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ACUSTICA, PSICOACUSTICA,
TECNOLOGIE AUDIO e DINTORNI
Articolo apparso sulla rivista Sound & Lite di Gennaio 2001
di Guido Noselli (fax 030/3580431 - posta elettronica guidonoselli@outline.it )
Mentre è ancora in distribuzione il numero di Novembre con il mio ultimo articolo, già mi
accingo a scriverne il seguito, che apparirà sul numero di Gennaio 2001, perché l'editore
è costretto ad anticipare la chiusura del giornale, causa festività natalizie, in modo che
chi stamperà possa terminare il lavoro in tempo per la puntuale spedizione a tutti gli
abbonati.
Questo fatto positivo, che la dice lunga sull'impegno dell'editore, purtroppo mi pone
qualche piccolo problema.
Infatti, non potrò scrivere queste pagine tenendo conto delle opinioni, dei
commenti e dei suggerimenti sollecitati nel numero precedente ai lettori di questa
rivista, su un argomento che, ritengo, dovrebbe essere affrontato ed approfondito con
l'apporto di tutti gli interessati, proprio perché il risultato di tale apporto possa essere
approvato e condiviso.
Questa "fretta" m'impone di proporre la mia idea, di fatto senza averla potuta
confrontare con numerose altre, forse anche molto diverse, ad eccezione di quelle
contenute in un paio di "emails" già ricevute e, spero, quelle che ancora,
eventualmente, potrò ricevere durante la stesura di queste pagine.
1 di 14 27/03/2013 14:19
S&L_01_01 http://www.outline.it/rubri_tecnica/ITA/NOSELLI/...
ci sta a cuore:
Questo parametro non potrà certo essere il "watt", perché quest'ultimo, da solo, come
ho dimostrato nell'articolo precedente, non ha nessun significato in questa circostanza,
ma, comunque, dovrà essere un sostituto con pari o simile sinteticità; unica
motivazione, io credo, per la quale tanto si è diffuso l'utilizzo di tale "unità di misura" tra gli
operatori del settore meno tecnici, attraverso il più classico dei "passa parola".
Un'altra premessa, non meno necessaria, consiste nello scegliere uno "Standard"
secondo il quale devono essere quantificate queste caratterizzazioni o prestazioni che dir
si voglia, in modo che i paragoni quantitativi, i numeri che si mettono a confronto tra sistemi
di sonorizzazione diversi, possano avere fondamento, perché ricavati secondo le modalità
e la metodologia descritta nell'ambito dello stesso "Standard" di misura.
La mia proposta, scontata, e credo condivisibile da tutti, perché già avallata dal
consenso di migliaia di ingegneri e progettisti audio di tutti i paesi, consisterebbe nella
scelta dello Standard AES che è improntato al pragmatismo tipico degli Americani e per
questo piuttosto "spiccio", oltre ad essere accompagnato da pratiche appendici
informative.
Poiché però questo Standard, nato nel lontano 1984, si occupa essenzialmente di
componenti e non di diffusori o sistemi completi, la sua lettura dovrebbe essere intesa
ed adattata a quest'ultimi, rimanendo inalterati i principi e le modalità di misura
applicate.
Quindi, sono del parere, insieme a molti "tecnici" del settore, che converrebbe
integrare questo Standard, pur sforzandosi di mantenerne inalterato il pragmatismo
originario, con alcune parti di un altro, l'IEC, vedi Fig. 2, per ottenere uno strumento più
completo a fornire gli "elementi" necessari alla più oggettiva e pratica delle valutazioni
quantitative di un impianto per la sonorizzazione professionale.
Lo Standard IEC, infatti, maggiormente diffuso in Europa, per molti aspetti si candida a
completamento là dove è carente il pur ottimo Standard AES, mentre certamente manca
dell'immediatezza di quest'ultimo.
2 di 14 27/03/2013 14:19
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Ho deciso perciò di utilizzare, tra i due, fin che ci sono, le regole e le raccomandazioni
dell'ultimo citato, anche perché dichiaratamente redatto per il settore professionale,
ma attingerò anche dal primo tutte le volte che lo dovessi trovare maggiormente
adeguato ed oggettivo.
Infatti, se mi si passa una similitudine che aiuti a capire il perché della confusione in chi
si trova a valutare specifiche in due Standard diversi o comunque mischiati, posso
affermare che tutto questo equivale a leggere un solo testo scritto in due lingue tra le
quali esistono contaminazioni linguistiche (Italiano ed Inglese ad esempio); se il lettore
non conosce perfettamente entrambe rischia facili cantonate sino ad interpretazioni di
significato opposto.
Esistono poi altri Standards, come l'EJA, poco diffuso, o il DIN, che è praticamente
scomparso; ma in ogni caso quanto misurato o dichiarato secondo questi standards non
aggiungerebbe o toglierebbe nulla alla validità dello Standard AES, che è il più adottato e
diffuso.
