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MORTE CELLULARE

In questa sezione, passeremo in rassegna i principali meccanismi attraverso cui una cellula
può andare incontro a morte.

Necrosi
La necrosi, anche detta “morte sporca”, è un meccanismo di morte non programmata, nel
senso che la cellula viene distrutta a seguito di un trauma esterno che agisce su di essa, e
non per un ordinato processo da essa innescato (come avviene per l’apoptosi).
Per la sua stessa natura “distruttiva”, la necrosi è sempre associata ad un quadro di tipo
infiammatorio.

Morfologia
Il quadro morfologico della necrosi è il risultato tanto della denaturazione delle proteine
intracellulari quanto della digestione enzimatica della cellula danneggiata, sia per autolisi
che per eterolisi.
Sul piano istologico, si assiste ad un aumento dell’eosinofilia del tessuto (sia per perdita
dell’RNA citoplasmatico che per la denaturazione delle proteine). Il citoplasma appare vitreo,
a causa della perdita di glicogeno, che tarmato, a causa della digestione dei vacuoli cellulari.
E’ possibile poi osservare figure mieliniche ed eventuali strutture calcificate.
A livello ultrastrutturale, la membrana plasmatica appare discontinua ed è presente una
marcata dilatazione dei mitocondri, con figure mieliniche intracitoplasmatiche e grandi corpi
densi, amorfi (esito della denaturazione delle proteine).
Sono presenti, inoltre, modificazioni nucleari involutive: inizialmente, è presente picnosi
(contrazione del nucleo e aumento della basofilia), quindi carioressi (frammentazione del
nucleo picnotico e  graduale scomparsa dello stesso) e infine cariolisi (ovvero la perdita di
basofilia del nucleo a causa della degradazione della cromatina).

Quadri tissutali
La necrosi assume degli aspetti istologici diversi, sia a seconda del tipo di danno che lo
determina sia del tessuto colpito.
 Necrosi coagulativa. E’ il tipo di necrosi che si instaura in seguito ad una ischemia da
occlusione arteriosa, che porta ad una brusca ipossia. Questo accade in tutti gli
organi, tranne che nel cervello.
E’ chiamata “coagulativa” perchè, per alcuni giorni, l’architettura tissutale rimane
conservata in quanto il danno porta non solo a denaturazione delle proteine
strutturali, ma anche degli enzimi (che quindi non possono degradare il tessuto)
La digestione enzimatica avviene poi in un secondo momento, sia in maniera
autolitica (attraverso i lisosomi) che eterolitica (tramite i leucociti).
Un’area circoscritta di necrosi coagulativa viene definita infarto e a livello
microscopico è presente un’eosinofilia evidente, dovuta alle proteine denaturate
che si aggregano in flocculi dotati anche di autofluorescenza.
 Necrosi colliquativa. In questo caso, l’insulto iniziale è o un’infezione o un’ipossia
che si instaura lentamente; in queste condizioni, infatti, si ha un abbassamento del
pH cellulare e un’attivazione delle idrolasi lisosomiali.
Le infezioni focali batteriche e fungine determinano una necrosi colliquativa in
quanto richiamano leucociti, che a loro volta portano a digestione delle cellule
morte e formazione di pus.
La necrosi colliquativa è anche il quadro tipico di ischemia cerebrale. L’encefalo,
infatti, non possiede una ricca trama di collagene come altri organi e, ma è formato
essenzialmente da assoni e altri elementi cellulari fittamente stipati tra loro.
Di conseguenza, la necrosi determina una colliquazione del tessuto. 
 Necrosi gangrenosa. È una necrosi coagulativa che avviene su più piani tissutali,
come può accadere spesso a livello degli arti inferiori (ad esempio, nel piede
diabetico). Se c’è infiltrato batterico, la necrosi diventa colliquativa e si parla di
gangrena umida.
 Necrosi caseosa. Il materiale necrotico assume un aspetto biancastro simile al
formaggio. È il quadro tipico di una infezione tubercolare e a livello microscopico è
possibile evidenziare, attorno alle aree necrotiche, un cospicuo numero di cellule
immunitarie che cercano di limitare l’estensione dell’infezione.
L’insieme dell’area necrotica e delle cellule immunitarie prende il nome di
granuloma tubercolare.
 Steatonecrosi (o necrosi grassa). L’esempio tipico è la pancreatite acuta, in cui la
liberazione delle lipasi pancreatiche provoca la rottura degli adipociti del peritoneo. 
La rottura degli esteri dei trigliceridi porta alla formazione di acidi grassi che si
combinano con Ca , determinando processi di saponificazione
2+

