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Autofagia

Si tratta di un meccanismo di sopravvivenza estremo messo in atto dall’organismo in caso di


necessità energetica.
In realtà, è anche un meccanismo che serve fisiologicamente a rimuovere organelli danneggiati e/o
malfunzionanti.
Il processo consiste nell’inserimento degli organelli in vescicole, che poi si fondono con i lisosomi
(formando gli autofagolisosomi) e vengono degradati.
Sono stati individuati dei geni che sembrano regolare i processi di autofagia (geni Atg), anche se il
meccanismo preciso con cui questi agiscano è ancora da definire.
Sono presenti, infine, numerosi vacuoli autofagici in malattie degenerative del sistema nervoso e
muscolare

Accumuli cellulari
Sono delle condizioni in cui c’è un accumulo di componenti di varia natura a livello cellulare. Questi
accumuli possono essere fisiologici o patologici.

Malattie ereditarie da accumulo lisosomiale


L’accumulo di composti a livello dei lisosomi può avvenire per varie cause, tra cui:
● Cause geniche:
○ Mancata sintesi degli enzimi lisosomiali
○ Sintesi di enzimi inattivi
● Alterazione della mannosilazione degli enzimi (e quindi del loro indirizzamento da RER a
lisosomi)
● Assenza di proteine che attivano gli enzimi
● Assenza di proteine che attivano il substrato
Esempi di patologie dovute ad accumulo lisosomiale sono:
● Gangliosidosi (sindrome di Tay – Sachs). Si tratta di una malattia autosomica recessiva in cui
si assiste ad un accumulo del ganglioside GM2 a livello cerebrale.
Esistono tre forme: infantile (con decorso acuto), giovanile (con decorso subacuto), adulta
(ad andamento cronico)
● Mucopolisaccaridosi. Si tratta di un gruppo eterogeneo di patologie (ben 9 tipi diversi), che si
possono manifestare con varie condizioni (disostosi multiple, ritardo dello sviluppo,
epatosplenomegalia,...)
● Malattia di Gaucher. Ė una malattia autosomica recessiva in cui c’è un accumulo di
glucocerebrosidi. Ė dovuta ad una carenza della glucocerebrosidasi, un enzima presente nei
lisosomi dei macrofagi, che trasforma in glucosio e ceramide.
La sua carenza porta un accumulo in macrofagi di milza, fegato, midollo osseo.
Ci sono tre tipi di malattia:
○ Tipo I (non neuropatica), che è la forma più comune. Il quadro è dominato
dall’osteoporosi generalizzata acuta e, di conseguenza, dolori ossei.
Sono presenti, inoltre, quadri di anemia, piastrinopenia o infarto osseo (dovuti ad
infiltrazione dei macrofagi del midollo osseo)
○ Tipo II (neuropatia infantile), che si manifesta nel terzo mese di vita e porta a morte
precoce entro il secondo anno di età. Oltre ad epatosplenomegalia, il paziente
presenta danno cerebrale, disordine del movimento oculare,...
○ Tipo III (cronica), sintomatologicamente simile al tipo II, ma con una clinica più
dilatata nel tempo

Accumuli citoplasmatici
Sono dovuti principalmente a quattro tipi di alterazione:
● Metabolismo anormale di sostanze endogene
● Difetto del ripiegamento/trasporto delle proteine
● Difetto a carico di enzimi che metabolizzano sostanze endogene
● Accumulo di sostanze esogene non digeribili
A seconda del tipo di biomolecola accumulata, avremo condizioni diverse.
Accumulo di lipidi
Possiamo avere quadri di accumulo di trigliceridi, acidi gras redsi o colesterolo.
● Trigliceridi e acidi grassi. Un accumulo di queste componenti prende il nome di steatosi (o
degenerazione grassa).
Le cause possono essere svariate:
○ Inibizione β – ossidazione, la principale via catabolica degli acidi grassi. Questa può,
a sua volta, essere causata da:
■ Carenza di O2 a vari livelli. Una prima causa di carenza di O2 è l’anossia, che
può essere:
● Anossica, cioè dovuta ad una caduta della O 2 atmosferica
● Anemica, causata da una diminuzione dell’emoglobina (Hb)
● Tossica, dovuta a molecole che interferiscono con il catabolismo
degli acidi grassi. Un esempio è la tossina difterica, che porta ad un
calo intracellulare di carnitina, una molecola necessaria per spostare
acidi grassi nei mitocondri (dove avviene la β – ossidazione)
La carenza di ossigeno molecolare può anche derivare da una carenza di
vitamine della catena respiratoria, da ostacoli a livello bronchiale che non
permettono un’adeguata ventilazione polmonare, ed altre cause.
■ Farmaci
● Antivirali. Le zidovoduline, usate contro alcuni virus (tra cui HIV),
portano ad un calo di carnitina1.
● Acido valproico, un antiepilettico, conduce anche ad un calo di
carnitina
○ Alterazioni nutrizionali
■ Ipernutrizione (e quindi obesità)
■ Digiuno. In questo caso, avviene una eccessiva mobilizzazione di trigliceridi
dalle riserve (in risposta alle necessità energetiche dell’organismo) verso il
fegato. Tuttavia, il fegato non riesce a metabolizzare tutti i trigliceridi e acidi
grassi che riceve; di qui, l’accumulo.
■ Iponutrizione cronica, coma la Kwashiorkor (anche detto marasma infantile).
In questa evenienza, i lipidi non possono essere trasportati (a causa della
diminuita produzione di lipoproteine) e si accumulano.
○ Sostanze tossiche che di solito portano a minor sintesi proteica (e quindi anche di
apoproteine), tra cui:
1 La carnitina contribuisce al trasporto degli acidi grassi nel mitocondrio, dove avviene la β-ossidazione
■ Etionina, che sequestra ATP
■ Puramicina, tetracicline, α – amanitina, che causa inibizione della RNA
polimerasi II
■ CCl4, che danneggia il RER
Le sedi in cui l’accumulo di trigliceridi avviene in maniera preferenziale sono:
○ Fegato. I meccanismi attraverso cui il fegato accumula trigliceridi sono schematizzati
nell’immagine seguente.

