questo senso, è il segnale della finitezza
dell’intelletto e dei suoi prodotti, nonché del loro inevitabile
superamento. Theunissen mette in evidenza in modo partico-
larmente efficace il ruolo che la contraddizione gioca proprio
in questo senso critico-negativo all’interno della dialettica,
riconoscendo in essa il sintomo dei limiti del pensiero nella
sua declinazione intellettualistica. Theunissen sottolinea
infatti come la ragione, hegelianamente intesa, abbia in se
stessa la forza della propria realizzazione, che consiste
fondamentalmente nel suo Übergreifen, nel suo «estendersi»

35 WdL II, p. 286; p. 490.


36 E. SEVERINO, Gli abitatori del tempo, cit., p. 41.
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 103

sulla realtà. La contraddizione segna i limiti che il pensiero


dialettico man mano incontra in questo processo di auto-
determinazione. La contraddizione rappresenta la «Krise der
Macht» di questa realizzazione e poiché la Macht è propria
della ragione (Vernunft), la sua messa in crisi non può che
essere provocata dal suo avversario, ossia l’intelletto
(Verstand)37. La contraddizione è quindi il punto critico del
processo di realizzazione della razionalità che proprio in
questa struttura logica manifesta la sua incapacità di avere
presa sulla realtà. Perciò le determinazioni dell’intelletto sono
essenzialmente finite, destinate a sopprimersi e a passare
nelle determinazioni ad esse opposte38.
(e) La contraddizione, nell’ottica coerentista, lungi dall’avere un
qualche valore ontologico, è caratterizzata piuttosto da una
valenza sostanzialmente epistemologica. La contraddizione
non ha cioè a che fare con il modo di costituirsi delle
determinazioni, ma con la nostra conoscenza limitata, unila-
terale, rispetto alla loro costituzione. Naturalmente con la

37 «Dialektisches Denken wäre aber nicht, was es ist, würde es nicht auch seine
Grenze reflektieren. An seine Grenze stößt es in Denken des Widerspruchs»
(M. THEUNISSEN, Krise der Macht. Thesen zur Theorie des dialektischen Widerspruchs,
in «Hegel Jahrbuch», 7 (1974), p. 318).
38 «Contraddizione […] è essenzialmente la posizione di qualcosa come altro da

sé. Ora, per la logica hegeliana, la posizione di qualcosa come altro da sé, è la
posizione che spetta a ogni tesi intellettuale o astratta. L’intelletto pone infatti
le sue astrazioni come aventi autonoma sussistenza, come capaci di mantenersi
indipendentemente, al di là della relazione a tutto ciò che esse non sono, senza
avvedersi che – facendo tanto – esso isola la determinazione (questo il senso
dell’astrazione) dal riferimento oppositivo-negativo a ciò che ne costituisce
l’alterità, e – così isolata dall’opposizione negante all’altro da sé – la
determinazione è destinata a contro-vertirsi nell’altro tralasciato. Ma la posi-
zione astratta-intellettuale […] è ciò che per il metodo dialettico costituisce
proprio la contraddizione tetica che andrà sopprimendosi nel momento
negativo-razionale, per poi ricostituirsi secondo verità, ovvero secondo l’unità
delle determinazioni nella loro opposizione nel momento positivo-razionale o spe-
culativo» (P. BETTINESCHI, Contraddizione e verità nella logica di Hegel, cit., pp. 8-9).
104 Michela Bordignon Saggi

contraddizione, anche la dialettica stessa viene intesa in


quest’accezione primariamente epistemologica, ossia come il
processo in cui si sviluppa la conoscenza delle determina-
zioni, una conoscenza che si fa man mano più vera e
concreta sulla base della risoluzione delle contraddizioni
implicate dalla loro tematizzazione intellettualistica.

3. Coerentismo semantico

Un sottoinsieme delle interpretazioni coerentiste sono le inter-


pretazioni di stampo specificamente semantico: il processo
dialettico viene letto come una teoria semantica, ossia come
processo di determinazione del significato39. Letture di questo
tipo sono state proposte ad esempio da Hans Friedrich Fulda40,
da Stekeler-Weithofer41, da Diego Marconi42, da Francesco
Berto43, ma anche da Emanuele Severino44. La dialettica, in

39 Si tratta di letture che non solo hanno riportato lo sviluppo del processo
dialettico all’interno degli schemi della logica classica, ma che anzi si sono
sviluppate proprio nel confronto diretto e tramite l’apporto della logica e della
filosofia del linguaggio, abbattendo quella barriera che tradizionalmente sussis-
te tra filosofia analitica e filosofia continentale.
40 «[…] der dialektische Fortgang auch den Charakter einer Bedeutungsmodifikation

hat» (H.F. FULDA, Unzulängliche Bemerkungen zur Dialektik, cit., p. 243).


41 «Ihr Ziel ist die Aufhebung von Mangeln in der Bloß faktischen

Sprachgebrauch und konventionellen Urteilsweisen, die Restitution der


Geltung des Widerspruchsprinzips» (P. STEKELER-WEITHOFER, Hegels
Analytische Philosophie, cit., p. 26).
42 «[…] La dialettica è un modo per aderire all’equivocità del linguaggio

naturale, conservandola. Ma anche, però, andando oltre essa» (D. MARCONI,


La formalizzazione della dialettica, cit., p. 70).
43 Berto, ad esempio, intende «la dialettica come una teoria generale olistica del

significato» (F. BERTO, Che cos’è la dialettica hegeliana?, cit., p. 210).


44 Per Emanuele Severino la dialettica «come teoria del significato consiste

sostanzialmente nel principio che il significato (cioè la determinazione, l’astrat-


to), isolato, è significante come altro da sé, e che questa contraddizione è tolta
togliendo il significato dall’isolamento al suo altro» (E. SEVERINO, La struttura
originaria, cit., p. 55). Per una rassegna degli approcci che intendono la dialettica
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 105

quest’ottica semantica, risulta essere una sorta di analisi critica del


linguaggio naturale attraverso il linguaggio stesso45. Più precisa-
mente, la dialettica consisterebbe in un’autocritica radicale del
linguaggio, in cui vengono fatte emergere le inconsistenze implici-
te negli usi convenzionali di determinati concetti e, sulla base di
queste inconsistenze, vengono attuate delle revisioni di questi usi
convenzionali volti a chiarirne e a renderne coerente la logica interna.
Così, ad esempio, Pirmin Stekeler-Weithofer, in Hegels Analytische
Philosophie, caratterizza il processo di costituzione e comprensione
dei significati distinguendolo in due fasi. La prima corrisponde al
paradigma del verstehen, ossia alla tematizzazione intellettualistica
che rappresenta la fase pre-concettuale di questo processo. In
questa prima fase si assume il significato immediato di un con-
cetto, che si rifà perlopiù al senso che convenzionalmente gli
viene attribuito. La seconda fase, propriamente concettuale,
corrisponde al paradigma del begreifen, ossia alla tematizzazione
concreta della ragione. In questa seconda fase l’uso convenzionale
del concetto viene scomposto nelle sue varie componenti. Queste
vengono poi analizzate e dal loro confronto emergono delle
contraddizioni: l’uso tradizionale mostra incompatibilità e incoe-
renze. Questi elementi critici guidano una ridefinizione del con-
cetto volta a risolvere le problematicità rilevate, ma allo stesso
tempo a conservare gli elementi validi ed efficaci contenuti nel
significato originario46.

come un meccanismo di ridefinizione semantica cfr. D. MARCONI, La


formalizzazione della dialettica, cit., pp. 20-24).
45 «The language of dialectic arises from a process of language revision

operating on both ordinary language and the language of traditional logic and
metaphysics. […] Thus, the language change introduced by dialectic aims first
at showing the speculative spirit of ordinary language integrating it with the
conceptual language of philosophy; and second at refuting previous doctrines
through a clarification of language. […] Dialectic is the process through which
philosophical language is altered in order to address new sets of issues» (A.
NUZZO, Hegel and the Analytic Tradition, Continuum, London-New York 2010,
pp. 65-66).
46 Angelica Nuzzo cerca di mostrare come la dialettica sia un’analisi critica del

‘linguaggio della rappresentazione’ attraverso ‘il linguaggio del concetto’.


