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DINAMICA

La dinamica studia le cause che provocano il moto degli oggetto: le forze.

LE FORZE
La forza è una qualsiasi causa in grado di far iniziale o modificare il movimento di un oggetto. Quando un oggetto inizia
a muoversi vuol dire che cambia la sua velocità, quindi si può dire che la forza è causa di un cambiamento di velocità.
Non in tutti i casi pero un oggetto sottoposto a una forza si muove: ad esempio, se teniamo una pietra in mano la
pietra è sottoposta ad una forza ma non si muove. In questo particolare caso si dice che la pietra è sottoposta ad una
forza nulla, questa forza nulla è data dalla combinazione di due forze, la prima è la forza di gravità che attira la pietra
verso il suolo, la seconda è la forza che esercitiamo con la nostra mano per sostenere la pietra, in contrapposizione
alla forza di gravità: le due forze si annullano.

Le forze sono sempre caratterizzate da un’intensità, una direzione e un verso lungo cui viene applicata la forza, quindi
la forza è una grandezza vettoriale e può essere raffigurata da una freccia.
Inoltre, in un sistema in cui vengono applicate due o più forze, la forza totale risulta essere quella che si ottiene
sommando i vettori che identificano queste forze, rispettano la legge di composizione dei vettori come il metodo
punta-coda o del parallelogramma.

Si può parlare di vettore forza ed il punto dove agisce questa forza è il punto di applicazione del vettore forza.
L’unità di misura della forza nel Sistema internazionale è il Newton (N).
Per rendersi conto di quanto equivale un Newton ci limitiamo a dire che sulla terra la forza peso che agisce su un
oggetto che ha massa di 1 kg è pari a 9,81N, quindi se noi teniamo in mano un panetto di burro da 100g la forza che
esercitiamo affinché esso non cada è pari a 0,981N.

MOMENTO DI UNA FORZA
Prendiamo in considerazione una porta che ruota attorno ai suoi cardini, questi sono vincoli che le impediscono di
spostarsi ma non di ruotare. Per mettere in rotazione una porta dobbiamo agire su di essa con una forza, questa forza
però può avere effetti di rotazione diversi a seconda del punto in cui viene applicata: se spingiamo vicino ai cardini
l’effetto della forza sarà moderato, mentre sarà più efficace se spingiamo vicino alla maniglia.
Quindi si può concludere dicendo che l’effetto di rotazione di una forza non dipende solo dall’intensità della forza, ma
anche dalla posizione del punto in cui viene applicata.
Introduciamo quindi una nuova quantità, il momento della forza (𝑴) o momento torcente.

𝑀 = 𝑟×𝐹 (1)

𝐹 è la forza che viene applicata, mentre 𝑟 rappresenta il vettore posizione del punto in cui viene applicata la forza
rispetto al punto in cui è presente il vincolo della forza (cardini della porta).













𝑀 è dato dal prodotto vettoriale tra il vettore forza e il vettore posizione, quindi è a sua volta un vettore. Dalla
definizione di prodotto vettoriale, si ha che la sua direzione è perpendicolare al piano in cui sono contenuti i vettori 𝐹
ed 𝑟, il suo verso è dato dalla regola della mano destra.
L’intensità del momento di una forza sarà pari al prodotto delle intensità del vettore forza, del vettore posizione e del
seno dell’angolo che si è creato tra questi due vettori:

𝑀 = 𝑟 𝐹 sin 𝛼 (2)

Nella (2) r è l’intensità del vettore posizione (distanza tra il vincolo della forza ed il punto in cui la forza è applicata); F è
l’intensità della forza; α è l’angolo tra il vettore 𝐹 ed 𝑟.

L’unità di misura del momento di una forza è Newton per Metro

𝑀 = 𝑁 ∙ 𝑚 (3)

MOMENTI DI UNA COPPIA DI FORZA
Quando su uno stesso corpo agiscono due diverse forze, in punti diversi, si dice che si ha una coppia di forze.
Ipotizziamo ad esempio due forze 𝐹/ e 𝐹0 , di pari intensità e verso opposto, applicate alle due estremità di un’asta
rigida di lunghezza l:

𝐹/ = 𝐹0 (4)



𝐹/ e 𝐹0 provocano una rotazione dell’asta rigida, quindi queste due forze generano rispettivamente due momenti 𝑀/ e
𝑀0 , rispetto al baricentro dell’asta.
Dato che i momenti delle due forze sono vettori, allora il momento risultante delle due forze sarà la somma vettoriale
di 𝑀/ e 𝑀0 :

𝑀 = 𝑀/ + 𝑀0 (5)

Il momento risultante dipende solamente dalle due forze in gioco e dai loro due punti di applicazione: se indichiamo
con 𝑟/0 il vettore che congiunge i due punti di applicazione delle due forze, allora il momento della coppia di forze 𝐹/ e
𝐹0 si potrà esprimere come:

𝑀 = 𝑟/0 × 𝐹/ (6)



Se indichiamo con F l’intensità della forza 𝐹/ , l’intensità del momento della coppia di forze sarà pari a:

𝑀 = 𝑟/0 𝐹 sin 𝛼 (7)


Dove 𝛼 è l’angolo che si forma tra l’asta rigida ed il vettore forza 𝐹/ . L’equazione (7) può essere riscritta come

𝑀 = 𝑑 𝐹 (8)

La grandezza fisica d è la distanza tra le rette di azione delle due forze.



