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il manifesto e la nascita del graphic design 1

il manifesto e la nascita del graphic design

La riproduzione tecnica dell'opera basso costo, con una gamma di


d'arte si affermò nella storia ad toni dal nero più scuro al grigio più
intermittenza, ad ondate spesso chiaro. Dal 1827 con la cromolito-
lontane l'una dall'altra e tuttavia grafia, o stampa a colori, il mani-
con crescente intensità. I Greci festo diventò un mezzo di comuni-
conoscevano già due procedi- cazione nei più diversi campi del
menti per la riproduzione delle commercio, della politica e delle
opere d'arte: la fusione e il conio. organizzazioni culturali, caratteriz-
Bronzi, terrecotte e monete erano zando in maniera insostituibile la
le uniche opere d'arte che ripro- scena contemporanea. Attraverso
dussero in quantità, tutte le altre la litografia, la grafica è stata in
rimasero uniche e non tecnica- grado di accompagnare in forma
mente riproducibili. illustrativa la dimensione quotidia-
Nel corso del Medioevo con la na iniziando a tenere il passo con
xilografia 1 si riprodusse la grafica la stampa.
e la scrittura (meglio riprodotta più Pochi decenni dopo, l'invenzione
tardi mediante la stampa); si della litografia venne superata
aggiunsero l'acquaforte 2 e la dalla fotografia. Joseph
puntasecca e, intorno al 1797, Nicèphore Niepce riuscì a riprodur-
Alois Senefelder scoprì la litogra- ne la prima su una lastra di metal-
fia.3 Con essa la tecnica riprodutti- lo rivestito con del materiale foto-
va raggiunse un grado sostanzial- sensibile ma l'esposizione durò
mente nuovo; il procedimento, otto ore e, nel 1837, Jean Louis
più efficace rispetto all'incisione Daguerre migliorò l'invenzione con
del disegno in un blocco di legno il dagherrotipo.4 Intuendo l'impor-
o di rame, costituito dalla sua tra- tanza dell'invenzione il governo
sposizione su una lastra di pietra, francese acquistò il procedimento
diede per la prima volta alla grafi- e nel 1839 l'Accademia delle
ca la possibilità, non soltanto di Scienze lo rese disponibile al pub-
introdurre nel mercato i suoi pro- blico. La fotografia si propagò
dotti di qualità, ma anche di farlo molto velocemente e il suo impat-
conferendo ai prodotti ogni giorno to in ogni strato sociale fu enorme
nuove configurazioni. Con la lito- e godette immediatamente di
grafia l'arte del manifesto entrò in una popolarità prodigiosa. In
una nuova fase dando la possibili- pochi decenni anche i difetti tec-
tà di stampare un gran numero di nici furono corretti.
copie, di qualunque formato e a Nel processo della riproduzione
2 SULLA GRAFICA

pagine di presentazione del caratteri bodoni


e avantgarde

figurativa la "mano" si vide scarica- Nel XVI e XVII secolo di solito veni-
ta per la prima volta delle più vano riprodotti testi d'informazione,
importanti incombenze artistiche, ma nessun miglioramento tipogra-
che ormai erano di spettanza del- fico era ancora intervenuto per la
l'occhio che guardava dentro leggibilità a distanza di questi testi.
l'obiettivo. Poiché l'occhio è più Durante il XVIII secolo comparvero
rapido ad afferrare che non la i manifesti illustrati delle compa-
mano a disegnare, il processo gnie di spettacolo o dei proprieta-
della riproduzione figurativa venne ri di serragli, con rappresentazioni
accelerato al punto da essere in di imprese o di animali esotici;
grado di star dietro al parlato. Più anche i governanti si servivano di
tardi l'operatore cinematografico, figure di eleganti soldati per reclu-
manovrando la sua manovella, tare uomini nei loro reggimenti. Gli
riescì a fissare le immagini alla originali di questi primi tentativi arti-
stessa velocità in cui l'interprete stici erano forniti da disegnatori
parlava; se nella litografia era vir- anonimi e riprodotti in bianco e
tualmente contenuto il giornale nero in stile naturalista e, talvolta,
illustrato, nella fotografia si melodrammatico.
nascondeva il film sonoro.5 In tale contesto si colloca la nasci-
Sotto forma di annuncio, il manife- ta del graphic design che ha una
sto è sempre stato conosciuto duplice origine. Da un lato, il tipo-
anche in tempi antichi: il ritratto grafo è il più diretto progenitore
del re Hammurabi (2067-2025 come tecnico e cultore dell'arte
a.C.); la descrizione figurata di della stampa e come ricercatore
due prigionieri slavi in una figura- dei rapporti compositivi, degli
zione egiziana (146 a. C.) con equilibri e delle proporzioni negli
offerta di ricompensa per chi li elementi fondamentali dello
avesse ritrovati; una tavoletta stampato; un tempo lo stesso tipo-
greca a Gerusalemme, al tempo grafo è stato spesso progettista e
di Erode il Grande, che rappresen- disegnatore di caratteri, basti pen-
tava il divieto d'accesso al tempio, sare a Giambattista Bodoni, Firmin
per i forestieri, con la pena di Didot e John Baskerville. Dall'altro
morte per i trasgressori. A Parigi, lato, invece, è il pittore da consi-
sotto Francesco I, furono emessi i derarsi il padre del graphic design
primi regolamenti sull'affissione, in quanto spirito orientato verso
per la quale, nel 1633, bisognava una maggiore libertà espressiva e
chiedere un permesso speciale. una differente ricerca di valori cro-
il manifesto e la nascita del graphic design 3

Giancarlo Iliprandi, elaborazioni sul lettering e


pagina di presentazione del carattere gara-
mond

matici e compositivi. Ciò avvenne quando lo stampato


Molti pittori e artisti avevano già - non più solamente libro- s'impose
collaborato alla realizzazione di come mezzo di comunicazione
uno stampato ma, quasi sempre, diretto con una sua propria tema-
intervenendo esclusivamente in tica e un suo modus espressivo,
aspetti estetici di decoro come, capace di raggiungere il pubblico
ad esempio, nelle illustrazioni, e da questo essere percepito nel
nelle tavole fuori testo, nei fronte- messaggio. Siamo pertanto alle
spizi. prime apparizioni del manifesto
La nuova istanza di riproducibilità inteso come strumento di comuni-
dell'opera d'arte alla fine del XIX cazione, di pubblicità o di propa-
secolo ha richiesto una nuova ganda.
figura con competenze sia artisti- Nella seconda metà del XIX seco-
che, sia tecnologiche. La figura lo, al manifesto si dedicarono
del graphic designer rappresentò alcuni pittori in grado di afferrare
una fusione ed una sintesi tra le bene il significato di un messaggio
due competenze con l'attribuzio- espresso graficamente, di saperlo
ne di compiti specifici anche se porgere con intelligenza ed abili-
dovrà attendere gli anni Trenta per tà, rinunciando a quelle prerogati-
essere pienamente individuata ve che poteva avere il quadro in
come disciplina in termini moder- quanto elemento unico come, ad
ni. L'affermarsi di studi sulla psico- esempio, un punto privilegiato di
logia dell'immagine e ricerche percezione o il corpus delle pen-
sulla comunicazione visiva hanno nellate, a favore di qualcosa che
poi aiutato la configurazione del prometteva di sprigionare una
ruolo del progettista grafico per la gran forza comunicativa. E' questa
realizzazione di stampati editoriali, l'epoca dei pittori-cartellonisti che
manifesti, immagini pubblicitarie, raggiunsero un alto livello espressi-
logotipi e simboli grafici. vo e comunicativo attraverso il
Molti furono gli artisti che avevano proprio intuito ed esperienza per-
utilizzato l'incisione come mezzo di sonale. Nessuno di loro poteva,
riproduzione dell'opera d'arte, ma infatti, vantare una preparazione
è solo alla fine del XIX secolo che di base scientifica ed appropriata.
si può parlare di fusione - anche Un elemento di profonda differen-
se solo simbolica- tra la figura del za, nel passaggio da quadro a
pittore e quella del tipografo con manifesto, è l'inserimento delle
la nascita del progettista grafico. scritte nell'immagine che apre un
4 SULLA GRAFICA

Jules Chéret, manifesto per un ballo in


maschera al Teatro dell'Opera del 1894
Adolphe Mucha, manifesto per le biciclette
Perfecta
vasto repertorio d'invenzioni creati- Con l'uso della litografia i più noti
ve ed una problematica del coor- artisti si interessarono alla nuova
dinamento fra disegno e scrittura tecnica; in Francia Gavarni e
al quale, ogni artista - o corrente Daumier sono stati i primi ad usar-
artistica - ha dato una risposta la per riprodurre disegni artistici.
diversa. Spesso i caratteri sono Eduard Manet illustrò il libro Les
stati creati appositamente, come Chats di Champfleury nel 1868,
ad esempio nell'Art Nouveau, con una composizione di gatti in
nella Secessione o nella Bauhaus, bianco e nero.
altre volte invece riscoperti dalla Jules Chéret disegnò più di 1000
storia antica. manifesti, molti dei quali avevano
il manifesto e la nascita del graphic design 5

Henri de Toulouse-Lautrec, manifesto per il


cabaret di Aristide Bruant

per soggetto una donna che pub- mente e con l'utilizzo di tinte piatte
blicizzava cipria, paraffina, bici- e forti ombre.6 Nel caso di attori da
clette o lucido da scarpe; intro- rappresentare ne coglie le carat-
dusse a Parigi il poster di grande teristiche principali accentuando-
formato e fu considerato il mae- ne alcuni aspetti particolari.
stro del linguaggio tecnico-artisti- Eugéne Grasset, influenzato dai
co che si caratterizzò con l'elimi- pre-raffaelliti, si inserì nel movimen-
nazione dei dettagli superflui, l'ac- to dell'Art Nouveau, rivelando nei
centuazione del motivo principale suoi lavori anche elementi della
e l'uso sottile di ampie zone di pittura e della grafica giapponesi;
colore. Uno dei maggiore interpre- Théophile Alexandre Steinlin, sviz-
ti dello stile Art Nouveau fu zero ma residente a Parigi, diven-
Adolphe Mucha, d'origine ceco-
slovacca ma trapiantato a Parigi, il
cui estro e notorietà sono legati
all'incontro con la famosa attrice
Sarah Bernhardt per la quale lavo-
rò sei anni; simbolismo, gusto raffi-
nato e sensualità sono gli elemen-
ti che caratterizzano le sue opere.
Fu quindi la volta del celeberrimo
Henri de Toulouse-Lautrec che sta-
bilì precisi criteri figurativi, fonda-
mentali per la storia del manifesto.
Le invenzioni, ogni volta rinnovate,
dei caratteri strettamente correlati
alle immagini sia nelle forme che
nei colori costituiscono a tutt'oggi
una base da cui partire per l'ela-
borazione di una affiche. A lui,
inoltre, va riconosciuto il merito di
aver creato un manifesto profon-
damente nuovo in cui la realtà
narrata viene trasfigurata e sia i
luoghi sia i personaggi sono rap-
presentati attraverso l'uso di più
punti prospettici contemporanea-
6 SULLA GRAFICA

Capilettere per i giornali The Studio, Art et


décoration e L'Art dècoratif
ne famoso per i manifesti di critica
sociale (di particolare interesse lo
stampato in nero e rosso per Chat
Noir Cabaret). Fra i molti artisti che
lavorarono seguendo un loro stile
personale vi furono Maurice R.
Dumas e Pierre Bonnard, che dise-
gnò il famoso manifesto per la rivi-
sta "La Revue Blanche”.
L'elaborazione del manifesto e la
progettazione grafica, in senso
lato, porteranno ad una sempre
più marcata specializzazione dei
propri addetti, differenziandoli a
poco a poco dagli artisti-pittori,
verso una crescente coscienza
professionale. Anche da parte del-
l'opinione pubblica ci fu una presa
di coscienza dell'esistenza di una
nuova forma d'arte, differente, ma
non inferiore a quella tradizionale.
Si va così definendo il concetto di
un'arte "utile" (Pierre Bonnard), pen-
siero moderno che fu poi chiama-
ta - con maggior precisione - "arte
applicata".
All'inizio del XX secolo il primato
nell'arte si spostò dalla Francia
all'Inghilterra dove spiccarono le
opere di Aubrey V. Beardsley e
Arthur H. Mackmurdo che, con
l'uso di ampie zone colorate fine-
mente stilizzate, crearono un
nuovo orientamento artistico; in
Scozia si distinse Charles R.
Mackintosh, architetto e arredato-
re esponente della "Scuola di
il manifesto e la nascita del graphic design 7