Il mio auspicio è, quindi, che questo Standard, al quale mi attengo per quanto possibile,
visto che sono membro da anni dell'associazione internazionale che lo ha promosso, e
l'Outline n'è membro sostenitore, sia presto migliorato e completato delle parti
mancanti.
3 di 14 27/03/2013 14:19
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Fig.1 Facciata del volumetto AES Standard Fig.2 Facciata del volumetto IEC 268-5
Premesso quanto sopra, adottato quindi uno "standard integrato", o meglio, un misto
tra i due, come "ambiente" nel quale sviluppare il sintetico criterio di valutazione che
sostituisca il "watt", quali sono dunque le caratteristiche più significative di un
impianto audio dalle quali si possa ricavare, o meglio, possa emergere una risposta
oggettiva alla fondamentale e prioritaria domanda formulata più sopra?
Guardando tra quelle utili allo scopo, che attengano ai soli criteri quantitativi, troviamo:
1. L'IMPEDENZA (Impedence)
2. LA SENSIBILITÀ (Sensitivity)
3. L'EFFICIENZA (Efficiency)
4 di 14 27/03/2013 14:19
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Questi sono in ogni caso i parametri da considerare attentamente e con i quali si devono
"fare i conti" prima di "sintetizzare", come vedremo, le prestazioni di un impianto di
sonorizzazione. Essi, infatti, sono interdipendenti e quindi concorrono, con peso più o
meno determinante, alla formazione di un criterio di valutazione quantitativo.
A dire il vero in alcuni di essi, non è presente una valenza solo quantitativa, in quanto
la loro entità consente di evidenziare anche prestazioni prettamente qualitative, come
ad esempio il bilanciamento timbrico o la fatica d'ascolto ecc.; ma questa, anche se
molto importante, è un'altra "storia", che certamente avrò occasione di riconsiderare in
futuro insieme ad altri aspetti altrettanto interessanti.
L'IMPEDENZA
Il carico di un diffusore cambia con la frequenza e non può certo essere considerato
come una semplice resistenza. Infatti nell'Impedenza c'è una componente resistiva ed
una reattiva.
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Questo sembra da un lato penalizzare il dato stesso, che è il più basso possibile per un
diffusore, ma dall'altro a mio parere, questo valore, essendo utilizzato per il calcolo
della potenza dell'amplificatore, si traduce in un vantaggio, perché determina "in
maniera automatica" una maggiore cautela.
6 di 14 27/03/2013 14:19
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LA SENSIBILITÀ
Nel caso di un diffusore esprime l'entità dell'ampiezza del segnale d'uscita per un
segnale d'ingresso standard. L'unità di misura è in genere il dB SPL, il segnale d'ingresso,
secondo lo Standard AES, è il classico rumore rosa, il cui livello di prova è 1 watt
all'impedenza minima, filtrato secondo la banda di frequenze per cui il costruttore ne
dichiara la sensibilità.
La misura è presa in spazio libero (Free Field, 4π, Anechoic ecc.) o in semi spazio (Half
Space, 2 π ecc.) ad una distanza che è almeno quattro volte la dimensione massima del
diffusore in prova, riportando poi il valore, con la formula del "Quadrato inverso", a quanto
risulterebbe ad un metro.
L'EFFICIENZA
Indica qual è la percentuale d'energia acustica restituita dal diffusore rispetto alla
quantità d'energia elettrica applicata. Questo dato, che è un indice del rendimento
elettroacustico del sistema (diverso per i diversi tipi di carico in cui un altoparlante è
utilizzato, ad esempio Bass Reflex o Tromba), non ha niente a che vedere con il livello
di pressione sonora emesso dal diffusore, per la determinazione del quale si deve fare
riferimento alla metodologia adottata per la misura della SENSIBILITÀ, parametro che
interessa ai nostri fini pratici.
7 di 14 27/03/2013 14:19
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Mette in evidenza la diversa sensibilità del diffusore al variare della frequenza. Anche
questo è un dato importante, soprattutto nel caso di un diffusore multivia in
amplificazione attiva. Si può dire anche che rappresenta il range di frequenze al quale
il diffusore "risponderà", e l'ampiezza relativa con la quale esse saranno riprodotte.
Infatti essa è la "banda passante" del diffusore ed è definita da una finestra di tolleranza
che ne indica la massima deviazione (sia alle basse sia alle alte frequenze) rispetto al
valore medio di un'Ottava, che comprenda la zona di massima sensibilità, all'interno
della risposta in frequenza dichiarata dal costruttore.