COMPOSIZIONE VETTORIALE DELLE FORZE
Se applichiamo una forza ad una sbarra rigida che poggia su un piano si avrà che in base al punto di applicazione della
forza il moto della sbarra cambia: applicando la forza al centro della sbarra essa viene traslata, mentre applicando la
forza agli estremi o in prossimità di essi la sbarra subisce una rotazione.
Quindi il punto di applicazione della forza ha un effetto sul tipo di spostamento e moto che subisce la sbarra.
Consideriamo ora un corpo rigido su cui vengono applicate più forze, l’effetto complessivo di queste forze non sarà
dato solo dalla risultante vettoriale dei vettori forza, ma dipenderà anche dal punto in cui questa risultante si applica.

Forze con la stessa retta d’azione:
Se due forze 𝐹/ e 𝐹0 hanno la stessa retta d’azione, il vettore risultante 𝐹 giace sulla stessa retta.



Forze concorrenti:
Se due forze 𝐹/ e 𝐹0 sono concorrenti, ovvero le loro rette d’azione si intersecano in un punto P, allora tale punto P
può essere scelto come punto di applicazione della forza risultante 𝐹 .


Forze parallele e concordi:
Nel caso in cui due forze sono parallele e concordi (stesso verso), determinare il punto di applicazione della forza
risultante è più complicato rispetto ai due casi trattati in precedenza, perché le rette d’azione delle due forze non si
intersecano.
Consideriamo due forze 𝐹/ e 𝐹0 parallele e concordi che agiscono in due separati punti 𝑃/ e 𝑃0 di un corpo rigido, ora
ipotizziamo di applicare in questi due punti due forze uguali, che hanno la stessa retta d’azione ma verso opposto,
chiamiamo queste forze 𝑓/ e 𝑓0 ; tali forze non hanno alcun effetto complessivo sul corpo rigido e vengono definite
forze apparenti. Tramite la somma vettoriale, si possono ottenere le due forze risultanti 𝑅/ = 𝐹/ + 𝑓/ e 𝑅0 = 𝐹0 +
𝑓0 applicate rispettivamente in 𝑃/ e 𝑃0 .
Dato che 𝑓/ e 𝑓0 hanno stessa intensità, sono applicate sulla stessa retta e hanno verso opposto (𝑓/ + 𝑓0 = 0), allora
sommare settorialmente 𝑅/ e 𝑅0 significa sommare settorialmente 𝐹/ e 𝐹0 e la risultante tra queste due forze è una
forza 𝐹 il cui punto di applicazione è situato sull’intercetta delle direzioni delle due forze 𝑅/ e 𝑅0 .
Questo ragionamento è raffigurato nell’immagine sotto.



EQUILIBRIO DI UN CORPO RIGIDO
Un corpo rigido si definisce in equilibrio quando non trasla e non ruota, quindi quando si verificano le seguenti
condizioni:
• La somma vettoriale delle forze che vi sono applicate deve essere uguale al vettore nullo

𝐹 = 0 (9)

• La somma vettoriale dei momenti di tutte le forze deve essere uguale al vettore nullo

𝑀 = 0 (10)


I PRINCIPI DELLA DINAMICA


La dinamica è quella parte della meccanica che si propone di determinare il movimento di un oggetto quando si
conoscono le forze a cui esso è sottoposto.
La dinamica si basa su tre principi fondamentali:
• Il primo principio o principio di inerzia;
• Il secondo principio o legge fondamentale della dinamica;
• Il terzo principio o principio di azione e reazione.

PRIMO PRINCIPIO DELLA DINAMICA O PRINCIPIO DI INERZIA
Dall’esperienza di tutti i giorni sembra evidente che per mantenere un oggetto in movimento è necessario applicargli
continuamente una forza: ad esempio, un’automobile che si muove ad una certa velocità v è sospinta dal motore, il
quale genera una forza che permette il moto dell’auto.
Da questa osservazione sembra evidente che ci sia una relazione tra forza e velocità, però questa considerazione è
falsa.
Infatti, se spegnessimo il motore dell’auto quando essa è in moto, l’automobile per un certo tempo continuerà a
muoversi in avanti anche se non ci sono più forze che la sospingono (motore spento).
La macchina a motore spento tenderà a rallentare sempre di più a causa delle forze presenti (attrito con l’asfalto,
attrito dell’aria, ...): gli attriti tendono a fermare l’auto. Se ora ipotizziamo di riuscire ad eliminare tutti gli attriti che
rallentano l’auto: avremo un’automobile che si muove ad una velocità costante anche quando si spegnesse il motore.
In conclusione tutti gli oggetti tendono a muoversi a velocità costante (intensità, direzione e verso): questa tendenza è
una caratteristica della materia e si chiama inerzia.
Il primo principio della dinamica è composto da due affermazioni:

1. Se la forza totale applicata su un punto materiale è uguale a zero, allora esso si muove a velocità costante
(moto uniforme);

2. Se un punto materiale si muove a velocità costante allora la forza totale che subisce è uguale a zero.

Il primo principio della dinamica non è valido in tutti i sistemi di riferimento, ad esempio non vale in un sistema di
riferimento che sta ruotando, il quale è un particolare tipo di sistema di riferimento accelerato.
Nei sistemi di riferimento accelerati il principio di inerzia non è valido, il principio di inerzia è valido solo in sistemi di
riferimento inerziali: i sistemi di riferimento inerziali sono sistemi di riferimento che si muovono di moto rettilineo
uniforme l’uno rispetto all’altro. Un treno che si muove di velocità costante è un sistema di riferimento inerziale
rispetto al sistema di riferimento costituito da una stazione ferroviaria.
La terra ruotando non è un sistema di riferimento inerziale, ma dato che la sua velocità angolare è molto bassa si può
approssimare ad un sistema di riferimento inerziale.

SECONDO PRINCIPIO DELLA DINAMICA O LEGGE FONDAMENTALE DELLA DINAMICA
Sulla base dell’enunciato del primo principio della dinamica le forze non sono necessarie per mantenere la velocità,
infatti un corpo si muove di velocità costante quando non subisce forze.
Invece applicando una forza diversa da zero ad un corpo, la sua velocità non può rimanere costante, ma deve
cambiare; le forze fanno quindi variare la velocità, in altre parole producono un’accelerazione dell’oggetto, quindi tra
forza ed accelerazione c’è una proporzionalità.
Sperimentalmente, applicando una forza costante ad un oggetto esso si muoverà di moto rettilineo uniformemente
accelerato, quindi una forza costante genera un’accelerazione costante che ha stessa direzione e verso della forza
stessa.
È logico ed intuitivo immaginare che aumentando la forza applicata sull’oggetto la sua accelerazione aumenti, quindi
maggiore è la forza e maggiore è l’accelerazione a cui l’oggetto è sottoposto.
Sperimentalmente si trova che raddoppiando la forza su un oggetto la sua accelerazione raddoppia, invece triplicando
la forza l’accelerazione triplica; quindi l’accelerazione è direttamente proporzionale alla forza e la costante di
proporzionalità è la massa dell’oggetto:

7
𝑚 = (11)
8

quindi la massa di un oggetto risulta essere pari al rapporto tra la forza costante applicata all’oggetto e l’accelerazione
che esso acquista ad opera di questa forza. La massa, definita mediante la forza e l’accelerazione, si chiama massa
inerziale, perché è la misura dell’inerzia di un corpo, ovvero la resistenza che un corpo oppone al tentativo di
accelerarlo
La massa è una grandezza scalare, perché è individuata solo da un numero e la sua unità di misura nel sistema
internazionale (SI) è il chilogrammo (kg).

9: ;
𝑚 = = 𝑘𝑔 (12)
<

L’equazione (11) può essere riscritta in termini vettoriali come:


𝑭 = 𝒎𝒂 (13)

L’equazione (13) esprime il secondo principio della dinamica: l’accelerazione di un punto materiale è in ogni istante
direttamente proporzionale alla forza applicata, forza e accelerazione hanno sempre la stessa direzione e verso.
L’unita’ di misura della forza è il Newton (N)

< BC
𝑁= (14)
:;

Il secondo principio della dinamica vale solo in sistemi di riferimento inerziali; da questo secondo principio della
dinamica si deduce che se la forza applicata ad un oggetto è nulla allora anche l’accelerazione a cui sarà sottoposto
sarà nulla ed esso si muoverà a velocità costante se è già in moto, o starà fermo se è già fermo.
È possibile fare anche il ragionamento inverso: se un corpo è soggetto ad un’accelerazione nulla, allora sappiamo che
le forze a cui è soggetto questo corpo sono nulle.
Osservazione: nel caso in cui un corpo è soggetto all’azione di più forze, l’azione di queste forze è pari all’azione di una
forza risultante data dalla somma vettoriale delle forze.

TERZO PRINCIPIO DELLA DINAMICA O PRINCIPIO DI AZIONE REAZIONE
Ogni volta che osserviamo una forza applicata ad un oggetto c’è sempre qualcosa o qualcuno che la sta esercitando,
ma non è un’azione che avviene in un unico senso, ovvero non è solo uno dei due oggetti che esercita la forza e l’altro
la subisce, l’influenza è sempre reciproca.
Quindi se A provoca una forza su B, anche B provoca una forza su A.

Il terzo principio della dinamica dice che se un oggetto A esercita una forza su un oggetto B, anche B eserciterà una
forza su A, queste due forze sono uguali in intensità e direzione e hanno verso opposto:

𝐹DE F :G H = − 𝐹DE H :G F (15)


Ora ipotizziamo che A sia una pietra e B la terra, per il terzo principio della dinamica la terra attrae la pietra con una
certa forza, la quale è uguale alla forza con la quale la pietra attrae la terra; ovviamente se si lascia cadere una pietra
sulla superficie della terra non si vede l’effetto che questa esercita sul pianeta, perchè la massa della terra è
grandissima rispetto alla pietra e di conseguenza la terra offre una resistenza ad essere accelerata molto grande.
In altre parole, la pietra subisce un’accelerazione molto grande rispetto a quella che subisce la terra ed è per questo
motivo che non si percepisce l’effetto della forza che la pietra esercita sul nostro pianeta.