Quest’analisi critica consiste in una vera e propria reductio ad absurdum di alcuni
106 Michela Bordignon Saggi

In queste letture emerge un punto di fondamentale importanza


rispetto al rapporto tra pensiero e linguaggio nella dialettica: il
punto di partenza della dialettica è il linguaggio naturale47. Il
processo dialettico porta a trasparenza concettuale le strutture
logiche che si sono sedimentate nel corso della storia della cultura
all’interno del linguaggio, ovvero sviluppa una consapevolezza
critica dell’uso inconscio delle categorie logiche all’interno del lin-

aspetti del linguaggio ordinario o di alcune categorie contenute in alcune


dottrine filosofiche viziate dall’unilateralità che caratterizza il procedere dell’in-
telletto. In particolare, rispetto alla prima triade, Angelica Nuzzo scrive: «The
result of this analysis is that the proposition «pure being and pure nothing are
the same» can be a proposition of dialectic (that is, immediately imply the
proposition «pure being and pure nothing are not the same but absolutely
separated» and thereby expresses the «movement» of «becoming») if and only if
an alteration of philosophical language is introduced, whereby representational
(referential) language is abandoned in favour of the «language of the concept».
Hegel’s argument functions as a reduction ad absurdum of the language of
representation. His point against empiricism and traditional philosophy (both
using representational language and its one-sideness) is that the language of
being-nothing-becoming does not refer to anything (to any extra-linguistic
entity or substrate) but self-reflexivity only to the language of pure being itself.
The propositions of the logic are propositions about the way in which the
«language of the concept» behaves as dialectical language; their aim is to
restore the «speculative meaning» of language» (A. NUZZO, Hegel and the
Analytic Tradition, cit., p. 68).
47 «Natural language, with its intensional contents (meanings) and syntactic

structure, is the starting point of philosophical discourse. Philosophy cannot


do without natural language, though it may go beyond it» (D. MARCONI,
Contradiction and the Language of Hegel’s Dialectic, cit., p. 174). Marconi sottolinea
come la filosofia in Hegel, in quanto scienza priva di presupposti, abbia il
linguaggio ordinario come unico punto d’appoggio da cui far partire la propria
analisi. La filosofia, e la logica in particolare, consiste nell’analisi delle forme del
pensiero, e «le forme del pensiero sono anzitutto esposte e consegnate nel
linguaggio umano» (WdL II, p. 10; p. 10).
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 107

guaggio naturale48. Hegel definisce la logica implicitamente pre-


sente nel linguaggio «logica naturale»49. Le letture semantiche della
dialettica interpretano questo sviluppo di una consapevolezza
critica della logica naturale interna al linguaggio come un processo
di esplicitazione e una risoluzione delle contraddizioni
implicitamente contenute nel modo vago, ambiguo e talvolta
inconsistente in cui determinati concetti si trovano caratterizzati
all’interno del linguaggio ordinario50.

48 «Logic is accordingly not a canon or standard of right reasoning. It can help


us make explicit (and hence available for criticism and transformation) the
inferential commitments that govern the use of all our vocabulary, and hence
articulate the contents of all our concepts» (R-B. BRANDOM, Articulating
Reasons, cit, p. 30). In questo senso la logica viene concepita come l’organo
dell’autocoscienza semantica (cfr. R-B. BRANDOM, Making it explicit, cit., p.
384). Queste considerazioni vengono riprese anche da Hösle, il quale afferma
che «la logica filosofica deve aspirare ad una giustificazione delle locuzioni
logiche fondamentali, deve chiarire la relazione fra concetti, proposizioni, e
inferenze» (V. HÖSLE, Inferenzialismo in Brandom e olismo in Hegel. Una risposta a
Richard Rorty e alcune domande per Robert Brandom, in Hegel contemporaneo, cit., p.
307), e da Francesco Berto, che scrive: «la logica speculativa è l’esplicitazione
degli impegni teorici impliciti nel nostro linguaggio ordinario» (F. BERTO, Che
cos’è la dialettica hegeliana?, cit., p. 45).
49 «Un tale uso delle categorie, che fu chiamato logica naturale, è inconscio»

(WdL I, p. 13 (p. 14)).


50 «The logic is thus the critical display of the workings of the natural

conceptual determination» (D. MARCONI, Contradiction and the Language of Hegel’s


Dialectic, cit., p. 186); o ancora «l’ipotesi interpretativa che qui si sostiene è
infatti che un meccanismo centrale all’opera nella dialettica hegeliana consista
in una continua ridefinizione dei termini concettuali di volta in volta
tematizzati; una ridefinizione che è guidata da, e in larga parte coincide con
l’esplorazione dell’articolazione sintattico semantica con cui il termine è dato
nel linguaggio naturale, di cui, naturalmente, è parte integrante la tradizione
filosofica e culturale in genere» (D. MARCONI, La formalizzazione della dialettica,
cit., pp. 18-19). Un punto di riferimento importante per Marconi, rispetto a
questo modo di leggere la dialettica, sono state sicuramente le riflessioni di
Fulda, per cui la dialettica, come semantica, non può limitarsi ad analizzare il
108 Michela Bordignon Saggi

Anche in questo tipo di interpretazioni la contraddizione gioca


questo ruolo critico-negativo da cui consegue un risvolto
positivo-produttivo, per cui essa mette in evidenza le inconsi-
stenze interne al linguaggio naturale, ma allo stesso tempo guida il
processo di revisione e coerentizzazione della sua logica interna.

4. La lettura coerentista: il tradimento dello scandalo hegeliano

Esaminate le caratteristiche fondamentali dell’interpretazione coe-


rentista, è a questo punto necessario analizzare se questo modo di
leggere la dialettica risulti essere un buon resoconto delle
dinamiche in cui essa effettivamente si sviluppa e valutare in che
misura metta in campo un modo veramente produttivo di
intendere la contraddizione.

4.1 L’inconciliata e assoluta contraddizione dell’intelletto

Innanzitutto va messo in evidenza come, all’interno del processo


dialettico, la contraddizione detenga effettivamente la funzione di
principio di falsificazione dell’articolazione astratta e immediata
delle determinazioni. Questa funzione rappresenta, proprio come
sostengono gli interpreti coerentisti, un momento costitutivo del
metodo dialettico. Uno dei passi in cui questo significato emerge
in modo più esplicito è quello relativo alla tematizzazione astratta
dell’infinito come cattivo infinito (Schlecht-Unendliche):

Posto così l’infinito contro il finito per modo ch’essi abbiano


l’uno verso l’altro la qualitativa relazione di altri, l’infinito è da
chiamarsi il cattivo infinito (Schlecht-Unendliche), l’infinito dell’in-

contenuto concettuale di una determinata espressione; infatti scrive: «Die


dialektische Logik soll nicht nur die Gebrauchs-bedeutungen vorhandener
Ausdrucke analysieren. Sie soll diese Bedeutungen korrigieren und damit die
Mittel für neue propositionale Gehalte bereitstellen» (H.F. FULDA,
Unzulängliche Bemerkungen zur Dialektik, cit., p. 241).
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 109

telletto, cui cotesto infinito vale come suprema, assoluta verità. A


far sì che l’intelletto si accorga che, mentre crede di aver raggiun-
to il suo appagamento nella conciliazione della verità, si trova
invece nella inconciliata, ancora aperta, assoluta contraddizione,
dovrebber servire le contraddizioni in cui l’intelletto stesso da
ogni parte s’impiglia (in dem unversöhnten, unaufgelössten, absoluten
Widerspruche sich befindet, müßten die Widersprüche bewirken, in die er
nach allen Seiten verfällt), non appena passa all’applicazione e alla
esplicazione di queste sue categorie.
Cotesta contraddizione si trova in ciò, che all’infinito resta di
contro il finito quale un esserci (Dieser Widerspruch ist sogleich darin
vorhanden, daß dem Unendlichen das Endliche als Daseyn gegenüberbleibt).
Son quindi due determinatezze; si danno due mondi, un mondo
infinito, e un mondo finito, e nella relazione loro l’infinito non è
che il limite del finito, epperò solo un infinito determinato, un
infinito il quale è esso stesso finito51.

L’infinito, nella sua articolazione astratta e immediata, si contrap-


pone al finito, è un A di contro a un A: l’infinito sussiste come
un indipendente, un al di là rispetto al finito, sulla base di
quell’astrazione del rapporto ad altro tipica del procedere intel-
lettualistico. L’infinito è un A identico a se stesso e diverso
dall’altro da sé (‘A è A’ e ‘A è A’). Allo stesso tempo,
proprio la contrapposizione dell’infinito rispetto al finito attra-
verso cui l’infinito si costituisce come tale (cioè la contrap-
posizione di A rispetto a A) è già di per sé una negazione e
precisamente una negazione che, in quanto essenziale all’artico-
lazione dell’infinito, è interna all’infinito stesso: ‘A è (già di per sé)
A’. Ne risulta che ‘A è A’ e ‘A è A’, ovvero una vera e
propria contraddizione.
In effetti, la contrapposizione dell’infinito rispetto al finito è
quella relazione tramite cui l’infinito esclude da sé la finitezza e si
costituisce come indipendente rispetto a essa; ma allo stesso
tempo questa contrapposizione rimane pur sempre una relazione,
per cui l’infinito toglie la sua pretesa indipendenza avendo in se

51 WdL I, p. 127; p. 141.


110 Michela Bordignon Saggi

stesso il riferimento alla finitezza, che infatti rimane posta di


contro ad esso e finisce per limitarlo, per farne qualcosa di finito.
Questo significa che proprio la contrapposizione su cui l’infinito
fonda l’indipendenza dal finito è anche ciò che toglie e nega
questa indipendenza. Infatti proprio il finito, tenuto fuori
dall’infinito nella sua auto-sussistenza, è ciò che, in quanto
contrapposto all’infinito, lo nega e ne fa un qualcosa di finito.
In questo senso l’intelletto si trova nella “inconciliata assoluta
contraddizione”, perché nel concepire l’infinito nell’astratta iden-
tità fondata sulla auto-sussistenza e indipendenza rispetto al
finito, finisce per concepire l’infinito sia come identico con sé, ma
allo stesso tempo come identico con la determinazione opposta,
ossia con il finito, e non in sensi diversi, ma sotto un unico e
medesimo rispetto: l’infinito, proprio in quanto infinito (astrat-
tamente identico con sé), è di per se stesso un finito.
Quello del cattivo infinito, o finito dell’intelletto, è un perfetto
esempio di come accada che

il pensiero si avvolga in contraddizioni, cioè si smarrisca nella


rigida non identità dei pensieri, cosicché non raggiunga se stesso,
anzi resti implicato nel suo contrario (das Denken sich in
Widersprüche verwickelt, d. i. sich in die feste Nichtidentität der Gedanken
verliert, somit sich selbst nicht erreicht, vielmehr in seinem Gegentheil
befangen bleibt) 52.

