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TEOLOGIA

1. La ribellione alla religione


Man mano ci si avvicina all’Occidente si crede sempre meno in Dio, la religione viene sempre meno.
Quali sono le cause più profonde dell’ateismo/indifferentismo contemporaneo?
L’Europa nella metà dell’800 inizio ‘900 ha deciso di fare a meno della religione per poter vivere
meglio. Dal punto di vista filosofico sono 2 i filoni in cui questa discussione si è espressa.

A)LA RIBELLIONE ALLA RELIGIONE - LIBERTÀ


DELL’UOMO
Il primo è il grido di protesta a cui alcuni grandi pensatori hanno dato voce: per essere veri “uomini”
ci si deve allontanare (emancipare) dall’essere credenti.

1) LUDWIG FEUERBACH
Dio è la proiezione dell’immagine che l’uomo ha di sè senza limiti. (Es. Io amo il perdono=dio
perdona¸ io vorrei la vendetta=dio è il vendicatore, il giudice)
Esistono tante religioni perché ogni cultura inventa il suo dio secondo l’immagine che ha di sé.
Pertanto, la religione è la manifestazione pubblica dell’umano, è un’invenzione dell’umano
Cosa insegna?
 La religione è importante perché le culture umane nella religione hanno proiettato il meglio
della loro antropologia. La religione è il meglio della cultura umana.
 L’uomo europeo ha la tendenza a creare la religione e Dio a propria immagine e somiglianza.

2) KARL MARX → Denuncia civile contro la religione perchè è una struttura che deriva direttamente
dalla realtà socioeconomica e politica.
L’uomo è condizionato dalle strutture socioeconomiche e politiche in cui vive; per questo non è
sufficiente identificare la teologia con l’antropologia (Dio come proiezione dell’uomo) → la critica
della teologia deve essere la critica della politica.
Cosa ci insegna?
 L’uomo penserà di fare le proprie scelte, ma sarà indotto da qualcuno più furbo che per
legittimare i propri interessi economici spinge in una direzione.
 Ogni società, economia e politica andrà alla ricerca della religione per legittimarsi.
 Una religione si valuta dal suo rapporto con il socioeconomico. La religione migliore è quella
che favorisce una vita sociale, economica e politica migliore.

3) SIGMUND FREUD
Le rappresentazioni religiose sono illusioni, appagamenti dei desideri più antichi, forti dell’umanità.
La religione appartiene allo stadio infantile del processo dell’umano, è un passaggio, poi bisogna
evolvere;
Il problema è quando da adulto uno continua ad essere religioso, per cui credere in Dio diventa
patologico, non più fisiologico.
Cristianesimo unica religione che chiama Dio, padre → Processo irrisolto di personalità.
Che cosa ci insegna?
TEOLOGIA

 L’uomo nasce religioso perché la religione ha a che fare con i dinamismi di identificazione
filiale.
 La religione potrebbe diventare la scorciatoia per risolvere i problemi della vita a livello
patologico, ovvero disturbi della personalità e infantilismo.

4)NIETZSCHE
Nietzsche è il primo ateo che prova a dire com’è vivere senza Dio.
Vivere senza Dio è vivere senza orizzonte, non hai speranza. L’uomo occidentale si consolerà
attraverso l’invenzione di feste sacre. Il sacro non scompare ma trasmigra: la religiosità si vive in altri
ambiti → l’esito della sparizione o attenuazione della religione istituzionale sarà il diventare dei di se
stessi (processo irreversibile).
Cosa ci insegna?
 Non è semplice fare a meno di Dio → bisogna accendere comunque una lampadina, trovare
un Dio attorno a cui la tua vita gira perché l’umano non vive senza un senso, un valore.
 La via più coerente che Nietzsche individua della morte di dio è l’egocentrismo
(individualismo) → l’importante è IO; diventare Dio della propria vita.

B) LA RIBELLIONE ALLA RELIGIONE IN NOME DEL DOLORE


(autori letteratura occidentale)
È una scelta culturale urlare contro Dio, la reazione al dolore non è mai solo naturale, sempre anche
culturale (dipende dall’interpretazione della vita e della morte).

1) ALBERT CAMUS (1913 – 1960) → il vero problema non è il dolore, ma la morte → se con la morte
finisce tutto, se l’ordine del mondo è regolato dalla morte forse è meglio per Dio che non si creda in
lui.
La cultura occidentale si ribella così tanto in nome del dolore perchè la salute è il nostro Dio, si pensa
sia la cosa più importante della vita.

2) DOSTOEVSKIJ (1821 – 1881)


Ne “I fratelli Karamazov” → A mostruosità così grandi non è possibile immaginare che ci sia
rimedio. Se l’armonia, la riconciliazione finale esige che ci sia perdono per il colpevole, Ivan non
vuole quell’armonia; se poi invece del perdono ci sarà la vendetta e dunque l’Inferno, neppure questo
potrà essere rimedio alle mostruosità di cui ha sentito parlare: non c’è alcun rimedio possibile a
riparazione del dolore innocente.

IN SOSTANZA: La cultura occidentale si è ribellata alla religione soprattutto per difendere la libertà
dell’uomo, in nome di una migliore vita umana
2. Ateismo e altre religioni
a) L’EREDITÀ DELLA PROTESTA CONTRO DIO
POSIZIONE DEL CRISTIANESIMO (fa una sorta di AUTOCRITICA)
Con il termine ateo vengono designati fenomeni diversi tra loro:
o Alcuni atei negano esplicitamente Dio e la religione → ATEISMO TEORETICO o TEORICO;
TEOLOGIA

o Altri ritengono che l’uomo non possa dire niente su Dio → AGNOSTICISMO (se non sai, taci);
o Altri poi prendono i problemi relativi a Dio con un metodo tale che questi sembrano non avere
senso (metodologia sulla riflessione su Dio non adeguata).
o Molti, oltrepassano i confini delle scienze positive o pretendono di spiegare tutto solo da
questo punto di vista scientifico (applicano il metodo matematico a tutto - non posso
dimostrare che Dio esiste quindi non c’è) oppure, al contrario, non ammettono ormai più
alcuna verità assoluta.
o Alcuni esaltano tanto l’uomo che la fede di Dio ne risulta quasi snervata, inclini come sono ad
affermare l’uomo più che a negare Dio.
o Altri si creano una tale rappresentazione di Dio che, respingendolo, rifiutano un Dio che non è
affatto quello del vangelo.
o Altri nemmeno si pongono il problema di Dio: non sembrano sentire alcuna inquietudine
religiosa, né riescono a capire perché dovrebbero interessarsi alla religione.
L’ateismo inoltre ha origine sovente:
 o dalla protesta violenta contro il male del mondo → faccenda del dolore
 o dall' aver attribuito indebitamente i caratteri propri dell’assoluto a qualche valore umano,
così che questo prende il posto di Dio

Nessuna cultura umana è nata atea, l’ateismo è una reazione critica contro le religioni, specialmente
contro la religione cristiana. L’Europa è diventata atea per “colpa” dei cristiani:
 per aver trascurato di educare la propria fede (conoscere, praticare dimensioni esplicitamente
religiose, vivere una fraternità con il prossimo)
 per una presentazione ingannevole della dottrina
 per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale.

b) ALTRE RELIGIONI
Oggi le religioni si oppongono al Cristianesimo non tanto contestandolo, quanto piuttosto
“neutralizzandolo”.

1. EBRAISMO
Cosa contesta al cristianesimo?
1. La filiazione divina di Gesù → secondo loro non è figlio di Dio, ma un uomo
2. la dottrina trinitaria → come fa Dio ad essere uno e trino (padre, figlio e spirito santo)
3. l'azione redentrice di Gesù in croce → non è la morte di qualcuno che libera dal peccato

2. ISLAM
Nasce come esperienza religiosa alla luce di una figura storica, MAOMETTO (ca. 570 – 632).
Egli ad un certo punto ha una conversione religiosa. La rivelazione di Dio è stata raccolta nel Corano,
valido solo nella sua lingua originale (araba).
I pilastri
L’Islam ha 1 pilastro che fa da fondamento “la professione di fede” + 4 pilastri = 5 pilastri che sono
chiamati la SHARÌA (letteralmente in arabo strada → la strada per arrivare a Dio).
TEOLOGIA

Indicano i 5 obblighi fondamentali, in base alla legge religiosa, che il fedele è tenuto a osservare:
 1 PILASTRO → professione di Fede = “non esiste divinità all’infuori di Allah*, e Maometto è il
suo profeta”
 2 PILASTRO → le preghiere rituali 5 volte al giorno (almeno 2): alba, mattino, mezzogiorno,
sera e prima di andare a dormire
 3 PILASTRO → elemosina canonica (i mussulmani sono obbligati a dare dal 2,5% sempre, fino
al 15% durante i mesi sacri, del proprio stipendio). Questo perché se sei credente in Dio non
puoi non prenderti cura dell’uomo
 4 PILASTRO →il digiuno durante il mese di Ramadan: (si commemora il giorno in cui
Maometto ha ricevuto le prime rivelazioni di Allah contenuto poi nel Corano).
Capacità di controllo del cibo = capacità di controllo dell’identità
Digiuno non per la salute, ma per un’educazione dell’interiorità
 5 PILASTRO → il pellegrinaggio alla Mecca. La Mecca è un piazzale all’interno del quale si
trova un cubo che a sua volta contiene un meteorite, già adorato precedentemente come una
divinità. Maometto fa della Mecca un luogo simbolico per ricordare di non ritornare a vivere il
paganesimo.

Il Corano è l’unico testo sacro, all’infuori del NT, che parla bene di Gesù e Maria.
Gesù ha un posto preminente nella schiera dei profeti (secondo dopo Maometto) ed è stato creato da
Dio senza la collaborazione di un uomo dal grembo vergine di Maria.
Cosa contesta al cristianesimo?
1. La filiazione divina di Gesù → è stato un profeta, ma non figlio di Dio
2. la dottrina trinitaria → pensata come dottrina fermante l'esistenza di tre dei cristiani triteisti.
I cristiani sono politeisti che credono in 3 dei mentre l’Islam ha raggiunto il monoteismo
assoluto.
3. l'azione redentrice di Gesù in croce

3. INDUISMO
È la Religione più antica al mondo. Non conosce la figura di un fondatore
I veda sono testi sacri scritti su tavolette.
CARATTERISTICHE:
a) credono in un unico Dio che ha molti nomi e volti (diverse rappresentazioni)
BRAHMA, il creatore
VISHNU il protettore e conservatore
SHIVA il trasformatore

b) La vera realtà non è quella che si vede → è lo spirituale, la manifestazione del divino
c) Tutto è partecipe del divino, solo a gradi diversi
È una religione che struttura una cultura addirittura nel cibo e nell’economico (sistema delle
caste).
d) METEMPSICOSI (non reincarnazione) → trasmigrazione delle anime
Cosa contesta al cristianesimo?
1. La visione di Dio → che ci sia un dio diverso dall’uomo perché Dio è il tutto; non c’è un Dio
personale.
TEOLOGIA

2. il mondo sia creazione → c’è il culto per gli animali e natura perché sono Dio, no per il rispetto
per la creazione
3. la posizione unica di Gesù nella storia, l'importanza della sua esistenza storica
4. La sua morte in croce per la salvezza del mondo
5. la via che conduce l'uomo all'incontro con Dio passa attraverso la storia
6. l'unicità della persona umana rispetto al ciclo naturale del divenire

4. BUDDISMO
SIDDHARTA GAUTAMA SHAKYAMUNIA → La sua esperienza è all’origine della religione
buddista
Era un principe, nato in India circa 2560 anni fa in una famiglia reale, in un ambiente sviluppato.
Godette di circostanze privilegiate fino all’età di 29 anni, senza uscire dal suo palazzo. Quando esce
per la prima volta, vede una persona gravemente malata, una persona anziana ed un cadavere: fa
l’esperienza della caducità della realtà.
Cerca un maestro indù (YOGI), per riuscire a venirne a capo e, in seguito, vari maestri che però non
rispondono alle sue attese. Abbandona quindi moglie e figlio per prendersi un periodo di riflessione.
Ai 35 anni ha l’illuminazione. Questo risveglio lo annuncia ai primi 5 discepoli disposti ad ascoltarlo.

Caratteristiche
Si riallaccia nella sua origine all'induismo, ma il Buddha si distaccò dall' induismo in due modi:
 si liberò della tutela dei Brahmani, della casta sacerdotale suprema e dalla normatività dei
veda.
 abolì per i suoi discepoli il predominante sistema delle caste
Il Buddismo non è la ricerca di Dio, ma una liberazione dalla sofferenza che è il problema della vita
COME SI RISOLVE LA QUESTIONE? Attraverso la meditazione.
Le 4 nobili verità, che sono una via per liberarsi dalla sofferenza, sono:
 la verità della sofferenza, la verità del mondo è che tutto cambia
 l’“origine della sofferenza”: l’attaccamento al mondo e il desiderio (è la radice del dolore)
 Il fine: emanciparsi dal desiderio, arrivare al nirvana, dove sei in pace con tutto e con tutti.
 la “via”: per imparare a dominare i tuoi desideri.
Il Buddhismo provoca per la sua pretesa di essere una religione senza Dio, una ricerca interiore in cui
ciascuno è il salvatore di sé stesso.
UN CRISTIANESIMO DIVISO (pag 32 - 36)
3. Postmodernità
a) LA RELIGIONE E DIO NELLA POSTMODERNITÀ
POSTMODERNITÀ dagli anni 70 in poi.
1) MODERNITÀ → fino alla modernità (fine XX secolo) c’erano le grandi narrazioni (Comunismo,
Fascismo, una religione) che avevano il compito di aiutare il singolo a leggere, inquadrare la
propria vita. Nell’Occidente avevamo grandi codici (Omero con l’Odissea, Divina Commedia,
Bibbia e Promessi Sposi).
TEOLOGIA

POSTMODERNITÀ → le autobiografie; È la mia vita che aiuta a dare un senso alle grandi
narrazioni.

2) MODERNITÀ → ragione forte che avrebbe risolto tutti i problemi dell’umano.


POST - MODERNITÀ → ragione debole.

3) MODERNITÀ → anaffettività: gli affetti vengono emarginati = Fare le cose perché sono giuste
POST - MODERNITÀ → il sentire sarà il luogo della decisione = Fai le cose se le senti

4) MODERNITÀ → dominava il sociale, la massa, il popolo


POST - MODERNITÀ → micropersonale

IL PAGANESIMO COME ATTEGGIAMENTO RELIGIOSO PIÙ ADATTO AL POSTMODERNO


Il NEOPAGANESIMO è la religione del terzo millennio perché è capace di contenere tutte le divinità,
non obbliga nessuno ad abbandonare il proprio Dio.
La religione del terzo millennio non può essere la religione tradizionale perchè ebrei, cristiani e
mussulmani sono convinti di avere la verità e ciò diventa fonte di intolleranza, scontro delle civiltà.

