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Le estreme conseguenze dei presupposti di Locke saranno riprese da Hume.

L'empirismo
non può che approdare nello scetticismo.
Hume nacque in Scozia nel 1711, orfano di padre ma proveniente da una famiglia di ceto
medio nobile. inizia il suo percorso di studi con giurisprudenza, ma presto li abbandona per
dedicarsi a quelli di filosofia e letteratura. si trasferisce in francia, dove soggiorna a Reims e
studia a La Flèche (scuola dove studiò anche Cartesio). durante il corso della sua vita
consegue diverse nomine a cariche politiche e verso la fine della sua vita torna a londra e
ospita a casa sua Rousseau, con cui litigherà. si ritirerà a Edimburgo in modo definitivo
verso la fine della sua vita con la sorella Catherine curando l’edizione delle sue opere.
Lo scritto più importante fu “il trattato sulla natura umana” scritto nel 1739.

quest’opera espone il progetto di Hume di costruire una scienza della natura umana su base
sperimentale. così come aveva fatto newton, voleva offrire un’analisi sistematica delle varie
dimensioni che caratterizzano la natura umana.

La prospettiva di Hume è leggermente scettica ma non completamente poiché gli scettici


ritengono che l'uomo non possa conoscere nulla.

La realtà secondo la concezione scettica sarebbe mutevole ed imprevedibile cosi come gli
oggetti quindi il filosofo rimane appunto in una posizione scettica. L'oggetto cambia a
seconda della modalità con cui si da, ma pure io essere umano. La realtà sarebbe così tanto
mutevole da non poter essere colta.

Però a questo punto nemmeno la loro concezione sarebbe da prendere in considerazione,


poiché pretendono di dare per vera la loro affermazione secondo la quale nulla è vero, ma
dato che la realtà è cosi mutevole a questo punto nemmeno la loro affermazione sarà vera.

Quindi quello di Hume è solo un atteggiamento,dice solo che molte conoscenze sono
probabili e ci porta a riflettere.

Il punto da cui parte Hume è lo stesso da cui parte Locke: tutto ciò che noi conosciamo, lo
abbiamo grazie all'esperienza. D'altronde un cieco mai si farà un'idea del colore, cosi come
un sordo mai si farà un'idea della musica.

Hume chiama percezioni i contenuti della mente e li divide in due classi:

-impressioni; sono sensazioni,passioni ed emozioni. le riceviamo nostro malgrado, in modo


passivo

-idee/pensieri: ricordo illanguidito delle impressioni. ex della fiamma

l’idea non potrà mai raggiungere la forza dell’impressione. ogni idea deriva dalla corrispettiva
impressione e non esistono idee o pensieri di cui non si è mai avuta l’impressione. Anche
qui l’uomo non potrà creare da se le idee, dovrà avere sempre prima un’impressione.
Hume nega le idee astratte, ovvero idee che non hanno caratteri particolari, esistono solo
idee particolari, assunte come segni di altre idee particolari a esse simili.

per “segni” si intende la capacità dell'idea di richiamare idee tra loro simili. qui Hume ricorre
al principio di abitudine. consiste nel considerare unite tra loro delle idee designate da un
unico nome. in effetti il nome non risveglierà in noi una sola idee, ma l’insieme di esse.

la facoltà di stabilire relazioni tra le idee è definita immaginazione. queste relazioni sono
garantite dal principio di associazione: una forza che tende ad aggregare le idee. questa
opera seguendo tre criteri: la somiglianza, la contiguità nel tempo e nello spazio e la
causalità.

Noi però dello spazio non abbiamo mai avuto impressioni,ci serve solo ed esclusivamente
per relazionare degli oggetti, ma lo spazio puro (senza oggetti) non riusciamo a percepirlo.
Analogamente il tempo, esiste in noi che percepiamo gli oggetti ma in quanto tale non
esiste. È un nostro filo logico che ci serve per mettere in relazione determinati eventi.

quindi lo spazio e il tempo non sono impressioni, ma modi di sentire le impressioni.