 Necrosi fibrinoide. Si tratta di un quadro di necrosi tipica di reazioni immunitarie che


coinvolgono vasi sanguigni (con deposito di “immunocomplessi” e vasculiti).
Il nome è dovuto al fatto che la fibrina esce dai vasi e crea una sostanza amorfa rosa
chiaro sulla parete del vasi.

Apoptosi
Generalità
Si tratta di un processo di morte programmata, che non si associa a un’infiammazione; si
assiste, anzi, a una riduzione del TNFα ed aumento del TGFβ1 e dell’IL-10 (anti-
infiammatorie).

Apoptosi: fisiologica o patologica?


A differenza della necrosi, non è sempre un processo patologico; infatti, apoptosi fisiologiche
sono importanti per eliminare cellule non necessarie e mantenere l’equilibrio tra le
popolazioni.
Esempi di apoptosi fisiologica sono:
 Embriogenesi, durante la quale vengono distrutte strutture che non devono
rimanere nel feto a termine. Un esempio è la membrana tra le dita delle mani.
 Involuzione ormono-dipendente di alcuni organi (come mammella e utero). L’atrofia
che si osserva, ad esempio, nell’endometrio al termine del ciclo mestruale altro non
è che la riduzione prima del volume e poi del numero (= apoptosi) delle cellule
endometriali.
 Mantenimento dell’omeostasi delle cellule del sistema immunitario.
Esempi patologici di apoptosi sono determinati da:
 Danno al DNA. Quando il DNA si danneggia, p53 e altri mediatori si accumulano nella
cellula e arresta il ciclo cellulare in G (per consentire riparazione).
1

 Infezioni virali (HIV, HBV, HCV). Questi virus, infatti, inducono apoptosi nelle cellule
che infettano.
 Ripiegamento anomalo delle proteine, che innesca ad esempio l’apoptosi in alcune
malattie neurodegenerative come Alzheimer, Huntington, Parkinson.
 Privazione dei normali fattori di crescita. Si è visto che una cellula priva del signaling
dei fattori di crescita va incontro ad apoptosi.

Morfologia
È presente una riduzione volume cellulare, sia perchè il citoplasma è addensato, sia perchè
gli organelli vengono addensati (per entrare nei “corpi apoptotici”, le vescicole finali in cui la
cellula si riduce prima di essere digerita da elementi cellulari spazzini).
La cromatina appare condensata, in periferia, sotto la membrana nucleare e il nucleo può
rompersi in due o più frammenti.
A livello della membrana cellulare, sono presenti poi estroflessioni citoplasmatiche, che
preludono alla frammentazione in corpi apoptotici.
Se osservata in microscopia ottica, la cellula apoptotica appare intensamente eosinofila e
nettamente delimitata dalle cellule circostanti.

Meccanismi di attivazione dell’apoptosi


L’apoptosi si articola in due fasi sequenziali: una fase di attivazione, che può partire da varie
vie, ed un’unica fase effettrice.
In entrambe le fasi, rivestono un ruolo fondamentale le caspasi.