LA FORZA PESO E L’ACCELERAZIONE DI GRAVITÁ


L’ACCELERAZIONE DI GRAVITÁ
Teniamo un sasso in mano, la forza che esercitiamo con la mano equilibra il peso del sasso e in questo modo il sasso
rimane fermo, se però togliamo la mano il sasso cade al suolo: sul sasso è stata esercitata una forza verso il basso.
La forza che agisce sul sasso è la forza di gravità ed il sasso si dice in caduta libera.

Per un corpo di massa m sottoposto alla forza di gravità 𝑃 la legge fondamentale della dinamica diventa:

𝑃 = 𝑚𝑔 (16)

Dove 𝑔 viene chiamata accelerazione di gravità, essa è un vettore diretto verso il basso e con stesso verso e direzione
della forza di gravità.

L’intensità del vettore accelerazione di gravità è lo stesso per tutti i tipi di oggetti ed è circa

<
𝑔 = 9,81 ; (17)
:

𝑔 è una costante che non dipende né dalla massa né dalla forma degli oggetti, quindi due oggetti di diversa massa o
forma che cadono verso il suolo cadono con la stessa velocità.
Nella realtà non è cosi perché subentrano in gioco le forze di attrito che si creano tra gli oggetti che cadono e l’aria,
per questo motivo oggetti con forme diverse cadono con velocità diverse.
Quindi se 𝑔 è costante in tutti i punti in cui viene misurata allora anche la forza 𝑃 = 𝑚𝑔 sarà sempre costante, per
un singolo oggetto con una determinata massa.
La forza di attrazione gravitazionale viene chiamata forza-peso.
Il fatto che 𝑔 sia costante significa che il moto di caduta di un oggetto è un moto uniformemente accelerato.

LA MASSA ED IL PESO
Il secondo principio della dinamica mette in evidenza la relazione tra la forza peso 𝑃 e la massa inerziale m.
Dato che l’accelerazione di gravità misurata in un certo luogo è la stessa per qualsiasi oggetto, allora il rapporto tra la
forza peso di un oggetto e la sua massa sarà uguale al valore di g:

O
𝑔 = (18)
<

Quindi i pesi degli oggetti sono direttamente proporzionali alle loro masse: oggetti che hanno lo stesso peso hanno
anche la stessa massa inerziale.

Osservazione: massa e peso sono due grandezze separate. La massa dice quanto un oggetto resiste ad essere
accelerato, invece il peso dice quanto un oggetto è attratto dalla terra. La massa è una proprietà del corpo ed è
sempre la stessa, il peso invece è una proprietà di dove il corpo si trova. Se uno stesso corpo si trovasse su Marte
anziché sulla Terra, la forza peso sarebbe diversa.

Quanto pesa un corpo che ha massa inerziale di 1 kg? Se si pesa questo oggetto sulla terra avremo:

𝑚
𝑃 = 1𝑘𝑔 ∙ 9,81 = 9,81𝑁 (19)
𝑠2

LEGGE DI GRAVITAZIONE UNIVERSALE


I pianeti percorrono un’orbita chiusa intorno al sole (orbita ellittica), questo fatto implica che su di essi agisce una
forza. La stessa cosa si può dire per la luna che orbita attorno alla terra: questa forza che curva il moto della luna è
l’attrazione di gravità della Terra. Questa attrazione di gravità è la stessa forza che fa cadere un sasso sul suolo
terrestre.

L’intensità F della forza gravitazionale con cui si attraggono due corpi materiali di massa rispettivamente 𝑚/ e 𝑚0 che
si trovano ad una distanza r è:

<S <;
𝐹=𝐺 (20)
T;

G si chiama costante di gravitazione universale ed ha sempre lo stesso valore per tutti i corpi indipendentemente
dalla loro massa e dal luogo in cui si trovano. La legge di gravitazione universale (20) è valida per tutti i corpi
dell’universo, che siano pianeti o che siano atomi.
Dalla (20) si deduce che la forza con cui si attraggono due corpi dipende solo dalle masse inerziali dei due corpi e dalla
distanza a cui si trovano questi corpi: la forza F è direttamente proporzionale alle due masse inerziali dei corpi ed è
inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.
Quindi la forza diminuisce se aumenta la distanza tra i corpi e per la precisione se raddoppiamo la distanza tra i due
corpi la forza con cui si attraggono diventa ¼, se invece la triplichiamo la forza diventa 1/9 di quella iniziale. Nel caso in
cui la distanza tra i corpi viene ridotta la forza aumenta, diventa 4 volte maggiore de la distanza viene dimezzata e 9
volte maggiore se la distanza viene ridotta ad 1/3.

