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SCOPI E UTILIZZO DELLE INFORMAZIONI DELLA CONTABILITA’ PER IL MANAGEMENT:

Vi sono 3 scopi delle contabilità di gestione ossia della gestione di controllo per il management che
sono rispettivamente:

1)MISURAZIONE
2)CONTROLLO
3)SCELTA TRA ALTERNATIVE.

SCOPO 1: LA MISURAZIONE

Che cosa facciamo in una fase di misurazione? Nel momento di misurazione utilizziamo i costi pieni
ad esempio per valorizzare oppure per valutare le rimanenze di merce, ovvero, tutte quelle merci
che abbiamo in magazzino e, con l’ipotesi, di non esser state utilizzate e sono ancora allo stato
grezzo oppure sono state già semilavorate e il processo di produzione, il quale ha un costo, può
avere arricchito un valore e, altre volte, invece se noi offrissimo sul mercato i sistemi lavorati non
avremmo un tangibile incremento di valore e, conseguentemente, la valutazione verrà condotta a
seconda delle ipotesi di lavoro.

I costi pieni vengono utilizzati per definire prezzi regolamentati da contratto, prezzi normali
oppure profittabilità di prodotti, di mercati e di clienti.
I costi pieni sono rilevati anche per definire e misurare la profittabilità dei centri di responsabilità
quando sono divisioni. I costi pieni si utilizzano anche per misurare la redditività del sistema dei
costi di ciascuna di quei centri di responsabilità per misurarne la profittabilità.
Come si misura la profittabilità di un reparto acquisti? Non si avranno dei ricavi ma i minori costi
che, in ragione della nostra capacità imprenditoriale di acquistare, saranno resi possibili.

OSSERVAZIONE: il centro di responsabilità può essere una funzione dell’azienda come un acquisto,
una vendita, e questi singoli centri di responsabilità producono, analogamente a tutta l’azienda,
una serie di “piccoli bilancini” oppure “mini conti economici” relativi al proprio grado di autonomia
e di responsabilità. (GUARDARE APPUNTI)
La somma di tutti questi piccoli conti economici darà il conto economico riferito all’intera azienda.
I costi della funzione acquisti andranno a definire i costi d’acquisto nel Conto Economico oppure i
costi della funzione di vendita andranno a definire i costi di vendita all’interno del conto
economico complessivo dell’intera azienda.
SCOPO 2: IL CONTROLLO:

Il secondo scopo si occupa del controllo e si valuterà la performance dei responsabili dei vari centri
di responsabilità perché, a ciascuno di quelli che compongono l’azienda come un’organizzazione
aziendale, corrisponderà un determinato sistema di ricavi e costi. Ogni responsabile verrà
analizzato sotto un profilo rappresenti l’utilità, in termini economici, di un individuo per l’azienda.

Successivamente si valuterà la performance economica dei centri di responsabilità, che non


riguarda solamente l’analisi della profittabilità cioè valutarne il contributo che ha dato la funzione
del centro di responsabilità di sviluppo all’utile dell’impresa in un esercizio. La performance
economica del centro di responsabilità connetterà la trasferibilità delle applicazioni tecnologiche,
in esse nella divisione, le quali vengono studiate ed applicati in termini di ricavi avvenuti oppure
potenziali e, conseguentemente, i costi avvenuti o potenziali quindi sia prospettivo che in chiave
storica.

Come si controlla? Attraverso premi e bonus collegati ai vari responsabili o loro sottoposti come,
ad esempio, il reparto vendite può avvalersi di venditori e visitano i nostri clienti sia che ci
occupiamo di materiali attinenti all’edilizia sia che ci occupiamo di prodotto dell’editoria.
Ad esempio, i professori universitari vengono contattati periodicamente dai rappresentanti delle
aziende editrici che pubblicano i testi di riferimento di specifici corsi i quali potranno essere
annessi a degli incontri di consulenza con la docenza informandola sull’uscita delle nuove edizioni,
in questo modo è possibile garantire un servizio ai professori.
Il rappresentante percepirà al raggiungimento di determinati obiettivi i quali verranno condivisi
tale per cui avrà diritto ad un premio oltre al proprio compenso ordinario fisso spettante al
venditore quindi il controllo serve per calcolare i premi e bonus collegati ai vari centri di
responsabilità.