LE PROVOCATORIE QUESTIONI DEL POSTMODERNO AL CRISTIANESIMO


1) Esasperazione della legge di AMORE
2) Esasperazione del pensiero del PECCATO
3) Si pensa di Dio in modo troppo grande (come salvatore del mondo) → modo per scaricare la
responsabilità; sei tu che devi tirarti fuori dai tuoi problemi.
4) l’idea della redenzione e della giustificazione
5) Acutizzazione alla STORICITÀ → del tuo gesto ne vale tutta la tua eternità, concetto anche di
inferno e paradiso.
6) Ciò porta ad un Cristianesimo moralizzato e dogmatizzato → esasperante perché tutto
peccato, tutto male. Inoltre, quelli che non rientrano nel sistema/ nei canoni vengono espulsi
(omosessuali, eretici) → affaticamento della vita che taglia fuori pezzi interi di umanità.

b) LA STRUTTURA DELLA RELIGIONE SECONDO IL


CRISTIANESIMO
Religione = religio → vuol dire rileggere, rilegare e scelta
L’impresa della religione è quindi una lettura della realtà, dei legami fondamentali affinchè tu possa
scelgiere e non scegliere.

Cosa si dovrebbe fare per essere cristiani, secondo il cristianesimo?


Negli atti degli apostoli si dice che quelli che seguivano Gesù facevano 3 cose:
TEOLOGIA

1. Insegnamenti (insegnamenti degli apostoli e comunione) → CATECHESI


2. Riti → spezzare pane e preghiere → LITURGIA
3. mettevano ogni cosa in comune → CARITÀ

LA CATECHESI
CIOÈ LA COMUNICAZIONE COME DIMENSIONE DELLA RELIGIONE CRISTIANA
La catechesi è la prima dimensione di una religione secondo il Cristianesimo.
Catechesi = fare eco ad un’altra parola → fare eco per permettere alla parola della vita di parlare

I DIVERSI MODELLI DI CATECHESI


4 modelli con cui Cristianesimo italiano ha provato a cercare di dare voce alle parole della vita:
1) MODELLO DOTTRINALE (Spiegazione della dottrina della chiesa) → lo strumento base era il
catechismo
2) L’ANNUNCIO KERIGMATICO DELLA FEDE → annuncio che se sei peccatore Dio ti ama e ti
libera dal tuo peccato.
3) ESPLORAZIONE PRELIMINARE DELL’ESPERIENZA DI VITA → Si parte dall’esperienza per poi
portare a parola l’esperienza.
4) PREPARAZIONE AL DISCERNIMENTO E ALL’AZIONE SOCIO – POLITICA → Discussione
democratica. Parlare la vita vuol dire anche saper intervenire concretamente nella vita.

LA LITURGIA
CIOÈ IL RITO COME DIMENSIONE DELLA RELIGIONE CRISTIANA
Nell’uso civile il termine liturgia significa direttamente “operazione per il popolo”.
La liturgia è un’azione del popolo a favore del popolo.
Il movimento di popolo, quindi la liturgia, secondo Cristianesimo è:
o azione di Dio per il suo popolo → Dio che agisce per il popolo
o azione di Cristo → fa un’azione attraverso Gesù (i cristiani hanno quindi ricopiato alcune
cose di Gesù)
o Azione della chiesa → ognuno ha il suo compito (il sacerdote ecc.)
o Azione dell’uomo → deve essere anche coinvolto il popolo

LA “CARITÀ”
CIOÈ LA RELAZIONE COME DIMESIONE DELLA RELIGIONE CRISTIANA
I cristiani hanno chiamato agape (dal greco) l’amore che hanno incontrato attraverso Gesù.
In greco i termini per definire “amore” erano tanti:
1) EROS → ricerca di ciò che promette soddisfazione ai nostri desideri. Modo di amare in cui c’è
un bisogno che preme = Non andava bene perché Dio non ha bisogno dell’uomo.
2) STORGE → L’amore familiare, “di sangue” = Non andava bene perché non siamo consanguinei.
3) PHILIA → L’amore come affetto/tenerezza intesi tra amici o l’interesse verso qualcosa
4) AGAPE → parola generica
TEOLOGIA

I cristiani han preso la parola meno semanticamente riempita di contenuto e l’hanno riempita del
contenuto cristiano di amore. Questo dovuto alla novità di un Dio che ama, sempre e comunque,
sino alla fine (morte), anche senza reciprocità.

4. La bibbia e la teologia
A) LA VICENDA SEMANTICA DEL VOCABOLO “TEOLOGIA”
THEO - LOGIA = “parola – Dio” → unisce Dio e il parlare umano, il riflettere
Potrobbe essere interpretata come:
1) parola (umana) su Dio → Dio è colui di cui si parla
2) parola detta da Dio → Dio è colui che parla
Quindi la concezione cristiana di Dio → teologia = parlare umano su Dio alla luce del fatto che Dio
stesso avrebbe parlato.

Che significato hanno dato a questo vocabolo i primi autori che lo hanno usato?
1) ACCEZIONE MITOLOGICA → per Platone la teologia è vista come l’opera dei poeti chiamati a
ideare racconti mitologici = è una fantasia umana che necessita di maggiore controllo critico.
Aristotele → teologi = i primi filosofi. Egli denuncia il parlare mitologico di Dio come discorso
soggettivo (chiamavano divinità, o principi primi, ciò che erano per loro convinzioni
personali).
2) ACCEZIONE FILOSOFICA → secondo Aristotele la teologia è la scienza prima a fondamento di
tutte le scienze. È la disciplina dell’umano che si occupa dei principi primi, realtà prime
dell’universo.
3) ACCEZIONE CULTURALE → Plutarco definisce teologi coloro che si occupano dell’ambito
cultuale (culti).

IL NUOVO TESTAMENTO
Nel NT (parte della Bibbia scritta in greco che parla vita e esperienza incontrata con Gesù) non esiste
la parola Teologia, per non generare confusione.
Si trovano invece alcuni termini che gli possono essere assimilati (come GNOSIS = conoscenza;
SOPHIA = sapienza; PHRONESIS = pensiero; SUNESIS = intelletto).

Il nuovo testamento si presenta come la testimonianza della PAROLA DI DIO “fatta carne” = Il
Cristianesimo pensa Gesù come il parlare di Dio che impersona, ha parlato e agito nella storia.

LA TEOLOGIA OCCIDENTALE
Tra XII e XIII secolo il Cristianesimo riprende la parola teologia alla luce di 2 fattori:
1- La fondazione e l’organizzazione delle università e la teologia viene presentata come scienza
prima.
2- La riscoperta di Aristotele che aveva già parlato di scienza prima e viene quindi usato dai
cristiani.

B) COSA INTENDE IL CRISTIANESIMO CON TEOLOGIA


TEOLOGIA

TEOLOGIA = Momento della fede che necessita una riflessione, un leggere in profondità per
permettere di vivere in maniera non superficiale anche la fiducia che si dice di aver riposto in Dio
La teologia nasce come esigenza intrinseca della fede, perché proprio in quanto si cerca/ desidera Dio,
lo si vuole conoscere di più e meglio.

PER NON CONFONDERE:


FEDE = accoglienza del mistero di Dio nella nostra esistenza
TEOLOGIA = istanza critica della fede, per evitare conclusioni distorte o riflessioni fuori luogo

C) LA QUESTIONE DELLA TEOLOGIA COME INTELLIGENZA DELLA


FEDE
Il cristianesimo esclude il fideismo, la fede cieca. Secondo il cristianesimo è necessaria la ragione,
pensare e parlare intelligentemente della fede perché Dio stesso ha fatto la stessa cosa attraverso
Gesù. → la ragione umana non è distrutta dalla fede, ma da essa assunta e perfezionata.
La teologia è una forma di intelligenza della fede, una scienza perché intelligenza e scienza
approfondiscono l’esperienza, costituendone un perfezionamento intellettuale.

D) L’ORIGINALITÀ DELLA TEOLOGIA CRISTIANA RISPETTO ALLE


ALTRE RELIGIONI
La teologia cristiana è qualcosa di assolutamente originale.
La parola di Dio “accade” in parole umane: il che significa che è non solo possibile “dire” Dio con
parole umane (perché Dio per primo l'ha fatto e ce ne offre la possibilità grazie all'esistenza di Gesù)
Ma è anche necessario.
TEOLOGIA

5 – La bibbia
A) LA BIBBIA OGGI
IL NOME
Il nome e i nomi con cui si è tentato di identificare questi libri:
 BIBBIA → collezione di testi o libri (aspetto quantitativo)
 TESTAMENTO = patto (contenuto dei libri)
 SCRITTURE (a volte con il prefisso SANTE o SACRE)

CARATTERI
 73 LIBRI (testi): 46 Antico Testamento e 27 Nuovo Testamento
 DIVERSI AUTORI: Donne, Sacerdoti, “stranieri” (Giobbe)
 DIVERSE EPOCHE: AT: 10 secoli (Dal X sec. A.C. al 50 A.C.); NT: 50 anni (Dal 50 D.C. al 100 D.C.)
 AMBITO: mediorientale (Israele) influenzato dalle diverse signorie che lo hanno dominato nel corso
della storia fino ad arrivare al periodo romano.
 LINGUA → A causa incontro di diverse culture le lingue in cui è stata scritta la Bibbia sono 3:
- EBRAICO (quasi tutto AT) costituita da 22 consonanti e nessuna vocale (solo nel IX D.C.
vennero scritte anche le vocali: testo masoretico)
- GREGO del NT è la “KOINE” → greco dell’ellenismo (più semplificato), non quello classico
- ARAMAICO tra il 700 e 300 A.C. → sostituì l’ebraico (rimasto come lingua di culto): è la lingua
parlata al tempo di Gesù (sia nel NT e soprattutto nel AT).

ORGANIZZAZIONE DELLA BIBBIA


L’ordine biblico non è l’ordine cronologico in cui furono scritti, ma un ORDINE “TEMATICO”.
a. ANTICO TESTAMENTO
a) BIBBIA CRISTIANA
- PENTATEUCO, ossia i 5 libri fondanti e fondamentali
- LIBRI STORICI (16) che narrano le vicende comprese tra l’ingresso nella terra promessa e
l’epoca della purificazione del tempio sotto i Maccabei
- LIBRI PROFETICI (18) che fissano le parole e le vicende di coloro che hanno parlato a nome di
Dio
- LIBRI POETICI E SAPIENZALI (7) che raccolgono la grande tradizione sapienziale del popolo di
Israele.
b) LA BIBBIA EBRICA
Suddivide in 3 gruppi:
- TORAH (legge) → comprendente quanto i cristiani chiamano PENTATEUCO
- NEVI’ÌM (profeti) → Articolati in anteriori (LIBRI STORICI) e posteriori (LIBRI PROFETICI)
- KETIVìM (scritti) → corrispondenti ai LIBRI POETICI E SAPIENZIALI cristiani

b. NUOVO TESTAMENTO
TEOLOGIA

(stesso criterio)
- VANGELI (4) → Matteo, Marco, Luca, Giovanni
- ATTI DEGLI APOSTOLI → storia di 30 anni della Chiesa
- LETTERE ATTRIBUITE A PAOLO (13) → indirizzate a chiese specifiche (9); a pastori (3), a
persone particolari (1)
- LETTERA AGLI EBREI
- LETTERE DETTE “CATTOLICHE” (7) scritte da alcuni degli apostoli (Giacomo, Pietro, Giuda e
Giovanni)
- APOCALISSE
I VANGELI
Ai 4 vangeli sono stati attribuiti dei simboli iconografici → profezia del profeta Ezechiele, il quale
dice che il Messia, quando arriverà, sarà accompagnato da 4 figure simboliche.
Per i Cristiani il Messia è Gesù, quindi hanno attribuito queste 4 figure simboliche ai 4 evangelisti
guardando come iniziano i Vangeli:
- MATTEO → UOMO/ANGELO → inizia dicendo che c’è un angelo inviato per annunciare la storia della
salvezza
- MARCO → LEONE → inizia parlando di Giovanni Battista che è nel deserto dove ci sono gli animali
selvatici
(il corpo Marco è stato portato dalla Serenissima -Venezia - nella basilica di San marco il cui simbolo è
diventato quindi il leone. Brescia per fedeltà a Venezia riporta nel suo stemma la leonessa.)
- LUCA → BUE → inizia con Zaccaria al tempio di Gerusalemme dove si fanno i sacrifici
- GIOVANNI → ACQUILA → siccome parte dall’alto.
I primi TRE VANGELI sono detti SINOTTICI (= guardare insieme) → narrano la vicenda di Gesù
con lo stesso sguardo, in una maniera molto simile mentre la modalità narrativa di Giovanni si
discosta.

IL MODO DI CITARE I LIBRI


La ripartizione dei testi di tutti i libri della Bibbia:
- in CAPITOLI risale all’età medievale e fu l’inglese Stephen Langton nel 1228
- Quella in VERSETTI risale all’500 e fu il francese Robert Estienne, a Ginevra tra il 1527 e il 1555
COME SI LEGGE
- Abbreviazione del libro: ad esempio GV → Giovanni
- numero del capitolo, seguito da virgola: GV 5,
- Numero del versetto: GV 5,7
- se ci sono più versetti e vanno letti tutti, si uniscono i numeri con un TRATTINO: GV 5,7-10
- se ci sono più versetti e non vanno letti tutti, si uniscono con un PUNTO: GV 7,5 – 10.14

B) LA STORIA DEL TESTO DELLA BIBBIA


TEOLOGIA

I TESTI
Copiatura a mano (manoscritti) su MATERIALE deperibile:
- prima il PAPIRO → supporto vegetale
- PERGAMENA inventata a partire dal IV SEC. A.C. → supporto animale, più resistente e poteva essere
perfino raschiata e riscritta → ha permesso una conservazione maggiore
FORMA: dal ROTOLO si passa poi al CODEX → quella dei fogli (sempre di papiro o pergamena) piegati
in quattro

ANTICO TESTAMENTO
Fino a metà del secolo scorso, si consideravano più antiche le copie del X secolo D.C. (Codice di
Aleppo e Codice di Leningrado.): Tra l’originale e la prima copia ebraica c’era un arco temporale che
superava il millennio;
Per cercare di avere maggiore attendibilità testuale si confrontavano quei codici in ebraico con la
TRADUZIONE GRECA del AT chiamata la SEPTUAGINTA (di cui sono stati trovati manoscritti risalenti al
325 D.C circa).

Tutto è cambiato con la grande scoperta del ‘900: sulla riva occidentale Mar Morto, sono stati
ritrovati circa 800 manoscritti che contengono testi biblici (pressoché tutti libri dell’AT).
Confrontando i testi ebraici di Aleppo e di Leningrado con quelli di QUMRAN (cioè questi ritrovati,
scritti 100 anni prima): solo piccole varianti testuali → L’ AT era stato tramandato con una fedeltà
alta.
NUOVO TESTAMENTO
L’edizione critica più aggiornata, la 28 del Nestléland del 2012: ha 5400 testimoni circa
I testimoni della tradizione manoscritta vengono elencati secondo un ordine di importanza:
a) Papiri: 98 → il più antico risale al 120 e fu scoperto nel 1920
b) Manoscritti maiuscoli: 301 → la più antica è la pergamena del Codice Vaticano del 350
scoperta nel 1481
c) Manoscritti minuscoli: 2818
d) Lezionari: 2211 → citazioni e testi inseriti in un altro libro

Il NUOVO TESTAMENTO è stato scritto tra 40 – 100 d.C e la copia più antica risale al 125 d.C. È
quindi il libro dell’umanità più antico con più testimonianze.