Caspasi
Sono gli enzimi-chiave dell’apoptosi. Si tratta di cisteine proteasi, capaci cioè di tagliare le
proteine a livello di residui di cisteine. In questo caso, il taglio avviene tra cisteina e
aspartato (da cui il nome C-ASP-ASI).
Le caspasi sono presenti normalmente in forma inattiva (pro-caspasi) e necessitano del taglio
della porzione inibitoria per diventare attive. La parte inibitoria può essere o semplicemente
una regione che chiude il sito attivo o una porzione la cui rimozione genera un cambiamento
conformazionale nell’enzima.
Distinguiamo, a seconda del momento in cui intervengono nel processo apoptotico:
 Caspasi iniziatrici, che innescano le caspasi effettrici (le più importanti sono la 8 e la
9); 
 Caspasi effettrici, che hanno vari effetti sulla cellula che agiscono di concerto per
concretizzare il processo apoptotico (le più importanti sono la 3 e la 6).

Via intrinseca mitocondriale


I meccanismi di attivazione di apoptosi sono tutto sommato conservati in maniera molto
simile in tutti i multicellulari, a testimonianza del fatto che si tratta di un processo molto
antico.
L’apoptosi può essere innescata attraverso due vie biochimiche: la via intrinseca (che parte
all’interno della cellula) e la via estrinseca (che segue all’interazione con uno o più ligandi
esterni).

Nell’ambito della via intrinseca, distinguiamo poi una via mitocondriale (che è il meccanismo
principale) e una via nucleare (meno importante).

Nella via mitocondriale, riveste un ruolo molto importante l’MPTP (Mithocondrial


Permeability Transition Pore).
Esso comprende due componenti:
 VDAC (Voltage Dependent Anion Channel), che è un canale transmembrana della
membrana mitocondriale esterna
 ANT (Adenine Nucleotide Traslocase), che è un canale transmembrana della
membrana mitocondriale interna.
In condizioni normali, le due subunità del canale sono separate dallo spazio intermembrana
e, di conseguenza, il canale è inattivo.
A seguito di danno da radicali, aumento del Ca intracellulare, stress da malripiegamento
2+

delle proteine, la ciclofillina D (proteina presente nella matrice mitocondriale) interagisce


con ANT.
Questo porta all’unione delle due subunità e all’apertura del poro, con ingresso di acqua e
fuoriuscita dal mitocondrio di Ca , rigonfiamento e rottura del mitocondrio.
2+

In passato si pensava che il meccanismo appena descritto fosse essenziale nell’apoptosi per
via intrinseca; in realtà, si è scoperto che questo processo è tipico invece della necrosi.
Nell’apoptosi, accade quanto segue:
1. Danni al DNA, assenza di fattori di crescita, mal ripiegamento delle proteine e altri
stimoli comportano l’apertura di VDAC (ma non di ANT);
2. L’apertura di VDAC comporta l’uscita del citocromo C e di DIABLO, due proteine che
lavorano di concerto per stimolare l’apoptosi (vedi dopo).
Di queste due, è particolarmente importante il citocromo C, tanto che il suo Il
dosaggio citosolico è un ottimo parametro per valutare l’attività apoptotica di una
cellula.
Ma chi regola l’apertura di VDAC? I mediatori coinvolti in questo processo sono le proteine
della famiglia Bcl-2 (B Cell Lymphoma). 
Si tratta di una serie di proteine che condividono 1 o più domini analoghi (fino a 4). Queste, a
seconda dell’azione che svolgono, possono essere:
 Anti-apoptotiche. Esempi sono Bcl-2, BCL-XL, MCL1. Possiedono tutti i 4 domini BH,
ovvero tipici della famiglia cui appartengono. Sono situate nel citoplasma, nella
membrana mitocondriale esterna e nella membrana del reticolo endoplasmatico.
Queste proteine, principalmente Bcl-2, interagiscono con VDAC e ne promuovono la
chiusura. 
 Pro-apoptotiche. Esempi sono Bax (Bcl-2 Associated X protein) e Bak (Bcl-2
Antagonist/Killer). 
Interagiscono con VDAC e ne inducono l’apertura. In realtà, questo è il meccanismo
pro-apoptotico meno importante; infatti, Bax e Bak formano omo- o eterodimeri a
livello della membrana mitocondriale esterna, determinando la fuoriuscita del
citocromo-C e di Diablo in maniera di gran lunga superiore rispetto all’MPTP.
 Proteine regolatrici e sensori di danno o stress. Si tratta di Bim, Bad, Bid. Sono
molecole BH3-only, cioè contengono solo il terzo dei 4 domini di tipo BH.
La più studiata è Bid; si è visto che questa, in risposta agli stimoli dannosi che
innescano l’apoptosi, è in grado di inibire l’azione di Bcl-2 e di promuovere quella di
Bak e Bax.
Esiste infine una regolazione crociata tra le stesse anti-apoptotiche e pro-apoptotiche: Bcl-2
inibisce, infatti, direttamente Bax e Bak e viceversa.