Macroscopicamente, un fegato steatosico può avere delle dimensioni anche 3-4


volte maggiori rispetto alle originali e solitamente ha un aspetto giallastro,
determinato dal β-carotene sciolto nei grassi.
Microscopicamente, gli accumuli possono presentarsi in due modi:
■ Aspetto macrovescicolare. In questo caso, l’accumulo è dovuto
principalmente a trigliceridi e a livello istologico sarà presente un’unica
goccia lipidica, chiara (che spinge il nucleo in periferia).
■ Aspetto microvescicolare. L’accumulo è dovuto principalmente ad acidi
grassi e non si rileva una zona di accumulo prevalente nella cellula; questo
significa che l’accumulo è più diffuso e, in questo caso, più grave.
Gli accumuli lipidici sono poi positività al Sudan IV o olio rosso, ma PAS-.
Esistono vari tipi di steatosi epatica, anche se la forma più importante e quella
alcolica. Si parla, quindi, di forma alcolica e forme non alcoliche.
La steatosi epatica alcolica è causata dal metabolismo fisiologico che l’etanolo
subisce nel fegato.
La prima tappa del metabolismo consiste nella trasformazione dell’etanolo in
acetaldeide. Si tratta di una reazione di ossido-riduzione che può avvenire:
■ Nei perossisomi, ad opera delle catalasi
■ Nel citosol, ad opera dell’ADH (Alcohol DeHydrogenase). In questo caso, per
ogni molecola di etanolo ossidata, si ha la produzione di un NADH, che
favorisce la sintesi di trigliceridi.
■ Sul reticolo endoplasmatico liscio, ad opera del MEOS (Microsomal Ethanol
Oxidizing System).
Questo sistema molecolare presenta un citocromo P450 che ossida l’etanolo
riducendo il proprio atomo di ferro, che viene poi ri-ossidato.
Si tratta di un sistema inducibile e che, quindi, lavorerà maggiormente negli
etilisti cronici.
Una volta prodotta, l’acetaldeide può andare incontro a vari destini:
■ Nei mitocondri, l’acetaldeide deidrogenasi la converte ad acetato con
produzione NADH
■ Metabolismo da parte della xantina ossidasi, con formazione di CO 32-
■ Può lipoperossidare le membrane, in particolare:
● La membrana mitocondriale, con rallentamento della β –
ossidazione
● Il RER, con diminuita sintesi proteica
■ Causare deplezione di antiossidanti, tra cui il glutatione (e quindi avere una
minor difesa da radicali liberi) e la S-adenosil-metionina (SAM), la cui
deplezione può portare ad una ipometilazione degli acidi nucleici e, talvolta,
al cancro.
■ Formare addotti proteici e lipidici, con conseguente attivazione di una
infiammazione cronica. L’infiammazione cronica si accompagna a collageno-
sintesi e proliferazione delle cellule stellate, con conseguente cirrosi.
La steatosi epatica non alcolica (NAFLD) può essere dovuta a varie cause.
● Steatosi anossica, soprattutto a carico degli epatociti centrolobulari (lontani
dall’ O2 sangue)
● Steatosi acuta della gravidanza, una steatosi microvescicolare che colpisce
madre e feto ed è correlata ad un deficit della 3-idrossiacil-coA reduttasi, un
enzima della cascata della β-ossidazione.
● Steatosi da farmaci, in particolare amiodarone, corticosteroidi, tamoxifene
● Sindrome dismetabolica, ovvero una sindrome associata ad obesità e scarsa
attività fisica in cui c’è un aumento della resistenza insulinica (che può
esitare in diabete), nonchè un’alterazione del profilo lipidico ematico.
○ Cuore. In questo caso, avremo un aspetto diverso a seconda dell’entità dell’ipossia:
in caso di ipossia moderata, le bande giallastre saranno intercalate alle bande rosse
(aspetto a cor tigratum); se, invece, l’ipossia è grave, ci sarà una maggiore uniformità
● Colesterolo ed esteri del colesterolo. Anche per il colesterolo possiamo riconoscere:
○ Cause genetiche. Si tratta principalmente delle ipercolesterolemie familiari, una
serie di patologie dovute a difetti del metabolismo e/o del trasporto del colesterolo
che esitano in un suo aumento a livello ematico.