Dall’assunzione dell’infinito come auto-sussistente e indipendente


rispetto al finito risulta il ‘finitizzarsi’ dell’infinito e quindi il suo
rimanere implicato nel suo contrario53. L’intelletto, che è ciò che

52Enz, p. 51; pp. 17-18.


53«So ist das Endliche das Andere des Unendlichen im logischen Raum und
dieses dadurch selber das «endliche Unendliche». […] Das «Un-» des
Unendlichen bedeutet daher anfangs wie gehabt das Anderssein, konkret: die
Grenze zwischen Endlichem und Unendlichem. Und dies führt zu einem
Rückfall des Unendlichen in die Kategorie des Etwas mit einer Grenze» (A.F.
KOCH, Dasein und Fürsichsein (Hegels Logik der Qualität), in G.W.F. Hegel.
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 111

per antonomasia è fermo all’astratta identità delle determinazioni,


non può sopportare questa contraddizione. Ne consegue la nega-
zione delle assunzioni che implicano la contraddizione, ovvero la
negazione dell’assunzione dell’astratta identità dell’infinito con se
stesso e della netta contrapposizione dell’infinito rispetto al suo
opposto, il finito. A essere negata è cioè l’astratta sussistenza
dell’infinito in quanto indipendente e auto-sussistente rispetto al
finito. È perciò proprio il paradigma identitario che caratterizza
l’intelletto a venir tolto in seguito alla contraddittorietà delle
determinazioni dell’intelletto stesso. La contraddizione ha però,
come si è visto, una valenza anche positiva e produttiva. Nel caso
in questione la negazione dell’articolazione immediata e astratta
della determinazione implica una sua ri-articolazione che mette in
campo il rapporto essenziale che la lega alla determinazione
opposta. Ne risulta l’unità degli opposti, l’unità di finito e infinito,
in cui è tolta e definitivamente risolta la contraddittorietà dell’arti-
colazione astratta e unilaterale di queste determinazioni.
La contraddizione del cattivo infinito risulta quindi essere un caso
paradigmatico della contraddizione che nelle letture coerentiste
funziona da principio di falsificazione delle determinazioni intel-
lettualistiche, comprovando la sussistenza di questo tipo di
contraddizioni come momento necessario allo sviluppo del pro-
cesso dialettico.

4.2 L’interpretazione coerentista: attualizzazione e praticabilità della


dialettica

Le letture coerentiste hanno un merito particolare rispetto allo


sviluppo degli studi hegeliani. Esse si sono principalmente
sviluppate all’interno del contesto di un dibattito filosofico che
sta al limite tra i tradizionali studi sull’idealismo tedesco e la
filosofia del linguaggio, contribuendo a creare le condizioni per
un incontro tra due ambiti di studio che nell’ultimo secolo sono

Wissenschaft der Logik, hrsg. v. A.F. Koch und F. Schick, Akademie Verlag,
Berlin 2002, p. 42).
112 Michela Bordignon Saggi

stati visti perlopiù come l’uno contrapposto all’altro, in uno


scontro che si è non di rado basato su un’indifferenza reciproca
rispetto alle metodologie e alla sensibilità filosofica della parte
opposta piuttosto che su un’effettiva conoscenza e interazione.
L’obiettivo di un approccio come quello coerentista è invece
quello di andare ad articolare un resoconto della dialettica in cui
essa risulti essere un processo praticabile nel nostro rapporto
cognitivo con la realtà, più che un sistema di relazioni concettuali
che hanno un qualche valore solo all’interno di un sistema
filosofico come quello hegeliano. L’obiettivo che guida lo
sviluppo di queste linee interpretative a cavallo fra filosofia “con-
tinentale” e filosofia analitica è quello di sviluppare una conce-
zione della dialettica che sia innanzitutto palatable54, una dialettica
funzionale, efficace e spendibile nelle pratiche standard di pensie-
ro. L’ottica è naturalmente quella che porta verso un’attualiz-
zazione del pensiero hegeliano, un’ottica che ha dato ottimi frutti
nella misura in cui ha effettivamente riportato l’attenzione della
filosofia anglo-americana sul pensiero hegeliano. Attualizzazione
e praticabilità della dialettica vengono però fatti dipendere da un
assunto fondamentale: la dialettica e il ruolo che la contraddizione
gioca al suo interno vanno riportati all’interno degli schemi della
logica standard. Il pericolo dell’inconsistenza del processo dialet-
tico, che profila il problema legato alla verità e al valore
ontologico della contraddizione, va rimosso alla radice. Solo se ci
si muove su questa direttiva si avrà una dialettica veramente
praticabile, ovvero una dialettica di cui ha senso discutere anche ai
giorni nostri.
Si tratta però di capire fino a che punto questo assunto e la
visione coerentista della dialettica ad esso conseguente, pur con i
meriti che qui si è cercato di mettere in luce, non finisca per
tradire quello che è il cuore del pensiero hegeliano della dialettica
e della contraddizione.

54 Ad esempio, Francesco Berto: «Sulla base della lettura del metodo come
teoria semantica […] credo sia possibile rendere – come dicono gli inglesi –
palatable almeno qualche tratto della dottrina hegeliana sulle essenzialità e sulle
‘leggi del pensiero’» (F. BERTO, Che cos’è la dialettica hegeliana?, cit., p. 313).
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 113

Si tratta quindi di capire se veramente la coerenza 1) sia garanzia


in relazione alla praticabilità e all’attualizzazione della dialettica e
2) se sia effettivamente il presupposto di fondo su cui si muove lo
sviluppo della dialettica.
Partendo dal primo punto, se si considera in ottica più ampia il
modo in cui si è sviluppato il dibattito sulla dialettica e sulla
contraddizione negli ultimi sessant’anni, è possibile individuare
degli indicatori che suggeriscono una prima via per mettere in
discussione l’assunto coerentista. In effetti, il confronto della
filosofia analitica con la dialettica e con il concetto hegeliano di
contraddizione all’interno della prospettiva coerentista, non ha in
fondo messo in campo input radicalmente innovativi all’interno
del dibattito filosofico. L’interpretazione coerentista ha fatto della
dialettica nient’altro che un grande processo di reductio ad absurdum
nella tematizzazione del contenuto concettuale di alcune categorie
di pensiero. Quella della dialettica non sarebbe appunto altro che
una declinazione piuttosto raffinata della reductio, un processo
concettuale che procede per tentativi ed errori, in cui la con-
traddizione, come nella grande maggioranza della tradizione
precedente a Hegel, funziona da principio di falsificazione.
Per scongiurare il pericolo dell’inconsistenza e della banalizza-
zione del sistema conseguente alla contraddittorietà, l’approccio
coerentista incorre però in un altro tipo, non meno pericoloso, di
banalizzazione: la proposta hegeliana sulla contraddizione e più in
generale sulla dialettica diventa banale, non a causa della contrad-
dizione, ma molto più semplicemente perché non dice nulla di
nuovo. Se la proposta filosofica di Hegel non dice nulla di nuovo
allora non si capisce in che senso valga la pena riprenderla in vista
di una sua attualizzazione, se non al massimo per il gusto di
mostrare come chi aveva con tanta veemenza accusato Hegel di
uscire dagli schemi della logica standard e di rifiutare il PNC non si
era accorto che Hegel stesso era sempre stato “uno dei nostri” e
non si sarebbe mai sognato di mettere in dubbio il «principio più
sicuro di tutti»55, quello «intorno al quale è impossibile cadere in
errore»56, «il principio più noto»57, ovvero il principio «che di

55 ARISTOTELE, Metafisica , 1005 b 11-12, 17-18, cit., p. 143.


56 Ivi, 1005 b 12, p. 143.
57 Ivi, 1005 b 13, p. 143.
114 Michela Bordignon Saggi

necessità deve possedere colui che voglia conoscere qualsivoglia


cosa»58.
Se da una parte è quindi evidente come l’assunto coerentista non
porti a nessuna rivisitazione veramente attualizzante del pensiero
hegeliano, dall’altra parte va aggiunto che una linea di ricerca che
si è mossa verso un confronto e un ritorno effettivamente nuovo
e fruttuoso al pensiero hegeliano sia quella in cui proprio l’assun-
to coerentista è stato messo in discussione in modo radicale. Il
riferimento qui va a tutte quelle ricerche che si sono sviluppate a
partire dagli anni Cinquanta sullo status della logica hegeliana e più
in particolare sui tentativi di formalizzare il processo dialettico.
Alla base di questi tentativi sta l’intento di individuare un sistema
logico formale che incorpori la tesi hegeliana sulla contraddizione
come regula veri. Tutti gli studi sulle logiche paraconsistenti sono
volti allo sviluppo di sistemi logici in cui viene messa in discus-
sione la validità del principio dell’ex falso quodlibet59. Più in
particolare, il dialetheismo rappresenta quella linea di ricerca che
non solo mette in discussione l’ex falso quodlibet, ma sostiene che
alcune contraddizioni sono vere. Ecco infatti che proprio il diale-
theismo, e Graham Priest in primis60, vede in Hegel uno dei più
importanti antecedenti, all’interno della storia della filosofia, della
tesi che afferma la verità della contraddizione61.