CONCLUSIONE
e) Nessun altro testo greco è tramandato così riccamente e così credibilmente come il Nuovo
Testamento.
f) Alcuni frammenti esistenti risalgono al periodo da 25 a 50 anni dopo la scrittura
g) Gli studiosi del testo del NT hanno concluso che il 99,99% del testo originale è stato ritrovato

LA CRITICA TESTUALE
TEOLOGIA

Ci sono tra le copie delle varianti ma questo è plausibile perché:


1) Tutte le copie furono fatte a mano, ed è impossibile copiare dei libri in questo modo senza
alcuni sbagli
2) quando la stampa fu inventata nel 1448, e l’AT fu stampato nel 1477, non ci furono più delle
copie fatte a mano, nè sbagli di trasmissione.
Queste varianti si possono attribuire a:
a) PROVE ESTERNE: cercano di valutare attentamente le caratteristiche dei testimoni per
accertarne l'affidabilità:
- Sono generalmente ritenuti più importanti testimoni più antichi
- una lezione deve essere attestata da più testimoni validi
- riconoscere i rapporti di parentela tra i codici

b) PROVE INTERNE: fissare regole per scegliere tra diverse o varianti quella che più
plausibilmente e quella originaria.
 poiché la tendenza è quella di rendere più facile e comprensibile il testo, si sceglierà la
LECTIO DIFFICILIOR → quella più difficile è la più antica, originale
 poiché la tendenza è quella di ampliare il testo, per chiarirlo e migliorarlo, si sceglierà
la LECTIO BREVIOR → quella più semplice è ritenuta la più antica
 poiché la tendenza è quella di armonizzare i passi coi paralleli o virgola in caso di
citazioni, con i testi originali e la versione dei settanta, si sceglierà la LECTIO
DISCORDANS → se ci sono discordanze si mette la stessa cosa sia da una parte che
nell’altra

C)LA FORMAZIONE DEL NUOVO TESTAMENTO


Il NT fu scritto decine di anni dopo la morte di Gesù:
1) Avendo la presenza e la testimonianza diretta di coloro che avevano visto gli eventi e avevano
vissuto con Gesù ci si rivolgeva personalmente a loro (non c’era necessità di scrivere)
Non per nulla il primo a scrivere nel NT è stato Paolo che gira il Mediterraneo, quindi non
potendo essere presente di persona in quanto distante, scrive direttamente.
2) Le comunità erano ristrette e il rapporto personale/orale diretto era più che sufficiente.
Quando cominciano a invecchiare o a morire i testimoni diretti e quando le comunità si
allargano e non è possibile immediatamente un rapporto diretto: si avverte la necessità di
mettere per iscritto la vita di Gesù:
- o da chi lo aveva conosciuto direttamente (Matteo e Giovanni)
- o hanno potuto parlare con coloro che lo hanno incontrato direttamente → Marco era
discepolo di Pietro mentre Luca fu discepolo di Paolo e poi anche di Pietro.
TEOLOGIA

6 – La verità della bibbia


A)L’ISPIRAZIONE DEI TESTI BIBLICI
Il Dio di Israele non è un Dio muto e quando parla a qualcuno accompagna il destinatario primo con
una PARTICOLARE ASSISTENZA DEL SUO SPIRITO perché possa avere la forza poi di
riportarla ai destinatari ultimi.
Nel NT Gesù non dice solo le parole di Dio, ma afferma di essere egli stesso la rivelazione definitiva
di Dio; è la parola di Dio fatta carne = Dio che parla attraverso la sua persona.
Se Dio assiste con il suo spirito, il termine tecnico ISPIRAZIONE è il termine trovato dal
Cristianesimo per indicare il modo in cui autore divino e autore umano hanno collaborato nella
produzione dei testi biblici.
 “ISPIRAZIONE” NELL’ AT → Non c’è una terminologia specifica per indicare l’incontro della parola
di Dio e la parola umana.
Si descrive la realtà dell’ispirazione come un’azione dello spirito di Dio che prende possesso di un
uomo e lo spinge ad agire e a comportarsi in modo tale che i gesti da lui compiuti siano espressione
della volontà rivelatrice.
 “ISPIRAZIONE” NEL NT → Compare per la prima volta il termine. Tutta la scrittura è ispirata da Dio
e anche l’ascoltatore finale è aiutato dallo spirito di Dio a recepirla in maniera corretta.

TEOLOGIA E ISPIRAZIONE
La teologia ha elaborato 3 modelli:
1) ISPIRAZIONE COME DETTATO DIVINO → uomo passivo
Dio dettava e il profeta prendeva appunti.
2) ISPIRAZIONE COME LO STRUMENTO UMANO CHE LASCIA IL SEGNO → uomo strumento
Dio è all’origine di tutto però l’uomo lascia strumentalmente, come una penna d’oca, il segno
nello scritto. L’autore umano è più corresponsabile perché mantiene la sua natura di essere
libero, responsabile e intelligente.
3) ISPIRAZIONE COME COLLABORAZIONE TRA DUE VERI AUTORI→ Autore umano e divino
concorrono insieme, sono considerati veri autori entrambi.
Dio è autore di tutto, ma l’uomo non è mai passivo perché è co-protagonista: scrive ciò che ha
ascoltato da Dio alla sua maniera, rielabora.

L’ISPIRAZIONE OGGI
Oggi per ISPIRAZIONE si intende l’intero arco del percorso che ha portato alla stesura del testo ad
essere “ispirato”:
A. l’evento originario: è il momento iniziale di incontro di Dio con l’uomo (RIVELAZIONE)
B. la testimonianza orale che è resa da colui/coloro che han fatto esperienza dell’evento
originario
C. l’attestazione scritta della testimonianza orale
TEOLOGIA

B) LA VERITÀ DEI TESTI BIBLICI


L’ispirazione non garantisce l’inerranza.
All’inizio i Cristiani avevano risolto il problema sostenendo che se è parola di Dio sicuramente non ci
sono errori. → Si cercava di mettere al riparo la verità del testo biblico accusandosi di essere ignoranti,
di non saper comprendere.
Successivamente si disse che l’obbiettivo della scrittura non era raccontare la verità, ma istruire alla
salvezza, mettere in relazione l’uomo con Dio.

POSIZIONE ATTUALE: Secondo i cristiani la Bibbia è piena di errori, non insegna tutte le verità,
però non sbaglia sulle questioni relative alla salvezza, sulle verità in ordine all’incontro con Dio.
Gli errori presenti nella Bibbia sono errori umani dovuti alla cultura e conoscenza dell’autore umano,
ma non di sostanza.

c) QUALI LIBRI SONO ISPIRATI?


Per il Cristianesimo CANONE = comportamento cristiano esemplare → indica la “regola” in base alla
quale è possibile individuare quali libri sono da considerare informativi per la fede.
I libri ispirati, scritti cioè sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, vengono detti LIBRI CANONICI
perché sono i libri giusti, regolativi dall’esperienza cristiana.
CRITERI DI CANONICITÀ
4 criteri per discernere i libri ispirati:
 L’APOSTOLICITÀ → sono “ispirati” i testi attribuiti direttamente o indirettamente agli
apostoli, cioè i testimoni più vicini e diretti dell’incontro con Gesù (gli scritti che hanno per
autore un apostolo o un discepolo di un apostolo).
Criterio non sufficiente perché al tempo era frequente il fenomeno della Pseudoepigrafia =
attribuire a persone più importanti scritti per accreditare meglio il testo (es. il vangelo di
Pietro).
 VICINANZA CRONOLOGICA AGLI EVENTI NARRATI → possono essere canonici solo i testi
storicamente e cronologicamente più vicini agli eventi narrati perché, passando il tempo, è
facile che il processo di rielaborazione e/o della memoria possa riportare in altro modo
l’esperienza.
 FEDELTÀ AGLI INSEGNAMENTI DI GESÙ → solo i testi non in disaccordo o non in
contraddizione con le scritture precedentemente scritte possono essere canonici.
Perciò alcuni scritti che pur sono attribuiti agli apostoli sono stati rifiutati (es Vangelo di
Pietro).
 IL CONSENSO DELLE CHIESE → possono essere canonici solo i testi accolti e letti durante la
liturgia in tutte o quasi tutte le comunità ecclesiali. Ovvero vennero accolti come canonici i
testi più citati, commentati e usati nelle comunità cristiane dei primi secoli.
I DEUTEROCANONICI
Alcuni testi, “i testi DEUTEROCANONICI”, entrarono in un secondo momento nel canone:
d) 7 per l’AT: Tobia, Giuditta, Sapienza, Siracide, Baruc, 1 e 2 Maccabei
e) 7 per il NT: La lettera agli ebrei, la lettera di Giacomo, la seconda lettera di Pietro, La seconda
e terza lettera di Giovanni, la Lettera di Giuda
TEOLOGIA

GLI APOCRIFI
Il termine APOCRIFI fu usato nella tradizione ermetica e gnostica per gli scritti che dovevano essere
tenuti celati ai non iniziati, a coloro che non potevano pienamente comprenderli.
Con APOCRIFI, ora, si indicano tutti gli scritti della tradizione giudaica o cristiana che presentano
stretta affinità con la sacra scrittura e che pretenderebbero di godere della medesima autorità, ma che
non sono entrati nel canone della Bibbia (sia da parte dei cristiani che degli ebrei).
AT → 33 apocrifi databili tra il II secolo A.C. e il II secolo D.C. Comprendono scritti di varia natura:
apocalittici, sapienziali, preghiere, testamenti ecc.
NT → 48 apocrifi, appartenenti soprattutto al genere Vangeli e risalenti ai secoli II – VIII.

7 – l’ermeneutica biblica e i metodi di interpretazione


A) LA QUESTIONE ERMENEUTICA (BIBLICA)
ERMENEUTICA: DALL’ETIMOLOGIA ALLA FILOSOFIA
ERMENEUTICA = deriva dal verbo greco e sottintende una duplice operazione:
a) comunicare un significato
b) interpretare, far emergere il significato che il testo ha
Nella cultura occidentale dalla seconda metà ‘800 la questione dell’ermeneutica, da una questione
interpretativa di un testo è diventata una questione filosofica perché ci si è accorti che interpretare
un testo è interpretare una realtà. Quindi a partire dalla seconda metà dell’800 con ermeneutica si
intende non solo l’interpretazione, ma la teoria filosofica dell’interpretazione.
Nel ‘900 nasce la filosofia ermeneutica, cioè quel modo di fare la filosofia che si scopre come una
lettura interpretativa (ermeneutica) di sé stessi e della realtà.
ERMENEUTICA BIBLICA
Il Cristianesimo ha elaborato (Medioevo) il quadruplice senso della scrittura. Per leggere
correttamente il testo biblico bisogna comprendere:
1) il senso letterale → racconta i fatti
2) il senso allegorico → dice cosa bisogna credere
3) il senso morale (o tropologico) → che cosa fare, come dovresti agire
4) il senso analogico → a che cosa aspirare, la meta

Non solo la parola di Dio è traducibile anche in altre lingue diverse dall'ebraico, dal greco, ma la
Bibbia stessa dà per scontata l'esistenza e la necessità di un processo ermeneutico → la Bibbia va
interpretata e spiegata (per questo l'ermeneutica biblica si caratterizza come esegesi cioè esplicazione
spiegazione).
TEOLOGIA

IL CONCILIO VATICANO: COME LEGGERE CORRETTAMENTE LA


BIBBIA
Il testo biblico deve essere interpretato perché c’è un Dio che ha parlato in maniera umana, ma
l’autore umano (gli agiografi) ha usato un suo modo di pensare e un suo vocabolario; bisogna quindi
cercare di capire:
1 - cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire → PAROLA UMANA
2 - cosa a Dio è piaciuto manifestare attraverso le loro parole → PAROLA DIVINA

La “DEI VERBUM” offre le due indicazioni metodologiche:


1) NECESSITÀ DELL’USO DEL METODO STORICO – CRITICO (per capire le parole umane)
Bisogna usare le stesse metodologie di indagine di quando si interpreta un’opera dell’antichità:
a) CRITICA TESTUALE per ricostruire un testo sicuro
b) CRITICA LETTERARIA per studiare i criteri linguistici, la forma, la composizione
c) CRITICA STORICA per verificare le dipendenze, l’ambiente culturale e religioso ed il valore
storico → bisogna tenere conto dei generi letterari per capire il mondo linguistico e culturale
attraverso il quale l’autore si muove.

2) NECESSITÀ DI UN APPROCCIO TEOLOGICO (per capire la parola divina)


Occorre:
a) Fare attenzione al contenuto e all’unità della scrittura nella sua totalità, di tutti i libri
b) Tener conto della tradizione vivente della chiesa; della tradizione di credenti che l’hanno
interpretata;
c) Tener conto, infine, anche dell’analogia della fede, cioè dell’armonia esistente tra tutte le
affermazioni della fede.

B)I METODI ITERPRETATIVI


PROCEDIMENTI DELL’ESEGESI BIBLICA
 STABILIZZAZIONE DEL TESTO (la critica testuale) con la quale si intende raggiungere la forma
originale del testo.
 TRADUZIONE dello stesso (critica filologica)
A questo punto di usano due tipi di metodi: i metodi diacronici e sincronici.
 INTERPRETAZIONE TEOLOGICA che mette in relazione il triangolo ermeneutico “autore –
testo – lettore”
METODI DIACRONICI
Studiano il testo dal punto di vista della sua formazione; studiano il processo temporale che ha
portato alla generazione del testo.
1) LA “CRITICA DELLE FONTI” → Consiste nel mettere a confronto i testi paralleli dei tre sinottici,
rilevandone sia le somiglianze, sia le differenze, per appurare se ci siano dipendenze e chi
dipenda da chi.
2) LA STORIA DELLA REDAZIONE → Pone l’accento sulle caratteristiche e sugli apporti del
redattore finale del vangelo, interessandosi di alcuni elementi presenti nei vangeli: la cornice,
scelta del materiale, la disposizione e la strutturazione del materiale, le modificazioni.
TEOLOGIA

METODI SINCRONICI
Studiano il testo nella sua forma finale (critica delle forme, linguistica del testo, metodologia
strutturalistica, semantica, pragmatica).

1) STORIA DELLE FORME → È partita dalla constatazione che si possono riconoscere nei testi
attuali dei vangeli piccole unità, talora non ben connesse col contesto e sistemate talvolta in
modi diversi nei diversi vangeli (quando si ritrovino in più vangeli) → es. Parabola, racconto –
miracolo, vocazione ecc…
2) METODOLOGIE LETTERARIE → Gli studi più recenti hanno segnato un interesse ancora
maggiore per il testo dei vangeli così come ci sono pervenuti, di conseguenza, si è cercato di
applicarvi metodologie più propriamente letterarie, come l’analisi strutturale e retorica, la
narratologia, ma anche indagini di tipo psicanalitico.
RAPPORTO TRA AUTORE E TESTO
 Da una parte, ogni singolo testo rappresenta l’oggettivazione scritta di un autore, ciò che egli
ha voluto dire con un suo linguaggio e con un contesto ben preciso.
 Da un’altra parte, il testo dice sempre anche di più, talvolta all’insaputa dell’autore.
IN SOSTANZA: Per conoscere il testo devo conoscere l’autore ma in realtà anche il testo me lo fa
conoscere.
RAPPORTO TRA TESTO E LETTORE
 Quando ciascuno legge un testo lo fa alla luce del suo modo di precomprensione (esperienza
di vita compresa), che rischia di orientare la realtà.
 Dall’altro lato ogni lettura plasma o modifica il lettore stesso.
IN SOSTANZA: Il lettore influisce sul testo e il testo influisce sull’autore → influenza reciproca.