Esempio di Hume: sentiamo 5 note di flauto, da queste noi deduciamo la melodia ma di per
sé non esiste, nasce dal fatto che noi colleghiamo in un certo modo queste note di flauto.
L'idea del collegamento degli stimoli sensoriali è qualcosa che nasce esclusivamente
dall'uomo.

Noi processiamo le impressioni cui siamo bombardati grazie a dei programmi,quali lo spazio
e il tempo, ma in teoria dovremmo saper processare le info anche in modo diverso se
disponessimo di programmi diversi. Non è necessario che tutte le info che riceviamo siano
temporalizzate e spazializzate, ma siamo noi che disponiamo di queste modalità per cui
collochiamo la realtà nello spazio e nel tempo. Le impressioni di per sé non sono né nello
spazio né nel tempo, siamo noi che ricaviamo il senso di una successione temporale, che
però di per sé non esiste.

Hume distingue due tipi di relazioni:

-di idee:a priori,certe e incontrovertibili si basano sulle verità matematiche

-di fatto:si basano sull'esperienza,sulla probabilità “Ogni cosa che è può non essere”

hume fa una critica al principio di causalità: afferma che la relazione tra causa ed effetto non
potrà mai essere giustificata a priori (principi delle verità necessarie, si basano sui principi
della logica, necessitanti e incontrovertibili), ma solo mediante l’esperienza. nessuno dunque
dinanzi ad un oggetto nuovo è in grado di scoprire le cause e gli effetti ragionando a priori su
di esso, ma dovrà averne fatto in qualche modo esperienza. /ex del tavolo da biliardo/

In breve il principio di causalità giustifica solo ciò che è accaduto fino ad oggi ma nulla so
circa quello che accadrà domani;Hume non dice che due cose non possano essere
collegate, solo che è una tendenza umana.
dall’uomo vengono associati due eventi quando essi si conseguono nel tempo e nel
medesimo luogo, qui l’uomo dirà che a è causa di b, ma sarà solo una maniera soggettiva
che fa parte di tutti gli esseri umani, su come effettivamente stiano le cose non lo sappiamo.

hume esclude che il legame tra causa ed effetto possa essere dimostrato come
oggettivamente necessario, ovvero come assolutamente valido.

L'esempio più celebre è quello del sole: io so in base all'esperienza che il sole sorge ogni
mattina, o meglio è sorto ogni mattino fino ad oggi. Domani però potrebbe anche non
sorgere, ma noi al momento non ne sappiamo niente. Se il sole non sorgesse domani non
sarebbe contraddetto nessun principio logico. Cosi come vedemmo con galileo quindi, noi
possiamo solo descrivere come accadono le cose, non perché.

diamo per scontato il fatto che vi sia una realtà simile a quella da noi percepita che produce
l'impressione. Se riflettiamo bene, possiamo pure dire di si ma saremo costretti a dire che
essa sia una credenza, non una realtà leggendaria, ma qualcosa che noi diamo per certo
che però non possiamo dimostrare in modo incontrovertibile e analogamente circa la
continuità delle cose. Le cose noi pensiamo che continuino ad esistere tali e quali come noi
le abbiamo viste, ma anche questa è una credenza poiché non lo sappiamo con certezza;
d'altronde che ne sappiamo di come stanno le cose dal momento che non le vediamo più?

è l’abitudine che guida tutta la nostra vita quotidiana, ma anche se spiega il motivo per cui
l’essere umano crede alla necessità dei rapporti causali, non giustifica questa credenza, che
per Hume rimane uno dei misteri della filosofia. questa sarà una sorta di libero istinto della
mente, di sentimento naturale di cui non possiamo fare a meno per orientarci nella vita
pratica.

L’IO è una realtà mobilissima. Io ho una certa sensazione di me e cerco di definirmi, ma già
nel momento stesso in cui io cerco di definirmi questa definizione sfugge e non è più valida.
Ma quindi io come faccio a definirmi? Per questo hume descrive l'io come un fascio di
percezioni.

secondo hume noi non facciamo alcuna esperienza del nostro io, ma solo degli stati d’animo
successivi; ecco perchè secondo lui l’io sarebbe soltanto un fascio di percezioni che si
susseguono nel tempo.

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