58 Ivi, 1005 b 15, p. 143.


59 A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso si iniziò a lavorare ad alcuni
tentativi di formalizzazione della «logica dialettica». A partire dalla tesi
hegeliana e marxiana sulla possibilità della sussistenza di contraddizione reali,
l’obiettivo di questi tentativi di formalizzazione era quello di costruire sistemi
logici inconsistenti, che tuttavia non risultassero banali, cioè sistemi di calcolo
in cui è disattivato il meccanismo dell’ex falso quodlibet. Per un’introduzione
generale sulle logiche paraconsistenti cfr. F. BERTO, Teorie dell’assurdo, Carocci,
Roma 2006.
60 Cfr. G. PRIEST, In Contradiction. A Study of the Transconsistent, Martinus

Nijhoff, The Hague 1987; S. GAIO, Sul principio di non contraddizione. Il dibattito
sul «Dialethism», in «Verifiche», 1-2 (2006), pp. 69-92.
61 Non a caso, alcuni esempi chiave cui Priest fa riferimento per quanto

riguarda contraddizioni che hanno un carattere specificamente ontologico sono


Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 115

L’assunto della coerenza non sembra quindi essere garanzia di


una efficace attualizzazione della dialettica. Anzi, proprio nella
messa in crisi di quest’assunto è possibile individuare un ritorno
radicalmente innovativo al pensiero hegeliano.

4.3 L’assunto coerentista e la failure of determinacy

Fin qui l’assunto coerentista è stato messo in discussione dal


punto di vista delle possibili attualizzazioni del pensiero
hegeliano. È necessario ora spostare l’analisi critica all’interno di
una prospettiva specificamente sistematica e vagliare se questo
stesso assunto fornisca comunque un presupposto per sviluppare
un resoconto efficace e completo dello sviluppo del processo
dialettico.
Ciò che si intende sostenere è che il ruolo critico-negativo della
contraddizione su cui si concentra l’interpretazione coerentista,

tipicamente hegeliani, come la soglia (il limite) e il movimento. Cfr. G. PRIEST,


What is so bad about contradiction?, in «The Journal of Philosophy», 95 (1998), pp.
410-426; trad. it. Che c’è di male nelle contraddizioni?, in Scenari dell'impossibile, a cura
di F. Altea e F. Berto, Il Poligrafo 2007, pp. 21-43; G. PRIEST, Beyond the Limits
of Thought, expanded and revised edition, Oxford University Press, Oxford 2002.
Dall’altra parte, l’altro campo di indagine su cui si concentra Priest, le contrad-
dizioni di carattere epistemologico risultanti dai paradossi logici, sono basate
sulla dinamica logica dell’auto-riferimento che ha un ruolo essenziale anche
all’interno della logica hegeliana. Per quanto riguarda Priest, oltre a In
Contradiction, cfr. G. PRIEST, The structure of the paradoxes of self-reference, in «Mind»,
193 (1994), pp. 25-34. Per quanto riguarda Hegel, sulla struttura dell’auto-
referenzialità nella Scienza della logica si potrebbero richiamare molte opere. Qui
ricordiamo D. HENRICH, Die Logik der Reflexion. Neue Fassung, in Die
Wissenschaft der Logik und die Logik der Reflexion, hrsg. v. D. Henrich, Bouvier,
Bonn 1978, «Hegel-Studien», Beiheft 18; A.F. KOCH, Die Selbstbeziehung der
Negation in Hegels Logik, in «Zeitschrift für philosophische Forschung», 53
(1999).
116 Michela Bordignon Saggi

pur rappresentando una componente costitutiva del processo


dialettico, non lo spiega del tutto e anzi ne omette il carattere
essenziale. Non solo, il resoconto coerentista della funzione cri-
tico-negativa della contraddizione risulta mal costruito e non
rispondente alle dinamiche delineate all’interno dei testi hegeliani.
Secondo l’approccio coerentista, la causa della contraddizione
dell’intelletto va individuata nell’indeterminatezza delle determi-
nazioni dell’intelletto che, nell’astrarre dall’intrinseca relazionalità
ad altro che contraddistingue e definisce il modo d’essere di ogni
determinato, soffre di una mancanza di determinazione62. Detto
più semplicemente, se l’intelletto vuole definire il modo d’essere
di qualcosa, ma allo stesso tempo astrae da ciò che è costitutivo
rispetto a questo modo d’essere, finisce per produrre una defini-
zione che non coglie effettivamente il modo in cui il qualcosa in
questione si determina. La tematizzazione dell’intelletto è sotto-
determinata. Per questo, «in seguito a tale operazione di astra-
zione, sembra che si abbia una sorta di failure of determinacy:
qualcosa, in qualche misura, non è determinato»63. Scrive Cortella:

l’astrazione colpisce la struttura del pensare, rendendola vuota e


incapace di darsi dei contenuti, colpisce la sua capacità di com-
prensione, precludendole la dimensione della molteplicità e

62 «L’intelletto cioè guarda agli enti come a degli essenti in sé e per sé, come a
delle sostanze indipendenti e non ne vede la reciproca mediazione» (L.
CORTELLA, Dopo il sapere assoluto. L’eredità hegeliana nell’epoca post metafisica,
Guerini, Milano 1995, p. 261).
63 F. BERTO, Che cos’è la dialettica hegeliana?, cit., p. 195. Allo stesso modo Bloch

afferma che «l’astratto è quindi l’indeterminato o l’in sé che poggia solamente


su se stesso» (E. BLOCH, Soggetto-Oggetto. Commento a Hegel, Il Mulino, Bologna
1975, p. 26). In modo simile Cortella, sempre rispetto all’astrazione dell’in-
telletto, sostiene che «il permanere in essa impedisce di comprendere il
determinato a partire dall’universale» (L. CORTELLA, Autocritica del moderno. Saggi
su Hegel, Il Poligrafo, Padova 2002, p. 141).
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 117

dell’alterità […] l’astrazione sembra incapace di dischiudere la


dimensione dell’alterità, dell’individualità e della differenza64.

È importante capire in che senso la sotto-determinazione implica


una contraddizione. La tematizzazione intellettualistica, nell’inter-
pretazione coerentista, di per sé non è contraddittoria, ma lo è in
relazione alla tematizzazione concreta del proprio oggetto, che
chiama in causa la relazionalità da cui essa prescinde. La contrad-
dizione è cioè implicata dal fatto che la dimensione dell’alterità,
dell’individualità e della differenza, che l’intelletto esclude dalla
definizione di una qualsiasi determinatezza, risulta essere invece
l’essenza della determinatezza stessa. In questo senso

l’idea centrale della dialettica, dunque, sarebbe che se A è in


relazione necessaria a B, allora in qualche senso teoreticamente
molto denso B determina A, individua A, ne affetta le condizioni
di identità. Perciò quando isoliamo A da B, potremmo dire, non
abbiamo più lo stesso A di prima (bensì, poniamo, un A) 65.

L’intelletto si contraddice nella misura in cui definisce A come


qualcosa di diverso da A. Sussistono delle discrepanze sostanziali
tra questa tematizzazione della funzione critico-negativa della
contraddizione e quella che emerge dal testo hegeliano. Innanzi-
tutto le determinazioni dell’intelletto, nell’ottica hegeliana, non
sono contraddittorie rispetto alle determinazioni nella loro strut-

64Ivi, pp. 133-134.


65F. BERTO, Che cos’è la dialettica hegeliana?, cit., p. 215. O, in termini diversi,
Lebrun afferma: «On voit alors en quoi exactement sont critiquables les
«concepts» élaborés par l’Entendement: en tant qu’ils revendiquent déjà le
status des essentialités concrètes» (G. LEBRUN, La patience du concept. Essai sur le
Discours hégélien, Gallimard, Paris 1972, p. 78). Anche Hösle sostiene una tesi
simile: «Die Betrachtung der isolierten Kategorien widerspricht sich also: Sie
sagt «A»; aber man zeigt ihr, dass daraus «nicht-A» folgt; und umgekehrt weist
man demjenigen, der «nicht-A» behaupten, nach, dass dann «A» gälte» (V.
HÖSLE, Hegels System : der Idealismus der Subjektivität und das Problem der
Intersubjektivität, Meiner, Hamburg 1988, p. 176).
118 Michela Bordignon Saggi

tura concreta, ma sono in se stesse contraddittorie, implicano cioè


di per se stesse quella contraddittorietà da cui l’intelletto intende
rifuggire ed in questo senso, e solo in questo senso, l’intelletto
appunto “si contraddice”. L’esclusione di ¬A da A che carat-
terizza la prospettiva intellettualistica, infatti, implica già di per sé
una messa in relazione della prima determinazione con la
seconda. Nelle interpretazioni coerentiste, invece, le determi-
nazioni intellettualistiche risultano contraddittorie non in se stesse
ma rispetto alla concreta natura delle determinazioni stesse,
risultando sotto-determinate rispetto ad essa. Considerate nella
loro indipendenza e nella loro astratta identità con se stesse, le
determinazioni dell’intelletto sono perfettamente coerenti e con-
sistenti. Esse sono contraddittorie solo in relazione alla verità
delle determinazioni66. Ma la verità delle determinazioni è proprio
quella che la revisione critica della tematizzazione intellettualistica
dovrebbe generare. Non si capisce quindi in che senso la verità
concreta delle determinazioni possa fungere da pietra di paragone
per far emergere una contraddittorietà la cui soluzione dovrebbe
portare proprio allo sviluppo di questa verità stessa. In
quest’approccio interpretativo il modo in cui la contraddizione

