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ACUSTICA, PSICOACUSTICA,
TECNOLOGIE AUDIO e DINTORNI
Articolo apparso sulla rivista Sound & Lite di Gennaio 2001
di Guido Noselli (fax 030/3580431 - posta elettronica guidonoselli@outline.it )

"PARAMETRI SINTETICI PER LA VALUTAZIONE DI UN


IMPIANTO
AUDIO PROFESSIONALE PER IL RINFORZO DEL SUONO"
PARTE I
di Guido Noselli

Mentre è ancora in distribuzione il numero di Novembre con il mio ultimo articolo, già mi
accingo a scriverne il seguito, che apparirà sul numero di Gennaio 2001, perché l'editore
è costretto ad anticipare la chiusura del giornale, causa festività natalizie, in modo che
chi stamperà possa terminare il lavoro in tempo per la puntuale spedizione a tutti gli
abbonati.

Questo fatto positivo, che la dice lunga sull'impegno dell'editore, purtroppo mi pone
qualche piccolo problema.

Infatti, non potrò scrivere queste pagine tenendo conto delle opinioni, dei
commenti e dei suggerimenti sollecitati nel numero precedente ai lettori di questa
rivista, su un argomento che, ritengo, dovrebbe essere affrontato ed approfondito con
l'apporto di tutti gli interessati, proprio perché il risultato di tale apporto possa essere
approvato e condiviso.

Questa "fretta" m'impone di proporre la mia idea, di fatto senza averla potuta
confrontare con numerose altre, forse anche molto diverse, ad eccezione di quelle
contenute in un paio di "emails" già ricevute e, spero, quelle che ancora,
eventualmente, potrò ricevere durante la stesura di queste pagine.

Prima di suggerire un nuovo metro, anzi un nuovo parametro, semplice, ma


significativo quel tanto che basti a consentire la rapida valutazione di un impianto di
sonorizzazione professionale, in particolar modo per concerti "live" (ma non solo),
conviene innanzi tutto elencare ed analizzare esaurientemente le sue prerogative
maggiormente caratterizzanti ai fini dell'utilizzo pratico. Da quest'analisi emergerà quale
può essere il parametro o i parametri più adatti a fornire la risposta alla domanda che più

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ci sta a cuore:

"sarà sufficiente il nostro impianto di sonorizzazione a consentirci di supportare


adeguatamente la performance o lo show per il quale è stato scelto?"

Questo parametro non potrà certo essere il "watt", perché quest'ultimo, da solo, come
ho dimostrato nell'articolo precedente, non ha nessun significato in questa circostanza,
ma, comunque, dovrà essere un sostituto con pari o simile sinteticità; unica
motivazione, io credo, per la quale tanto si è diffuso l'utilizzo di tale "unità di misura" tra gli
operatori del settore meno tecnici, attraverso il più classico dei "passa parola".

Un'altra premessa, non meno necessaria, consiste nello scegliere uno "Standard"
secondo il quale devono essere quantificate queste caratterizzazioni o prestazioni che dir
si voglia, in modo che i paragoni quantitativi, i numeri che si mettono a confronto tra sistemi
di sonorizzazione diversi, possano avere fondamento, perché ricavati secondo le modalità
e la metodologia descritta nell'ambito dello stesso "Standard" di misura.

La mia proposta, scontata, e credo condivisibile da tutti, perché già avallata dal
consenso di migliaia di ingegneri e progettisti audio di tutti i paesi, consisterebbe nella
scelta dello Standard AES che è improntato al pragmatismo tipico degli Americani e per
questo piuttosto "spiccio", oltre ad essere accompagnato da pratiche appendici
informative.

Poiché però questo Standard, nato nel lontano 1984, si occupa essenzialmente di
componenti e non di diffusori o sistemi completi, la sua lettura dovrebbe essere intesa
ed adattata a quest'ultimi, rimanendo inalterati i principi e le modalità di misura
applicate.

Questa necessità di adattamento evidenzia che lo Standard andrebbe aggiornato


aggiungendo precisazioni più consone e adeguate a descrivere tecniche e metodologie
più accurate per la misura di sistemi di altoparlanti o addirittura di "array" di vario
genere.

Quindi, sono del parere, insieme a molti "tecnici" del settore, che converrebbe
integrare questo Standard, pur sforzandosi di mantenerne inalterato il pragmatismo
originario, con alcune parti di un altro, l'IEC, vedi Fig. 2, per ottenere uno strumento più
completo a fornire gli "elementi" necessari alla più oggettiva e pratica delle valutazioni
quantitative di un impianto per la sonorizzazione professionale.

