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La stanza bianca.

Tenco e l'immortalità
Di Claudio Forti

QUADRO 1°

INIZIO CON REGISTRAZIONE AUDIO intervista a Tenco da parte di Sandro


Ciotti. Ingresso voci e Luigi. All'attenuarsi della registrazione, dopo
qualche goccia, si parte con la recitazione

VOCE : Tenco Luigi?

LUIGI: Vi sembra il modo di trattare una persona? Che posto è questo?


Da dove sono entrato? Fatemi uscire immediatamente!

VOCE: Tenco Luigi?

LUIGI: Sono io. Ma mi chiami Luigi Tenco. Chiami i suoi amici per
cognome e nome!

VOCE: Cosa ricorda, Tenco Luigi?

LUIGI: Ancora? E poi…cosa ricordo a proposito di che?

VOCE : Mi dica come è arrivato qui.

LUIGI: Ma che razza di domande…pensa che se lo sapessi, non me ne


sarei già andato?

VOCE: Dove vorrebbe andare? Ha un’idea precisa ?

LUIGI: Ero nella mia camera d’hotel, a Sanremo. E poi…

VOCE: E poi?
LUIGI: Ma chi siete? Cosa volete farmi? Potrei denunciarvi per sequestro
di persona!

VOCE: Stia calmo. Cerchi di ricordare, piuttosto.

LUIGI: Ricordare cosa? Quel maledetto festival, la mia canzone esclusa,


la mia delusione, ma chi siete? Tutte queste domande? E questa stanza
tutta bianca? Ricordare, ricordare…facile a dirsi. E poi mi dia un buon
motivo per raccontarle i miei problemi.

VOCE: Non è necessario un buon motivo per parlare dei problemi. Se ne


parla e basta.

LUIGI: Ma sentilo! Posso avere l’onore di sapere con chi sto parlando?
Un interlocutore nascosto è sempre una presenza inquietante.

VOCE: Tutto ciò che è nascosto, le appare inquietante, signor Tenco?

LUIGI: Solo ciò che non capisco. E, adesso, non capisco.

VOCE: Cosa vorrebbe capire?

LUIGI: Ancora? Dove sono… Con chi sto parlando… Maledizione, ci vuole
così tanto a spiegarmelo?

VOCE: Stia calmo, Tenco. Sto ancora aspettando. Sto aspettando che lei
mi racconti i suoi ricordi. (INIZO SOTTOFONDO STRUM)

LUIGI: L’ultimo ricordo è una luce abbagliante…e poi questo forte dolore
alla tempia e…questa stanza...non parteciperò mai più ad una gara come
quella. Non ho cantato bene, lo so…ma la canzone non era da escludere.
1) Ciao amore ciao (A)
La solita strada, bianca come il sale
Il grano da crescere, I campi da arare
Guardare ogni giorno
Se piove o c'è il sole
Per saper se domani
Si vive o si muore
E un bel giorno dire basta e andare via

Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao
Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao

Andare via lontano


cercare un altro mondo
Dire addio al cortile
Andarsene sognando.

E poi mille strade grigie come il fumo


In un mondo di luci sentirsi nessuno
Saltare cent'anni in un giorno solo
Dai carri dei campi
agli aerei nel cielo
E non capirci niente e aver voglia di tornare da te
Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao
Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao
QUADRO 2°

VOCE: Lei non accetta il peso della sconfitta, Tenco.

LUIGI: Può darsi. Ma è questa società falsa ed ipocrita che non tollero.
Apparire, apparire a tutti i costi, essere costretti a farsi imprigionare in
una stanza tutta bianca…proprio come questa, solo per piacere alla
gente.

VOCE: come questa…dice bene lei. Non pensa che questa stanza possa
essere ciò che ha sempre cercato?

LUIGI: Non mi interessano le prigioni di vetro. Non mi interessa mettere


in mostra la mia vita come una scimmia al giardino zoologico. E non mi
interessa questa stanza tutta bianca.

VOCE: Che idea ha lei dei compromessi?

LUIGI: Quale compromesso? Una stanza come questa in cambio del


successo?