Infine, il controllo serve per attuare un processo di budget e cosa rappresenta? Il budget è come,
ad esempio, la partecipazione stessa a un bando pubblico implica la definizione di un budget, in
quel caso definito budget di commessa, il quale è un piccolo Conto Economico che viene redatto
prima di mettere in esecuzione l’opera. Sistematicamente, in un sistema definito circolare che
parte da un processo di pianificazione e di programmazione per basarsi si un sistema di controllo
di gestione che rimanda alla programmazione iniziale, il budget può essere ridefinito, ogni volta
che, sorgono degli scostamenti di tempo e di costo, rispetto al preventivo.
Ogni volta che si modifica il budget rispetto alla progettazione inziale e, nel momento in cui si
verificherà uno scostamento ridefiniremo il nostro budget, il nuovo budget costituirà la nuova
regola a cui attenersi per il proseguo delle lavorazioni e, ogni volta, che si genera uno
discostamento se ne redige un terzo fino che diventerà a sua volta la nuova regola e così
procedendo fino a quando non sarà concluso il cantiere.
SCOPO 3: IL
SUPPORTO ALLE
DECISIONI

Il supporto alle decisioni


in cui i costi di
riferimento e non si
parlerà di costi pieni
oppure di costi per
centri di

responsabilità ma saranno i costi differenziali che, a differenza degli altri costi definiti in
precedenza, non sono rilevati in contabilità, non ci sono nel sistema contabile ma sorgono solo nel
momento di scelta tra le alternative mutuamente escludentesi

Un esempio di una alternativa mutuamente escludentesi è di decidere di asfaltare il manto


stradale con i propri mezzi di produzione oppure di poterla subappaltare al proprio fornitore
quindi si tratta propriamente di alternative che si escludono a vicenda.
ALCUNE OSSERVAZIONI GENERALI:

Ci focalizziamo sugli ultimi punti, rispettivamente:

1) La significatività dei soli dati contabili è limitata


2) Le persone agiscono in quanto non rappresentano i numeri

Possono sorgere delle idee brillanti per risparmiare costi in azienda oppure per incrementare i
ricavi ma, in del tutto evidente, non possiamo basarci solo ed esclusivamente sui risultati che si
ottengono su carta. Cosa vuol dire tutto questo? Cioè ottenere un determinato risultato, dal punto
di vista della monetizzazione, risulta essere fondamentale per l’abdicabilità di un determinata
strategia aziendale ma non può essere l’unica e questo perché? Perché le persone sono le merci
più fragili che si hanno all’interno dell’azienda e, conseguentemente, il loro rispetto viene prima di
tutto.

Bisogna ricordare che, non è detto che, prediligendo un piano favorisca un risparmio di costi sia
sempre una strategia corretta per l’impresa e, inoltre, non è detto che migliorare a tutti i costi la
profittabilità delle opere, a discapito della qualità, sia la migliore strategia da perseguire. Migliore
è sempre valutare attentamente e definire quali siano gli standard qualitativi cui vogliamo andare
incontro.
È evidente che
se dovessimo
produrre dei
beni di assoluto
consumo e,
non ci sia

un’attenzione particolare da parte dei consumatori riguardo ai costi, possiamo permetterci di


produrre con dei prodotti oppure con dei materiali di non eccellente qualità.
LA CLASSIFICAZIONE DEI COSTI – I COSTI DI PRODUZIONE VARIABILI:

Il nuovo argomento verte sulla fase di programmazione della commessa, della programmazione
generica di un’azienda nella fase in cui si pianificano le attività.
Il costo variabile il quale è definito secondo un piano cartesiano di costo e volume che rappresenta
il comportamento dei costi in cui si avrà CT il quale rappresenta il costo totale e il cvu che è il costo
variabile unitario ottenendo una retta uscente dall’origine che esprime come variano i costi
variabili con il volume di attività e, necessariamente, crescono linearmente con i volumi di attività.
Come si riporta nell’immagine se ipotizzassi un volume di attività pari a 50 si avrebbe un costo
totale pari a 200€ oppure se dovessero essere 100, in termini di volumi di attività, si avrà un costo
totale di 400€ e così procedendo.
LE DETERMINANTI DEI COSTI VARIABILI E LE UNITA’ DI MISURA:

I costi variabili

diventano tali solo se classificati in base ad un “costdriver” ossia un determinante.


Possiamo avere differenti tipologie di determinante che ci permettono di classificare i costi come,
ad esempio, il costo del venduto è sicuramente variabile per ciascuna unità venduta oppure i costi
di spedizione molto probabilmente sono variabili per ciascuna unità prodotta spedita.
Le provvigioni sono rigide, ad esempio, nei confronti delle unità vendute o delle unità spedite, ma
hanno sicuramente come determinante oppure come costdriver, che definiscono la loro
variabilità, in relazione al volume del ricavo che i rivenditori hanno effettuato per nostro conto.
Non è solo il volume di output cioè le quantità prodotte la determinante dei costi.

Per esempio, con il crescere dei controlli di qualità, in genere, crescono in proporzione alcune
attività e costi ma non l’output. Più si effettua una programmazione più dobbiamo addestrare la
nostra capacità ad identificare le determinanti.
Ad esempio, in un corso universitario non è possibile riferire l’universalità delle determinanti che si
applicano ai costi e, quando effettuiamo una ripartizione individuandone un determinante ai costi,
dobbiamo operare sempre seguendo un principio di equità senza favoritismi di alcun genere tra i
vari centri di responsabilità delle aziende.

Lo stesso viene effettuato per i costi variabili in cui le determinanti devono essere
necessariamente scelte, caso per caso, e si potrà scoprire che alcuni costi sono variabili, secondo
alcune determinanti, e non lo sono per altri.
Ad esempio, il costo del venduto rispetto alle spese di trasferta, che sopporta l’intera l’impresa,
non ha nessuna relazione o potenzialmente nessuna redazione e, necessariamente, la variabilità
del costo del venduto, si trova seguendo la variabile delle unità vendute.

I COSTI FISSI:

Accanto ai costi variabili vi sono i costi fissi ed entrambi i variabili e fissi sono utilizzati nella fase di
programmazione nella quale ci si interroga quali costi vengono modificati dalle decisioni e di
quanto vengano modificati.
Ad esempio, un’azienda produce sciolina per gli scii e gel igienizzante per mani e ci rendiamo
conto che in magazzino si ha una maggiore rimanenza di sciolina rispetto al gel igienizzante.
Conseguentemente possiamo interrogarci chiedendoci quanto si possano modificare i costi nel
caso in cui si dovesse produrre meno sciolina? Come si modificano i costi se porto la produzione
del gel igienizzante mani a essere doppia rispetto a quella ordinaria? Si tratta di una vera e propria
fase programmatoria che precede la definizione di una corretta strategia aziendale.

I costi variabili hanno un valore complessivo che varia al variare di qualche attività di output e che i
costdriver sono i responsabili di un’eventuale loro variazione cioè i determinanti dei costi e che la
programmazione e il controllo dei costi variabili richieda la conoscenza delle determinanti ma
anche il volume di output.
Come definito in precedenza alcuni costi possono essere variabili secondo un certo livello di
output ma non secondo un’altra variabile come, ad esempio, il caso di un’auto noleggio che
noleggia delle vetture il costo variabile di noleggio varierà in base del numero di auto assicurate e
non varierà in base al numero dei clienti.