66 «Offensichtlich daher, dass der Widerspruch in den isolierten Kategorien


nicht unmittelbar in dem besteht, was sie bedeuten, sondern vielmehr
zwischen dem besteht, was sie bedeuten, und dem, was sie sind» (V. HÖSLE,
Hegels System, cit., p. 174); «nel semplice concetto astratto di A, non si realizza
di per sé alcuna contraddizione: pensando A, ossia ciò che risulta dall’astra-
zione di A e B, non ci si sta immediatamente contraddicendo; si sta solo
pensando qualcos’altro rispetto ad A» (F. BERTO, Che cos’è la dialettica hegeliana?,
cit., p. 377); «Hegel regards each pure concept as the effort to overcome the
internal contradiction between what it is in itself (the unity of its contrary
determinations which it, qua concept, contains within itself) and the way it has
actually appeared in the history of thought (as a one-sided determination
implicitly or explicitly opposed to its contrary)» (K. DE BOER, Contradiction in
Hegel’s Science of Logic reconsidered, in «Journal of the History of Philosophy», 48
(2010), p. 370); «his speculative principle of self-contradiction is exclusively
concerned with the asymmetrical conflict between the content a concept
contains and the limited content it has actually posited» (ivi, p. 373).
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 119

funziona da motore del processo dialettico rimane quindi poco


chiaro e comunque non rispondente al testo hegeliano.
Con queste considerazioni non si vuole negare che il primo
momento dialettico sia indeterminato, manchevole rispetto alla
determinazione concreta che si sviluppa con il terzo momento,
quello specificamente positivo-razionale. Questa caratteristica
della conoscenza intellettualistica viene rimarcata dallo stesso
Hegel proprio nel delineare lo sviluppo del metodo nel capitolo
conclusivo della Scienza della Logica:

Il cominciamento (Der Anfang) non ha pertanto per il metodo


nessun’altra determinatezza che quella di essere il semplice e
l’universale (das Einfache und Allgemeine); questa appunto è la
determinatezza per cui esso è manchevole (mangelhaft). L’univer-
salità è il puro, semplice concetto, e il metodo, come coscienza
del concetto, sa che l’universalità è soltanto un momento e che
in essa il concetto non è ancora determinato in sé e per sé. Ma
con questa coscienza, che vorrebbe portare avanti il comincia-
mento solo a cagione del metodo, questo sarebbe un che di
formale, posto solo nella riflessione esterna. Ora invece siccome
il metodo è la forma oggettiva, immanente, l’immediato del
cominciamento dev’essere in lui stesso il manchevole, ed esser
fornito dell’impulso a portarsi avanti (Da sie aber die objektive,
immanente Form ist, so muß das Unmittelbare des Anfangs an ihm selbst
das Mangelhafte und mit dem Triebe begabt sein, sich weiterzuführen) 67.

Com’è evidente dal passo appena citato, quella che è stata definita
la failure of determinacy affetta necessariamente la conoscenza
intellettualistica. Non è però la manchevolezza e l’indetermina-
tezza della determinazione intellettualistica a muovere il processo
dialettico. Se così fosse, questo avverrebbe solo sulla base di una
relazione del primo momento con un momento che deve ancora
venire – il terzo momento – in cui si dispiega la concreta verità
della determinazione in questione. Il processo dialettico risulte-
rebbe teleologicamente orientato e ogni determinazione intellet-

67 WdL III, p. 24; p. 940.


120 Michela Bordignon Saggi

tualistica risulterebbe contraddittoria e sarebbe superata solo in


relazione ad un momento esterno ad essa, ossia sulla base di una
riflessione che allo stesso modo sarebbe esterna. Il processo
dialettico però non si sviluppa mai sulla base di una riflessione
estrinseca rispetto alle determinazioni di cui esso stesso si
sostanzia, ma si articola al contrario nel dispiegare la riflessione
intrinseca al contenuto delle determinazioni stesse, cioè nel
portare alla luce l’intrinseca relazionalità che le fonda e che è
implicata nella loro stessa astrazione68.
Proprio per questo, come sottolinea Hegel, ogni determinazione,
nella sua immediatezza, nella sua caratterizzazione intellettua-
listica, ha già implicitamente in sé «l’impulso a portarsi avanti», un
impulso legato alla sua intrinseca contraddittorietà69.
Per capire come questo avvenga basta tornare all’esempio del cat-
tivo infinito. L’infinito, nella sua immediata articolazione astratta,
implica in se stesso una contraddizione, ovvero si mostra caratte-
rizzato da una struttura contraddittoria non in quanto sotto-
determinato rispetto alla sua concreta e vera natura, quanto
piuttosto perché, proprio nella sua astrazione, si mostra essere un
infinito che è allo stesso tempo finito. È proprio la contrapposi-
zione dell’infinito al finito, per cui l’infinito si costituisce come un
al di là rispetto al finito, a essere già di per sé una relazione

68 «Questo movimento spirituale, che dà a sé nella sua semplicità la sua


determinatezza, ed in questa dà a sé la sua eguaglianza con se stesso, questo
movimento, che è perciò lo sviluppo immanente del concetto, è il metodo
assoluto del conoscere, ed insieme l’anima immanente del contenuto stesso»
(WdL I, p. 8; p. 7): il metodo assoluto, il processo dialettico, è appunto «lo
sviluppo immanente al concetto», cioè la dialettica intrinseca a ogni contenuto
concettuale, l’anima immanente del contenuto e il movimento dialettico di cui ogni
determinazione logica si sostanzia e su cui costruisce la propria determinatezza.
69 «Così tutti i contrapposti (Gegensätze) che si ritengon fissi, come p. es. il finito

e l’infinito, l’individuo e l’universale, non si trovano già in contraddizione a


cagione di un loro collegamento esteriore, ma anzi, secondo che fece vedere la
considerazione della lor natura, sono in sé e per se stessi il passare (an und für
sich selbst das Üebergehen); la sintesi, e il soggetto in cui appariscono, sono il
prodotto della propria riflessione del lor concetto» (ivi, p. 244; p. 945).
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 121

dell’infinito al finito, una relazione in cui viene meno la sua pre-


tesa indipendenza.
In questo senso, la direttiva coerentista che fa leva sull’indeter-
minatezza delle determinazioni dell’intelletto per mettere in luce il
carattere contraddittorio di queste determinazioni non è
sostenibile.

4.4 Coerentismo semantico: il problema della vaghezza e del rapporto tra


pensiero e linguaggio naturale

I problemi di questa strategia interpretativa sono ancor più


evidenti nelle letture coerentiste di orientamento semantico, in cui
l’indeterminatezza che si pretenderebbe essere la causa della
contraddittorietà delle determinazioni intellettualistiche viene letta
tramite il concetto di vaghezza70. In particolare, la contraddizione
dell’intelletto avrebbe origine da due tipi di vaghezza che carat-
terizzano il modo in cui alcune categorie logiche sussistono im-
plicitamente all’interno del linguaggio naturale. Da una parte
l’indeterminatezza, o vaghezza, è di carattere intensionale, ossia il

70 «Denn «vage» nennen wir ein Ausdruck, der hinsichtlich der Bedingungen
seiner Anwendung unbestimmt ist» (H.F. FULDA, Unzulängliche Bemerkungen zur
Dialektik, cit., p. 247); «ihre Bedeutung anfangs nur minimal bestimmt. Das
Minimum ist festlegt durch umgangssprachlich Regeln für das Gebrauch
abstrakter Termini, soweit diese Regeln nicht durch die vorausgegangene
Bewusstseinskritik [...] bedeutungsirrelevant gemacht werden sind» (ivi, p. 246).
In termini simili, Marconi scrive: «to start with natural language is to start by
using linguistic expressions in the somewhat vague sense in which they are
used naturally» (D. MARCONI, Contradiction and the Language of Hegel’s Dialectic,
cit., p. 179). I tre caratteri fondamentali di un’espressione linguistica vaga sono
l’ammissione di casi limite (borderline), la mancanza di confini precisi (di
un’estensione ben determinata) e la suscettibilità ad essere oggetto di paradossi
del sorite. Sul concetto di vaghezza cfr. R. KEEFE, Theories of Vagueness,
Cambridge University Press, Cambridge 2000; S. Gaio, Vaghezza. APHEX, vol.
1 (2010), http://www.aphex.it/index.php?Temi=557D030122027403210E727677
(ultima consultazione: 4 dicembre 2010).
122 Michela Bordignon Saggi

significato di alcune categorie o concetti all’interno del linguaggio


non è ben definito: uno stesso concetto può essere usato secondo
accezioni diverse. Dall’altra parte abbiamo un’indeterminatezza di
carattere sintattico, dove a non essere ben definito non è il
contenuto di un concetto, ma il ruolo formale che esso gioca
all’interno delle proposizioni del nostro linguaggio ordinario71.
Ciò significa che una stessa espressione può assumere significati o
ruoli sintattici diversi, addirittura incompatibili, all’interno dello
stesso contesto72. Queste incompatibilità danno origine appunto a
quelle contraddizioni che l’analisi dialettica, nelle interpretazioni
semantiche cui si sta facendo riferimento, deve portare alla luce:

Le «parole concettuali» di Hegel si presentano quindi circondate


da un alone semantico non ben definito, la cui autorità è comun-
que parziale e provvisoria: esse non sono né puri segni privi di
significato (=regole d’uso), né termini ben definiti, come quelli
del linguaggio disciplinare. Sono segni accompagnati da un
complesso variegato di regole d’uso, magari parzialmente incom-
patibili; nel confronto critico di queste regole consiste il procedi-
mento dialettico: la considerazione di una regola d’uso […] è
l’«input» del processo dialettico73.