VOCE: Continua a non capire, Tenco. Io non le offro il successo, le offro…


l’immortalità.

LUIGI: In che posto sono capitato? Senta, lo scherzo è durato anche


troppo, mi faccia uscire immediatamente da qui. “Immortalità”…questa
parola ha la desolazione di un’iperbole rivolta ad una formica. Ma chi
vuole prendere in giro?

VOCE: Nessuno e, sicuramente, non lei, Tenco. Via, provi a rilassarsi .


Faccia un bel respiro e ci racconti.

LUIGI: Ma cosa dovrei raccontarle? Cos’è , un esame? Una gara? Grazie,


ne ho abbastanza delle gare…e anche della gente, se proprio vuole
saperlo.
VOCE: Fa male a reagire così. L’immortalità è l’ambizione di tutti ed è
naturale pagare un prezzo per ottenerla. In quanto alla gente…non è
indispensabile amarla per essere ricordati in eterno.

LUIGI: Ma…ma come potrei crederle? Lei non ha un volto , un’identità,


mi tratta come uno scolaretto agli esami. E mi parla di “eternità”…
assurdo.

VOCE: Voglio essere chiaro con lei. Ho ricevuto l’incarico di …valutarla.

LUIGI: Ancora! Ancora con questa storia delle valutazioni, dei giudizi, dei
voti della giuria…non voglio più saperne niente, niente! Anzi, sa cosa le
dico? Abbandono il mondo della canzone. Va bene così? Ora mi faccia
uscire.

VOCE: Mi sarei aspettata maggiore perspicacia da un giovane


intelligente e sensibile come lei.

LUIGI: Complimenti…buoni come la moneta falsa.

VOCE: Davvero non riesce a ricostruire i suoi ultimi momenti in quella


stanza d’albergo, prima di arrivare qui?

LUIGI: Ero nervoso, depresso, avevo bevuto un po’ troppo, forse. Non
ricordo altro. Solo una luce accecante ed un sonno profondo.

VOCE: Perché l’ha tanto delusa il mondo della canzone? Saprebbe


spiegarmelo?

LUIGI: E’ un problema mio. Mi ritengo…inadeguato. Inadeguato. Ecco, se


dovessi definire la mia vita, la definirei “inadeguata”
2)COME MI VEDONO GLI ALTRI SIb-7

Vorrei provare ad essere un'altra persona


Per vedere me stesso come mi vedono gli
altri
Vorrei sapere qual è l'impressione che
prova
Chi non sa per nulla quello che faccio e
che sono
Quando cammino pensando ai fatti miei
Quando sorrido per chiedere qualcosa
La mia paura è che a vedere me come
sono
Io potrei rimanere deluso
VOCE: Non sarà troppo duro con se stesso?

LUIGI: No, solo realista. Ho sbagliato tutto. Ho sbagliato quando pensai


di poter diventare ingegnere, ho sbagliato quando mi sono dedicato alla
musica scrivendo canzoni e, soprattutto, quando ho creduto di fare della
musica il mio mestiere.... Odio la banalità, quei motivetti idioti che
vendono milioni di copie, quelle parole ebeti. Io non riesco ad essere
così…io racconto la mia vita, i pensieri, i sentimenti. Mi trovi un uomo
che possa riconoscere la sua vita in “Io, tu e le rose”…eppure è ciò che la
gente vuole.

VOCE: La gente ha già tanti problemi. Magari, ascoltando una canzone,


vuole solo divertirsi.

LUIGI: Vede? Vede che anche lei conferma il mio pensiero?


Capisce ,adesso, perché mi considero un inadeguato? Le mie canzoni
sono come una specie di tunnel dentro l’anima, le mie parole troppo
tristi e complicate per vendere. Il mio amor proprio si ribella alla
cognizione del fallimento.

VOCE: Fallimento? Addirittura…

LUIGI: Come definirebbe una vita come la mia? Vivere con la continua
sensazione di sfiorare il successo e ricadere nella banalità. La ricerca di
motivazioni è una brutta bestia per chi vuole comunicare le proprie
emozioni. Trovo tutto inutile, certe volte.

VOCE: Certe volte…o quasi sempre?