RAPPORTO TRA AUTORE E LETTORE


Leggendo interagisce con il testo scritto e con colui che l'ha scritto → *“fusione di orizzonte”:
Il mondo del lettore cerca di entrare in dialogo con il mondo dell’autore e i due orizzonti si fondono
per il tramite del testo.

C) ESEMPIO DI LETTURA: L’EPISODIO CHIAMATA


DI LEVI
1) Mettere in colonna i Vangeli guardo come racconta Matteo, Marco e Luca
2) Si parte da Marco che si mette al centro perché è il Vangelo più antico

Quadro del Caravaggio: la chiamata di Levi e convito dei pubblicani → offre una lettura del testo
TEOLOGIA

8 - Gesù di Nazareth
a) INTRODUZIONE: I MOLTI VOLTI DI GESÙ
 L’IMMAGINE EBREA DI GESÙ → Nella tradizione ebraica Gesù ha una risonanza abbastanza
negativa. Negli ultimi anni invece gli ebrei vedono Gesù positivamente: l’ebraismo rivendica
Gesù come un bravo credente ebreo → la sua vita viene considerata dagli ebrei la
personificazione della vita del popolo ebreo: crocifissione = l’odio antisemita; resurrezione =
forza del popolo ebreo che si è risollevato
 L’IMMAGINE LAICO UMANISTA DI GESÙ → Vede Gesù come il prototipo di un uomo che ha
vissuto bene = l’umano compiuto. È il prototipo di come vivere la sofferenza.
 L’IMMAGINE NEO – MARXISTA DI GESÙ → Gesù come protocomunista = primo comunista
della storia. La causa di Gesù è la stessa causa dei comunisti → vivere a favore degli oppressi
contro gli oppressori e non avere paura di andare contro anche le autorità religiose del tempo
in nome di una visione diversa per la difesa dei più poveri.
 L’IMMAGINE PSICOLOGISTICA DI GESÙ → Gesù è l’insuperabile modello di equilibrio psichico
(è il vero psicoterapeuta) che permette una “cristoterapia” perché:
- non ha represso l'elemento femminile, ma lo ha integrato con quello maschile
- è giunto alla più grande scoperta: gli uomini si ammalano a causa dell'ansia e della
paura, ma guariscono tramite la fiducia.

POSSIBILITÀ DI QUESTE IMMAGINI DI GESÙ: Ciascuna immagine propone qualcosa di vero, si


mostra che Gesù è molto più “contemporaneo” di quanto sembri
LIMITI DI QUESTE IMMAGINI DI GESÙ: Si separa il messaggio di Gesù dalla sua persona (si
prendono solo frammenti della sua vita senza cogliere l’intero della sua vicenda); Accentuano solo
quello che interessa loro.

b) LA QUESTIONE DEL GESÙ STORICO


Fino all’illuminismo nessuno aveva mai messo in dubbio l'esistenza di Gesù e nemmeno che il
Cristianesimo dicesse il vero di lui.
Con la fine del ‘700 nasce la questione del Gesù storico, cioè la ricerca di attestazioni storiografiche
che certificano la vicenda di Gesù. Tale ricerca ha vissuto 4 momenti:
1) La distanza fra il Gesù storico e il Cristo della Chiesa → lo scopo della vita di Gesù non
coincide con quello dei suoi discepoli: mentre gli sarebbe stato un Messia politico che voleva
liberare gli ebrei dal dominio romano (fallendo lo scopo con la sua stessa morte), i suoi
discepoli, inventato l'annuncio della risurrezione, avrebbero dato vita a una nuova religione.
Tale provocazione iniziò la cosiddetta “indagine sulla vita di Gesù”.
2) L’esclusione fra il Gesù storico e il Cristo della fede
Si propose di distinguere il “Gesù storico”, ricostruibile storiograficamente dalla scienza, dal
“Cristo autentico”, il salvatore predicato dalla Chiesa.
Tuttavia, non è più possibile ricostruire storicamente la vita di Gesù (per carenza di fonti
sufficienti e/o attendibili), ma questo lavoro non serve alla fede cristiana perché lo scopo dei
Vangeli è annunciarlo come Figlio di Dio. → non è necessario studiare il “Gesù della storia”
per credere al “Cristo autentico”.
TEOLOGIA

3) La continuità fra il Gesù storico e il Cristo della fede


a) se viene meno ogni connessione tra il “Cristo della fede” e il “Gesù storico”, il cristianesimo
diviene un mito astorico, ma i Vangeli dicono di raccontare una storia avvenuta in un
preciso tempo e spazio.
b) Se alla fede interessasse così poco di Gesù, perché le prime comunità produssero i Vangeli
(sarebbero state sufficienti le lettere di Paolo) considerandoli poi come vertice di tutto il
NT?
c) I Vangeli sono stati scritti da credenti dopo la Pasqua, ma non per questo sono
automaticamente falsi dal punto di vista storico → bisogna elaborare criteri che
permettono di impiegare i Vangeli nella ricostruzione storica della vita di Gesù.
4) L’ebraicità del Gesù storico → inserendo meglio Gesù nell'ebraismo del suo tempo, si può
conoscere moltissimo di lui (ciò che stava per compiere e ciò che disse).

c) LE FONTI SOTRICHE PER RICOSTRUIRE LA VITA


DI GESÙ
Sono state trovate fonti su Gesù:
 dirette → parlano esplicitamente di lui
 indirette → non parlano di lui, ma dell'ambiente in cui visse.

 FONTI DIRETTE NON CRISTIANE →L'esistenza di Gesù e documentata da fonti non cristiane:
 giudeo palestinesi: Giuseppe Flavio nel 90 D.C. → parlando di Giovanni Battista scrisse
effettivamente di Gesù, ma il suo testo è stato interpolato dai copisti cristiani.
 Romane: Tacito, il più grande storico romano → scrisse gli Annalli per descrivere gli eventi
dalla morte di Augusto a Nerone. Parlando dell'incendio del 64 spiega come Nerone desse la
colpa ai cristiani dedicando un accenno a Gesù e alla sua crocifissione.
QUINDI: C'è un certo Cristo, originario della Giudea, che veniva riconosciuto come maestro e che
operava miracoli; fu giustiziato dal procuratore Ponzio Pilato durante il Principato di Tiberio.
 FONTI DIRETTE CRISTIANE →Le fonti cristiane che raccontano la vita di Gesù possono essere
impiegate per ricostruire storiograficamente la vicenda?
PREMESSE:
 Il primo autore del NT a scrivere di Gesù è Paolo (anni 50 – 60), ma i suoi scritti si concentrano
sulla vita da credente in Gesù con pochi cenni la sua storia: Gesù è un uomo ebreo, della
stirpe di Davide, vissuto in Palestina, messo a morte per iniziativa dei Giudei, ma poi risorto
 I vangeli sono riletture della storia di Gesù a partire dalla Pasqua, scritte per poterlo
conoscere come Messia: non sono biografie, ma memorie vitali. → I Vangeli hanno pochi
riscontri sulla nascita e sulla prima parte della sua vita; molti sul ministero pubblico;
moltissimi sugli ultimi giorni/ore di vita e pochi sulla resurrezione.
 Sono l’approdo finale di un lungo iter
TEOLOGIA

d) CRITERI DI AUTENTICITÀ STORICA DEI VANGELI


I più importanti criteri di autenticità storica sono:
A. CRITERIO DELLA DISCONTINUITÀ O DISSOMIGLIANZA → Sono da ritenersi storicamente autentici i
dati evangelici non riconducibili né alle concezioni del giudaismo né al linguaggio, al pensiero dei
primi cristiani delle origini.
PERCHÉ? Perché non è realistico immaginare che giudeo cristiani abbiano attribuito a Gesù un modo
di pensare fare in contraddizione con quanto da loro ritenuto giusto e ho scontato.
ESEMPIO: La totale proibizione del divorzio è una parola di Gesù perché non la condivideva né gli
ebrei del tempo e né i cristiani che per secoli vissero il divorzio come prassi normale.

B. CRITERIO DELLA COERENZA O CONCORDANZA → Sono da ritenersi storicamente autentici i detti o le


azioni conformi all’ambiente o all’epoca di Gesù e coerenti con il suo insegnamento, la sua prassi e
la sua immagine in generale.

C. CRITERIO DELLA MOLTEPLICE ATTESTAZIONE → Sono da ritenersi storicamente autentici i dati


attestati da più tradizioni
ESEMPIO: il tema del Regno di Dio / dei cieli è un tema che si ritrova in tutti i Vangeli e in Paolo; al
contempo è espresso in differenti generi letterali.

D. CRITERIO DELL’IMBARAZZO → Sono da ritenersi storicamente autentici i dati che provocano


imbarazzo alla comunità cristiana, perché è molto improbabile che la chiesa abbia creato qualcosa
che le causasse difficoltà.
ESEMPI:
 il battesimo di Gesù: se Battista immerge Gesù, vuol dire che è più importante?
 Anche il detto che Gesù afferma di non conoscere il giorno esatto e l’ora della fine
 Il grido di Gesù in croce “Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato!”

E. CRITERIO DELLA SPIEGAZIONE NECESSARIA → è da ritenersi autentico quanto è necessario


riconoscere per comprendere altri elementi storicamente accertati.
PERCHÉ? Perché è più realistico ciò che ha la capacità di spiegare in maniera più stringente possibile
gli elementi in gioco
ESEMPIO: È il caso della spiegazione del perché Gesù fu sottoposto al supplizio capitale: c’è già un
dato di fatto (ovvero la condanna a morte di Gesù da parte delle autorità) → il compito diviene quello
di cercare gli elementi nei testi che la giustificano.
CONCLUSIONE
 Questi criteri sono tanto più convincenti, se si incontrano non isolati, ma uniti insieme.
 Questi criteri non sono tassativi: la loro assenza da sola, non fa concludere all’inaccettabilità o
all’implausibilità storica di un dato
 Applicando tutti questi criteri, si può considerare di fatto fondata l’autenticità della storia
(detti e fatti) narrata nei vangeli.
TEOLOGIA

e) CRONOLOGIA DELLA VITA DI GESÙ


Alla luce di precisi documenti storici (sia cristiani che non) e criteri storiografici, è possibile accertare
che non solo che Gesù sia realmente esistito, ma avere anche le coordinate spazio - temporali
fondamentali della sua esistenza.
NOME Yeshoua = Dio salva
SOPRANNOME Cristo = vuol dire in greco “unto” cioè Messia in
ebraico
COGNOME figlio di Giuseppe della tribù di Davide

NATO A (attuale) Israele


LUOGO Betlemme1
ANNO 4 e 6 A.C. = verso al fine del regno di Erode
GIORNO E MESE 25 dicembre? Non ci sono quindi dati storici
attendibili. 2
MADRE Myriam in ebraico.
PADRE Josef (padre putativo, ritenuto padre) o Dio? 3
CITTADINANZA romana (provincia di “serie B”) 4
RESIDENZA Nazaret (nord Palestina)
STATO CIVILE Celibe

1
BETTLEMME è l’ipotesi più accreditata: Siccome si diceva che il successore di Davide sarebbe
ripartito dalla sua città, cioè Betlemme, al tempo veniva dato un pezzo di terra a tutti i discendenti di
Davide vicino a Betlemme così che sei il figlio di qualcuno fosse stato il Messia, sarebbe potuto partire
con la sua missione da Betlemme.
Si ipotizza che la Famiglia di Gesù si fosse recata a Gerusalemme per un momento di culto al tempio e
poi, trovandosi vicino al momento del parto, Maria partorisce nell’appezzamento di terreno.
2
Il 25 dicembre secondo la riforma attuata da Giulio Cesare, cadeva il solstizio d’inverno. In realtà il
solstizio sarebbe il 21 di dicembre e veniva celebrato dai romani, mentre chi ha attribuito la data
furono i cristiani dell’africa del Nord. Probabilmente i cristiani africani del III secolo avrebbero tentato
di posizionare la data di nascita di Gesù partendo dalla data di nascita di Giovanni il Battista, cugino
secondo di Gesù. Da qui quindi fine dicembre.
3
Il ragionamento dei cristiani: se Gesù è solo un uomo, è nato come tutti gli uomini. Se non è solo un
uomo, ma è anche Dio fatto uomo, allora Giuseppe non è suo padre.
Myriam al tempo avrà avuto 13,14 anni al massimo, mentre Josef avrà avuto 17,18,19 anni. Tuttavia,
la tradizione iconografica l’ha fatto vecchio a causa della tradizione dei Vangeli apocrifi, che per
difendere la verginità di Maria, lo fanno vecchio.

4
Il vero cittadino era il cittadino della città di Roma e alcune province nobili. I cittadini di serie A, se
fossero stati messi a morte, non avrebbero potuto essere torturati e potevano appellarsi
all’imperatore. Questo spiega perché Gesù sia stato crocifisso mentre paolo decapitato.
TEOLOGIA

9 - l’annuncio del regno di dio


A)IL TEMA CHIAVE DELLA PREDICAZIONE DI GESÙ
L’argomento centrale della predicazione di Gesù era il Regno di Dio.
Lo si deduce da un insieme di fattori:
 Gli inizi dei vangeli, in particolare in MC e MT
 La parola “regno” → è tra le parole che ricorrono di più nei Vangeli (almeno quelli sinottici)
Matteo preferisce la formula “regno dei cieli” che non c’entra con il Paradiso. Rivolgendosi a
giudei cristiani, per rispetto del nome di Dio, sostituisce Dio, con il nome del luogo in cui Dio
abita.
 Criteri di autenticità storica → in particolare quello della differenza, della coerenza e
attestazione molteplice.
B) IL REGNO DI DIO NELL’AT E AL TEMPO DI GESÙ
Quindi Regno di Dio = Dio regna → Come Dio esercita la sua signoria, regalità, cioè il modo in cui
Dio è Dio.
Il regnare di Dio nella Bibbia (AT) è interpretato attraverso 4 filoni:
 DIO È RE PERCHÉ È REDENTORE E PASTORE DEL SUO POPOLO
La fede di Israele in Dio nasce dall’esperienza dell’esodo e dell’alleanza: Dio è re perché, a differenza
dei re in questo mondo, libera l’uomo e lo conduce. Egli stesso apre la strada (come un pastore).
 DIO È RE PERCHÉ È IL RE DI ISRAELE
Nei testi profetici il signore viene chiamato “Re di Giacobbe” o “re di Israele” per il legame di
appartenenza intima con il suo popolo. Nell’ottica degli ebrei non voleva dire che Dio era re solo di
Israele; non esclude gli altri popoli, non è un Dio selettivo ed escludente.
Dio è re perché ama e si lega agli uomini come la fedeltà di uno sposo che non abbandona la sua sposa.
 DIO È RE PERCHÉ È CREATORE DELL’UNIVERSO E SIGNORE DELLA STORIA
Il popolo di Israele riconosce che, nonostante anche tante situazioni negative, il mondo è creato (cioè
originato da Dio E a Lui destinato) e la storia ha una intenzionalità (mentre i re di questo mondo
pensano di essere loro i governanti, in realtà Dio continua a esercitare la sua azione sovrana a favore
dei poveri e degli oppressi).
 DIO RE PERCHÉ DIO È GIUDICE UNIVERSALE ED ESCATOLOGICO
Il signore instaurerà il suo regno quando, come giudice giusto e universale, farà scomparire il male
dalla terra → Solo Dio sa giudicare correttamente, cioè sa esprimere la valutazione migliore e
definitiva sulla storia personale di ciascuno e di tutti.