LA COSTANTE DI GRAVITAZIONE UNIVERSALE
La formula della costante di gravitazione universale si ricava dall’equazione (20)

T;
𝐺=𝐹 (21)
<S <;

Il valore numerico della costante di gravitazione universale è:


9<;
𝐺 = 6,67 ∙ 10W// (12)
BC;

Conoscendo G è possibile calcolarsi la forza attrattiva tra due masse.


L’ENERGIA
L’energia si trasforma sempre, non si consuma mai: l’energia non si crea né si distrugge, si trasforma.

IL LAVORO DI UNA FORZA COSTANTE PARALLELA ALLO SPOSTAMENTO
Affinché una forza che agisce su un corpo compia lavoro è necessario che il punto in cui essa è applicata subisca uno
spostamento. Un uomo che sposta un libro da uno scaffale basso ad uno più alto compie lavoro, mentre una persona
che stando ferma tiene in mano una valigia non compie lavoro, perchè in questo caso la valigia rimane ferma e la forza
che l’uomo esercita è applicata ad un punto che non si muove. Nel caso in cui invece l’uomo sollevasse la valigia
compierebbe lavoro, perché muove il punto di applicazione della forza.
Ora consideriamo una forza costante 𝐹 applicata ad un oggetto e questo oggetto che si muove nella stessa direzione e
verso della forza: in questa situazione viene definito il lavoro W compiuto dalla forza costante 𝐹 come il prodotto tra
l’intensità di questa forza e lo spostamento s, che subisce l’oggetto.

𝑊 = 𝐹𝑠 (23)

Nel sistema internazionale, l’unità di misura del lavoro è il Joule (J): 1J è il lavoro compiuto dalla forza di 1N, che
provoca uno spostamento di 1m.
Le dimensioni fisiche del lavoro sono:
BC∙<;
𝑊 = 𝐹𝑠 = (24)
:;

Esempio: se un sasso cade al suolo la forza di gravità compie un lavoro, perché agisce sul sasso mentre cade, invece se
il sasso viene staccato da terra e sollevato da noi stessi, allora siamo noi a compiere un lavoro.

LAVORO MOTORE E LAVORO RESISTENTE
Lanciando una palla compiamo un lavoro, questo lavoro è pari alla forza con cui tiriamo la palla per lo spostamento
che essa subisce fino a quando rimane a contatto con la nostra mano. Anche quando fermiamo una palla lanciata
compiamo un lavoro, perchè applichiamo una forza mentre la palla si sposta verso di noi.
C’è una differenza tra questi due lavori, infatti nel lancio la forza e lo spostamento hanno stesso verso, invece mentre
freniamo la palla la forza e lo spostamento hanno versi opposti:
• Nel caso in cui forza e spostamento hanno stesso verso si dice che la forza compie un lavoro motore;
• Nel caso in cui forza e spostamento hanno versi opposti si dice che la forza compie un lavoro resistente.
Al lavoro motore viene attribuito un segno positivo mentre al lavoro resistente un segno negativo.



Ad esempio quando spostiamo un libro da uno scaffale alto ad uno più basso la forza di gravità compie un lavoro
motore, mentre la forza che noi esercitiamo compie un lavoro resistente.

IL LAVORO DI UNA FORZA COSTANTE NON PARALLELA ALLO SPOSTAMENTO
Consideriamo il caso in cui la forza e lo spostamento non hanno la stesa direzione, ad esempio un cane che tira il
guinzaglio verso il basso mentre si sposta in avanti.

Mano dell’uomo Mano dell’uomo

Cane Cane

La forza 𝐹, che il cane esercita sulla mano dell’uomo può essere scomposta in due componenti 𝐹/ e 𝐹0 ; la componente
𝐹/ ha stessa direzione e verso del vettore spostamento 𝑆, mentre la componente 𝐹0 è perpendicolare alla direzione
dello spostamento.
In questa configurazione, sulla mano dell’uomo è come se venissero esercitate contemporaneamente due forze,
queste due forze compiono due lavori indipendenti l’uno dall’altro.
La forza 𝐹/ parallela allo spostamento compie il lavoro 𝑊/ :

𝑊/ = 𝐹/ 𝑠 (25)

La forza 𝐹0 invece compie un lavoro 𝑊0 nullo, perchè il punto in cui viene applicata la forza non subisce alcuno
spostamento nella direzione della forza stessa:

𝑊0 = 0 (26)

Il lavoro complessivo compiuto dalla forza 𝐹 è uguale alla somma dei lavori compiuti dalle due componenti della forza
𝐹/ e 𝐹0

𝑊 = 𝑊/ + 𝑊0 = 𝑊/ = 𝐹/ 𝑆 (27)

Ma dato che il lavoro 𝑊0 è nullo allora si può concludere dicendo che il lavoro compiuto da una forza è eguale al
lavoro compiuto dalla sua componente parallela alla direzione dello spostamento.
Quindi il lavoro di una forza costante applicata ad un oggetto è uguale al prodotto dello spostamento per la proiezione
della forza sulla direzione dello spostamento.
Osservazione: lo spostamento di cui si parla è quello che subisce l’oggetto nel tempo in cui gli viene applicata la forza.