Una volta che il citocromo C arriva nel citosol è in grado di legare Apaf-1 (Apoptotic protease
activating factor-1). 
Esso presenta tre domini:
 Dominio WD-40, per il legame con il citocromo C;
 Dominio CARD (CAspase Recruitment Domain), per il legame con la pro-caspasi 9;
 Dominio CED-4 like, che forma una catena tra WD-40 e CARD.
Apaf-1 normalmente è legato alle proteine Bcl-2, che tuttavia mancano in condizioni pro-
apoptotiche. 
L’assenza di legame con Bcl-2 permette ad Apaf-1 di legare il citocromo C e assumere la
conformazione finale. 
A questo punto, Apaf-1 deve legare la pro-caspasi 9 (la caspasi iniziatrice della via intrinseca)
per clivarla. Tuttavia, quest’ultima non può legarsi ad Apaf-1 perchè coperta da IAP (Inhibitor
of Apoptosis Protein). Qui entra in gioco DIABLO (Direct Iap Binding protein with LOw pI),
che stacca IAP dalla pro-caspasi 9. A questo punto, 7 Apaf-1 con i rispettivi citocromi C
legano 7 pro-caspasi 9 diverse e formano un unico complesso, detto apoptosoma.
L’apoptosoma cliva i domini inibitori delle pro-caspasi 9, attivandole. La caspasi 9 attive sono
in grado di clivare sia altre pro-caspasi 9 (amplificando il segnale pro-apoptotico) che pro-
caspasi 3 (e avviare quindi la fase effettrice dell’apoptosi).

Via intrinseca nucleare


La via intrinseca a partenza nucleare è governata dall’attivazione di PARP-1 (Poli – ADP –
Ribosio – Polimerasi). Questo mediatore normalmente presiede alla replicazione, alla
riparazione del DNA e alla regolazione della trascrizione.
1. In seguito a rotture a singolo filamento nel DNA, PARP-1 scopre il suo sito attivo,
recluta una molecola di ADP e lega a quest’ultima una molecola di ribosio, formando
l’ADP-ribosio.
2. PARP-1 lega assieme più monomeri di ADP-ribosio vengono legati assieme, con
formazione di tante catene di poli-ADP-ribosio;
Ciò avviene per consumare l’ADP presente nel nucleo, in modo da impedire alla
cellula di replicarsi (essendo danneggiata);
3. Se le rotture del DNA non vengono riparate entro un certo periodo di tempo, alcune
catene di poli-ADP-ribosio potranno sfuggire dal nucleo e legare la calpaina;
3. A seguito del legame con il poli-ADP-ribosio, la calpaina perde il suo dominio
inibitorio e si attiva, stimolando Bid, che quindi innesca la via intrinseca
mitocondriale.