COME VENIVA IMMAGINATO E VISSUTO IL TEMA REGNO DI DIO AL


TEMPO DI GESÙ?
C’erano almeno 3 sensibilità religiose a seconda di come si pensava Dio:
 FARISEI → il regno di Dio sarebbe venuto quando Israele avesse praticato perfettamente la
legge di Dio
TEOLOGIA

 ZELOTI →il regno di Dio sarebbe manifestato nella sovranità religioso – politica di Israele,
ottenuta anche con la lotta armata e con la cacciata dei romani. Si legittimava l’uso della
violenza e delle armi
 APOCALITTICI → il regno di Dio sarebbe coinciso con la fine di questo mondo, e con la venuta
dei cieli nuovi e della terra nuova, di cui si scrutavano con cura i sogni premonitori.
Giovanni Battista la pensava così.

C) REGNO DI DIO SECONDO GESÙ


Pur non dando mai una definizione di Regno di Dio è facilmente evincibile dal suo messaggio che cosa
Gesù intendesse quando ne parlava.
 PARS DESTRUENS = Gesù inizia la sua predicazione indicando che cosa non sia il regno di Dio
secondo la sua interpretazione:
 il Regno di Dio NON è solo e soprattutto soddisfacimento dei bisogni di materiali →
Non ci si deve aspettare che Dio sia Dio in quanto capace di risolvere i bisogni primari
dell'esistenza (cibo, salute, lavoro, amore).
 il Regno di Dio NON è ricerca di potere o violenza sulla libertà degli uomini → Perché
è un rapporto di amore libero; quindi, non ci si deve aspettare Che Dio sia Dio in
quanto capace di obbligare tutti a fare del bene.
 il Regno di Dio NON è adulazione degli uomini attraverso il sensazionalismo →
Perché Dio cerca l’adesione libera dell'uomo; quindi, non ci si deve aspettare che Dio
sia Dio in quanto capace di fare miracoli per convincere la gente.
 PARS COSTRUENS = Se parlare del Regno di Dio è dire chi sia Dio (come Egli pensi e agisca) ciò
significa che Gesù aveva a cuore innanzitutto l'annuncio della SUA immagine e relazione con
Dio.
Per Gesù Dio è Dio perché è amore misericordioso, perché si avvicina a ciascun uomo e lo ama
indipendentemente dalle opere compiute.
CARATTERISTICHE REGNO DI GESÙ
Da questo approccio si possono vincere almeno tre caratteristiche/conseguenze evidenti del Regno di
Dio secondo Gesù:
 È un Regno di salvezza, perché dire capace di offrire salvezza e perdono sempre, in ogni
situazione e subito;
 è un Regno che lavora nel nascondimento e nell’umiltà perché Dio non ama i trionfalismi ma
semina con pazienza e perseveranza l'amore;
 è un Regno che è motivo di scandalo per i “religiosi” bel tempo e di sorpresa per gli stessi
peccatori, perché nessuno si aspettava un Dio che amasse così tanto i peccatori.
per questo non è facile “entrare nel Regno di Dio”, perché richiede di accogliere e vivere la vita nell’
amore con cui Dio stesso ama il mondo.

D) L’ANNUNCIO DEL REGNO DI DIO IN PARABOLE


TEOLOGIA

Gesù usava proprio le parabole per parlare del regno di Dio perché la parabola è un tipo di narrazione
che ha come obbiettivo il coinvolgimento dell’interlocutore → Lo scopo è far modificare il punto di
vista dell’ascoltatore, senza costringerlo, affinché possa elaborare un giudizio.
Il parlare in parabole nasce da un’esigenza teologica: non si può parlare del Regno di Dio senza
lasciarsi coinvolgere direttamente.

E) IL REGNO DI DIO E LA PERSONA DI GESÙ


Gesù è il regno di Dio fatto persona perché se il Regno di Dio è il modo in cui Dio agisce, Gesù è
colui che lo rende presente. Egli dice del regno ed è l’inizio del Regno di Dio

10 - le azioni e i miracoli
A) “TU VIENI E SEGUIMI”.
Incontestabile è che Gesù sia stato visto come “maestro” e abbia chiamato dei discepoli a seguirlo
nell’educazione e comprensione del suo annuncio sul Regno di Dio.
La peculiarità sta nella modalità in cui si rapportava con essi.
CARATTERISTICHE DELLA CHIAMATA DI GESÙ
Il modo di essere maestro di Gesù si differenzia totalmente dal modo in cui era impostato il rapporto
tra maestro - discepolo presso i rabbini giudaici:
 Gesù prende l’iniziativa nell’invitare i discepoli a seguirlo → l’idea è che è Dio che chiama e
cerca l'uomo;
 Non è richiesto un periodo di prova → perché secondo Gesù Dio è incontrabile subito, oggi;
 I discepoli di Gesù saranno sempre discepoli e non diventeranno maestri come avviene
solitamente → l’unico maestro è Dio.
 Il maestro Gesù era itinerante, non sedentario. → Dio si incontra nella vita e non nei libri
 Pensa al maestro come colui che serve il discepolo (a differenza del rapporto rabbinico in cui
il maestro si serviva dei discepoli nell’esercizio anche di un mestiere, visto che non si viveva
solo del rabbinato) → Dio è Dio in quanto serve l'uomo (non si serve dell’uomo).
DISCEPOLI
 Gesù non chiama i discepoli per dedicarli allo studio della Torah
 Gesù esige anche che si segua lui (mentre gli altri maestri dicevano di seguire la Bibbia e loro
aiutavano ad interpretare)
DESTINATARI
 Un messaggio per tutti. Gesù non fonda una setta.
 Un messaggio anche per le donne.
 Tra tutti i discepoli Gesù ne scelse dodici.
o Il numero 12 simboleggia le 12 tribù di Israele = i 12 sono rappresentanti del nuovo
popolo di Dio.
o Tra i 12 ci sono: un pubblicano (Matteo), uno zelota (Simone), nomi greci (Filippo e
Andrea), nomi ebrei (Pietro, Giacomo e Giovanni, Bartolomeo, Matteo, Tommaso,
Giacomo figlio di Alfeo, Giuda, Taddeo e Simone detto Pietro).
TEOLOGIA

Chiama proprio questi (gli “ultimi” della società del suo tempo) per dire che Dio sta
vicino a tutti

B) “AMICO DEI PUBBLICANI E DEI PECCATORI”.


Nota caratteristica del modo di vivere di Gesù è stato il suo amore preferenziale per tutti coloro che si
trovano ai margini della società del suo tempo. Il motivo di tale scelta non è tanto sociale, bensì
teologico: la società ebraica era strutturata come società con perno la Torah e il Tempio, per cui coloro
che non la osservavano e non lo praticavano si ritrovavano automaticamente marginati da un punto di
vista religioso, e poi anche sociale.
Gesù intende mostrare, concretamente, che Dio è davvero vicino e accessibile a ogni uomo, sempre
AMORE PREFERENZIALE AGLI EMARGINATI
 I MALATI E GLI INDEMONIATI: I malati (specie i lebbrosi) sono socialmente discriminati perché la
mentalità ebraica associava la malattia con il peccato.
 I PECCATORI E PUBBLICANI: Sono colore che esercitano una professione che inevitabilmente li porta
a peccare o la cui condotta li porta ad essere lontani da Dio.
 I “PICCOLI” O I SEMPLICI: Coloro a cui manca un’istruzione religiosa, la gente incolta e allo stesso
tempo poco devota. Secondo la mentalità ebraica se tu non fossi stato capace di leggere, non avresti
avuto un buon accesso a Dio che era la lettura, la buona conoscenza della Bibbia. Gesù dice che
l’incontro con Dio non avviene attraverso la lettura di un testo, ma vivendo come lui.
 I BAMBINI: Per l’ebreo il bambino è inferiore perché non possiede il più essenziale di tutti i beni: la
conoscenza della Torah. Gesù ribalta tutto: dice che se bisogna tornare alla semplicità e disponibilità
dei bambini per entrare nel Regno dei cieli.
 DONNE: Sono separate dagli uomini per la loro inferiorità religiosa nel tempio e nella sinagoga: il
parto e i cicli mestruali le mettono regolarmente in una condizione di impurità, e dunque ai margini
della legge.
 PAGANI: = gente non ebrea. Gesù elogiava i pagani (che ha incontrato) come esempi e prototipi
dell’incontro con Dio.
LE CARATTERISTICHE DELLE AZIONI DI ACCOGLIENZA/ PERDONO
Gesù apre a tutti le porte del regno di Dio senza alcuna discriminazione socio – religiosa.
Il perdono annunciato da Gesù non sono solo parole: è davvero presente
Il perdono è incondizionato: la condizione del perdono non era il cambiamento di vita, ma la
misericordia di Dio.

C) I SEGNI DELLA PRESENZA DEL REGNO


Uno degli aspetti più sorprendenti della figura e opera di Gesù è la sua azione taumaturgica =
capacità di guarire. Gesù avrebbe compiuto:
 Liberazioni dal maligno (esorcismi)
 Guarigioni → restituiscono la salute fisica.
 rianimazioni/risuscitamenti → Gesù che ridà la vita a qualcuno
 miracoli sulla natura
 epifanie → Azioni in cui Gesù si mostra in modo insolito: battesimo e trasfigurazione
ATTENDIBILITÀ STORICA
Si possono applicare criteri di attendibilità storica:
 molteplice attestazione
TEOLOGIA

 dissomiglianza rispetto al modo con cui tali azioni venivano narrate nell’antichità
 coerenza fra l'annuncio del Regno di Dio e l'attività esorcista e taumaturgica di Gesù
 spiegazione necessaria
 non c'era da parte dei contemporanei contestazione del fatto di tale attività, bensì dell’origine
e dell’autorità con cui Gesù operava.
COSA INTENDERE CON MIRACOLI
a) CONCEZIONE MODERNA → MIRACOLO = fatto che si sottrae alle leggi della natura. Realtà
non spiegabile scientificamente.
b) CONCEZIONE BIBLICA
 AT → La Bibbia parla di SEGNI → Sono quindi esperienze storiche di salvezza e di guarigione
nonché esperienze delle forze della natura (arcobaleno, stelle) che vengono concepite come
messe in moto da Dio. Non necessariamente vanno contro le leggi naturali
 NT → Le azioni taumaturgiche di Gesù vengono denominate SEMEION = segno → indica un
segno che rimanda ad una dimensione profonda
IN SINTESI → Secondo la cultura biblica si può chiamare miracolo un dato di fatto sorprendente che
è un segno di Dio.
SENSO DEI MIRACOLI OPERATI DA GESÙ
Intendendo Gesù come l’ermeneuta delle proprie azioni (cioè parlare dei miracoli di Gesù secondo
l'interpretazione che gliene offre) si può dire:
 Non sempre i miracoli vengono da Dio, dalla sua autorità → Secondo Gesù anche gli operatori
di iniquità (cattivi) possono fare prodigi. Vanno interpretati e ne va ricercato all'origine.
 Gesù rifiuta di fornire segni eclatanti per soddisfare curiosità.
 Senza la fede nel Regno il miracolo non ha luogo → perché secondo Gesù il miracolo vale in
quanto segno che rimanda ad altro; per questo i miracoli non servono per credere (nel senso
obbligano) e non avvengono senza fede perché soltanto essa ha la capacità di interpretarli
correttamente.
 I miracoli sono segni visibili, fisici, ma per indicare qualcosa di più profondo.
 I miracoli sono segni anticipatori della salvezza totale
 I miracoli sono segni rivelatori della persona di Gesù che è il vero “segno” di Dio
Lo scopo del miracolo, dunque, è aiutare a passare dai segni esterni (miracoli) al segno della persona
(Gesù) che a sua volta è il Segno della presenza sanate e liberante di Dio.

11 - la passione e la morte
A) L’ENIGMA GESÙ
I contemporanei di Gesù dubitavano fosse il Messia.
I primi a prendere le distanze di Gesù furono i rappresentanti ufficiali dell’ebraismo del tempo, le
autorità religiose → accusato di ingannare la gente: egli si faceva uguale a Dio chiamando Dio suo
padre = Per la Torah il profeta che si pone al posto di Dio deve essere messo a morte.
I dubbi nacquero anche fra i suoi discepoli più stretti che faticano a comprendere Gesù.
TEOLOGIA

Quando egli ritiene di aver detto e fatto tutto ciò che era necessario, decide di andare a lanciare la sfida
finale all’ebraismo, recandosi a Gerusalemme in occasione delle feste di Pasqua, per proclamare il suo
messaggio → era consapevole che lo avrebbero catturato.
B) TRE AZIONI SIMBOLICHE
Gesù, arrivando a Gerusalemme nell’ultima Pasqua della sua vita, compie alcune azioni simboliche per
mostrare come il destino di morte sia coerente con l’annuncio del Regno di Dio.
1) L’INGRESSO A GERUSALEMME A DORSO DI UN ASINA → segno di umiltà di Dio, il cui “lavoro”
specifico è quello di portare i pesi al posto degli altri.
2) LA PROTESTA AL TEMPIO → Gesù si dirige al tempio di Gerusalemme e nell’entrare rovescia le sedie
dei venditori di animali (erano il sacrificio al tempio) e i tavoli dei cambiavalute (per acquistare gli
animali bisognava cambiare la moneta corrente romana – che ritraeva l’effige dell’imperatore che era
ritenuto un Dio - con la moneta del Tempio o con materia prima; per un ebreo non farlo sarebbe
stato irreligioso).
Gli ebrei sanno che il culto con il sacrificio di animali è transitorio e il Messia avrebbe spazzato via
questa modalità.
SIGNIFICATO → Gesù, infatti, si propone come colui che “distruggerà il tempio” quindi si propone
come il Messia definitivo inviato da Dio. Gli ebrei presenti chiedono un ulteriore prova e lui afferma
che se distruggeranno il Tempio lui lo ricostruirà in 3 giorni → parlava di se stesso perché la sua carne
è il vero Tempio.
Mentre le altre grandi religioni hanno dei luoghi dove se ci preghi sei più vicino a Dio, il Cristianesimo
è l’unica religione dove non c’è un luogo fisico, ma uno spazio esistenziale personale: basta pregare
attraverso Gesù, seguendo lui, per accedere a Dio.
Le autorità religiose ebraiche sono ormai apertamente ostili a Gesù sia per motivi religiosi (afferma di
essere il messia) che politici (preoccupazione che l'entusiasmo popolare intorno a lui possa esplodere
in una sommossa contro il potere romano e le autorità religiose avevano il compito di preservare
l'ordine).
3) LA CENA DELL’ADDIO → Durante la cena a Gerusalemme con i suoi discepoli anticipa ed esplicita, nel
gesto dello spezzare il pane e far passare il calice, il senso della sua morte in relazione al regno di Dio
→ egli dà la propria vita per gli uomini: infatti, come lo spezzare il pane e versare il vino non è la fine,
ma il fine del pane del vino (che sono fatti per essere mangiati), così il morire di Gesù non è la fine,
ma il fine del Regno di Dio → la sua vita è fatta per essere donata, non trattenuta → Dio regna (è Dio)
dandosi all'uomo per amore fino alla fine.