Ha una causa genetica anche la malattia di Niemann – Pick di tipo C, in cui sono
presenti mutazioni a carico di un enzima che solitamente mobilizza colesterolo.
○ Cause acquisite. Esempi sono l’aterosclerosi, gli xantomi e la colesterolosi.
● L’aterosclerosi è dovuta all’accumulo di vacuoli lipidici in cellule muscolari
lisce e/o macrofagi di aorta e grossi vasi. Le cellule appaiono
abbondantemente infarcite di vacuoli (aspetto schiumoso) e possono
rompersi, determinando il rilascio di componenti in ambiente extracellulare.
Gli esteri del colesterolo, a questo punto, possono cristallizzare e formare
delle strutture aghiformi, che possono generare rotture nel tessuto
● Gli xantomi sono masse voluminose di cellule schiumose che si accumulano
a livello di sottocute e tendini. Anche per gli xantomi, solitamente le cellule
coinvolte sono i macrofagi.
● Infine, la colesterolosi è un accumulo di macrofagi schiumosi nella lamina
propria della colecisti.
Accumulo di proteine
Le proteine, data la loro eterogeneità, possono accumularsi con vari aspetti a livello microscopico
(amorfo, fibrillare, cristallino,...)
Le cause di accumulo di proteine più comuni sono:
● Eccessivo riassorbimento nei tubuli prossimali renali. Normalmente, infatti, solo una piccola
quota di proteine vengono filtrate e riassorbite; se ci sono condizioni come la proteinuria, la
quantità di proteine riassobita aumenta, e di conseguenza, c’è accumulo.
Si tratta di un processo totalmente reversibile.
● Eccessiva produzione di proteine. Un esempio è il mieloma multiplo, una patologia in cui vi è
una produzione abnorme di immunoglobuline (o frammenti di queste).
● Accumulo di proteine citoscheletriche, sotto forma di grovigli neurofibrillari
● Mal ripiegamento proteico, che è una delle cause principali.
Degli enzimi-chiave per il corretto ripiegamento delle proteine sono le chaperonine. Esse
legano gli intermedi (proteine non ancora ben ripiegate) e le stabilizzando, consentendo loro
di ripiegarsi correttamente.
Esistono vari tipi di chaperonine:
○ Costitutive, prodotte normalmente dall’organismo e diminuite in condizioni
patologiche
○ Da stress cellulare (Heat Shock Proteins), più piccole e indotte dallo stress.
Quando le chaperonine falliscono nel riportare la proteina nel corretto ripiegamento, questa
viene avviata alla distruzione di solito attraverso il sistema ubiquitina-proteasoma.
Si tratta di un sistema che coinvolge vari enzimi e diverse molecole di ubiquitina il cui scopo
è quello di poliubiquitinare la proteina danneggiata, in modo che questa venga riconosciuta
dal proteasoma e degradata.
La seguente immagine ne riassume il meccanismo biochimico. I vari enzimi sono: enzima
attivante l’ubiquitina (E1), proteina carrier dell’ubiquitina (E2), ubiquitina ligasi (E3).

Se il ripiegamento delle proteine non viene ristabilito correttamente, possiamo avere diverse
conseguenze:
○ UPR (Unfolded Protein Response). Si tratta di una risposta di stress cellulare
correlata al reticolo endoplasmatico, che ha come scopo quello di interrompere la
sintesi proteica ed aumentare la produzione di chaperoni.
Se permane la quota di proteine malripiegate, la UPR può anche indurre apoptosi
○ Perdita di funzione proteina interessata. Questo è alla base di varie patologie, tra cui
la fibrosi cistica, in cui c’è un’alterazione del CFTR che porta ad disregolazione dei
flussi ionici e dell’acqua, e la deficienza di α 1 – antitripsina.
Quest’ultima viene prodotta normalmente dal fegato e liberata; tuttavia, se
malripiegata, non riesce ad essere liberata e si accumula nel RE del fegato. Ne
consegue un’epatopatia, associata anche ad enfisema polmonare, in quanto l’α 1 –
antitripsina inibisce normalmente l’elastasi dei neutrofili.
○ Tumori maligni, se vengono interessate proteine come p53 o VHL

Un discorso particolare sui depositi proteici vale per le amiloidosi.