Lo Standard IEC invece lo prevede e stabilisce la finestra a - 10 dB. In altre parole tutte
le frequenze, che hanno un valore contenuto entro 10 dB sotto il valore medio della zona
della risposta che contiene il picco più alto significativo, rimangono in questa finestra (non
devono essere presi in considerazione picchi e buchi di larghezza inferiore ad un 1/9
d'ottava). Quindi la più bassa e la più alta tra queste frequenze determineranno la banda
utile del diffusore.
Quello che conta comunque, al fine di fare comparazioni il più possibile corrette ed
oggettive, consiste nel fatto che tutti i dati forniti dai costruttori o dagli operatori del
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Fig 4 - Grafico della curva di risposta effettiva di un diffusore multivia in Free Field.
LA TENUTA IN POTENZA
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10 di 14 27/03/2013 14:19
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risposta a varie frequenze e diversa risoluzione. Essi derivano da una nutrita serie di
misure, generalmente effettuate in campo libero, con il diffusore sospeso ad una
discreta altezza da terra, 5/10 m, secondo la frequenza più bassa di cui il costruttore
intende misurare la dispersione. Lo standard AES, quindi, prevede di eseguire la misura
con il rumore rosa, rappresentandone i grafici polari in diverse risoluzioni, per Ottava, a
mezza Ottava e a terzi d'Ottava. La misura è presa nel cosiddetto campo lontano
(regione di Fraunhofer, Farfield), ad una distanza almeno quattro volte la dimensione
più grande del diffusore in prova, per evitare ogni influenza dovuta alle diffrazioni del
cabinet e minimizzare l'entità delle interferenze dovute alle differenze d'arrivo del
segnale al microfono di misura, riducendo il più possibile il cosiddetto filtraggio a pettine
(combfiltering).
Nel nostro caso, però, per "trovare una sintesi di parametri che sostituisca non in
"validità", ma almeno in praticità, il watt", è necessario ricavare un dato più "sbrigativo",
nel quale siano mediate tutte queste misure "polari" e con tale parametro definire
semplicemente la copertura sonora che il diffusore è in grado di fornire.
Ci dà lo spunto ancora una volta lo stesso Standard IEC, che prevede, oltre alla misura
dei diagrammi polari, anche la specifica dell'angolo di radiazione, sia sul piano verticale,
sia sul piano orizzontale. Tale angolo è riferito, nella banda di frequenze riprodotta, al
punto in cui il livello sonoro decade sino a 10 dB rispetto al medesimo misurato
sull'asse.Trovata quindi la frequenza alla quale, per una data angolazione fuori asse, si
avrà un decadimento entro il valore massimo di 10 dB, questa diventa la frequenza dalla
quale in poi sarà indicato l'angolo di radiazione verticale od orizzontale del diffusore.
11 di 14 27/03/2013 14:19
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In questo modo chi deve progettare un impianto di sonorizzazione per la sola voce avrà
cura di considerare il dato di dispersione medio, se invece l'impianto dovrà riprodurre
anche musica di qualità, il progettista del sistema terrà conto anche della dispersione
Nominale, che mette in evidenza il comportamento del diffusore alle alte frequenze. I
valori di dispersione, anziché a -10 dB come prevede lo Standard IEC descritto, sono
presi tutti a - 6 dB in modo da fornire un dato più restrittivo di questo parametro. Si
potrebbe, prendendo spunto da questo metodo, operare una semplificazione del dato
dichiarato, pur mantenendo la necessaria corretta informazione per il progettista:
calcolare una successiva media aritmetica delle due medie descritte definendola
Dispersione Media Pesata o anche Dispersione Media Effettiva, così come avviene per
il parametro della Banda di Frequenza Effettiva. Vedi Fig. 5.
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Fig. 5 - Grafici della curve polari di Dispersione Media Effettiva a banda larga di un
diffusore Outline.
Fin qui abbiamo visto in sostanza tutti i parametri dai quali già potrebbe emergere la
valutazione delle prestazioni quantitative di un diffusore, ho illustrato le mie proposte,
le possibili varianti "d'interpretazione" dei parametri misurati secondo gli Standards più
diffusi; prima di giungere alle conclusioni nel prossimo numero, con la definizione di un
nuovo metodo per la "valutazione quantitativa di un impianto di sonorizzazione", mi
attendo dai lettori commenti e proposte.
Per informazione ulteriore, anticipo che analizzerò ancora un paio di parametri, a mio
parere non trascurabili rispetto a quelli sin qui analizzati, LA COMPRESSIONE DELLA
POTENZA e LA DISTORSIONE; inoltre analizzerò come il criterio di valutazione
sintetizzato una volta dimostratosi valido per un diffusore, lo potrà essere anche per
sistemi o gruppi di diffusori, in qualunque delle configurazioni geometriche possono
quest'ultimi essere utilizzati.
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