I costi fissi sono costi il cui ammontare non varia nonostante significativi cambiamenti nel livello di
output, si possono modificare nel tempo ma non a seguito del cambiamento del volume di attività.
Quali sono gli esempi di costi fissi? I canoni di locazione, le tasse sulle proprietà, gran parte dei
costi generali di produzione.
Che cosa fanno variare i costi fissi? Variano al variare o in seguito a decisioni che vengono assunte
dal management. Ad esempio, ad inizio anno posso avere un costo fisso pari 300€ strettamente
connesso al costo del personale di un determinato reparto.
Posso decidere durante l’anno di incrementare o di diminuire il numero di personale nel reparto di
produzione sciolina e, a seguito del trasferimento del personale in un reparto differente, il costo
fisso di coloro che si preoccupavano della realizzazione del prodotto saranno trasferiti al reparto di
produzione del gel igienizzante mani.

Un altro esempio interessante di costo fisso può riguardare la modifica dato da un avanzamento di
carriera professionale che presuppone, conseguentemente, un incremento di costi il quale è
legato ad una decisione aziendale che può avvenire in un determinato momento.
Altri esempi di costi fissi possono essere rappresentati dalle operazioni di vigilanza per i cantieri e
si potrà decidere, a seguito di un furbo, di incrementare la sicurezza del cantiere e, anche in
questo caso, si modifica il costo fisso nel tempo e, non a seguito di un cambiamento di volume di
attività, ma in conseguenza di una decisione manageriale.

I COSTI IMPEGNATI:

Vi sono dei costi fissi che vengono definiti come costi impegnati e sono chiamati anche come costi
da capacità perché relativi ad elementi di costo come, ad esempio, gli ammortamenti, i canoni, gli
stipendi per i lavoratori tali per cui una volta, acquisita una certa capacità, il costo venduto sino
alla dismissione della risorsa impegnata.
I costi impegnati si riferiscono a delle risorse irreversibili cioè è difficile ritornare indietro rispetto a
una decisione del management che è stata assunta relativamente ad una risorsa come, ad
esempio, l’acquisto di una macchina asfaltatrice è un processo irreversibile.
L’acquisto di un’immobilizzazione come un’automobile rappresenta una decisione presa in ambito
aziendale irreversibile perché una volta effettuato l’acquisto non è possibile cambiate in tempi
brevi l’automobile acquistata quindi viene richiesto tempi maggiori.
Cosa significa che non è possibile tornare indietro a meno di far trascorrere un po’ di tempo?
Necessariamente che i costi impegnati non possono essere ridimensionati nel breve termine.

I costi impegnati sono tipici per molte organizzazioni di servizio come, ad esempio, l’ospedale in
cui si ha una flessibilità del tempo necessario impiegato per allestire i reparti di terapia intensiva
perché le decisioni assunte sono quelle di servizio alla collettività di un bene tangibile definito
come “la garanzia della salute” e l’insieme dei reparti, ricompresi all’interno degli ospedali,
rispondevano ad esigenze ordinarie e non vi erano, di partenza, reparti destinati alle malattie
infettive proprio in virtù del fatto che, prima della pandemia, non rivestissero un ruolo di rilevanza
per la nostra società.

Oppure altri esempi di costi impegnati sono, ad esempio, le catene alberghiere che per poter
riuscire a eliminarsi da una piatta per poter essere presente in un’altra località e, necessariamente,
deve esserci la disponibilità immediata e non sempre è così rapida perché non si trova un
compratore che ci riesca a garantire il cambio di localizzazione in modo immediato.

Questa tipologia di costi fissi sono tali e, non per sempre, ma si modificano esattamente come
riportato nel diagramma costo-volume in base a un andamento a gradini i quali gradini sono vari
intervalli di rilevanza per cui i costi fissi sono tali cioè per una percorrenza annua di un operatore
logistico il costo fisso diventa variabile dal momento in cui decido di acquistare un nuovo
aeromobile per realizzare nuove tratte e si deve garantire una certa reddittività al mio
investimento quindi necessità di prendere e di assumere una decisione con un minimo di
razionalità avendo conoscenza dei dati.