L’amiloidosi è il deposito di amiloide (un materiale proteico, eosinofilo e amorfo) a livello
extracellulare.
Questo materiale proteico può accumularsi sia in seguito alla sintesi di proteine mal
ripiegate che a causa di un’inadeguata proteolisi intracellulare.
Si tratta di una causa comune a tante malattie.
A livello strutturale, l’amiloide è formata da β-foglietti antiparalleli idrofobi (che sono
difficilmente rimuovibili dalle proteasi), e si colora con colorazione rosso Congo ed è
birifrangente alla luce polarizzata.
A livello biochimico, l’amiloide è formata per il 95% dalla componente proteica (che assume
un aspetto fibrillare) e, per il resto, da proteoglicani, GAG e componente P amiloide sierica,
che servono per la stabilizzazione e per inibire la degradazione.
L’amiloide si può formare a partire da svariate proteine. In base alla proteina precursore,
distinguiamo:
○ Amiloide AL, derivante dalla catena leggera delle immunoglobuline. Un accumulo di
amiloide AL è tipico del già citato mieloma multiplo, in cui, a causa di una discrasia
delle plasmacellule, si ha un abnorme produzione di immunoglobuline complete o
anche solo di catene leggere.
L’accumulo nelle plasmacellule è tale da interessare anche il nucleo. L’eccesso di
catene leggere viene perso con le urine (proteinuria di Bence-Jones)
○ Amiloide AA, proveniente dalle SAAs (Serum Amyloid Associated), apolipoproteine
sintetizzate nel fegato. Alcune forme di SAAs sono fondamentali nella risposta di
fase acuta del fegato (vedi “Infiammazione”). Per questo, possiamo avere un
accumulo di amiloide AA in pazienti con malattie infiammatorie croniche (come
artrite reumatoide, morbo di Crohn,...).
○ Amiloide Aβ, da APP (Amyloid Precursor Protein), tipica della malattia di Alzheimer.
Il morbo di Alzheimer è la causa più frequente di demenza nell’anziano (colpisce il
40% degli individui tra 85 e 89 anni). Nel 10-15% dei casi è familiare.
L’eziologia è legata al diverso clivaggio che il precursore APP riceve a livello
transmembrana nei neuroni: nel paziente sano, la α – secretasi e la γ – secretasi
operano due tagli proteolitici sequenziali, formando un frammento solubile; nel
paziente malato, invece, sono β – secretasi e γ – secretasi ad operare i due tagli
sequenziali, formando però un frammento αβ insolubile che si accumula.
La patogenesi è in parte diretta (si tratta di uno dei pochi casi in cui l’amiloide è
direttamente neurotossica), in parte correlata a danno ossidativo e/o alterazione
dell’omeostasi del Ca2+.
A livello istopatologico osserviamo una perdita di tessuto cerebrale (con idrocefalo
marcato) e la comparsa di placche neuritiche, localizzate nel neuropilo (lo spazio che
contiene assoni e dendriti). A livello delle placche, i processi neuronali sono dilatati
attorno al nucleo centrale di amiloide e si ha una disgregazione della sostanza
cerebrale, associata a morte dei neuroni.
L’analisi ultrastrutturale dimostra amiloide Aβ.
Sul piano clinico, ha un andamento lento e progressivo e si osservano dei
cambiamenti simili a quelli osservati in soggetti > 45 anni con trisomia 21.
○ Amiloide ATTR, da TTR (transtiretina), che trasporta tiroxina (un ormone tiroideo) e
retinolo (una forma di vitamina A).
Questa amiloide è coinvolta in patologie come polineuropatie amiloidi familiari e
l’amiloidosi sistemica senile (in cui sono presenti depositi TTR normali a livello
cardiaco).
○ Amiloide β2M, che deriva dalla subunità della β – microglobulina, proteina
plasmatica e componente MHC. Nelle vecchie macchine della emodialisi, questa
proteina non veniva rimossa e si accumulava sempre più negli emodializzati cronici.
Oggi, grazie a macchine più sofisticate, questo non accade più.
○ Amiloide da proteine prioniche. I prioni sono proteine il cui cambio conformazionale
è in grado di indurre cambiamenti nel ripiegamento in altre proteine. Pur trattandosi
solo di proteine, sono considerati patogeni (alla stregua di batteri, virus,...).
L’accumulo di proteine prioniche è alla base dell’encefalopatia bovina spongiforme,
anche conosciuta come malattia della mucca pazza.

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