Lo Standard IEC, infatti, maggiormente diffuso in Europa, per molti aspetti si candida a
completamento là dove è carente il pur ottimo Standard AES, mentre certamente manca
dell'immediatezza di quest'ultimo.

2 di 14 27/03/2013 14:19
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Ho deciso perciò di utilizzare, tra i due, fin che ci sono, le regole e le raccomandazioni
dell'ultimo citato, anche perché dichiaratamente redatto per il settore professionale,
ma attingerò anche dal primo tutte le volte che lo dovessi trovare maggiormente
adeguato ed oggettivo.

Assicuro comunque che valutare il sistema di sonorizzazione secondo uno o l'altro


Standard, o addirittura secondo entrambi, non porta a differenze di sostanza,
ovviamente invariabile, ma semplicemente ad una differenza tipologica dei parametri di
giudizio, anche se questo fatto, nei meno tecnici, può generare

facilmente equivoci che, spesso, sfociano in grossolani errori di valutazione.

Infatti, se mi si passa una similitudine che aiuti a capire il perché della confusione in chi
si trova a valutare specifiche in due Standard diversi o comunque mischiati, posso
affermare che tutto questo equivale a leggere un solo testo scritto in due lingue tra le
quali esistono contaminazioni linguistiche (Italiano ed Inglese ad esempio); se il lettore
non conosce perfettamente entrambe rischia facili cantonate sino ad interpretazioni di
significato opposto.

Esistono poi altri Standards, come l'EJA, poco diffuso, o il DIN, che è praticamente
scomparso; ma in ogni caso quanto misurato o dichiarato secondo questi standards non
aggiungerebbe o toglierebbe nulla alla validità dello Standard AES, che è il più adottato e
diffuso.

Il mio auspicio è, quindi, che questo Standard, al quale mi attengo per quanto possibile,
visto che sono membro da anni dell'associazione internazionale che lo ha promosso, e
l'Outline n'è membro sostenitore, sia presto migliorato e completato delle parti
mancanti.

Proponendone qui sotto per imparzialità e chiarezza le copertine ne suggerisco anche


l'acquisto presso le sedi italiane degli organismi internazionali che li editano, a coloro
che intendano approfondire.

3 di 14 27/03/2013 14:19
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Fig.1 Facciata del volumetto AES Standard Fig.2 Facciata del volumetto IEC 268-5

Premesso quanto sopra, adottato quindi uno "standard integrato", o meglio, un misto
tra i due, come "ambiente" nel quale sviluppare il sintetico criterio di valutazione che
sostituisca il "watt", quali sono dunque le caratteristiche più significative di un
impianto audio dalle quali si possa ricavare, o meglio, possa emergere una risposta
oggettiva alla fondamentale e prioritaria domanda formulata più sopra?

Guardando tra quelle utili allo scopo, che attengano ai soli criteri quantitativi, troviamo:

1. L'IMPEDENZA (Impedence)

2. LA SENSIBILITÀ (Sensitivity)

3. L'EFFICIENZA (Efficiency)

4 di 14 27/03/2013 14:19
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4. LA RISPOSTA IN FREQUENZA ASSIALE (Axis Frequency Response)

5. L'EFFETTIVA BANDA DI FREQUENZA (Effective Frequency Bandwith)

6. LA TENUTA IN POTENZA (Power Handling)

7. LA MASSIMA PRESSIONE SONORA (Max. SPL - Sound Pressure Level)

8. LA DISPERSIONE, COPERTURA SONORA (Radiation Angle, Coverage)

9. LA COMPRESSIONE DELLA POTENZA (Power Compression)

10. LA DISTORSIONE (THD - Total Harmonic Distortion)

Non è mia intenzione descrivere approfonditamente i parametri elencati in queste


pagine, poiché rischierei di andare ben oltre lo scopo che esse si prefiggono. Quindi
accennerò nel più breve modo possibile al loro significato e al "peso" che essi assumono
per la valutazione di un sistema di sonorizzazione, rimandando chi vuole approfondire ai
molti ottimi libri che se ne occupano più o meno diffusamente, tra i quali alcuni in
Italiano, edizioni il Rostro, scritti da un noto articolista di questa stessa rivista, l'Ing.
Nicolao.