C) L’ESPERIENZA DI GETZÈMANI
Attraverso le tre azioni simboliche Gesù esprime la sua consapevolezza di essere “dalla parte di Dio”:
Dio non l'avrebbe lasciato solo, sarebbe intervenuto, ma non sapeva come.
Dopo la cena d'addio, egli con tre discepoli si reca in un podere chiamato il Getzèmani (frantoio in
aramaico) perché sente il bisogno di pregare → non esprime un'accettazione passiva al volere di Dio,
bensì richiede se sia possibile evitare la passione per rendere presente il regno di Dio, ma se non è così,
egli è pronto, aderendo al volere di Dio.
In seguito, arriva Giuda iscariota, uno dei 12, che tradendolo, lo consegna alle autorità religiose
ebraiche.
PERCHÉ?
TEOLOGIA

- FALSA → Secondo 2 vangeli perché era un ladro e voleva il denaro della taglia su Gesù. In
realtà ricevuto il denaro lo gettò nella cassa del Tempio, a favore dei poveri del culto al
Tempio e successivamente si suicidò.
- IPOTESI PIÙ ACCREDITATA → non comprendendo più il suo maestro e volendosi assicurare se
fosse davvero il Messia e se il suo annuncio del Regno di Dio fosse vero, si rivolse al SINETRIO
(sommo tribunale ebraico) per verificare ciò, ma in realtà fu usato. Quando comprese che
volevano condannare a morte Gesù, egli si tolse la vita perché aveva tradito il Messia e
pensava di non poter essere perdonato (non aveva compreso il Regno di Dio dove Dio è un
padre che perdona sempre e non giudice).

D) I DUE PROCESSI
È accertato che Gesù abbia subito due processi, uno religioso e uno politico.
 PROCESSO RELIGIOSO EBRAICO → Gesù subisce un processo religioso da parte delle autorità
religiose ebraiche in due fasi:
a. Subito dopo l'arresto, viene condotto nella casa del sommo sacerdote del tempio, dove avviene
un primo interrogatorio informale notturno.
b. l'indomani avviene l'istruttoria vera e propria davanti al sinedrio dove sotto accusa la sua
predicazione e la sua persona.
motivo religioso della condanna: condanna per bestemmia → voler sovvertire l'ordine religioso
costituito pensando sia il Messia o addirittura mettendosi al posto di Dio.

 PROCESSO POLITICO ROMANO → volendo però arrivare alla condanna a morte, il Sinedrio doveva
ricorrere all'autorità romana perché non aveva il potere di uccidere.
Gesù fu portato da Ponzio Pilato, prefetto della Giudea che viene convinto dalle autorità religiose della
pericolosità di Gesù come rivoluzionario politico, trasformando in chiave politica il suo messaggio:
Gesù parla del Regno di Dio perché vuole farsi re (re dei Giudei), dunque, vuole mettere in pericolo la
regalità dell’imperatore romano.
motivo politica della condanna = re dei Giudei
Il procuratore romano era solito far scegliere alla folla un prigioniero politico da rilasciare a condizione
che durante la Pasqua non ci fossero sommosse: la folla scelse di liberare Barabba, uno che durante un
tumulto aveva fatto un omicidio, e mettere a morte Gesù. Pilato ritiene che Gesù sia un ebreo che in
nome della religione fa sommosse, è un pericolo sociale che aizza in nome di Dio contro i romani,
come era stato Barabba.
QUANTI COLPI GESÙ HA RICEVUTO DURANTE LA FLAGELLAZIONE?
La flagellazione ebraica prevedeva un numero preciso: 40 frustate (meno una) inflitte ai criminali; si
usava un flagello di tre funicelle in modo che ogni colpo che si tirava venisse contato per tre frustate
così 13 colpi facevano 39. nel caso di Gesù non viene specificato il numero e, poiché egli è stato
frustato dai romani, e non dai giudei, non si può sapere con precisione quante sferzate abbia ricevuto.
E) LA CROCIFISSIONE
Gesù viene condannato a morte attraverso la crocifissione, pena solitamente inflitta solo gli schiavi e
agli stranieri. L'impiego della crocifissione aveva anche una finalità di dissuasione nei confronti di
chiunque altro avesse voluto commettere lo stesso diritto del condannato. Inoltre, questa modalità di
esecuzione della pena capitale era ancora più grave grazie al fatto che veniva spesso accompagnata
dalla privazione della sepoltura: il crocifisso serviva da cibo alle bestie selvatiche e gli uccelli da
preda.
TEOLOGIA

Il condannato non portava tutta la croce, ma solo il braccio orizzontale (patibulum). Il braccio verticale
normalmente era già infisso a terra.
Gesù fu crocifisso nudo alle nove del mattino e morì probabilmente per collasso (si era rotto il cuore),
dopo aver gridato.
F) LA SEPOLTURA
Se la regola romana prevedeva di lasciare che i crocifissi, una volta morti, rimanessero appesi al
patibolo, per una serie di motivi quel tardo pomeriggio si aveva fretta di staccare i cadaveri perché era
la “vigilia del sabato”.
Il cadavere di Gesù, dunque, venne staccato dalla croce e sepolto la sera stessa dell’esecuzione da un
membro del Sinedrio.
TEOLOGIA

12 – la risurrezione
A) ALL’ORIGINE DEL CRISTIANESIMO
I discepoli leggono la morte di Gesù come un abbandono da parte di Dio.
La risurrezione è l'evento decisivo per la nascita del cristianesimo → Il Cristianesimo non sarebbe
mai nato se Gesù non fosse risorto, perché ha avuto origine dall' annuncio che Dio ha risuscitato Gesù
dalla morte. Senza la risurrezione tutto nel cristianesimo diventa vano:
 per molti, come per quasi tutti gli ebrei, la morte di Gesù continuerebbe a gettare un'ombra di
sospetto sulla persona/messaggio;
 avremmo pochissimi documenti su Gesù, perché tutto il NT parte, infatti dalla convinzione che Gesù
è risorto dalla morte;
 se Gesù non fosse risorto, egli sarebbe solo un uomo in più assassinato dall’ingiustizia umana.
Secondo il cristianesimo non si può separare il messaggio di Gesù dalla sua persona perché il
Cristianesimo si basa tutto sul messaggio “Gesù è veramente risorto” da cui poi derivano tutti gli altri.
B) LE NEGAZIONI DELLA RISURREZIONE DI GESÙ
Il NT afferma che nessuno era presente nel momento in cui Gesù sia risorto.
Il grande periodo delle negazioni della risurrezione di Cristo ebbe inizio nel secolo XVIII e continua
anche oggi: per eliminare dalla storia la risurrezione di Cristo vennero proposte numerose teorie.
 LA TEORIA DELLA FRODE DELL'INGANNO → l'annuncio della risurrezione è una falsificazione ad
opera le discepoli che avrebbero rubato il cadavere di Gesù per poi diffondere la falsa notizia della
sua risurrezione.
 LA TEORIA DELLA SOTTRAZIONE → i discepoli non trovarono più nel sepolcro il cadavere di Gesù e la
scomparsa del cadavere avrebbe fatto sorgere in loro l'idea della risurrezione.
 LA TEORIA DELLA MORTE APPARENTE → Gesù non era morto quando venne rinchiuso nel sepolcro.
 LA TEORIA DELL’EVOLUZIONE → i discepoli dopo la morte di Gesù si sarebbero a poco a poco ripresi
dallo shock, avrebbero riscoperto la validità del suo messaggio in un clima di entusiasmo religioso,
giungendo ad affermare la risurrezione del maestro in base alle promesse dell'AT e sotto l'influsso di
altre religioni, in particolare di quelle misteriche con le loro credenze negli dei che muoiono e
risorgono.
 LA TEORIA DELLE VISIONI → la risurrezione di Gesù sarebbe il frutto di visioni indotte o da sostanze
oppiacee o da un clima di delirio religioso.
Secondo i cristiani la risurrezione potrebbe essere un avvenimento reale, ma non “storico” se con
storico si intende spazio - temporalmente determinato.
C) IL LINGUAGGIO DEL NUOVO TESTAMENTO
Il NT usa 2 tipi di linguaggio per esprimere l'avvenimento della risurrezione di Gesù:
1) il linguaggio della “RISURREZIONE”
2) il linguaggio dell’”ESALTAZIONE” o “GLORIFICAZIONE”
1) Il vocabolo “risurrezione” in greco non esiste, ma si usano 2 verbi:
 ANISTEMI → (ri)mettere in piedi, far (ri)alzare
 EGEIRO → (ri)svegliare, (ri)alzare
Si tratta di un tipo di discorso metaforico
TEOLOGIA

2) linguaggio dell’ESALTAZIONE è più profondo → lo schema non è più temporale, ma spaziale:


dal basso all'alto, dalla condizione di umiliazione - abbassamento a quella di esaltazione -
glorificazione alla destra di Dio.
! Questi linguaggi del NT sono oggi ritenuti un motivo di credibilità: i discepoli non avrebbero potuto
inventarli perché non ebbero nel tempo, nella cultura per giungere a una tale elaborazione e lo
narrarono parlando semplicemente.

D) LE NARRAZIONI EVANGELICHE
Solo i vangeli provano a narrarci gli eventi (gli altri scritti non narrano la storia di Gesù, ma fanno una
riflessione su cosa significhi vivere la vita alla luce dell’esperienze di Gesù).
1. I RACCONTI SULLA SCOPERTA DEL SEPOLCRO VUOTO → tutti i Vangeli parlano dell’esperienza avuto
ad alcune donne presso il sepolcro di Gesù. dal confronto tra i Vangeli si notano differenze sui
particolari e convergenza sull’essenziale:
 DIFFERENZE
 MC e LC ricordano tre DONNE, MT 2, GV 1
 Diverso è il MOTIVO della visita al sepolcro: per MC e LC viale intenzione di ungere il
cadavere, per MT vi è il desiderio di fare visita la tomba
 per MC le donne non RACCONTANO nessuno quanto hanno visto, mentre, per MT, esse
corrono a dare l'annuncio ai discepoli
 MT e MC parlano di 1 ANGELO, LC e GV di 2

 CONVERGENZE → dato storico certo: la tomba è stata trovata vuota


1) il sepolcro vuoto è un fatto che non viene negato neppure dalle autorità giudaiche (che lo
interpretano in altro modo = i discepoli lo hanno trafugato)
2) i primi testimoni sono le donne (al tempo l’opinione di un uomo valeva di più)
3) vi è un'indicazione temporale precisa di quando il sepolcro stato scoperto vuoto
4) il ritrovamento del sepolcro vuoto non è per i suoi discepoli una prova della risurrezione (le
donne non hanno pensato alla risurrezione, ma che il corpo fosse stato rubato).

2. I RACCONTI DELLE APPARIZIONI → il fatto del sepolcro vuoto non è una prova della risurrezione.
L'esperienza decisiva fu piuttosto l’aver incontrato Gesù vivo.
 DIVERGENZE: è difficile determinare il NUMERO delle apparizioni; sui LUOGHI delle apparizioni
abbiamo due tradizioni: la tradizione della Galilea (MC, MT) e quella di Gerusalemme (LC). GV
tutte e due.
 CONVERGENZE:
 Le diverse narrazioni concordo nell’affermare che Gesù dopo la morte è apparso ad alcuni
discepoli, ha mostrato di essere ancora vivo ed è stato annunciato come risorto dai morti.
 Tutte le apparizioni di Gesù hanno 4 tappe comuni:
 Gesù prende l'iniziativa di manifestarsi (non “è stato visto”);
 I discepoli, vincendo le esitazioni, riconoscono Gesù come vivo (non è uno spirito);
 Le apparizioni di Cristo avviano la testimonianza e la missione;
 Le apparizioni del risorto promettono l’assistenza permanente dello spirito di Cristo.
RAGIONI PER CUI GESÙ SE NE VA
TEOLOGIA

1) Se Gesù si fosse fatto continuamente vedere, i discepoli non si sarebbero dati da fare ad andare a
raccontarlo in giro.
2) Gesù si accorge che dopo le prime esitazioni i discepoli cominciano a volerlo toccare. Quindi Gesù
se ne va affinché le persone possano andare in profondità sulla propria persona.

13 - il significato della morte e della resurrezione


IL REGNO DI DIO E LA MORTE DI GESÙ
A) L'INTERPRETAZIONE DELLA MORTE DI GESÙ
 L'interpretazione degli ebrei del tempo → la morte di Gesù in croce era segno del suo fallimento in
quanto Messia: Dio non l’ha salvato quindi era un falso profeta.
 L’interpretazione dei suoi discepoli → oltre a interpretare la morte in croce di Gesù come un
fallimento della pretesa di Gesù di parlare in nome di Dio, i suoi discepoli la sperimentano anche
come una sconfitta esistenziale: hanno seguito un maestro che si è rivelato non essere il messia;
 L'interpretazione di Gesù → egli vede la sua morte come il fine del Regno di Dio. Dinnanzi alla morte
Gesù non abbandona Dio e neanche i suoi discepoli.
PERCHÉ GESÙ INTERPRETA COSÌ LA SUA MORTE?
Gesù è convinto del suo annuncio del Regno di Dio → secondo Gesù Dio e Dio perché ama sempre
incondizionatamente gli uomini anche quando essi non ricambiano. È certo dell’assoluta dedizione
di Dio nei confronti dell’uomo.
Siccome tutto quello che Gesù fa lo fa per far vedere come Dio agisce, Gesù sceglie di vivere la
condanna a morte come occasione per far vedere fin dove arriva l'amore di Dio (ti vuole bene anche se
lo uccidi), il quale piuttosto che rispondere con violenza alla violenza degli uomini, si lascia fare
violenza.
B) LA “CONSEGNA”
Per riuscire a dire tutta la complessa profondità dell'esito della morte di Gesù, la tradizione
neotestamentaria utilizza l'espressione consegnare.
Il verbo “consegnare” ha 2 significati → consegna come tradimento. Ma Gesù non è passivo, perché
egli stesso si consegna, nel senso che dà la sua vita per la vita degli uomini.
Dio per Gesù e “dedizione incondizionata”, Dio è colui che ama infinitamente l'uomo. → questo è il
cuore del suo annuncio e della vita di Gesù.
Secondo Gesù la vita di Dio e degli uomini è vita quando viene vissuta per un amore sino alla fine,
quando è pro – esistenza (a favore degli altri, per gli altri e non contro).