Ogni volta che una forza è perpendicolare ad uno spostamento essa non compie lavoro.
Ad esempio un uomo che trasporta una valigia a velocità costante senza alzarla o abbassarla non compie lavoro,
perche l’unica forza che applica è quella per sorreggere la valigia (la proiezione della forza sulla direzione dello
spostamento è nulla).

L’equazione (15) è uguale al prodotto scalare tra il vettore forza 𝐹 ed il vettore spostamento 𝑠, quindi la definizione di
lavoro può essere scritta come:

𝑊 = 𝐹 ∙ 𝑠 = 𝐹 𝑠 cos 𝛼 (28)

dove 𝛼 è l’angolo che si forma tra la coda del vettore forza e la coda del vettore spostamento.

FORZE CONSERVATIVE E DISSIPATIVE
• Forza conservativa: una forza applicata ad un oggetto si chiama conservativa se il lavoro compiuto da questa
forza non dipende dal tragitto che percorre questo oggetto (percorso seguito dall’oggetto), ma solo dal punto
di partenza e dal punto di arrivo. Un esempio di forza conservativa è la forza di gravità, qualsiasi componente
dello spostamento di un oggetto che cade non parallela alla forza da un contributo nullo al lavoro.

• Forza dissipativa: il lavoro compiuto da una forza dissipativa non dipende solo dal punto di partenza e di
arrivo di un oggetto, ma dipende dal tragitto che compie questo oggetto. Un esempio di forza dissipativa è la
forza di attrito, questa forza è sempre parallela e diretta in senso contrario allo spostamento, quindi compie
sempre un lavoro resistivo.



LA POTENZA
Un uomo che deve portare una valigia dal pian terreno al secondo piano di un’abitazione può decidere di portarla
salendo le scale o metterla sull’ascensore e salire tramite essa. Il lavoro compiuto salendo le scale o salendo in
ascensore è lo stesso ed è dato dalla forza peso della valigia per l’altezza a cui è portata.
Nonostante i lavori fatti dall’uomo e dall’ascensore siano gli stessi, tra i due modi di compiere il lavoro c’è una
differenza sostanziale: l’uomo che sale le scale lo compie lentamente, mentre l’ascensore lo compie più velocemente.
Si chiama potenza (P) di un sistema fisico che compie un certo lavoro il rapporto tra il lavoro e l’intervallo di tempo in
cui vene compiuto questo lavoro:

∆]
𝑃= (29)
∆^

∆𝑊 è il lavoro sviluppato nell’intervallo di tempo ∆𝑡.


Nel sistema internazionale l’unità di misura della potenza è il Watt (W)

` BC∙<;
𝑃 = = (30)
: :a

Un’unità di misura della potenza alternativa al Watt è il Cavallo Vapore (CV), viene usualmente utilizzato per
esprimere la potenza di un’automobile.

1𝐶𝑉 = 735 𝑊 (31)

L’ENERGIA CINETICA
Immaginiamo di spingere una slitta su di un lago ghiacciato, con una forza costante 𝐹 e per un tratto 𝑆; quando
smettiamo di spingerla, essa continua a muoversi con una certa velocità 𝑣, per il principio di inerzia della dinamica,
dato che gli attriti sono trascurabili.
Sotto questa forza costante la slitta si muove di moto uniformemente accelerato, con accelerazione pari a

7
𝑎 = (32)
<

Dove m è la massa inerziale della slitta.
All’istante t quando cessa la spinta la sua posizione e velocità sono:

/
𝑆 = 𝑎𝑡 0 ; 𝑣 = 𝑎𝑡 (33)
0

Il lavoro che abbiamo compiuto spingendo la slitta per un tratto S è:

/ / /
𝑊 = 𝐹𝑆 = 𝑚𝑎 𝑎𝑡 0 = 𝑚(𝑎𝑡)0 = 𝑚𝑣 0 (34)
0 0 0

L’equazione (24) mi dice il lavoro che abbiamo compiuto per far accelerare la slitta fino alla velocità v.
Questo risultato non dipende dalla forza che abbiamo applicato.
L’equazione (24) viene chiamata energia cinetica (K) del corpo ed è il lavoro necessario per fare acquisire ad un corpo
una velocità v.
L’energia cinetica è una grandezza scalare e si misura in Joule (J) come il lavoro, questa grandezza si chiama energia
/
cinetica perché il corpo muovendosi a velocità v ha la capacità di compiere un lavoro proprio uguale a 𝑚𝑣 0 ; lo può
0
fare ad esempio se viene fermato da una molla, durante il moto il corpo comprime la molla compie un lavoro positivo.

RELAZIONE TRA LAVORO E ENERGIA CINETICA
Una forza applicata ad un corpo libero di muoversi (cioè un corpo che non è sottoposto ad altre forze) compie un
lavoro che fa aumentare o diminuire l’energia cinetica di quel corpo.
Se il lavoro è positivo W>0 (accelerazione della slitta) l’energia cinetica del corpo aumenta, se il lavoro è negativo W<0
(presenza di forze di attrito che frenano io moto) l’energia cinetica del corpo diminuisce.
In conclusione il lavoro compiuto dalla forza è uguale alla variazione di energia cinetica di un corpo:

𝑊 = 𝐾jEk8lm − 𝐾EkEnE8lm (35)

Osservazione: un corpo fermo ha energia cinetica nulla (pari a zero).