Questi sono in ogni caso i parametri da considerare attentamente e con i quali si devono
"fare i conti" prima di "sintetizzare", come vedremo, le prestazioni di un impianto di
sonorizzazione. Essi, infatti, sono interdipendenti e quindi concorrono, con peso più o
meno determinante, alla formazione di un criterio di valutazione quantitativo.

A dire il vero in alcuni di essi, non è presente una valenza solo quantitativa, in quanto
la loro entità consente di evidenziare anche prestazioni prettamente qualitative, come
ad esempio il bilanciamento timbrico o la fatica d'ascolto ecc.; ma questa, anche se
molto importante, è un'altra "storia", che certamente avrò occasione di riconsiderare in
futuro insieme ad altri aspetti altrettanto interessanti.

L'IMPEDENZA

È una grandezza elettrica complessa che "descrive" la resistenza al passaggio della


corrente alternata presente in un circuito elettrico in funzione del carico.

Il carico di un diffusore cambia con la frequenza e non può certo essere considerato
come una semplice resistenza. Infatti nell'Impedenza c'è una componente resistiva ed
una reattiva.

Senza approfondire ulteriormente, la misura dell'Impedenza è essenziale per la scelta

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accurata della potenza dell'amplificatore da utilizzare ed è necessaria alla misura della


sensibilità reale del diffusore, che quasi mai conviene valutare tenendo conto
dell'Impedenza Nominale dichiarata dal costruttore perché raramente tale valore è
veritiero. Infatti il valore dell'Impedenza Nominale, definita dallo Standard IEC, non
deve superare il valore dell'Impedenza Minima di più del 20% mentre il più delle volte
accade (ad esempio un diffusore da 8Ω nominali non dovrà avere meno di 6,4Ω di
minima, mentre quasi sempre si vedono valori inferiori ai 6Ω o addirittura a 5Ω). Lo
Standard AES, "bypassando" il problema, suggerisce di misurare l'Impedenza al suo
valore minimo nella banda di funzionamento del diffusore (Zmin).

Questo sembra da un lato penalizzare il dato stesso, che è il più basso possibile per un
diffusore, ma dall'altro a mio parere, questo valore, essendo utilizzato per il calcolo
della potenza dell'amplificatore, si traduce in un vantaggio, perché determina "in
maniera automatica" una maggiore cautela.

Infatti, calcolare la massima potenza da applicare ad un diffusore alla sua Impedenza


minima nella banda d'utilizzo, significa che, nella peggiore delle condizioni, quando il
programma inviato al diffusore dovesse eccitare proprio quella frequenza, attraverso
l'amplificatore connesso, la massima potenza che quest'ultimo erogherebbe non
eccederà mai quella inizialmente, a ragion veduta, calcolata. Generalmente la misura
d'impedenza è rappresentata con grafici del tipo in Fig.3.

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Fig. 3 - Grafico della curva d'impedenza di un diffusore multivia 8Ω nominali.

Il cursore segnala il valore d'impedenza minima, circa 6,5 Ω a 1720 Hz.

LA SENSIBILITÀ

È il rapporto tra un'ampiezza d'ingresso e la stessa in uscita da un dispositivo, sia esso


meccanico, un altoparlante, o elettronico, un preamplificatore.

Nel caso di un diffusore esprime l'entità dell'ampiezza del segnale d'uscita per un
segnale d'ingresso standard. L'unità di misura è in genere il dB SPL, il segnale d'ingresso,
secondo lo Standard AES, è il classico rumore rosa, il cui livello di prova è 1 watt
all'impedenza minima, filtrato secondo la banda di frequenze per cui il costruttore ne
dichiara la sensibilità.

La misura è presa in spazio libero (Free Field, 4π, Anechoic ecc.) o in semi spazio (Half
Space, 2 π ecc.) ad una distanza che è almeno quattro volte la dimensione massima del
diffusore in prova, riportando poi il valore, con la formula del "Quadrato inverso", a quanto
risulterebbe ad un metro.

Anche questo è un parametro numerico importante perché, insieme al valore


d'Impedenza, ci consente di avere un dato di pressione sonora certo (misurato in
condizioni note, con una determinata tensione di riferimento e distanza), dal quale
derivare con il calcolo le massime prestazioni SPL del diffusore alla massima potenza
(vedi Fig.4).

L'EFFICIENZA

Questo è un parametro che in questo elenco potrebbe anche non essere


considerato. Ne parlo brevemente perché non venga dal lettore assolutamente confuso
con il precedente, la SENSIBILITÀ.

L'Efficienza si misura in percentuale ed è indicata con il carattere η% (eta) dell'alfabeto


greco.