C) IL SIGNIFICATO DELLA MORTE DI GESÙ PER GLI UOMINI


Perché il morire in croce di Gesù e per, a favore degli uomini?
 SACRIFICIO → azione con cui l'uomo offre qualcosa/qualcuno a Dio per ottenere l'accesso (o la
riammissione) allo spazio del divino.
TEOLOGIA

Il popolo ebreo distingue diversi tipi di sacrifici:


 olocausto = sacrificio di animali.
 oblazione = cioè l'offerta di prodotti vegetali, accompagnata sempre da quella dell’olio, del vino
dell’incenso.
 Sacrificio di comunione = parte della vittima era offerta sull’altare, parte veniva mangiata in
segno di comunione con Dio e tra i contraenti dell'alleanza.
 sacrificio di espiazione = per la purificazione del peccato, nel quale era data grande importanza
il sangue della vittima che veniva offerto per ottenere il perdono dei peccati commessi. Il
popolo veniva spruzzato con il sangue perché in questo modo veniva purificato dai suoi peccati,
in quanto si riavvicinava Dio attraverso il sangue, simbolo della vita.
Quando il NT parla della morte di Gesù come sacrificio per i nostri peccati afferma che Dio non è
tanto colui a cui si sacrifica, bensì il soggetto del sacrificio, perché è il Figlio che dà la sua vita sulla
croce.
 REDENZIONE = riacquistare, quindi riscattare. Corrisponde alla figura biblica del GO’ EL, il redentore,
che nell’AT era il parente che operava il riscatto o di una proprietà di famiglia alienata o di un parente
ridotto in schiavitù. → Gesù è chiamato il redentore perché avrebbe pagato lui, al posto degli altri.
 RISCATTO = significa pagare al posto di un altro; Gesù avrebbe quindi dato se stesso come prezzo per
liberare l'uomo.
 SODDISFAZIONE VICARIA = Il termine deriva dal latino “fare abbastanza”, “fare a sufficienza”. È la
tesi di Sant’Anselmo:
o il peccato dell'uomo introduce una rottura nei confronti di Dio, di se stessi e degli altri. C’è
quindi una rottura dell’ordine.
o l'uomo non avrebbe mai potuto da solo ripagare il debito per il peccato commesso, perché
l'offesa fatta a Dio, soltanto da Dio stesso può essere sanata;
o occorreva, però, qualcuno che fosse allo stesso tempo di natura divina (per colmare l’offesa) e
di natura umana (affinchè l’uomo fosse protagonista della riparazione).
Dio si è fatto uomo perché solo un Uomo - Dio può salvare dal peccato.
SOSTITUZIONE PENALE = Gesù non muore per l'uomo, ma al suo posto, nel senso che a Gesù sono
imputati peccati degli uomini. I peccati umani, cioè, non sono realmente tolti, bensì la salvezza di
Gesù “copre” i nostri peccati anche se gli uomini rimangono peccatori.
LIBERAZIONE = la teologia della liberazione ha riproposto la redenzione ma non come fatto
individuale, ma come qualcosa di globale, che incide quindi con i suoi effetti salvifici sulle strutture
mondane corrotte.

D) LA RISURREZIONE DI GESÙ COME CONFERMA I


PARTECIPAZIONE AL REGNARE STESSO DI DIO
Gesù si rivela essere la presenza del modo di dire e di fare di Dio stesso → Gesù, quindi viene
chiamato “signore” che sarebbe il nome proprio di Dio.
Gesù non è solo l'annunciatore del Regno di Dio, ma con la sua resurrezione è chiaro che il regno di
Dio è Gesù stesso perché Dio ha dimostrato di identificarsi in tutto e per tutto con le parole di Gesù.
TEOLOGIA

E) LA RISURREZIONE DI GESÙ COME PRIMIZIA DEL


COMPIMENTO FINALE E FONDAMENTO DELLA SPERANZA
Secondo il NT ciò che è avvenuto in Cristo Risorto è un segno anticipatore: il NT intravede nella
risurrezione di Gesù il senso del “paradiso” ed è il compimento finale di Dio sul mondo.
Se è vero che neanche la morte, il peccato ferma l’amore di Dio, c’è un motivo per camminare in
questa vita con fiducia e con speranza.

14 – il comandamento dell’amore, i titoli cristologici e il


nome cristiano di dio
a) IL COMANDAMENTO DELL’AMORE
Il cristianesimo ha sempre indicato nel comandamento dell'amore (agape) la sintesi del messaggio di
Gesù; egli afferma che l’amore a Dio, l'amore al prossimo e l'amore a se stessi sono correlati.
La correlazione tra amore e dio... si trova anche nelle dieci parole (erroneamente 10
comandamenti):
 DIO → prime 3 parole
 ALTRI → dalla 4 all’8 parola
 SE STESSI → 9 – 10

La novità del comandamento dell’amore è la modalità in cui Gesù articola questi valori:
 Gesù dice come si deve amare → il canone e la misura dell'amore è il suo modo di amare, cioè
il dare la vita.
 Si può amare perché si è amati → prima qualcuno ci ama, e poi noi amiamo
 L'amore è un comandamento nel senso che è la “legge della vita” = l'origine e il compimento
della realtà è amore.
Nel NT ci sono passaggi dove Gesù raccomanda di odiare il padre, la madre, la moglie … e infine se
stessi = secondo Gesù ogni amore può diventare un idolo, per cui ci si attacca ad una relazione
d’amore con possesso (per cui se hai il possesso hai la felicità o il contrario) e ciò è il principio della
distruzione della vita e bisogna distaccarsi. → Gesù dice che amare è importante, ma anche pericoloso,
quindi ci vuole un ordine degli amori: per questo l’amore a Dio deve essere primo.

B) I TITOLI CRISTOLOGICI
TITOLI CRISTOLOGICI = nomi sintetici per indicare l'identità di Gesù
I titoli cristologici del NT si possono distinguere in 3 grandi gruppi:
 I TITOLI DEI CONTEMPORANEI
- profeta → Gesù è un inviato che parla a nome di dio e manifesta la sua volontà;
- figlio di David – Messia/Cristo → perché la tradizione dell’AT pensa al Messia, cioè
l'inviato definitivo di Dio, come erede del re Davide.
TEOLOGIA

 IL TITOLO USATO DA GESÙ STESSO → Figlio dell’uomo = espressione che ha una duplice valenza:
indica uomo, ma anche uno simile all’uomo. Gesù, pur assomigliando “solo ad un uomo”, ha la gloria
e il potere di Dio. Gesù non si autodefinisce Messia siccome nell’ambiente in cui viveva aveva
un’accezione con cui lui non voleva identificarsi.
 I TITOLI DEI DISCEPOLI DOPO LA RESURREZIONE DI GESÙ
-Figlio/figlio di Dio → Gesù chiamava Dio Abbà (padre) e quindi si autointerpretava come figlio.
-Signore → è la traduzione in greco del nome proprio di Dio, Yhwh. Chiamare quindi Gesù signore
significa riconoscerlo appartenente alla stessa gloria e maestà di Dio.
Se la teologia è una riflessione critico - sistematica sull’esperienza, i vangeli sono un tentativo di prima
teologia.
C) DIO È PADRE, FIGLIO E SPIRITO SANTO
GESÙ È IL PADRE → Padre è l’appellativo privilegiato con cui Gesù si rivolge a Dio; in realtà Gesù
chiamava Dio suo padre, Abbà (papà, babbo) che esprimeva un’intimità sconosciuta alla religiosità
ebraica.
GESÙ E LO SPIRITO → Gesù nei vangeli viene indicato l’uomo dello spirito: nel senso che è
accompagnato, abitato dallo spirito di Dio. Gesù riceve lo spirito di Dio e dopo la risurrezione è lui
che dona lo spirito.

LE PRIME FORMULE TRINITARIE


Il problema teologico per eccellenza era come identificare la relazione che Gesù intrattiene con Dio.
TRINITÀ è il modo linguistico sintetico per cercare di correlare le identità e relazioni di Gesù, Padre
e spirito. Il termine non c’è scritto nel NT ma è frutto della teologia dei primi secoli.
Due fattori hanno portato alla riflessione "trinitaria”:
1. I forti contrasti tra i cristiani: Gesù è Dio? ma allora ci sono due o tre dei?
2. L’incontro con l’ellenismo (cultura greca) che ha permesso al cristianesimo di esprimere al meglio
l’identità di Dio;
LA RELAZIONE TRA GESÙ E DIO
1) Nel II secolo:
 DOCEITISTI: Gesù sembrava un uomo, ma in realtà è Dio.
 EBINITI: Gesù appare come Dio, ma non lo è; è un uomo.
2) Nel III secolo:
 MODALISMO: c’è un unico Dio che appare in diversi modi: a volte come Padre, a volte come Figlio
e a volte come Padre. Gesù è un modo secondo cui Dio si è fatto vedere.
 ADOZIONISMO: Gesù non è Dio, ma è stato adottato come figlio da Dio e lo è divenuto quando il
padre lo ha colmato con il suo spirito
 ARIANESIMO: Gesù non è semplicemente un uomo adottato da Dio, ma il figlio creato dal Padre
prima della creazione del mondo con un ruolo di mediatore.
3) CONCILIO DI NICEA (325) → non d’accordo perché Gesù è Dio come il padre. Si dice che Gesù è della
stessa sostanza del Padre.
TEOLOGIA

Si afferma la resistenza di Gesù e la sua uguaglianza col padre quindi Dio si è fatto uomo, vivendo e
morendo, ma risorto ritorna i pieni poteri della divinità che aveva prima di farsi uomo.

LA RELAZIONE TRA LO SPIRITO E DIO


CONCILIO DI COSTANTINOPOLI (381) → cattolici ortodossi riconoscono che è vero che il
Padre è il primo principio; e vero che nella storia della salvezza e Gesù/Figlio che ha donato lo spirito
ed è vero che lo spirito e la relazione d'amore tra Padre e il Figlio.

LA RELAZIONE TRA UMANITÀ E DIVINITÀ DI GESÙ


Due sono le scuole di pensiero più importanti del V secolo:
- la scuola antiochena: accentua la distinzione del divino e dell'umano di Gesù
- la scuola alessandrina: accentua l'unità del divino dell'umano in Gesù Cristo (Gesù è uno)
CONCILIO DI CALCEDONIA (451) → Gesù è un’unica persona (ipostasi) divina in due nature:
natura umana e divina.
TEOLOGIA

15 – la rivelazione di dio
A) RIVELAZIONE
Nel linguaggio comune il termine “rivelazione” ha più significati: una scoperta sensazionale; ciò che
appare all'improvviso; la divulgazione di un segreto; l’intuizione del senso dell’esistenza

B) RIVELAZIONE NELLA SCRITTURA


RIVELAZIONE = movimento di Dio verso l’uomo
 AT → il vocabolo “rivelazione” al tempo indicava determinate tecniche impiegate per cercare di
scoprire i segreti degli dèi. E siccome è Dio che ha deciso di parlare agli uomini l’AT non lo utilizza.
Dio parla è il modo in cui viene espressa la volontà di Dio di entrare in relazione con l'uomo che
quindi ascolta.

 NT → il punto di partenza è la convinzione che Dio ha parlato agli uomini per mezzo di suo figlio. In
Gesù la parola di Dio diventa persona.
 Paolo → usa il termine mistero = Riunificazione di tutte le cose in Gesù: tutte le ricchezze di
Dio sono state rese presenti nell’incarnazione, passione, morte, risurrezione e ascensione al
cielo di Gesù
 Sinottici → non si preoccupano di trovare un vocabolo, ma descrivono
 Giovanni → usa termini del linguaggio della cultura greca: Gesù è la Vita, la Parola (logos),
la Luce, la Verità e la Gloria (possibilità di vedere il peso dell’amore) di Dio fatta carne
umana. Egli è il rivelatore massimo di Dio.

C) RIVELAZIONE COME CONCETTO TEOLOGICO


Rivelazione è divenuto in teologia il vocabolo chiave per indicare l'agire di Dio, il movimento di
apertura dello spirito nei confronti del mondo, grazie all’idealismo.
 L'OGGETTO della rivelazione → è Dio stesso e il mistero della sua volontà = Dio rivela sé
stesso;
 lo SCOPO → che l'uomo possa vivere una comunione di vita con Dio;
 L'ORIGINE → è la bontà e sapienza di Dio; la rivelazione è un dono del tutto libero e gratuito
da parte di Dio;
 la MODALITÀ → incontro di amicizia grazie alla vicinanza e intimità che Dio desidera vivere
con l'uomo;
 la FORMA → la rivelazione si realizza mediante eventi e parole = Dio parla si rivela attraverso
eventi storici e prepara gli uomini all’incontro.
 il MEDIATORE per eccellenza e la pienezza della rivelazione è Gesù → egli è
contemporaneamente il rivelatore e la rivelazione; è la parola ultima di Dio.

La rivelazione è una storia che culmina in Gesù: Dio ha cercato fin dall'inizio dell'esistenza dell'uomo
sulla terra un dialogo con lui e siccome questo doveva avvenire nello spazio – tempo, Dio ha chiamato
un singolo uomo (Abramo) e in seguito un singolo popolo (Israele) per arrivare poi a tutto il genere
umano. Gesù non è solo compimento della rivelazione, ma anche la prova che la conferma. Se la
rivelazione di Gesù è definitiva e conclusa (Dio in Gesù ha detto e dato tutto se stesso) non ci sarà
un'altra rivelazione pubblica. Qualora ci fossero nuove “rivelazioni” (Maria, santi) non potranno
aggiungere nulla, dal punto di vista qualitativo, a quanto rivelato in Gesù.
TEOLOGIA

16 – le grandi coordinate: la fede


La rivelazione è il movimento di Dio verso l’uomo, la fede è il movimento di risposta dell’uomo nei
confronti di Dio.
A)INTRODUZIONE. CREDERE, UN VERBO DAI MOLTI
SIGNIFICATI
La parola fede e il verbo credere, nell’esperienza umana e delle lingue ha una svariata gamma di
aspetti che rischia di rendere il termine equivoco.
Il verbo credere è usato nei seguenti modi:
 Credo che… = penso che (ma non sono sicuro);
 Credo a… (qualcuno) = mi fido di qualcuno e perciò accetto quanto mi dice perché ne sa più di
me;
 Ci crede a quello che fa = è sicuro non solo della verità di un’affermazione, ma quella verità è la
‘sua’ verità.
Il cristianesimo ha faticato nel trovare cosa sia la fede e il credere. Infatti, circolano ancora delle
espressioni eretiche, come ‘fidarci ciecamente’ che viene considerata superstizione
(fondamentalismo cattolico) nel cristianesimo, poiché se non c’è ragione non c’è neanche fede.
Ma cosa significa credere?
Radici semantiche: il linguista Benveniste ha dimostrato che il termine sanscrito ‘srad-dha’ significa
‘atto di fiducia’ (in un Dio) che implica sempre una restituzione (sotto forma di favore divino
accordato al fedele). Il termine è quindi nato per indicare un atto di fiducia e viene poi laicizzato.
CREDERE NELL’AT
FEDE. La ‘parola di Dio’ è il modo con cui Dio entra in relazione con l’Uomo, la risposta dell’uomo a
tale parlare viene indicata con ascoltare, obbedire, aver/prestare fede.
CREDERE. Amen deriva da un verbo ‘aman’ che vuol dire essere saldo, sicuro, fedele. Il credente è
colui che ha trovato qualcuno di cui fidarsi che gli permette di stare in piedi meglio nella vita.  (Altri
verbi usati nell’AT per indicare il credere sono: batah = confidare, aver fiducia; hasah = trovar
rifugio; qawah = sperare; hakah = attendere; jahal = aspettare ecc.)
Isaia 7,9: ‘se non credete, non avrete stabilità’

CREDERE NEL NT
La stessa struttura dell’AT trova in Gesù la persona affidabile che permette di stare in piedi.
I vocaboli che esprimono fede nel NT esprimono il rapporto personale con un uomo/cosa fondato su
fiducia e credibilità:
 Corpus paolino: aderire alla salvezza di Gesù è credere;
 Sinottici: accogliere il Regno (l’annuncio fatto da Gesù) è credere. Da qui la considerazione della
fede come un processo e un cammino;
 Giovanni: dimorare in Gesù è credere. Viene stabilita una vera e propria relazione interpersonale
tra Gesù e il credente. ‘Conoscere’ la ‘verità’ è abitare esistenzialmente lo spazio di vita aperto in
e da Gesù;
 La lettera agli ebrei (capitolo 11): l’affidabilità di Dio e Gesù come vertice della storia di fede e
umanità.
TEOLOGIA

Credere è entrare in relazione con Gesù (Dio) vivendo la vita con Lui, per Lui, in Lui.
IL RACCONTO PASQUALE DI GIOVANNI COME NARRAZIONE DELLA FEDE CRISTIANA
Fa vedere come, in questa modalità di narrare l’incontro e gli apostoli, c’è la descrizione di come sia la
fede. 
Nel racconto Maria di Magdala si reca al sepolcro e lo trova vuoto (negli altri ci sono più donne, qua il
focus è su una). Corre da Simon Pietro e “dall’altro discepolo, quello che Gesù amava” (= Giovanni,
colui che ha fatto entrare l’amore di Gesù nella sua vita e in cui ha lavorato di più di tutti). I due
corrono al sepolcro e si dice che l’altro (= Giovanni) corre più veloce (c’è qualcosa che gli permette di
arrivare prima – è mosso dall’amore). L’altro arriva, poi arriva Simon Pietro che lo seguiva, entra nel
sepolcro e osserva i teli. Poi entra l’altro, che arriva per primo, “vide e credette” (ha visto e ha
creduto perché ha amato di più).  arriva primo chi ama di più, chi è generoso nell’amore è meglio di
chi è generoso nella mente. 