Via estrinseca
In questo caso, lo stimolo per l’apoptosi proviene dall’esterno. 
I recettori coinvolti nella via estrinseca fanno parte della famiglia del TNF; i più importanti
sono il recettore Fas e il TNFR1 (TNF-Receptor 1). 
Si ricordi che questi recettori, come tutti quelli della famiglia TNF, hanno bisogno di
trimerizzare per poter attivare la cascata intracellulare. La trimerizzazione è garantita dal
ligando stesso (in questo caso FasL o TNF) che è esso stesso trimerico.
Ogni recettore possiede sul versante citosolico un dominio DD (Death Domain - dominio di
morte). 

A seguito dell’interazione ligando recettore e della trimerizzazione, i tre DD formano un sito


di legame per una proteina adattatrice intracellulare. 
La proteina adattatrice di FasR è FADD (Fas Associated protein with Death Domain). Una
volta reclutata, FADD lega la pro-caspasi 8 attraverso il suo dominio DED (Death Executive
Domain) inducendo attivazione autocatalitica della stessa. 
Subito prima di legarsi a FADD, la pro-caspasi 8 si libera di c-FLIP (che ne maschera il sito
inibitorio) attraverso meccanismi poco noti.

La proteina adattatrice di TNFR1 è TRADD (TNFR Associated protein with Death Domain).
Questa media svariate funzioni, coinvolte sia nella morte cellulare programmata che
nell’infiammazione. 
Per quanto riguarda l’apoptosi, ci sono almeno due meccanismi attivati da TRADD:
 Reclutare o RIPK-1 o TRAF2, portando all’attivazione di IAP e quindi,
paradossalmente, ad un effetto antiapoptotico. 
 Reclutare FADD, che, con gli stessi meccanismi descritti per FasR, conduce ad
apoptosi

Le caspasi 8, una volta attivate, tendono a multimerizzare tra loro (senza formare un vero e
proprio apoptosoma), in modo da aumentare la propria attività.
La loro funzione è, come intuibile, clivare le caspasi effettrici (6 e 3).

Interconnessioni tra vie intrinseche ed estrinseca


La via intrinseca ed estrinseca appena discusse non devono essere immaginate come due
meccanismi indipendenti; sono, al contrario, collegate. 
Si è osservato, ad esempio, che a livello degli epatociti o delle cellule β pancreas, la caspasi 8
è in grado di indurre Bid (e tutti gli effetti ad esso collegato). 

Fase effettrice 
Se nel processo di attivazione dell’apoptosi abbiamo distinto due vie diverse, la via effettrice è
simile
per entrambe e coinvolge le caspasi 3, 6 e 7.
Queste attivano varie protesi, tra cui CAD (Caspasis Activated DNAse), una DNAsi
citoplasmatica, diversa dalla DNAsi lisosomiale attivata in corso di necrosi.
La CAD taglia il DNA in frammenti di 50 – 300 kb che poi vengono a loro volta clivati da
endonucleasi Ca e Mg dipendenti. Il risultato all’analisi elettroforetica è un “ladder” (scala),
2+ 2+

diverso dallo “smear” osservato nella necrosi.

Una volta che la cellula ha compiuto il processo apoptotico, si vengono a formare corpi
apoptotici che devono essere rimossi dal tessuto.
La rimozione avviene in vari modi:
Le cellule apoptotiche espongono (mediante l’aiuto delle flippasi) la fosfatidilserina, che
normalmente viene espressa solo sul versante citosolico della membrana plasmatica. La
fosfatidilserina viene riconosciuta dai macrofagi (tramite recettore dedicato e/o integrina
α β ). La fosfatidilserina ha anche un’alta affinità per il colorante annessina V, consentendo
V 3

uno studio agevole delle cellule apoptotiche.