Indica qual è la percentuale d'energia acustica restituita dal diffusore rispetto alla
quantità d'energia elettrica applicata. Questo dato, che è un indice del rendimento
elettroacustico del sistema (diverso per i diversi tipi di carico in cui un altoparlante è
utilizzato, ad esempio Bass Reflex o Tromba), non ha niente a che vedere con il livello
di pressione sonora emesso dal diffusore, per la determinazione del quale si deve fare
riferimento alla metodologia adottata per la misura della SENSIBILITÀ, parametro che
interessa ai nostri fini pratici.

7 di 14 27/03/2013 14:19
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RISPOSTA IN FREQUENZA ASSIALE

Rappresenta un grafico di livello d'uscita o di sensibilità (quindi si utilizza lo stesso


segnale d'ingresso standard).

Mette in evidenza la diversa sensibilità del diffusore al variare della frequenza. Anche
questo è un dato importante, soprattutto nel caso di un diffusore multivia in
amplificazione attiva. Si può dire anche che rappresenta il range di frequenze al quale
il diffusore "risponderà", e l'ampiezza relativa con la quale esse saranno riprodotte.

L'EFFETTIVA BANDA DI FREQUENZA

Questo parametro in realtà potrebbe essere ricompreso in quello precedente, ma ho


preferito descriverlo a parte per evidenziare che il suo "peso" ai fini della valutazione
delle prestazioni è rilevante, soprattutto quando dal costruttore non è fornito un grafico
di risposta in frequenza, ma una semplice dichiarazione numerica.

Infatti essa è la "banda passante" del diffusore ed è definita da una finestra di tolleranza
che ne indica la massima deviazione (sia alle basse sia alle alte frequenze) rispetto al
valore medio di un'Ottava, che comprenda la zona di massima sensibilità, all'interno
della risposta in frequenza dichiarata dal costruttore.

Lo Standard AES non suggerisce alcuna finestra in cui valutare la risposta.

Lo Standard IEC invece lo prevede e stabilisce la finestra a - 10 dB. In altre parole tutte
le frequenze, che hanno un valore contenuto entro 10 dB sotto il valore medio della zona
della risposta che contiene il picco più alto significativo, rimangono in questa finestra (non
devono essere presi in considerazione picchi e buchi di larghezza inferiore ad un 1/9
d'ottava). Quindi la più bassa e la più alta tra queste frequenze determineranno la banda
utile del diffusore.

Il valore di 10 dB non è scelto a caso perché corrisponde, in psicoacustica, quella parte


dell'acustica che studia il "modo" di sentire degli esseri umani, ad un dimezzamento o ad
un raddoppio della sensazione sonora.

Qualcuno potrebbe obiettare che 6 dB sono un dimezzamento o un raddoppio della


pressione sonora (SPL) misurata e quindi proporre tale valore come finestra di
valutazione. Personalmente non avrei alcuna obiezione, salvo il fatto che esiste uno
Standard a tale proposito e, quindi, trovo azzardato cambiarlo anche se il cambiamento
possedesse una logica definibile "migliorativa".

Quello che conta comunque, al fine di fare comparazioni il più possibile corrette ed
oggettive, consiste nel fatto che tutti i dati forniti dai costruttori o dagli operatori del

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settore, rispettino le modalità stabilite dagli standards condivisi ed adottati, qualunque


essi siano (vedi Fig.4).

Fig 4 - Grafico della curva di risposta effettiva di un diffusore multivia in Free Field.

I due cursori evidenziano la banda effettiva di frequenza, a -6dB circa, che si

estende da 87 Hz a 16000 Hz. Il livello varia da 94 a 100 dB circa, mentre il valore

RMS, è di circa 98 dB SPL, corrispondente al valore di sensibilità media a larga

banda in spazio libero (Free Field o 4π).

LA TENUTA IN POTENZA

È l'energia elettrica, misurata in watts R.M.S, che il diffusore è in grado di ricevere


dall'amplificatore secondo una modalità ben precisa, determinata dallo standard di
misura adottato. Nello Standard AES, il più realistico rispetto all'utilizzo nel settore
professionale, si misura applicando un rumore rosa filtrato per la banda di frequenza
dichiarata dal costruttore.

Tale segnale, la cui entità è calcolata sull'impedenza minima, è aumentato

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progressivamente finché il diffusore si dimostra in grado di reggerlo per due ore


consecutive senza che intervenga un'alterazione permanente delle prestazioni
acustiche, meccaniche o elettriche superiore al 10%. In queste condizioni il valore di
potenza somministrato è la massima tenuta in potenza utile del diffusore.