LUIGI: Sempre. Un mio amico dice che io mi intestardisco a indossare


una veste bianca per lavorare in una miniera di carbone.
VOCE: Suggestiva metafora. Ma perché indossare una veste bianca,
allora, se non ci si vuole sporcare col carbone?

LUIGI: Infatti. E’ ciò che mi chiedo anch’io. Ehi, ma lei crede che io abbia
una risposta a tutto? Non so neanche perché scrivo canzoni…

VOCE: Si è mai chiesto perché le sue canzoni siano diverse dalle altre?

LUIGI: Non saprei…forse perché io scrivo principalmente per salvare me


stesso e poi per piacere gli altri. Il pubblico è una massa informe, un
agglomerato di gusti diversi, caratteri diversi, in cui si concentra tutto il
bene e tutto il male del mondo. I miei sogni sono le canzoni. L’unico
sogno che mi rimane: cambiare il mondo grazie a poche note e una
manciata di parole... Ecco, per questo, forse, ho cominciato a scrivere:
per un sogno senza sogni che si chiama, nonostante tutto, speranza.

VOCE: Vede che una motivazione c’è? (inizio sottofondo strum)

LUIGI: Crede che non ami la vita? La amo come gli altri, più degli altri, se
proprio vuole saperlo, ed è proprio la gioia dell’esistere che mi porta ad
amplificare fattori di disturbo e scorie che ci avvelenano, i falsi miti che
ci circondano, intolleranza, ingiustizia, banalità. Un pessimista non è
mai un vero pessimista, è un ottimista che teme di soffrire troppo.
2 )IN QUALCHE PARTE DEL MONDO (DO)

In qualche parte del mondo


Una capanna tra gli alberi
Sopra una piccola spiaggia
Accarezzata dal mare

In qualche parte del mondo


Un bosco pieno di favole
L'ombra di un vecchio mulino
e l'acqua calma del fiume

Talvolta socchiudo gli occhi e m'illudo


D'essere la sulla spiaggia
oppure all'ombra del vecchio mulino

In qualche parte del mondo


Non sogno altro che un angolo
dove fuggire lontano
dalla mia vita di sempre...
QUADRO 3°

VOCE: Tenco, voglio essere sincero fino in fondo con lei. Questo dialogo
ha uno scopo ben preciso: scoprire cosa è rimasto dei suoi sogni e del
suo entusiasmo.

LUIGI: In nome di cosa? Dell’”immortalità”? Che strano dialogo, il


nostro! Fatemi uscire . Sarà meglio per tutti. Non ascolterete più le mie
parole e io rinuncerò alla sua presunta…”immortalità”. Se solo riuscissi a
ricordare come sono arrivato qui…

VOCE: Vuole uscire?

VOCE: Ne è sicuro?

LUIGI: Si, certo…e mi trovi una maledettissima sigaretta!

VOCE: Secondo lei, cosa c’è là fuori?

LUIGI: Il mondo, la vita e…una rivendita di tabacchi, spero.

VOCE: E lei rinuncerebbe all’immortalità per un mondo che non le piace


per niente? Il mondo non è diverso da questa stanza, solo un po’ più
grande. “Una prigione di vetro”, sono parole sue.

TRACCIA 2

LUIGI: Dove sono? Dove sono finito? (silenzio) Gradirei una risposta!
(silenzio) Non potete trattarmi così! Chi vi dà il diritto di…(prende a
pugni e calci le pareti, in piena crisi isterica)

VOCE: Cosa c’è? Stava cercando…il mondo!

LUIGI: Il mondo , certo. Quello che odio, che disprezzo, che mi porta a
guardare lo schifo di questa società ottusa. Ma qui fuori, non c’è quel
mondo.

VOCE: Dovrebbe esserne felice!


LUIGI: Mi prende in giro? C’è il buio fuori di qui. Questa stanza bianca è
immersa nel buio più profondo. E’ come un avamposto nel deserto, nel
quale perdere la ragione…

VOCE: Era così anche prima, sa? Quando lei credeva di essere illuminato
dalle luci della ribalta, quando sognava un mondo migliore, quando
viveva dentro di sé la voglia di emergere. Il buio ci circonda sempre, sta
a noi accendere la luce ed individuare la strada.