Oltre alla fosfatidilserina, avviene anche l’esposizione della trombospondina, una
glicoproteina adesiva che lega i macrofagi
 La cellula in apoptosi secerne fattori solubili che attirano i fagociti e questi ultimi
sono in grado di produrre a loro volta fattori che attraggono cellule apoptotiche, ma
non quelle sane.
 I corpi apoptotici si rivestono di Ig naturali e C1q, che facilitano il riconoscimento da
parte dei fagociti.
È opportuno precisare che la fagocitosi compiuta dai fagociti, in questo caso, non
porta ad attivazione del sistema immunitario (gli antigeni fagocitati non vengono,
cioè, processati e presentati alle cellule T). 
Ciò è importante perchè altrimenti si avrebbe lo sviluppo di risposte
autoimmunitarie

Ruolo dell’apoptosi nel sistema immunitario


Per concludere il discorso sull’apoptosi, è opportuno parlare del ruolo che essa riveste nel
sistema immunitario.
In primis, vanno in apoptosi i linfociti che si dimostrano autoreattivi (cioè che reagiscono
contro cellule dell’organismo). Questo mantenimento della tolleranza al self si verifica
tramite FasR (espresso dai linfociti).
In secondo luogo, i linfociti T citotossici (CD8+). Questi linfociti, infatti, riconoscono cellule
estranee e liberano perforine e granzimi all’interno di esse. 
Questi ultimi sono proteasi seriniche che, una volta entrate in cellula, legano proteine a
livello dell’acido aspartico (e sono quindi in grado di attivare le caspasi).
Infine, occorre ricordare che le cellule T citotossiche possono indurre l’apoptosi delle cellule
bersaglio anche mediante l’espressione di FasL.

Necroptosi
Generalità
Si tratta di una forma programmata di necrosi. La sua scoperta ha messo in discussione il
concetto secondo il quale l’apoptosi sia preferibile alla necrosi; infatti, se è vero che
l’infiammazione associata alla necrosi crei un danno, è pur vero che essa rappresenta un
meccanismo innato estremamente importante di allerta per il sistema immunitario.
Come nella necrosi, al termine della necroptosi si ha un rilascio di componenti intracellulari
nello spazio extracellulare, capaci di attivare una risposta infiammatoria; come nell’apoptosi,
però, si tratta di un processo finemente regolato.
E’ un meccanismo utilizzato soprattutto come meccanismo di difesa virale, dato che alcuni
virus (come il CMV) sono capaci di produrre degli inibitori delle caspasi, non consentendo la
realizzazione della cascata apoptotica. Come vedremo nel prossimo paragrafo, infatti, la
necroptosi usa un pathway caspasi-indipendente.
Tuttavia, anche alcuni Toll-Like Receptors (TLR) specifici per componenti batteriche possono
attivare la cascata necroptotica.
Inoltre, è un meccanismo presente anche in alcune patologie quali morbo di Crohn,
pancreatite e infarto del miocardio e rappresenta un problema nei trapianti di organi solidi:
infatti, a seguito dell’instaurarsi del danno di ischemia-riperfusione (dovuto al fatto che
l’organo è stato per un periodo di tempo senza apporto ematico), si ha un danno tissutale in
cui interviene anche la necroptosi.
Dato che, come vedremo, nella necroptosi è presente anche un’alterazione della
permeabilità mitocondriale, è utile in questi pazienti somministrare la ciclosporina, che
reprime la ciclofillina D, indispensabile per la formazione del PTPC.
Meccanismo biochimico
Anche se non si conosce completamente il pathway biochimico, i momenti principali sono
stati individuati e sono elencati di seguito:
1. Il TNF-α (prodotto durante l’infezione virale) stimola il TNFR1 
2. Attraverso la proteina adattatrice TRADD, il TNFR1 recluta RIPK1
3. RIPK1 recluta RIPK3. Essendo entrambe delle chinasi, queste si auto-fosforilano e
trans-fosforilano a vicenda, portando alla formazione di un complesso chiamato
necrosoma.
4. Il necrosoma fosforila, attivandola, MLKL, una proteina pro-necroptotica che si
inserisce nelle membrane degli organelli e della cellula portando all’espulsione di
componenti cellulari all’esterno della cellula.
5. A seguito dell’infiammazione, si ha la rottura della cellula, con rilascio nello spazio
extracellulare di DAMPs (Damage Associated Molecular Patterns), che fungono da
ulteriore richiamo per il sistema immunitario innato.
6. I residui vengono rimossi tramite pinocitosi dai macrofagi (a differenza della
fagocitosi usata per l’apoptosi).
Occorre precisare, però, che questo è solo il pathway principale. Anche alterazioni del DNA
possono condurre alla fosforilazione di RIPK1 e RIPK3 attivandole.
Inoltre, oltre agli effetti sopracitati, il necrosoma agisce:
 A livello mitocondriale, inibendo l’adenina nucleotide translocasi. In questo modo,
viene accentuata la deplezione cellulare di ATP. Inoltre, provoca il disaccoppiamento
tra catena di trasporto delle elettroni e produzione di ATP, favorendo l’aumento
dell’espressione del PTPC  sulla membrana mitocondriale interna e quindi il maggior
rilascio di componenti nel citosol.
 A livello lisosomiale, promuovendo il rilascio nel citosol degli enzimi lisosomiali.