Aubrey Beardsley, illustrazione per la Salomè


di Oscar Wilde del 1894 e disegno pubbicita-
rio nell'Insel-Almanach del 1906
Charles R. Mackintosh, composizione tipogra-
fica
Abeking Hermann, disegno del 1900
8 SULLA GRAFICA

Kolo Moser, motivi ornamentali per Ver


Sacrum nel 1899
Gustav Klimt, ritratto di Fritza Tiedler del 1906

Glasgow" si espresse con succes- nei suoi lavori, soprattutto sulle xilo-
so anche nel campo della grafi- grafie di Morris e sulle quelle giap-
ca. Arthur H. Mackmurdo è consi- ponesi con illustrazioni caratteriz-
derato tra i fautori di quello che zate da severe divisioni di superfi-
sarà chiamato Modern Style; di lui cie, da incisività di contorni e dal-
si ricorda il noto frontespizio elabo- l'uso limitato al minimo del colore,
rato per il libro dedicato alle chie- spesso solo in bianco e nero.
se di Christopher Wren, dove l'alter- Famose sono le sue eleganti tavo-
narsi dei grafismi positivo-negativi le elaborate per Salomè di Oscar
è evidenziato dalla tecnica xilo- Wilde, dove appare <la più con-
grafica. Aubrey Beardsley si basò, vincente e raffinata interpretazio-
ne della donna Art Nouveau, vista
come una creatura simbolica e
morbosa>.7
Koloman Moser e Alfred Roller furo-
no invece rappresentanti principa-
li della cosiddetta Secessione
viennese che, fondata per respin-
gere lo stile neo-accademico
della Vienna fine secolo, propose
la formulazione di un nuovo lin-
guaggio che investe la pittura, la
grafica, il manifesto e le illustrazio-
ni. Geometria e grafica medioe-
vale si fusero in equilibrio; la volon-
tà di un ritorno alle radici più pro-
fonde dell'essere fu espressa attra-
verso l'aulica eleganza lontana
dai modelli classici, legata invece,
all'estetismo simbolico che va
dall'Antico al Medioevo..
Molti altri pittori famosi contribuiro-
no a questa corrente viennese
con elaborazioni grafiche dise-
gnandone anche i manifesti delle
mostre come Gustav Klimt, che ne
fu il primo presidente, e più tardi
il manifesto e la nascita del graphic design 9

Egon Schiele, manifesto per la 49ma mostra


della Secessione e manifesto per una mostra
del 1909

Egon Schiele, che presenta già festi di oggetti, raggiungendo un


elementi espressionisti. estremo livello qualitativo con
In Germania svilupparono un pro- ampie superfici, colori delicati,
prio stile personale Thomas figure e lettere composte con abi-
Theodor Heine, che precorre i più lità esemplare Il suo intervento per
moderni concetti di schematizza- l'A.E.G. riguardò la grafica pubbli-
zione dell'immagine, di simboli- citaria dell'azienda: la progettazio-
smo e di applicazioni ripetute ne del logotipo, dei cataloghi e
quasi elementi modulari, e Peter delle istruzioni d'uso dei nuovi pro-
Beherens, che illustrò i primi mani- dotti sempre più numerosi e mai
10 SULLA GRAFICA

manifesto per Pelikan di E. Knauf e


B.Machoww del 1909
Thomas Theodor Heine, manifesto
Simplicissimus del 1897
commercializzati prima di allora;
all'epoca, infatti, grazie alle nuove
tecnologie potevano essere realiz-
zati a livello industriale e distribuiti
presso un gruppo più ampio di
consumatori.8
Due affiches di Lucian Bernhard -
esponente di punta del cosiddet-
to Plakastil tedesco - per le cande-
le Bosch e le scarpe Stiller, sono
state considerati i precursori dei
moderni manifesti di fotografia
pubblicitaria rappresentando, sin-
tetizzati al massimo, solo il prodot-
to e il nome della marca.
Il superamento dello Jugenstijl fu
operato dall'Espressionismo tede-
sco sotto il cui nome si possono
il manifesto e la nascita del graphic design 11

Thomas Theodor Heine, manifesto


Simplicissimus del 1897
Peter Beherens, frontespizio per Decorative
Kunst
12 SULLA GRAFICA

Ernst Ludwig Kirchner, propaganda per Die


Brücke
manifesto del film "Il Gabinetto del dott.
Calligari" del 1920
individuare tutte quelle correnti artisti, anche non tedeschi, come
artistiche, prevalentemente pittori- Wassily Kandinsky, Oskar
che, che per vent'anni a partire Kokoschka, Paul Klee e Hans Harp.
dal 1905, contrassegnarono le Nei manifesti di Ernst Ludwig
esperienze di avanguardia come Kirchner, il più impegnato nella
Die Brücke e Der Blaue Reiter, ed pubblicizzazione di Die Brücke, le
a cui fecero parte i più importanti composizione alfabetiche a matri-
il manifesto e la nascita del graphic design 13

Wassily Kandinskij, copertina del giornale “Der


Blaue Reiter” del 1912

Peter Beherens, frontespizio per “Decorative


Kunst”

ce xilografica presentano una primi cartelloni pubblicitari mentre


commistione tra innovazione e tra- è da ricordare la Prima Esposizione
dizione (riscoperta del gusto d'Arte nella Pubblicità è del 1900 e
medioevale). si svolge a Milano. Le Officine
In Italia si può far risalire a Giovanni Grafiche Ricordi sono state quelle
M. Mataloni, nel 1895, uno dei che per prime promossero la pro-
14 SULLA GRAFICA

Marcello Dudovich, manifesto per la Fiat


Balilla del 1924 e manifesto per l'azienda di
moda Mele & c. del 1915
duzione pubblicitaria di questo Magazzini Mele (officine Grafiche
nuovo medium. Gli artisti italiani Ricordi), dove l'eleganza femmini-
che si cimentarono con il manife- le vuole essere sinonimo di qualità
sto sono molti, si vogliono qui ricor- degli articoli pubblicizzati.
dare Marcello Dudovich e Cappiello, invece, è legato alle
Leonetto Cappiello.. esperienze parigine e al disegno
Più legato al romanticismo e più di gusto caricaturale; il suo arabe-
pittorico Dudovich rimane celebre sco-idea è un gioco grafico che
per le sue stilizzate figure femminili genera l'immagine pubblicitaria
che pubblicizzano la Campari e i che, a sua volta, costituirà nell'oc-

14
il manifesto e la nascita del graphic design 15

Fortunato Depero, la toga e il tarlo del 1915

chio dell'osservatore, l'immagine


del prodotto. Con Cappiello, dun-
que, l'attenzione si sposta dal
destinatario della rappresentazio-
ne al prodotto rappresentato
aprendo al concetto moderno di
pubblicità; l'’esempio famoso è
l'immagine di Pierrot per la
Thermogène che diventa il simbo-
lo stesso della casa reclamizzata.
In tutti gli altri paesi europei lo svi-
luppo del manifesto subì un'in-
fluenza del maggior o minor
grado di espansione dell'Art
Nouveau, dello Jugenstijl tedesco
e dei maggiori caposcuola sopra
citati, finché si entrò in contatto
con i nuovi movimenti artistici rivo-
luzionari come il Costruttivismo
russo, il Futurismo italiano, il
Dadaismo, il Surrealismo, il De Stijl
e il Bauhaus.
Milano fu la culla del Futurismo ita-
liano 9 di cui la paternità è da attri-
buire a Filippo Tommaso Marinetti;
a lui si avvicinò un gran numero di
artisti e già nel 1910 Boccioni,
Balla, Severini e Carrà si posero su
posizioni di avanguardia. Il
Movimento si configura come rot-
tura sia con il romanticismo sia
con il classicismo e, anche se si
affievolì dopo la Prima Guerra
Mondiale, diede un efficace
apporto all'abbattimento in Italia
di un certo provincialismo artistico
e aiutò la propagazione dell'arte
16 SULLA GRAFICA

Fortunato Depero, manifesto per una corsa


automobilistica in Trentino nel 1928
Giacomo Balla, caricatura di Marinetti
Fortunato Depero, manifesto per il bitter
Campari del 1928
Filippo Tommaso Martinetti, tavola parolibera
del 1915

moderna. In campo tipografico


l'impianto tradizionale fu scardina-
to fino a sperimentare l'uso delle
lettere alfabetiche come elemen-
ti di composizione pittorica indi-
pendentemente dal loro significa-
to. Il rapporto tra il Movimento e la
grafica pubblicitaria si svilupperà
solo più tardi tra gli anni Venti e
Trenta, data la stessa natura anti-
borghese del Movimento, da
quello che venne chiamato
Secondo Futurismo. Un autorevole
esponente è Fortunato Depero
che confluì nel 1915 in
Ricostruzione futurista dell'universo
che sottoscrisse con Balla. La sua
vasta produzione grafica si asso-
cia a prodotti commerciali ed a
marche famose come ad esem-
pio la Campari per la quale ha fir-
mato molti manifesti con compo-
sizioni svincolate da schemi pre-
costituiti e articolazione di spazi
frammentati in piani cromatici
contrastanti. La sua cifra stilistica e
il suo repertorio formale sono stati
tra i più "saccheggiati" da altri pro-
gettisti grafici che verranno dopo.
Anche se, in questa sede, non si
intende scrivere una storia dei
movimenti artistici, non si può non
accennare al primo periodo rivo-
luzionario dell'inizio del XX secolo
in Russia, dove furono gettate le
basi per il rinnovamento del-
l'espressione grafica e le cui ela-
il manifesto e la nascita del graphic design 17

El Lissitskij, copertina della rivista Vesc del 1922


Alexandr M. Rodcenko, manifesto per la Casa
editrice statale di Leningrado del 1925

borazioni sono diventate basilari una concezione artistica e la sua


nel campo della comunicazione trasposizione grafica.
visiva. Il Futurismo italiano "incurio- Le teorie geometriche non eucli-
sì" molti ambienti della pittura russa dee vennero assunte da El Lissiztkij
(oltre che della poesia) anche per come spiegazione della sua con-
il tono provocatorio ed iconocla- cezione pittorica e le geometrie
sta. La corrente "raggista" (Lucism) complesse hanno influenzato
fece capo al Futurismo russo; "rag- anche Cernikov e lo stesso
gio" è ciò che l'oggetto emette e, Rodcenko; la formulazione di que-
incontrando altri raggi emessi da ste geometrie ha rafforzato, lo
altrettanti oggetti, genera forme scambio tra pittura e avanguardie
che costituiscono l'oggetto della storiche, influenzando l'indagine di
pittura; ne sono esponenti Michail ciò che Scolari chiama "lo spazio
Larinov (il fondatore), Natalia dell'oggetto e non l'oggetto nello
Goncarova e, in qualche misura spazio".10
Kazimir Malevic anche se mantie- La produzione grafica del primo
ne un linguaggio personale che lo dopoguerra infatti si è articolata
porterà a fondare il Suprematismo
di assoluta libertà espressiva. Più
connotato ideologicamente il
Costruttivismo russo nasce nel
1920; Aleksandr Rodcenko,
Varvara Stepanova e Aleksej Gan
si mettono alla ricerca di forme
socialmente motivate e utili per il
lavoro artistico in contrapposizione
a quelli che perpetuano la linea
della produzione estetica.
E' questo un periodo in cui l'unita-
rietà di intenti unisce strettamente
le ricerche figurative nei linguaggi
della pittura, dell'architettura e
della grafica. Raramente si potrà
osservare, anche facendo con
fronti con successivi momenti arti-
stici, un legame così stretto e sor-
prendentemente rispondente fra
18 SULLA GRAFICA

B. Titov, copertina di un libro del 1927


anonimo, manifesto per il giornale giornale
Samolet del 1924
Alexandr M. Rodcenko, due progetti di mar-
chio grafico per Dobrolet, associazione per lo
sviluppo dell'aviazione, uno elaborato a tem-
pera e l'altro a china, 1923
il manifesto e la nascita del graphic design 19