LUIGI: E questa stanza bianca, allora? Cos’è? Un avamposto o…un’oasi in


mezzo al deserto?

VOCE: Il bianco è la somma di tutti i colori. Un pittore crede di dipingere


sulla tela, ma in realtà sta togliendo, pennellata dopo pennellata, una
parte del tutto. La vita, come la pittura, vive di sottrazioni.

LUIGI: Belle parole, ma non capisco.

VOCE: Non a caso le parlavo di “immortalità”. Le sue canzoni sono ricche


di qualcosa che non è la semplice ricerca del successo. C’è altro…

LUIGI: Ma come posso sperare nel successo, se tutto rema contro di me?
Se il pubblico apprezza l’esteriorità, come potrà accettare le lacrime che
si nascondono dietro ogni mia parola, dietro ogni mia nota?

VOCE: Non sottovaluti le lacrime, Tenco. C’è un mondo in cui le lacrime


sono una pioggia benefica. Anche da esse può nascere l’immortalità. Ma
dipende da lei. Se le sue lacrime sono servite a bagnare i sogni,
diverranno, a loro volta, sogni ma se ognuna di esse ha fatto germogliare
un pensiero, allora…lei diverrà “immortale”.

TRCK 3
3) VEDRAI VEDRAI (LA- MODULAZIONE IN RE-)

Quando la sera me ne torno a casa


non ho neanche voglia di parlare
tu non guardarmi con quella tenerezza
come fossi un bambino che ritorna deluso
sì lo so che questa non è certo la vita
che hai sognato un giorno per noi
 
Vedrai, vedrai
vedrai che cambierà
forse non sarà domani
ma un bel giorno cambierà Vedrai, vedrai
non son finito sai
non so dirti come e quando
ma vedrai che cambierà
 
Preferirei sapere che piangi
che mi rimproveri di averti delusa
e non vederti sempre così dolce
accettare da me tutto quello che viene
mi fa disperare il pensiero di te
e di me che non so darti di più
 
Vedrai, vedrai
vedrai che cambierà
forse non sarà domani
ma un bel giorno cambierà
 
Vedrai, vedrai no, non son finito sai
non so dirti come e quando ma un bel giorno cambierà
QUADRO 4°

VOCE: Che c’è?

LUIGI: Penso a mia madre.(pausa) A quanto l’ho delusa.

VOCE: E’ sicuro di averla delusa?

LUIGI: Cosa si può pensare di un figlio che non riesce a trovare la propria
strada? Scrivo canzoni, è vero, ma non basta. La mia insicurezza e il mio
dolore li vedo riflessi negli occhi di mia madre. Non è rimprovero il suo,
ma qualcosa che somiglia alla pietà. Mi ferisce, tutto questo…

VOCE: Lei , magari, è un figlio “speciale”, che però non sa leggere negli
occhi di una madre.

LUIGI: Che vuol dire?

VOCE: Non fraintenda quella tenerezza…non è pietà per i suoi sogni. E’


amore, è fiducia. La tristezza che percepisce in sua madre, è
consapevolezza dei suoi problemi.

LUIGI: I miei problemi…cosa ne sa, lei, dei miei problemi? Vorrei fuggire
dal mondo come da questa stanza bianca, dagli amici come dall’amore!
Cosa ne sa di me? Chi è lei per…valutarmi?

VOCE: Conosce il mondo , Tenco. Sa bene che tutto è frutto di


valutazione. (INIZIO SOTTOFONDO STRUM)

LUIGI: Certo che lo so! Giurie, esperti, giornalisti, giudici togati...bravi a


tranciare giudizi, a gettare nel discredito tutto ciò che non fa rima con
“potere”. E , valutazione dopo valutazione, il tempo passa inesorabile
Il mio regno

IL MIO REGNO (DO)

Tu, fatina che non vidi mai


Tu sei stata regina del regno che un
giorno sognai
E tu, mio caro vecchio albero
Tu sei stato il castello d'un regno e
neppure lo sai

D'un regno con un solo soldato


Che cercava le streghe, voleva cacciarle a
sassate
D'un regno che ogni dì riviveva
I mille, e mille, e mille "C'era una volta"

Oh, se non m'avessero detto mai


Che le fiabe son storie non vere
Ora là io sarei
QUADRO 5°

VOCE: Cosa ricorda, Tenco. Me lo dica.