Quali sono le caratteristiche dei costi impegnati?

1) Si riferiscono a risorse che sono normalmente adeguate al fabbisogno con frequenza bassa.
2) Non possono essere ridimensionate senza compromettere significativamente la performance
economica dell’azienda
3) La “Servitzation” rappresenta una forma particolare di costo impegnato basato
sull’outsourcing cioè l’esternalizzazione di un insieme di costi i quali possono essere applicati
ad un determinato servizio.
Il caso più evidente è rappresentato da Rolls Royce che realizza i propulsori per gli aeromobili e
insieme alla fornitura del propulsore offre un servizio riguardante la predisposizione di sensori
negli aeromobili i quali producono miliardi di informazioni sul funzionamento dei motori e in
questo modo la Rolls Royce riesce a garantire un certo standard di sicurezza e un sistema di
manutenzione con annesso a un miglioramento qualitativo della performance dei motori
stessi. L’azienda fornitrice cioè la Rolls Royce, in questo modo, è in grado di fornire al cliente,
attraverso un contratto di servizio e di fornitura dell’ente, il quale è impegnato e, attraverso
una fornitura di servizio, si garantisce la fornitura di manutenzione e fornitura del componente
del motore
I COSTI DISCREZIONALI:

A differenza dei costi impegnati in cui il tempo di modifica non viene specificato oppure
predefinito, i costi discrezionali sono decisioni derivanti da decisioni che il management rinnova
periodicamente e, di norma una volta all’anno e sempre in fase di programmazione.
I costi discrezionali sono relativi a risorse che possono essere adeguate al fabbisogno all’interno di
orizzonti temporali brevi e, inoltre, possono essere significativamente ridimensionati senza
mettere a repentaglio nel breve periodo la sopravvivenza dell’impresa.

Ad esempio, le azioni proporzionali in cui a inizio periodo possono avere immaginato, in merito
all’esempio del 110%, di fare dei volantini che ho inserito all’interno delle buchette di tutta l’area
di gravitazione su cui ho operato con la mia impresa di costruzioni nel corso degli ultimi 15 anni
nell’edilizia privata effettuando manutenzioni, riqualificazioni, di nuova costruzione e, a quel
punto, sono informato sulle possibilità offerte dalla riqualificazione energetica e ho effettuato
un’azione promozionale tale per cui colui che si fosse presentato con il volantino avrebbe avuto
diritto a un ulteriore sconto relativo ai listini che applichiamo ai nostri clienti.

I COSTI

SEMIVARIABILI:
I costi semivariabili
sono una combinazione
dei costi fissi e di costi
variabili, non si tratta di
costi che sono variali ad un
50% ma sono costi in
combinazione e,

evidentemente, sono rappresentati da una retta partenente dal livello di costo fisso con un
coefficiente angolare rappresentato dalla retta del costo variabile. La particolarità dei costi
semivariabili è che ad un incremento oppure un decremento non corrisponde un andamento
proporzionale a il costo fisso oppure al costo variabile.

Ad esempio, prendiamo il costo della gestione di una vettura il quale rappresenta un caratteristico
costo semivariabile perché parto da una quota fissa esentata da un’assicurazione e da un bollo e
da quota variabile rappresentata da l’olio della benzina oppure da altri materiali di consumo.
Nel caso in cui il costo variabile dovesse aumentare di un 10% noi otterremo un incremento del
costo semivariabile di una quota inferiore al 10% perché abbiamo una quota costo, rappresentata
dal costo fisso, che non si modifica in relazione a quel incremento di costi che abbiamo visualizzato
nei costi variabili.

Possiamo verificare che individuato una retta di un costo fisso totale ed una linea del costo
variabile totale che la retta del costo totale sia un costo semivariabile cioè abbiamo definito la vera
e propria porzione di costo in funzione di un determinato livello di output e non fissa ma che è pari
a quel volume di attività che è discrezionale e che è da identificare in ciascun caso per caso di
ciascun costo.