Le letture semantiche mostrano sostanzialmente due punti critici


relativi al valore critico-negativo della contraddizione.
In primo luogo anche in questa declinazione semantica della lettu-
ra coerentista la contraddizione emerge dalla comparazione ester-
na tra diversi usi o significati attribuiti ad un medesimo termine e

71 In relazione all’indeterminatezza sintattica, invece che di vaghezza, sarebbe


più corretto parlare di ambiguità relativa al ruolo sintattico delle espressioni
linguistiche.
72 «Vagueness characterizes the language of dialectic in different respects.

There is a vagueness from which determination and change of meaning


proceed; and there is a vagueness that itself arises from language change (as
some and the same term is used in different connections it denotes more than
one concept)» (A. NUZZO, Hegel and the Analytic Tradition, cit., pp. 71-72).
73 D. MARCONI, La formalizzazione della dialettica, cit., p. 20.
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 123

non dall’immanente sviluppo del contenuto interno ad uno stesso


termine, o ad una stessa determinazione.
In secondo luogo, la tesi che sostiene la corrispondenza dell’inde-
terminatezza delle determinazioni dell’intelletto con quella che
oggi, in filosofia analitica, viene chiamata vaghezza, non è soste-
nibile. I contenuti concettuali messi in campo dall’intelletto, lungi
dall’essere vaghi, costituiscono, come si è già mostrato, una cono-
scenza che si pretenderebbe essere fissa, stabile e precisamente
determinata74. Inoltre, non si possono far corrispondere le cate-
gorie logiche intellettualisticamente intese alle categorie logiche
per come agiscono implicitamente all’interno del linguaggio or-
dinario. L’intelletto, nella prospettiva hegeliana, non assume
passivamente i contenuti concettuali dati nel linguaggio ordinario,
ma al contrario esercita, proprio rispetto al linguaggio, quella che
è la sua propria specifica attività: «l’attività dello scindere e del
separare è la forza e il lavoro dell’intelletto (Die Tätigkeit des
Scheidens ist die Kraft und Arbeit des Verstandes), della più
straordinaria e più grande potenza, o meglio, della potenza asso-
luta»75. Il linguaggio ha un’articolazione varia e multiforme e il la-
voro dell’intelletto consiste nell’analisi di quest’articolazione e
nella suddivisione delle sue varie componenti, che assumono così
una conformazione salda e ferma. L’intelletto, lungi dall’assumere
il modo vago in cui sono definite e usate le determinazioni con-
cettuali nel linguaggio ordinario, mette in atto una vera e propria
chiarificazione del loro contenuto, proprio per fissarne in modo
preciso e definitivo il senso e la funzione76.

74 «Ogni concetto determinato è però ad ogni modo vuoto in quanto non


contien la totalità, ma solo una determinazione unilaterale (einseitige Bestimmtheit).
[…] è la fermezza (Festigkeit), ch’esso conferisce alle determinazioni epperò alle
finità (Endlichkeiten)» (WdL III, p. 41; p. 690-691).
75 PdG, p. 27; p. 85.

76 «Possiamo dire che l’Intelletto prende la scorciatoia nelle nostre idee, taglia via

quella sottile penombra per cui esse sfumano in altre idee, o le implicano senza
chiaramente includerle: e vanifica la tendenza delle nostre idee e dei nostri
principi a trasformarsi in altre idee e in altri principi quando si confrontano casi
e problemi che non sono consueti. Essendosi ritagliato le idee in questo modo,
l’Intelletto può poi giuocare, con esse, delle facili partite, che gli riescono
124 Michela Bordignon Saggi

Questo non significa che la dialettica e il ruolo che la contraddi-


zione gioca al suo interno non abbiano nulla a che fare con un
lavoro di esplicitazione e analisi critica delle categorie logiche in
atto nel linguaggio ordinario. La dialettica, propriamente, non è
altro che una presa di coscienza del contenuto logico del pen-
siero, che trova la sua espressione nel nostro modo di usare il
linguaggio:

L’ultima base è l’anima per sé, il concetto puro, che è il più


intimo degli oggetti, la semplice pulsazione vitale tanto degli
oggetti stessi, quanto del loro pensiero soggettivo. Portare alla
coscienza codesta natura logica (logische Natur), che anima lo
spirito, che in esso spinge e agisce, questo è il compito77.

Il processo dialettico e la funzione della contraddizione si svilup-


pano però in termini diversi rispetto a quelli indicati nelle
interpretazioni semantiche della dialettica:

Depurare pertanto queste categorie, che operano soltanto


istintivamente come impulsi, e che son dapprima portate alla
coscienza dello spirito come isolate, epperò come mutevoli e
intralciantesi, mentre procuran così allo spirito una realtà a sua
volta isolata e malsicura, depurarle, e sollevar con ciò in esse lo
spirito alla libertà e alla verità, questo è il più alto compito logico78.

In queste righe Hegel mette in luce come il processo dialettico


consista in un doppio lavoro di depurazione. Il primo passo è la
“depurazione” delle categorie logiche dal materiale sensibile in cui
sono immerse nel linguaggio ordinario. Questo compito viene
svolto dalla logica tradizionale, che isola e fissa le categorie logi-
che nella loro articolazione semplicemente formale, facendo quel
lavoro di analisi e revisione critica che l’interpretazione semantica

sempre proprio perché gli avversari sono forme standard e si adattano perfet-
tamente l’uno all’altro» (J.N. FINDLAY, Hegel oggi, cit., p. 53).
77 WdL I, p. 15; p. 16.

78 Ivi, p. 16; p. 17.


Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 125

attribuisce alla dialettica nel suo intero79. Il secondo passo è la


“depurazione” della ragione, che lavora sul materiale della logica
tradizionale e che mette in atto un lavoro di ulteriore analisi
critica rispetto ad esso. Le categorie della logica tradizionale sono
infatti depurate solo in quanto sono categorie astratte, cioè
liberate dal materiale sensibile in cui si trovavano immerse
all’interno del linguaggio. Quello che la logica standard non ha
ancora analizzato criticamente, proprio sulla base della
prospettiva formalistica che definisce la sua indagine, è il
contenuto vero e proprio delle categorie in questione. Questo
contenuto rimane ancora qualcosa di dato, semplicemente assun-
to80. L’analisi critica del contenuto logico delle determinazioni
79 Questo lavoro di chiarificazione e revisione è in realtà messo in atto dall’in-
telletto e corrisponde solo al primo momento del processo dialettico, quello
astratto-intellettuale. In questo senso Hegel attribuisce un merito fondamentale
alla prospettiva intellettualistica, e quindi anche alla logica formale stessa,
ovvero quello di mettere in campo il materiale logico su cui può effettivamente
cominciare il lavoro della dialettica in senso stretto: «è però da stimarsi come
virtù infinita dell’intelletto, quella di poter dividere il concreto nelle deter-
minatezze astratte (das Conkrete in die abstrakten Bestimmtheiten zu trennen) e di
poter comprendere la profondità della differenza, mentre solo cotesta è in pari
tempo la potenza che effettua il loro passaggio. Il concreto dell’intuizione è
totalità, ma è la totalità sensibile, - una materia reale che sussiste in una indif-
ferente esteriorità reciproca nello spazio e nel tempo. […] L’intelletto esplica
quella forza infinita che determina l’universale o viceversa conferisce colla
forza dell’universalità il fisso sussistere (das fixe Bestehen) a ciò che v’ha d’in sé e
per sé instabile nella determinatezza […]» (WdL III, p. 41; pp. 691-692). Per
questo Hegel plaude al lavoro di Platone ma soprattutto di Aristotele in
relazione alle categorie logiche. Questo lavoro non consiste in altro che in una
depurazione delle categorie logiche dal contenuto sensibile, che permette una
considerazione delle categorie di per se stesse: «è da riguardarsi come un
immenso progresso che le forme del pensare siano state liberate dalla materia
in cui si trovano immerse nel conscio intuire, nel rappresentare, come anche
nel nostro bramare e volere» (WdL I, p. 12; p.12); «le regole del sillogismo […]
forniscono un materiale essenziale per il pensare razionale» (ivi, p. 16; p. 18).
80 «Alla manchevolezza di questa maniera di considerare il pensiero, la qual

lascia da parte la verità, si può unicamente riparare col tirar dentro alla consi-
derazione pensante non solo quello che si suole imputare alla forma esteriore,
ma anche il contenuto» (Ivi, p. 17 (p. 18)).
126 Michela Bordignon Saggi

viene messa in atto dalla dialettica, che rivela come ogni deter-
minazione, proprio nella sua astrazione, fissità e unilateralità,
implichi la determinazione opposta. Detto con le parole di Hegel,
le determinazioni astratte finiscono per mostrarsi come «mutevoli
e intralciantesi». Proprio la rigidità e l’unilateralità della prospet-
tiva intellettualistica, che sembrava fissare una base sicura per
determinare in modo univoco le determinazioni logiche, si rivela
essere invece la fonte dell’inconsistenza delle medesime81. Il più
alto compito logico, il compito della dialettica, è appunto quello
di mettere in luce queste inconsistenze e mostrarne il vero valore.
In questo senso, la contraddittorietà delle determinazioni dell’in-
telletto non dipende dalla loro sotto-determinazione, né tantome-
no da una loro connotazione vaga o ambigua, quanto piuttosto
dal modo in cui il loro stesso contenuto immediato, fissato,
determinato rigidamente attraverso la riflessione finita dell’in-
telletto implica questa contraddittorietà82. Nel nostro esempio di
riferimento, l’infinito, in quanto distinto e tenuto ben fermo nella
sua separazione rispetto al finito, si mostra in se stesso finito. O
ancora l’essere, astrattamente inteso, proprio nell’unilaterale sepa-
razione dalla determinazione opposta, il nulla, si mostra essere in
se stesso identico al nulla.

