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Abbiamo deciso, come Laboratorio Politico Sa Domu, di entrare in questo dibattito, in quanto
crediamo che quello dell’autodeterminazione del popolo sardo sia il processo storico e dialettico
che dobbiamo perseguire in questo momento storico.
Falce e pugnale, per un socialismo di liberazione nazionale ci porta subito in medias res, di fronte a
una breve, ma intesa, ricostruzione storica e di un denso saggio politico-filosofico che precedono la
carta di Brest, quella di Algeri e le tesi di A Manca pro s’Indipendentzia del 2013.
Uno dei problemi principali che vengono sollevati nel testo è quello dell’oblio a cui le posizioni
indipendentiste sono state condannate, una disattenzione, sia accademica che nel senso comune, la
quale ha fatto sì che l’elaborazione politica delle formazioni indipendentiste (pensiamo ad esempio
alla partecipazione alla formulazione della carta di Brest di Su Populu Sardu, o all’oblio delle
posizioni di A Manca, sia per la repressione dello stato italiano – leggasi operazione Arcadia - sia
per motivi interni) venisse ridotta al sogno idealistico di alcuni giovani ingenui, o a una pericolosa
minaccia per lo stato italiano.
Antonio Gramsci, ampiamente citato nel corso della trattazione del libro sia da Omar Onnis che da
Cristiano Sabino, nei Quaderni del carcere1 riporta come Michele Amari, storico e politico
palermitano di metà ‘800, volesse preparare gli animi ad una nuova rivoluzione, una rivoluzione che
avesse in sé lo spirito siciliano, che fosse una rivoluzione siciliana. Gramsci scrive come il suo
ricercare i nessi storici lo avesse fatto risalire ai vespri del 1282 (e ancora oggi i compagni siciliani,
i quali stanno intraprendendo un percorso di autodeterminazione, continuano a risalire ai vespri), al
grande momento di affermazione politica e identitaria del popolo siculo per poi andare ancora
indietro a tutte le tappe della storia della Sicilia.
Il pensatore di Ales aggiunge poi, citando Orlando, curatore delle opere di Amari:
Nella prefazione l’Orlando afferma che quei cinque secoli «sembrano costruire un monolitico periodo
durante il quale la storia ha bagliori di epopea» e che essi non sono da riguardare come storia particolare, o
locale che dir si voglia, ma come storia universale, perché «se universale è la storia che all’umanità si
riferisce come un tutto ideale […] non si può negare che in quei cinque secoli la Sicilia fu un nodo centrale
in cui si incontrarono, si urtarono, si elisero e ricomposero le forze dominatrici del tempo.»
1
Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di Valerio Gerratana, Einaudi, Torino, 2014
Ora noi, come Gramsci, dobbiamo rifarci alla storia del movimento indipendentista, ma non come
storia monumentale, ma come una forma dialettica con la quale noi ci confrontiamo.
Bibliografia
Placido Cherchi, Due o tre cose, per decidere di essere sardi, in L’ora dei Sardi, a cura di
Salvatore Cubeddu, Edizioni Fondazione Sardinia, Cagliari, 1998, reperibile all’indirizzo
http://www.fondazionesardinia.eu/ita/?p=1849
Antonio Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di Valerio Gerratana, Einaudi, Torino, 2014.
Antonio Gramsci, La rivoluzione contro il Capitale, in Il Grido del Popolo del 5 Gennaio
1918, reperibile all’indirizzo
https://www.marxists.org/italiano/gramsci/17/rivoluzionecontrocapitale.htm