El Lissitskij doppie pagine con poesie per un


libro
anonimo, confezione del sapone Fantazija
D. Tarkov, pubbicità per articoli di profumeria

Gli anni ’20 in Unione Sovietica costituiscono


un periodo in cui trovano la loro rasion d’être
nuove associazioni ed originali giustapposi-
zioni tra “forma” e “idea”. Di fatti, per una
nuova organizzazione sociale ed economica
anche il linguaggio figurativo deve essere
rinnovato.
Sono qui riportati alcuni esempi di grafica
commerciale le cui applicazioni vanno dai
marchi d’azienda al packaging delle sapo-
nette, dalle copertine di riviste a manifesti
pubblicitari, e che costituiscono un così
vasto patrimonio creativo con cui, a tutt’oggi,
ogni graphic designer deve, in qualche misu-
ra, confrontarsi.
20 SULLA GRAFICA

El Lissitskij, "i due quadrati" del 1920

Fritz Schleifer manifesto per una mostra a


Weimar della Bauhaus del 1923

secondo geometrie dinamiche Gropius con l'obiettivo di formare


basandosi sui colori primari (spes- pittori, architetti e scultori ad un
so viene usato solo il colore rosso buon livello, la Bauhaus raccolse
oltre al bianco e nero). Se presen- personalità di prim'ordine. La vasta
ti allusioni simmetriche sono subito produzione tipografica va dalla
contrastate dall'introduzione di progettazione del simbolo della
elementi grafici o tipografici e da scuola alla redazione della rivista,
figure geometriche e piani di colo- fino al tesserino di riconoscimento
re. Nei manifesti di El Lissiztkij le let- degli studenti. Come nel
tere si trasformano in figure geo- Costruttivismo, anche nella
metriche e l'uso alternato dei colo- Bauhaus un corso di studio era
ri unifica la composizione; la paro- dedicato alla tipografia e alla gra-
la scritta si semplifica pur rimanen- fica pubblicitaria. Il laboratorio
do l'elemento con il quale la pagi- tipografico della Bauhaus applica
na si struttura in modo snodato e la geometrizzazione anche al
dinamico. carattere tipografico elaborato da
All'indomani della rivoluzione il pro- Herbert Bayer nel 1925. Basato su
gramma della formazione tecnica ortogonali, quattro circonferenze
e professionale è diventata un concentriche e tre angoli, senza
banco di prova della neo-cultura grazie né accorgimenti di tipo per-
sovietica; l'intero sistema dell'edu- cettivo il carattere bauhaus (più
cazione artistica viene riformato. amato dagli architetti che dai gra-
Nei Laboratori artistici di Stato fici) non aveva maiuscole in quan-
(Svomas) l'organizzazione in ate- to considerate inutili non avendo
liers richiama le tradizioni più anti- un suono diverso; ciò denota
che delle "botteghe" rinascimen- un'applicazione estrema della filo-
tali e dei laboratori dei maestri ico- sofia funzionalista. In molti manife-
nografi. Qualche anno dopo la sti di esposizioni della Bauhaus, si
disciplina di "grafica" diventa una ritrovano analogie con le espe-
Facoltà con tre specializzazioni: rienze costruttiviste sia nella dispo-
arte litografica, incisione su metal- sizione dei testi sia nel tipo di
lo e arte libraria.11 caratteri utilizzati. Tipico elemento
Si vuole fare solo un brevissimo dell'impostazione tipografica
accenno ad un aspetto della Bauhaus è la sovrapposizione del
Bauhaus, in quanto il tema merite- testo su fondi di diverso colore o la
rebbe una trattazione a parte. rotazione di alcune scritte signifi-
Fondata nel 1919 da Walter cative dove emerge la l'uso del
20
il manifesto e la nascita del graphic design 21

Lázló Moholy-Nagy, manifesto per una mostra


a Weimar della Bauhaus del 1923 e copertina
per il libro di Kasimir Malevich Die
Gegenstandslose Welt del 1927

testo come immagine.12 appassionata di artisti di livello,


Molti sono gli architetti che agli inizi non risulterà un semplice medium
del XX secolo, si sono cimentati per la propagazione di un mes-
nei nuovi mezzi di comunicazione saggio, ma anche banco di prova
visiva oltre ai già citati Mackintosh per l'affermazione delle nuove
in Scozia e Behrens in Germania. concezioni espressive. In tal modo
Attraverso questi mezzi i movimen- la progettazione grafica dello
ti delle avanguardie storiche divul- stampato editoriale (periodici, libri,
garono le nuove ideologie e modi manifesti, ecc.) divenne un ulterio-
di concepire l'arte in tutta l'Europa. re elemento con cui cimentarsi.
La fondazione di periodici d'arte, Quasi un centinaio di riviste, edite
ad esempio, agevolò la formazio- contemporaneamente, accom-
ne di gruppi e correnti artistiche e pagnarono in Europa i dibattiti e le
diventò elemento di propaganda polemiche sulle nuovi espressioni
del gruppo già formatosi. Lo stam- artistiche, sul gusto che tale
pato editoriale, in questo periodo, espressioni sottolineavano e sulle
avvalendosi della collaborazione esperienze e ricerche che giornal-
22 SULLA GRAFICA

Will Bradley, illustrazione dalla rivista "The chap-


book" del 1895 e particolare di un manifesto
per la Victor Bicycles del 1899

mente si andavano verificando. stesso Chèret aveva prodotto, in


La stampa entra quindi prepoten- stile Art Nouveau, una litografia per
temente nei conflitti artistici dive- il cortometraggio "Projections
nendone strumento indispensabile Artistiques". Infatti, i primi manifesti
ed assumendo un ruolo di livello cinematografici erano anch'essi
che non sarà più abbandonato. riprodotti prevalentemente con
In America, invece, nei primissimi sistema litografico e non si distac-
anni del Novecento, i manifesti di cavano dagli altri manifesti rical-
Will Bradley costituirono una fonte cando lo stile in auge del momen-
d'ispirazione per i disegnatori del to; del resto anche i films erano
tempo; i suoi migliori disegni rivela- espressioni di correnti figurative.
no l'influenza di William Morris, di Negli Stati Uniti, l'affermazione del-
Aubrey Beardsley e dell'Art l'industria cinematografica diventò
Nuoveau, per il segno delicato, la un vero e proprio investimento e si
fantasia e la chiarezza figurativa. sviluppò sempre più l'arte del
La sua serie di illustrazioni per manifesto che doveva, quindi,
Ladies' Home Journal orientarono il comunicare ciò che poteva
gusto anche di molti arredatori. attrarre il maggior numero di pub-
Un altro maestro nell'arte del blico. Come altri prodotti com-
poster americano fu Edward merciali, aveva una durata breve
Penfield, che rivela in maniera ine- e doveva persuadere le persone a
quivocabile l'influenza sia delle scegliere in maniera immediata.
xilografie giapponesi sia dei mani- Tra gli anni '20 e '40 il cinema ha
festi di Toulouse Lautrec. dovuto competere con altre
Si può affermare che, se alla fine forme di spettacolo: vaudeville,
del secolo XIX nel periodo di Belle teatro, circo ecc. fino agli anni '50
Epoque, lo spettacolo più popola- con l'avvento della televisione. I
re è stato il balletto, il cinema lo è posters, pertanto, dovevano esse-
stato all'inizio del XX. Nei manifesti re "sensazionali" per attrarre il pub-
di richiamo degli spettacoli di blico.
danza si cercava spesso di capta- Fin dall'inizio ogni compagnia
re il movimento, la grazia femmini- cinematografica cercò, per il
le e i costumi di scena mentre, per manifesto, un suo stile pubblicita-
lo spettacolo cinematografico, si rio, un logo e spesso uno slogan
fa riferimento al tipo o al genere per distinguere il proprio prodotto
del film. dal resto. Ma i manifesti erano più
Già in Francia, intorno al 1890, lo o meno tutti simili: o una scena in
il manifesto e la nascita del graphic design 23

manifesto del film "Hallelujah" di King Vidor


del 1929
Brissot, manifesto di propaganda per il cine-
ma del 1895
manifesto del film "The Broken Window", U.S.
1915
24 SULLA GRAFICA

Norman Rokwell, manifesto del film "The Razor


Edge" e copertina del "Saturday Evening Post"
del 1919
bianco e nero con processo foto- stampati manifesti con ritratti o
grafico o, a colori, con quello lito- con scene generiche e dei volan-
grafico. tini a parte, con i nomi degli inter-
Talvolta era narrato un affannoso preti, che poi venivano distribuiti
riassunto della trama, qualche nelle città ed appesi nelle vetrine
altra rappresentata l'immagine più dei negozi. Solo più tardi il manife-
accattivante del film o degli inter- sto si arricchì di informazioni scritte
preti. All'inizio venivano spesso aggiungendo nomi a seconda
il manifesto e la nascita del graphic design 25

Prime pubblicità della Coca Cola e prime


insegne al neon

delle nascenti specializzazioni. livello urbano e, negli anni Trenta,


Negli anni '20 con la crescita del del neon applicato alle insegne
sistema degli studios hollywoodia- luminose. A partire dalle prime affi-
ni, i manifesti richiesero una nuova ches e dai tagebüche lo spazio
specializzazione; per la maggior urbano è andato gradualmente
parte furono concepiti e realizzati ad ospitare sempre di più informa-
a New York dopo la vincita di con- zioni e rêclames pubblicitarie che
corsi per idee. Altri studi reclutaro- ne cambiano la percezione. Il
no quegli artisti che avevano pub- nuovo protagonista delle città è,
blicizzato la Prima Guerra infatti, il messaggio pubblicitario.
Mondiale quali ad esempio M. Più in generale, lo sviluppo dello
Leone Bracker o Harrison Fisher.13 società americana in senso con-
Più tardi, anche Norman Rockwell, sumistico, porterà gli Stati Uniti ad
forse il più autorevole esponente essere il paese leader per la grafi-
degli illustratori del XX secolo, si ca pubblicitaria.
cimentò con il manifesto cinema-
tografico (oltre che quelli politico-
sociali e di impegno civile). Nella
sua attività artistica Rockwell ha
fronteggiato una mole di lavoro
incredibile, con i ritmi serrati del-
l'editoria di massa senza mai trala-
sciare la qualità formale e il con-
trollo della composizione; solo per
il periodico Saturday Evening Post
progettò 322 copertine dipingen-
dole ad olio su tela. Il lavoro di
Rockwell è il prodotto di una tecni-
ca straordinaria e di una capacità
di sintetizzare l'affresco americano
nei suoi valori positivi con i toni
caldi e rassicuranti di un realismo
confortante.
Un'ulteriore evoluzione tecnologi-
ca porta a nuovi compiti del pro-
gettista grafico: la scoperta del-
l'elettricità e le sue applicazioni a
26 SULLA GRAFICA

All'interno di un'esperienza didattica si è operata una simulazione. Si è ipotizzata presso un cinéma


d'essai una mostra dedicata ad un regista famoso che raccogliesse fotografie della vita del regista,
foto di scena, costumi cinematografici, vendita di gadgets vari ed ovviamente, la proiezione di un
suo film. Per tale occasione viene quindi commissionato agli studenti di architettura, un manifesto
che ne pubblicizzi l'evento. È importante sottolineare che non si tratta di un manifesto cinematografi-
co, ma di uno che deve comunicare un avvenimento: la mostra in omaggio ad un regista famoso,
quindi la sua utilizzazione ha un termine preciso, ossia la data stessa della mostra. Il fatto poi che si
privilegi il regista rispetto al film, presuppone un target diverso da quello del classico prodotto
cinematografico, vale a dire un pubblico d'esperti o comunque d'amatori, anche per i nomi dei
registi proposti (Luchino Visconti, Françoise Truffaut, Stanley Kubrick, Martin Scorsese). Mentre il mani-
festo del film è generalmente narrativo e troppo spesso focalizzato solo sui volti degli attori - quindi
tutt'altro che audace - l'omaggio o la rassegna di un regista ha molti elementi in più di fascino
comunicativo e meno vincoli.