Co-regolazione apoptosi/necroptosi
I pathway dell’apoptosi e della necroptosi sono interdipendenti tra di loro e a più livelli
interagiscono:
 La caspasi 8 attiva cliva RIPK1, inattivandolo; tuttavia, il macchinario necroptotico è
capace di favorire l’espressione di cFLIP, che eterodimerizza con la caspasi 8 e la
inattiva.
 Il TNF-α e RIPK1 possono attivare anche l’apoptosi; la diversa attivazione dipende da
altre proteine non note che possono influire su modifiche post-traduzionali
 cIAP provoca la poliubiquitinazione di RIPK1, favorendo la sopravvivenza cellulare

Piroptosi
Generalità
Si tratta di una forma di morte cellulare programmata capace di generare una forte risposta
infiammatoria.
Come per la necroptosi:
 Lo scopo è quello di mettere in allerta il sistema immunitario, in modo da facilitare la
distruzione di patogeni (soprattutto intracellulari, come Salmonella e Shigella)
 Una sua disregolazione è presente in malattie infiammatorie croniche
La piroptosi è anche uno dei meccanismi che induce la deplezione di linfociti T infettati da
HIV.

Meccanismo biochimico
La biochimica della piroptosi ruota attorno ad un enzima, la caspasi-1, una caspasi coinvolta
nel processo apoptotico.
La caspasi-1 è un importante punto di snodo per la cascata piroptotica e per una parte della
cascata infiammatoria (ben più complessa e articolata). 
La caspasi-1 ha sostanzialmente due ruoli:
 Cliva la pro-IL1β e la pro-IL18, con formazione delle due citochine attive, che
svolgono un ruolo importante nell’innesco della risposta infiammatoria
 Cliva la Gasdermina D, una proteina che avvia la cascata piroptotica
La caspasi-1 viene attivata dall’inflammasoma, detto anche piroptosoma, che a sua volta può
formarsi grazie all’attivazione di vari recettori, tra cui NLR e TLR ( parleremo meglio di questo
argomento nella sezione “Infiammazione”)
Gli effetti a valle determinati dall’attivazione della caspasi-1 sono:
 Apertura di pori a livello della membrana cellulare, con conseguente rigonfiamento
cellulare e perdita di componenti citosoliche attraverso il poro
 Frammentazione del DNA

Caratteristiche Apoptos Piroptosi Necrosi Necroptosi


i
Morfologia Lisi cellulare NO SI SI SI
Rigonfiamento cell. NO SI SI SI
Formazione del poro NO SI SI SI
Vescicole di membrana SI NO NO NO
Frammentazione DNA SI SI SI SI
Meccanism Caspasi-1 NO SI NO NO
o CaspasI-3 SI NO NO NO
Rilascio citocromo-C SI NO NO SI
Risultato Infiammazione NO(anti) SI SI SI
Morte cellulare SI SI NO SI
programmata

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