LUIGI: Quella stanza d’hotel. E poi…sto sognando. Ho capito. Sto


sognando. Uno di quei sogni realistici che si accompagnano alla tensione
e all’eccesso di alcool. Se è così, fra qualche ora, le sue “valutazioni”
saranno solo un brutto ricordo e…

VOCE: …e lei tornerà nel suo amato mondo, non è così?

E , comunque, non è un sogno. (pausa lunga)

LUIGI: Sono…morto, vero? (silenzio)

Sto parlando con lei…sono morto, vero? (silenzio)

Mi risponda , la prego.

VOCE: Senta, Tenco…

LUIGI: (interrompendolo) Sono morto, vero?

VOCE: Si crede morto, lei? Non si muove, non pensa, non si arrabbia,
non piange proprio come prima?

LUIGI: Prima….quando?

VOCE: Prima di arrivare qui.

LUIGI: Sono morto.

VOCE: La morte non esiste, Tenco. Esistono solo passaggi e, per alcuni,
l’immortalità. Forse aveva immaginato questo momento in modo
diverso, non è così?

LUIGI: Perché questo strano dolore alla tempia? Che mi è successo?


VOCE: Prima o poi ricorderà tutto. Sarà il momento delle analisi e delle
conclusioni. Ma non sarà la fine di tutto. La fine, come l’immagina lei,
non esiste. INIZIO SOTTOFONDO STRUM

LUIGI: Che ne sa lei dei miei pensieri, della mia idea della morte?

VOCE: Sono qui per valutarla ,Tenco. Il linguaggio delle sue canzoni è un
mezzo più che sufficiente per conoscerla bene.

LUIGI: Già, la mia sincerità. Mettere a nudo la propria anima è un’arma a


doppio taglio, un gioco pericoloso che espone troppo.
5) Ragazzo Mio (RE)

Ragazzo mio, un giorno ti diranno che tuo padre


Aveva per la testa grandi idee, ma in fondo,
poi...
Non ha concluso niente

Non devi credere, no, vogliono far di te


Un uomo piccolo, una barca senza vela

Ma tu non credere, no, che appena s'alza il mare


Gli uomini senza idee, per primi vanno a fondo.
Ragazzo mio, un giorno sentirai dire dalla gente
Che al mondo stanno bene solo quelli che
passano la vita a non far niente

No, no, non credere no,


Non essere anche tu, un acchiappanuvole che
sogna di arrivare
Non devi credere, no, no, no non invidiare
Chi vive lottando invano col mondo di domani ..
QUADRO 6°

VOCE: La sua sincerità è voglia di comunicare. Quando si possiede un


carattere ombroso come il suo, anche una canzone può vestirsi di grigio.
Ma è la luce in fondo al tunnel che sto cercando in lei. Voglio vedere se ,
in fondo a tutto quel grigio, c’è ancora qualcosa.

LUIGI: Che importa, ormai? Sono morto. (pausa) Ho pensato spesso alla
morte come alla fine di tutto. In certi momenti di tormento la vedevo
come una possibile via d’uscita. Un’alternativa a quella prigione di vetro
cui la vita ci costringe, togliendoci la speranza.

VOCE: Non è più in quella prigione di vetro, Tenco. La dimentichi. Questa


casa bianca è una tappa importante del suo cammino. In quanto alla
speranza , beh…è ciò che, in lei, sto cercando. E l’amore?

LUIGI: L’amore?