26
il manifesto e la nascita del graphic design 27

manifesti elaborati per il corso di percezione


e comunicazioni visive dagli studenti Nicola
Benedetti, Beatrice Bordoni, Francesca Monti
e Tancredi Dutto
28 SULLA GRAFICA

Griglia di base dei segni di appartenenza alle


associazioni di tagliapietre e formazioni di
segni individuali dell'operaio qualificato.
il marchio grafico e la sua storia
Il termine marchio ha la sua origi- ni. Le sigle dei tagliapietre del XII
ne etimologica dal francese anti- secolo sono quelle sopravvissute
co marchier (1190) con il significa- in numero maggiore; su queste
to di contrassegnare. infatti sono state elaborate nume-
L'uso di marchiare i manufatti ha rose ricerche. Questi segni, veri e
un'origine antichissima; da sempre propri marchi, erano per lo più
ogni civiltà, attività commerciale, figure geometriche costruite
artistica o artigianale ha utilizzato secondo uno schema ed una
un segno per identificare le pro- struttura di base. Ogni associazio-
prie produzioni al fine di fissarne la ne di tagliapietre possedeva una
paternità: la ricerca del marchio sorta di griglia geometrica, sche-
come garanzia del prodotto era ma base del segno di riconosci-
pratica consueta. mento, che veniva consegnata
Questo uso si protrae per tutto il all'operaio al completamento del-
Medioevo ed il Rinascimento; da l'apprendistato. Quest'ultimo pote-
sempre nel mondo mercantile e va poi progettare la propria sigla in
nel commercio la marchiatura è conformità con le regole dell'asso-
sentita come necessità. ciazione. Questo tipo di marchio è
Si conoscono marchi per ogni anche l'archetipo di tutti gli stem-
categoria commerciale e profes- mi nobiliari, gli emblemi, i marchi
sionale; ciascuna sviluppa una di fabbrica ed editoriali dei secoli
propria tipologia stilistica ed ope- successivi.
rativa a seconda del tipo di pro- Contemporaneamente ai taglia-
dotto, delle condizioni di impiego pietre anche tra le famiglie di pro-
e del supporto sul quale era prietari terrieri e le ricche famiglie
necessario apporre il marchio. (64) di città si diffuse l'esigenza di una
Inoltre, con la nascita delle corpo- personalizzazione grafica.
razioni, si rende necessaria una Vennero così elaborati segni che
giurisdizione che regoli le norme di furono applicati sui muri, sull'equi-
controllo del marchio stesso. Le paggiamento, sulle pietre tombali
sigle degli artigiani produttori, sono e sui documenti importanti.
considerati come le prime forme Un simbolo che si ricorre spesso
di marchio commerciale. nella storia del marchio, quasi un
In Egitto, in Mesopotamia, così archetipo, è quello della croce; si
come nell'antica Roma, i fabbri- riscontra nei monogrammi
canti marchiavano il materiale da medioevali di persone illustri come
costruzione, in particolare i matto- papi, imperatori, religiosi, poeti ed
il marchio grafico e la sua storia 29

Evoluzione dei segni dei tagliapietre della cattedrale di Strasburgo nei cinque anni della sua
costruzione (XIII-XVIII secolo)
riferimenti alla croce: a. simbolo del cristianesimo diffuso con l'arte bizantina, probabile combi-
nazione con un simbolo orientale più antico che raffigurava il sorgere del sole dove i raggi sosti-
tuivano la croce. b. versione latina del monogramma di Cristo; le lettere che compongono i
molti nomi del Salvatore, in greco ed in latino, sono state combinate, attraverso i secoli, in diversi
modi secondo uno schema cruciforme. c. simbolo della cristianità diffuso dalla Chiesa d'Oriente
è un simbolo della "buona pesca" di fede e di propagazione del verbo.

educatori o, al contrario, in sostitu-


zione della firma per chi non
conosceva la scrittura. La maggior
parte degli agricoltori e commer-
cianti, infatti, erano analfabeti; l'in-
venzione del segno doveva quindi
essere legata all'oggetto d'uso ed
alla sua rappresentazione stilizza-
ta. Le persone dedite al commer-
cio scelsero poi il segno di Hermes
simile al quattro, come forma di
base mentre la croce resterà, inol-
tre, come emblema di molti edito-
ri e stampatori.
Al contrario, tra le persone di cultu-
ra, era diffuso l’uso del mono-
30 SULLA GRAFICA

monogramma di Albert Dürer


simboli dei pianeti secondo la rappresentazio-
ne antica: Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove,
Venere, Saturno. L’astrologia e l’alchimia erano
uniti; Marte indica, ad esempio, il ferro.
marchi degli agricoltori e dei commercianti
rappresentanti l'oggetto d'uso e marchi dei
commercianti che scelsero il segno di Hermes

gramma, una composizione di


lettere che appare come firma,
un’abbreviazione del nome della
persona che testimonia un uso
irregolare dei segni alfabetici e
risale al periodo in cui lo sviluppo
della scrittura occidentale rag-
giunse, nell'antica Grecia, la fase
della semplificazione finale dei
segni dell'alfabeto. Ad ogni conso-
nante e ad ogni vocale era attri-
buito un segno individuale e la
combinazione di questi esprimeva
parole e frasi.
Il desiderio di costruire le parole in
forma quadrata e compatta, in
opposizione alla forma estesa e
lineare, esisteva dunque fin dalle
origini della scrittura.
Molto influente nella forma del
monogramma era il materiale
il marchio grafico e la sua storia 31

in senso orario
marchio con gli attributi cosmologici del cerchio e della doppia croce, adottato da Nicolas
Jenson e Giovanni da Colonia per la loro stamperia di Venezia, 1481
ying e yang sono il simbolo del perfetto equilibrio secondo l'antica filosofia cinese e rappresenta-
no anche il positivo ed il negativo, il maschile ed il femminile, il cielo e la terra
motivi araldici giapponesi che prendono lo spunto dalla forma della farfalla, Tokyo, 1864

impiegato per la sua realizzazione. segno riguarda la riscoperta negli


I monogrammi venivano general- ultimi decenni del secolo XIX del-
mente utilizzati da dominatori, l'arte giapponese per tutti i settori
imperatori, e capi spirituali, tutte in cui esiste ornamento, sia per
autorità che usavano mostrare la motivi naturalistici estremamente
loro potenza applicando il proprio stilizzati sia per la grande efficacia
sigillo su atti, leggi ed altri docu- del contrasto motivo-sfondo,
menti. come ad esempio le decorazioni
Nel Medioevo l'arte di trasformare i del periodo Meiji (1868-1912) che
materiali liquefacendo i solidi con traggono le forme ornamentali da
il calore o facendoli evaporare tutto il regno naturale.
con acidi, sembrava per i più una Nel 1873, l'Österreichisches
magia; nacquero così nuovi segni Museum für Kunst und Industrie di
convenzionali dai contenuti magi- Vienna acquistò ed espose alcu-
ci, simboli alchemici o astronomi- ne migliaia di Katagami originali,
ci, che però non erano conosciuti ossia gli stampi per i tessuti in uso
da tutti ma solo da una ristretta nella tradizione giapponese che
cerchia: tutto ciò era un limite alla destarono grande interesse per le
comunicabilità del marchio stes- loro decorazioni di tipo naturalisti-
so. co e con riferimento alla vita quo-
Nel Rinascimento il marchio tidiana: fiori, rami, alberi, animali,
cominciò ad avere significati più oggetti d'uso e così via.
complessi di carattere simbolico, Questo evento influenzò l’arte
iconografico e ad essere circo- europea e il riferimento agli stilemi
scritto dentro forme ben precise. usati dall’arte giapponese diventò
Per la realizzazione dei marchi si infatti fondamentale nell’Art
ricorreva dunque: Nouveau e nello Jugendstil che ne
- all'adozione di forme geometri- trassero motivi anche nella rappre-
che semplici;
- a motivi iconografici significativi;
- alla semplificazione del nome
attraverso alcune lettere dell'alfa-
beto;
- all'utilizzo dei riferimenti araldici.
Oltre all'importanza delle antiche
simbologie una delle maggiori
influenze nell'espressione del
32 SULLA GRAFICA

doppia lettura del vecchio marchio della Montecatini disegnato da C. Dradi


Studio RPR, marchio del gruppo Finsider del 1965
marchio della France Confort
tre logotipi Missoni, Rhodiatoce (Bob Norda 1969) e Lancetti.
marchio Coni di Mimmo Castellano del 1972 e logotipo della Coop di Bob Noorda

sentazione bidimensionale della


figura stilizzata (vedere il manifesto
e la nascita del graphic design),
la sua riduzione a silhouette, il con-
tenimento dell’arabesco nel cer-
chio o la contrapposizione della
massa dominante con lo sfondo
negativo (bianco su nero e vice-
versa). I marchi di fabbrica segui-
rono questa tendenza dell’icono-
grafia giapponese ispirandosi al
mondo naturale e vegetale, alle
forme geometriche primarie e alle
stesse tecniche espressive.
Nel XIX secolo la grande accele-
razione industriale e commerciale,
la riproduzione fotomeccanica, e
la accresciuta diffusione di stam-
pati e di immagini grazie alla lito-
grafia, portarono all'esigenza da
parte dei grandi imprenditori di
farsi rappresentare nel mercato
da un proprio marchio. La compo-
sizione grafica di questi nuovi mar-
chi abbandonò però i riferimenti
con il passato.
La scrittura entrò a far parte del
contesto e diventando immagine
essa stessa. Si parla cioè del logo-
tipo e della parola-disegno ed il
nome dell'azienda, del prodotto,
di un'ente, di un generico referen-
te, assume l'aspetto globale di
un'immagine, di una forma grafi-
ca verbale proponendo una solu-
zione originale di quello che oggi
si chiama lettering o progettato ex
il marchio grafico e la sua storia 33

marchi grafici nel settore della sostenibilità


Comieco, CasaClima, tre versioni Eurosolar e
Architettura Sostenibile

novo o prendendo spunto da


famiglie di caratteri esistenti. In
Italia, invece, gran parte dei mar-
chi grafici erano "narrativi", rac-
contavano episodi, avvenimenti,
facevano riferimento ad eventi
storici o mitologici, si rapportavano
con il territorio, o facevano della
propria sede una raffigurazione
idealizzata.
Nel XX secolo hanno avuto invece
una grande influenza per il dise-
gno del marchio, gli studi delle
"avanguardie storiche" degli anni
Venti dove prevalse una tendenza
al segno astratto, alle forme dalla
geometria compatta e sintetica
provenienti dalle nuove teorie
della visione e della fenomenolo-
gia della percezione presenti nei
postulati estetici della Gestalt.
Le figure piane "primarie", quadra-
to, cerchio triangolo equilatero
sono state considerate gli archeti-
pi ed assunte, dagli artisti dell'inizio
del XX secolo, come riferimento in
quanto elementi assoluti di equili-
brio e di purezza, in contrapposi-
zione ai periodi precedenti. I vari
gruppi di avanguardia, inoltre, il
De Stijl in Olanda, i Costruttivisti a
Mosca, la Bauhaus a Weimar e a
Dessau, utilizzarono il quadrato, la
linea e l'angolo retto come pochi
elementi di un lessico ridotto
"all'osso".
34 SULLA GRAFICA