B) LA COSCIENZA DEL CREDENTE


LA COSCIENZA
È un modello di sapere scientifico e in italiano ha 2 accezioni fondamentali: consapevolezza di sé e
giudizio morale.
La coscienza è il ‘sapere primordiale’ (consapevolezza di me, del bene e del male) prima ancora che
parta la ragione.
È quella parte in cui l’uomo sa delle cose fondamentali prima ancora di ragionare, a tal punto che
potrebbe sapere per certo alcune cose senza saperle spiegare argomentandole.

Il filosofo Hussler, volendo arrivare alla conoscenza più oggettiva e logica possibile, è costretto a
riconoscere che senza un mondo prelogico di condivisione e coappartenenza al mondo non è
possibile che si instauri la capacità oggettivare, di mettere a distanza.

Lo psicanalista Freud scopre che gli elementi decisivi dell’identità umana si giocano tutto nei prossimi
mesi di vita, laddove i legami parentali instaurano fiducia.

Lo psicologo Piaget elabora un’interpretazione psicologica dei concetti logici, matematici e fisici:
 Da 0 a 3 anni: forma elementare di intelligenza
 Poi intelligenza ‘rappresentativa’
Com’è possibile che il registro logico-razionale parta così tardi nell’uomo, pur essendo decisivo?
Oltretutto Freud scopre che gran parte della struttura della personalità umana si configura nei primi
mesi, dove non c’è registro logico-razionale.

ALL’ORIGINE, LA FIDUCIA: LA COSCIENZA CREDENTE


TEOLOGIA

La prima cosa su cui porre l’attenzione è il fatto della nascita: l’atto fisico del nascere è ambivalente
perché, da una parte, è vita (venire al mondo) e dall’altra è una separazione della precedente ed
originaria unità (è un trauma).

La nostra specie umana è incapace di fare il processo di identificazione, ma l’uomo deve essere
accudito da un altro essere umano (non è sufficiente dargli da mangiare, serve un legame amoroso).
La coscienza è fondamentalmente luogo dialogico tra libertà: avviene nell’alveo insostituibile
dell’amore interpersonale.
È chiaro che il bambino si risvegli alla coscienza di sé nel sentire il richiamo che gli rivolge l’amore
della madre: al sorriso della madre, per grazie del quale egli esperisce che è amato: emerge il suo ‘io’.
Tutto ciò appare come amore “gratuito”, immeritato. L’uomo è originariamente in debito con sé
stesso, ma questo debito non deve e non può essere rimborsato, esso chiede di essere riconosciuto
come dono buono. 
L’amore non è mai platonico ma è sempre concreto: solo nelle forme dell’agire il bambino viene a
coscienza di sé. La forma pratica della cura si mostra nel gesto del mangiare e del bere (da parte del
bambino) e corrispettivamente in quello del nutrire (da parte della madre). 
Il mangiare è per il bambino la prima fondamentale forma che lo orienta al senso dell’esistenza:
attraverso il mangiare/bene egli scopre il suo essere bisognoso e dipendente da altro, accetta di non
possedere la propria vita ‘in proprio’; la deve invece ricevere attraverso l’amorevole cura ‘nutritiva’
della madre che lo allatta. 
L’atto del nutrire è la forma antropologica della grazia: un dono immeritato necessario per vivere
(come lo è il latte materno). 
La coscienza ha originariamente la forma dell’affidamento: potremmo allora dire che il bambino sa di
sé e il bene e il male dentro una relazione fiduciale con qualcuno che gli vuole bene. La coscienza è
sempre strutturata in legami fiduciali. La potremmo chiamare coscienza credente, fiduciale, affidata,
la qualità intrinseca che permette di sapersi e di sapere.
LA DRAMMATICITÀ DELLA RELAZIONE FIDUCIALE MADRE-NEONATO-PADRE
(È necessario che ci sia il maschile e il femminile). Lacan rilegge in tre passaggi fondamentali il
complesso di Edipo:
1. Il primo ha come protagonisti madre e figlio ed è definibile come “illusione fallica”: la mamma
pensa che il bambino sia il suo tutto, reciprocamente il bambino pensa lo stesso. Reciprocamente
si desiderano come la parte mancante di sé. Qui sia la mamma che il bambino svolgono il ruolo di
Dio l’uno per l’altro.

2. Nel secondo passaggio entra in gioco il padre che interrompe l’illusione fallica. Viene considerato
il depositario della legge che dice le norme fondamentali della vita. Il padre alla madre dice di non
poter divorare il frutto del suo grembo e al figlio di non poter ritornare da dov’è venuto. Bisogna
capire i limiti per non illudersi e trovare la giusta distanza. 

3. Il momento decisivo del lavoro dei genitori è l’accesso al linguaggio (“il-nome-del-padre”). Il padre
lo fa accedere a un livello di apertura alla realtà compiuto: non potendo rientrare nel suo tutto si
apre al mondo e ottiene il diritto di desiderare un proprio desiderio. Il bambino saprà che il suo
desiderio è indirizzato all’altro dell’altro (non direttamente a un soggetto), ossia a quell’altro
“terzo” paterno, uno spazio simbolico, ma allo stesso tempo sarà sempre attraverso l’altro che si
TEOLOGIA

accede all’altro. Secondo Lacan l’inconscio è la parte in cui si deposita tutto ciò che non lavora
secondo un registro logico (es. affetti, desideri).
LA DIMENSIONE ‘SACRA’ DELLA COSCIENZA FILIALE

Se ciò che abbiamo detto è vero, strutturalmente siamo fatti per qualcun altro  questa esperienza
appare connotata “teologicamente”.
La mamma avrebbe un compito di definitività (la radicale esperienza sarà per il bambino insuperabile)
e provvisorietà (la madre è una creatura che come lui ha bisogno di affidarsi ad altro).
La mamma appare come il tutto, la totalità onnisoddisfacente. Ma la madre non è in grado di
soddisfare questa totalità che pure suscita  il bimbo piange ma la madre non risponde (così il
bimbo capisce che la mamma non è il suo Dio), la madre riversa i suoi bisogni sul bimbo. 
Questo è il meccanismo del desiderio (ricerca di altro che non sia immediatamente corporeo): è
curioso che io accedo a un altro che non so identificare dentro a un altro concreto, anche se so che
l’altro concreto è qualcosa che non è l’altro, poiché nessun altro satura il suo posto. Non c’è
mai altro che non dica riferimento ad altro; non c’è mai altro senza l’incontro con l’altro.

C)IL CAMMINO DELLA DECISIONE COME COMPIMENTO


DELLA COSCIENZA FILIALE
La coscienza appare normativa: la norma primordiale è la dedizione amorosa della madre. Il bimbo
possiede una norma infallibile della giustizia/amore per riconoscere e giudicare la verità di chi si
rapporta con lui e del suo stesso agire nei confronti degli altri  il bambino co-nasce nella relazione
in una ‘memoria originaria’, perché un abbozzo d’identità ce l’ho già anche se la relazione con
mamma e papà mi permette di averla più forte. L’umanità dell’uomo si gioca nella DECISIONE di
riprendere e corrispondere liberamente a quella struttura primigenia che ha permesso
l’identificazione e la possibilità dell’umano. L’umano è chiamato a decidere di sé sapendo quali sono i
legami costruttivi o distruttivi ai quali affidarsi.
La coscienza credente è il dinamismo con cui siamo venuti al mondo  è un sapere certo di ciò che ci
ha dato la vita (dei regali affidabili) e questa struttura di identificazione avviene all’interno di legami
fiduciari  l’uomo sa di sé nel momento in cui si affida ai legami che promettono un affidabile
compimento di quell’identificazione iniziata nella relazione con i genitori (i legami che si “sanno”
prima della possibilità del registro logico-razionale). La stessa psicoanalisi aiuta a comprendere che è
possibile ragionare solamente se questi legami identificativi sono iniziati. la relazione è però in un
Altro. 

D)LA ‘FEDE IN DIO’ ALLA LUCE DELLA COSCIENZA


FILIALE
Oggi l’antropologia che studia la religione chiama la ‘religione’ modo di redigere le strutture madri
della vita, rileggere la vita scegliendo i legami e decidendo come riscegliere. La ‘fede in Dio’ è la
riappropriazione consapevole, libera e vissuta dell’affidarsi che struttura la coscienza.
TEOLOGIA

E) LA FEDE NEL DIO DI GESÙ ALLA LUCE DELLA


COSCIENZA FILIALE
Un teologo milanese afferma che la fede cristiana non è altra cosa rispetto alla fiducia necessaria per
vivere (=coscienza cristiana), ma è forma che tale fiducia assume a fronte della rivelazione storica di
Dio, e dunque, della rivelazione cristologica che manifesta pienamente la verità del destino
dell’uomo.  è una rilettura della fiducia già vissuta, ma l’incontro con Lui rivela meglio, più
profondamente, quella struttura di cui tutti già vivono.

F) IL RACCONTO DI GENESI 2-3 COME PARADIGMA DELLA


COSCIENZA CREDENTE
Il testo sacro già presentava questa teoria: il racconto di Adamo ed Eva che mangiano la mela ci
racconta della coscienza credente. 

17 – la questione della relazione tra fede e ragione


La questione è fede e fiducia, ma come mai ci presentano sempre il binomio fede-ragione?

A)UNA QUESTIONE PARADIGMATICA DELLA CONOSCENZA


L’impianto antropologico e gnoseologico occidentale prevede:
 La ragione come strumento migliore per raggiungere la verità (= identificazione dell’umano)
 La ragione strutturata secondo i ‘criteri di obiettività’, che per loro natura escludono come
rilevanti la libertà, la storicità e le altre dimensioni dell’umano
 La separazione tra ragione e fede: se la fede è la fiducia nella relazione con un Dio che coinvolge
la tua vita e la ragione è l’obiettività e oggettività questi due concetti arrivano a scontrarsi

B) RAGIONE VS FEDE O FEDE VS RAGIONE?


È colpa dei credenti cattolici se si è arrivati storicamente alla tensione tra fede e ragione. Pur dicendo
che la conoscenza parte dai sensi, i filosofi dicono che questi sono ingannevoli mentre la ragione
riesce a trovare la verità. Soprattutto nel Cinquecento la questione è aumentata (a ausa dei cristiani
cattolici): prima questa spinta verso la ragione era contemperata da altro. I fattori principali sono 3:

1. La guerra di religione cristiana tra cattolici e protestanti. L’Europa è sconvolta dalla divisione,
perché vedeva la cristianità come unitiva. Quando i cristiani iniziano a farsi la guerra in nome
della stessa religione l’Europa inizia a deflagrare e arriva a una soluzione: la Dieta di Worms
(cuius regio eius religio). Viene detto di dover fare delle leggi come se Dio non ci fosse: tutte le
nazioni sono legate dal principio del diritto naturale. 
2. Il successo dell’uso della ragione scientifica. Galileo presenta la teoria copernicana (la terra si
muove intorno al sole). Da ciò cresce enfasi e fervore per il metodo scientifico e le conquiste
della scienza con anche il fiorire delle scienze naturali. Si arriva a trovare sempre più nella
razionalità scientifico-matematica il canone per indicare la qualità della “verità” dell’umano. I
cattolici hanno fatto arrivare alla conclusione che il testo sacro aveva ragione e non Galileo,
per questo hanno posto la fede contro la ragione. 
3. Ottocento. I cristiani impongono obbedienza e autorità: se si crede in Dio si deve obbedire a
Dio  se credi in Dio sei a favore della monarchia perché sei a favore dell’obbedienza
TEOLOGIA

C)LA SAGRADA FAMILIA COME RISCRITTURA DEL


CRISTIANESIMO
Gaudí vuol dire la religione in un quartiere che non vuol sentire di religione. 

1.  Le scelte di fondo. Egli fa 3 scelte:

-       L’albero. In natura è ciò di più armonico ed equilibrato che c’è pur non essendo simmetrico. È
significativo anche perché tiene insieme cielo e terra inventa le colonne-albero della navata
maggiore. 
-       La luce. Se gli uomini hanno chiamato Dio ‘luce’, questa deve avere il ruolo più importante nello
spazio di comunicazione con Dio. I colori delle vetrate rappresentano l’uomo e Dio è la luce: non
entra Dio se non attraverso l’uomo. 
-       Trencadis. I rivestimenti colorati delle cupole sono stati realizzati con gli scarti delle mattonelle
per far vedere che la pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo, un capolavoro. Ciò
rappresenta Dio, che prende ciò che gli altri scarterebbero per farne un capolavoro.
2. Le facciate. L’infrastruttura dei misteri del rosario è usata per realizzare le facciate. 
La facciata della natività è fatta come le torrette di sabbia, per dare nella forma il contenuto. La sua
struttura raccoglie nei 3 portali le 3 virtù teologali (carità Gesù, fede Maria e costanza Giuseppe) e
rimette in scena ciò che sappiamo dei Vangeli. 
La facciata della passione è la struttura scarnificata. L’architetto ha scritto il suo nome nella storia di
Gesù ‘ecce homo’ c’è l’ABC di ogni uomo. 
La facciata della gloria (in costruzione) è la più complessa, perché c’è inscritto il credo, il padre nostro
ecc.
3. Ogni entrata una via. Se vuoi avere un’idea della via dell’umanità entra dalla porta della gloria; se
vuoi vedere chi è stato Gesù entra dalla facciata della natività che porta fino alla passione; se vuoi
fare un giro su cosa sia la chiesa fai un giro all’interno perché ci sono tutte le tappe liturgiche. 

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