4.5 Contradictio: non solo regula falsi. La funzione speculativa della


contraddizione.

Fin qui si è mostrato come il resoconto coerentista della funzione


critico-negativa della contraddizione non tenga al confronto con il

81 «Il trattare cioè dapprima i concetti ed i momenti del concetto generale, le


determinazioni di pensiero, come forme che sian diverse dalla materia e si
trovino soltanto in essa, è un procedimento che si mostra subito in se stesso
come inadeguato a quella verità che si assegna quale oggetto e scopo della
logica» (ivi, p. 16 (p. 17)).
82 «L’intelletto dà bensì loro mediante la forma dell’universalità astratta, per

così dire, una tal durezza dell’essere […] ma con questa semplificazione le ani-
ma e le avviva e le rende acute per modo che proprio soltanto in questo
culmine acquistano la capacità di risolversi e trapassare nel loro opposto» (WdL
III, p. 42; p. 692).
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 127

testo hegeliano. Non si è però ancora discussa la tesi fondame-


ntale su cui si basa questo stesso resoconto, ossia quella per cui la
contraddizione è regula veri solo in quanto è regula falsi. La contrad-
dizione, secondo questa prospettiva, funzionerebbe sostanzial-
mente da principio di falsificazione delle determinazioni intel-
lettualistiche: il suo valore speculativo-positivo sarebbe solo
derivato e dipendente sostanzialmente dal suo essenziale valore
critico-negativo. Questo modo di concepire la contraddizione è
naturalmente basato sull’assunto essenziale delle interpretazioni
che si stanno prendendo in analisi, ossia quello della coerenza
della struttura della dialettica.
Gli interpreti coerentisti, per comprovare la tesi della contraddi-
zione come principio di falsificazione e l’assunto della coerenza, si
appellano ad alcuni passi dei testi hegeliani, che fanno riferimento
alla necessità del toglimento della contraddizione:

Il più alto bisogno (Das höhere Bedürfnis), il bisogno filosofico, si


oppone a questo risultato del pensiero semplicemente intel-
lettuale, ed è fondato in ciò, che il pensiero non rinunzia a se
stesso; anche in quel conscio smarrimento della sua presenzialità
resta a sé fedele finché non lo superi, e nel pensiero stesso effettui la
soluzione delle sue proprie contraddizioni (im Denken selbst die
Auflösung seiner eigenen Widersprüche vollbringe) 83.

L’ottica coerentista legge nell’esigenza di togliere, o risolvere, le


contraddizioni l’indice della non verità della contraddizione e
quindi il suo essere quel principio di falsificazione che permette di
togliere di mezzo la caratterizzazione unilaterale e astratta della
comprensione intellettualistica della realtà84. Se però si analizza il
modo in cui Hegel chiarifica le dinamiche della soluzione delle

83Enz, p. 51; p. 18.


84«[...] In any logic of the Understanding, contradiction, Hegel points out, is a
bugbear to be avoided at all costs [...]. Hence for the Understanding
Contradiction is necessarily a deadlock to be escaped at any cost» (G. MURE, A
Study of Hegel’s Logic, Clareton, Oxford 1950, pp. 104-105).
128 Michela Bordignon Saggi

contraddizioni dell’intelletto, le ragioni dell’approccio coerentista


mostrano tutta la loro debolezza:

L’accennata riflessione consiste nel sorpassare il concreto imme-


diato, e nel determinarlo e dividerlo. Ma la riflessione deve anche
sorpassare queste determinazioni divisive, e metterle innanzitutto
in relazione tra loro. Ora in questo punto del metterle in relazio-
ne vien fuori il loro contrasto. Cotesto riferire della riflessione
appartiene in sé alla ragione; il sollevarsi sopra a quelle determi-
nazioni che va fino alla visione del loro contrasto, è il gran passo
negativo verso il vero concetto della ragione. Ma quella visione
cade, in quanto non sia condotta a termine, nell’errore per cui
crede esser la ragione, quella che viene a contraddire se stessa.
Essa non si accorge che la contraddizione è appunto il sollevarsi
della ragione sopra le limitazioni dell’intelletto, e il risolver
queste85.

In queste righe viene riassunto l’intero sviluppo della dialettica.


Entrano in gioco due declinazioni della riflessione, che corrispon-
dono ai due processi di depurazione cui sopra si è fatto riferi-
mento. Il primo consiste nel “sorpassare il concreto immediato”,
ossia nell’assumere le determinazioni implicitamente presenti nel
linguaggio ordinario nella loro caratterizzazione formale, unilate-
rale e astratta. Questo processo corrisponde alla riflessione astrat-
ta dell’intelletto. Il secondo processo di depurazione è quello che
«sorpassa queste determinazioni divisive», le mette in relazione e
ne mette in luce l’intrinseco contrasto. Questo processo corri-
sponde alla riflessione concreta della ragione, che riflette e
dispiega il contenuto intrinseco delle determinazioni in questio-
ne86. Se si torna all’esempio della determinazione dell’infinito, la

85WdL I, p. 30; p. 27.


86I due modi in cui si trova declinata la riflessione corrispondono ai due livelli
in cui agisce la negatività dello spirito: «lo spirito nega il semplice; e così pone
la determinata differenza dell’intelletto. Ma insieme la dissolve; ed è così
dialettico» (ivi, p. 8; p. 6). Lo spirito che ‘nega il semplice’ è lo spirito che, come
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 129

riflessione dell’intelletto è quella riflessione che ne fa un al di là


contrapposto al finito. Questa stessa tematizzazione astratta im-
plica però la contraddittorietà dell’infinito, che avendo di contro
un finito a limitarlo, è allo stesso tempo esso stesso finito. La
ragione riconosce questa relazione tra le determinazioni di finito e
infinito, ne riconosce il contrasto, la contraddittorietà.
La lettura coerentista si limiterebbe a mettere in luce la contrad-
dittorietà del cattivo infinito come sintomo dell’unilateralità della
riflessione intellettualistica e come segnale della necessità di supe-
rare l’astrazione che la caratterizza in una messa in relazione delle
determinazioni opposte: finito e infinito si determinano solo nella
relazione reciproca. Se però si analizza il passo sopra citato, Hegel
sembra dire qualcosa di più rispetto a questo.
La messa in relazione delle determinazioni mette in evidenza
quello che Hegel definisce «il loro necessario contrasto»87, cioè la
loro contraddittorietà. Questa contraddittorietà, però, non va
ricondotta alla riflessione e al contraddirsi dell’intelletto, ma alla
riflessione della ragione. La riflessione della ragione esplicita il
contenuto logico delle determinazioni nella loro intrinseca dina-
micità e nella contraddittorietà che la caratterizza. La contraddi-
zione mostra però di avere per la ragione un valore diverso
rispetto a quello che ha per dell’intelletto. La contraddizione
implica, rispetto all’intelletto, la negazione delle assunzioni
astratte e unilaterali su cui si basa la sua conoscenza; rispetto alla
ragione la contraddizione è semplicemente il modo in cui il conte-
nuto inizialmente immediato e astratto si sviluppa, il modo in cui
si articola concretamente e quindi la sua stessa verità. In questo

intelletto, nega la sussistenza immediata del concreto, la scompone e la


distingue in diverse determinatezze astratte e unilaterali. Lo spirito che ‘dissol-
ve la differenza determinata’ posta dall’intelletto è lo spirito che, come ragione,
mostra la nullità delle determinazioni intellettualistiche. Viene mostrato come
queste determinazioni implicano di per sé delle contraddizioni che per la loro
stessa natura non possono ammettere e quindi come vengono annullate da
esse: la ragione è dialettica.
87 Ivi, p. 30; p. 27.
130 Michela Bordignon Saggi

senso, a essere superata non è tanto la contraddizione, ma la


prospettiva astratta dell’intelletto che, bloccata al paradigma
dell’astratta identità, non è in grado di riconoscere proprio nella
contraddizione la regula veri.
La prospettiva concreta della ragione non si sviluppa perciò sulla
base della soluzione della contraddizione, ma sulla base della
soluzione delle limitazioni dell’intelletto, che viene messa in atto
proprio nel dispiegare il valore speculativo della contraddizione
stessa. Hegel lo afferma a chiare lettere nel passo citato: «il
sollevarsi della ragione sopra le limitazioni dell’intelletto» non è
dato dalla loro semplice messa in relazione, ma dalla «con-
traddizione»88. Così l’infinito realizza la propria concreta natura, la
propria verità mostrando come proprio necessario e intrinseco
momento il finito: l’infinito, nella sua verità, è in se stesso
contraddittorio nella misura in cui si costituisce solo come il to-
gliersi in sé della finitezza89.
Non c’è quindi una contraddizione dell’intelletto da una parte e
una contraddizione della ragione (unità degli opposti) dall’altra,
ma un’unica e medesima contraddizione, che però assume due
valori diversi: per l’intelletto implica il venir meno della con-
cezione astratta di una determinazione data, per la ragione implica
il superamento delle limitazioni della comprensione dell’intelletto
e il dispiegamento della verità della determinazione, con l’unità
degli opposti.
88 Ibid.
89 «Anzi ciascuno è in se stesso questa unità (jedes ist an ihm selbst diese Einheit), e
ciò solo come il suo proprio togliersi, nel che a nessun de’ due spetta per
avventura di fronte all’altro il privilegio dell’esser in sé e dell’esserci affer-
mativo. […] la finità è solo come un sorpassare se stesso. In essa è quindi
contenuta l’infinità, il suo proprio altro. In pari maniera l’infinità è solo come
un sorpassare il finito. Contien dunque essenzialmente il suo altro, ed è perciò
in lei l’altro di se stessa. Il finito non vien tolto dall’infinito quasi da una
potenza che fosse data fuori di lui, ma è la sua infinità, di toglier via se stesso»
(ivi, p. 133; p. 149); «In quanto perciò questo essere è la idealità dei diversi, la
contraddizione (Widerspruch) non vi è astrattamente sparita (verschwunden), ma
risoluta e conciliata (aufgelöst und versöhnt), ed i pensieri non solo vi si manten-
gono integri, ma vi sono anche riuniti insieme» (ivi, p. 139; p. 156).
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 131