marchio grafico del Museo d'Arte di Toledo

marchio grafico della Spagna

Carolyn Davidson, marchio grafico della Nike


del 1971
marchio grafico della Danesi di S. Salaroli del
1970
marchio cioè sintesi
Il marchio è la massima rappre- la cornice quadrata (forma prima-
sentazione di sintesi ma è al ria) diventa una cornice nel cui
tempo stesso “narrazione” del- spessore viene inserita la scritta in
l’identità di una ditta, di un prodot- un dialogo serrato tra forma e let-
to o di una società dove, gli obiet- tering.
tivi di chi lo progetta, devono Per il redesign del marchio France
entrare in sintonia con le attese di Telecom, ad esempio, viene scel-
chi osserva. Nello stesso tempo il ta una lettera dell'alfabeto che
marchio è anche ambiguo per- non è l'iniziale del nome dell'azien-
ché deve “mostrare” fino ad un da ma il segno universale &
certo punto, deve lasciar deside- emblema della connesione tra i
rare. L’ambiguità presente nella diversi servizi dell’azienda; la forma
comunicazione visiva di un pro- riecheggia, un gusto artenovista in
dotto non esclude però una com- chiave decisamente moderna
ponente razionale; in ogni mes- con i colori caldi del rosso e del-
saggio, infatti, troviamo sia una l’arancione.
valenza illogica, intraducibile, irra- Il marchio della Danesi, invece,
zionale ed intima, sia una valenza richiama sia la lettera alfabetica
semantica, logica e strutturata. sia il chicco di caffè nella confor-
L’aspetto grafico del marchio può mazione grafica e nel colore e
essere legato all’immagine del appare, a seconda delle necessi-
prodotto cui si riferisce, in modo tà anche in negativo; raffigurato
più o meno mimetico, oppure si isolatamente presenta un valore
configura come segno astratto, e chiaro e ben definito, riportato in
ricerca le proprie geometrie nella serie modulare su supporti cilindrici
grande varietà di simboli evocati- genera una composizione ritmica
vi. ad effetto positivo-negativo, che
Naturalmente tutto ciò può avve- rivisita in chiave moderna forme
nire solo su un piano univocamen- ed ornati decorativi classici.
te riconosciuto, cioè quando all’in- Ci sono dei marchi, inoltre, che si
terno di una stessa area culturale impongono sul mercato con una
concetti comuni siano stati asso- forza straordinaria, come quello
ciati a segni evocativi o figure della Nike, che partono dalla
archetipe, in grado di innescare geniale intuizione di non indicare
meccanismi di riconoscimento ed l’azienda e nemmeno i prodotti,
appropriazione. ma ciò che con questi si può fare.
Nel marchio per il Museo di Toledo Il segno forte ed incidente sugge-
marchio cioè sintesi 35

doppia lettura nel simbolo dell'Anno


Internazionale della Donna
simbolo dell'Ente Nazionale Idrocarburi
marchio grafico della Lana Vergine disegnato
da C. Bonin
redesign del marchio France Telecom dello
studio di Walter Landor

risce l’idea della velocità e del che esiste la memoria, ossia la


movimento che diventano gli tendenza ad accumulare segni e
emblemi dell’azienda. racconti per farli interagire con il
La cultura della comunicazione gusto e le “estetiche” contempo-
visiva ha subìto una violenta tra- ranee.
sformazione; il marchio si inserisce Vecchio e nuovo, tradizione ed
in questa nuova realtà adattando- innovazione, memoria e futuro
si al mutamento dei contesti e fanno parte di questo straordinario
rivestendo un ruolo sempre più patrimonio conoscitivo e proget-
cruciale. Il marchio oggi, nella tuale.
progettazione grafica e nella Per il redesign del marchio France
comunicazione visiva, non è più Telecom, ad esempio, viene scel-
solamente un elemento di infor- ta una lettera dell'alfabeto che
mazione e richiamo visivo univoco non è l'iniziale del nome dell'azien-
ma, costituendosi come immagi- da ma il segno universale “&”
ne, ha in sé le forze che gli con- emblema della connessione tra i
sentono di esprimere, in modo diversi servizi dell’azienda; la forma
multidirezionale, le strategie di riecheggia, , un gusto artenovista
marketing dell'impresa. in chiave decisamente moderna
La realizzazione del marchio è con i colori caldi del rosso e del-
un’operazione molto complessa l’arancione. Oggi, più di prima, la
che va dalla prefigurazione degli comunicazione e la rappresenta-
obiettivi, alla definizione di un’im- zione di prodotti merceologici ha
magine coerente ed alla sintesi. un ruolo fondamentale a tal punto
Nel progetto di un marchio, infatti, che si potrebbe affermare che,
due sono le problematiche princi- all’interno dei meccanismi comu-
pali: massima comprensione - nicativi della società contempora-
ossia rapida e chiara identificazio- nea, esista prima l’immagine e poi
ne del significato che è il fine prin- il prodotto.
cipale del messaggio - e stilizza- L’identità viene costruita ricorrendo
zione del segno. a segni “originali” che permettano
Cosa significa rinnovare un “siste- di ricondurre tutti i messaggi a
ma” di comunicazione di prodotti quella fonte; un requisito che si
(restyling) o elaborarla ex-novo? richiede al marchio è di essere
Significa disegnare/ridisegnare “adatto al prodotto” e “duttile” per
l’identità simbolica di una società, essere impiegato nella modulisti-
senza però dimenticare il fatto ca aziendale, nella marcatura dei
SULLA GRAFICA

marchio della ditta napoletana Voiello e la


stella della San Pellegrino nelle etichette

prodotti e nella comunicazione.


MARCHIO = SINTESI = IMMEDIATEZ-
ZA DELLA COMUNICAZIONE.
La sinteticità è fondamentale in
quanto il marchio deve essere
riprodotto su svariati supporti e, alle
diverse scale di riproduzione, deve
mantenere intatta la leggibilità
che è più efficace se la composi-
zione è fatta di pochi segni ben
strutturati; un marchio infatti con-
tiene sempre la stessa quantità di
segni e non viene arricchito o
semplificato a seconda delle
diverse scale come nel caso del
disegno di architettura.
La forza del marchio è dunque
nell’impatto percettivo, cioè nella
sua capacità di fissarsi nella
memoria del consumatore, e
nella sua capacità di essere non
solo un semplice contenitore di
prodotti e servizi, ma soprattutto
un insieme di prodotti forti e credi-
bili per il segmento di pubblico
(target) cui la marca vuole rivol-
gersi.
Quest’ultima è innanzitutto un
luogo fisico e un insieme di carat-
teristiche oggettive significative,
caratteristiche che vengono subi-
to alla mente o che restano laten-
ti, sommerse, ma ugualmente
importanti; esempi per alcune
ditte italiane sono il colore blu
della Voiello, l’uomo della Moretti,
la stella della San Pellegrino, la fari-
marchio cioè sintesi 37

pubblicità della Barilla e marchio della


Negroni

na del Mulino Bianco, e così via. re, piacere e creatività; anche


La marca ha poi una personalità, l’ideologia spesso può essere un
da quando inizia a comunicare buono spunto; ad esempio l’ac-
acquista un carattere, ad esem- cettazione del “diverso” di
pio: la Telecom è “simpatica”, la Benetton ha dato alla marca
Marlboro è “serena” ecc. Il paese un’identità di grande fascino per il
di origine, a volte, ha la sua rile- pubblico giovane.
vanza come avviene ad esempio La marca è relazione, uno scam-
nel made in Italy che caratterizza bio tra persone: la Barilla aggrega
la Barilla sinonimo di gioia di vive- la famiglia, il profumo Calvin Klein

37
38 SULLA GRAFICA

pubblicità di Calvin Klein

porta con sé una seduzione inno-


cente e volutamente ambigua,
Chanel invece una femminilità
seducente. Nella marca si ha infi-
ne il riflesso di quello che dovreb-
be essere l’utilizzatore ideale che
non coincide mai con il target
effettivo, perché la marca deve
valorizzare il proprio pubblico pun-
tando più su un io ideale piuttosto
che reale. La marca per esistere
deve, dunque, comunicare.
Gli studi del basic design e della
Gestalt hanno portato a definizio-
ni, ormai note a tutti, del marchio
come trasformazione di una
forma in un simbolo attraverso
· la massima attenzione all’equili-
brio dei pesi
· il rapporto figura-sfondo
· l’armonia delle forme
· il contrasto dei pieni e dei vuoti
· i valori di reversibilità tra positivo
e negativo
· i ritmi delle linee
· le forze dinamiche che si con-
trappongono.
Oggi questi criteri, a mio avviso
sempre validi, tendono però ad
essere superati da una riscoperta
del marchio apparentemante
“gestuale” ottenuto con le appli-
cazioni di softwares di grafica vet-
toriale. Infatti, con la diffusione del
computer sono nate nuove ten-
denze, nuove forme di espressio-
ne: la geometria del marchio,
marchio cioè sintesi 39

pubblicità di Coco Chanel


40 SULLA GRAFICA

segno grafico che ha contraddistinto dei


Giochi olimpici del 1992 realizzato da Josep
M. Trias nel 1987
marchio grafico che rappresenta il Portogallo
segno grafico dei Giochi olimpici invernali del
2006

prima fondamentale per la sua sentato.


riproducibilità tipografica, viene Secondo Daniele Baroni, nel suo
oggi soppiantata da un nuovo manuale del design grafico,14 nel
genere di rappresentazione visiva, panorama contemporaneo esi-
da una maggiore “figurazione” del stono tre tipi di marchi:
marchio (rappresentazione tridi- · il marchio come monogramma
mensionale, ombre, rilievi), per- e come sintesi delle lettere dell’al-
dendo quelle caratteristiche di fabeto che compongono il nome
simbologia astratta o gestaltica. in oggetto (marchio sostitutivo
Molto diffusa è la tendenza a ripro- della firma);
durre nel marchio un gesto · il marchio come elemento figu-
manuale, un segno libero e rativo più o meno stilizzato a
gestuale, quasi a voler sottolineare seconda dell’appartenenza ad un
una maggiore sensibilità data da settore, convenzionale o simboli-
volute “sbavature” o segni incerti; co (marchio illustrato);
oggi parliamo dunque di nuove · il marchio come impatto forma-
tendenze e puntualizzazioni visive le, simbolo astratto o elemento
più che di radicali cambiamenti. strutturale, senza particolari riferi-
Parlando di tendenze attuali, si menti a significati o a contenuti
vuole accennare molto breve- specifici.
mente agli emblemi politici; per Fino a non molti anni fa, il marchio
molto tempo i partiti italiani si sono era considerato l'elemento por-
rivolti o alla storia e alla tradizione tante dell'identità visiva di
(si pensi ad esempio ai fasci un'azienda; oggi invece, il ricono-
romani) o ad un’idea astratta e scimento di un'azienda avviene
cosmopolita (come il simbolo di attraverso una strutturazione di ele-
solidarietà marxista del Partito menti comunicativi coordinati
Socialista di Unità Proletaria). che fanno capo ad un manuale
Oggi la tendenza dei simboli poli- d'immagine che contiene tutte le
tici italiani si è dissociata dalle note operative per una corretta
matrici ideologiche ed attinge esecuzione di un programma di
prevalentemente ad un repertorio immagine, con precise disposizio-
naturalistico e graficamente naïf; ni formali, campionari di caratteri
alberelli, asinelli, fiori e quant’altro e colori da adottare secondo i
sono i soggetti del marchio, a mio casi.
avviso, difficilmente identificabili
con il movimento o partito rappre-
marchio cioè sintesi 41

in senso orario
marchio grafico cosmopolita del disciolto
PSIUP (partito socialista di unità proletaria)
emblema dei Democratici di Sinistra e simbo-
lo dell'Ulivo
progetti di marchio grafico della casa cine-
matografica Gaumont elaborati dagli studenti
del corso di Percezione e comunicazione visi-
va
42 SULLA GRAFICA

logotipo dell'Alitalia di Walter Landor del 1970 aal marchio grafico all’immagine coordinata
e la sua applicazione alle auto di servizio