LUIGI: L’amore è una giornata di pioggia. Bisogna essere ben protetti per
uscirne asciutti. (pausa) Nel mondo che ho conosciuto, l’amore è una
grandine insidiosa... Ho amato soltanto lei: Valeria. Era semplice,
diversa, sapeva accettare i miei sbalzi d’umore, sapeva, a modo suo,
rendermi sereno... Ma nulla dura per sempre...TRCK4 Quando mi ha
lasciato, ho conosciuto la francese. Sono finito tra le sue braccia, manco
fosse un contratto da rispettare. I fotografi, i giornalisti, la gente
curiosa…tutti lì a chiedere quanto ci fosse di vero in quella storia.
L’amore è un sentimento troppo nobile per essere mischiato ad interessi
o usato per immagini da rotocalco. L’amore è quello che nasce
dall’anima. Una pennellata di colore su tutto quel grigio…

LUIGI: Li sognavo di notte i colori, erano le mie immagini e i miei


desideri. Ma non è vero che i sogni si avverino, ho continuato a ruotare
nella mia gabbia fatta di tutte le gradazioni del grigio ed in quel grigio,
ad un certo punto, ho affogato le mie speranze.

LUIGI: I colori del mondo non mi sono mai appartenuti. I miei colori? Le
canzoni. Ma, ormai ammesso che questo sia solo un sogno, al risveglio
non cambierebbe nulla. Leggerei sui giornali dell’ eliminazione al festival
di quel Tenco dall’aria seriosa, presuntuoso cantante sopravvalutato. E,
come sempre, il trionfo delle banalità vestite a nuovo, i commenti idioti
degli esperti, la gloria dei vincenti. A conti fatti, meglio essere morto. Se
c’è una cosa che non ho mai retto è la stupidità.

TRCK 5

(Sorridendo amaramente) Cosa ho provato in quel momento? Nulla.


Non ho provato nulla. Nessuna reazione se non un senso di
inadeguatezza, di isolamento. Anche questa stanza bianca, che forse è
un sogno, mi dà idea di un mondo che non mi capisce.
HO CAPITO CHE TI AMO

Ho capito che ti amo


Quando ho visto che bastava un tuo ritardo
Per sentir svanire in me l'indifferenza

Per temere che tu non venissi più

Ho capito che ti amo


Quando ho visto che bastava una tua frase
Per far sì che una serata come un'altra
Cominciasse per incanto a illuminarsi

E pensare che poco tempo prima


Parlando con qualcuno mi ero messo a dire
Che oramai non sarei più tornato
A credere all'amore
A illudermi a sognare
Ed ecco che poi

Ho capito che ti amo


E già era troppo tardi per tornare
Per un po' ho cercato in me l'indifferenza
Poi mi son lasciato andare nell'amore

QUADRO 7°

VOCE: Questa stanza è tutto ciò che lei ha cercato in vita, Tenco. Essere
compresi dal mondo non è indispensabile. Nel bianco di questo luogo c’è
solo voglia di capire…e valutare.

LUIGI: Mi valuti, allora! Mi dica se sarò degno del favore del pubblico.
Non c’è umiliazione più grande: sentirsi sempre sotto esame, dover
dimostrare, tanto, troppo, tutto. Non ho mai inquadrato le mie canzoni
nel filone della musica leggera, ma in quello della musica popolare. Solo
con la musica popolare si possono esprimere emozioni e sentimenti in
modo schietto e diretto. E’ così che la penso. Ma a chi vuole interessi,
ormai, il mio pensiero…

VOCE: Basta con questa storia, Tenco. Il suo pensiero è suo e di nessun
altro. Vorrebbe forse non pensare?

VOCE: E poi…chi le dice che le sue idee, in campo musicale, non possano
trovare estimatori tra le nuove generazioni?

LUIGI: Si, ha ragione, il pensiero è soltanto mio ed è in equilibrio tra


sogni e delusioni. Le giovani generazioni? Chi lo sa? Può darsi. Eppure,
una simile possibilità non mi entusiasma. Vorrebbe dire che il mio
pensiero, la mia idea del mondo e della vita, sono diventati comuni a
tanti giovani. In che società vivranno?

VOCE: La società non cambia, Tenco. Cambiano gli uomini. E’ la


consapevolezza che rende liberi gli esseri umani. Magari, in futuro, il
mondo sarà peggiore, ma la maggiore consapevolezza, getterà nuove
basi.
LUIGI: E io?

VOCE: Le sue parole e la sua musica saranno lievito, spinte emotive .