In che modo la contraddizione può avere due risultati così diversi90?


Il diverso valore che la contraddizione assume rispetto all’in-
telletto e alla ragione dipende dalla loro diversa caratterizzazione
interna. La caratteristica essenziale del procedere intellettualistico
è l’unilateralità91. L’intelletto, sulla base della sua stessa essenza, è
strutturalmente portato a considerare ogni cosa sulla base di un
unico punto di vista, per cui riesce a esaminarne di volta in volta
un singolo aspetto nella sua separazione rispetto a tutti gli altri.
Per l’intelletto il solo pensiero della sussistenza di qualcosa di
contraddittorio risulta inconcepibile, perché questa con-
traddittorietà implica lo stare insieme di termini opposti. Per que-
sto, la conoscenza dell’intelletto, implicante essa stessa una con-
traddizione, è schiacciata da questa stessa contraddizione: le de-
terminazioni dell’intelletto sono strutturate sulla base del princi-
pio d’identità e la contraddizione che esse stesse implicano finisce
per annullarle. In questo senso l’intelletto, proprio nel tentativo di
evitare a tutti i costi la contraddizione, ne rimane comunque
schiavo. Al contrario, la ragione, che prescindendo da ogni pre-
supposto (compresi i principi primi come il principio d’identità e
il PNC) si tiene ferma alla prospettiva del reines zusehen (il puro
stare a guardare e accogliere la dinamica interna di un contenuto
logico), riconosce in questa contraddizione non solo il necessario
errore dell’intelletto, ma anche la verità della determinazione in
questione. La ragione è cioè in grado di tenere insieme gli opposti

90 Il problema è questo: se la contraddizione è principio di determinazione, se


cioè è vera, perché la conoscenza dell’intelletto, in se stessa contraddittoria,
risulta falsa, indeterminata? Così ad esempio: «Se fosse il mondo ad essere,
localmente o complessivamente, autocontraddittorio, capace di soddisfare P e
P simul, per qualche o per ogni P, allora l’intelletto che si contraddice
avrebbe semplicemente fatto concordare il proprio sapere con l’oggetto […]
l’intelletto avrebbe semplicemente toccato la vera realtà» (F. BERTO, Che cos’è la
dialettica hegeliana?, cit., p. 223).
91 «Von Wichtigkeit ist nun, dass die Widersprüchlichkeit der meisten

logischen Kategorien gerade darin besteht, dass sie einseitig sind» (V. HÖSLE,
Hegel‘s System, cit., p. 173).
132 Michela Bordignon Saggi

nella loro unità e riesce a tenersi ferma sulla contraddizione e a


vedere in essa la regula veri di un dato contenuto logico92.
È come se la contraddizione avesse due lati: uno negativo, uno
positivo. Nel primo, rivolto contro l’intelletto, la contraddittorietà
è il segnale dell’unilateralità della sua comprensione; il secondo,
rivolto non più contro ma in direzione della ragione, la con-
traddizione viene accolta e riconosciuta come principio di deter-
minazione della cosa in questione.
In questo modo, il presupposto di base dell’approccio coerentista
viene messo decisamente in questione. Si è infatti sottolineato
come l’interpretazione coerentista sia fondata su una netta distin-
zione tra il piano dell’intelletto e quello della ragione. Ma, come si
è visto, una separazione di questo tipo non sussiste. Vi è, in realtà,
uno sviluppo intrinseco e immanente delle determinazioni di pen-
siero. Il piano dell’intelletto implica di per se stesso quella
contraddittorietà che mostra la sua stessa insussistenza e il suo
necessario trasporsi sul piano della ragione, in cui la stessa con-
traddittorietà rivela tutto il suo valore speculativo. I due piani
sono in realtà due momenti di uno stesso processo. Solo
nell’unità di questo processo assumono senso e portano alla luce
la verità della determinazioni:

A quella stessa maniera che si suol prendere l’intelletto come un


che di separato di fronte alla ragione in generale, così anche la
ragione dialettica si suol prendere come un che di separato di
fronte alla ragione positiva. Ma nella sua verità la ragione è
spirito; e lo spirito sta al di sopra di tutti e due, della ragione
intellettuale (verständige Vernunft), o dell’intelletto razionale
(vernünftiger Verstand) 93.

92 «Il pensare speculativo (spekulative Denken) consiste solo in ciò che il pensiero
tien ferma la contraddizione e nella contraddizione se stesso (das Denken den
Widerspruch und in ihm sich selbst festhält), non già, come la rappresentazione, in
ciò che si lasci dominare dalla contraddizione, e a cagion di questa lasci che le
sue determinazioni si risolvano solo in altre, oppur nel nulla» (WdL II, p. 287;
p. 492).
93 WdL I, p. 8; p. 6; «è pertanto sotto ogni rapporto da rigettarsi la separazione

dell’intelletto e della ragione così come comunemente vien fatta» (WdL III, p.
42; pp. 692-693).
Saggi I limiti dell’interpretazione coerentista 133

In queste righe Hegel sottolinea come la separazione tra intelletto


e ragione non permetta di cogliere l’effettivo sviluppo del
processo che porta al dispiegarsi della verità speculativa. Infatti,
da una parte utilizza l’espressione «verständige Vernunft» per
indicare il momento intellettuale che ha però necessariamente in
sé il passaggio al momento della ragione (l’intelletto non è altro
che una ragione che concepisce il contenuto delle determinazioni
in modo ancora unilaterale e astratto). Dall’altra utilizza l’espres-
sione «vernünftiger Verstand» per indicare un intelletto che si è fatto
razionale (la ragione non è altro che l’intelletto cha ha ricono-
sciuto e superato la propria unilateralità). La ragione nella sua
verità è spirito. Essa deve cogliere questi diversi modi di conce-
pire la realtà – astratto, dialettico-negativo, positivo-razionale –
come momenti di un processo che solo nel loro insieme costitui-
scono una condizione necessaria e sufficiente alla comprensione
della natura delle determinazioni logiche.

5. Conclusioni

Nel presente contributo si è cercato di esplicitare i punti chiave


dell’intepretazione coerentista della dialettica hegeliana:
a. la prospettiva interpretativa attualizzante che quest’ap-
proccio cerca di delineare;
b. la tesi del valore critico-negativo della contraddizione as-
sociato al presupposto della coerenza del processo dialettico.
Nella seconda parte dell’articolo sono stati analizzati criticamente
entrambi i punti.
a. Rispetto al primo si è mostrato come l’interpretazione
coerentista non produca una rivisitazione effettivamente
attualizzante del contributo del pensiero hegeliano sulla
contraddizione, togliendo qualsiasi carattere innovativo
alla tesi hegeliana della contraddizione come regula veri.
b. Rispetto al secondo punto si è invece mostrato che le
interpretazioni coerentiste si concentrano sulla funzione
critico-negativa della contraddizione rispetto al paradigma
intellettualistico, sviluppando una lettura della dialettica
che risulta problematica da due punti di vista:
134 Michela Bordignon Saggi

- la lettura non risulta essere un resoconto efficace di


questa funzione critica-negativa, perché in essa viene
fraintesa la natura della contraddittorietà delle deter-
minazioni dell’intelletto e il modo in cui viene impli-
cata dallo sviluppo dialettico;
- questo concentrarsi sulla funzione critico-negativa
della contraddizione, da cui viene fatto dipendere
anche il lato positivo-produttivo della contraddizione
stessa, lascia fuori quella che è la funzione essenziale
della contraddizione nella dialettica, ovvero quella di
essere effettivamente regula veri, principio di determi-
nazione delle categorie logiche. La prospettiva inter-
pretativa coerentista risulta quindi necessariamente
parziale, in quanto prescinde da quello che è il cuore
stesso della tesi hegeliana sulla contraddizione.
Da questa analisi risulta dunque la necessità di tornare a Hegel per
prendere sul serio lo scandalo della proposta hegeliana sulla con-
traddizione. Solo un pensiero in grado di fare seriamente i conti
con la verità della contraddizione può essere un pensiero che può
fare veramente i conti con Hegel e con ciò che egli ha ancora da
dire oggi.

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