Un esempio di progetto d’immagi-


ne coordinata è quello per l’Alitalia
dello studio di Walter Landor, vinci-
tore di un concorso internazionale
bandito dalla società. La nuova
realizzazione entrò in uso nel 1970,
in essa il progettista lega i colori
nazionali, con la parola-disegno e
il logotipo che può presentarsi iso-
Il linguaggio visivo cioè il sistema lato o inserito nel nome dell'azien-
di segni che organizza un'immagi- da. La lettera A, di forte peso psi-
ne, è fondato su una complessa cologico ai fini pubblicitari in
intelaiatura di interrelazioni fra quanto prima lettera dell'alfabeto,
disegno, colore, sintesi formale, la si ritrova in tutte le attrezzature
contesto, materiale e funzione della società perfino nella coda
espressiva; ogni elemento corri- dei velivoli seguendone la forma.
sponde ad un progetto, ad L'immagine coordinata, come
un'idea, ad un programma comu- fatto visivo e progettuale, deve
nicativo. Il marchio, inserito in que- corrispondere alla globalità delle
sto progetto strategico di comuni- espressioni dell'azienda, sia essa
cazione integrata, si impone sul pubblica o privata, ed al modo di
mercato creando l’immagine di proporsi come fatto sociale, poi-
un’azienda. Nel programma ven- ché costituisce la comunicazione
gono abbracciate diverse com- di una realtà ed il modo in cui
petenze, tutte incanalate nella l'azienda si pone in rapporto alla
direzione di un’idea ben precisa. società. Il ruolo dell’immagine
Rappresentare l’identità di una coordinata, dalla carta da lettere
azienda, Corporate Identity, signi- alle auto di servizio, è quello di evi-
fica fare in modo che questa denziare e mettere in luce le prin-
venga riconosciuta dal pubblico cipali caratteristiche dell’azienda
definendo una strategia di imma- (come qualità, eleganza, efficien-
gine che è data dal rapporto tra i za e così via). Fondamentale è la
singoli elementi e non dalla loro coerenza di tutti gli aspetti e il rife-
somma; ogni elemento dell'im- rimento al prodotto; l’identità del-
magine e della comunicazione l’azienda/prodotto è potenziata
deve portare con sé l'impronta anche dalla ripetizione dei colori.
della globalità. L'azienda si deve incaricare di
dal marchio grafico all’immagine coordinata 43

marchio per MASH di Fabiana Di Castro


progetto di immagine coordinata di Pierluigi
Cerri per il Museo d'Arte di Rovereto
simbolo della Mandarina Duck

valutare, interpretare, razionalizza- ed “estroverso” per precisare ed


re, organizzare ed indirizzare verso ottimizzare l'immagine aziendale.
opportuni targets questo comples- Secondo Brunazzi le grandi azien-
so di segni traducendo la propria de hanno tre livelli di immagine:15
"reputazione" in forme progettuali · l’immagine di gruppo, corporate
visivamente e chiaramente per- image, che riguarda la struttura
cepibili. economica e finanziaria del-
ll sistema non può, dunque, esse- l’azienda nelle sue dimensioni e
re statico, chiuso ed “introverso” nella sua storia; è quel complesso
ma, al contrario, continuamente di elementi, caratteristiche e
attualizzato, rafforzato, modificato, peculiarità che un 'azienda, con-
così da divenire dinamico, aperto cepita come gruppo aziendale,
44 SULLA GRAFICA

Panbauletto del Mulino Bianco (Barilla)


Grancereale del Mulino bianco (Barilla)

riesce a costruire attorno al proprio


nome;
· l’immagine di marca, brand
image, che riguarda ciascuna
delle marche presenti nell’azienda
ed è delineata dal rapporto tra
fattori "oggettivi" (prezzo, distribu-
zione ecc.) e fattori che compor-
tano un giudizio del cliente (quali-
tà, pubblicità e così via);
· l’immagine di prodotto, product
image, che riguarda i singoli pro-
dotti e quel complesso di proprie-
tà e caratteristiche che vengono
assegnate dai consumatori a quel
determinato prodotto.
A seconda delle caratteristiche
dell'azienda, l'immagine può esse-
re il risultato di un insieme di questi
tre livelli o può essere concentrata
su due o anche solamente su un
livello in particolare. La coerenza
del progetto con l'impianto globa-
le dell'azienda è fondamentale
poiché da esso dipende l'immagi-
ne stessa dell'azienda, il funziona-
mento della sua comunicazione
ed il raggiungimento degli obietti-
vi prefissati.
Gli elementi utilizzati dall’impresa
per formare la sua identità sono
molteplici, possono essere sche-
matizzati, secondo Giovanna
Piccinno, nell’ambito di quattro
categorie 16
- comunicazione visiva:
identity design (nome, marchio,
dal marchio grafico all’immagine coordinata 45

pennette e spaghetti della Barilla

logotipo, colori istituzionali, carat- dotto da offrire);


teri di stampa, simbologia istituzio- - comunicazione interna:
nale,ecc…); media interni all’azienda: stampa-
architectural design (progettazio- ti ed elettronici, indagini, riunioni,
ne architettonica delle sedi pro- strumenti organizzativi
duttive, amministrative, commer- - comunicazione esterna:
ciali); pubblicità, rapporti con la stam-
exhibition design (progettazione di pa, relazioni pubbliche, promozio-
allestimenti: showrooms, stands, ni, sponsorizzazioni portanti.
punti vendita); Visual design, architectural
segnaletica (insegne di identifica- design, exhibition design, packa-
zione e di segnalazione sia interne ging design, cos’è che accumu-
che esterne); na queste diverse competenze
packaging design (progettazione che marciano in un’unica direzio-
di confezioni ed imballaggio pro- ne con un unico obiettivo ossia il
dotti e del loro “abbigliamento” “saper comunicare”?
grafico); Maurizio Vitta, ne Il sistema delle
mezzi di trasporto (marcatura dei immagini , spiega che:
mezzi di trasporto); <…la differenza tra il visual design
- comunicazione del prodotto/ser- e le altre discipline progettuali
vizio: affiora con tutta evidenza: mentre
product design (scelta del prodot- infatti il disegno industriale, il pro-
to, definizione formale, definizione getto architettonico vedono il loro
delle gamme di colore e delle fini- prodotto prender corpo e vita al di
ture superficiali); fuori della sua iniziale rappresenta-
service design (definizione del pro- zione grafica, nel progetto della
46 SULLA GRAFICA

Il progetto consiste nell'immagine coordinata di una ditta di moda femminile pre-maman. Il


marchio grafico nasce dalla figura di una mamma in "attesa". Al "pancione" si accosta un altro
segno che dà origine ad una voluta ambiguità; il capo chino è leggermente ruotato e la capi-
gliatura sembra, nello stesso tempo, un braccio che sorregge la schiena della mamma, carat-
teristica posizione assunta nel periodo di attesa. Per l'inaugurazione della linea sono stati proget-
tati i manifesti, gli inviti e vari gadgets promozionali. I caratteri tipografici del marchio sono
l'Amazon ed il Bank Gothic Md Bt; quest'ultimo è rigorosamente geometrico e contrasta, senza
entrare in conflitto, le rotondità del marchio stesso.

comunicazione visiva il prodotto e


la sua rappresentazione grafica
coincidono>. 17
Il disegno originario è sempre
riportato fedelmente su qualsiasi
supporto finale - carta da lettere
aziendale, pagina di rivista, imbal-
laggio di oggetti - per svolgere la
sua funzione in ogni situazione
comunicativa possibile. In questo
caso non si tratta di “riproducibilità
tecnica”, ma del fatto che il visual
designer non progetta mediante
rappresentazioni visive ma, al con-
trario, progetta rappresentazioni
visive, ossia configurazioni che,
per attuarsi, non aspettano la loro
realizzazione in un corpo reale (i
progetti architettonici attendono
l’edificio costruito), ma incarnano
già in sé il “corpo” che rappresen-
tano.
Progettazione, comunicazione,
pubblicità, strategia di marketing
e distribuzione sono da alcuni
decenni la nuova realtà produttiva
di un’impresa.
Rinnovare l’identità (restyling) di
una ditta significa rinnovare anche
l’identità spaziale dei suoi luoghi
commerciali cercando di far inte-
ragire l’innovazione con la propria
storia. Nel caso dell'identificazione
visiva di un'azienda, strutturazione
architettonica, product design e
graphic design vengono a conflui-
re in un'unica macro-progettazio-
dal marchio grafico all’immagine coordinata 47

alla pagina precedente manifesto di inaugu-


razione della ditta di moda pre-maman Just
Mom, progetto di Federica Marchi (tesi di lau-
rea 2004)

Federica Marchi, progetto di immagine coor-


dinata per Just Mom: CD, packaging, matite
e biglietto da visita.

ne globale.
Tutto fa parte di un meccanismo,
di elementi e categorie più varie
che lavorano sinergicamente in
un unico progetto di comunicazio-
ne integrata con l’obiettivo comu-
ne di rappresentare coerente-
mente ed efficacemente l’identità
dell’azienda. Esprimendo al
meglio la propria immagine e la
propria individuazione, l'azienda si
impone come fatto culturale che
rende possibile la sua progressiva
affermazione nella realtà sociale.
L'immagine coordinata, a cavallo
tra architettura e design, a metà
strada tra grafica e disegno urba-
no, consente di estendere ed uni-
ficare ogni comunicazione prove-
niente dall'azienda, assumendo
connotati culturali precisi legati
allo stile nella sua globalità ed
attualità. Ed è proprio questo ruolo
culturale, l'orditura implicita che
supporta ogni individuazione d'im-
magine, la qualità del prodotto ed
il modo con cui esso viene confe-
zionato e presentato.
Nell'immagine coordinata si riflet-
tono da un lato, i destinatari ed i
fruitori che trovano soddisfazione
alle loro richieste e, dall'altro, gli
operatori ed il personale che pro-
ietta in essa le proprie aspirazioni
ed il proprio prestigio professiona-
le.
Il product design è il protagonista
48 SULLA GRAFICA

Palma Costabile, progetto di immagine coordinata per la multisala cinematografica Stardust a


Roma (tesi di laurea 2006): manifesto ed invito per l'inaugurazione, segnaletica e marchio grafi-
co. Il marchio prende spunto da due elementi star e telone cinematografico; la scritta (con le
grazie) contrasta con le linee curve del telone. Sono state prese in considerazione varie applica-
zioni (dal biglietto da visita al biglietto di sala, dalle magliette alla carta intestata) nelle quali, tal-
volta, si trova solo una parte o un'allusione al marchio. Di grande importanza è la scritta che,
quando si trova da sola senza il marchio grafico, si arricchisce della stella arancione che è un
elemento connotante il marchio stesso.
dal marchio grafico all’immagine coordinata 49

Le principali divisioni dell'azienda Kartell sono: l'habitat, mobili ed accessori per la casa e
l'ufficio e il labware, articoli e strumentazioni tecniche per laboratori. La grande intuizione di
Kartell è stata l'elaborazione di un'acuta strategia di prodotto che punta al connubio tra tec-
nologia, sperimentazione, innovazione e design unita ad una politica commerciale e di
comunicazione volta ad affermare l'immagine di Kartell secondo parametri sempre più
internazionali.

indiscusso di questo processo, in


quanto è l’elemento che è mag-
giormente a diretto contatto con
l’utente; attraverso la percezione
dell’identità visiva del prodotto, il
pubblico entra direttamente in
contatto con la realtà dell’impre-
sa.
Questo vale anche per quelle
imprese che non hanno prodotti,
come le società di servizi, che
necessitano anch’esse di un’im-
magine aziendale coordinata.
La qualità del prodotto e del suo
design hanno infatti un ruolo
determinante nella diffusione ed
incentivazione di una positiva
immagine aziendale, immagine
intesa anche come sinonimo di
“reputazione”, conseguenza del
ruolo culturale che l’azienda svol-
ge.
Facendo leva proprio sul valore
innovativo del design del prodotto,
ci sono molti esempi di aziende
che sono nati in Italia a metà del
secolo XX e che puntavano a
distinguersi dal panorama della
produzione industriale cercando
di costruirsi una forte corporate
identity ed ancora oggi rimango-
no aziende leader del settore; tra
queste aziende si può citare
Kartell.
Le strategie adottate dalle impre-
se per il product design sono mol-
teplici, se ne citano due in partico-
50 SULLA GRAFICA

L'azienda, nata nel 1908 ad Ivrea per volontà di Camillo Olivetti, raggiunse già nel 1945 una chiarezza d'immagine esemplare grazie alla collabo-
razione fra Adriano Olivetti, il designer Marcello Nizzoli ed il grafico Giovanni Pintori, dimostrando come ritenere il design uno dei fattori chiave
della politica aziendale conduca nel tempo ad una posizione di leader nel settore delle attrezzature per ufficio, non progettando mai solo il singo-
lo prodotto, ma riferendosi sempre a l'immagine complessiva.
Olivetti ha sempre mantenuto, a livello internazionale, una fortissima immagine unitaria, promuovendo il valore culturale dell'architettura, dell'arte e
del design; ritiene, infatti, che il design abbia un valore di sostanza e non solo di forma. È lo strumento con cui l'azienda, attraverso i prodotti, la
grafica e l'architettura, trasmette all'esterno la sua immagine. La macchina da scrivere Studio 42, ad esempio, è progettata nel 1935 dagli
architetti Figini e Pollini e dal pittore Schawinsky.
dal marchio grafico all’immagine coordinata 51

pubblicità per l’Olivetti


52 SULLA GRAFICA

alcuni progetti per l'Alessi: il coniglio Mattia di


Mattia Di Rosa, il metaprogetto di Alessandro
Mendini, due esempi di Stefano Giovannoni e
i disegni di caffettiera di Aldo Rossi.
dal marchio grafico all’immagine coordinata 53