Mi sembra superfluo evidenziare l'importanza di questo parametro dal quale


dipenderanno le massime prestazioni reali del sistema. Il dato è numerico ed è
dichiarato in WAES; cioè in "watts secondo lo standard AES". In realtà i watts sono sempre
quelli efficaci RMS (valore medio) comunque li si chiami; semplicemente l'acronimo AES
sta ad indicare la metodologia utilizzata nel misurarli.

LA MASSIMA PRESSIONE SONORA

È la pressione sonora sviluppata in un punto, ad una distanza determinata e ad una


certa frequenza. Anche questo parametro, che dipende dalla tenuta in potenza, è
importante per capire fino a che distanza il diffusore potrà sonorizzare utilmente nella
direzione del suo asse, soprattutto all'aperto o comunque in grandi spazi.

Poiché è assolutamente improbabile che il costruttore fornisca questo dato misurandolo


realmente per problemi d'ordine pratico, spesso insormontabili; il calcolo è la prassi
comune. Quindi esso è senz'altro valido e confrontabile se è calcolato sulla base di valori
di Sensibilità e di Tenuta in Potenza misurati nelle medesime condizioni per tutti i
prodotti da comparare. Anche questo è un dato numerico ed è fornito in dB SPL, di
solito alla distanza di riferimento, 1 metro in spazio libero, come già avviene per il
valore SPL della Sensibilità. Preciso che in realtà la massima pressione dichiarata in
questo modo e desunta dal calcolo dal valore di SENSIBILITÀ, essendo quest'ultimo un
dato medio rispetto alla banda considerata, anche la MASSIMA PRESSIONE SONORA sarà
un valore medio considerato nella medesima banda e non già preso ad una sola
frequenza.

Ad esempio il diffusore, la cui risposta di Sensibilità, 1w/1m/4π/ Zmin, ha un valore


medio a larga banda di 98 dB SPL, nelle stesse condizioni, avendone ipotizzato una
tenuta in potenza di 100 WAES, raggiungerà una pressione sonora massima a larga banda
di 118 dB SPL.

LA DISPERSIONE, COPERTURA SONORA

È un parametro che indica la capacità del diffusore di diffondere il suono in direzioni


diverse dal solo asse di propagazione.

Questo parametro, quantitativamente definito da un valore in gradi, sia sul piano


orizzontale sia sul piano verticale, è rappresentato, in genere, con diagrammi polari di

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risposta a varie frequenze e diversa risoluzione. Essi derivano da una nutrita serie di
misure, generalmente effettuate in campo libero, con il diffusore sospeso ad una
discreta altezza da terra, 5/10 m, secondo la frequenza più bassa di cui il costruttore
intende misurare la dispersione. Lo standard AES, quindi, prevede di eseguire la misura
con il rumore rosa, rappresentandone i grafici polari in diverse risoluzioni, per Ottava, a
mezza Ottava e a terzi d'Ottava. La misura è presa nel cosiddetto campo lontano
(regione di Fraunhofer, Farfield), ad una distanza almeno quattro volte la dimensione
più grande del diffusore in prova, per evitare ogni influenza dovuta alle diffrazioni del
cabinet e minimizzare l'entità delle interferenze dovute alle differenze d'arrivo del
segnale al microfono di misura, riducendo il più possibile il cosiddetto filtraggio a pettine
(combfiltering).

Ovviamente questo è il metodo migliore per conoscere al meglio le caratteristiche di


direttività del diffusore, che sono molto diverse in funzione della frequenza: infatti,
anche lo Standard IEC prevede tale metodologia, suggerendo diagrammi polari con
risoluzione a terzi d'Ottava.

Nel nostro caso, però, per "trovare una sintesi di parametri che sostituisca non in
"validità", ma almeno in praticità, il watt", è necessario ricavare un dato più "sbrigativo",
nel quale siano mediate tutte queste misure "polari" e con tale parametro definire
semplicemente la copertura sonora che il diffusore è in grado di fornire.