L’ENERGIA POTENZIALE
Su tutti i corpi che si trovano sulla crosta terrestre agisce la forza peso

𝑃 = 𝑚𝑔 (36)

Ora consideriamo un oggetto fermo che si trova all’altezza 𝑧/ rispetto ad una quota di riferimento scelta da noi, ad
esempio il suolo.
Esso non ha energia cinetica ma se cade per un tratto h fino all’altezza 𝑧0 = 𝑧/ − ℎ la forza peso compi su di esso un
lavoro:

𝑊 = 𝐹𝑆 = 𝑃ℎ = 𝑚𝑔ℎ (37)

Quindi quando giunge all’altezza 𝑧0 l’oggetto possiederà una certa energia cinetica, che inizialmente non aveva.
Quindi possiamo riassumere tutta questa situazione dicendo che l’oggetto nella posizione iniziale aveva una certa
energia, questa energia si trasforma in energia cinetica se l’oggetto cade e questa energia cinetica ha la capacità di
compiere un lavoro.
Quindi in conclusione si può dire che un oggetto che si trova in una posizione elevata ha una certa capacità di
compiere un lavoro a causa della forza di gravità che lo attrae verso il basso; questa energia che dipende solo dalla
posizione dell’oggetto si chiama energia potenziale gravitazionale (U).
In particolare si chiama energia U che l’oggetto possiede nel punto di partenza come il lavoro che la forza peso compie
su di esso nel farlo passare dalla sua iniziale altezza al suolo.

𝑈 = 𝑊 = 𝑃ℎ = 𝑚𝑔ℎ (38)

Dato che l’energia potenziale può essere definita anche per altre forze diamo la definizione di energia potenziale nel
caso generale:
• Se un oggetto passa da un punto A ad un punto B sotto l’azione di una forza 𝐹, definiamo la differenza di
energia potenziale ∆𝑈FH uguale al lavoro compiuto da questa forza nello spostare l’oggetto da A a B.

∆𝑈FH = 𝑊FH (39)

• Una volta scelta arbitrariamente la condizione di zero (ad esempio il punto R tale che 𝑈r = 0) si chiama
energia potenziale in A la differenza tra energia potenziale nel punto A e l’energia potenziale in R;


∆𝑈Fr = 𝑈F − 𝑈r = 𝑈F − 0 = 𝑈F (40)

L’energia potenziale essendo definita mediante il lavoro è una grandezza scalare e si misure in Joule (J).

Tornando alla forza di gravità, per comodità viene scelta come livello di riferimento sul quale l’energia potenziale è
pari a zero il suolo terrestre (tutti gli oggetti che si trovano sul suolo terrestre per convenzione hanno un’energia
potenziale pari a 0), allora l’energia potenziale di un oggetto di massa m che si trova ad un’altezza h è:

𝑈 = 𝑃ℎ = 𝑚𝑔ℎ (41)

Osservazione: l’energia potenziale non è una caratteristica dell’oggetto, ma del sistema Terra-oggetto, se non ci fosse
la terra non sarebbe neanche presente la forza in grado di compiere lavoro quando l’oggetto cade.

LA LEGGE DI CONSERVAZIONE DELL’ENERGIA MECCANICA
L’energia cinetica e l’energia potenziale sono le due forme sotto cui si può presentare l’energia meccanica, durante il
moto di un oggetto i valori che assumono queste due energie cambiano istante per istante. Nonostante questi
continui cambiamenti però c’è una quantità che rimane costante e questa quantità è l’energia meccanica, cioè la
somma dell’energia cinetica e dell’energia potenziale.
Consideriamo un sasso in caduta libera, durante la caduta passa rispettivamente attraverso due punti A e B, in questi
due punti il sasso avrà un certo valore di energia cinetica ed un certo valore di energia potenziale.
Il lavoro che la forza di gravità compie mentre il sasso cade è uguale all’aumento dell’energia cinetica e anche alla
diminuzione di energia potenziale.

𝑊FH = 𝐾H − 𝐾F (42)
𝑊FH = 𝑈F − 𝑈H (43)

Uguagliando l’equazione (32) con l’equazione (33) si ottiene

𝐾H + 𝑈H = 𝐾F + 𝑈F (44)

Da questa equazione concludiamo che durante la caduta del sasso la somma dell’energia cinetica e di quella
potenziale rimane costante.

𝑈 + 𝐾 = 𝐸 = 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑎𝑛𝑡𝑒 (45)

Questo risultato è valido per tutti i sistemi isolati, ovvero sistemi su cui non intervengono forze esterne.
L’equazione (35) esprime la legge di conservazione dell’energia meccanica.

Se sul nostro sasso in caduta libera intervengono forze non conservative, come le forze di attrito, allora l’energia
meccanica non si conserve.
L’energia meccanica che viene dissipata dalle forze di attrito non scompare, ma viene solamente tramutata in altre
forme di energia, ad esempio aumento di temperatura.
Infatti se due corpi si strofinano parte dell’energia meccanica dei corpi viene trasferita alle molecole che compongono
questi corpi; queste molecole aumentano la loro energia, quindi agitazione e questo corrisponde ad un aumento di
temperatura.