LA RELAZIONE FRA I COSTI UNITARI E IL VOLUME:


È possibile definire la relazione esistente tra costi unitari e il volume dove il costo unitario
diminuisce all’aumentare del volume di output asintoticamente però approssima una linea
rappresentata dal costo variabile unitario, come nell’esempio riportato, pari a 6 e quindi
sostanzialmente essendo il costo totale ÷ volume per unità necessariamente scenderà ad un livello
non più basso del livello del
costo variabile
unitario.

Che cosa ci potrebbe


aiutare a scegliere questa
relazione? Non tanto
monitorare il livello dei costi
ma volto a definire il prezzo
unitario di vendita,

sostanzialmente, noi sappiamo da questa curva il costo unitario è asintoticamente pari, al crescere
in modo significativo del volume dell’unità al costo variabile unitario, si può ipotizzare, come
nell’immagine, se il costo unitario diventa 6,20€ il costo totale diverrà 12.400/2.000 e così via
dicendo è possibile tenere sotto controllo.
Risulta evidente che avendo un costo unitario di produzione possiamo ragionare di quale sia il
prezzo di vendita ottimale, anche se, quel prezzo di vendita non ci garantisce una profittabilità e
per effettuare tutto questo sarà necessario condurre una differente procedura.

LA RELAZIONE FRA I COSTI UNITARI E IL VOLUME:

i costi unitari hanno significato solo in relazione a uno specifico volume quindi decidere sulla base
del costo medio unitario può portare a delle complicazioni relativamente alla profittabilità.
Inoltre, è conveniente calcolare come si modificano i costi totali e non invece utilizzare i costi
unitari pieni moltiplicandoli per i cambiamenti imprevisti di output.
Il costo unitario pieno non è il costo marginale.
IL

COMPORTAMENTO DEI COSTI FISSI E VARIABILI:

Sull’ammontare totale il costo variabile complessivo aumenta o si riduce in proporzione al livello di


attività invece su base unitaria il costo variabile è costante.
Per l’ammontare totale nell’intervallo di rilevanza i costi fissi non cambiano con il livello di attività
mentre l’ammontare su base unitaria i costi fissi si riducono con il volume di attività e viceversa
cioè se il volume di attività si riduce implica automaticamente anche una riduzione dei costi fissi.

COME CLASSIFICARE IL COSTO DEL LAVORO FISSO OPPURE VARIABILE?

In Italia il costo del lavoro è fisso mentre in altri Paesi risulta variabile, tuttavia, in Italia esistono
forme di flessibilità differenti del costo del lavoro sono rispettivamente:

1) le assunzioni part time


2) il lavoro straordinario
3) le agenzie interinali
4) le collaborazioni coordinate e continuative
5) la cassa integrazione
6) la partita IVA.

A prescindere dai vincoli giuridici, il costo del lavoro, rappresenta un costo impegnato, spesso con
un altro impegno di addestramento, di formazione, di motivazione.
La non perfetta consultazione dei meccanismi di analisi economica, qualora decidessimo di voler
abbattere dei costi impegnati quali quelli del lavoro, ci viene in aiuto per supportare una
definizione di una strategia che consiste nel cercare di non ridimensionare l’organico dell’impresa
perché anche in periodi di crisi i dipendenti sono l’organizzazione aziendale quindi sono rilevanti
dal punto di vista della continuità del funzionamento dell’impresa.