Ci dà lo spunto ancora una volta lo stesso Standard IEC, che prevede, oltre alla misura
dei diagrammi polari, anche la specifica dell'angolo di radiazione, sia sul piano verticale,
sia sul piano orizzontale. Tale angolo è riferito, nella banda di frequenze riprodotta, al
punto in cui il livello sonoro decade sino a 10 dB rispetto al medesimo misurato
sull'asse.Trovata quindi la frequenza alla quale, per una data angolazione fuori asse, si
avrà un decadimento entro il valore massimo di 10 dB, questa diventa la frequenza dalla
quale in poi sarà indicato l'angolo di radiazione verticale od orizzontale del diffusore.

In altre parole spostando il microfono di misura seguendo un arco, lateralmente rispetto


all'asse, troveremo il primo punto in cui il livello cala di 10 dB ad una data angolazione,
per esempio 30°, e a tale punto corrisponderà una precisa frequenza, ad esempio 1000
Hz; potremo dire, quindi, che il nostro diffusore al di sopra di 1000 Hz possiede un
angolo di radiazione di 60° sul piano orizzontale, se avremo misurato in questo piano o
verticale se in quest'altro. (I lati sono due rispetto all'asse del diffusore, quindi due
volte 30° = 60° totali).

Quest'interpretazione della misura fuori asse, utilizzata per indicare la dispersione,


potrebbe essere discutibile, come già ho ricordato anche per il parametro dell'Effettiva
Banda di Frequenza. Infatti, anche in questa, il limite di 10 dB, secondo il quale è
dichiarato l'angolo di radiazione, mi appare un po’ "lasco"; vale però il ragionamento che
ho fatto più sopra, a meno ché il cambiamento non sia deciso da un folto gruppo di
tecnici del settore.

11 di 14 27/03/2013 14:19
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Ad esempio per quanto riguarda la dispersione, personalmente, come progettista


Outline, ho adottato un metodo un pochino più complicato nei calcoli, ma credo più
rispondente alla necessità di conoscere, con buona approssimazione, quale area il
diffusore può sonorizzare con la desiderata omogeneità.

Trascurando le frequenze al di sotto di 500 Hz, dove è improbabile che si senta la


necessità di avere una maggiore dispersione, perché generalmente esse sono già
fortemente "disperse" da qualunque diffusore, nei "data sheets" Outline è fornito, tra gli
altri, un valore di Dispersione Media corrispondente alla media aritmetica tra le bande di
frequenza nelle ottave di 500-1000-2000-4000 Hz, e un ulteriore valore che è dichiarato
Dispersione Nominale, ricavato calcolando il valore medio per tutte le frequenze a terzi
d'ottava per la banda di frequenze da 5000 a 16000 Hz.

In questo modo chi deve progettare un impianto di sonorizzazione per la sola voce avrà
cura di considerare il dato di dispersione medio, se invece l'impianto dovrà riprodurre
anche musica di qualità, il progettista del sistema terrà conto anche della dispersione
Nominale, che mette in evidenza il comportamento del diffusore alle alte frequenze. I
valori di dispersione, anziché a -10 dB come prevede lo Standard IEC descritto, sono
presi tutti a - 6 dB in modo da fornire un dato più restrittivo di questo parametro. Si
potrebbe, prendendo spunto da questo metodo, operare una semplificazione del dato
dichiarato, pur mantenendo la necessaria corretta informazione per il progettista:
calcolare una successiva media aritmetica delle due medie descritte definendola
Dispersione Media Pesata o anche Dispersione Media Effettiva, così come avviene per
il parametro della Banda di Frequenza Effettiva. Vedi Fig. 5.

12 di 14 27/03/2013 14:19
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Fig. 5 - Grafici della curve polari di Dispersione Media Effettiva a banda larga di un
diffusore Outline.

Fin qui abbiamo visto in sostanza tutti i parametri dai quali già potrebbe emergere la
valutazione delle prestazioni quantitative di un diffusore, ho illustrato le mie proposte,
le possibili varianti "d'interpretazione" dei parametri misurati secondo gli Standards più
diffusi; prima di giungere alle conclusioni nel prossimo numero, con la definizione di un
nuovo metodo per la "valutazione quantitativa di un impianto di sonorizzazione", mi
attendo dai lettori commenti e proposte.

Per informazione ulteriore, anticipo che analizzerò ancora un paio di parametri, a mio
parere non trascurabili rispetto a quelli sin qui analizzati, LA COMPRESSIONE DELLA
POTENZA e LA DISTORSIONE; inoltre analizzerò come il criterio di valutazione
sintetizzato una volta dimostratosi valido per un diffusore, lo potrà essere anche per
sistemi o gruppi di diffusori, in qualunque delle configurazioni geometriche possono
quest'ultimi essere utilizzati.

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