Esiste una storia della pubblicità della Coca-Cola e della sua politica di immagine, a partire dallo slogan "Drink Coca-Cola. Delicious. Refreshing"
voluto da John Pemperton per il lancio della bibita ad Atlanta, per arrivare ad "Always Coca-Cola" dei giorni nostri. La pubblicità di Coca-Cola
gioca un duplice ruolo, solo apparentemente contraddittorio, che è quello di far sì che la stessa lattina di Coca-Cola sembri proposta esclusiva-
mente per le esigenze della singola "sete" ma contemporaneamente interpreti "sentimenti universali" che vanno al di là di quel momento di sete
proprio di un consumatore. La componente più importante del successo di Coca-Cola è l'attenzione ad una pubblicità globale e locale sui vari
mezzi, coordinata e mirata su promozioni e concorsi che coinvolgono il consumatore.
Un cavallo di battaglia della comunicazione Coca-Cola in Italia è il suo accostamento con i cibi e con i momenti sereni in cui vengono consuma-
ti: la bibita viene associata ai più famosi piatti locali ossia pizza e spaghetti.
54 SULLA GRAFICA

Peter Behrens, manifesto per una lampada


AEG 1908

lare:
· strategie collettive, dalla forte filo-
sofia aziendale
che definiscono un programma
sostanzialmente uniforme definen-
do delle costanti per determinate
componenti di identità per il mar-
chio, per l’uso di gamme di colore
selezionate in base alle varie cate-
gorie di prodotto oppure nella
standardizzazione di elementi
costruttivi (ad esempio, Olivetti).
· strategie individuali con varietà
nella filosofia aziendale
che utilizzano contributi di diversi
progettisti le cui varie personalità
vengono correlate all’azienda tra-
mite un’accurata comunicazione
esterna che ne rafforzi l’immagine
aziendale (ad esempio, Alessi).
Se facciamo un passo indietro
possiamo considerare il primo cor-
porate designer che operò nella
costruzione di un’identità azienda-
le e cioè Peter Beherens (1868-
1927) che fu chiamato da Paul
Jordan all’AEG in qualità consulen-
te artistico. Il suo intervento riguar-
dò, in primo luogo, la grafica pub-
blicitaria dell’azienda con la pro-
gettazione del logotipo, dei cata-
loghi e delle istruzioni d’uso dei
nuovi prodotti sempre più numero-
si e mai commercializzati prima di
allora; all’epoca, infatti, grazie alle
nuove tecnologie, potevano esse-
re realizzati a livello industriale e
dal marchio grafico all’immagine coordinata 55

Peter Behrens, progetto della sala delle turbi-


ne e catalogo della AEG, Berlino 1908

distribuiti presso un gruppo più degli spazi espositivi (negozi, padi-


ampio di consumatori. Da qui glioni, stands), degli edifici della
l’AEG sentì la necessità di unifor- fabbrica (la celebre Turbinenfabrik
mare le diverse operazioni legate del 1909) e dei quartieri per i
al design dei prodotti, alla comu- dipendenti della ditta.
nicazione pubblicitaria, alla crea- Un intervento di questa ampiezza
zione di una vasta distribuzione che mira ad una continuità di
con diversi punti vendita in tutto il comunicazione, costituisce senza
mondo, all’assistenza tecnica ed dubbio il primo esempio di pro-
alla comunicazione grafica. getto di Corporate Identity.
L’intervento di Beherens spaziò in Le idee che hanno ispirato la
seguito in vari campi occupando- maggior parte della produzione
si, oltre che della grafica anche nel campo della grafica del XX
della progettazione dei prodotti, secolo sono state postulate e rea-
56 SULLA GRAFICA

tesserino della Bauhaus a Weimar

Joost Schmidt, pubblicità per un gioco di


scacchi del 1924

lizzate negli anni Venti; questo riferimento per la nascita di una


periodo ha visto l'elaborazione sia "nuova tipografia" che mostra il
di atteggiamenti radicali sia, in suo stretto rapporto con le arti figu-
qualche misura, conservatori nei rative e con l'architettura oltre che
riguardi della tipografia. Da un lato un grande valore come strumento
veniva incoraggiata una speri- politico ed economico.
mentazione che definiva quel L’impostazione teorica della scuo-
senso di modernità che si sarebbe la della Bauhaus rivela le affinità
poi riversata presto in attività pub- nella strutturazione dei vari ele-
blicitarie e commerciali; dall'altro, i menti che costruiscono una “iden-
risultati migliori della storia tipogra- tità complessiva”. Anche se la
fica venivano riproposti con un Bauhaus era una scuola e non
atteggiamento di conservazione un’industria, l’atteggiamento dei
dei valori da rivalutare nel presen- suoi fondatori, Henry van de Velde
te. e Walter Gropius, era senza dub-
La Bauhaus (Weimar 1919/Berlino bio "globale", tendeva cioè ad
1933) può essere considerata un una pianificazione preliminare
delle attività didattiche e produtti-
ve per raggiungere dei risultati che
dovevano soddisfare i programmi
prefissi. Il tentativo era quello di
accordare esigenze tipiche della
produzione industriale (tecniche,
materie prime, produzione) con
quelle del maggiore mercato
(prezzi bassi, alta qualità non sol-
tecnica ma anche estetica). Le
premesse erano quelle di ottenere
una nuova sintesi tra arte e tecni-
ca, tra progetto ed esecuzione,
venuta meno in conseguenza del-
l’industrializzazione, con l’intento,
anche sociale, di realizzare pro-
getti per una produzione di ogget-
ti industriali con elevate caratteristi-
che formali/funzionali destinati ad
ampi strati della società.
dal marchio grafico all’immagine coordinata 57

Joost Schmidt, manifesto per una mostra della


Bauhaus a Weimer nel 1923

Nei riguardi della propria identità


la Bauhaus operò nella creazione
di un’originale identità grafica
(creazione di un proprio logotipo,
del tesserino di riconoscimento
degli studenti, progettazione grafi-
ca e redazione di una rivista e così
via), nella selezione accurata dei
docenti, nella progettazione archi-
tettonica degli edifici della scuola
e nella creazione di una filosofia di
vita comune costruttiva promotri-
ce di un’unica identità; fu molto
attenta alla strutturazione dei corsi
di studio e alla loro rappresenta-
zione schematica; curò la diffusio-
ne delle idee per mezzo di pubbli-
cazioni editoriali periodiche e con
la creazioni di stampati pubblicita-
ri (cartoline postali, volantini, e così
via); partecipò, inoltre, a fiere ed
esposizioni.
La complessità e l’articolazione di
questo programma sta ad indica-
re la forza del messaggio culturale
della Bauhaus che riuscì a resistere
per tutti gli anni Sessanta con una
diffusione mondiale.
58 SULLA GRAFICA

un'immagine di Chicago nel 1937


Pechino di notte nel 2005 spazi commerciali

Da molti anni ormai il nuovo prota-


gonista delle città è il messaggio
pubblicitario. A partire dalle prime
affiches e dai tagebüche il pae-
saggio urbano è andato, passo a
passo, ad ospitare sempre di più
informazioni e rêclames pubblici-
tarie. Si può affermare, quindi, che
le strade siano diventate i princi-
pali veicoli di comunicazione.
Mentre la pubblicità oggi s'infiltra
nelle case in modo interstiziale
attraverso la radio e la televisione,
lo spazio urbano ospita immagini
a dimensioni sempre più grandi; in
tal modo si ricoprono intere super-
fici di edifici. Tutto ciò è amplifica-
to mediante “l'architettura elettri-
ca” 18 - che ha origine con le ten-
denze del neon-sign sviluppatesi
durante gli anni '30 - che tende a
modificare radicalmente l'impian-
to urbano sovrapponendosi ad
esso fino a sostituirlo con un'imma-
gine del tutto alterata durante le
ore notturne.
Nelle maggiori metropoli l'architet-
tura della comunicazione oggi ha
spazi commerciali 59

pubblicità a Pechino, 2005


La Ginza di Tokio, visione notturna, 2004

il sopravvento su quella spaziale. In


molti casi la "pelle" degli edifici
nasconde completamente la
struttura architettonica. Oltre
all'esempio di Las Vegas, molte
città come Tokio, Osaka, New York
e Shanghai, sono fatte per essere
fruite prevalentemente di notte
con l'illuminazione artificiale
anche se, in alcuni casi, vengono
applicate nuove soluzioni tecnolo-
giche che permettono, anche di
giorno, proiezioni continue sulle
facciate degli edifici.
La complessità della nuova per-
cezione urbana si basa sul rappor-
to tra progetto architettonico e
progetto di comunicazione; in tal
senso, l'impatto visivo si arricchisce
ed evolve anche in termini qualità.
Inoltre, il rapporto tra “il dentro e il
fuori” nell’architettura commercia-
le è molto cambiato negli ultimi
anni, si sono moltiplicate gli edifici
che affidano appartenenza e
significato “all’involucro” piuttosto
che alla loro spazialità interna.
Lo svilupparsi dell’informatica e del
tele-lavoro ha ridotto l’esigenza di
spazi funzionali caratterizzati for-
malmente usando in modo sem-
pre più crescente, la luce artificia-
le; la forma esterna e la “pelle”
dell’edificio hanno assunto il com-
pito di comunicarne l’identità. La
nuova destabilizzante combina-
zione tra interno ed esterno degli
60 SULLA GRAFICA

Herzog & De Meron, progetto per un negozio


monomarca di Prada a Tokio del 2003,
immagini del modello,

spazi commerciali sta cambiando


l'atto stesso dello shopping. Il “rito
consumistico” sta diventando una
sofisticata esperienza sensoriale
che stimola i meccanismi della
percezione e dell'emotività,
anche se, a volte, il desiderio di
seduzione dell’architettura com-
merciale si esplica in modo
eccessivo. Talvolta, ci si muove
verso un’architettura che “brucia”
velocemente insieme alla legge
dell’immagine commerciale dei
suoi prodotti.
Poiché ciò che conta è l’immagi-
ne del prodotto, quest’ultimo è
ridotto alla sua essenzialità mentre
il packaging e la pubblicità ne
diventano la “pelle” impregnata di
tutte quelle caratteristiche che
vengono a mancare al prodotto
stesso. Così anche l'architettura,
dovendosi rispecchiare nei diversi
aspetti della società, segue que-
sto andamento: il contenuto si
riduce all'essenziale, alla sua fun-
zione primaria mentre il contenito-
re assume una nuova importanza
e trasmette le informazioni neces-
sarie.
Esistono oggi rapporti stretti tra
ditte e progettisti grafici (basti pen-
sare a Bob Noorda, David Carson
ed Armando Testa), tra ditte ed
architetti anche nel settore della
moda (basti citare i progetti per
Prada di Rem Koolhaas/OMA a
spazi commerciali 61

Rem Koolhaas, immagini del negozio mono-


marca di Prada a New York, progetto del
2001

New York e di Herzog & de Meuron


a Tokyo).
Rem Koolhaas, sostiene che nel-
l’immagine c’è sempre stata una
parte immutabile nello spazio e
nel tempo e che questa ricopre
una percentuale pari al 60, il
restante 40% è costituito da una
serie di categorie che si rinnovano
continuamente, cercando di
adattarsi ai vari contesti, alle varie
realtà locali, alle stagioni culturali
nelle quali operano il design, la
comunicazione pubblicitaria, l’im-
magine grafica e l’architettura
degli spazi commerciali.
L’attenzione che Koolhaas ed altri
hanno posto allo shopping è
anche attenzione alla città. Infatti,
non è possibile non considerare,
oltre al messaggio pubblicitario, lo
shopping come uno dei protago-
nisti della città contemporanea,
se non altro da un punto di vista
quantitativo, che hanno trasfor-
mato la condizione urbana.
Negli ultimi anni è in atto una riabi-
litazione degli spazi commerciali,
62 SULLA GRAFICA