LUIGI: Mi meraviglia…le canzoni sono soltanto canzoni.

VOCE: Le parole di una canzone possono essere più forti di un uragano e


più dolci di una primavera. Anche dalla vita di tutti i giorni si possono
carpire suggerimenti per migliorare e migliorarci.

LUIGI: Mi aiuti a ricordare. Mi aiuti a ricordare come sono arrivato qui.

VOCE: Non ha più importanza, Luigi. Questo nostro incontro aveva lo


scopo di rendere inutili i ricordi. Ed è quello che è successo. Lei è già un
uomo nuovo.

LUIGI: Non mi sembra…i miei abiti sono gli stessi che avevo nella camera
d’hotel…e questo fastidio alla tempia…

VOCE: Lei mi ha aperto la sua anima, nonostante le iniziali ritrosie. Ed


ho trovato ciò che cercavo. Poco conta come lei sia arrivato qui ed i suoi
ricordi, che pure torneranno, non cambieranno nulla dell’uomo nuovo
nel quale si è trasformato. A cosa servirebbe saperlo? Solo ad
alimentare la bramosia dei giornalisti e dei curiosi.

INIZIO SOTTOFONDO STRUM

LUIGI: Comincio ad intuire la grandezza di ciò che chiamiamo morte. Una


porta stretta. Si può passare quando ci si libera del fardello dei ricordi. I
ricordi sono solo piccole morti, un continuo attentato alla libertà
dell’anima. TRCK 0
7) Lontano lontano (LA)

E lontano, lontano nel tempo


qualche cosa negli occhi di un altro
ti farà ripensare ai miei occhi
a quegli occhi che t'amavano tanto.
 
E lontano, lontano nel mondo
in un sorriso sulle labbra di un altro
troverai quella mia timidezza
per cui tu mi prendevi un po' in giro.
 
E lontano, lontano nel tempo
l'espressione di un volto per caso
ti farà ricordare il mio volto,
l'aria triste che tu amavi tanto.
 
E lontano, lontano nel mondo
una sera sarai con un altro
e ad un tratto, chissà come e perché,
ti troverai a parlargli di me...
...di un amore ormai troppo lontano..

QUADRO 8°

VOCE: Lei è sulla buona strada, Luigi…continui

LUIGI: In quel mondo, in quell’altro, fatto di lustrini e paillettes, ci si


perde nella ricerca del superfluo. La morte è concretezza. Una porta
stretta, al di là della quale, si ritrovano le cose che contano davvero. Mi
uccideranno altre cento, mille volte, con le loro storie, con le loro
allusioni…

VOCE: Non importa. E’ immortale, adesso. Non potranno nulla contro di


lei.

LUIGI: Immortale…?

VOCE: Lo era anche prima, quando è entrato qui…l’ho presa in giro. Le


chiedo scusa.

LUIGI: Ma perché?

LUIGI: Quanto dovrò rimanere qui dentro?

VOCE DONNA: Puoi uscire, se vuoi.

LUIGI: Non c’è nulla, là fuori.

VOCE: Ciò che ci circonda è specchio della nostra anima. E le tue canzoni
sono lo specchio su cui si rifletteranno le emozioni di tanta gente.
LUIGI: Ma come…? Sembrava non importasse a nessuno delle mie
canzoni…

VOCE: Sai cosa affligge gli uomini, specie quelli di talento come te? Il
tempo. In un mondo di ritardatari, tu sei arrivato in anticipo. Vai,
adesso.

LUIGI: E se, ripescando i miei ricordi, scoprissi che…

VOCE: (interrompendolo) Va’. C’è il tuo mondo, fuori.

8) Se stasera sono qui. (LA o SI/b)

Se stasera sono qui


è perché ti voglio bene
è perché hai bisogno di me
anche se non lo sai
 
Se stasera sono qui
è perché so perdonare
e non voglio gettar via così
il mio amore per te
 
Per me venire qui
è stato come scalare
la montagna più alta del mondo
 
E ora che son qui
voglio dimenticare
i ricordi più tristi giù in fondo
 
Se stasera sono qui
è perché ti voglio bene
è perché hai bisogno di me
anche se non lo sai

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