IMPULSO E QUATITÁ DI MOTO


LA QUANTITÁ DI MOTO
Per capire il concetto di quantità di moto ipotizziamo di appoggiare un fucile su una superficie ghiacciata, se
premiamo il grilletto il proiettile viene sparato in avanti e allo stesso tempo il fucile si muove indietro, infatti i gas caldi
che si formano dentro la canna spingono in avanti il proiettile ed indietro il fucile.
Riproduciamo questa esperienza con due dischi a ghiaccio secco (dischi che si muovono su una superficie piana con
pochissima forza di attrito con la superficie), scegliamo due dischi di massa diversa tra di loro 𝑚/ e 𝑚0 e ipotizziamo
nulle le forze di attrito tra i dischi e la superficie su cui scivolano.
Se ipotizziamo di porre una molla tra i due dischi, comprimerli l’uno verso l’alto e rilasciare il tutto troveremo
sperimentalmente che sotto la spinta della molla i due dischi si muoveranno a velocità costante e per l precisione il
disco di massa più piccola si muoverà più velocemente di quello con massa maggiore.
Sperimentalmente si trova che:

𝑚/ 𝑣/ = 𝑚0 𝑣0 (46)

Il prodotto tra la massa e la velocità con cui si muove un corpo viene chiamata quantità di moto e dato che la velocità
è un vettore allora anche la quantità di moto sarà un vettore.

𝑝 = 𝑚𝑣 (47)
Nel caso di un oggetto fermo la quantità di moto è pari al vettore nullo.
L’unità di misura della quantità di moto nel sistema internazionale è:

BC<
𝑝 = (48)
:

LA QUANTITÁ DI MOTO DEL SISTEMA E LA SUA CONSERVAZIONE
Consideriamo nuovamente il sistema costituito dal fucile e dal proiettile, prima che avvenisse lo sparo il sistema aveva
una quantità di moto nulla (fucile e proiettile erano fermi), (𝑝^y^ )EkEnEy = 0.
La grandezza quantità di moto pero è anche uguale a zero anche dopo che avviene lo sparo, perche il vettore quantità
di moto del fucile ha stessa intensità, stessa direzione e verso opposto del vettore quantità di moto del proiettile;
sommando settorialmente questi due vettori so ottiene il vettore nullo, quindi (𝑝^y^ )jEkm = 0.
Quindi abbiamo trovato che la grandezza che durante l’esplosione del colpo di fucile rimane costante è la quantità di
moto.

(𝑝^y^ )EkEnEy = (𝑝^y^ )jEkm (49)

Quindi la quantità di moto di un sistema fisico isolato (non intervengono forze esterne) rimane costante.

Facciamo un altro esempio di sistema che conserva la quantità di moto, consideriamo due biglie su un tavolo da
bigliardo, queste biglie inizialmente avranno una loro quantità di moto e la quantità di moto del sistema sarà data
dalla somma vettoriale delle due quantità di moto delle singole biglie.
Le due biglie ad un certo istante si urtano, l’urto cambierà la direzione e l’intensità del vettore velocità delle due biglie;
sommando vettorialmente le due nuove quantità di moto delle due biglie si otterrà un vettore quantità di moto
risultante che sarà pari in direzione verso ed intensità al vettore quantità di moto iniziale.
La quantità di moto del sistema si è conservata, la legge di conservazione della quantità di moto di un sistema vale
per un qualsiasi numero di oggetti che appartengono a questo sistema e per qualsiasi massa che questi oggetti hanno.
La legge di conservazione della quantità di moto è una conseguenza del secondo e terzo principio della dinamica.

L’IMPULSO DI UNA FORZA
Analizziamo un singolo corpo di massa inerziale m su cui agisce una forza 𝐹 costante in un intervallo di tempo ∆𝑡. Che
effetto ha la forza sulla quantità di moto di questo oggetto?
Ipotizziamo che per effetto di questa forza la velocità del corpo passi da 𝑣/ a 𝑣0 , quindi la quantità di poto di questo
corpo passerà da 𝑝/ = 𝑚𝑣/ a 𝑝0 = 𝑚𝑣0 .
Utilizzando il secondo principio della dinamica e la definizione di accelerazione si può scrivere

∆z
𝐹=𝑚 (50)
∆^

Moltiplicando entrambi i membri dell’equazione (40) per ∆𝑡 si ottiene

𝐹∆𝑡 = 𝑚∆𝑣 (51)

La grandezza fisica 𝑚∆𝑣 è uguale alla variazione della quantità di moto ∆𝑝

𝐹∆𝑡 = ∆𝑝 = 𝐼 (52)

La grandezza fisica 𝐹∆𝑡 viene chiamata impulso della forza

𝐼 = 𝐹∆𝑡 (53)

L’impulso è una grandezza vettoriale parallela alla forza e nel sistema internazionale si misura in Newton per secondo
(Ns).

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