L’INTERVALLO DI RILEVANZA:

Rappresenta il tempo a cui si riferisce la valutazione, è il tempo dell’intervallo di rilevanza e


definito come l’intervallo del livello di attività all’interno del quale esiste una specifica relazione fra
il livello di attività volume e il costo in questione.
Prendiamo l’esempio se i costi annuali di un reparto che assembla monopattini elettrici sono pari a
94.000€ permangono gli stessi all’interno del volume di produzione da 1.000 a un massimo di
2.000 unità e, se necessariamente la domanda annuale dei monopattini dovesse andare oltre i
2.000 unità, bisognerà sostenere i costi impegnati totali maggiori per l’impresa per poter essere in
grado di supportare quell’incremento di produzione.
L’INTERVALLO DI RILEVANZA A SEGUITO DELL’ACCORDO CON UN OPERATORE LOGISTICO:

L’intervallo di rilevanza rappresenta il tempo a cui si riferisce la valutazione dell’intervallo relativo


a un intervallo di rilevanza e, per quanto riguarda, un operatore logistico avrà dei costi impegnati
relativi a una determinata percorrenza complessiva dei propri mezzi oppure beni utilizzabili per il
trasporto, l’intervallo avrà un certo range per l’anno 2020 può necessariamente modificarsi a
seguito di una valutazione che abbiamo preso per l’anno 2021 definendone un nuovo intervallo di
rilevanza quindi per il 2021 quell’intervallo di rilevanza definirà un determinato periodo in cui i
costi saranno impegnato in una nuova modalità.

IL PERIODO TEMPORALE DI RILEVANZA:

L’ammontare dei costi fissi e variabili non sono modificabili se impegnati nell’intervallo temporale
breve, nell’intervallo medio-lungo molti costi non sono modificabili ma alcuni possono diventare
flessibili e, in questo caso, si parla di costi discrezionali.
Per quanto riguarda i costi impegnati possono solo sbloccarsi e possono diventare solo flessibili
nell’intervallo temporale lungo. Nel periodo di tempo a cui si riferisce la valutazione solo alcuni dei
costi fissi possono divenire flessibili oppure poco tendenzialmente possono essere flessibili.
I COSTI VISCOSI - STICKY:

Certi costi ritenuti variabili non lo sono quando il volume diminuisce come, ad esempio, per le
provvigioni agenti. In questo caso, si parla di costi viscosi quindi sostanzialmente per un
determinato livello di volume e, pagabile un certo livello provigionale ai nostri agenti di vendita, se
quel volume, in seguito alla pandemia, si porta all’indietro non possiamo scendere oltre ad un
determinato livello perché gli agenti sono pagati da una quota fissa e da una quota variabile la
quale otterranno soltanto in relazione al raggiungimento di determinati obiettivi.

LA STIMA DELLA RELAZIONE COSTO-VOLUME:

La relazione tra costo-volume è rappresentata dall’equazione: CT=CFT+CVUxX

Ci sono delle valutazioni che vengono spesso compiute in senso soggettivo e si compiono in senso
soggettivo, in particolare, quando abbiamo pochi elementi analitici a disposizione e, in altri casi, si
utilizzano delle valutazioni statistiche laddove si abbiano numerosi dati a disposizione e si trova,
controllando per ogni costo fisso, un importo relativamente a ogni momento e,
conseguentemente, il costo variabile unitario.
Successivamente si può effettuare una regressione lineare in modo da trovare una retta che passi
per gli intervalli di rilevanza, nell’ipotesi rappresentata sono i mesi annuali, in modo da
minimizzare la distanza che tra i singoli punti o intervalli di rilevanza e la retta stessa. In altri
termini cerchiamo di trovare, secondo un procedimento analitico, la retta che approssima e si
adatta meglio a questa nuvola di punti cioè individuare quale sia la retta migliore che possa
passare attraverso questi punti.

Ci sono gli “autulier” cioè i valori atipici, come nel caso in esame risulta il mese di dicembre,
vengono eliminati perché, a differenza degli altri intervalli perché maggiormente approssimabili,
dicembre rischierebbe di produrre una retta di regressione fuorviante rispetto alla normalità
dell’azienda.
Bisogna notare che la stima di una retta di regressione è definita dall’equazione introdotta
precedenza e che in essa a rappresentano la costante dei costi fissi e il costo variabile unitario è
rappresentato da b che vengono ottenuti vengono fuori come equazioni incognite da una funzione
con le due variabili di riferimento.

PROBLEMI CON LE
STIME STATISTICHE:

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