Passage du Grand Cerf a Parigi aperto nel


1825

come spazi strutturanti la città,


attraverso sia nuove architetture
pensate da progettisti in auge, sia
attraverso la circolazione di idee e
opinioni in libri, riviste e conversa-
zioni.
È prevalentemente attraverso lo
shopping che oggi si percepisce
e si fa esperienza degli spazi urba-
ni. Gli spazi commerciali sono
riconducibili sostanzialmente a
due tipologie che tengono conto
dell’ubicazione urbana: il mall,
espressione di un principio di
aggregazione che forma un siste-
ma commerciale che si pone al
di fuori della città, ed il negozio al
dettaglio cioè la boutique, pre-
sente dentro la città come ele-
mento puntuale, spesso associato
ad altri secondo una logica più o
meno spontanea.
Lo shopping mall nasce negli USA
tra la fine degli anni Quaranta e
l’inizio dei Cinquanta con una
varietà di modelli formali con l’in-
tento di dare alle periferie residen-
ziali, sempre più dominate dal
mezzo privato, un centro urbano a
misura di uomo, un luogo che,
raggiunto in automobile, è poi vis-
suto a piedi come luogo di aggre-
gazione sociale attraverso l’espe-
rienza condivisa dello shopping.
Il mall è quindi una figura autono-
ma che non si confronta con un
contesto, ma che genera esso
spazi commerciali 63

Passage de Panoramas a Parigi costruito nel


1800

stesso “contesto” per un intorno


indiscriminatamente omogeneo e
monofunzionale.
Oggi la parabola del mall sta
vivendo la sua fase discendente.
L’obsolescenza e l’invecchiamen-
to degli edifici (la grande estensio-
ne delle superfici ne rende parti-
colarmente onerosa la manuten-
zione) e la diffusione eccessiva di
malls (anche se sempre più curati
sotto il profilo dell’immagine archi-
tettonica) sono tra i fattori della
crisi del mall come modello di
spazio di consumo. Il fenomeno
dei dead malls è così diffuso che
oggi la riconversione e il ripensa-
mento di queste strutture è ogget-
to dell’attenzione dell’architettura
e dell’urbanistica tradizionalmente
in opposizione, o quantomeno
indifferenti, alla “commercializza-
zione” della città.
L’entità di questi spazi e la loro
posizione rispetto alla città rendo-
no il problema ancor più rilevante;
infatti, i malls giacciono spesso
abbandonati lungo strade isolate
o si ritrovano a ridosso della
espansione “periurbana”.
Il negozio al dettaglio, primordiale
forma di commercio, si inserisce,
invece, all’interno della trama
urbana come elemento puntuale,
specializzato nell’offerta di un par-
ticolare prodotto o categoria di
prodotti, ed è di solito o associato
64 SULLA GRAFICA

negozio di Max Mara a Soho, New York, pro-


getto di Duccio Grassi del 2002
interno del Kaufhof shopping mall a Chemnitz,
progetto di Helmut Jahn del 2002

“spontaneamente” ad altri lungo


una strada o attorno ad una piaz-
za, oppure inserito all’interno di un
esplicito programma.
Un caso emblematico di aggre-
gazione urbana programmata è il
passage parigino, fin dal XIX seco-
lo; un “connettore” urbano, che,
attraverso una sequenza general-
mente speculare di negozi, mette
in comunicazione due parti di
città precedentemente separate.
A differenza di quanto avviene nel
mall dove la città è in qualche
modo riprodotta negli spazi di
consumo, nel caso della boutique
è lo stesso spazio commerciale
ad insinuarsi nella struttura urbana
collegandone fisicamente alcune
parti; il consumatore vive l’espe-
rienza urbana attraverso i negozi.
Tale “esperienza” è un aspetto fon-
damentale anche per l’ultima
generazione, in senso di tempo,
della tipologia boutique cioè il
flagship store (o negozio mono-
marca) caratterizzato dall’offerta
di esclusività.
Nel caso specifico dei marchi più
prestigiosi della moda, la proposta
del negozio come “luogo di espe-
rienza” deriva direttamente dal
fenomeno del total living; l’appar-
tenenza ad uno stile di vita, inizial-
mente testimoniata dal prodotto,
è ora proposta in senso lato,
offrendo luoghi dove, prima anco-
spazi commerciali 65

Publix Supermarket a Miami, progetto di


Wood & Zapata del 2000

ra che trovare oggetti, è possibile


vivere esperienze esclusive.
L’architettura commerciale si inse-
risce in quel 40% di categorie in
continua evoluzione di cui parla
Koolhaas; essa stessa partecipa
attivamente alla costruzione del-
l’immagine dell’azienda nei suoi
“caratteri architettonici” divenen-
do un vero e proprio strumento di
marketing. Infatti, anche l’architet-
tura non va né pensata dall’archi-
tetto né percepita dal consuma-
tore come una categoria isolata
ma deve esistere insieme ad una
serie di decisioni strategiche di
contorno che definiscono le
modalità di fruizione dello spazio
ed i caratteri non architettonici
dell’immagine coordinata.
L’immagine della marca di molte
brands, giocata sul piano del
minimalismo architettonico, ha
portato ad una sorta di livellamen-
to verso l’alto dell’immagine gene-
rale dei negozi, con una difficile
individuazione dello scarto tra ori-
ginale e copia e tra lusso e grandi
numeri.
Oggi, infatti, difficilmente si può
comunicare qualcosa di nuovo e
specifico con la rarefazione, ecco
perché molti studi si specializzano
nella progettazione di spazi spe-
cializzati nella vendita al dettaglio
(creative retail).
Così racconta Rem Koolhas a pro-
66 SULLA GRAFICA

Gianni Ranaulo, progetto per il down town di


Milano del 2001

posito dei negozi progettati per chiedevano se l’espansione di


Prada:<…i due proprietari…ci dis- quel criterio potesse funzionare
sero che non erano più soddisfatti ancora.…Per i loro negozi ameri-
dei loro duecento negozi e senti- cani volevano una sorta di nave
vano che era necessario reinven- ammiraglia, un negozio centrale
tare l’esperienza dello shopping. che diventa un’accumulazione
Dopo aver aperto duecento dell’ovvio e una purificazione del-
negozi negli ultimi due anni teme- l’identità ad esclusione di ogni
vano di perdere il loro impatto e la altra cosa; un’evidente banalità e
loro miniera. La loro azienda è identità univoca tanto da arrivare
riconosciuta per l’innovazione tec- alla completa ridondanza, che
nologica, la sperimentazione e si certamente è un modo efficace
spazi commerciali 67

pubblicità a Beirut in Libano nel 2003, foto di


Gabriele Basilico.

per rendere qualcosa tanto rico- interamente diventando un audi-


noscibile da farla desiderare a torium dove si possono tenere
tutti. La prima cosa che propo- conferenze che compensano o
nemmo [per la riconversione del cancellano la presenza di attività
Guggenheim Museum di Soho a commerciali…A Los Angeles [il
New York] era che l’elemento negozio] è una scatola di allumi-
commerciale non fosse così pre- nio che contiene il cuore dello
sente, inventandoci un ambiente shopping. Qui abbiamo lavorato
che solo all’occorrenza diventasse sul tetto come luogo per avveni-
commerciale…Così abbiamo un menti, conferenze ad altre attività
negozio che occupa l’intero spa- pubbliche…E’ interessante l’assen-
zio, ma si può anche compattare za di barriere tra la strada e il
68 SULLA GRAFICA

note

negozio, solo una cortina d’aria, invisibile, e una specie di vetrina oriz-
zontale>19.

1
Le prime stampe su carta ricavate da matrici in legno incise sono state realizzate in
Cina e risalgono al VIII secolo d.C. In Europa, la produzione delle prime xilografie (sem-
plici figure di santi e carte da gioco) risalgono alla fine del XIV secolo o agli inizi del XV
secolo. Queste antiche stampe votive erano immagini essenzialmente lineari, spesso
abbellite dalla coloritura a mano.
2
L'acquaforte è la prima tecnica indiretta in cavo e molto usata per la libera gestualità
dell'operatore a differenza di altre che hanno bisogno di lungo tirocinio.
Nell'interpretazione più plausibile, l'origine dell' acquaforte risale al Medio Evo, periodo in
cui si usava l'acido nitrico (in latino aqua-fortis, definizione medioevale degli antichi
alchimisti) per incidere fregi e decorazioni su armi e armature. Successivamente il nome
e la tecnica vennero adottati dagli artisti incisori: questo passaggio risale al periodo tra
la fine del XV e l'inizio del XVI secolo.
3
La litografia è stata inventata da Senefelder alla fine del XVIII secolo. Il suo trattato der
Steindruck: Vollstandiges Lehrbuch è stato pubblicato, in primo luogo, a Monaco di
Baviera e a Vienna nel 1818; l'anno seguente in Inghilterra ed in Francia. Il lavoro è divi-
so in due parti: il primo è una storia dell'invenzione e dei relativi processi tecnici; il secon-
do fornisce le istruzioni pratiche per la relativa applicazione. L'Inghilterra è stato il primo
paese fuori della Germania ad avere una pressa litografica; è grazie all'editore Rudolph
Ackermann, che la litografia si è affermata all'attenzione del pubblico inglese.
4
immagine fotografica è ottenuta mediante lastre di rame argentato esposte nel buio
a vapori di iodio in modo che producano ioduro d'argento; l'immagine è poi sviluppa-
ta sottoponendo la lastra a vapori di mercurio e diventa il positivo, non riproducibile con
la stampa.
5
cfr. Walter BENJAMIN, L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica (del
1936), Einaudi, Torino 1966.
6
scrive Attilio ROSSI in I Manifesti, Fratelli Fabbri 1966 <Quello che sorprende di più in
questo incontro tra Lautrec e la litografia è l'immediato dominio d'una tecnica che l'ar-
tista piega ai suoi fini espressivi. Le tinte piatte con rapporti cromatici esaltanti, le scan-
sioni compositive e l'apparire improvviso e dominante dell'immagine creata da un
segno sintetico ed energico e al medesimo tempo addolcito dalla matita grassa che
sembra piegarsi naturalmente all'arabesco…>.
7
S. TSCHUDI MADSEN, Fortuna dell'Art Nouveau, Il Saggiatore, Milano 1967.
8
su Peter Beherens vedere anche il capitolo sull'immagine coordinata.
9
il Manifesto ufficiale del Futurismo fu pubblicato a Parigi sul Figaro nel 1909.
10
cfr. Massimo SCOLARI, Elementi per una storia dell'axonometria, in Il disegno obliquo,
una storia dell'antiprospettiva, Marsilio 2005.
11
per approfondire la trasformazione della didattica artistica in quel periodo vedere Vieri
QUILICI, Il Costruttivismo, Laterza, Bari 1991.
spazi commerciali 69

12
scrive H. RADEMACHER in Arte del Manifesto in Germania: 1896-1933, La Pietra, Milano
1965 <…una suprema importanza alla presentazione tipografica del testo la quale,
costituendo il vero mezzo di comunicazione del manifesto, doveva essere massima-
mente curata. Ciò comportava l'invenzione di un nuovo linguaggio tipografico che sfrut-
tasse pienamente le molteplici possibilità offerte dalla tecnica di composizione: da
quella di un duttile impiego dei caratteri da stampa, all'uso del colore nei testi; da una
suddivisione geometrica delle superfici, alla combinazione di caratteri diversi e di bloc-
chi di scritto contrapposti>.
13
cfr. REBELLO S. and ALLEN R., Real Art, Great Poster from the Golden Age of the Silver
Screen, Alleville Publishers, New York 1988.
14
Daniele BARONI, Il manuale del design grafico, Longanesi & Co, Milano 2003.
15
cfr. Giovanni BRUNAZZI, Immagine coordinata 2, Antonio Ghiorzo, Milano 1990.
16
cfr. Giovanna PICCINNO, Progetto.Corporate.Identity & Product design, Liguori, Napoli
1999.
17
Maurizio VITTA, Il sistema delle immagini, Liguori, Napoli 1999, p.212.
18
un contributo importante, infatti, si è avuto con l'avvento dell'elettricità che ha permes-
so la realizzazione di un'architettura "luminosa" prolungando il tempo di vita delle città,
con flussi e targets diversi tra il giorno e la notte.
19
S KWINTER, M. RAINÒ, Rem Koolhaas. Verso un'architettura estrema, Postmedia books,
Milano 2002.

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